ASSEMBLEA COSTITUENTE
XXV.
SEDUTA DI MARTEDÌ 10 DICEMBRE 1946
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SARAGAT
INDI
DEL VICEPRESIDENTE PECORARI
INDICE
Commemorazioni:
Presidente
Jacini
Bruni
Bitossi
Mariani
Gronchi
Tumminelli
Salerno
Colitto
Persico
Lettieri
La Rocca
Russo Perez
Rodinò Ugo
Cimenti:
Ravagnan
Tonello
Lucifero
Sardiello
Cianca
De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno
Congedi:
Presidente
Per l’esame dei disegni di legge:
Presidente
Comunicazioni del Presidente:
Presidente
La rappresentanza dell’Assemblea nella Unione interparlamentare:
Presidente
Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni:
Presidente
Nomina di nuovi Ministri e Sottosegretari di Stato (Annuncio):
De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno
Presentazione di disegni di legge:
De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno:
Determinazione delle nuove formule di giuramento
Modifiche al Testo unico della legge comunale e provinciale approvato con Regio decreto 3 marzo 1934, n. 383, e successive modifiche
Presidente
Votazione per la nomina di un Vicepresidente:
Presidente
Proroga del termine assegnato alla Commissione per la presentazione del progetto di Costituzione:
Presidente
Nomina di una Commissione:
Presidente
Convocazione di una Commissione:
Presidente
Elezione contestata per la circoscrizione di Roma (Discussione):
Reale Vito
Crispo
Molè
Presidente
Mastrojanni
Risultato della votazione per la nomina di un Vicepresidente:
Presidente
Si riprende la discussione della elezione contestata per la circoscrizione di Roma:
Reale Vito
Crispo
Molè
La Rocca
Bertini, Presidente della Giunta delle elezioni
Lucifero
Presidente
Macrelli, Ministro senza portafoglio
Sull’ordine del giorno:
Presidente
Lucifero
Bellavista
Russo Perez
Togliatti
De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno
Interrogazioni e interpellanze (Annunzio):
Presidente
La seduta comincia alle 16.
Schiratti, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 26 settembre ultimo scorso.
(È approvato).
Commemorazioni.
PRESIDENTE (Si leva in piedi e con lui tutta l’Assemblea). Tre gravi lutti hanno colpito la nostra Assemblea, con la scomparsa dei colleghi onorevoli Achille Grandi, morto a Desio il 27 settembre, Giovanni Lombardi, morto a Napoli il 29 ottobre, e Luigi Corazzin, morto a San Pietro in Casale il 3 corrente.
Achille Grandi era una nobile espressione di quella virtù onde il popolo nostro sa dall’umiltà delle origini ascendere ai posti di più alta responsabilità sociale ed alle più ardite concezioni ideali.
Nato a Como il 24 agosto 1883 da genitori operai, fu egli stesso operaio tipografo sino al 1903.
Autodidatta, divenne assai presto un attivo organizzatore sindacale: a lui si deve, infatti, l’organizzazione del movimento cattolico sociale e del primo movimento operaio cristiano, nonché la creazione del Sindacato italiano tessili, e di altri sindacati di categoria.
Nel 1918-19 fondò la Confederazione italiana dei lavoratori, della quale fu consigliere, prima, e quindi Segretario generale; e ad essa diede veramente il meglio di sé. Dopo la creazione del partito popolare; del quale fu uno dei fondatori, fu eletto deputato il 16 novembre 1919, nella Legislatura XXV, dai Collegi di Como e di Milano, od optò per quest’ultimo. Ritornò alla Camera nelle Legislature XXVI e XXVII. La sua particolare competenza nei problemi del lavoro, della organizzazione sindacale, dell’emigrazione, nonché nelle questioni agrarie, fece sì che egli divenisse membro autorevole delle relative Commissioni parlamentari.
Avversario naturale del fascismo, fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare con la mozione Turati il 9 novembre 1926, insieme ai deputati aventiniani; ma in quella stessa Camera che doveva violentare e annullare la sovranità popolare, l’onorevole Grandi – che aveva con eroica energia difeso sino all’ultimo, contro la soffocazione intrapresa dall’infausto regime, la Confederazione da lui creata – volle riaffermare, e forse fu l’ultima volta, la libertà di organizzazione.
Durante il ventennio fascista, ritornato al lavoro tipografico, la sua vita fu di lavoro e di sacrificio, ma anche di collegamenti e di intese tra le forze che avrebbero trovato la loro espressione nella lotta per la liberazione del Paese. Sin dal 1942 partecipò all’attività clandestina, che tesseva i fili della cospirazione e della riscossa; più attivamente dopo 1’8 settembre 1943 e sino alla liberazione di Roma.
Nel 1943, crollato il fascismo, l’onorevole Grandi fu chiamato, come Commissario, alla direzione e alla trasformazione in libera organizzazione della Confederazione dei lavoratori agricoli. Dopo la liberazione di Roma, partecipò alla costituzione della Confederazione generale italiana del lavoro, della quale, sino alla morte, fu uno dei tre Segretari Generali.
Sostenitore tenace della unità sindacale, la sua battaglia fu tutta rivolta a mantenerla salda nella coscienza e nelle organizzazioni dei lavoratori. Figlio del popolo, considerava la sua una missione: perciò poteva prodigarsi in un’operosità senza tregua, in una fatica diuturna e animatrice, pur sopraffatto da un male crudele, che lo costrinse a lunghe degenze nelle cliniche e a dolorosi interventi chirurgici. Il suo fragile corpo era sostenuto da un indomabile spirito: e lo spirito gli dava, appunto, la energia del pensiero, la continuità dell’azione, il calore persuasivo della parola.
Sofferente nel corpo, ma valido nello spirito, egli ritornò in quest’Aula per riaffermare la sua fede nell’unità e nel divenire sociale delle classi lavoratrici e le ragioni del sindacalismo democratico, prima come componente della Consulta Nazionale, poi come membro dell’Assemblea Costituente, della quale la vostra stima l’aveva voluto Vice Presidente. In questo profilo, in quest’anima, è il senso della sua vita, tutta dedicata al lavoro e all’amore fraterno del popolo.
Giovanni Lombardi fu, a un tempo, un temprato combattente della lotta politica e un insigne sociologo e giurista.
Nato a Rutino il 4 febbraio 1872, la sua formazione mentale e il suo indirizzo dottrinario si svolsero in quella Napoli, che fu sempre centro di avanguardia dei più alti movimenti del pensiero, e al fecondo fermento delle nuove correnti filosofiche e sociali dava la passione polemica, il fervore propagandistico, il vasto sapere di illustri maestri e di brillanti ingegni che dovevano lasciare di sé un’orma in ogni campo della scienza e dell’azione.
Avvocato tra i più rinomati e cultore di diritto penale, che professo con autorità di dottrina e di parola nella Università di Napoli ed al quale dedicò opere meritamente famose, professò sin da giovane idee socialiste, più come sentimento di una esigenza della società moderna e come atteggiamento del suo mondo morale e spirituale, che come uomo di parte. Per questo, pur impegnandosi con vivacità e con ardore in tutte le battaglie che, anche nel campo elettorale, il partito socialista svolgeva, specie nell’Italia meridionale, egli mantenne sempre verso di esso una certa libertà e indipendenza di atteggiamento. Poté, pertanto, rimaner fedele all’idea e tenersi lontano in determinati periodi dal partito: solidale, tuttavia, con esso e nelle sue file ancora una volta militante, quando il fascismo lo fece bersaglio delle sue persecuzioni.
Già candidato socialista nel Collegio di Corato-Trani, nel 1913, fu eletto deputato dal collegio di Bari delle Puglie nel novembre 1919, per la Legislatura XXV. Alla Camera – dove votò contro la politica del Governo Giolitti, che aveva strenuamente combattuto nelle lotte elettorali – svolse attività varia, occupandosi non soltanto di problemi locali, ma anche di questioni di interesse generale, specie nel campo dell’ordinamento giudiziario. Fu autore, tra l’altro, di proposte di legge: per l’obbligo di lavoro, la tassa sull’ozio e l’assistenza ai disoccupati invalidi e vecchi, per la modificazione del sistema penitenziario; per la bonifica agraria.
Due volte conobbe il carcere fascista: nel 1921 e nel 1942; e ben meritò, per la fede tenuta agli ideali della libertà e della democrazia, di essere eletto deputato all’Assemblea Costituente per il Collegio di Napoli. In rappresentanza del Gruppo parlamentare socialista, fece parte della I Sottocommissione per la Costituzione, alla quale diede il contributo della sua esperienza e della sua competenza di giurista. Anche di lui può dirsi che ha assolto il suo mandato sino all’ultimo momento: intervenne, infatti, alla seduta del 24 ottobre della Sottocommissione, poche ore dopo aver sofferto un attacco dell’inesorabile male, che in pochi giorni doveva condurlo alla tomba fra l’unanime compianto.
Ragione di vivo rimpianto è anche la immatura scomparsa di Luigi Corazzin, che pur ieri vedemmo così esuberante di vitalità e nel ritmo di una febbrile attività, e che un male insospettato doveva abbattere con repentina violenza. Con la sua morte, non soltanto la nostra Assemblea, ma il Paese perde un eminente tecnico dei problemi economici ed organizzativi, un esperto ineguagliabile del cooperativismo, cui aveva dedicato tutta la sua vita e tutti i suoi entusiasmi.
Nato ad Arcade il 22 ottobre 1888, era venuto alla Camera – per voto degli elettori del collegio di Treviso – nella XXV Legislatura, militando nei ranghi del partito popolare italiano. Fu riconfermato nella Legislatura successiva, e della sua assidua attività parlamentare è da ricordare l’intenso interessamento, oltre che alle questioni agricole ed a quelle relative alle cooperative di lavoro e ai consorzi, alla ricostruzione delle terre liberate.
Travolto nell’opera di distruzione del fascismo il complesso cooperativistico da lui creato, egli ritornò – dopo la liberazione – con rinnovata lena al suo lavoro di organizzazione e, in rappresentanza delle Associazioni cooperativistiche, fece parte della Consulta nazionale, della quale fu uno degli elementi più laboriosi. Segretario generale della Confederazione Cooperativa Italiana, risorta per sua iniziativa, di questo imponente nucleo di forze dell’attività produttiva della Nazione fu autorevole rappresentante nella nostra Assemblea, nella quale era Vicepresidente della terza Commissione permanente per l’esame dei disegni di legge e così apprezzato per le sue doti intellettuali e morali.
Ho creduto di interpretare il sentimento dell’Assemblea, inviando, in suo nome, alle famiglie dei colleghi scomparsi le più vive condoglianze. (Segni di assenso).
Ha chiesto di parlare l’onorevole Jacini. Ne ha facoltà.
JACINI. Onorevoli colleghi, quale unico deputato lombardo superstite dell’antico partito popolare italiano, amico da 35 anni di Achille Grandi, di un’amicizia che nessuna divergenza di vedute o di formazione culturale e politica poté mai né incrinare né scalfire, io porto qui il mio saluto accorato alla sua dipartita, sicuro di interpretare quello di tutti gli antichi militi del partito popolare italiano.
Se di qualcuno si può dire che la fede abbia rappresentato la vita e si sia con essa confusa così da formare un’unica sostanza spirituale, ciò può dirsi di Achille Grandi, che fu uno dei pochissimi uomini i quali vissero integralmente la propria fede religiosa e la tradussero in opere di bene ed in attività profondamente sociale.
Noi lo abbiamo conosciuto dai giorni antichi della democrazia cristiana di Romolo Murri, a quelli del partito popolare, a quelli più recenti della Consulta e della Costituente. Noi lo abbiamo conosciuto sempre alacre e vivo al suo posto, sempre pronto a dare tutto se stesso alla causa dei lavoratori, con uno spirito di equilibrio, di temperanza, di equità che raramente si possono trovare fra uomini di parte. E lo abbiamo anche ammirato nelle ore tragiche della persecuzione, allorché solo a sua insaputa si poteva fargli pervenire qualche aiuto, mentre egli riprendeva la sua dura vita di fatica e di lavoro.
Chi vi parla ha visto questo antico segretario generale della Confederazione dei lavoratori, questo deputato di tre legislature, distribuire biglietti in un bar per sostentare la propria famiglia.
Colpito da una malattia che non perdona, egli non per questo abbandonò il suo posto. L’ultima campagna elettorale egli svolse in mezzo a sofferenze inaudite. Ricordo che, avendolo incontrato a Milano in occasione del suo ultimo discorso elettorale, mi disse che aveva subito una trasfusione di sangue alla vigilia e che fra pochi giorni avrebbe dovuto sopportarne una nuova.
Eppure lottò fino all’ultimo per le idee che gli erano care, soprattutto per l’idea democristiana, che era l’anima della sua anima.
Io ritengo che finché l’idea cattolica, la idea cristiana, l’idea democratica potranno contare nell’Italia uomini del valore e della tempra del nostro indimenticabile amico Achille Grandi, noi non dovremo e non potremo disperare dell’avvenire. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, l’onorevole Bruni. Ne ha facoltà.
BRUNI. I cristiani sociali nutrirono sempre una grande stima per l’onorevole Grandi. Pertanto, a nome loro, mi associo di tutto cuore al rammarico, che sale da questa Assemblea, per la sua scomparsa dalla scena di questo mondo.
Non è una novità per nessuno com’egli, per la sua grande umanità – affinata alla scuola del Cristianesimo, e continuamente educata al contatto delle classi più umili – abbia avuto la felice ventura di essere stato apprezzato ed amato anche dai suoi avversari politici. In lui i cristiano-sociali videro l’uomo che seppe sempre attenuare, con la sua grande lealtà, le diffidenze di parte; l’operaio tutto dedito, con missionario fervore, alla elevazione della classe da cui proveniva; il sindacalista che volle mantenere, anche a costo di duri sacrifici, l’unità sindacale, mentre contemporaneamente si adoperava a tutt’uomo al fine di mantenere questa unità anche nell’avvenire ed a sottrarre dalle più grosse competizioni e speculazioni di parte la Confederazione, di cui fu uno dei tre Segretari generali.
In lui i cristiano-sociali salutarono soprattutto il tentativo di abbandono della politica economica, cosiddetta interclassista, politica infeconda, che per nulla elimina l’odio di classe, praticamente diretta a mantenere gli attuali privilegi economici e, perciò, classista nella sua essenza. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Bitossi. Ne ha facoltà.
BITOSSI. Personalmente, ed anche a nome della corrente comunista della Confederazione generale italiana del lavoro, nell’assenza del Segretario generale, onorevole Di Vittorio, mi associo alle parole di cordoglio che gli altri oratori hanno pronunciate per la morte di Achille Grandi.
Achille Grandi non va soltanto ricordato per l’opera sua di realizzatore del patto di unità sindacale, ma per tutta la sua attività di sindacalista e di difensore degli interessi della massa lavoratrice. Ed è all’esempio di tutta la sua opera, di cittadino, di uomo e di organizzatore, che noi tutti dobbiamo ispirarci per proseguire la sua strada, l’unità fra tutti i lavoratori italiani. L’unità sindacale non va soltanto considerata come generatrice di beni materiali per i lavoratori, ma anche come portatrice di beni morali e di valori inestimabili.
La nostra unità sindacale ha creato un nuovo costume morale nel mondo del lavoro.
I più anziani di noi ricorderanno certamente lo spettacolo doloroso, di divisioni e di lotte fratricide che funestarono il periodo dell’ultimo dopoguerra, quando lavoratori rossi e bianchi si guardavano in cagnesco e si azzuffavano fra di loro. Tutto il mondo operaio era avvelenato dal più cieco settarismo, da uno spirito di intolleranza che approfondiva la divisione, e della grande debolezza che derivava al movimento sindacale per le sue divisioni, approfittò il fascismo per sopraffare, gli uni dopo gli altri, i lavoratori di tutte le correnti, e trascinare l’Italia alla catastrofe.
A tal fine, è bene ricordare il pensiero che Achille Grandi espresse al primo Congresso unitario della Confederazione generale del lavoro a Napoli, secondo il quale, se nel 1922 fosse esistita l’unità sindacale, forse la reazione non sarebbe passata.
Achille Grandi aveva concepito con noi l’unità sindacale, non come un atto provvisorio e di opportunità temporanea, ma come un’alta missione sociale di carattere storico, e spesso egli amava ripeterlo: «Se l’unità sindacale dovesse rompersi, io considererei fallita la più grande missione della mia vita e cesserei di essere uomo politico ed organizzatore sindacale».
Egli ha tenuto fede al suo impegno. Egli ha servito la causa dell’unità sino al suo ultimo respiro. Egli ha chiuso serenamente, da buon cristiano, la sua vita operosa ed esemplare nella vita della nostra unità sempre più forte ed infrangibile. E noi, fedeli al pensiero ed al principio di Achille Grandi, continueremo la sua opera per rafforzare sempre più questa unità, nell’interesse delle masse lavoratrici, della nazione, di tutto il popolo italiano. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Mariani. Ne ha facoltà.
MARIANI. Il gruppo parlamentare socialista si associa alla commemorazione di Achille Grandi. Noi lo ricordiamo particolarmente nella cameretta della clinica ov’era ricoverato, nella sua casa di dolore, trasformata in ufficio per il proprio lavoro. A lui ricorrevamo, spesso, tutti indistintamente, di tutte le tendenze, di tutte le frazioni, di tutti i partiti; sentivamo di avere in Achille Grandi il grande amico del lavoratore, il grande apostolo della redenzione umana. Achille Grandi è stato l’esaltatore dei valori umani e della dignità umana nel campo del lavoro. Seppe, però, molte volte rinunciare alle proprie ambizioni, alla propria personalità, al proprio io, mai alla propria fede, onde dedicarsi interamente, con gioia, al benessere della classe lavoratrice. Ed è per questo che noi ricordiamo Achille Grandi e lo ricorderemo sempre con animo commosso. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Gronchi. Ne ha facoltà.
GRONCHI. Se l’onorevole Jacini ha ritenuto doveroso di portare il suo pensiero riverente alla memoria di Achille Grandi, come l’ultimo superstite della vecchia deputazione popolare lombarda, non può mancare dopo la sua, e dopo le testimonianze venute dalle altre parti della Camera, il commosso e riverente saluto a nome del gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana e mio personale.
Di Achille Grandi interessano certamente i dati biografici che hanno avuto così larga parte sia nella commemorazione del Presidente, sia nella rievocazione dell’onorevole Jacini, ma quello che più interessa ed è caratteristico di lui è il vigore della spiritualità nel suo pensiero, di quel pensiero che diventò in lui sostanza di attività e di vita, segno distintivo e ispiratore di tutta l’opera svolta in piena coerenza di animo, d’intelletto, e di azione. Per lui il sindacalismo non era il semplice strumento di miglioramento delle condizioni delle classi lavoratrici o della loro difesa. Per lui erra, chi considerando in senso esclusivamente materialistico questo grande fenomeno della vita sociale moderna, rapporta la capacità, la fecondità del sindacalismo ai cicli economici in cui esso si svolge, quasi ritenendo – come fu detto da un nostro pure eminente collega in un articolo recente – che il sindacalismo abbia la sua funzione in periodo di inflazione, perdendola o quasi quando il mercato si riassesta e le classi lavoratrici non possono aspettare dalla loro organizzazione alcun miglioramento. Grandi aveva una visione integrale e superiore della vita, come l’hanno tutti coloro che al centro della loro coscienza si alimentano di un fermento spirituale che è come un riflesso del divino che è in noi. Egli non vedeva, anche nell’attuale momento, soltanto lo sviluppo di una crisi politica, ma piuttosto il travaglio più profondo, più vasto, più fecondo di una crisi di civiltà, e sentiva come il dato caratteristico dell’epoca in cui viviamo non è il trapasso dal predominio di un partito o di una organizzazione politica ad un’altra, ma è piuttosto il tramonto di una classe dirigente ed il sorgere tormentato di un’altra.
Le classi dirigenti del passato, pur con le funzioni utilmente esplicate al servizio del progresso, hanno dimostrato, attraverso le vicende dolorose di questi ultimi anni, di aver mancato alla loro missione storica o almeno di averla esaurita: donde la necessità, storica anche essa, che le sostituiscano o almeno le integrino classi dirigenti nuove. Sotto questa luce egli valutava l’importanza del sindacato; e poiché per lui, sotto questa luce, la ricostruzione non è soltanto un problema economico, ma è soprattutto un problema spirituale, di uomini e di classi dirigenti, egli concepiva il sindacato come mezzo e strumento di preparazione di questa classe dirigente nuova e ne vedeva il grande compito di maturare gradualmente il suo pensiero: l’ingresso più largo nella vita politica e sociale, nei paesi moderni, delle masse lavoratrici. Egli pensava che l’insufficienza del sindacato stesse appunto in questo: nell’essersi chiuso troppo spesso in una funzione, in uno sforzo di difesa dei miglioramenti di salario e degli accessori, come taluno di scuola liberale curiosamente li chiama, e di non aver compreso questa sua missione più alta a cui l’avvenire lo chiama, nel campo interno di ogni paese come nel campo internazionale.
Il sindacato, così concepito, diventa veramente uno strumento di difesa della democrazia nella vita interna delle nazioni, poiché la democrazia è inseparabile dall’attuazione di una più larga e sostanziale giustizia sociale; e nel campo internazionale, perché la creazione di una umanità nuova, di un nuovo costume, di una nuova convivenza fra i popoli non può venire se non da questa esigenza più complessa di collaborazione, da questo senso più alto di solidarietà che troppo informe e sordo è oggi fra le stesse classi lavoratrici, tanto che troppo spesso fra queste trovano eco e consenso posizioni nazionalistiche ed egoismi economici che sono il più vero ostacolo alla instaurazione di un ordine internazionale nuovo. Egli sentiva, cioè, spiritualmente il sindacato, e conseguentemente dava alla unità sindacale un significato ed una portata più vasta di quella che pure appare ed è la sua grande e specifica missione, cioè la costituzione del fronte unico delle classi meno abbienti per la propria legittima difesa. Egli andava ancora più in là, e questa unità, considerava come campo e mezzo di avvicinamento di ideologie diverse, nel senso di suscitar fra esse un principio pacificatore di solidarietà umana che superi, se non estingua, l’istinto dell’odio e della violenza spesso così vivo nel contrasto delle classi; così, come nel campo internazionale la democrazia deve avere la funzione di accostare e fondere gradualmente le opposte concezioni della civiltà in una armonica, superiore visione di fraternità umana, sotto il cui segno, interessi, mentalità, tradizioni, costumi, finiscono per integrarsi in convergenze feconde.
Certo, per sostenere e attuare una concezione di questo genere, bisogna avere la tempra spirituale del nostro amico Grandi, bisogna credere, cioè, intimamente, nelle idee che si professano, bisogna essere cristiani non per retorico umanitarismo o per abitudine, ma vivendone sostanzialmente il senso profondo, permeandosi nell’anima e nell’intelletto della vitalità perenne del pensiero cristiano. In questo pensiero Grandi vedeva la radice di quella eguaglianza, che è il più naturale fondamento della giustizia sociale; di questo pensiero si materiava in lui quel senso del divino che egli portava, direi quasi impresso, nel suo aspetto fisico, da far definire qualche volta il nostro grande ed umile amico un santo.
Ma non era, la sua, la figura spirituale di uno che consideri astrattamente i problemi in mezzo ai quali vive, ma di uno che permeava la vita e le vicende nelle quali era chiamato ad operare di questa sua concezione alta, elevata, morale della vita. Questo è il significato maggiore della sua opera, il tratto più caratteristico della sua azione e della sua figura; ed è per noi caro e doveroso il ricordarlo in quest’Aula, per noi che ai fattori etici e spirituali diamo il primo posto nella vita interna ed internazionale. Se noi non purificassimo i contrasti delle nostre idee e dei nostri interessi dalle irose esasperazioni di una visione puramente materialistica della vita, instaureremmo un costume di lotta senza quartiere da cui non uscirebbe alcuna civiltà nuova. Poiché la civiltà non può se non avere i segni del pensiero cristiano. (Approvazioni).
PRESIDENT’E. Ha chiesto di parlare l’onorevole Tumminelli. Ne ha facoltà.
TUMMINELLI. Mi associo, a nome del gruppo parlamentare dell’Uomo Qualunque, alle nobili parole espresse dai colleghi per la morte di Achille Grandi, soprattutto per l’alto senso di equilibrio, di virtù morale e di grandezza d’animo che dimostrò come uomo, come cittadino, come parlamentare, come sindacalista.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
SALERNO. Il gruppo socialista condivide il compianto espresso con tanta nobiltà dal Presidente della nostra Assemblea per la scomparsa di Giovanni Lombardi, la cui figura di uomo, di combattente d’un ideale, di giurista, di sociologo, merita di essere fermata e consacrata fra gli esempi del viver civile, specie in un periodo come questo, nel quale si tenta il rinnovamento della vita politica e morale della nazione; perché la vita, il pensiero, l’opera di lui, pur esplicandosi su un terreno sostanziato di contenuto pratico e reale, si innalzarono sempre verso un vertice di squisita eticità che, irradiando e vivificando le cose intorno, le involse in un ampio raggio di universale umanità. E fu questo senso umano, questo senso etico della vita che gli consentì di rimanere coerente a se stesso sempre, anche al di fuori delle forme e delle convenzioni; coerente nella condotta e nelle idee, al punto da poter essere anche da altri giudicato come un fuori-legge o da avere anche, qualche volta; l’atteggiamento di un audace e di un ribelle. Fu perciò sempre un socialista, perché non si staccò mai da quell’ideale di redenzione umana che ritenne, attraverso le lotte sociali, dovesse portare al trionfo della libertà, bene e fastigio supremo dell’essere, libertà nella quale credette con incorrotta fede ed alla quale offrì tutti i sacrifici dell’esistenza.
Un siffatto temperamento non poteva non essere in antitesi profonda con ogni possibilità di tirannide; ed egli insorse fin dai primi cenni della reazione, come della reazione fu una delle prime vittime, in quel lontano 1921, allorché, recandosi coi suoi fedeli lavoratori di Corato, ai quali aveva portato tutta la fiamma del suo entusiasmo e delle sue idee, ad un comizio, fu fatto segno ad un’imboscata, fu tratto in arresto e gettato in carcere, sotto un’accusa tanto iniqua quanto balorda. Si iniziò allora la sua opposizione al fascismo, si iniziò allora un periodo durante il quale rifulse tutta la sua coerenza, tutta la fermezza e la fierezza del suo carattere, perché la sua opposizione non si risolse in un vuoto e sterile dissenso, ma gli costò il sacrificio e la rinuncia di tutti i giorni e di tutte le ore, l’abbandono dell’insegnamento universitario, la limitazione estrema del lavoro professionale, l’isolamento, il bando di alcuni suoi libri, la persecuzione costante della polizia, ed un nuovo imprigionamento, ogni occasione essendo per lui buona per far sentire la protesta e lo sdegno contro le nequizie del fascismo.
A queste idealità e a questa coerenza egli improntò anche il pensiero e l’opera scientifica. I vari volumi sulla delinquenza e le cause che la determinano recano questo anelito verso un mondo nuovo che ritempri e rinnuovi l’uomo non come entità astratta, ma come entità sociale, che nella società ha il centro della sua vita.
Fu per ciò dissenziente da coloro che ritennero potersi parlare di delinquenza naturale o di tipo criminale, perché egli considerò il delitto un fenomeno sociale, promosso da quell’insieme di sentimenti atavici, di credenze, di superstizioni, che risorgono nell’animo dell’individuo con la forza incoercibile della suggestione; sicché al delitto si è trascinati attraverso correnti spirituali ataviche, ed ogni popolo è guidato più dai suoi morti che dai suoi vivi.
Egli queste concezioni sociologiche tenne ferme in contrapposto ad altre di ben differente contenuto, e non pochi dibattiti sereni, sempre proficui, si aprirono su queste sue idee in Italia e all’estero. Proprio pochi giorni prima della sua fine, egli si compiaceva dei consensi che gli giungevano dal mondo scientifico russo, dove le sue opere avevano trovato un caldo successo.
Ma anche quelle opere furono per lui tribuna di idealità e professione di fede, come lo fu l’eloquenza con la quale egli esercitò il suo ministero dalla cattedra e nel foro, nelle riunioni pubbliche, in questo Parlamento; eloquenza che egli lamentava fosse andata decadendo, perché, specialmente nelle aule giudiziarie, si era fatta troppo tecnica e mercantile, in rispondenza ai trasformati interessi e sentimenti sociali.
Volle, perciò, che il livello morale si risollevasse, e da buon meridionale fu propugnatore della soluzione sollecita del problema meridionale, che egli vedeva come un problema di giustizia, problema etico e psicologico, oltre che economico, da inserire in cima ad un programma di redenzione nazionale.
Se questi furono per sommi capi i tratti del sociologo, del politico, dell’oratore, non si può però non mettere in luce anche quella parte della sua anima meno appariscente, forse meno solenne, ma non meno essenziale: cioè quel suo io intimo, personale, quel suo io sincero, che fece appunto vedere come quest’uomo, che aveva amato la libertà e la giustizia, e cioè il bene della vita, amava anche la bellezza e la gioia e il sorriso della vita; e un sorriso gli fiorì sulle labbra fra quel suo pizzetto caratteristico e gli occhi scintillanti dietro il cristallo delle lenti. Giacché quest’uomo credette anche nell’amicizia come nella generosità degli uomini, sempre pronto all’affratellamento delle anime, e tese la sua mano verso la mano dell’amico.
Se è vero che un mondo nuovo sorgerà perché uno vecchio tramonta, e tramonta soprattutto per mancanza di cuore, noi siamo certi che questo mondo nuovo avrà una nuova fiamma e sarà alimentato da una nuova giustizia.
Di questi sentimenti e di queste idealità, Giovanni Lombardi fu certamente un annunziatore. Noi socialisti, e meridionali in specie, guardammo a lui come ad una guida; lo ricordiamo e lo ricorderemo come un esempio, con orgoglio e con venerazione. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Colitto. Ne ha facoltà.
COLITTO. Dell’insigne professore Lombardi – vivida luce intellettuale e morale, testé spentasi – io parlo, interpretando il sentimento dei colleghi liberi docenti dell’Ateneo napoletano, ove egli profuse per parecchi anni i tesori della sua dottrina.
Mal si presta, senza dubbio, la mia parola ad una celebrazione, che sia di Lui veramente degna; ma non è possibile che io mi distacchi per sempre da Lui, rassegnandomi a non vederlo mai più, senza aver ricordato almeno un aspetto della movimentata nobilissima Sua esistenza.
Altri vi ha detto della Sua fede e della Sua attività politica. Io desidero, parlarvi, invece, della Sua attività scientifica.
Per quaranta anni, dal 1902 al 1942 – salvo alcune interruzioni – egli si piegò sui libri e studiò. Frutto delle sue meditazioni furono molteplici lavori.
Possono questi essere divisi, a mio giudizio, in due gruppi: lavori di carattere sociologico e lavori di carattere giuridico. Rientrano nel primo i seguenti: Lo Stato – Saggio di sociologia (1902); Civiltà e delitto (1929); La dottrina sociologica del reato (1931); Costume sociale e delinquenza (1933); Le leggi penali di repressione e prevenzione nel loro clima sociale politico (1936); Il delitto come fenomeno sociale e storico (1938); La psicologia del delinquente (1940); Sociologia criminale (1942).
Sono lavori riguardanti la delinquenza e le sue cause. Fra queste, Egli pose prima l’ambiente sociale, per cui auspicò un ordine nuovo, nel quale trovasse la sua realizzazione una più umana concezione etica della vita.
Rientrano nel secondo gruppo i seguenti altri lavori; La bancarotta (1905); Delitti contro la fede pubblica (1923 e 1926); La pena di morte e il suo fondamento (1933), i quali tutti attestano quanto poderosi fossero il suo intuito e la sua dottrina giuridica.
Precedono l’inizio della sua attività scientifica due lavori giovanili, di carattere politico (La base dell’evoluzione filosofica, ch’egli scrisse nel 1895 a ventitré anni e Il dinamismo economico-psichico, che scrisse due anni dopo). E la segue un lavoro anche di carattere politico (Risorgimento, fascismo, socialismo), da lui completato lo scorso anno. Altri due lavori vanno ancora ricordati, che dimostrano quanto acuto e versatile fosse il suo ingegno: Avvocati, apostoli e tribuni del 1927 e l’Arte e delinquenza del 1940.
Tralucono da questi lavori la Sua dottrina, il Suo intuito, il Suo ingegno; ma tralucono anche – questo piacemi, terminando, innanzi a voi sottolineare – il Suo carattere ed il Suo cuore: il carattere di un lottatore fiero e dignitoso per il trionfo della verità e della libertà, un cuore veramente aperto alla bontà, diventata di giorno in giorno sempre più per Lui guida di ogni Suo gesto, profumo di ogni Suo pensiero.
La Sua anima, perciò, non è di quelle che si smarriscono nel tempo. Il ricordo di Lui ritornerà al nostro spirito, con pungente insistenza, al di fuori delle date, come una eco, che non si spegne. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Persico. Ne ha facoltà.
PERSICO. Parlo a nome del gruppo a cui ho l’onore di appartenere e mi associo alle nobili parole pronunciate in quest’aula alla memoria di Achille Grandi e di Luigi Corazzin.
Desidero aggiungere un mio personale ricordo per l’onorevole Giovanni Lombardi: quarant’anni di ininterrotta fraterna amicizia, una larga affinità di idee sociali e politiche, vivaci battaglie professionali e giuridiche combattute insieme, mi impongono il dovere di porgere una parola di commosso cordoglio alla cara ed indimenticabile memoria di Giovanni Lombardi.
Giovanni Lombardi fu un giurista ed un filosofo di alto rilievo, che si colloca nella tradizione gloriosa dei pensatori meridionali, da Vico a Bovio. Sia dalla cattedra, sia negli scritti, sia nei cimenti forensi, egli ha creata una nuova e originale teoria di diritto penale, accanto alla scuola positiva di Lombroso e di Ferri, attribuendo una influenza decisiva al fattore sociale nella genesi del delitto.
In una serie poderosa di volumi, densi di pensiero e ricchi di cultura, Giovanni Lombardi ha fissato in modo lucido e preciso le linee e i confini di questa dottrina, talché bene gli si può attribuire il titolo di caposcuola.
L’infinita bontà dell’animo, la probità proverbiale della vita, la dedizione assoluta, attraverso lotte difficili e violente, all’idea socialista, di cui fu fedele assertore dalla prima giovinezza alla morte, fanno di lui una figura di apostolo, della quale resterà perenne il ricordo nei nostri cuori di ammiratori e di amici.
Giovanni Lombardi costituiva un elemento di nobiltà e di decoro della nostra Assemblea, la quale si inchina reverente dinanzi al collega caduto, che, vincendo l’insidia del male, ha dato fino all’ultimo tutta la forza del suo poderoso ingegno alla difesa del suo ideale di redenzione umana. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
LETTIERA. Conterraneo, amico e ammiratore di Giovanni Lombardi, mi associo alle nobili parole dette dal nostro Presidente e dagli altri oratori in sua memoria.
Giovanni Lombardi sortì dalla natura un animo nobilissimo, un vivo attaccamento al lavoro, un forte intelletto. Fu sposo e padre esemplare, avvocato e oratore di grido, valoroso e appassionato docente universitario, eminente scrittore. Le sue opere, profonde di cultura e ricche di idee geniali, furono quasi tutte tradotte all’estero. Fu rettilineo nella politica; subì sereno, sorridente, tranquillo i pedinamenti, le persecuzioni, il carcere impostogli dal fascismo, senza mai deflettere dalle sue idee politiche. Lottò e vinse, finanche nella miseria; ma non volle mai venir meno alla sua fede politica. Finì col trionfare e, dopo l’armistizio, fu Presidente del Comitato di liberazione di Napoli. Alla virtuosa e fedelissima compagna della sua vita, Nella Pignatari, il commosso saluto di tutti i concittadini del Cilento e di tutto il Salernitano, che ammirarono e apprezzarono le doti del suo Giovanni. Al figlio Franco e alle sue figliole l’augurio che, sulle orme paterne, raggiungano le mete che essi desiderano nel campo scientifico e nel campo politico. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha. chiesto di parlare l’onorevole La Rocca. Ne ha facoltà.
LA ROCCA. Anche a nome del gruppo parlamentare comunista, mi associo all’onorevole Presidente dell’Assemblea e agli oratori degli altri partiti nel rimpianto e nel compianto per la morte dell’onorevole Giovanni Lombardi.
Cultore di discipline giuridiche e sociali, egli mostrò qualità notevoli di indagine ed altezza di ingegno.
Fu uomo di carattere e di fede schietta; e, in tempi di baratti, di traffici, di simonie, offrì l’esempio della rinunzia, seppe trarsi in disparte e soffrire: specchio di rettitudine, in cui ogni cittadino onesto avrebbe potuto rimirarsi.
Avvocato – in quel foro di Napoli che pare custodisca l’eredità degli antichi rostri e, certo, continua la tradizione della parola ornata, nutrita di un pensiero robusto – onorò l’esercizio forense. Sentì la toga come una bandiera di fiamma, come un’arma di combattimento; e, quando l’Italia, fu ridotta a un carcere, dove non s’udiva se non lo stridere delle catene e la denunzia delle spie, egli tenne la curia per un asilo del pensiero e un rifugio illustre della dignità umana.
Pieno di spregio per la casistica disseccata, si levò a parlare in gravi processi e in momenti difficili, incarnando in sé la missione del difensore, che è quella di sostenere nell’individuo il diritto di tutti, che è quella di piegarsi sulle sciagure umane e far valere la ragione misconosciuta, risollevare una fonte calpestata. Studioso di molte scienze e incline alla meditazione, egli crebbe, alla scuola di Bovio, nel culto di Bruno, di Campanella, di Vico, cioè di quei filosofi nei quali primo balenò il lampo di un pensiero non più platonico né platonizzante, ma concreto, immanente, dialettico; e via via, di libro in libro, secondo l’espressione goethiana, passò nel campo del materialismo, che intese e seguì a suo modo; è insegnò dalla cattedra, condensò il succo del suo orientamento in opere che, se pure non sono valse ad innalzare nuove colonne nella casa del diritto, hanno dato un contributo all’esame ed allo studio di taluni aspetti del diritto, specie in materia di falso e di bancarotta; e, alla stregua della teorica positivista, hanno considerato il crimine non più come una spinta individuale soltanto, ma come un prodotto e una conseguenza dell’ambiente sociale, dei rapporti sociali: onde la necessità di estirpare le radici del male, spezzando la molla del delinquere e trasformando la base materiale, cioè l’insieme dei rapporti economici, su cui si eleva il resto della sovrastruttura.
Uomo politico, si tenne saldo e fermo alla fede abbracciata nella giovinezza; e già le classi lavoratrici della Puglia lo scelsero a loro rappresentante alla Camera, avanti che il fascismo venisse a spegnere la libertà nel vomito della crapula e si desse al saccheggio e alla rovina del Paese.
L’avvento della tirannide parve accrescere in lui l’ardore e l’impeto della lotta, a tutela degli interessi fondamentali del popolo italiano, avvilito e depredato. In tempi, in cui molti o troppi rinnegarono se stessi, e vacillarono, si perdettero o tradirono, egli non diede crollo, «non piegò sua costa», e restò nella sua trincea con coraggio, con fermezza, con una sorta di temerità, che sapeva quasi di romanticismo: in quella Napoli, guida del Mezzogiorno, che pure espresse dal suo seno, e vorrei dire dal suo cuore, una schiera di italianissimi senza secondi fini, che, nel sacrificio e nell’azione, paiono nutriti del polline succhiato ai fiori della passione del Risorgimento: operai e intellettuali: da Cacciapuoti a Reale e ad Amendola, da Scaglione a Roberto Bracco; in quella Napoli martoriata che, nell’ora in cui si pesa veramente la virtù degli uomini su bilance infallibili, si mise all’avanguardia di tutte le altre città e indicò la via della riscossa: fu il rogo che primo arse la baldanza dell’invasore hitleriano e cacciò il barbaro con furia concorde; combatté per tutti gli italiani, anticipando l’eroismo del movimento partigiano, e mostrò coi fatti che solamente nel solco della battaglia, della battaglia per la liberazione, poteva risollevarsi per noi la fronte della dignità nazionale.
Arricchito dalla esperienza tragica della dittatura terroristica del fascismo, che fu la dittatura terroristica dei gruppi più rapaci e briganteschi del capitale finanziario italiano, egli, da militante socialista, seppe mettersi alla scuola dei fatti e trarre le conseguenze dalle lezioni degli avvenimenti. Si levò sulle macerie a cui erano ridotte le fabbriche, le case, i villaggi, le città, ad affermare la necessità di un fronte unico di tutte le forze conseguentemente democratiche, il fronte unico delle classi lavoratrici, allo scopo di costruire un muro contro i tentativi di un ritorno offensivo del passato, cioè di quelle forze reazionarie che ci hanno già una volta portato alla disfatta e alla catastrofe. Sostenne la necessità di una unione intima di tutte le forze conseguentemente democratiche, e davvero pensose della sorte e dell’avvenire della patria, per un’azione comune, volta ad affrettare il processo di quel profondo rinnovamento, economico, sociale, politico, che non solo risponde alle aspirazioni del popolo, ma è richiesto dalle esigenze più vive e prementi del paese.
Questo pensiero, che informò la sua condotta politica, specie negli ultimi anni, può dirsi il suo testamento spirituale e il monito che ci viene dalla sua tomba.
Per la sua vita operosa, consacrata dalla fede, è bene ricordare qui Giovanni Lombardi e indicarlo al ricordo di tutti gli italiani, come un combattente della buona causa, per la giustizia sociale e per la libertà, al servizio degli interessi superiori della Nazione. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Russo Perez. Ne ha facoltà.
RUSSO PEREZ. In nome dei colleghi del mio gruppo mi associo alle parole di elogio e di rimpianto che sono state pronunziate da colleghi di altri gruppi e dal Presidente dell’Assemblea, per l’improvvisa e dolorosa scomparsa del collega Corazzin.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Rodinò Ugo. Ne ha facoltà.
RODINÒ UGO. A nome del gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana e quale deputato di Napoli, mi associo con animo commosso alle nobili parole che sono state pronunziate dall’onorevole Presidente e dagli altri colleghi della Camera in memoria di Giovanni Lombardi. Napoli, che lo ebbe quasi come suo figlio, ed in momenti particolarmente difficili ne apprezzò le doti quale presidente del Comitato di liberazione nazionale, ricorda in lui non solo il giurista, l’avvocato, il sociologo, il parlamentare esperto, l’amministratore capace, ma soprattutto l’uomo buono, probo, onesto, che riusciva ad elevarsi al di sopra delle passioni di parte, conciliare le opposte tendenze convogliandole per il bene comune, con profondo rispetto e piena comprensione delle esigenze democratiche. Alla sua memoria vada il nostro pensiero riverente, alla famiglia le espressioni del nostro cordoglio. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Cimenti. Ne ha facoltà.
CIMENTI. Con animo turbato e commosso mi appresto a ricordare in quest’aula un’altra degnissima figura di organizzatore e di animatore: quella dell’onorevole Luigi Corazzin, strappato repentinamente alla vita e alle molteplici attività della sua laboriosa giornata in una età in cui volontà e forze erano ancora nel pieno delle umane possibilità.
Milite fedelissimo di un’idea, trascinatore più con l’esempio che con la parola, egli è caduto veramente sulla breccia, mentre, terminato un convegno organizzativo a Bologna, ai cui lavori aveva fedelmente partecipato, si disponeva a ritornare nella sua Treviso, alla quale anche nei lunghi anni della forzata lontananza era rimasto figlio devoto ed amoroso.
Non aveva che 58 anni, in gran parte spesi al servizio di un apostolato che per lui era un sentimento naturale, un dovere della sua coscienza adamantina, una necessità della sua concezione cristiana della vita.
Dinamico ed attivo, umile e schivo di umani riconoscimenti, di temperamento buono e gioviale, cresciuto alla scuola dell’amore e del sacrificio, non conobbe i detestabili sentimenti dell’odio e della violenza, neppure quando le passioni e le sopraffazioni politiche, così facili a determinare stati d’animo di contrasto e di risentimento, potevano trascinare lo spirito a soggiacere agli impulsi dell’umana debolezza. Uscito da modesta famiglia, corrispose ai sacrifici del padre dedicandosi con passione allo studio e più tardi – conseguito il diploma di ragioniere e l’abilitazione di segretario comunale – alla professione, che lo portò giovanissimo alla nomina di segretario capo della città di Asolo e quindi a quella di direttore di banca.
Munito di una soda preparazione religiosa e trascinato dall’esempio di quell’anima di apostolo che fu il fratello Beppi, animatore e trascinatore delle falangi di lavoratori cristiani della Marca trevigiana, ebbe cariche importanti nel movimento giovanile cattolico, nel Sindacato veneto dei lavoratori della terra e nella Federazione delle casse rurali, che, quale segretario, condusse a conseguire una situazione di primato.
Eletto nel 1914 consigliere comunale di Treviso, e rieletto nel 1920, fu capo della maggioranza consiliare del Partito Popolare fino allo scioglimento del partito stesso, facendo più volte risaltare in riunioni, anche tempestose, la sua preparazione ed il suo spirito moderatore.
Nell’immediato dopoguerra egli fu animatore di un forte movimento cooperativo, particolarmente di consumo e di lavoro, che contribuì notevolmente alla ricostruzione delle martoriate provincie del Piave, del Grappa e del Montello; movimento che fu ritenuto degno, nel 1921, di ospitare il primo Congresso nazionale della cooperazione cristiana. Aveva appena compiuto i 30 anni, allorquando, nel 1919, fu eletto deputato al Parlamento, riuscendo capolista nella circoscrizione elettorale di Treviso e conservando tale primato anche nella elezione del 1921. Durante queste due legislature fu segnalato dalla Direzione del Partito al Governo, che lo inviò, quale competente, in Libia a studiare le possibilità di colonizzazione, e quindi in Francia, pure a studiare le forme migliori per l’impiego della mano d’opera italiana e per l’assistenza agli emigranti. Appassionato, fino da giovane, dell’arte drammatica, si produsse, e diede vita alle prime compagnie dilettantistiche nei circoli ed oratori cattolici. Si dedicò con passione alla composizione di lavori drammatici e più di una sua commedia acquistò notorietà e lo coronò di meritata fama.
Intelletto aperto a tutte le manifestazioni dell’arte e della bellezza, coltivò gli studi dell’arte antica e medievale, fu conoscitore profondo dei monumenti e delle memorie di Roma antica e moderna, come pure della sua Marca «gioiosa ed amorosa».
Amava la poesia, e gli amici ricordano ancora alcuni suoi apprezzati componimenti sulla fede, sull’amore cristiano e sulla sua città di Treviso. Nel 1925, perseguitato dal fascismo, si ritirò a Roma. Nei tempi duri della dittatura, privo di ogni mezzo di sostentamento per non aver mai voluto rinunziare ai suoi ideali, visse modestamente, adattandosi a qualunque lavoro decoroso pur di non piatire il pane a scapito della sua dirittura morale e politica. Chi gli fu vicino in quel tempo sa quali sacrifici ebbe a sopportare per mantenere fede all’ideale che fu lo scopo di tutta la sua vita e come fosse ultimamente orgoglioso di ricordare il periodo di rinunzie e di vita francescana in cui visse, isolato nella sua dignità e pieno di fiducia in un avvenire di libertà.
Allorché l’alba della liberazione spuntò, Luigi Corazzin dedicò al movimento clandestino tutto se stesso e fu fra coloro che attivamente collaborarono per la lotta di resistenza e per la resurrezione della Patria, libera e democratica.
Chiamato a risolvere i problemi della città di Roma, egli intraprese con energia e con competenza la sua attività, risolvendo con audaci provvedimenti difficilissime situazioni. E qui, lasciatemi, onorevoli colleghi, che io ricordi, a monito e ad esempio, come sul suo tavolo di Commissario dell’Alimentazione, espressione la più pura della sua fede e della sua vita, spiccasse un Crocifisso, recante ben visibile un cartello con la scritta, «per ricordarmi di essere onesto».
La democrazia cristiana lo volle Consultore nazionale in rappresentanza del movimento cooperativo, del quale fu esperto e valido organizzatore, ricoprendo la carica di segretario generale della Confederazione cooperativa Italiana, dalla ripresa, nel maggio 1945, fino alla sua morte.
Parlò in quest’aula a favore della cooperazione; fece parte della Commissione di Agricoltura e dell’Alimentazione; fu relatore di diversi provvedimenti legislativi, non ché del bilancio del Ministero dell’alimentazione.
Riuscito eletto nelle elezioni del 2 giugno per il Collegio Treviso-Venezia, quale fu la sua opera nella III Commissione legislativa della Costituente (della quale ricopriva la carica di vicepresidente) ben lo sanno i colleghi, che ebbero modo più da vicino di conoscerla ed apprezzarla. L’Assemblea Costituente ha perduto, con l’improvvisa scomparsa di Luigi Corazzin, una figura eminente, perché veramente rappresentativa del popolo e degli interessi del popolo; ha perduto soprattutto un valido collaboratore che ai lavori dell’Assemblea ha dato, e molto più avrebbe dato in avvenire, il prezioso contributo della sua preparazione culturale e politica e della sua esperienza nel campo amministrativo ed economico e sociale.
Io vi invito, onorevoli colleghi, a rivolgere un pensiero alla sua memoria, nel mentre, interprete sicuro del vostro animo, mi associo alle espressioni del Presidente di questa Assemblea nel mandare alla desolata vedova, ai fratelli e ai congiunti, le espressioni del più vivo cordoglio. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Ravagnan. Ne ha facoltà.
RAVAGNAN. Il gruppo parlamentare comunista si associa all’omaggio che l’Assemblea tributa in questo momento alla memoria di Luigi Corazzin, così improvvisamente ed immaturamente scomparso.
Particolarmente i deputati veneti di questa parte dell’Assemblea ricordano, del nostro collega defunto, le doti di probità, di dirittura, di fedeltà alle istituzioni libere che gli fecero respingere gli allettamenti della tirannide durante il triste ventennio fascista e lo indussero naturalmente a partecipare alla lotta di liberazione.
L’attività esemplare di Luigi Corazzin è provata dal fatto che egli morì povero.
Vada l’espressione del nostro unanime cordoglio alla sua famiglia, ai suoi amici, ai lavoratori cattolici che lo elessero a questa Assemblea. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Tonello.
TONELLO. Onorevoli colleghi, a nome del Partito socialista, e a nome segnatamente del collega Canevari, porto alla memoria di Luigi Corazzin un saluto reverente e commosso, perché io fui per oltre trent’anni suo amico personale. Egli era mio conterraneo: militava in un campo opposto al mio, dove frequenti erano le battaglie, i contrasti, talvolta anche violenti. Ebbene, durante questi lunghi anni di battaglia, io mantenni sempre il mio affetto e la mia stima per Luigi Corazzin. Certi uomini guardati da lontano, dentro una determinata cornice, hanno una certa luce, ma poi mutano da vicino. Corazzin invece era uomo che, osservato da vicino, scandagliato nel fondo del suo animo, riusciva più accetto e più degno di ammirazione. Aveva un’anima generosa, era buono, sincero, lontano da ogni odio di fazione, tollerante nel vero senso della parola.
Luigi Corazzin iniziò il suo lavoro di organizzatore nel campo cristiano sociale fin da giovanetto. Aveva sentito un grande sociologo cristiano, Giuseppe Toniolo, e della sua dottrina fu dal principio seguace. Era cresciuto accanto al fratello suo maggiore Giuseppe Corazzin, che fu con Cappellotto e con altri il grande propagatore dell’organizzazione cristiano-cattolica nella provincia di Treviso. E Giuseppe Corazzin seppe affrontare battaglie difficili nel campo dell’organizzazione di classe. Pensate che la provincia di Treviso era una delle più lontane dal movimento di classe. Da noi, 50 anni or sono, c’era una classe agricola abbandonata, avvilita, c’era una classe borghese agraria refrattaria ad ogni movimento e ad ogni elevamento della classe lavoratrice dei campi. Ebbene, Corazzin, insieme coi suoi compagni della democrazia cristiana di allora, iniziò un movimento di organizzazione accanto al movimento del Partito socialista. Ci furono, dapprima, onorevoli colleghi, degli scontri, ci furono dei contrasti, perché ciascuno di noi sentiva dentro il proprio animo una diversa concezione del domani; ma poi finimmo anche per intenderci nel campo dell’azione. Per tanti e tanti anni noi lavorammo insieme, insieme avemmo gli stessi palpiti di fronte al bisogno del proletariato dei campi, di fronte ai bisogni delle classi lavoratrici di quella Regione. Luigi Corazzin fu una di quelle figure che eccellono per bontà ingenua: era, vi ripeto, un lavoratore modesto, ma altrettanto tenace; era uno di quegli uomini che sono preziosi nella vita e che sono indispensabili nei partiti. Se i partiti non avessero uomini come Luigi Corazzin, molto difficilmente potrebbero esplicare la loro azione nel campo politico e nel campo sociale. Noi abbiamo bisogno, onorevoli colleghi, di uomini modesti e tenaci che abbiano la fede perseverante che ebbe in vita Luigi Corazzin. Egli era, ripeto, un puro credente e sui fianchi cingeva il cilicio di San Francesco: era terziario francescano. Eppure, tante volte con me discutendo, quando io, spinto dall’arguzia del mio temperamento, gli facevo obiezioni scherzose, egli non si impermaliva; sentiva che alla fine dei conti anche io potevo essergli amico, per quanto differente fosse il mio pensiero. Io vorrei che questo sentimento di comprensione fraterna fra gli uomini diventasse un costume anche nel nostro Paese. (Applausi). Vorrei che i cuori si avvicinassero di più, che noi sentissimo il palpito più vicino dei nostri cuori, e le tante risse inutili e le tante divisioni, perniciose per la vita dell’Italia, scomparirebbero. Alla memoria di Luigi Corazzin vada dunque il mio saluto, riverente e commosso e vada alla sua povera famiglia l’espressione del mio più vivo cordoglio. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Lucifero. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Dopo tanti oratori che hanno parlato a nome dei loro gruppi, mi sia consentito, oggi, di parlare soltanto a nome di me stesso; di me stesso oggi profondamente commosso, perché Luigi Corazzin per me non era né un avversario né un collega, ma semplicemente un amico, un amico carissimo, un amico insostituibile. Ed oggi parlo solamente da amico per l’amico che, anche se non vedo più in quest’aula, sento vivere in me per l’affetto che ci univa e per la bontà profonda che spirava da lui.
In quest’aula, che dovrebbe essere ispirata a seri volti ed a più serie discussioni, mi è gradito oggi ricordare un sorriso, il sorriso che era l’anima di Corazzin, quel sorriso di cui Sterne dice che aggiunge un filo tenuissimo alla trama delicata della vita. Per me oggi quel sorriso non è più al di fuori, è all’interno di me. Ed ho sentito profondo il dovere per l’amico carissimo di ricordare, al di là e prima dei suoi meriti politici, dei suoi meriti organizzativi, questa luce profonda della sua anima che è stata veramente l’anima di un italiano, di un cristiano che ha saputo riunire lo spirito del dovere con la letizia della vita e condurre sotto questa bandiera una battaglia di nobiltà e di patriottismo (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Sardiello. Ne ha facoltà.
SARDIELLO. Parlo a nome del gruppo parlamentare repubblicano. Per quanto nessuno dei tre grandi scomparsi abbia appartenuto al nostro partito, noi sentiamo di portare la nostra viva adesione alla manifestazione di oggi. I valorosi colleghi che hanno parlato sinora hanno additato nella personalità dei tre scomparsi due note nobilissime: la loro passione per l’ascesa delle classi umili, per il trionfo dei lavoratori e la visione ideale che essi hanno avuto nella lotta politica. E per questa il partito repubblicano, che ha vibranti nel suo programma queste due note, si associa oggi al rimpianto ed alla esaltazione. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Cianca. Ne ha facoltà.
CIANCA. Anche a nome dei colleghi del mio gruppo, porto un saluto deferente e caldo alla memoria di Achille Grandi. Nello scomparso noi abbiamo sempre rispettato e spesso ammirato il servitore costante e sicuro del Paese. Nulla trattenne mai Achille Grandi dall’adempiere il proprio dovere; la sua coscienza non si piegò mai, né a calcoli né a paure, quali che fossero le lusinghe o le minacce. Achille Grandi fu uno dei più fieri e nobili lottatori per la causa della giustizia sociale e della democrazia, di quella democrazia la cui difesa egli sapeva esser in larga misura affidata alla unità operante delle forze del lavoro. Egli lascia un esempio di dignità, di coerenza, di disinteressata devozione all’interesse pubblico, dinanzi al quale noi ci inchiniamo. Un altro esempio ci viene lasciato da Giovanni Lombardi, il quale, in altro settore di questa Assemblea, lottò fermamente per l’avvento di una moderna democrazia. Spirito illuminato e colto, sociologo, giurista, politico di studi severi, Giovanni Lombardi è fra coloro che, fin dal primo momento, assunsero un atteggiamento di netta opposizione al fascismo. Dalle prime battaglie parlamentari fino all’ultima lotta elettorale, da lui sostenuta nel Mezzogiorno contro il trasformismo, le clientele locali e la potenza corruttrice di un capitalismo feudale, l’attività politica di Giovanni Lombardi si è svolta lungo una linea di inflessibile fedeltà ai suoi ideali di libertà e di socialismo. Noi ci associamo alle parole con cui il nostro Presidente ha ricordato Achille Grandi e Giovanni Lombardi, così come ci associamo a quelle con cui ha reso l’omaggio dell’Assemblea alla memoria di un altro degnissimo nostro collega scomparso: Luigi Corazzin. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Presidente del Consiglio.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno. Faccio mie, a nome del Governo, le parole di rimpianto e di ammirazione qui pronunciate e mi unisco all’augurio, che di questi nostri cari colleghi passati alla vita eterna noi imitiamo lo spirito di sacrificio e la fede nel progresso umano dell’Italia. (Approvazioni).
Congedi.
PRESIDENTE. Comunico che hanno chiesto congedo i Deputati: Arata, Ambrosini, Biagioni, Pucci.
(Sono concessi).
Per l’esame dei disegni di legge.
PRESIDENTE. Nella riunione del 28 novembre dei quattro Presidenti delle Commissioni per l’esame dei disegni di legge, presieduta dal Presidente dell’Assemblea Costituente, si è stabilito che gli schemi di provvedimenti legislativi importanti oneri finanziari saranno dalla Presidenza dell’Assemblea, appena pervenuti dal Governo, comunicati all’ufficio di Presidenza della Commissione competente per materia e all’Ufficio di Presidenza della Commissione finanze e tesoro.
I due Uffici di Presidenza stabiliranno se sarà il caso di promuovere una riunione comune delle due Commissioni per la deliberazione di tali provvedimenti, esercitando così, nei rapporti interni delle Commissioni, la funzione a queste delegata dall’Assemblea circa la procedura della deliberazione stessa.
Comunicazioni del Presidente.
PRESIDENTE. Comunico che, in sostituzione degli onorevoli Assennato e Corbi, i quali hanno rassegnato le dimissioni da componenti della Commissione per la Costituzione, ho chiamato rispettivamente gli onorevoli Di Vittorio e Pesenti.
Inoltre, in sostituzione degli onorevoli Bertone, nominato Ministro del tesoro, Assennato, nominato Sottosegretario di Stato per l’industria e il commercio, Pella, nominato Sottosegretario di Stato per le finanze, e Stampacchia, nominato Sottosegretario di Stato per la marina militare, ho chiamato rispettivamente gli onorevoli Colonnetti, nella Commissione per i trattati internazionali, Giolitti, nella Giunta delle elezioni e nella II Commissione permanente per l’esame dei disegni di legge, Castelli-Avolio, nella Commissione medesima, della quale è stato nominato segretario, e Jacometti, nella IV Commissione permanente.
Infine, in sostituzione dell’onorevole Lombardi Giovanni, deceduto, ho chiamato l’onorevole Amadei a far parte della Commissione per la Costituzione.
L’onorevole Marinaro ha cessato di far parte del Gruppo parlamentare del Blocco della Libertà ed ha aderito a quello dell’Uomo Qualunque.
La quarta Commissione permanente per l’esame dei disegni di legge, nella seduta del 3 corrente, ha nominato suo Vicepresidente l’onorevole Firrao, in sostituzione dell’onorevole Stampacchia, nuovo Sottosegretario di Stato per la marina militare, e Segretario l’onorevole Colombo, in sostituzione dell’onorevole Schiavetti, dimissionario dalla carica.
La rappresentanza dell’Assemblea nella Unione interparlamentare.
PRESIDENTE. Il Comitato esecutivo dell’Unione interparlamentare, nella quale il Parlamento italiano sino all’inizio della guerra era rappresentato da un Comitato permanente di quattro senatori e quattro deputati, ha con recente deliberazione rivolto invito alla Rappresentanza parlamentare italiana di riprendere il proprio posto in seno ad essa.
È stato, pertanto, costituito un Comitato provvisorio di otto membri, designati dai Gruppi parlamentari, che – in attesa della formazione del nuovo Parlamento – rappresenterà l’Assemblea Costituente ai prossimi lavori dell’Unione.
Esso è composto degli onorevoli colleghi: Cianca, Einaudi, Fresa, Gronchi, Persico, Sforza, Terracini, Villani.
Annuncio di risposte scritte a interrogazioni.
PRESIDENTE. Comunico che i Ministri competenti hanno inviato le risposte scritte a interrogazioni presentate prima e dopo la sospensione dei lavori dell’Assemblea.
Saranno pubblicate in allegato al resoconto stenografico della seduta di oggi (1). (1) Vedi allegato a parte.
Colgo l’occasione per rilevare che un certo numero di interrogazioni, presentate in data non recente, attendono ancora le risposte scritte e rivolgo invito agli onorevoli Ministri, perché normalmente le risposte siano inviate nel termine previsto dal Regolamento. (Approvazioni).
Nomina di nuovi Ministri e Sottosegretari di Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Presidente del Consiglio. Ne ha facoltà.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno. Informo l’Assemblea che il Capo Provvisorio dello Stato, con decreti in data 18 ottobre 1946, ha:
1°) nominato l’onorevole Pietro Nenni Ministro per gli affari esteri, cessando dalla carica di Ministro Segretario di Stato senza portafoglio;
2°) accettato le dimissioni rassegnate dall’onorevole dottor Antonio Giolitti dalla carica di Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, e dall’onorevole avvocato professor Salvatore Scoca, dalla carica di Sottosegretario di Stato per le finanze;
3°) nominato l’onorevole avvocato Giuseppe Brusasca Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, cessando dalla carica di Sottosegretario di Stato per l’industria ed il commercio;
4°) nominato l’onorevole dottor professor Giuseppe Pella Sottosegretario di Stato per le finanze;
5°) nominato l’onorevole avvocato Vito Mario Stampacchia Sottosegretario di Stato per la marina militare.
Con successivo decreto in data 19 ottobre 1946, l’onorevole avvocato Mario Assennato è stato, infine, nominato Sottosegretario di Stato per l’industria ed il commercio.
Presentazione di disegni di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Presidente del Consiglio. Ne ha facoltà.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, Presento all’Assemblea il seguente disegno di legge: Determinazione delle nuove formule di giuramento.
Ne propongo la discussione di urgenza.
PRESIDENTE. Do atto all’onorevole Presidente del Consiglio della presentazione di questo disegno di legge.
Come l’Assemblea ha udito, egli ha proposto che il provvedimento sia discusso di urgenza.
Pongo ai voti questa proposta.
(È approvata).
Data l’importanza dell’argomento e il termine immediato di discussione, è da esaminare se il disegno di legge non possa essere affidato all’esame di una Commissione speciale.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell’interno. Concordo e propongo che la nomina di questa Commissione sia deferita al Presidente dell’Assemblea.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. Mi riservo di comunicare, in fine di seduta, i nomi dei componenti della Commissione.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno. Presento all’Assemblea il seguente disegno di legge: Modifiche al Testo unico della legge comunale e provinciale, approvato con Regio decreto 3 marzo 1934, n. 383, e successive modifiche.
PRESIDENTE. Do atto all’onorevole Presidente del Consiglio della presentazione di questo disegno di legge.
Votazione per la nomina di un Vicepresidente.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la votazione per la nomina di un Vicepresidente.
Prima che si proceda alla votazione, estraggo a sorte i nomi di dodici deputati che comporranno la Commissione di scrutinio.
(Segue il sorteggio).
Comunico i nomi degli scrutatori sorteggiati: Salvatore, Pellizzari, Segala, Zaccagnini, Pistoia, Notarianni, Merlin Umberto, Mattarella, Rodinò Mario, Sartor, Mazzola e Pignatari.
Dichiaro aperta la votazione.
Presidenza del Vicepresidente PECORARI
SCHIRATTI, Segretario, fa la chiama.
(Segue la votazione).
Presidenza del Presidente SARAGAT
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione e invito gli onorevoli scrutatori a recarsi nella sala a ciò destinata per procedere immediatamente alle operazioni di scrutinio.
Proroga del termine assegnato alla Commissione per la presentazione del progetto di Costituzione.
PRESIDENTE. Com’è noto all’Assemblea, la Commissione per la Costituzione avrebbe dovuto – a norma del Regolamento – presentare alla Presidenza il progetto e la relazione entro tre mesi dal suo insediamento, cioè il 20 ottobre scorso. Senonché a quella data i lavori delle tre Sottocommissioni, in cui la Commissione si è divisa, erano lungi dall’essere ultimati, e ciò, a onor del vero, non già per difetto di diligenza da parte delle Sottocommissioni stesse, che, anzi, hanno lavorato in modo assai intenso, ma principalmente per la necessità di procedere ad un’ampia discussione generale atta a determinare le grandi linee del progetto da redigere.
Tutti sanno infatti che, a differenza di quanto è avvenuto in altri Paesi, noi non abbiamo avuto un progetto preliminare, né governativo, né di singoli gruppi, epperò la Commissione ha dovuto creare ex-novo; il che, d’altra parte, giova a conferire al suo studio ed al suo lavoro tanto maggiore autorità, in quanto assicura la diretta ed autonoma espressione delle varie correnti politiche rappresentate nell’Assemblea.
Il Presidente della Commissione, fin dai primi di ottobre, mi fece presente l’impossibilità in cui la Commissione stessa si trovava di osservare il termine prefissole. Oggi, riunendosi per la prima volta l’Assemblea Costituente dopo la scadenza di tale termine, è necessario decidere sulla proroga che si è resa indispensabile di concedere alla Commissione per il completamento dei suoi lavori, e che la Commissione ha sollecitato con la seguente lettera a me diretta dal suo Presidente onorevole Ruini:
Roma, 6 dicembre 1946
«La Commissione per la Costituzione ha, con mia nota dell’11 ottobre, segnalato alla Presidenza dell’Assemblea Costituente l’impossibilità di presentare tutto lo schema nel termine previsto.
«Mi pregio ora comunicarle che la Commissione oggi riunita ha constatato che, malgrado ogni intensità di lavoro, le è necessaria una proroga sino al 31 gennaio per l’adempimento del suo compito.
«Ruini».
La Giunta del Regolamento, da me convocata per esprimere il suo parere, dato che il termine era stato fissato in tre mesi su sua proposta, ha manifestato l’avviso che la proroga possa essere concessa. Il 31 gennaio quindi – se l’Assemblea consente la proroga – il progetto definitivo dovrà essere già stato presentato alla Presidenza in tutte le sue parti.
L’Assemblea, per altro, non può limitarsi a concedere la proroga in parola, senza decidere sul metodo di lavoro che essa intende adottare per la discussione. Alla Presidenza risulta che la prima Sottocommissione, la quale si è occupata dei diritti e doveri dei cittadini, ha quasi ultimato il suo lavoro e che la terza, la quale si è occupata dei diritti e doveri economico-sociali, lo ha del tutto ultimato, così che la redazione del progetto relativo a tale materia è affidata ad un apposito Comitato.
Di questa prima parte della Costituzione, che si presenta a sé stante (conviene ricordare che la recentissima Costituzione francese ne ha fatto oggetto di un Preambolo), l’Assemblea potrebbe, alla ripresa dei lavori, iniziare senz’altro l’esame, anche nella deprecata ipotesi che la seconda Sottocommissione non abbia esaurito in tempo utile i suoi lavori per la redazione della parte centrale e fondamentale della Costituzione, cioè l’organizzazione dello Stato.
In ogni modo resta inteso fin da ora che la Costituente sarà riconvocata martedì 21 gennaio 1947, per esaminare alcuni disegni di legge, dopo di che sarà iniziata o la discussione generale sulla nuova Costituzione o l’esame della parte già pronta, proseguendo, comunque, il suo lavoro intensamente e ininterrottamente. Le sedute – una volta iniziata la discussione della Costituzione – cominceranno alle ore 15 e nessun oratore potrà fino alle ore 20 rifiutarsi di prendere la parola.
Soggiungo che fin da ora è prevedibile che sarà necessario, alla ripresa dei nostri lavori, addivenire ad una, sia pur breve, proroga del termine di otto mesi stabilito dall’articolo 4 del Regio decreto 16 marzo 1946 per i compiti dell’Assemblea Costituente. A norma, infatti, di tale articolo, l’Assemblea è sciolta di diritto il giorno dell’entrata in vigore della nuova Costituzione e comunque non oltre l’ottavo mese dalla sua prima riunione, che ebbe luogo il 25 giugno; essa tuttavia può prorogare questo termine, ma per non più di quattro mesi.
Constatata l’assoluta impossibilità che la nuova Costituzione sia approvata entro il 25 febbraio, una proroga sarà indispensabile per dar modo all’Assemblea di approvare tempestivamente non solo la Costituzione, ma anche le leggi elettorali necessarie per la sua entrata in vigore, che saranno discusse in apposite sedute mattutine.
Prima di mettere ai voti la proroga del termine per la presentazione del progetto, chiedo se nessuno chieda di parlare.
Nessuno chiedendo di parlare, pongo ai voti la domanda di proroga.
(È approvata all’unanimità).
Nomina di una Commissione.
PRESIDENTE. In relazione al mandato conferitomi dall’Assemblea, ho chiamato a far parte della Commissione speciale per l’esarne del disegno di legge sulle nuove formule di giuramento gli onorevoli Arcangeli, Bergamini, Capua, Cianca, Cifaldi, Della Seta, Galati, Lucifero, Mazzoni, Molè, Moro, Guerrieri Filippo, Ravagnan, Targetti, Terracini.
Prego i suddetti onorevoli Colleghi di riunirsi domattina, alle ore 10, e di procedere all’esame del provvedimento, in modo che la sua discussione possa svolgersi nella seduta di giovedì, 11 corrente, o su relazione scritta, che dovrebbe esser presentata alla Presidenza non più tardi di domani, per essere stampata e distribuita, o anche su relazione orale, che potrà esser fatta durante la seduta medesima.
Chiedo all’Assemblea se consente in questa procedura.
(Così rimane stabilito).
Convocazione di una Commissione.
PRESIDENTE. Comunico che la prima Commissione permanente per l’esame dei disegni di legge è convocata per venerdì, 13 corrente, alle ore 10.
Elezione contestata per la circoscrizione di Roma.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Elezione contestata per la circoscrizione di Roma (Guglielmo Visocchi). (Doc. III, n. 2).
Ha chiesto di parlare l’onorevole Reale Vito. Ne ha facoltà.
REALE VITO. Desideravo pregare la Presidenza di rinviare a domani la discussione di questa contestazione, perché possa essere unita alla contestazione per la circoscrizione di Salerno, relativa all’onorevole De Martino.
I due casi si riferiscono entrambi all’applicazione dell’articolo 11, ed è quindi opportuno che l’Assemblea tenga presenti le due decisioni e le due relazioni per decidere, se possibile, uniformemente su questi due casi, i quali sono stati decisi dalla Giunta in modo difforme.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Crispo. Ne ha facoltà.
CRISPO. Onorevoli colleghi, aderisco alla richiesta dell’onorevole Reale.
La questione che viene demandata all’esame dell’Assemblea, non è una questione ad personam. È, bensì, una questione di principio. Si tratta, cioè, di stabilire se per il caso Visocchi ricorra l’ipotesi della ineleggibilità contemplata dall’articolo 11 della legge elettorale.
È evidente, pertanto, che, se si presentino all’esame dell’Assemblea due casi perfettamente identici o simili (noi assumiamo che i due casi sono simili), debba seguirsi un unico criterio per la decisione di essi, in rapporto all’articolo 11 della legge elettorale.
Di qui l’opportunità, o addirittura la necessità che l’Assemblea decida contestualmente del caso Visocchi e del caso De Martino.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Molè. Ne ha facoltà.
MOLÈ. Mi oppongo alla richiesta dell’onorevole Reale. Non mi limito semplicemente a delle osservazioni procedurali: che cioè l’abbinamento di una discussione che è già all’ordine del giorno con una discussione che ancora non lo è, che cioè non è giunta alla cognizione dell’Assemblea è contraria al Regolamento della Camera; ma mi oppongo soprattutto per una ragione sostanziale, perché l’articolo 20 del regolamento della Giunta delle elezioni impone che su ciascuna elezione la Giunta debba portare il suo esame specifico, e di ciascuna elezione la Camera deve decidere, con un giudizio che riguarda quel candidato, quel collegio, quella elezione, – personalità umane e fattispecie inconfondibili – non con un giudizio complessivo che manda e giudica insieme candidati e collegi diversi.
L’onorevole Reale e l’onorevole Crispo hanno parlato di connessione; hanno parlato di caso identico nelle contestazioni Visocchi e De Martino. Bisognava dimostrarlo. Allo stato non c’è che un’affermazione – la sola ammissibile, finché non decida contrariamente l’Assemblea: quella della Giunta delle elezioni che, nella sua quasi unanimità, ritiene che i casi sono diversi. Ad ogni modo, io non capisco la necessità di abbinamento – questo cordone ombelicale – che debba unire le sorti dell’un candidato alle sorti dell’altro. Fosse anche possibile – e non lo è – non ne vedo il motivo e la convenienza. Qual è il pericolo? La contraddittorietà delle due decisioni? La opposizione dei giudicati? Ma io non credo che la Camera, un’Assemblea di legislatori, soltanto perché non discuta contemporaneamente i due casi, il giorno dopo avrà dimenticato quello che ha fissato come ragion del decidere il giorno prima.
Quindi, non tanto per richiamare all’osservanza del Regolamento, e non solo perché praticamente è impossibile che sulle due elezioni, anche a discuterle insieme, si possa venire ad una decisione unica, giacché dovremmo votare prima per una elezione e poi per l’altra elezione – ma soprattutto per allontanare dall’Assemblea l’irriverenza di questo sospetto: che il ritardo di 24 ore le faccia perdere la nozione dei casi giuridici e le ragioni del decidere, mi oppongo alla proposta Crispo-Reale. E chiedo che seguendo l’ordine del giorno, si proceda oggi alla discussione della elezione Visocchi, e domani – o quando verrà alla cognizione dell’Assemblea – si discuta l’elezione De Martino.
La Camera saprà decidere rettamente dal punto di vista morale, politico e giuridico nell’un caso e nell’altro. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Vi è una proposta dell’onorevole Reale di rinviare la discussione sull’elezione contestata della circoscrizione di Roma a quando sarà discussa l’altra elezione contestata dell’onorevole De Martino, in maniera che la discussione avvenga congiuntamente. Metto ai voti questa proposta.
(Non è approvata).
Procediamo dunque dallo svolgimento del terzo punto dell’ordine del giorno.
La Giunta delle elezioni propone che sia annullata la proclamazione del candidato Guglielmo Visocchi. Apro la discussione su questa proposta. Ha chiesto di parlare l’onorevole Mastrojanni. Ne ha facoltà.
MASTROJANNI. Onorevoli colleghi, parlo per Guglielmo Visocchi, cui la Giunta delle elezioni ha contestato la validità della elezione a deputato in questa Assemblea Costituente; elezione voluta con voto segreto, personale e preferenziale da 12.507 elettori della circoscrizione di Roma e del Lazio.
Prima che questa Assemblea Costituente, sovrana espressione della libera volontà del popolo italiano, decida se l’onorevole Guglielmo Visocchi abbia il diritto di esercitare il mandato parlamentare e se 12.507 cittadini della Repubblica democratica italiana possano essere privati del loro diritto primigenio, sacro, imprescrittibile, inalienabile della libera scelta del loro deputato, io ritengo per fermo che debba la questione essere esaminata col più profondo senso politico, con la più acuta indagine giuridica e con il più alto e sereno omaggio alla giustizia.
Onorevoli colleghi, qui non si tratta di interessi personali, né il dibattito è aperto per il trionfo di ideologie o di programmi politici. Qui, al di sopra ed al di fuori di ogni nostra convinzione, di ogni nostro orientamento, di ogni nostra aspirazione sociale e politica, si erge ammonitore ed insuperabile per le esperienze di noi tutti, il più grande amico e il nemico più implacabile per tutti; ed esso è un mito, il mito che dobbiamo tradurre in realtà, perché ci acqueti e perché non ci perseguiti; ed esso, voi, onorevoli colleghi, già avete udito, è la giustizia! Consentitemi che per la benevolenza che vi chiedo di ascoltarmi, io possa in rapidissima sintesi rappresentarvi la questione di fatto e di diritto, sì che nel giudizio che sarete per dare sia salva, con la dignità vostra, la vostra responsabilità di fronte alla legge, di fronte alla storia parlamentare del nostro paese, di fronte alla democrazia, se democrazia è sinonimo di libertà e di giustizia per il nostro popolo, per tutti i popoli.
Guglielmo Visocchi ebbe contestata la elezione in conseguenza di tre reclami presentati da tre cittadini elettori. Il primo è del ragioniere Giuseppe Molitor, per fatti che dalla Giunta delle elezioni furono riconosciuti non provati. Inutile, quindi, a me sembra, la discussione su questo primo argomento, dato che la Giunta delle elezioni si è pronunziata in senso negativo per il ricorrente ragioniere Molitor.
Il secondo ricorso è quello dell’elettore Romano Dragoni, il quale sostiene la ineleggibilità di Guglielmo Visocchi ai sensi dell’articolo 11 della legge elettorale 10 marzo 1946, assumendo che il Visocchi sia concessionario della derivazione di acque pubbliche dal fiume Melfa.
II terzo reclamo è del candidato Dante Veroni, il quale adduce la ineleggibilità di Guglielmo Visocchi e per la ragione rappresentata dall’elettore Romano Dragoni, e perché risulterebbe che il Visocchi è concessionario inoltre di derivazione di acque dai fiume Liri ed altresì titolare della concessione per lo sfruttamento di una miniera di manganese nel comune di Casalattico, in provincia di Frosinone.
Ho esaminato attentamente, come il caso richiedeva, l’analitica relazione della Giunta delle elezioni, il cui relatore ed estensore è l’onorevole Ruggero Grieco, e non so francamente se questa relazione io debba considerarla come la espressione di un’analisi accurata dei fatti e di un’applicazione ortodossa del diritto, ovvero se essa più non rappresenti, come a me sembra, una requisitoria nella quale, come spesso avviene, il severo persecutore dell’illecito penale trasfonde la passione del suo nobile ministero per reclamare la punizione del reo.
Invero, nella relazione lo sforzo della dialettica supera, adombra e comprime gli argomenti di diritto, esasperati da una casistica esemplificativa costruita su situazioni illogiche, che sullo stesso piano pongono e il concessionario di un cartello pubblicitario in una stazione ferroviaria e il concessionario di derivazione di acque pubbliche. Vi è una preoccupazione costante di giungere, anche per assurdo, alla dimostrazione dell’assunto. Si sorvola, ed anzi, la relazione non se ne interessa in modo assoluto, sulla situazione di fatto, sulla quale la difesa del Visocchi rappresentò i motivi e presentò una imponentissima documentazione, di cui la Giunta delle elezioni non tenne alcun conto; risultando anzi dimostrato che tale documentazione, la quale, se esaminata, avrebbe deciso in punto di fatto la inesistenza della concessione, fu richiesta al Ministero dei lavori pubblici dopo che la decisione era stata pronunziata.
Di conseguenza non è imprudente, né è audace, da parte di chi ha l’onore di parlarvi, affermare che non si sia, come il caso richiedeva, esaminata ponderatamente la questione, ma si sia, assai affrettatamente, pervenuti a conclusioni decisive, le cui conseguenze hanno riflessi non solo di diritto, ma anche politici, perché qui si incide sulla sensibilità di 12.507 cittadini della Repubblica italiana, i quali hanno liberamente scelto questo deputato che riscuote la loro illimitata stima e fiducia.
La stessa relazione della Giunta delle elezioni, che ha sorvolato i fatti e tutte le questioni ad essi inerenti, si indugia invece nella parte conclusiva, con argomentazioni seducenti e particolaristiche che rappresentano uno stato d’animo personale, non consentito a rappresentanti di una giustizia, che dovrebbe essere espressione di fatti reali e non di induzioni soggettive.
Si è sorvolato su questioni che sono state presentate dall’abile difesa del professor Vassallo e si è concluso in un modo che è bene l’Assemblea Costituente conosca per formarsi adeguata impressione del modo come la giustizia sia stata amministrata.
Dice la relazione:
«Con il suo voto essa ha voluto sbarrare l’adito a certe distinzioni sottili, che tendono a farci perdere il contatto con la norma positiva ed a farci smarrire in una casistica complicata ed ingannevole, con il risultato di annullare praticamente l’efficacia di una disposizione considerata, giustamente, come una guarentigia della democrazia e come una condizione del buon funzionamento del regime parlamentare.
«Si tratta di evitare che nell’Assemblea abbiano ingresso cittadini che, qualunque opinione si abbia sulla loro funzione e sulla loro utilità in altri campi, non possono far parte delle Assemblee parlamentari senza implicare timori di eventuali perturbazioni, sia per l’intreccio di interessi particolari da cui è retta e indirizzata la loro attività, che potrebbe esporli a vincolare le loro azioni e dominare la loro stessa persona, sia per la potenza di quel danaro che essi maneggiano e che talora diffonde la sua forza seduttrice, sia per quella preoccupazione e per quel sospetto che, per queste ragioni, desterebbe nel pubblico la loro partecipazione alla formazione delle leggi ed alla sorveglianza sulle amministrazioni pubbliche. Preoccupazione e sospetto i quali, inevitabilmente, si riverserebbero su tutti gli organi supremi dello Stato, menomando quella fiducia che, per il supremo interesse del Paese, deve sempre esistere fra governati e governanti».
Or dunque, onorevoli colleghi, in quanto rapidamente vi ho letto, nulla di apprezzabile avete potuto sottolineare per tranquillizzare la vostra coscienza. Non un fatto, non una data, non un accertamento di circostanze, non un indizio; ma una serie di sospetti contro coloro i quali si sperimentano nell’esercizio delle industrie, e che, come tali, devono essere messi al bando della società, in quanto si presume «juris et de jure» che la loro attività sia truffaldina; contro di essi, tutte le nostre armi devono essere appuntate e contro di essi deve ergersi una barriera insormontabile perché non partecipino nell’esercizio della cosa pubblica.
Mi domando se questa democrazia rinascente, in nome della quale la relazione perviene alla sua negativa decisione, costituisca un progresso verso il quale noi dobbiamo tendere o, invece, un regresso nel quale dobbiamo adattarci!
Noi non difendiamo alcuno, ma è solo la nostra sensibilità giuridica, che mai ci ha fatto indietreggiare di fronte a problemi che interessano la nostra coscienza, che ci ha indotti a parlare per potere a voi rappresentare le nostre convinzioni invitandovi a meditare profondamente su questa situazione, la quale oltrepassa la vicenda personale e contingente, e proietta, nell’avvenire non solo, ma anche nel passato parlamentare (dagli albori della nostra vita nazionale unitaria fino al 1920), serie conseguenze.
Guglielmo Visocchi non è l’ultimo giunto in quest’Assemblea Costituente. Egli è figlio non degenere di tutta una stirpe che dal 1880, credo, fino al 1920, costantemente ha avuto in quest’aula membri della sua famiglia. (Si ride – Commenti) Onorevoli colleghi, (Interruzioni) il vostro sorriso di disprezzo per coloro che hanno esercitato, in epoca non sospetta, il mandato parlamentare, non vedo che sia espressione di obiettività! Non è vergogna essere figli di coloro che per la cosa pubblica hanno speso la loro esistenza. Fra questi banchi abbiamo ancor oggi uomini illustri e intemerati e venerandi per canizie, i quali, con i familiari del Visocchi, qui condivisero i fasti ed i nefasti della vita politica italiana. Il vostro sorriso suona oltraggio non solo agli scomparsi, ma anche ai sopravvissuti. (Interruzioni – Commenti).
Vengo ai fatti: nulla a me importa che la decisione possa essere contraria. Io difendo il diritto e la giustizia! Si accusa Guglielmo Visocchi di essere titolare della concessione di derivazione di acque dal fiume Melfa. In linea di fatto dimostriamo che egli non è titolare della concessione di derivazione d’acqua dal fiume Melfa. Nel 1898, con decreto del Prefetto di Caserta, in data 18 agosto, veniva concesso alla ditta Visocchi, composta di diversi fratelli, la derivazione di litri 430 di acqua. La concessione, in data 24 agosto 1928, con decreto reale, veniva prorogata fino al 31 dicembre del 1977. Nel 1936 la ditta inoltrava domanda per ottenere una derivazione di acque di altri 430 litri, in aggiunta ai 430 di cui già godeva.
Nel 1937 (vi prego di tenere presente le date in quanto che sono decisive per la dimostrazione del nostro assunto), il 22 novembre, tale derivazione veniva concessa; nelle more dell’istruttoria, venuti a mancare alcuni dei componenti della ditta, la stessa veniva consolidata esclusivamente nella persona dell’ingegnere Guglielmo Visocchi. A questo punto è da notarsi che il 19 giugno del 1937, cioè a dire circa 6 mesi prima del decreto reale di concessione, Guglielmo Visocchi aveva fatto, per rogito del notaio Fienga, la rinuncia della concessione a favore della Società anonima Cartiere di Ceprano Orazio Arata; di guisa che la ditta veniva consolidata sotto la nuova denominazione di Cartiere di Ceprano e di Atina, Visocchi ed Arata. Di tale cessione, come ne fa obbligo la legge sulle acque, si sarebbe dovuto ottenere il nulla osta da parte del Ministero dei lavori pubblici, nulla osta che fu richiesto nel 1939, ma che il Ministero mai notificò. Però è da tenere in evidenza che il 22 novembre del 1937 la concessione per litri 430 di acqua (seconda concessione) era stata fatta con decreto reale non in via definitiva, ma in via precaria. Che cosa conseguì da una tale concessione precaria di acque? Che nel 1939, in seguito all’invito rivolto al Ministero dei lavori pubblici dalla Società mediterranea di elettricità, oggi Società romana di elettricità, le Cartiere di Ceprano e Atina, ereditarie della concessione Visocchi, raggiunsero un accordo con la Mediterranea di elettricità per una migliore utilizzazione del Melfa. Il Ministero dei lavori pubblici, nell’invitare la Società anonima Cartiere di Ceprano e di Atina, Visocchi ed Arata, e la Società mediterranea di elettricità, indicava la prima ditta non col nome dell’ingegnere Visocchi, ma sotto la denominazione che era conseguenza della cessione fatta nel 1937.
Quali sono le conseguenze che derivano da questa situazione di fatto? Quanto sto per dire è formalmente e sostanzialmente documentato negli atti depositati presso la Giunta delle elezioni, dove esiste altresì un atto di diffida giudiziaria notificato a cura dell’ingegnere Visocchi al Ministero dei lavori pubblici, perché risponda alla richiesta fatta fin dal 1939 per ottenere il nulla osta in ordine alla cessione della sua ditta a favore dell’altra ditta con la quale avvenne successivamente il consolidamento.
Comunque, le conseguenze che derivano da questa situazione di fatto sono due. Se in ipotesi il Ministero dei lavori pubblici dovesse in prosieguo di tempo notificare la concessione del nulla osta, non ci troveremmo più di fronte alla ditta Guglielmo Visocchi, ma di fronte alla Società anonima Cartiere di Ceprano e di Atina, Visocchi ed Arata. Poiché le società sono cosa diversa dalle persone che le costituiscono, la contestazione per la eleggibilità a deputato di Guglielmo Visocchi viene a mancare, inquantoché non è Guglielmo Visocchi il concessionario di derivazioni di acque del fiume Melfa, ma concessionaria è la Società anonima Cartiere di Ceprano e di Atina, Arata e Visocchi. Ché se, in ipotesi contraria, noi vogliamo attardarci ad esaminare la situazione di fatto, così come attualmente si presenta, cioè senza il nulla osta del Ministero dei lavori pubblici, noi ci troveremmo di fronte ad un Visocchi il quale si è spogliato irrimediabilmente della concessione di derivazione di acqua del fiume Melfa per la rinunzia esplicita fatta dal titolare in favore della Società anonima predetta.
Questa mia affermazione è confortata da una sentenza della Corte suprema di cassazione. E la sentenza è questa: la Corte di cassazione, sezioni unite, sentenza n. 3344, nel ricordare che l’articolo 20 del testo unico stabilisce il divieto della cessione dell’utenza senza il nulla osta del Ministero dei lavori pubblici, ebbe a statuire che tale divieto comminato, porta come conseguenza la decadenza della concessione, non essendo obbligata la pubblica Amministrazione a riconoscere colui che se ne sia reso rinunziatario senza il suo consenso. Mi sembra, onorevoli colleghi, che, di fronte ad una lapalissiana rappresentazione delle situazioni di fatto così come vi ho dimostrato, non vi sia possibilità di discussione, a meno che non si voglia arzigogolare per contestare quanto la stessa Corte di cassazione ha già stabilito.
Resterebbe l’altra concessione, quella per cui ha fatto reclamo l’onorevole Dante Veroni: si tratta di una utenza riconosciuta alla Ditta Ferrari, ecc., e da questa ceduta alle Cartiere di Ceprano e di Atina, Visocchi ed Arata. Per tale cessione, con decreto 31 ottobre 1932, il Ministero dei lavori pubblici concesse il nulla osta. L’originale decreto è in atti. Risulta quindi, anche per questa cessione, dimostrato che Guglielmo Visocchi non è concessionario delle acque del fiume Liri.
Terzo ed ultimo: concessione mineraria. Non è stata fatta all’ingegnere Visocchi, ma, come risulta dagli atti, alla Società anonima Melfa. Il fatto è quindi escluso. È superfluo aggiungere che la coltivazione della miniera fu abbandonata nel 1943 e tutto il patrimonio sociale, a causa di fatti di guerra, è andato in fumo.
Concludendo, onorevoli colleghi, in punto di fatto, laddove la Giunta delle elezioni avrebbe dovuto dimostrare il suo convincimento, non si ha nulla che ci consenta di ritenere applicabile l’articolo 11 della legge elettorale del 10 marzo del 1946; perché manca, in modo assoluto, la generica, manca cioè il fatto.
Ma se, per ipotesi, e solo per ipotesi dovessimo scendere nella discussione di diritto, laddove assai rapidamente la Giunta delle elezioni ha portato la sua attenzione e la sua dimostrazione, non avrei che da dirvi poche parole.
Giuristi di me più valenti e preparati vi intratterranno, meglio di quanto io non possa fare, su questo argomento.
Dirò semplicemente che la Giunta delle elezioni ha esaurito il suo compito in diritto con queste semplici affermazioni:
Richiamata la dizione dell’articolo 11 della legge elettorale attualmente vigente, che stabilisce: «non sono eleggibili coloro che siano vincolati verso lo Stato per concessioni o contratti di opere o somministrazioni», e ritenuto che questo caso di ineleggibilità fu introdotto, per la prima volta nella nostra legislazione, dall’articolo 4 della legge 13 maggio 1877, n. 3830, la Giunta delle elezioni aggiunge:
Si sono considerate come cause di ineleggibilità le concessioni (quando comportino, beninteso, per il concessionario, obblighi verso lo Stato). Tale interpretazione è evidentemente soggettiva e non è dottrinale, né è confortata dalla giurisprudenza. Chi gode di una concessione, dice la Giunta, viene a trovarsi in una particolare situazione di privilegio rispetto agli altri cittadini, quasi che, in un certo senso, partecipi all’esercizio della sovranità, e, nello stesso tempo, viene ad essere vincolato, verso l’Ente concedente, da un rapporto di diritto pubblico, dal quale scaturiscono per lui speciali doveri, il cui adempimento può comportare anche sacrifici finanziari ingenti ed imprevisti, e per la pubblica Amministrazione speciali facoltà di intervento e di sorveglianza, il più delle volte affidati alla discrezionalità dei suoi organi».
Dimodoché, secondo la Giunta delle elezioni, tutte le concessioni governative sono di ostacolo per l’elettorato passivo.
Unica distinzione che la Giunta ci fornisce è quella che debbano concorrere gli obblighi verso lo Stato.
Che cosa ciò significa? Che la concessione la quale importi verso lo Stato degli obblighi debba costituire ostacolo all’elettorato?
Noi non lo comprendiamo e tanto meno lo comprendiamo, in quanto che, esaminando attentamente l’articolo nella sua dizione ed interpretandolo secondo i criteri della logica e della grammatica e secondo la «ratio legis», noi rileviamo di quell’articolo la dimostrazione negli aggettivi, che seguono la prima affermazione, per identificare e individuare quelle determinate concessioni, le quali veramente sono di ostacolo all’elettorato passivo.
Difatti, onorevoli colleghi, l’articolo 11 dice:
«Non sono eleggibili coloro che siano vincolati verso lo Stato per concessioni o contratti di opere o somministrazioni; i rappresentanti, amministratori e dirigenti di società e imprese volte al profitto di privati e sussidiate dallo Stato con sovvenzione continuativa o con garanzia di assegnazioni o di interessi, quando questi sussidi non siano concessi in forza di una legge generale dello Stato; i consulenti legali e amministrativi che prestino in modo permanente l’opera loro alle società e imprese suddette».
Evidentemente, il legislatore ha voluto intendere non tutte le concessioni, in quanto che è indubitato che non tutte le concessioni possono rappresentare ostacolo per l’elettorato passivo, ma solo le concessioni di opere o di somministrazioni.
Se questi aggettivi sono stati inseriti nel periodo, che deve esaurire il concetto del legislatore, evidentemente una ragione vi ha. E se questi aggettivi esistono, non vediamo la ragione per la quale si debbano enucleare dall’intero contesto e che si debba interpretare l’articolo soltanto con la prima parte, cui la Giunta delle elezioni fa seguire la sua aggiunta nel senso che si riferisca alle concessioni di rilevante importanza.
Le concessioni sono assai numerose e diverse: da quelle che concedono uno «status» a quelle che riguardano i titoli accademici, nobiliari, cavallereschi e fino a scendere alla concessione di un porto d’armi o di uno spazio sulla spiaggia per collocarvi una cabina, ecc., per i bagni.
In qualche modo, tutti noi siamo concessionari dello Stato stesso. Ora, non è possibile che per tutte le concessioni si sia voluto creare un ostacolo all’elettorato passivo, ma si sono volute considerare a questo riguardo quelle concessioni che, secondo le disposizioni esplicite, dipendono da contratti di opere o di somministrazioni. Ma, la concessione di derivazione di acque pubbliche non è una concessione di opere né di somministrazioni. È semplice una concessione. Le concessioni di opere o di somministrazioni sono invece precisamente quelle per le quali la Giunta delle elezioni, in modo esemplificativo, ha illustrato il concetto informatore, stabilendo che un rapporto esiste fra lo Stato ed il concessionario, un rapporto che implica una infinità di interferenze per le quali in modo negativo o in modo positivo può il concessionario intervenire sui diritti o interessi dello Stato, o può lo Stato, in senso positivo o negativo, attraverso i suoi organi, far sì che illecitamente goda di benefici il concessionario. Le concessioni per la costruzione ed esercizio di linee ferroviarie, o tranviarie o lacunari, trasferiscono nel concessionario una parte dell’autorità dello Stato. Il concessionario si sostituisce allo Stato stesso distribuendo o concedendo, nel pubblico interesse, opere o somministrazioni che avrebbe dovuto direttamente concedere lo Stato. In questi casi, logicamente, è da pretendersi che la concessione per la prestazione o somministrazione di opere costituisca ostacolo all’elettorato passivo; ma, quando la concessione si esaurisce nel godimento della cosa pubblica e nel proprio esclusivo interesse, i rapporti fra lo Stato ed il cittadino concessionario hanno dei limiti che sono precisati nel «disciplinare». Non vi ha il capitolato di appalto, in questi casi, ma si instaura una norma disciplinare, mentre per le concessioni di opere o di somministrazioni si provvede per mezzo di «capitolato d’appalto».
Nel caso in cui la concessione è regolata dal così detto «disciplinare» e non dal capitolato di appalto, si individua la differenza che esiste tra il concessionario di opere o somministrazioni ed il concessionario puro e semplice. La concessione pura e semplice è regolata dal disciplinare; la concessione di opera o di somministrazione è regolata dal capitolato di appalto.
Nei confronti dello Stato, con la concessione delle acque del fiume Liri e del fiume Melfa, non esiste «capitolato di appalto», ma esiste il disciplinare. D’altra parte giova considerare che nessuna conseguenza può derivare per i rapporti fra Stato o pubblica Amministrazione e il concessionario di derivazione d’acqua, in quanto che il rapporto stesso si esaurisce con il pagamento del canone e nessuna vigilanza è richiesta allo Stato e alla pubblica Amministrazione nei confronti del concessionario di acque pubbliche.
I rapporti di natura complessa, costanti, e che sono di ordine economico, di ordine pubblico, di sicurezza, ecc., sono quelli che nascono per le concessioni di opere o di somministrazioni, e perciò stesso l’articolo 11 della legge elettorale ha riguardo solo a queste concessioni per opere o per somministrazioni, in quanto queste sole vincolano il cittadino allo Stato e rendono il rapporto incompatibile per l’esercizio del mandato parlamentare.
In linea di diritto, se la Giunta delle elezioni ha voluto esasperare i suoi concetti per interpretare con un apprezzamento esclusivamente soggettivo e in modo assolutamente arbitrario il contenuto dell’articolo 11, noi crediamo di aver sufficientemente dimostrato che, mentre in linea di fatto non esistono concessioni a nome dell’ingegner Guglielmo Visocchi, in linea di diritto, debbano per concessioni di acque pubbliche intendersi quelle che non rientrano nell’articolo 11, in quanto rientrano solo le concessioni di somministrazioni o di opere.
La Giunta delle elezioni, mi sembra, abbia fatto cenno, così come il presentatore dei reclami, circa le lacune delle nostre legislature precorse, le quali non ebbero a rilevare queste incompatibilità, lasciando che per molte legislature si fossero succeduti in questo Parlamento i titolari di quelle concessioni, di cui oggi si discute. «La lacuna di allora non può costituire argomento di difesa», si dice: «ex adverso»; «chè anzi, in questa nuova democrazia risorgente, devesi dimostrare più acuta sensibilità politica».
Io faccio appello alla vostra lealtà e alla vostra coscienza, perché proprio in omaggio a questa democrazia rinascente vogliate considerare che nessun regime politico, nessun partito, nessuno Stato può prosperare e vivere, se non abbia il senso della giustizia, se non abbia il culto del diritto. E, pur parlando io ad una Assemblea politica, devo ricordare che anche la politica è diritto e che la tranquillità delle coscienze, la sete di giustizia prevalgono su qualsiasi orientamento politico, su qualsiasi ideologia, su qualsiasi aspirazione sociale.
Se questa democrazia risorgente, onorevoli colleghi, intendete affermarla in modo classico e civile per il presente e per il futuro, e se un’ombra di dissenso non volete gettare verso le legislature che fino al 1920 hanno onorato la Patria – delle cui Assemblee ancora oggi qui vedo illustri parlamentari, maestri incontestati di diritto – se questa ombra al passato volete risparmiare ed un ponte verso l’avvenire volete solidamente costruire, abbiate per fermo che contro ogni interesse di parte, contro ogni aspirazione di partito, contro ogni ragione di sentimentalità o di avversione personale deve prevalere il diritto, quel diritto che, nei secoli, ha preservato la più alta civiltà e le vere democrazie. L’elezione a deputato di Guglielmo Visocchi non può essere contestata.
Risultato della votazione per la nomina di un Vicepresidente.
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per la nomina di un Vicepresidente:
Votanti 416
Hanno ottenuto voti i deputati: Tupini 293, Jacini 47, La Gravinese Nicola 23, Andreotti 13, Proia 6, Bergamini 2, De Gasperi 1, Gronchi 1, Vanoni 1, Malvestiti 1, Giannini 1, Franceschini 1, Federici Maria 1, Montemartini 1, Guidi Cingolani Angela 1, Rapelli 1, Zerbi 1, Cappi 1, Fanfani 1, Firrao 1. Schede bianche 18.
Ha pertanto la maggioranza dei voti il Deputato Tupini. Proclamo eletto Vicepresidente dell’Assemblea Costituente l’onorevole Umberto Tupini. (Applausi).
Hanno preso parte alla votazione:
Adonnino – Alberganti – Alberti – Aldisio – Allegato – Amadei – Amendola – Andreotti – Angelucci – Arcaini – Arcangeli – Assennato – Avanzini – Ayroldi.
Badini Confalonieri – Baldassari – Balduzzi – Baracco – Barbareschi – Bardini – Barontini Anelito – Basile – Bassano – Basso – Battisti – Bazoli – Bei Adele – Bellato – Bellavista – Belolti – Bencivenga – Benedetti – Benedettini – Bennani – Bergamini – Bernamonti – Bernini Ferdinando – Bertini Giovanni – Bertola – Bertone – Bianchi Bianca – Bianchi Bruno – Bianchi Costantino – Bibolotti – Binni – Bitossi – Bocconi – Boldrini – Bolognesi – Bonino – Bonomelli – Bonomi Ivanoe – Bonomi Paolo – Bordon – Bosco Lucarelli – Bozzi – Braschi – Bruni – Brusasca – Bubbio – Bucci – Bulloni Pietro – Burato.
Cacciatore – Caiati – Caldera – Camangi – Campilli – Camposarcuno – Candela – Canevari – Caporali – Cappugi – Capua – Carboni – Caristia – Caroleo – Caronia – Carpano Maglioli – Caso – Cassiani – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Castiglia – Cavalli – Cavallotti – Cerreti – Cevolotto – Chatrian – Chiaramello – Chieffi – Chiostergi – Ciampitti – Cianca – Ciccolungo – Cicerone – Cifaldi – Cimenti – Cingolani Mario – Clerici – Coccia – Codacci Pisanelli – Colitto – Colombo Emilio – Colonnetti – Conci Elisabetta – Condorelli – Conti – Coppa Ezio – Coppi Alessandro – Corbino – Corsanego – Corsi – Corsini – Cortese – Cosattini – Costa – Costantini – Cotellessa – Covelli – Cremaschi Carlo – Cremaschi Olindo – Crispo – Cuomo.
D’Agata – Damiani – D’Amico Diego – De Falco – De Gasperi – Del Curto – Della Seta – Delli Castelli Filomena – De Maria – De Martino – De Mercurio – De Michele Luigi – De Michelis Paolo – De Palma – De Unterrichter Maria – De Vita – Di Fausto – Di Giovanni – Dominedò – D’Onofrio – Dossetti – Dugoni.
Fabbri – Facchinetti – Faccio – Fanfani – Fantuzzi – Faralli – Farina Giovanni – Farini Carlo – Fedeli Aldo – Fedeli Armando – Federici Maria – Ferrarese – Ferrari Giacomo – Ferrario Celestino – Fietta – Filippini – Finocchiaro Aprile – Firrao – Flecchia – Foa – Fogagnolo – Foresi – Fornara – Franceschini – Fresa – Froggio – Fuschini – Fusco.
Gabrieli – Galati – Galioto – Gallico Spano Nadia – Gasparotto – Gatta – Gavina – Germano – Gervasi – Geuna – Ghidini – Giacchero – Giannini – Giolitti – Giordani – Giua – Gonella – Gorreri – Gortani – Gotelli Angela – Grazi Enrico – Grazia Verenin – Grieco – Grilli – Gronchi – Guariento – Guerrieri Emanuele – Guerrieri Filippo – Guidi Cingolani Angela – Gullo Fausto – Gullo Rocco.
Imperiale – Iotti Leonilde.
Jacini – Jacometti – Jervolino.
Labriola – La Gravinese Nicola – Lagravinese Pasquale – Lami Starnuti – Landi – La Pira – La Rocca – Lazzati – Leone Francesco – Leone Giovanni – Lettieri – Lombardi Carlo – Lombardo Matteo Ivan – Longhena – Lozza – Lucifero – Luisetti – Lupis – Lussu.
Macrelli – Maffi – Maffioli – Magnani – Malagugini – Maltagliati – Malvestiti – Mancini – Mannironi – Manzini – Marazza – Marconi – Mariani Enrico – Marinaro – Martino Gaetano – Marzarotto – Massini – Massola – Mastino Gesumino – Mastrojanni – Mattarella – Mattei Teresa – Matteotti Carlo – Mazza – Medi Enrico – Merighi – Merlin Angelina – Merlin Umberto – Mezzadra – Miccolis – Micheli – Minio – Molè – Molinelli – Momigliano – Montagnana Mario – Montagnana Rita – Montemartini – Monticelli – Montini – Moranino – Morelli Luigi – Morelli Renato – Morini – Moro – Mortati – Moscatelli – Motolese – Mùrdaca – Musolino.
Nasi – Natoli Lamantea – Negro – Nenni – Nicotra Maria – Nitti – Nobile Umberto – Nobili Oro – Noce Teresa – Notarianni – Numeroso.
Orlando Camillo – Orlando Vittorio Emanuele.
Pacciardi – Pajetta Gian Carlo – Pajetta Giuliano – Pallastrelli – Pastore Giulio – Pastore Raffaele – Patrissi – Pecorari – Pella – Pellegrini – Penna Ottavia – Pera – Perassi – Perlingieri – Perrone Capano – Persico – Pertini Sandro – Perugi – Pesenti – Petrilli – Piccione – Piemonte – Pieri Gino – Pignatari – Pignedoli – Pistoia – Platone – Pollastrini Elettra – Ponti– Preti – Preziosi – Priolo – Proia – Puoti.
Quarello – Quintieri Adolfo – Quintieri Quinto.
Raimondi – Rapelli – Ravagnan – Reale Vito – Recca – Rescigno – Restagno – Ricci Giuseppe – Riccio Stefano – Rivera – Rodi – Rodinò Mario – Rodinò Ugo – Rognoni – Romita – Roselli – Rossi Maria Maddalena – Rossi Paolo – Ruggeri Luigi – Ruini – Rumor – Russo Perez.
Saccenti – Saggin – Salerno – Salizzoni – Sampietro – Santi – Sardiello – Sartor – Scalfaro – Scarpa – Scelba – Schiavetti – Schiratti – Scoca – Scotti Alessandro – Scotti Francesco – Secchia – Segni – Sforza – Sicignano – Siles – Silipo – Simonini – Spano – Spataro – Stampacchia – Stella – Storchi – Sullo Fiorentino.
Taddia – Tambroni Armaroli – Targetti – Taviani – Tega – Terracini – Tieri Vincenzo – Titomanlio Vittoria – Togliatti – Togni – Tomba – Tonello – Tosato – Treves – Trimarchi – Trulli – Tumminelli – Tupini – Turco.
Uberti.
Valenti – Valmarana – Vanoni – Venditti – Vernocchi – Viale – Vicentini – Vigna – Vigo – Vilardi – Villani – Vinciguerra – Vischioni – Visocchi – Volpe.
Zaccagnini – Zanardi – Zappelli – Zerbi – Zotta – Zuccarini.
Si riprende la discussione sulla elezione contestata per la circoscrizione di Roma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Reale Vito. Ne ha facoltà.
REALE VITO. Onorevoli colleghi, è una questione che supera le persone dell’onorevole Visocchi o di chi aspira alla successione; qui si tratta dell’interpretazione dell’articolo 11 della legge, e l’Assemblea deve pensare, prima ancora di prendere la sua decisione, perché creerebbe un nuovo caso di ineleggibilità che la legge non si è mai sognata di pensare e di volere.
In punto di fatto io credo che sia chiaramente stabilito che non la concessione mineraria può rappresentare una ragione di ineleggibilità dell’onorevole Visocchi, perché questa concessione in punto di fatto non esiste, e in ogni caso l’onorevole Visocchi ha fatto esplicita rinuncia a questa concessione. Rimane dunque una sola la questione: le concessioni di derivazione per forza motrice rappresentano una ragione di ineleggibilità? Creano, cioè, quella contraddizione di interessi che ha dettato l’articolo 11? Determinano quel rapporto di affari fra lo Stato e il concessionario, da cui proviene una situazione di permanente contrasto fra lo Stato e il concessionario? Ecco il quesito che l’Assemblea deve risolvere.
Si è detto nella relazione: «La concessione di derivazioni importa tali oneri, per cui basta leggere il disciplinare per avvertire il contrasto fra la pubblica amministrazione e il concessionario». Io voglio leggere le parole che lo stesso Relatore ha utilizzato per sintetizzare e rappresentare questi rapporti: «Il concessionario deve raccogliere, condurre, regolare, usare e restituire le acque di cui ha concessione». Queste opere sono dettate a favore dello Stato, o sona la garanzia che lo Stato vuole perché la concessione abbia la finalità per cui è stata data?
Basta esaminare, basta guardare le disposizioni del disciplinare per dover rispondere affermativamente a questa domanda. In effetti, una concessione di acqua per forza motrice, se non abbia il canale conduttore, se non sia raccolta, se non sia restituita al suo corso, non può naturalmente agire secondo la finalità della stessa concessione. Ma io domando all’Assemblea che dica in perfetta coscienza, in perfetta onestà, qual è il rapporto di affari contrastanti che sorge fra lo Stato, fra l’Ente concedente e il concessionario. Il giorno in cui queste opere sono imposte, si crea forse un diritto, un rapporto di vantaggio a favore dello Stato, o si mettono in essere, in evidenza, soltanto le concessioni perché la concessione abbia la finalità che lo Stato vuole raggiungere? Mi pare che noi siamo in materia di concessione di acque pubbliche, per cui in Italia sono già migliaia quelli che ne usano agli effetti delle irrigazioni e più ne useranno nell’interesse del Paese.
Il giorno in cui l’Assemblea dovesse dichiarare uno stato di ineleggibilità là dove non esiste un contrasto di interessi, essa creerebbe una teoria infinita di ineleggibili.
Ma io devo, in punto di fatto, richiamare l’attenzione dell’Assemblea su di un’altra circostanza che a me pare decisiva. Il Relatore si è indugiato molto su questi lavori, senza però valutarne e la finalità e lo scopo e la natura; ma ha dimenticato una circostanza fondamentale, che cioè tutte queste opere sono state eseguite da decenni. Il giorno in cui l’onorevole Visocchi è stato candidato per la Costituente non è sorto né poteva sorgere alcun rapporto e alcun contrasto fra il concessionario ed il concedente. Quindi voi artificiosamente create una ragione di ineleggibilità per arrivare ad una conseguenza profondamente antidemocratica: sostituire la Giunta delle elezioni al corpo elettorale; sostituire questa assemblea non come corpo a sé, ma come corpo elettorale; e voi comprendete quanto sia grande un errore di questo genere.
Ma voi non vedete un altro elemento fondamentale: il costume politico, per cui i componenti della stessa lista si possono accorgere dell’ineleggibilità del candidato che è meglio favorito dal corpo elettorale soltanto quando questo candidato ha raggiunto il maggior numero dei suffragi, e voi venite così a violentare profondamente un principio ed a creare quella situazione che un giornale poco fa indicava come un fatto compiuto, cioè che all’onorevole Visocchi sarebbe stato sostituito il tal dei tali che arriva terzo o quarto dopo di lui. Voi comprendete la gravità di questo fatto.
Ma io voglio richiamarvi ancora su due altri fatti. Vi ha detto già l’oratore che mi ha proceduto che l’ingegner Visocchi non è il concessionario attuale: il concessionario è una società anonima. Si potrebbe dire che questo è un paracadute, ma se l’Assemblea rileverà che la cessione, o più esattamente la fusione di questa società, rimonta al 1937, non vi è alcuno che possa far risaltare questo come un tentativo per mascherare l’ineleggibilità.
Vi è ancora un altro dato di fatto: ha detto l’oratore che mi ha preceduto che vi sono altri concessionari (ed io non giuro che in questa Assemblea non ci siano concessionari di derivazioni di acque allo scopo di irrigazione o allo scopo di forze motrici); e precisamente lo sono stati gli antenati congiunti dell’onorevole Visocchi, i quali hanno già avuto il crisma dell’eleggibilità per un lungo periodo di anni. Si è osservato dall’acuto talento dell’amico Grieco che l’aver violato la legge una volta, non deve giustificare una continua violazione.
Faccio un altro rilievo più calzante: se in 30 o 40 anni non è mai sorto alcun contrasto fra lo Stato che ha ceduto ed il concessionario, ciò è la riprova, il collaudo dell’esattezza della tesi che vi ho prospettato; cioè la concessione, che poi è l’uso di un bene demaniale e la registrazione del diritto di potersi servire di un bene demaniale, non è affatto un caso di ineleggibilità, perché non crea quel rapporto d’affari che è alla base della ineleggibilità.
Devo ancora richiamare l’attenzione su un altro punto, ed ecco perché io invano avevo scritto al Presidente di questa nostra Assemblea, invano avevo pregato che i due casi fossero abbinati e fossero contemporaneamente portati dinanzi al giudizio dell’Assemblea nello stesso giorno, nella stessa seduta: il caso della contestazione di Salerno ed il caso della contestazione di Roma. E ciò perché in un altro caso, infinitamente più grave, la Giunta delle elezioni, sia pure a maggioranza, è arrivata a conclusioni perfettamente difformi.
Il Paese non riconosce molto prestigio alla nostra Assemblea; ma se questa darà ancora una volta la prova di adottare per casi analoghi due decisioni difformi, anche opposte, essa cadrà ancora in quella disistima del pubblico che già la circonda. (Commenti).
Non esageriamo; ma io prego l’Assemblea di non esagerare, la prego di vagliare e di valutare, di stabilire con esattezza il principio se una derivazione di acque pubbliche, che non può creare nessun rapporto di contrasto, nessun rapporto di affari fra lo Stato e il concessionario, possa costituire motivo di ineleggibilità. Solo per ragioni politiche o personali posso privare domani chi usa le acque e concorre al miglioramento delle industrie e del progresso del proprio paese.
Io confido ancora una volta, nonostante il vostro diniego, nel vostro senso di giustizia, nel vostro senso illuminato di equanimità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Crispo. Ne ha facoltà.
CRISPO. Onorevoli colleghi, la proposta di annullamento della elezione di Guglielmo Visocchi trae la sua ragione da due concessioni di derivazione di acque dal fiume Melfa, dalla concessione di una derivazione di acque del fiume Liri, e dalla concessione per lo sfruttamento di una miniera di manganese.
Ritengo opportuno, prima di intrattenervi sulle questioni alle quali dà luogo la interpretazione dell’articolo 11 della legge elettorale, soffermare brevemente, in punto di fatto, la vostra attenzione sulla concessione di acque del fiume Liri e sulla concessione per lo sfruttamento della miniera, perché queste concessioni non possono dar luogo ad alcuna discussione.
Sta in fatto che, per la derivazione del Liri, alla Società Arata e Visocchi subentrò la Società romana di elettricità; epperò, a norma dell’articolo 45 della legge sulle acque pubbliche, non sussiste più alcun rapporto tra la precedente concessionaria e lo Stato. Il rapporto intercede, invece fra le due società, e lo Stato riconosce ormai, come concessionaria la Società romana. Su questo punto non può cadere dubbio di sorta, ed è, pertanto, pacifico, che la Società Arata e Visocchi ripete il diritto alla sua quota di acqua soltanto dalla Società romana di elettricità, alla quale corrisponde anche il canone dovuto.
Quanto alla concessione mineraria, basterà ricordare che la miniera fu distrutta per gli eventi bellici, giusta la documentazione in atti, per modo che, in fatto, non sussiste più la concessione. L’indagine è, dunque, circoscritta alle due concessioni di derivazione di acque dal fiume Melfa.
Si tratta, onorevoli colleghi, di una questione squisitamente tecnica, ond’è che per superare la intolleranza, propria di un’assemblea politica, dinanzi ad una disamina giuridica, cercherò di contenerla in due proposizioni fondamentali.
La prima è questa che, a norma dell’articolo 11 della legge elettorale, le concessioni di derivazione di acque, qualunque sia la destinazione alla quale la concessione deve rispondere, non rientrano fra quelle contemplate come causa d’ineleggibilità.
La seconda è che l’ingegner Guglielmo Visocchi non era personalmente destinatario delle due concessioni di derivazione di acque dal fiume Melfa, perché le due concessioni appartenevano, prima del 2 giugno, ed appartengono tuttora, alla Società cartiere Arata-Visocchi, ed è errore grossolano, dal punto di vista giuridico, confondere l’ente sociale col socio di esso.
L’articolo 11 stabilisce, difatti, la ineleggibilità «ad personam», occupandosi, in altra parte della stessa disposizione, della incapacità dei rappresentanti o dei soci o degli amministratori d’una società, che sia sovvenzionata dallo Stato, con sovvenzioni non contemplate in una legge generale.
Si legge nella suddetta disposizione: «Non sono eleggibili coloro che siano vincolati verso lo Stato per concessioni o contratti di opere o somministrazioni». A quali concessioni vuole riferirsi la disposizione? In generale, si usa la denominazione di concessioni, per distinguere dagli atti amministrativi in genere quei provvedimenti della pubblica Amministrazione, coi quali si conferisce un diritto, o si attribuisce una prerogativa, o si concede una facoltà, o l’esercizio di un pubblico servizio e simili. Si tratta di atti unilaterali, di imperio, nei quali la volontà del concessionario è come il presupposto della concessione, ma non interviene per dare vita ad un negozio giuridico. La concessione, cioè, deriva esclusivamente dalla sovranità dello Stato. E sono, pertanto, concessioni il conferimento d’uno «status», la legittimazione per decreto reale, il riconoscimento della personalità giuridica, il conferimento della cittadinanza, il conferimento di una laurea «ad honorem», il conferimento di una pensione, di grazia e simili.
Del pari, sono concessioni amministrative anche quelle che vanno più specificamente sotto il nome di autorizzazioni o licenze, come la licenza di porto d’armi, di condurre una caldaia a vapore, di condurre un veicolo meccanico, di aprire una farmacia, o simili. Evidentemente tutti questi atti non sono compresi fra le concessioni contemplate nell’articolo 11 della legge elettorale come causa di ineleggibilità. Per potere individuare le concessioni di cui all’articolo 11, dobbiamo, adunque, pensare ad un’altra serie di concessioni, a quelle, cioè che si distinguono, per dottrina concorde, in due grandi categorie: concessioni su beni pubblici, concessioni di pubblici servizi.
Concessioni su beni pubblici, come quelle su strade, su aree pubbliche, sul demanio marittimo o lacuale, per derivazione di acque pubbliche o per lo sfruttamento di cave, di miniere, di torbiere; concessioni di pubblici servizi, come per la gestione di tranvie, di filovie, di forniture di gas, di elettricità, di riscossione di tributi, diretti o indiretti che siano, e simili.
A quali concessioni ha voluto riferirsi la legge elettorale? Noi diciamo che la parola concessioni di cui all’articolo 11, non è per sé stante, staccata, cioè, come ritiene la relazione, dalle altre parole seguenti: «opere e somministrazioni», per modo che la legge intende riferirsi esclusivamente alle concessioni di opere o somministrazioni.
Non è possibile, adunque, isolare la parola «concessione», sia per esigenze grammaticali e logiche, sia per esigenze giuridiche.
Non si riuscirebbe, difatti, ad intendere, perché la parola «concessioni» non debba e non possa riferirsi ad opere e somministrazioni. L’onorevole Relatore ha ricordato tutta la legislazione precedente, per rilevare che – secondo lui – le concessioni non potessero riferirsi alle «opere e alle somministrazioni» a causa della preposizione «per», posta a stabilire come una netta separazione tra concessioni e contratti. È un evidente errore, perché la preposizione «per» non disgiunge, ma unisce, invece, i due termini in una evidente unità logica e grammaticale.
Soggiunge il Relatore: «soltanto nell’ultimo testo dell’articolo 11 del decreto legislativo del 10 marzo 1946, è stata soppressa – notate bene – la preposizione «per» che, nelle leggi precedenti, era stata posta dinanzi alla parola «contratti».
Ora è evidente che se la preposizione «per», ritenuta disgiuntiva, è stata soppressa, la soppressione non può avere altra portata che quella di riferire il complemento di specificazione tanto alle concessioni quanto ai contratti.
Comunque, non può sfuggire ad alcuno che, separate dalle parole «opere e somministrazioni», le «concessioni» resterebbero senza un contenuto determinato, sì che l’interprete non sarebbe in grado d’individuarle ai fini dell’articolo 11 della legge elettorale.
La Giunta delle elezioni ritiene, per altro, non essere configurabili concessioni di opere o di somministrazioni, ma, bensì, soltanto, contratti relativi ad opere o somministrazioni. Tale opinione è del tutto erronea. Se, per vero, si contesta dalla dottrina italiana, in contrasto con la dottrina francese, la possibilità di rapporti contrattuali con lo Stato, nell’ambito del diritto pubblico, non si dubita, ormai, da alcuno della distinzione tra concessioni e contratti. Non se ne dubita, nel senso che le concessioni sono atti unilaterali, d’imperio, nei quali la volontà del concessionario non ha rilevanza giuridica, sì che non si stabilisce un rapporto contrattuale o un negozio giuridico tra lo Stato e il concessionario, mentre nei contratti relativi ad opere e somministrazioni si stabilisce, invece, un vero e proprio negozio giuridico tra il privato e lo Stato.
La conseguenza quale è? È evidente: la legge richiama le concessioni e i contratti allo scopo di stabilire che sia gli atti unilaterali (concessioni) sia gli atti bilaterali (contratti) relativi ad «opere o somministrazioni» sono causa d’ineleggibilità. È questa, dunque, la ragione per la quale le parole «opere e somministrazioni» costituiscono un complemento di specificazione sia per le «concessioni», sia per i contratti.
A ribadire la fondatezza dell’assunto, si potrebbe aggiungere che, nella nostra legislazione, non v’è alcuna norma che vieti di conferire delle concessioni mercé contratto.
Di qui la conseguenza assurda che, conferita per contratto, la concessione su beni pubblici non sarebbe causa d’ineleggibilità, e, conferita, invece, per atto unilaterale, sarebbe causa d’incapacità.
È ovvia, infine, l’osservazione che, isolata la parola «concessioni», senza riferimento alle «opere e alle somministrazioni», essa non avrebbe un significato concreto, data la varietà infinita di concessioni, le quali tutte, per altro, importano, comunque, un vincolo verso lo Stato che concede. Ciò premesso, per non uscire dal campo della questione che ne occupa, a che può servire (ecco il quesito) la concessione di acque pubbliche?
Può servire o per trasformazione in energia motrice, o a scopo di irrigazione, o per azionare molini o per fluitare merci.
E chi potrà dire che il proprietario di un terreno, il quale usufruisca, a scopo irrigatorio, di una concessione di acqua (posto il principio, è irrilevante l’importanza maggiore o minore o la destinazione diversa della concessione), sia ineleggibile, ai sensi dell’articolo 11? La stessa domanda potrebbe porsi in rapporto a chi goda della facoltà di mandare il gregge a pascolare in una determinata zona, o abbia la facoltà di esercitare un diritto di pesca o di caccia.
Se, dunque, non è possibile staccare la parola «concessione» da «opere o somministrazioni», e se la legge ha voluto colpire soltanto le «concessioni di opere o di somministrazioni», è evidente che la concessione di derivazione di acque pubbliche non è compresa fra quelle di cui all’articolo 11, essendo tale concessione in funzione esclusiva di una privata utilità.
Ciò premesso in diritto, sta in fatto che l’ingegnere Visocchi non era intestatario, alla data del 2 giugno 1946, delle concessioni che gli sono state attribuite.
Difatti, il 6 giugno 1937, per atto notar Fienga, le concessioni erano state cedute alla Società Cartiere Arata e Atina, la quale assumeva la denominazione di Società Cartiere Arata e Visocchi.
Ora si oppone che, se poteva essere ceduta la concessione originaria, non poteva essere ceduta, per l’atto Fienga del giugno 1937, la concessione successiva al detto atto, giusta il decreto del 22 novembre 1937.
È evidente l’errore di tale affermazione, perché qui non si tratta di cessione o trasferimento di singoli diritti, bensì del trasferimento dell’intera azienda Visocchi a quella Arata. Pertanto, se fu trasferito l’intero patrimonio, se furono trasferiti gli impianti, se furono trasferite le opere, è evidente che furono anche trasferite tutte le accessioni, e, quindi, tutti i diritti dell’Azienda, anche quelli «in fieri», o condizionati. A ribadire l’evidenza di tale assunto, sta il fatto che nell’articolo 2 dell’atto Fienga si contemplava l’obbligo dell’ingegnere Visocchi di non esercitare alcuna attività in concorrenza con la società cessionaria. Né varrebbe opporre che il trasferimento non ebbe il «nulla osta» del Ministero dei lavori pubblici, richiesto per la convalida del trasferimento stesso.
La legge, per vero, non esige un «nulla osta» formale per atto scritto, bastando, all’uopo, anche l’acquiescenza di fatto, e tale acquiescenza o consenso non può mettersi in dubbio, se, per anni ed anni, la società cessionaria eserciti tutti i diritti relativi alla concessione, fino alla richiesta dell’ampliamento degli impianti presentata nel 1940 al Ministero dei lavori pubblici.
In punto di fatto, adunque, sta che nel 1937 si ebbe il trasferimento dell’azienda Visocchi nell’azienda Arata, la quale fu dal Ministero riconosciuta come cessionaria. Comunque, se si dovesse ritenere non valida la cessione per mancanza d’un «nulla osta» formale, si sarebbe «ope legis» verificata la decadenza dalla concessione da parte del Visocchi, risolvendosi la cessione in una evidente rinunzia alla concessione.
Se non che, qui non si versa nel caso di cessione, bensì in quello di fusione per incorporazione, a norma dell’articolo 196 del Codice di commercio. È banale la distinzione tra cessione e fusione per incorporazione, e non occorre che io insista su di essa.
È applicabile, pertanto, l’ultima parte dell’articolo 20 della legge nelle acque pubbliche, per la quale si esige soltanto che la trasformazione sociale sia resa nota al Ministero, come in effetti avvenne.
Né vale opporre che nel 1942 la società divenne un’accomandita semplice, con Visocchi socio accomandatario e, come tale, a responsabilità illimitata.
Altra cosa è, difatti, la responsabilità illimitata del socio accomandatario ed altra cosa è l’autonomia patrimoniale della società in accomandita, autonomia che non si elimina per la responsabilità del socio accomandatario. Non si può, adunque, confondere l’ente sociale con la persona del socio; tanto più in quanto la legge provvede specificamente per le società, e stabilisce la ineleggibilità per i rappresentanti, gli amministratori e i dirigenti di società ed imprese volte al profitto di privati e sussidiate dallo Stato con sovvenzioni continuative o con garanzia di assegnazioni e di interessi, quando questi non siano concessi in forza di una legge generale dello Stato.
Pertanto, se i soci sono ineleggibili solo nel caso suddetto, innegabilmente il socio di una società che non abbia alcuna sovvenzione non può essere compreso nella norma di cui all’articolo 11.
Sono queste le ragioni giuridiche e di fatto per le quali noi riteniamo che l’Assemblea debba respingere la proposta di annullamento, e che, in ogni caso, debba ordinare che gli atti siano restituiti all’onorevole Giunta delle elezioni per un supplemento di istruttoria, soprattutto in rapporto ai documenti che la Giunta non poté esaminare, per non essere stati tempestivamente presentati.
PRESIDENTE Ha chiesto di parlare l’onorevole Molè. Ne ha facoltà.
MOLÈ. Onorevoli colleghi, non abuserò della vostra pazienza, perché ormai la discussione si è protratta tanto che mi domando – se la soluzione giuridica di un piccolo episodio elettorale già tiene impegnata da tre ore l’Assemblea – quanto durerà la discussione della Costituzione: non delle settimane e dei mesi, ma degli anni (ilarità).
Il caso è di una semplicità elementare. Vero che è stato portato dinanzi a voi dentro una cortina fumogena, con una quantità di elementi estranei, su cui non mi soffermerò: il lamento dei 12.000 elettori orfani o vedovi del loro rappresentante, la lotta di classe, l’assalto contro il capitale, che in Visocchi coinciderebbe con il lavoro; la illustre discendenza gentilizia. Ma tutto questo non ha nessuna importanza, per quanto sarebbe facile rispondere. Tutto questo non ha nessuna importanza, come non ha nessuna importanza la insinuazione che la Giunta abbia cercato di gravare la mano, per passione di parte, su questo candidato, quando, è viceversa pacifico che la Giunta delle elezioni ha deciso all’unanimità dei rappresentanti di tutti i partiti, di cui soltanto uno ha ritenuto di astenersi; ma l’astensione non significa voto o parere contrario, può significare tutt’al più dubbiezza di coscienza. Apprendiamo che posteriormente questo Saulo ha cambiato opinione, fulminato dalla luce divina sulla via di Damasco, ma intanto è certo che la relazione della Giunta viene a noi con la proposta di annullamento, votata da tutti i rappresentanti di tutti i partiti. Quindi lasciamo stare le amplificazioni, le deviazioni, le questioni classiste ad uso di mozione degli affetti dei borghesi capitalisti che possono sedere nell’Assemblea. Veniamo invece alla questione essenziale ed esaminiamola in termini froebeliani, rapidamente, succintamente senza abusare della vostra pazienza.
Il cittadino Visocchi, come concessionario di grandi derivazioni di acque (2500 cavalli di forza motrice, 850 litri di acqua al secondo) e come concessionario di miniere, è eleggibile o è ineleggibile?
Cominciamo dalle derivazioni di acque pubbliche. Leggo l’articolo 11: «sono (fra gli altri) ineleggibili coloro che sono vincolati verso lo Stato da concessioni o da contratti di opere e di somministrazioni».
Il primo cavillo per escludere l’ineleggibilità non regge.
Avete sentito la tesi sostenuta dall’onorevole Crispo. Il complemento di specificazione (di opere e di somministrazioni) andrebbe riferito così alle concessioni che ai contratti. Anche le concessioni devono essere di opere e somministrazioni. Ma la concessione di acque pubbliche non è concessione di opere o di somministrazioni. Dunque non è la concessione che giustifichi la sanzione delle ineleggibilità.
Potrei ribattere l’affermazione, con le stesse parole dell’onorevole Crispo, laddove definendo le concessioni atti unilaterali del potere discrezionale della pubblica amministrazione, egli le divideva in due categorie: concessione di beni pubblici e concessione di servizi pubblici. Poiché, le opere e le somministrazioni non sono né beni pubblici, né servizi pubblici, non si può fare rientrare in uno di questi due casi la concessione. Non si concedono opere pubbliche, non si concedono somministrazioni. Si può appaltare la costruzione di un’opera pubblica o un servizio di somministrazioni. Ma appalto non è concessione, concessione non è contratto. E comunque, perché usare due espressioni se concessione e contratto dovessero – per assurdo – significare la stessa cosa? Sarebbe una ripetizione, un pleonasma, un bis in idem. No. La legge ha voluto con le due diverse espressioni indicare due diverse fonti: contratto e concessione, e due generi di rapporti: quelli che sorgono contrattualmente in condizioni di parità fra amministrazione e privato sullo stesso piano per opere e somministrazioni, e quelli che sorgono per potere discrezionale della pubblica amministrazione dall’atto amministrativo, che concede al privato il godimento o l’uso di un bene pubblico o l’esercizio di un’attività con speciali condizioni di esercizio e di controllo. Quando la legge all’articolo 11 parla di concessione o di contratto di opere e somministrazioni, non accomuna il complemento di specificazione alle due ipotesi distinte, di due diversi rapporti. Che sono: concessioni tout court da una parte – e dall’altra contratti di opere e di somministrazioni.
E non argomenta da causidico o «da paglietta» – come fu detto irriverentemente – la Giunta delle elezioni, quando, risalendo ai precedenti, ricorda che le disposizioni di tutte le leggi anteriori parlavano di vincoli del privato verso lo Stato «per concessioni o per contratti di opere e somministrazioni», per dedurne che la ripetizione del «per» significa una disgiunzione precisa fra i due concetti.
Perché la Giunta non doveva ricordare questi precedenti? Se la legge attuale riproduce senza variazioni le disposizioni delle leggi anteriori – se nelle leggi anteriori è scolpito il distacco fra i due casi, è evidente, anche per questa via, l’assurdità del tentativo di appiccicare alle concessioni, il complemento di specificazione, che viceversa riguarda solo i contratti.
Ma voi dite: parlando di concessioni in generale, senza specificazione, come causa d’ineleggibilità, bisogna dunque intendere tutte le concessioni? Anche la concessione di aprire una bettola, anche la concessione del porto d’armi, anche la concessione di vendere dei tabacchi, anche la concessione di un diritto subiettivo, anche il riconoscimento di uno status, anche il conferimento della cittadinanza? Sarebbe assurdo.
Sarebbe assurdo, ma non è vero.
No, signori, non si tratta di tutte le concessioni. Non tutte le concessioni rendono ineleggibili. Rileggiamo l’articolo 11. Quando sanziona la ineleggibilità di coloro che sono vincolati per concessioni verso lo Stato, per ciò stesso definisce le concessioni che rendono ineleggibile.
Bisogna che siano concessioni che vincolano il privato verso lo Stato: concessioni vincolanti.
Ma quali sono le concessioni vincolanti? È vincolante la concessione che riguarda diritti subiettivi, il riconoscimento di uno status, la concessione della cittadinanza, cioè quella concessione che esaurisce il rapporto fra Stato e privato, perché la facoltà discrezionale dello Stato si consuma e l’intervento si esaurisce nell’atto stesso in cui la concessione ha luogo? No, queste concessioni non sono vincolanti. I rapporti che si esauriscono nell’atto stesso della concessione, non vincolano, perché nel concetto del vincolo è scolpito il concetto della permanenza del rapporto. Dunque debbono essere rapporti continuativi, e rapporti continuativi soggetti ad una disciplina, che vincolano il privato verso lo Stato.
Le concessioni vincolanti sono quelle che hanno un contenuto economico, e creano una situazione giuridica permanente di limitazione ed obblighi del privato nel godimento o uso del bene pubblico, e di continuo controllo dello Stato, perché il privato non ecceda nel godimento o uso a lui concesso: una serie di rapporti per cui il privato si trova di fronte allo Stato in una condizione di perpetua soggezione e lo Stato di fronte al privato, in una condizione di perpetua vigilanza. Casi tipici: la grande derivazione di acque pubbliche o la concessione di sfruttamento di una miniera, nei quali fra sorvegliante e sorvegliato, fra vigilante e vigilato, anche per la possibilità immanente e permanente dello intervento dello Stato col suo potere d’imperio è connaturato un conflitto, un contrasto d’interessi, fra privato e Stato.
Conflitto d’interessi, ecco il criterio discriminatore delle ineleggibilità.
La legge sanziona la ineleggibilità, perché vuole evitare che nel conflitto permanente, attuale o potenziale, fra privato e Stato, il privato abbia il prestigio e l’autorità della più elevata funzione pubblica nel tutelare il suo interesse privato di fronte all’interesse pubblico.
Non perdiamo, dunque, tempo in sottili disquisizioni teoriche o ricerche esegetiche. Non occorrono. Per risolvere il problema concreto della ineleggibilità, basta risalire allo spirito della legge. La legge, anzi, le leggi, hanno avuto questo scopo ben preciso: chiudere le porte del Parlamento a chi è nella situazione particolarmente delicata di dovere contendere con lo Stato, facendosi forte del munus publicum, riunendo e confondendo nella sua persona la rappresentanza della sovranità popolare e la titolarità di un interesse privato. Ecco dunque l’esame che occorre compiere. Codesto conflitto d’interessi, e il pericolo o il sospetto d’interferenze deviatrici e d’inframmettenze vietate che la legge vuole eliminare con la sanzione dell’ineleggibilità, esiste o non esiste nella grande deviazione di acque pubbliche? Indubbiamente esiste.
L’amico Reale sostiene che noi colpiamo con la risposta affermativa tutti i derivatori di acqua, anche i piccoli proprietari che irrigano le proprie terre. Accomuna così il grande industriale Visocchi al piccolo contadino della mia terra di Calabria. E non pensa quanto siano diversi i due casi-limite.
Diversi, per la forma della concessione, per l’autorità da cui emana, per la disciplina cui è sottoposta, ma soprattutto per la rilevanza del valore economico – meschino nell’un caso, formidabile nell’altro – alla quale correlativamente corrisponde la maggiore o minore possibilità e gravita del contrasto fra interesse pubblico e interesse privato e la maggiore o minore possibilità del pericolo che venga sacrificato l’interesse pubblico – elemento decisivo che lo spirito della legge pone a fondamento della ineleggibilità.
La concessione ad un modesto privato non configura per la pubblica Amministrazione, la pericolosità del conflitto con la grande industria, questa potente organizzazione di capitali e di mezzi tecnici che può adergersi da pari a pari nella lotta contro lo Stato.
Il diritto deve adeguarsi alle realtà della vita. È relatività, è proporzione. Non possiamo porre i due capi dallo stesso piano.
E quand’anche la legge fosse così rigida da costituire summum jus, summa iniuria, la giurisprudenza interverrebbe caso per caso, col correttivo dall’equità ad evitare la summa iniuria. Col criterio discriminatore del conflitto d’interessi giudicheremo caso per caso. Se invece che di fronte a Visocchi ci trovassimo di fronte a un piccolo proprietario il quale utilizza non 860 litri al secondo e 2500 cavalli di forza motrice, ma pochi moduli di acqua, senza decreti reali, senza progetti esecutivi di grandi opere da sottoporre al Consiglio superiore dei lavori pubblici, col solo obbligo di pagare il canone modesto uguale per tutti, prefissato dalla legge, dovremmo porre la questione se la sua concessione è o non è una concessione vincolante. Ma quando ci troviamo di fronte alla grande concessione di acque, alla grande impresa che deriva forze idriche per vendere la energia elettrica, per sfruttarla a scopi industriali, all’attività facilmente sovvertitrice della grande speculazione, il caso è ben diverso, da quello del modesto coltivatore che deriva l’acqua pubblica per poter rendere fertile il suo terreno, caro amico Reale (Interruzione del deputato Reale Vito. – Approvazioni al centro e a sinistra).
Qui abbiamo la grande concessione, la concessione in senso stretto, la concessione tipica che tutti i trattatisti hanno citato (e di questi trattatisti almeno tre siedono fra di noi ed il più grande, ho l’onore di salutare in questo momento) (Si rivolge all’onorevole Orlando): la concessione vincolante del privato per antonomasia, sottoposta a continuo controllo, non soltanto per norma comune di legge (il testo unico sulle acque pubbliche), ma anche per il suo specifico disciplinare che costituisce un sistema corrispettivo di obblighi e di limitazioni per Visocchi e di guarentigie e potestà discrezionali per lo Stato, che può dichiarare la decadenza, procedere al riscatto, e revocare la concessione, fatta in via precaria, con espressa riserva «che la concessione è accordata fino a quando non sia stata attuata una più vasta (ed incompatibile con la concessione) utilizzazione del Melfa».
E allora, non rimane che trarre le conseguenze ineluttabili, ai fini dell’ineleggibilità.
Esiste o non esiste il vincolo? e attraverso la disciplina vincolatrice, si profila la possibilità di un contrasto in questa concessione, che lo Stato nella sua facoltà discrezionale da un momento all’altro può revocare? Perché, notate bene è molto più pericolosa l’ipotesi della concessione, della ipotesi del contratto, perché quando ci troviamo di fronte ad una norma contrattuale, che mette Stato e privato sullo stesso piano, possiamo ricorrere al magistrato, ma quando ci troviamo di fronte alla discrezionalità dello Stato, della pubblica amministrazione, siamo appunto in quel campo di rapporti, diciamo cosi, elastici, in cui maggiormente può incidere la inframmettenza deviatrice, tanto più efficace quanto più irraggiungibile e irresponsabile. Sono questi i casi in cui il conflitto di interessi suggerisce e determina il ricorso alle interferenze e alle inframmettenze vietate. E qui appunto ci troviamo in un conflitto di interessi fra lo Stato e colui che nel medesimo tempo è investito di un mandato pubblico, membro dell’Assemblea Costituente sovrana, e titolare dell’interesse privato. Può darsi il caso che la forza deviatrice e conduttrice di questa sua autorità giovi al suo interesse privato?
Basta per determinare la incompatibilità, la potenzialità del conflitto e dell’interferenza. Ma c’è di più, molto di più nel caso dell’industriale Visocchi. Altro che conflitto potenziale. Il conflitto è attuale. Ecco i giornali che ne parlano. Il «Messaggero», qualche mese fa, pubblicò la notizia che era di imminente attuazione, ad iniziativa del Ministro dei lavori pubblici, la regolamentazione del bacino idrografico del Liri. II bacino del Liri, come è noto, raccoglie nel suo corso anche le acque del Melfa, del Rapido e di altri fiumi e le grandi derivazioni progettate per intensificare la produzione di forza motrice saranno eseguite – annunciava il giornale – non per fini privati ma per fini di pubblica utilità, e sono invano avversate dagli attuali cessionari delle industrie private (leggi: Arata e Visocchi). Che altro volete? Di fronte a questo conflitto di interessi in atto è inutile parlare di conflitti potenziali. Io non voglio dire una sola parola che sia meno che riguardosa pel candidato Visocchi. Amo anzi pensare che egli personifichi l’imperativo categorico della legge morale. Ma foss’egli più serafico in ardore e purità del fraticello di Assisi e rinunciasse per il bene dello Stato, a tutelare i suoi interessi e fosse capace di regalare ai poveri i suoi milioni; qui dobbiamo vedere se ci sono o non ci sono le condizioni obiettive che rendono incompatibile la sua carica di Deputato alla Costituente con la titolarità della concessione vincolante contemplata dalla legge. Esiste o non esiste questa incompatibilità? Rispondete a questa domanda!
Per eludere la necessità di rispondere nella sola maniera possibile, si è detto che la concessione non lo riguarda più, perché è stata ceduta ad una società (di cui però il Visocchi è socio accomandatario). Ma è operante questa cessione? C’è un articolo della legge sulle acque pubbliche il quale testualmente dice che senza il nulla osta e fino a che non sia intervenuto il nulla osta dell’autorità amministrativa «la cessione non è traslativa». Il nulla osta non esiste: il trasferimento non è avvenuto: Visocchi è ancora il titolare della concessione vincolante verso lo Stato.
Ma si fosse verificata, fosse perfetta la concessione, egli, socio accomandatario della Società cessionaria, e come tale, obbligato oltre quota illimitatamente e personalmente verso lo Stato, potrebbe farsi schermo della teorica distinzione fra le persone fisiche dei soci e la personalità giuridica della società in accomandita? Cesserebbe in concreto il conflitto d’interessi? Finirebbe il pericolo o – basta pure – il sospetto che possa servirsi del mandato parlamentare a fini privati?
Ora dovrei parlare, ma me ne guardo bene, della miniera: godimento di un bene dello Stato, concessione vincolante, per la quale non mancano i precedenti: ultimo quello dell’onorevole Luzzatto, di cui la Camera dei Deputati annullò l’elezione.
Vi dicono: la miniera non è in funzione, è quasi distrutta per eventi di guerra. Ma la concessione è ancora sua, o di quella tale società di cui è accomandatario? La conseguenza è sempre la stessa. Conflitto d’interessi. Non può essere deputato alla Costituente chi ha una situazione così delicata di rapporti economici così rilevanti con lo Stato. Visocchi non può essere deputato.
Il deputato Visocchi è escluso dall’industriale Visocchi. E non c’è altro da aggiungere.
Tutto il resto è chicane, contorno, vaniloquio, insinuazione. Qui non si fa una quistione di classe: si fa una quistione di moralità politica, che trascende le persone.
La ricchezza di Visocchi come l’onestà di Visocchi sono fuori discussione. E deploro – perché ripugna alla mia coscienza di uomo, al di fuori delle ideologie, delle tendenze dei partiti – l’attacco iniquo e ingeneroso contro la Giunta delle elezioni, che viene accusata di avere per faziosità violato la legge.
La faziosità è esclusa dalla unanimità della decisione.
E quanto alla violazione di legge… sì, è vero: la Giunta ha violato la legge; ma l’ha violata a favore del Visocchi, per soverchia longanimità o per eccesso di scrupolo. L’ha violata una prima volta, quando ha ricevuto i documenti fuori termini: l’ha violata una seconda volta, quando ha atteso per settimane e per mesi la nomina dell’avvocato, l’ha violata una terza volta, in maniera clamorosa, con un esempio che non ha precedenti negli annali parlamentari, quando ha rinviato, attendendo i comodi della difesa, una seduta pubblica, improrogabile per norma testuale di Regolamento: l’ha violata una quarta volta, insinuando nuove istanze e documenti dopo la decisione, nel fascicolo presentato all’Assemblea. (Applausi).
E ora si parla di «pruderie» e di quacquerirismo? Il gerarca Visocchi si acqueti. E gl’immemori che han dimenticato e gl’ignari che non sanno riguardino i precedenti parlamentari. Troveranno che gli uomini che sedevano nel Parlamento e – cito nomi di tutti i partiti – si chiamavano Bonghi, Coppino, Cairoli, Spaventa, Imbriani, Prampolini, manifestarono senza limitazioni la esigenza assoluta della insospettabilità della rappresentanza parlamentare e furono concordi nel volere e osservare una legge che impedisse l’ingresso in questa aula dagli uomini d’affari.
Perché Giovanni Bovio (che abbiamo sentito tanto dileggiare nel ventennio sciagurato, ma che era una delle più grandi anime d’italiano che io abbia conosciuto), ammoniva che bisogna evitare, non che il pericolo, la legittima suspicione delle inframmettenze estranee.
Poi quando questo stile di austerità, di severità, di probità, ch’era nel costume, prima che nelle leggi, decadde e col sovvertimento politico trionfò lo scetticismo morale, accadde quello che accadde. Assistemmo a episodi edificanti come questo: che un ministro delle comunicazioni formava le società per conceder loro l’appalto dei pubblici servizi; e un altro firmava come rappresentante dello Stato i contratti di forniture con se stesso, come rappresentante delle ditte fornitrici.
Torniamo alle origini. E se la Costituente deve fare risorgere le antiche tradizioni e rinnovare il costume politico, noi dobbiamo dimostrare che, nella sua continuità, soltanto interrotta, il Parlamento, che ebbe il coraggio di respingere deputati garibaldini, se non ha violato la legge per le camicie rosse, non la viola neppure per un centurione di camicie nere. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole La Rocca. Ne ha facoltà.
LA ROCCA. Mi rendo conto dell’ora tarda e della stanchezza dell’Assemblea; e perciò rinunzio a parlare. D’altra parte il terreno della questione è stato arato in ogni sua parte è non c’è bisogno d’una lunga discussione, anche perché la Camera già conosce la relazione della Giunta, chiara, minuta, obbiettiva e fondata, in fatto e in diritto.
Mi associo alle argomentazioni esposte con sottigliezza dall’onorevole Molè; e credo sarebbe ingiurioso per l’Assemblea se mi stendessi, in parole, per invitarla ad accogliere le conclusioni proposte dalla Giunta, e quindi, l’annullamento della proclamazione dell’ingegnere Visocchi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Bertini, Presidente della Giunta delle elezioni. Ne ha facoltà.
BERTINI, Presidente della Giunta delle elezioni. Sarò brevissimo, ma non posso tacere il mio sdegno per le offese lanciate, sia pure sotto forma di insinuazioni, alla Giunta delle elezioni. Si dovrebbe sapere dall’onorevole Mastrojanni, il quale mi conosce da tempo, con quale imparzialità e superiorità io attenda sempre ai privati e pubblici uffici. Ma non mi importa di me. La mia opera è conosciuta ed apprezzata dai colleghi della Giunta e questo basta alla mia coscienza. Peraltro, debbo respingere le insinuazioni, perché toccano un egregio collega, l’onorevole Grieco, a cui va resa questa testimonianza coscienziosa; e, cioè, che nella discussione davanti alla Giunta egli ha portato tutto lo scrupolo dell’indagine fino al punto che, quando dopo la discussione in seduta pubblica, era da affrontare l’esame delle questioni, è rimasto persino un momento esitante domandando alla Giunta se, per lo scrupolo di approfondire alcuni aspetti del dibattito, fosse necessario da parte sua di rimandare al giorno successivo la discussione. Inoltre (e ciò ha sollevato anche osservazioni da parte di qualche collega della Giunta), essendo io stato, secondo il mio solito, eccessivo nel darmi carico delle richieste del contestato, quando, nella giornata dedicata la prima volta alla discussione in seduta pubblica, si venne a far presente da parte dei mandatari del Visocchi che il suo avvocato era assente per malattia, nonostante che il regolamento della Giunta vieti ogni rinvio, essendo questo concesso soltanto nel caso di impedimento del Relatore, mi interposi tra le parti ed indussi l’avvocato Selvaggi ad aderire in via di amichevole deferenza alla richiesta del rinvio. Ciò feci perché dedicandoci con imparzialità al nostro compito, non volli si sospettasse che le ragioni del contestato fossero obliterate per l’assenza del suo valoroso patrono. Ma in un secondo ed in un terzo senso ho voluto dimostrare la mia imparzialità, procurandomi anche per questo qualche rilievo da un collega, a proposito di una interpretazione, per me restrittiva, del Regolamento della Camera. E vale spiegarlo, per porre in vista l’imparzialità mia e dei colleghi. Alla fine della seduta pubblica, quando il professore Vassalli aveva largamente esposto il suo punto di vista, mi sono accorto che egli si riferiva a documenti non presentati nel termine stabilito dal Regolamento. Con tutto questo ammisi che i documenti fossero consegnati alla Presidenza, salvo mantener fermo il criterio della legge, la quale sancisce che i documenti proposti fuori termini non debbano formare argomento di decisione o di discussione. Così io interpretavo largamente il regolamento della Giunta. Anzi, siccome qualche collega riteneva che non si potesse dar luogo all’esame di documenti, richiesti dalla Giunta fuori del termine di rigore al Ministero dei lavori pubblici per chiarire la situazione del concessionario, espressi il pensiero, condiviso dalla Giunta, che il termine di rigore riguarda le parti, ma non il giudicante che ha sempre facoltà, per ragioni di ufficio, di indagare, anche dopo la scadenza del termine anzidetto. In ultimo volli che la relazione dell’onorevole Grieco non soltanto fosse portata al mio esame, come è di diritto, trattandosi di un documento collegiale, prima della sua presentazione alla Camera, ma volli altresì (e sui verbali qualunque collega può verificarlo), che la Giunta in seduta plenaria, cosa non consueta, ne sentisse la lettura e l’approvasse anche nella sua letterale dizione. Salvo un collega che si era astenuto nel giorno della deliberazione (mutò, poi, come aveva diritto, l’astensione in un voto contrario) la deliberazione fu approvata alla l’unanimità.
Sta di fatto pertanto che tutti i colleghi, rappresentanti i vari partiti della Camera, e così anche il partito Qualunquista, hanno votato per l’annullamento.
Dopo di ciò, non aggiungo altro. Sento di portare nella Giunta tutta la mia attività e una assoluta imparzialità e posso dirmi quindi contento di quanto ha detto qui l’onorevole Molè, rispondendo a tutte le obiezioni affiorate durante la discussione.
Comunque, signori, credo di poter dire che la relazione dell’onorevole Grieco è importantissima dal punto di vista del diritto e dal punto di vista del fatto. In ogni modo, fra qualche giorno, – non so se domani o dopodomani – avrete occasione di esaminare la relazione Pertini sulla questione che si dice identica, e identica non è, riguardante la convalida del Deputato De Martino.
Al termine di quella relazione, si fa voto perché l’Assemblea Costituente riesamini la questione della incompatibilità e della ineleggibilità con ampiezza e profondità. A questo voto mi associo completamente. Oggi peraltro non dovete decidere che in sede «de lego condita». Quello che sarà la legge futura, l’onorevole Mastrojanni e tutti i colleghi che hanno oggi interloquito lo diranno e lo sosterranno nel momento in cui questa Assemblea sarà in possesso della delicata questione in tutta la sua interezza. Sulla questione, come è stata prospettata all’Assemblea, giudichi essa in ogni modo nella pienezza della sua libertà e della sua convinzione. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Lucifero. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Sarò brevissimo, tanto più che dovrò parlare ancora una volta stasera.
Non avrei chiesto la parola, se non si fosse parlato di quella mia astensione e successivo voto contrario; perché io sono quel membro della Giunta che si è astenuto alla prima deliberazione e che ha votato contro la seconda. Quindi, non è esatto quanto è stato detto che sia stata approvata all’unanimità la proposta della non convalida dell’onorevole Visocchi, perché io mi astenni fin dal primo momento e mi astenni motivando il mio voto, cioè dicendo che ero anch’io preso dalla suggestiva relazione dell’onorevole Grieco – perché questa relazione non solo è molto interessante, ma è anche molto bella ed impressionante – ma che, ciononostante, non ero convinto delle sue argomentazioni e che non mi sentivo, in quel momento, di esprimere un voto. I colleghi della Giunta me ne possono dare atto.
Successivamente, quando si dovette votare la relazione Grieco, avendo riesaminato il problema, sciolsi la mia riserva, dicendo che se l’interpretazione della legge elettorale sulla quale si basava l’onorevole Grieco fosse stata accolta, noi avremmo – di fronte alla moderna economia che sempre maggiormente creerà rapporti fra i cittadini e lo Stato – finito con l’escludere almeno metà della popolazione dall’elettorato passivo. (Commenti).
Sarà un’opinione sbagliata; ma, visto che sono qui per votare secondo la mia coscienza, voterò secondo la mia coscienza, come ho votato allora.
PRESIDENTE. Gli onorevoli Mastrojanni, Reale Vito e Crispo hanno presentato il seguente emendamento alla proposta della Giunta:
«L’Assemblea afferma che le concessioni attribuite all’onorevole Guglielmo Visocchi non sono comprese fra quelle di cui all’articolo 11 della legge elettorale, e delibera di respingere la proposta di annullamento della elezione dell’onorevole Visocchi.
«In ogni caso, l’Assemblea non ritiene provato, allo stato, che l’onorevole Guglielmo Visocchi sia intestatario delle concessioni suddette, data la incompleta documentazione in atti; epperò delibera di restituire gli atti alla Giunta delle elezioni, per il prosieguo della istruttoria».
Avverto che procederò ad una votazione distinta delle due parti dell’emendamento.
Pongo in votazione la prima parte.
MACRELLI, Ministro senza portafoglio. Il Governo, come è consuetudine, si asterrà, dalla votazione.
(Dopo prova e controprova, è respinta).
PRESIDENTE Pongo in votazione la seconda parte.
(Dopo prova e controprova, è respinta).
Pongo ai voti la proposta della Giunta di annullare la elezione dell’onorevole Guglielmo Visocchi per la circoscrizione di Roma.
(Dopo prova e controprova, è approvata).
Sull’ordine del giorno.
PRESIDENTE. Do lettura dell’ordine del giorno per la seduta di domani:
- – Interrogazioni.
- – Elezione contestata per la circoscrizione di Salerno (Carmine De Martino).
LUCIFERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Chiedo scusa all’Assemblea se sono costretto a prendere per la terza volta la parola nella seduta odierna; e sono mortificato di dover far questo per i motivi che mi costringono a farlo. Ma io in quest’aula non sono venuto: sono stato mandato, debbo adempiere al mandato che mi è stato affidato, e debbo quindi esercitare quella funzione di critica leale e serena che è la distinzione della democrazia, se di democrazia vogliamo onestamente parlare.
Io credo di rendermi interprete di un sentimento che serpeggia per vasti strati della pubblica opinione italiana, dicendo che provo un certo stupore leggendo l’ordine del giorno di queste nostre sedute. Per tre mesi l’Assemblea Costituente è stata chiusa; dopo tre mesi ci riuniamo e si parla di interpellanze, di interrogazioni di vecchissima data, di elezioni contestate, di qualche decisione di urgenza. Ma in questi tre mesi, signori, sono accaduti dei fatti, e altri fatti non sono accaduti, che forse sarebbe stato bene accadessero. Io credo opportuno, per il prestigio stesso della nostra Assemblea, che non si dica che i signori deputati vengono a Roma, sbrigano quattro o cinque pratiche di urgenza e cinque o sei interrogazioni e se ne tornano a casa. L’opinione pubblica del nostro Paese ci domanda: «Insomma, che cosa fate? Che cosa discutete? Domandate conto al Governo di questo o di quest’altro?» Potrà avere torto o ragione di pretendere che noi chiediamo ciò al Governo, ma noi abbiamo il dovere di chiedere che il Governo ci faccia un consuntivo di questi tre mesi ed un preventivo per i mesi successivi. Questo per la nostra funzione democratica di controllo e di opposizione, di fronte ad un Governo che si dice democratico in un Paese che vuole e deve essere democratico. (Applausi).
Vi sono problemi gravissimi, di estrema gravità e urgenza, sui quali qualche membro del Governo ha dato luogo, in sedi meno qualificate, ad espressioni della sua preoccupazione.
Non voglio perdermi in dettagli, ma voglio accennarne solo qualcuno, perché non si dica che qui mi sono alzato a parlare per ragioni di opposizione sistematica. Mi sono alzato per dimostrare che argomenti gravi di preoccupazioni e di discussioni in questi tre mesi si sono presentati: argomenti gravi di preoccupazioni e discussioni in campo economico, come la questione gravissima del grano e quella del carbone, questioni vitali che preoccupano il popolo italiano. E il popolo italiano vuol sentire qui dal Governo qual è la reale situazione e come esso intende fronteggi aria.
Dichiaro al Governo che per questo, come per qualunque altro problema, noi dell’opposizione siamo a sua disposizione per aiutarlo nei suoi sforzi.
Una voce. Fate un’interpellanza.
LUCIFERO. Il regolamento della Camera dice che questa è la sede in cui si devono sollevare queste questioni. Le interpellanze lasciano il tempo che trovano. Ne abbiamo fatte decine e il Governo non ha mai risposto. (Applausi a destra).
Per quanto riguarda la politica interna, gravi fatti e soprattutto gravi polemiche si sono verificati. Accenno, senza esprimere alcun giudizio, ai fatti dell’Emilia (Rumori), per i quali ci sono state discussioni fra gli stessi partiti al Governo. (Interruzioni). Il Parlamento italiano ha il diritto di sapere dal Governo quale è il suo pensiero ufficiale su questa questione (Applausi); ed è perfettamente inutile che voi mi interrompiate, perché in questo momento, difendendo gli interessi e la dignità dell’Assemblea, io non rappresento la mia parte, ma rappresento tutte le parti e difendo anche vostri interessi e la vostra dignità (Rumori – Interruzioni). Ci sono questioni gravissime di politica estera; il trattato di pace e le sue conseguenze; la questione dell’intervento o della attività diplomatica di individui che, pur essendo autorevolissimi e degni della maggior stima, non sona qualificati a svolgere questa attività. Ci sono le trattative con la Jugoslavia, che per tanti motivi appassionano tutti noi e ci rendono ansiosi. Noi vogliamo sapere dal Governo a quale punto siamo in queste questioni; e non lo vogliamo sapere soltanto noi come deputati; ma vogliamo che si dica da quest’aula, onde il popolo apprenda quello che il Governo fa o tenta di fare e non riesce a fare.
L’onorevole De Gasperi non creda che io abbia voluto assumere un atteggiamento di opposizione alla sua persona, e nel caso specifico al suo Governo. Questo potrò farlo se le sue dichiarazioni non mi convinceranno in sede di discussione delle sue dichiarazioni. Io qui ho voluto rivendicare i sacri diritti del primo libero Parlamento italiano, e questo era mio dovere come liberale, come italiano, e come democratico. È la prima volta che una voce si leva per reclamare questi diritti ed io mi auguro che l’onorevole De Gasperi voglia rispondere all’invito che gli rivolgo con cordialità, perché ritengo, che, ciò facendo, renderà un servizio al suo Paese. Solo quando il Paese sarà ufficialmente illuminato delle difficoltà che si affrontano e si attraversano, potrà anch’esso affrontare con maggiore rassegnazione le prove gravissime che gli si presentano per l’avvenire. Ed auguro all’onorevole De Gasperi di poterle risolvere tutte. (Applausi a destra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Bellavista. Ne ha facoltà.
BELLAVISTA. Nella seduta del 21 settembre 1946 io presentai una interpellanza al Governo per la quale chiedevo l’urgenza sulla disciplina delle terre incolte.
Nella generale contumacia del Governo, presente un Ministro, si accettò l’interpellanza e si rispose che si sarebbe provveduto in una seduta successiva.
Attesi sino alla seduta del 25 settembre e non ebbi risposta, ed allora chiesi, parlando sull’ordine del giorno, al Governo, quando avrebbe risposto e l’onorevole Presidente del Consiglio mi assicurò che avrebbe risposto nella seduta immediatamente successiva; ma quella del 25 settembre era purtroppo l’ultima.
Molta acqua è passata sotto i ponti di Roma ed oggi io attendo ancora quella risposta, che era necessaria e che è necessaria ancora più, perché noi sappiamo con quale indisciplina si è proceduto, specialmente in Sicilia, all’assegnazione delle terre cosiddette incolte. (Rumori).
MUSOTTO. Non è vero. La Magistratura non ha mai concesso le terre! È un’affermazione inesatta.
BELLAVISTA. L’onorevole Musotto sa che ciò è perfettamente esatto. Del resto, io piglio spunto da questo per sollecitare un diritto parlamentare che, se è normale in tutti i membri del Parlamento per la opposizione parlamentare, è davvero diritto eminente e principale. E devo ancora aggiungere che nell’ordine del giorno di questa 26a seduta pubblica figurano 241 interrogazioni a risposta orale da svolgere; 347 interrogazioni con risposte scritte, di cui 125 già pervenute e 222 in attesa di risposta, tanto è vero che l’onorevole Presidente dell’Assemblea ha sollecitato il Governo a rispondere nella seduta di oggi. Ci sono poi tante interpellanze che attendono risposta. La mia voce si leva a protestare perché si rispettino i diritti del Parlamento. (Applausi a destra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Russo Perez. Ne ha facoltà.
RUSSO PEREZ. Ho presentato oggi un’interrogazione al Ministro degli esteri per conoscere se, in vista del fatto che le trattative preliminari per la pace con la Germania sembrano che siano state già iniziate dai rappresentanti delle Nazioni vincitrici, si sia fatto, ed in che forma, quanto era necessario per l’ammissione dei nostri rappresentanti alle dette trattative, come è buon diritto dell’Italia, in vista della sua cobelligeranza ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite.
Chiedo al Governo se non creda opportuno riconoscere l’urgenza della risposta a questa mia interrogazione, affinché sia inserita nell’ordine del giorno della seduta di domani.
TOGLIATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOGLIATTI. Desidero protestare contro questo sistema di impostare una discussione politica su temi di politica interna e di politica estera in fine di seduta, ad Assemblea stanca, quando l’aula già si sta sfollando. Per quanto io conosca – può darsi che la mia conoscenza sia limitata – ciò non è mai avvenuto nel Parlamento italiano, a meno che non fossero state presentate alla Presidenza, ed a tempo, proposte concrete per la discussione. La fissazione dell’ordine del giorno è compito dell’ufficio di Presidenza, nel quale tutti i gruppi hanno la loro rappresentanza. (Interruzioni). Il Regolamento dà la facoltà di presentare mozioni, interpellanze e interrogazioni urgenti. L’Assemblea può essere chiamata, sentito il Governo, ad esprimere il suo parere circa l’opportunità di concedere l’urgenza. Ma nessuna di queste proposte è stata presentata dall’onorevole Lucifero, che aveva tutte le possibilità di farlo.
Inoltre, desidero ricordare che abbiamo, poche ore fa, approvato una proroga dei termini già precedentemente concessi alla Commissione dei 75 per riferire sul progetto della nuova Costituzione. L’onorevole Lucifero, che si dichiara liberale, democratico e tutto il resto, ma non osa dichiararsi repubblicano, ha trovato modo di attaccare questa Assemblea per il modo con cui organizzerebbe i suoi lavori. Egli ha detto, in sostanza, che i membri dell’Assemblea si preoccuperebbero di sbrigare le pratiche dei loro elettori, ma non degli interessi del Paese. Questa è una offesa che dobbiamo respingere. Ma perché l’onorevole Lucifero non era presente quando si è discusso di questa proroga? Forse veramente si stava occupando di sue pratiche personali o di altre cose nei corridoi. Ad ogni modo, non ho sentito che abbia chiesto la parola in quella sede. Se l’avesse chiesta per criticare il nostro modo di lavorare, il suo intervento sarebbe stato in sede opportuna e forse anche ragionevole.
Se vogliamo fare discussioni politiche, ripeto, vi è il modo di rivolgersi al Governo, con apposite interrogazioni o interpellanze o mozioni. Ma, io sono nettamente contrario a che, per scopo di speculazione politica, si inscenino frammentarie discussioni e attacchi in fine di seduta, senza che nessuna proposta concreta di questo genere sia stata presentata. (Applausi – Commenti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Presidente del Consiglio. Ne ha facoltà.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno. Sono molto sorpreso di questo gesto di impazienza che si è verificato.
Il Governo non ha nessuna intenzione di sottrarsi alla discussione sui problemi politici generali, salvo che l’Assemblea provveda ai suoi compiti, specie in vista del fatto che era stata messa all’ordine del giorno la proroga o meno del termine per la presentazione del progetto di Costituzione.
Confesso che personalmente mi aspettavo una discussione che avesse un significato, circa i lavori dell’Assemblea, circa i termini per la presentazione del progetto di Costituzione. Invece, con mia grande meraviglia, non ci si è preoccupati di questo. Ci si è trovati d’accordo per differire il termine proposto e non si è fatto, intorno a questo, alcuna discussione riguardante il programma dei lavori dell’Assemblea.
Il Governo ha il dovere di essere a disposizione dell’Assemblea, ma anche l’Assemblea ha un regolamento, in base al quale può chiedere al Governo quando intenda rispondere sopra certi argomenti.
In linea generale, poi, avverto che se non ho nessuna ragione, come Governo, di evitare la discussione anche di problemi di carattere politico attuale, come rappresentante gl’interessi del Paese invece ne ho qualcuno.
Siamo all’inizio del periodo di proroga del prestito e non è in un simile momento che il Governo debba per proprio conto procedere a discussioni accalorate. Io ripeto che il Governo è a disposizione dell’Assemblea per tutte quelle informazioni che vorrà avere, per tutte quelle responsabilità che il Governo deve portare di fronte ad essa.
Se c’è una lagnanza generale circa le interpellanze, confesso che il lungo periodo di vacanza ci ha impedito di affrontarle tutte, o le principali. Ho esortato i miei colleghi di Governo a rispondere più rapidamente alle interrogazioni e ad essere pronti a rispondere sulle interpellanze.
Riguardo all’urgenza delle trattative sulla Germania, manca in questo momento il Ministro degli esteri.
RUSSO PEREZ. Avrei voluto dirlo preliminarmente.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno. Non sono in grado di rispondere prima che abbia sentito a che punto stiano le cose. Non credo che vi sia tale urgenza che il differire a domani o dopodomani l’eventuale discussione possa portare nocumento all’interesse del Paese. Quindi direi: in via di massima, nessuna obiezione perché la cosa venga discussa e trattata; riguardo al termine di domani o di dopodomani, l’onorevole collega abbia la compiacenza di farmi consultare il Ministro degli esteri. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Lucifero. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Prendo atto delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio e mi auguro che esse aprano una discussione libera e serena sui problemi del Paese, e che le interpellanze e le interrogazioni possano essere il mezzo per quell’osmosi di opinione tra Parlamento e Governo che fino ad oggi è mancata.
Tengo a respingere pubblicamente le ingiurie che mi sono state rivolte (Approvazioni a destra – Commenti).
PRESIDENTE. Chiedo al Governo quando intenda rispondere all’interpellanza dell’onorevole Bellavista.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno. Il Governo risponderà nella seduta di venerdì.
PRESIDENTE. La seduta è rinviata a domani con l’ordine del giorno di cui ho dato precedentemente lettura.
Interrogazioni e interpellanze.
PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni e delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
SCHIRATTI, Segretario, legge:
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere quali provvedimenti intenda prendere allo scopo di disciplinare la Cassa di previdenza per gli avvocati e procuratori, e se non sia intendimento del Governo di trasformare, mediante le opportune disposizioni, tale Cassa di previdenza nella tanto auspicata Cassa pensioni, realizzando, così, i legittimi desideri di numerosissimi professionisti esercenti una funzione di pubblica utilità, oltre che di alto prestigio, i quali aspirano a vedere finalmente risolto il grave problema del loro domani.
«Castiglia».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’aeronautica, per conoscere se gli risulta che un generale ed un capitano dell’arma aerea, che seguirono l’ex Re a Lisbona e che tutt’ora si trovano in Portogallo, continuino a percepire regolarmente tutti i loro assegni, e nel caso positivo come possa ciò giustificarsi.
«Nobile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, ed il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se sia esatta la notizia, pubblicata dai giornali, di un giuramento che sarebbe domandato ai funzionari civili dello Stato, compresi fra questi i magistrati ed i professori d’Università; in tale ipotesi se non credano di tornare sulla decisione presa rinunciando a tale coercizione delle coscienze dei civili cittadini, dimostratasi chiaramente inefficace e frustranea per gli scopi che intende conseguire, o almeno se non giudichino doveroso esonerare i docenti universitari da tale obbligo, imposto ad essi per la prima volta dal fascismo, obbligo costituente una limitazione ai diritti del pensiero ed alla libertà dell’insegnamento.
«Rivera».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Governo, per conoscere le ragioni per le quali è stato vietato ai Comuni dell’Oltrepò pavese di imporre sulla produzione dell’uva un piccolo tributo che, senza incidere sul prezzo del vino, assicurerebbe il pareggio dei loro bilanci senza chiedere contributi allo Stato. Il provvedimento venne già applicato l’anno scorso colla autorizzazione del Governo alleato e l’esperimento ha dato risultati soddisfacenti. Per questa annata lo hanno deliberato, senza distinzione di parte, i consigli comunali usciti dalle recenti elezioni popolari, lo ha approvato la G.P.A., trova il consenso del Ministero dell’interno; non se ne lagnano i contribuenti eccetto una piccola minoranza che, contraria a tutte le tasse, trova anche gravoso dare al comune cento lire a quintale di uva che vendono a 4-5 mila. Sarebbe un primo passo verso un po’ di autonomia comunale, quale fu chiesta dai comizi.
«Montemartini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere: 1°) quale ragione giustifica la disposizione di cui all’ultimo comma dell’articolo 2 della circolare 15 giugno 1946, n. 6489/84, con la quale si richiede all’insegnante elementare fuori ruolo che presenta domanda di nomina a provvisorio o a supplente in provincia diversa da quella di sua ordinaria residenza, la documentazione del suo particolare interesse a richiedere quella determinata sede, quando è evidente che l’interesse è di natura generale ed è originato dalla disoccupazione e dalla mancanza di possibilità di lavoro nel luogo di residenza. E se non intende revocare questa disposizione rimettendo in termini e disponendo che si riesaminino le domande dei richiedenti che hanno avuto respinta la domanda per la mancanza di detta documentazione; 2°) quale ragione ha determinato la esclusione dalla Commissione per le graduatorie e le supplenze esistente presso ogni Provveditorato della rappresentanza della categoria insegnanti fuori ruolo, quando invece essa sarebbe la sola da includervi, perché la sola direttamente rappresentante dei graduandi.
«Di Giovanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro degli affari esteri, per conoscere quanto ci sia di vero nella dolorosa notizia riportata dai giornali circa la fucilazione, avvenuta in Albania, di quattro cittadini italiani fra cui un valoroso medico, il professore Venanzio Lozzi, direttore dell’ospedale civile di Tirana.
«D’Amico Diego».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere i motivi dell’avocazione al suo dicastero della nomina del Presidente dell’Istituto autonomo delle case popolari di Palermo nella persona del deputato alla Costituente del gruppo dell’Uomo Qualunque, onorevole Russo Perez. Tale nomina, infatti, è di competenza dell’Alto Commissariato per la Sicilia. Ai sensi dell’articolo 4 dello Statuto dell’Istituto autonomo approvato con decreto ministeriale 9 luglio 1936, il presidente e il vice presidente dell’Istituto stesso sono nominati con decreto reale su proposta del Ministro dei lavori pubblici. Tale norma trova conferma nel disposto di cui all’articolo 27 del testo unico sull’edilizia popolare ed economica 28 aprile 1938, n. 1165. Ma la legge 5 dicembre 1941, n. 1540, che reca modifiche agli articoli 27, 106, 297, 373 e 376 del testo unico del 1938, all’articolo 1 dice testualmente «l’articolo 27 del testo unico 28 aprile 1938, n. 1165, sulla edilizia popolare ed economica è sostituito dal seguente: Il presidente dei singoli Istituti autonomi provinciali è nominato con decreto del Ministro dei lavori pubblici… ecc.». Nel caso della nomina del presidente dell’Istituto di Palermo, tuttavia, la nomina fatta dal Ministro dei lavori pubblici è invalida, in quanto avrebbe dovuto esser fatta dall’Alto Commissario per la Sicilia. Ai sensi del decreto luogotenenziale 18 marzo 1944, n. 91, e del decreto legislativo luogotenenziale 28 dicembre 1944, n. 416, infatti, che recano norme sulla istituzione dell’Alto Commissariato per la Sicilia, viste le successive chiarificazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e i pareri della Commissione normativa Alto Commissariato, sono di competenza dell’Alto Commissario tutti quei provvedimenti concernenti le materie delegate a questo, e specialmente lavori pubblici e agricoltura, che prendono i Ministri come capi del ramo d’amministrazione di cui sono titolari e pei quali provvedono con decreto ministeriale. Per tali motivi il decreto che nomina presidente dell’Istituto autonomo provinciale delle case popolari di Palermo nella persona dell’onorevole Russo Perez deve essere ritenuto non valido.
«Natoli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, sulla urgente necessità della ricostruzione dei vari ponti sul delta del Po, che permettevano sollecite, rapide e sicure comunicazioni dall’isola di Ariano, del vastissimo comune di Porto Tolle, e da altri centri minori col resto della provincia di Rovigo.
«Merlin Umberto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere quali siano le intenzioni del Governo a favore dei pensionati (impiegati enti locali, medici, maestri, ecc.) che ricevono la loro misera pensione dagli Istituti di previdenza. Un aumento anche di tali pensioni si impone per motivi di umanità, in relazione a quanto stanno per ottenere i pensionati dello Stato.
«Merlin Umberto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’interno, per sapere se non ritenga dannoso per il prestigio delle istituzioni democratiche che membri del Governo ricoprano cariche amministrative in società finanziate o sovvenzionate a qualsiasi titolo dallo Stato, fatto che si verifica attualmente per la carica di presidente della Società carbonifera sarda.
«Laconi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se, tenuto conto del licenziamento già in parte attuato, e per il resto in corso di attuazione, del personale degli Enti economici dell’agricoltura in liquidazione, non creda opportuno procedere alla immediata costituzione dei fondi per il pagamento totale delle indennità di quiescenza agli aventi diritto, ad evitare che i medesimi – come si rileva dall’agitazione tuttora in corso della categoria e già da tempo a conoscenza di codesto Ministero – inizino azioni legali per riscuotere immediatamente le loro competenze, azioni che complicherebbero e procrastinerebbero le gestioni commissariali di liquidazione degli Enti in questione, con conseguente sperpero di pubblico danaro.
«Terracini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’agricoltura e foreste e del tesoro, per conoscere se, tenuto conto dello stato di agitazione permanente del personale degli Enti economici dell’agricoltura in liquidazione, ingiustamente ed arbitrariamente lesi nei loro diritti acquisiti dal disposto dell’articolo 7, lettera C, del decreto legislativo luogotenenziale 21 novembre 1945, n. 722 (non quiescibilità del carovita), nei riguardi dei predetti dipendenti – che non godono di trattamento di pensione, perché assunti con contratto riferito alla legge sull’impiego privato – non credano opportuno chiarire formalmente, sia pure con apposito decreto legislativo, che detta disposizione non è applicabile agli impiegati legati da tale forma di contratto. Ciò allo scopo di evitare che il già minacciato ricorso al Consiglio di Stato, da parte degli interessati, prolunghi la gestione di liquidazione degli Enti predetti, con conseguente aggravio di spese per le pubbliche finanze, e di non aggravare la già critica situazione economica di detti lavoratori nel periodo intercorrente tra la data del licenziamento e quella della materiale corresponsione delle indennità loro spettanti.
«Terracini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’agricoltura e foreste, del tesoro, e del commercio con l’estero, per conoscere se non ritengano necessario e urgente abolire la norma emanata in via interna dal Consorzio nazionale canapa, in virtù della quale «è corrisposta una provvigione dal 4 al 7 per cento a favore di chi si rende promotore di vendite all’estero» e si riconosce agli stessi promotori l’intera differenza di prezzo tra quello ufficiale praticato dal Consorzio e quello da essi spuntato nella contrattazione con i commercianti esteri. È noto che questa eccedenza, tradotta in lire italiane, è corrisposta ai promotori dallo stesso Consorzio, il quale fattura direttamente al prezzo indicato dal promotore. Questo sistema dà adito ad interferenze deplorevoli a mezzo di presunti promotori, i quali spesse volte nascondono persone che dovrebbero in queste trattazioni di null’altro preoccuparsi che dell’interesse del Consorzio, e cioè in definitiva dell’Erario. D’altra parte la domanda abbondantissima che gioca attualmente sul mercato della canapa, esclude la necessità di ricercarla e stimolarla a mezzo di simili misure che danneggiano l’interesse collettivo per centinaia di milioni all’anno.
«Terracini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, per sapere se è a conoscenza di quanto è accaduto ed accade in quel di S. Agata di Puglia in merito al trasferimento del segretario comunale signor Anzano, di grado inferiore per due punti a quello richiesto per quel comune, trasferimento ordinato per competenza dal prefetto della provincia, revocato o sospeso dall’interno. Il 28 settembre il sindaco di S. Agata non potette consegnare al segretario subentrante, signor Raiola, le chiavi dell’ufficio perché in possesso del segretario Anzano partito per Roma; la sera dello stesso giorno, presenti il Raiola, il sindaco, il comandante la stazione dei Carabinieri di Accadia, arrivò in piazza un corteo di una cinquantina di persone, preceduto da una bandiera rossa al seguito del rientrante segretario Anzano e del segretario della Camera del lavoro, signor Barbarito. Entrati tutti nel locale della Camera del lavoro, il sindaco annunziò che il provvedimento del prefetto era stato revocato. Il segretario della Camera del lavoro, Barbarito, rivolgendosi ai compagni, ebbe ad affermare che gli onorevoli Scoccimarro, Nenni, Lombardi e Corsi avevano assecondato il loro desiderio di conservare il segretario Anzano, che il prefetto era per essere trasferito e che erano state sventate le manovre dei corridoi della prefettura, tendenti a violentare la volontà del popolo. Se è a conoscenza che il segretario Anzano, eretto su di un tavolo, ebbe anch’egli a parlare per dire: «Compagni, il Ministero ha deciso che io resti fra voi – posso assicurare che parecchi provvedimenti verranno a vostro favore – attendete». Si chiede se tutto questo non basta a ridurre, se non addirittura ad annientare, l’autorità dello Stato innanzi alla massa dei cittadini, assetati di ordine, disciplina e legalità.
«Miccolis».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dei lavori pubblici e dell’agricoltura e foreste, per conoscere se, a sollievo della preoccupante disoccupazione, a concreto inizio dell’auspicata e ripetutamente promessa redenzione del Mezzogiorno ed alla indifferibile valorizzazione delle nostre scarse risorse, in attesa che sia con oculato discernimento accertata o meno la opportunità e convenienza tecnica ed economica di creare un Ente irrigazione per la Puglia e Lucania mentre continuano discussioni, obbiezioni e diffidenze fra uomini e regioni e da tutti si sente vivo il bisogno di essere affrancati da pesanti e burocratici organismi, che soffocano e intralciano ogni benefica iniziativa; in attesa che siano, con le Regioni, definiti di questi diritti, doveri ed attribuzioni, non riconoscano sufficiente capacità, attrezzatura e maturità di studi ed accertamenti negli esistenti Uffici e personali del Genio civile, Consorzi di bonifica e Ente acquedotto pugliese, per rompere dannosi e pericolosi indugi e passare senz’altro al finanziamento e messa in esecuzione di già pronti progetti d’invasi montani ed utilizzazione delle acque di questi, delle falde freatiche e subalvee e di quelle di scolo. Se non vedano in ulteriori indugi giustificato motivo di appunto al Governo da parte delle popolazioni lavoratrici del Mezzogiorno, che anzitutto nel potenziamento irriguo vedono la possibilità di valorizzazione e distribuzione ai contadini di quelle terre, di cui in estensione a noi è avara la natura. Se non ritengano dannoso il procrastinare, comunque, la realizzazione dei progetti esistenti e già approvati per la facile irrigazione del Tavoliere in Capitanata, che ha acqua, terre e mano d’opera proprie e pronte per una rapida trasformazione agraria, ricca di sicure prospettive.
«Miccolis».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se non creda sia tempo di revocare tutte le concessioni per piantagioni di tabacco in Puglia, concessioni date dal gerarca Starace, limitandole agli organismi cooperativi.
«Pastore Raffaele».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se sia vero che il trasferimento dei prefetti di Foggia e di Taranto sia dovuto al fatto che gli stessi prefetti avevano emesso decreti per l’assorbimento obbligatorio della mano d’opera agricola.
«Pastore Raffaele».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere se abbia agito di sua iniziativa o in base a direttive ministeriali l’Ufficio del Genio civile di Torino, il quale, dopo di essere intervenuto nei lavori di ripristino dei fabbricati in Torino, Corso Altacomba n. 32, li sospese quando essi non erano ancora ultimati, rifiutandone ingiustificatamente, anche giudizialmente, il pagamento alle imprese assuntrici, impedendo così l’ultimazione dei serramenti, degli impianti igienico-sanitari, di acqua, gas, luce elettrica, ecc., il che ha provocato la violenta, arbitraria invasione dello stabile stesso da parte di oltre un centinaio di persone, che lo danneggia con adattamenti di fortuna, manomissioni, ecc. Ciò evidentemente con grave pregiudizio per gli stessi interessi e per il prestigio dell’Amministrazione dei lavori pubblici, dell’autorità dello Stato, e soprattutto della ripresa edilizia, tanto che il Consiglio di presidenza dell’Associazione fra i proprietari di fabbricati del Piemonte, nella seduta del 14 settembre 1946 constatato che le autorità non sono intervenute per la reintegrazione dei diritti della proprietà e per il rispetto della legge e che le occupazioni arbitrarie stanno assumendo proporzioni allarmanti, ha invitato tutti i soci a sospendere immediatamente qualsiasi opera intesa a rendere abitabili gli edifici.
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri di grazia e giustizia e dell’interno, per conoscere se e quali disposizioni siano state impartite e quali provvedimenti adottati per lo sgombro coattivo della casa di 24 alloggi in Torino, Corso Altacomba n. 32, in corso di riparazione da parte del Genio civile, invasa nel luglio scorso mediante sfondamento di porte e finestre, da un centinaio di persone, senza che l’autorità giudiziaria e di pubblica sicurezza intervenissero, nonostante fossero state avvertite; si tratta di reato di azione pubblica (articolo 663 codice penale), di due regolari querele sporte dal proprietario e di denuncia al Prefetto.
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’assistenza post-bellica, per conoscere se non ritenga equo ed opportuno che i danni ricevuti dai privati nei mobili casalinghi indispensabili, a causa di rappresaglie nazifasciste, siano assimilati, per gl’indennizzi, ai consimili danni prodotti da azioni belliche. La legge che regola questa materia è ancora quella del giugno 1940, che naturalmente non poteva prevedere le rappresaglie nazifasciste. Ma è evidente che non vi è nessuna distinzione né morale, né fisica, né giuridica, legittimamente sostenibile fra l’una e l’altra specie di danni; né è giusto dividere i danneggiati in due categorie, una delle quali iniquamente trascurata e obliata.
«Pellizzari».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere quali provvedimenti definitivi intende adottare nell’assegnazione di fondi alla Sicilia per l’esecuzione di opere pubbliche di bonifica in relazione all’esercizio 1946-47. Sta di fatto che con decreto legislativo Presidenziale 22 giugno 1946, n. 30, vennero stanziati 5 miliardi per l’esecuzione di opere pubbliche di bonifica e su di essi la Sicilia ha avuto assegnati solo 40 milioni. Recentemente sono stati ulteriormente stanziati dal Governo, sempre per lo stesso fine, (decreto legislativo 2 agosto 1946, n. 101) 2 miliardi, e dieci miliardi (decreto legislativo 9 agosto 1946, n. 102) sui quali il Ministero dell’agricoltura e foreste avrebbe destinato alla Sicilia 420 milioni per la diga di Disuer: in complesso, su uno stanziamento di 17 miliardi sono stati sinora destinati alla Sicilia soltanto 460 milioni, dei quali 420 assorbiti da una sola opera; mentre il programma, già trasmesso per tramite del Provveditorato alle opere pubbliche, è per la cifra di un miliardo e 700 milioni, corrispondente al decimo dello stanziamento su piano nazionale, che è l’equa percentuale di reparto che va tenuta in conto per la Sicilia. In relazione a quanto sopra si fa presente l’urgenza e la necessità dell’assegnazione di altro miliardo e 240 milioni per l’esecuzione di opere pubbliche di bonifica in Sicilia.
«Cartia, Gullo Rocco, Di Giovanni, Musotto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri della marina mercantile e del lavoro e previdenza sociale, per sapere se non ritengano necessario ed urgente abolire il Regio decreto-legge 24 gennaio 1929, n. 166, che istituiva le compagnie portuali con criteri ed impalcatura strettamente fascisti, e disciplinare la materia con una legge nuova, ove ogni privilegio sia bandito e sia rispettato e tutelato il libero lavoro di tutti.
«Salerno».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se ritenga ispirate a criteri morali e di giustizia le disposizioni con le quali viene corrisposta la razione viveri in contanti, a partire dal 16 febbraio 1946 anziché dal giorno dell’internamento, agli ufficiali internati in Germania, che non aderirono al servizio del lavoro, né furono inquadrati nelle formazioni repubblicane in Germania. È da tener conto che non può considerarsi vitto la scarsa quantità di cibo che essi giornalmente ricevevano (deficienti quantitativi di pane, rape secche e patate) e che il sostentamento fu esclusivamente basato sui pochi fra i pacchi loro pervenuti dall’Italia, con gravi sacrifici da parte delle famiglie e con impegni finanziari verso privati, che molti non hanno ancora potuto assolvere.
«Perugi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se non ritenga di riesaminare la disparità del trattamento economico verso il personale militare catturato dai tedeschi in Italia ed internato in Germania, rispetto a quello usato agli altri colleghi che, catturati fuori delle frontiere della Patria, continuarono a godere dell’indennità che percepivano in precedenza, in base all’articolo 40 del Regio decreto 16 maggio 1941, n. 583. Poiché le disposizioni contenute in detta legge furono modificate a favore dei prigionieri catturati in Sicilia e, con disposizioni del Ministero della guerra, venne riconosciuto il diritto al trattamento economico di guerra intero, razione viveri compresa, anche al personale civile militarizzato alle dipendenze di detto Ministero, equiparandolo agli internati in Germania, già catturati in Italia, sembra equo, per ovvie ragioni d’ordine morale, applicare a questi ultimi lo stesso trattamento usato ai prigionieri catturati in Sicilia e cioè: corrispondere loro l’indennità speciale di categoria B.
«Perugi».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare i Ministri della marina mercantile e del lavoro e previdenza sociale, per conoscere che cosa si intenda fare al fine di una reintegrazione, per il periodo di sospensione, nelle matricole della Marina mercantile, a tutti gli effetti ed in special modo a quelli della pensione, per quei marittimi i quali, per ragioni politiche, erano stati privati del libretto di navigazione.
«Novella, Negro, Barontini Anelito, Minella Angiola».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare i Ministri dell’interno e di grazia e giustizia, per sapere se – di fronte al susseguirsi in Genova e nelle altre provincie liguri di sentenze di sfratto emanate dall’autorità giudiziaria senza tener conto delle possibilità di sistemazione degli sfrattati – intendano stabilire d’urgenza norme per cui il pretore si limiti alla sentenza di sfratto, demandando per l’esecuzione caso per caso o al sindaco o alla commissione di seconda istanza istituita con decreto 25 maggio 1946, n. 425, articolo 4 (Gazzetta Ufficiale n. 133 del 10 giugno 1946).
«Novella, Negro, Barontini, Anelito, Minella Angiola».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere se ritiene opportuno introdurre delle norme del Commissariato alloggi nuove facoltà devolute ai commissari, per la suddivisione in appartamenti indipendenti di case o ville esuberanti ai bisogni dei proprietari o inquilini; e facoltà di richiedere la disponibilità e l’adattamento ad abitazioni civili di edifici pubblici scarsamente utilizzati.
«Novella, Negro, Barontini Anelito, Minella Angiola».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se non avverta l’urgente necessità di emettere – in conformità alle leggi emanate in favore degli esonerati politici, che abbiano dovuto anche in epoca remota abbandonare forzatamente il servizio – disposizioni adeguate alle varie posizioni degli interessati, al fine di accelerare decisamente le pratiche di revisione che sono di competenza delle Commissioni preposte al giudizio di riabilitazione e che attualmente subiscono troppo lunghi ritardi, spesso causati da impedimenti di carattere puramente formale e burocratico.
«Novella, Negro, Barontini Anelito, Minella Angiola».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se è a sua conoscenza che sia stato riassunto in servizio, in qualità d’incaricato dell’educazione fisica, nella Scuola di avviamento industriale di Cividale (Udine), certo Tamaro Giorgio, già comandante della C.F.C., tedescofilo e fascista durante la repubblica di Salò, incitatore degli allievi ad arruolarsi nei Battaglioni M ed SS., persecutore dei colleghi e allievi antifascisti, e se ritiene che tale provvedimento non porti nocumento al regolare funzionamento della scuola e dia lustro alla scuola italiana.
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri delle finanze e dell’agricoltura e foreste, per sapere:
1°) se non consentano nel ritenere che la passività dell’azienda agraria montana dipenda in gran parte dalla diminuita produttività del suolo per causa del clima, e che i fattori di questo, in un paese vario come l’Italia per latitudine, esposizione, morfologia ed elementi meteorologici, lungi dal corrispondere semplicemente all’altezza sul livello del mare, possono venire indicati nella loro complessiva influenza soltanto dalle fasce altimetriche della vegetazione spontanea e delle colture;
2°) se non convengano nell’opportunità ed equità di prendere come indice di una produttività diminuita al punto da reclamare speciali misure di favore, il limite superiore dei vigneti (e colture climaticamente equivalenti) e dei boschi di querce; se, di conseguenza, non ritengano di dover modificare il decreto legislativo 27 giugno 1946, n. 98, nel senso di esentare dall’imposta fondiaria e da quella sul reddito agrario, anziché i territori dei comuni aventi il capoluogo ad altitudine non inferiore ai 700 metri sul mare, i terreni superiori al limite dei vigneti e dei querceti; e, in pratica, per avvicinarsi il più possibile a una misura di equità, i territori di tutti i comprensori catastali, cioè delle singole frazioni comunali (spesso a centinaia di metri di dislivello fra loro) superiori al detto limite.
«Gortani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se – in seguito alla rimozione delle autorità governative di Palermo, accusate di non aver impedito la libera espressione dei sentimenti di parte della popolazione palermitana; in seguito .alla nomina ad Alto Commissario per la Sicilia di un uomo rappresentante del partito meno votato nell’Isola, in spregio alle più elementari regole della democrazia; ed in seguito alla campagna intimidatoria svolta, tramite le questure, ai danni dei partiti di opposizione – il Governo non intenda porsi sulla via del regime di polizia, né impedire l’esercizio delle libertà fondamentali garantiteci dai vincitori, tra le quali essenziale quella di parola, di stampa e di riunione, né continuare a svolgere opera di repressione violenta, diretta o indiretta, di quelli che sono sempre i sentimenti delle popolazioni meridionali e insulari, le quali non chiedono che di vivere nel lavoro e nel rispetto della legalità, nell’esercizio dei loro diritti democratici e nel culto delle loro tradizioni.
«Cicerone».
«I sottoscritti chiedono di interrogare i Ministri dell’interno, dell’industria e commercio e del lavoro e previdenza sociale, per conoscere se è loro intendimento continuare a sopportare che i problemi sociali del centro minerario di Carbonia si risolvano con misure di polizia. Gli interroganti si riferiscono particolarmente al rastrellamento, ordinato dalle autorità, di poco più di 200 disoccupati in attesa di lavoro presi il 12 ottobre 1946 e trasportati di viva forza ai loro rispettivi comuni di provenienza, senza neppure quell’assistenza che, obbligatoria per dei concittadini, è persino doverosa per stranieri. Gli interroganti chiedono di conoscere:
1°) se non si ritenga necessario dare immediate disposizioni perché nessun lavoratore venga assunto a Carbonia prima che siano stati occupati quelli che così stranamente ne sono stati allontanati;
2°) quali disposizioni generali si intendano dare affinché i lavoratori sardi, che chiedono lavoro, possano avere lo stesso trattamento fatto ad operai d’altre regioni, non apparendo degno né di un Governo democratico, in cui sono rappresentate le classi del lavoro, né della politica di unità nazionale, che il trattamento fatto ai lavoratori più bisognosi vari in Italia a seconda della posizione geografica delle sue regioni.
«Lussu, Mastino Pietro».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle poste e delle telecomunicazioni, sul disservizio attualmente esistente per la posta normale e aerea e per i telefoni fra la Sardegna e Roma. Per quanto i mezzi siano insufficienti, non appare giustificabile che, per corrispondere per posta normale, occorrano 15 giorni per andata e ritorno, e che ne occorrano 10 per via aerea: poco più del tempo richiesto per la posta fra l’Italia e il Brasile. E appare straordinario che, dopo oltre due anni dalla liberazione di Roma, il telefono fra Roma e la Sardegna funzioni un giorno sì e due no. L’interrogante chiede di conoscere: se non si ritenga giunto il momento di spendere quanto è necessario per rendere permanentemente efficiente la linea telefonica, onde impedire il prolungarsi di un isolamento dannoso alla ripresa del lavoro e del commercio e psicologicamente esasperante; e se non si ritenga doveroso che, nell’attesa d’un prossimo miglioramento dei servizi, i telegrammi fra la Sardegna e il continente e viceversa abbiano precedenza assoluta.
«Lussu».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per conoscere quali provvedimenti intenda prendere a favore di oltre mille operai dipendenti dalla Direzione di artiglieria di Verona, sospesi alla data della liberazione e licenziati con ordine del giorno n. 412 del 16 gennaio 1946, con effetto dal 1° maggio 1945, senza alcun indennizzo.
«Bacciconi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro della pubblica istruzione, per sapere quali misure intendano prendere per garantire agli Istituti italiani di ricerche scientifiche e alle nostre Università la presenza di quegli scienziati e studiosi di fama mondiale, che già per circostanze diverse hanno dovuto lasciare il nostro paese, o che si preparano a farlo, per sollecitazione di Enti o personalità stranieri.
«Pajetta Giuliano».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri del tesoro, della guerra e dell’assistenza post-bellica, intorno alla necessità umana e sociale di sveltire con semplificazioni di procedura, con decentramento di uffici o di funzioni, o con altri mezzi che si ravvisino idonei allo scopo, la liquidazione delle pensioni di guerra, oggi invischiata in una lentezza esasperante, che richiede anni di attesa e genera disagio e sfiducia.
«Gortani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere se non ritenga equo ed opportuno un provvedimento legislativo che consenta il ricorso alla Corte suprema di cassazione contro le sentenze pronunziate dall’Alta Corte di giustizia istituita con decreto-legge luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 159. Trattandosi di sentenze di condanna di un giudice penale speciale, sarebbe stato il gravame consentito, a sensi dell’articolo 528 del Codice di procedura penale, se col decreto-legge luogotenenziale 13 settembre 1944, n. 198, articolo 9, non si fosse derogato espressamente alla legge generale. Contro le sentenze delle Corti di assise straordinarie, che successivamente assorbirono la competenza della ormai cessata Alta Corte di giustizia, è consentito il ricorso davanti la Corte suprema di cassazione. Manifesta è quindi la disparità di trattamento fra condannati dalle Corti di assise straordinarie e condannati dall’Alta Corte di giustizia, pur trattandosi di identica materia, devoluta, con disposizioni legislative successive, a giudici penali egualmente speciali.
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se non ritenga opportuno provvedere alla immediata emanazione delle necessarie norme legislative per la invocata riforma dell’istituto delle pensioni, provvedendo nel contempo alla riliquidazione delle vecchie pensioni di fame, nel senso che la base di pensione sia eguale allo stipendio dei pari grado in attività di servizio commisurato alle tabelle in vigore per ciascuna qualifica, comprese le competenze accessorie di carattere continuativo, che formano parte integrante dello stipendio; e se non ritenga conforme a giustizia disporre che il pagamento del premio della Repubblica sia esteso ai pensionati.
«Castiglia».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non ritenga sia il caso di parificare, nei concorsi alle cattedre di diritto negli Istituti tecnici e commerciali per geometri ed Istituti medi affini, la laurea in scienze coloniali alle lauree in giurisprudenza e scienze politiche. Sarebbe sommamente ingiusto se tale uguaglianza non fosse disposta, non potendo disconoscersi che le materie fondamentali del piano di studi, seguito a suo tempo dai laureati in scienze coloniali, sono, nel campo giuridico e linguistico, pressoché le stesse materie del piano di studi, che seguono gli aspiranti alle altre due lauree. Si noti, anzi, che per conseguire la laurea in scienze coloniali si dovevano superare anche esami scritti in materie giuridiche.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non ritenga opportuna la preparazione di un progetto di legge, che abroghi la innovazione, introdotta dall’articolo 12 del decreto legislativo luogotenenziale 8 dicembre 1944, n. 428, relativa alla riscossione in favore della Cassa nazionale del notariato della intera quota di onorario corrispondente alla differenza fra il valore accertato ai fini fiscali e quello dichiarato dalle parti per ciascun atto ricevuto od autenticato da notaio, disponendosi, invece, che gli onorari relativi al maggior valore accertato dagli uffici fiscali vengano devoluti ai notari, tranne il quinto, da corrispondersi alla Cassa notariato, in conformità di quanto è disposto per gli onorari principali. Bisogna evitare che i notai, per affrontare le attuali enormi difficoltà della vita, percepiscano, mettendosi al di fuori della legge, onorari diversi da quelli inadeguati previsti dalla tariffa.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se non ritenga sia il caso, così come fu praticato dopo l’altra guerra, di disporre, in ogni concorso, la formazione di una graduatoria speciale per i mutilati ed invalidi di tutte le categorie, da mantenersi ferma sino al suo completo esaurimento.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro degli affari esteri, per conoscere se non ritenga sia il caso di parificare, nei concorsi che saranno banditi, la laurea in scienze coloniali alle lauree in giurisprudenza e scienze politiche. Sarebbe sommamente ingiusto se tale uguaglianza non fosse disposta, non potendo disconoscersi che le materie fondamentali del piano di studi, seguito a suo tempo dai laureati in scienze coloniali, sono, nel campo giuridico e linguistico, pressoché le stesse materie del piano di studi, che seguono gli aspiranti alle altre due lauree. Si noti, anzi, che, per conseguire la laurea in scienze coloniali, si dovevano superare anche esami scritti in materie giuridiche.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere le ragioni per le quali la Direzione generale delle imposte dirette, pur essendo decorsi ormai oltre due anni, non provvede alla liquidazione degli aumenti degli assegni spettanti al 1° maggio 1944 ai funzionari dipendenti, per essere scaduto a quella data il secondo quadriennio di servizio nel grado attualmente ricoperto. È noto che gli impiegati dello Stato lottano con la fame. Or, se non è possibile concedere loro aumenti di stipendio, perché il bilancio non lo consente, non si neghi almeno ad essi quello che loro spetta in virtù di legge.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e dei lavori pubblici, per conoscere quali provvedimenti d’urgenza il Governo intende disporre per venire in soccorso delle popolazioni dei comuni sardi devastati dalla recente alluvione; e se non ravvisi la necessità di provvedere immediatamente al regolamento delle acque nelle zone interessate, in modo da garantire per il futuro la sicurezza dei centri abitati.
«Laconi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere quali provvedimenti sono allo studio per risolvere la grave situazione creatasi nel campo dei lavori pubblici a seguito della decadenza dei decreti 5 aprile 1945, n. 192 e 9 luglio 1940, n. 1137, sulla revisione dei prezzi degli appalti. A datare dal 16 aprile 1946 (data di decadenza dei suddetti decreti) tutti i lavori pubblici di durata inferiore ad un anno sono stati appaltati con la clausola della invariabilità dei prezzi. Questi ultimi hanno già subito da quell’epoca un aumento di circa il 50 per cento ed altri aumenti sono in corso di applicazione. Si reputa perciò necessario ed urgente richiamare in vita il già citato decreto 5 aprile 1945, n. 192, allo scopo di evitare la sospensione dei lavori in corso, con conseguente licenziamento o sospensione degli operai occupati e permetterne la prosecuzione che al momento si presenta alquanto problematica ed incerta, dato l’onere già sopportato dalle imprese a tutt’oggi e quello che si sta maturando (aumento del 35 per cento sulla mano d’opera).
«Roselli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, sull’opportunità di vietare in questo momento la vendita dei vini di bassa gradazione (9 gradi) che erano già in vendita un tempo e lo sono ancora da 4 anni.
«Montemartini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’alimentazione) ed il Ministro dei trasporti, per sapere:
- A) se hanno presente:
1°) che la provincia di Reggio Calabria da molto tempo difetta dei generi razionati essenziali per l’alimentazione; che ormai cronicamente la farina ed il grano assegnati giungono con enorme ritardo ed in una quantità grandemente inferiore a quella dovuta; che l’olio – in una regione largamente produttrice e dove non è consueto un notevole uso di altri grassi – difetta;
2°) che ciò è dovuto in gran parte – per quanto attiene alle deficienze del grano e della farina – alla inadeguata assegnazione dei mezzi di trasporto e – per quanto attiene alla mancanza dell’olio – alla continua e più volte invano denunziata esportazione di grossi quantitativi di detto prodotto per iniziative di speculatori forniti di permessi a ripetizione; cosa che suona irrisione del bisogno del popolo; mentre nessun provvedimento dell’autorità riesce a raggiungerla e colpirla;
3°) che la situazione predetta ha creato tale disagio da costituire un grave imminente pericolo per la salute cittadina e per l’ordine pubblico; come da tempo vanno denunciando la stampa locale, alcuni ordini del giorno dei Comitati di agitazione e recentemente anche il consiglio comunale di Reggio, con votazioni unanimi dei rappresentanti di tutti i partiti;
- B) quali pronti e radicali provvedimenti intendano di adottare per riparare – come è indispensabile ed urgente – alle deplorevoli negligenze, alla insaziabile avidità degli speculatori, e per garantire finalmente da oggi innanzi almeno il minimo – per quantità e qualità – dovuto per legge ad una popolazione che si sente ed è eguale nel diritto e nel dovere a tutte le altre d’Italia.
«Sardiello».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare i Ministri della pubblica istruzione e del tesoro, per sapere – in vista della necessità, largamente riconosciuta attraverso i lavori preparatori della nuova Costituzione della Repubblica italiana, di agevolare al massimo gli scambi di pensiero con l’estero, abolendo ogni discriminazione di carattere nazionale per quel che riguarda l’attività culturale e la ricerca scientifica, e nello stesso tempo per impedire che la larga richiesta da parte di Università e Istituti scientifici stranieri di nostri studiosi, richiesta che onora il nostro Paese, si risolva in un definitivo indebolimento delle nostre possibilità di sviluppo scientifico, in particolare nel campo della fisica nucleare – quali provvedimenti intendano adottare:
- a) per agevolare il ritorno anche temporaneo di quegli studiosi italiani recatisi all’estero prima della guerra che desiderino tornare;
- b) per invitare studiosi stranieri a svolgere una attività didattica e scientifica nel nostro Paese;
- c) per agevolare l’invio temporaneo all’estero di studiosi italiani;
- d) per garantire i mezzi di ricerca ed i mezzi economici di vita ai ricercatori italiani, onde i migliori di essi non siano costretti a recarsi definitivamente all’estero.
«Calamandrei, Foa».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se pensi di provvedere alla situazione difficile di alcune Facoltà universitarie, determinata dalla pletora degli studenti. La preparazione tecnica dei giovani ed il loro addestramento attraverso le esercitazioni non possono farsi con serietà e completezza, ad esempio nelle Facoltà di medicina e di ingegneria, quando il numero dei giovani sia eccessivo, come si verifica in alcune grandi Università. In tali condizioni riesce impossibile ai docenti guidare personalmente i giovani, seguendoli individualmente, e ne risulta gravemente compromessa la serietà degli studi e la preparazione scientifica e professionale dei giovani: la scuola si riduce poco più che ad una parvenza e non può ottenersi l’elevazione del tono e della pratica dello studio, come da dovunque è reclamato.
«Rivera».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere come abbiano potuto permettere e se ritengano compatibile con l’alta e piena indipendenza dell’Autorità giudiziaria il fatto di aperte ed aspre critiche mosse in seno al Consiglio dei Ministri, e riportate da tutta la stampa, alla Suprema Corte di cassazione, in riferimento ad una pronuncia di amnistia emessa dalla Corte stessa in un procedimento di natura politica.
«Venditti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per conoscere se e quando saranno emessi i decreti:
- a) per autorizzare i liquidatori delle disciolte Confederazioni dei lavoratori dell’industria, commercio, credito e assicurazione a pagare le competenze spettanti ai funzionari già dipendenti dalle predette ex Confederazioni;
- b) per provvedere sui fondi di previdenza, del riscatto delle polizze dell’Istituto nazionale delle assicurazioni e di tutte le altre indennità previste dal contratto di impiego privato e maturate in dipendenza del rapporto di impiego e di lavoro con le disciolte Confederazioni.
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere quali provvedimenti ha già preso od intende adottare in seguito alla mancata applicazione del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 6 settembre 1946, n. 96, relativo al divieto di emissione di mandati o ordini di cattura o di arresto nei confronti dei partigiani e patrioti per l’attività svolta nella lotta contro il nazi-fascismo. L’interrogante deve denunciare che molti partigiani – pur non risultando «per prove certe», come richiesto dal decreto stesso, «che i fatti addebitati costituiscono reati comuni» – sono tuttora trattenuti nelle carceri a Treviso e altrove, nonostante le chiare disposizioni vincolative per la Magistratura requirente contenute nel predetto Decreto, il quale fa obbligo di revoca dei mandati e ordini di cattura emessi a carico dei partigiani e categorie assimilate.
«Ghidetti».
Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non trovi equo che agli insegnanti dei corsi di avviamento (commerciali, industriali, ecc.), di cui alla legge 24 aprile 1932, istitutiva dei corsi e scuole di avviamento in parola, sia provveduto al più presto con riunirli nel ruolo delle scuole, abolendo quello dei corsi, causa non ultima dei deprecati trasferimenti d’ufficio. Scelti tra la parte migliore della classe magistrale primaria e passati mediante concorso per esami e per titoli ad un tipo di scuola secondaria, nella speranza di veder migliorate le proprie condizioni economiche – e si tratta ormai di poche decine in tutta Italia – sono rimasti al grado 10° del gruppo B, mentre i loro colleghi delle scuole arrivano al grado 8° del gruppo A. È consigliabile pertanto risolvere tale incongruenza di trattamento, passando anche quel gruppo di insegnanti dal ruolo dei corsi a quello delle scuole, restituendo loro tranquillità morale ed economica nell’alta funzione educativa.
«Ghidetti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delia pubblica istruzione, per sapere se risponde a verità la notizia, secondo la quale sarebbero per essere istituite, col rilevante onere finanziario che ne deriverebbe per l’erario, due nuove facoltà di agraria presso l’Università di Roma e presso quella di Padova, e ciò in un momento come l’attuale, in cui, per deficienza di mezzi, le numerose facoltà già esistenti conducono vita oltremodo stentata, le biblioteche universitarie non possono venire aggiornate, i musei e le collezioni rischiano di andare in malora, gli istituti scientifici trovano gravi difficoltà a condurre avanti le loro ricerche, il personale universitario docente e assistente riceve compensi di fame alle proprie fatiche; e per conoscere altresì se non ritenga opportuno, in attesa di un generale esame di tutto il problema universitario, di opporre un argine all’accoglimento di richieste di apertura di nuove facoltà, e di nuovi corsi, e di porre subito allo studio la questione della sopravvivenza o meno delle varie facoltà e dei vari corsi istituiti nell’ultimo periodo di guerra, con decisioni affrettate e quando gran parte del Paese non era ancora liberato dallo straniero.
«Ermini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per sapere se è esatto che trovasi in preparazione un disegno di legge, avente la finalità di recare benefici di carriera ai capitani dei carabinieri, di commissariato e di amministrazione. Tali benefici sarebbero concessi a quei capitani che, a suo tempo, tennero il grado di tenente per almeno dodici anni e conseguirono la qualifica di primo tenente.
«L’interrogante si permette di far rilevare che il provvedimento legislativo, se così redatto, sarebbe quanto mai ingiusto, perché finirebbe con l’autorizzare un trattamento disuguale in confronto di ufficiali che pur avrebbero percorso la stessa carriera. Non avrebbero, infatti, diritto ai detti benefici quei capitani che, pur avendo tenuto il grado di tenente per oltre dodici anni ed aver conseguito la qualifica di primo tenente, ebbero la promozione a capitano con effetto retroattivo tale da farli apparire rimasti col grado di tenente per meno di dodici anni.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, perché esamini la necessità di migliorare notevolmente il servizio ferroviario nel tratto Campobasso-Termoli. Attualmente vi sono solo pochissime vetture di 3a classe, integrate nel servizio, per il trasporto di persone, da carri ferroviari. Le vetture sono prive di vetri e di impianto elettrico e la pulizia lascia molto a desiderare. Bisognerebbe altresì accelerare la velocità dei treni ed aumentare il numero delle corse.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non ritenga opportuno provvedere con apposita norma alla sistemazione in ruolo degli insegnanti delle scuole elementari che nei precedenti concorsi hanno conseguito la idoneità. La maggior parte di essi non riuscirono vincitori, non avendo titoli rivelatori di meriti fascisti. Sembra che in tali sensi si sia già provveduto per le insegnanti di Roma.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere quali provvedimenti intende adottare per por fine ai continui deplorevoli incidenti che si verificano in Trani contro la sede della sezione di un partito democratico, incidenti provocati da elementi stranieri, e se non creda opportuno che simili indesiderabili individui vengano allontanati dalla città di Trani.
«Pastore Raffaele».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere in base a quale legge il maresciallo dei carabinieri di Lesina, istigato dai commercianti del posto, ha sequestrato i registri alla cooperativa pescatori locale, inceppandone il suo funzionamento.
«Pastore Raffaele».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se le dichiarazioni, attribuitegli dalla stampa e non smentite, fatte presso la Camera di commercio di Milano, e secondo le quali il Governo non si propone di incoraggiare l’afflusso in Italia di prestiti dall’estero, rispondono a una particolare direttiva del Ministero del tesoro o, invece, esprimono la politica solidale del Governo in tale materia. E se egli può meglio e più dettagliatamente illustrare alla Costituente i fini, i metodi e i limiti di cosifatta politica.
«Lombardi Riccardo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se non gli risulti che numerose banche, e fra di esse anche banche di diritto pubblico (sulle quali perciò dovrebbe esercitarsi in maniera particolare il controllo dello Stato) si prestano volonterosamente a creare fittizi conti debitori a favore di clienti abbienti, i quali ultimi in tal maniera si provvedono di titoli di debito apparenti in previsione dell’imposta sul patrimonio; e se non pensi che, nella situazione particolarmente seria in cui versano le finanze dello Stato, sia il caso di farsi iniziatore in tale materia di provvedimenti adeguati.
«Lombardi Riccardo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri delle finanze e del tesoro, per conoscere se consti ad essi che nelle ultime settimane il senatore di nomina fascista Vittorio Cini aveva avviato trattative per la vendita del suo pacchetto azionario della Società anonima cotonificio veneziano di Venezia alla Società Snia Viscosa, vendita alla quale avrebbero partecipato anche gli altri due possessori, insieme al Cini, della totalità del pacchetto azionario, cioè il senatore Achille Gaggia e il conte Volpi. E se consti altresì ad essi che tale proposito avrebbe incontrato l’opposizione dei dirigenti del Cotonificio, appunto perché, nelle condizioni eccezionalmente floride dell’industria in parola, esso tradiva il proposito di disporre di capitali liquidi facilmente esportabili; opposizione che si sarebbe tradotta nella proposta di consentire l’operazione a patto che una forte quota dell’incasso, di lire cioè 500 milioni (su di un valore totale presunto di 3-5 miliardi di lire), fosse donata al personale dell’azienda.
«Per conoscere, infine, se gli onorevoli Ministri interrogati non si propongano di iniziare un’inchiesta su tali fatti e di provvedere in conseguenza, considerando il lato particolarmente odioso dei fatti stessi – se confermati – alla vigilia delle sottoscrizioni per il Prestito nazionale della ricostruzione e dell’imposta straordinaria sul patrimonio.
«Lombardi Riccardo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere se non creda indispensabile ed urgente integrare l’organico dei Magistrati della Pretura unificata di Palermo, attesa l’estensione della competenza nel campo civile e penale, che ha reso ancor più inadeguato il numero dei Magistrati che in atto vi prestano servizio. Invero l’organico è costituito da tre primi pretori, da 12 pretori o pretori aggiunti e da 7 uditori vice pretori. In tutto 22 Magistrati. Attualmente si hanno 3 primi pretori, dei quali uno sta per trasferirsi alla Procura della Repubblica, giusta decreto in corso di registrazione.
«Russo Perez».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere il suo pensiero ed i provvedimenti che intende adottare per l’atto arbitrario del presidente del Tribunale di Bari che, ignorando il decreto prefettizio che ordinava l’occupazione di terre incolte nell’agro di Bitonto, ha, per due anni consecutivi, disposto il sequestro preventivo dei frutti di dette terre, spogliando i contadini del frutto del loro lavoro.
«Pastore Raffaele».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro degli affari esteri, sulle cause del mancato rimpatrio dei prigionieri in Jugoslavia, che sono in gran parte siciliani; mancato rimpatrio che, anche in base alle dichiarazioni ufficiali, è da attribuirsi a gravissima colpa del Capo del Governo che non può essere sanata da una insincera e compiacente deliberazione del Consiglio dei Ministri, solo diretta ad evitare la crisi.
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere:
1°) se non ritenga necessario istituire in Sardegna un ente per la irrigazione e trasformazione fondiaria, analogamente a quanto per le Puglie e la Lucania, dato che nell’Isola si presentano condizioni di fatto che determinano l’urgenza del provvedimento per ragioni economiche, sociali ed igieniche; che la regolamentazione e lo sfruttamento delle risorse idriche è fattore indispensabile per la rinascita dell’agricoltura, certamente più arretrata di quelle regioni, e che la riuscita della intrapresa è dimostrata da qualcuna già in passato attuata;
2°) se, conseguentemente, non ritenga di dovere estendere alla Sardegna analogo disegno di legge con analoghe provvidenze, tra cui lo stanziamento di mezzo miliardo di lire quale fondo patrimoniale di avviamento dell’ente, un contributo dello Stato non inferiore a 10 milioni per studi e ricerche sperimentali nel campo della irrigazione e della bonifica, l’autorizzazione a Istituti di credito soggetti a vigilanza governativa a concedere mutui che saranno garantiti dallo Stato per l’ammontare di due miliardi, e contributi dello Stato fino al 92 per cento della spesa per le opere di competenza statale (bacini, derivazioni, canalizzazioni, strade di bonifica principali) e fino al 50 per cento per le opere di competenza privata, aumentabile al 60 per cento per le piccole aziende quando le opere presentino carattere di notevole gravosità.
«Murgia».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se non ritenga necessario che il Governo provveda d’urgenza al saldo dei salari di 596 operai fornaciai della provincia di Udine emigrati l’estate scorsa, regolarmente ingaggiati dalla Bauwirtschaftstelle di Graz, ed ormai rimpatriati per fine stagione, in attesa che siano definite le pratiche di trasferimento in Italia dei loro risparmi, previsto con equivalente quantità di merci da importarsi, contratto che non ha avuto piena soluzione per divergenze burocratiche dei vari Ministeri interessati.
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere per quale motivo non è stato ancora emanato il predisposto decreto legislativo col quale la Sezione provvisoria della Corte d’appello di Messina, sedente in Reggio Calabria, «viene definitivamente trasformata in sezione autonoma ed aggregata alla Corte d’appello di Catanzaro», mentre tutta la cittadinanza del distretto giudiziario di Reggio Calabria tiene come inviolabile l’impegno che l’onorevole Ministro della giustizia ha esplicitamente assunto, anche con l’annuncio ufficiale dato nella risposta ad altra interrogazione sul medesimo oggetto presentata dall’interrogante.
«Sardiello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per conoscere se non ritenga equo ed opportuno far revocare d’urgenza il provvedimento per il quale i «diurnisti» alle dipendenze del suo Dicastero, che col 30 giugno 1946 hanno raggiunto i 65 anni di età, devono essere licenziati. Trattasi, nella specie, di benemeriti ufficiali superiori dell’Esercito, che in ancora valida e piena efficienza fisica si sono acconciati ai lavori più modesti per arrotondare la misera pensione, che si aggira per i colonnelli sulle lire 6000 mensili. Il provvedimento di licenziamento non consente alcuna economia nelle spese dello Stato, perché l’altro personale che deve sostituire quello che si licenzia, apporta oneri di gran lunga superiori; non soddisfa alle esigenze di servizio, perché il personale da licenziare è tecnicamente il meglio attrezzato ed è il più competente ed idoneo per smaltire, nel minor tempo possibile, l’enorme arretrato che riguarda specialmente interessi dei combattenti, reduci e partigiani; non soddisfa alle aspirazioni di giustizia, perché, mentre si licenzia il benemerito predetto personale, si è deciso di trattenere in servizio, per eque considerazioni, il personale di uffici soppressi, nonché quello licenziato per «scarso rendimento»; è infine contrario a ragioni di umanità, perché viene a privare di un modesto assegno integrativo una benemerita categoria di ufficiali che non può, specie nella stagione invernale, sopperire ai più essenziali bisogni dell’esistenza.
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non creda di prendere in considerazione la richiesta dei diplomati dagli Istituti tecnici agrari che, per proseguire negli studi universitari, desiderano la parificazione del corso di studi fatti presso detti Istituti, con quelli dei licei classici o scientifici. L’iscrizione con dispensa da esami integrativi per l’anno accademico in corso, per i diplomati dagli Istituti tecnici agrari del Veneto, alla Facoltà di agraria recentemente istituita presso l’Università di Padova, consentirebbe a moltissimi giovani di perfezionarsi in un ramo tanto importante per il maggiore e migliore sviluppo dell’agricoltura. Tale agevolazione, mentre lascia immutate sostanzialmente le linee fondamentali sulla pubblica istruzione, è intesa a dare un più giusto riconoscimento agli Istituti tecnici agrari del Veneto ed in modo particolare a quello di Conegliano, rinomato in Italia ed all’estero, anche per la costante affluenza di studenti stranieri.
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per conoscere se non ritenga necessario, ed anzi doveroso, preoccuparsi della situazione in cui versano già da troppo tempo le molte centinaia dei civili e dei loro congiunti, rimasti vittime di investimenti da parte di automezzi tedeschi (prima della liberazione), polacchi ed alleati, i quali debbono mendicare le cure mediche, le protesi e, peggio ancora, i mezzi necessari alla vita, precisando su chi debba ricadere la responsabilità di tali ingenti danni. E se, nell’ipotesi che il Governo italiano debba far fronte anche a tali oneri, non ritenga equo ed urgente di semplificare e di accelerare la procedura di detti danni, adottando in proposito le norme portate dai Codici vigenti, e specie per i casi in cui le responsabilità sono già evidenti e dimostrabili tali, salvo ad ammettere al beneficio della pensione di guerra gli altri, in cui, per ovvie circostanze di tempo, di tali responsabilità non sia possibile dare che una prova indiretta.
«Tega».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere quali provvedimenti intende prendere per accertare, a mezzo di una severa inchiesta, le frodi, i furti e gli atti illeciti di mole rilevante commessi, sotto il passato regime e nel periodo successivo, dal sovraintendente Aurelio Nicolodi e dal Consiglio d’amministrazione dell’Istituto nazionale dei ciechi «Vittorio Emanuele II», con sede a Firenze, via Antonio Cocchi n. 2, in danno del detto Istituto. Se non ritiene sia assolutamente indispensabile revocare con la massima urgenza dalla sua carica l’attuale Commissario governativo di questo Istituto, dottor Camillo Quercia (che già capo divisione della Divisione ciechi e sordomuti esercitava il potere tutorio e quindi esaminava gli atti dei Consigli di amministrazione e li approvava, senza di che non potevano avere valore esecutivo) dovendosi considerare il dottor Quercia complice delle lamentate frodi, furti ed atti illeciti di cui sopra. Se non ritenga opportuno impedire ogni e qualsiasi ulteriore ingerenza del dottor Quercia nei rapporti che intercorrono tra il Ministero della pubblica istruzione e le istituzioni pro-ciechi.
«Maltagliati».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se sia vera la notizia pubblicata da alcuni giornali che il Governo della nuova Italia democratica tolleri la costituzione, presso la Direzione generale della Polizia, del S.I.S. (Servizio informazioni speciali), che avrebbe preso in tutto e per tutto l’eredità della famigerata O.V.R.A., con compito tra l’altro di segnalare per eventuali provvedimenti tutti coloro che nel passato e nel presente, con atti o con parole, abbiano manifestato il proprio attaccamento alla Monarchia e con speciale sorveglianza sull’operato dei carabinieri.
«Bellavista».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere quali urgenti provvedimenti intende adottare per impedire che sui giornali quotidiani vengano segnalate le virtù di ipotetici rimedi contro le malattie in generale e la tubercolosi in particolare, rimedi che accendono speranze ed illusioni negli infermi, cui corrisponde profonda amarezza ad ogni prevedibile insuccesso terapeutico; e se non sia consigliabile – come saggiamente hanno proposto i medici del primo Convegno scientifico dell’Associazione regionale Lazio-Umbria contro la tubercolosi, tenuto a Roma il 28-29 ottobre 1946 – un provvedimento ministeriale che faccia obbligo ai giornali politici, d’informazioni e di varietà, di pubblicare soltanto quegli articoli di medicina e di terapia che siano stati sottoposti all’esame ed alla regolare autorizzazione dell’Ordine dei medici della provincia in cui il giornale si stampa.
«D’Amico, Caso».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere se corrispondono a verità le notizie date dalla stampa quotidiana, secondo le quali la polizia, per indurre la presunta autrice di un grave reato di sangue a confessare il suo delitto, l’avrebbe sottoposta a interrogatori estenuanti, continuati ininterrottamente notte e giorno per più di ottanta ore, accompagnati da impiego di luci accecanti e di voci suggestive, tali da ridurla in condizioni di sfinimento psichico e quindi di assoluta passività di fronte ai funzionari inquirenti; e se, qualora tali notizie abbondantemente diffuse dalla stampa corrispondano a verità, non creda che l’impiego di tali metodi, i quali, nonostante la parvenza scientifica di cui si ammantano, non sono che forme tecnicamente ammodernate di tortura giudiziaria, sia in contrasto, oltreché all’antico riconoscimento della inutilità della tortura come preteso mezzo di scoprire la verità, coi principî fondamentali di umanità ai quali deve ispirarsi il processo di un paese civile, e specialmente col principio secondo il quale l’imputato è sacro ed ha diritto di essere interrogato e di difendersi in condizioni di libertà e di tranquillità psichica, che lascino intera in lui la consapevolezza delle proprie risposte e il senso della propria responsabilità.
«Calamandrei».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri della guerra e dell’assistenza post-bellica, per sapere, in relazione con l’immane tragedia avvenuta a Cefalonia negli infausti giorni del settembre 1943, in cui perirono oltre 5000 soldati e 500 ufficiali italiani e i superstiti furono deportati in Germania, dove trovarono quasi tutti una lenta morte, tragedia causata da insipienza e incoscienza di capi lontani e da spietata ferocia dei barbari tedeschi nazisti, e prescindendo dalla questione delle responsabilità alte e basse, quali provvedimenti siano stati adottati e si trovino allo studio per onorare degnamente le vittime e dare alle loro famiglie quel conforto morale e materiale che è anche una doverosa riparazione.
«Bernamonti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e del tesoro, sui motivi per i quali non sono stati finora concessi ai beneficiari di enti ecclesiastici congruati gli aumenti dei quali di recente hanno goduto gli impiegati dello Stato. In favore del richiesto nuovo miglioramento economico sta il precedente che fino al 1945 (decreto legislativo luogotenenziale 22 marzo 1945, n. 213) ad ogni maggiorazione di assegni concessa agli impiegati dello Stato è subito seguita una ulteriore integrazione di assegni in favore del clero congruato, pur riconoscendo che la posizione giuridica delle due categorie sia differente. L’interrogante chiede se non sia il caso di prendere in considerazione, più che gli invocati aumenti, la cifra stessa che ne costituisce la base, elevandola adeguatamente all’attuale valore della moneta, in conformità a quanto stabilito nell’articolo 30 del Concordato, specialmente per i benefici congruati che sono stati eretti, negli ultimi venti anni, con dotazione costituita da titoli di rendita pubblica. Ciò perché, anche dopo la eventuale concessione degli aumenti, i beneficiari verrebbero a percepire una somma talmente esigua, data l’odierna svalutazione della lira, da ritenersi insufficiente per il loro mantenimento e per le necessarie spese di culto. L’interrogante fa inoltre notare che codesti provvedimenti rivestono il carattere di urgenza, dato che il fattore economico incide profondamente in quella esterna dignità di cui deve godere il clero nello svolgimento della sua missione spirituale, per la rinascita morale del popolo.
«Terranova».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se, oltre che in omaggio alla serietà e al buon senso del popolo italiano, per evidenti ragioni culturali, non ritengano opportuno che una legge sancisca l’assoluto divieto di cambiare i nomi a strade, piazze e altri luoghi o edifici pubblici; e, laddove sostituzioni siano state già fatte, imponga il ritorno ai nomi originari o a quelli che un lungo uso e l’adesione della coscienza popolare consigli di ritenere definitivi.
«Russo Perez».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se intenda, in vista dell’agitazione in atto del personale non di ruolo degli uffici del Genio civile, provvedere alla sistemazione in ruolo del personale avventizio che ha già dato prova di idoneità, riconoscendo in tale sistemazione tutto il periodo prestato nell’Amministrazione dello Stato, sia agli effetti della pensione che a quelli del grado e ciò in considerazione dell’ininterrotto servizio prestato da circa venti anni negli uffici del Genio civile da ingegneri, geometri, assistenti e personale di ordine ed amministrativo. Tale sistemazione, oltre ad essere il riconoscimento delle benemerenze di una classe di impiegati che si è sacrificata sempre in pro dell’Amministrazione, rendesi necessaria a causa della scarsità numerica del personale di ruolo e degli immani compiti che l’Amministrazione dei lavori pubblici è chiamata a risolvere ed è tanto più urgente quando si consideri che gli avventizi squadristi vennero tutti sistemati come impiegati di ruolo e, dopo il fallimento dell’epurazione e le larghe amnistie, continuano ad ottenere gli scatti periodici ed il passaggio nei gradi superiori.
«Pignatari».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’agricoltura e foreste, per conoscere le ragioni che hanno determinato il legislatore, nel recente decreto legislativo sulla assegnazione delle terre incolte ai contadini, a non fissare il criterio da seguire per i terreni alberati. L’interrogante (ad evitare divergenze d’interpretazione, che si sono già verificate) segnala l’opportunità di integrare il testo del decreto con una norma interpretativa, diretta a stabilire che, in caso di terreni alberati, si deve avere riguardo allo stato tecnico-colturale dell’albero, più che a quello del terreno sottostante.
«Gabrieli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere quali ragioni lo hanno indotto ad accogliere per la soluzione del problema idrico della città di Caltagirone il progetto della captazione delle acque del bacino Bellia, che danneggerà notevolmente l’agricoltura nel comune di Piazza Armerina, rinunziando alla utilizzazione della sorgente Masciona più ricca di acque e più vicina all’abitato di Caltagirone; e per conoscere se, in vista della legittima agitazione degli abitanti e dell’Amministrazione comunale di Piazza Armerina, non ritiene opportuno riesaminare la questione con criteri di equità e di giustizia.
«Martino Gaetano».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere se non ritenga opportuno accogliere il voto formulato dall’Associazione inquilini dell’istituto nazionale case economiche e popolari di Messina:
- a) perché sia revocato il disposto dell’articolo 2 del regio decreto-legge 21 agosto 1940, n. 1289, col quale venne annullato il beneficio già concesso ai messinesi disastrati dal terremoto del 1908 di acquistare a scomputo gli appartamenti ad essi assegnati;
- b) perché sia ammesso nel Consiglio di amministrazione un rappresentante della suddetta Associazione.
«Martino Gaetano».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, per conoscere:
- a) se ritiene conciliabile col prestigio e con la sicurezza dello Stato il fatto che una circolare segreta, inviata dal Direttore generale della pubblica sicurezza ai Questori, sia stata comunicata ad una organizzazione politica e da questa pubblicata nei propri organi di stampa;
- b) se è stata disposta una inchiesta per identificare i funzionari infedeli che, tradendo delittuosamente i doveri dell’ufficio, hanno dimostrato di essere al servizio di un partito politico, anziché della pubblica Amministrazione.
«Cortese».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della marina mercantile, per sapere se intenda mantenere la revoca della concessione del tratto di arenile sul quale, fin dal 1938, fu costruito il campo di tiro a volo di Messina; revoca fatta a favore di un privato per proprio esclusivo interesse e con il pretesto d’impiego di manodopera, mentre è noto che esistono a Messina cantieri che difettano di lavoro. La revoca della concessione ha provocato le unanime disapprovazioni e deplorazioni della cittadinanza messinese per il danno che ne deriva alla Fiera permanente delle attività siciliane e ad uno sport tradizionale che ha costituito un vanto dell’Isola.
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere i motivi per cui gli insegnanti di religione nelle scuole di Stato non vengono considerati capi famiglia agli effetti della corresponsione del premio della Repubblica, mentre tali vengono considerati agli effetti anagrafici ed economici quando, specialmente se parroci, hanno genitori e familiari a carico.
«Monticelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere se, dopo la revoca delle autorizzazioni all’esercizio delle case da giuoco di Livorno e di Montecatini, non ritenga necessario impedire che il giuoco d’azzardo prosegua camuffato sotto l’insegna di circoli di pseudo partigiani e reduci, senza alcuna modalità e garanzia, dando luogo a losche speculazioni e sottraendo allo Stato e agli altri Enti di assistenza ingenti entrate.
«Monticelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se sia esatto che, nell’assegnazione alla provincia di Verona di ulteriori 100 milioni per case popolari, sia stata posta la disposizione che venissero distribuiti ai comuni dall’Istituto autonomo provinciale delle case popolari in collaborazione con un deputato; se sia esatto che ciò sia stato eseguito sulla base delle proposte di detto deputato con criteri di parte, esclusivamente a favore di comuni retti da amministrazioni socialcomuniste, con esclusione di altri ben maggiormente provati dalla guerra; se non ritenga ingiusto che il danaro dello Stato, di tutti ì cittadini, venga per tal guisa erogato senza seguire criteri di giustizia e di rigida imparzialità e che le provvidenze di alta finalità sociale di venir incontro al bisogno dei senza tetto diventino strumento di corruttela politica e rendano possibili fenomeni di balcanizzazione di provincie finora esempio di correttezza amministrativa; se pertanto non ritenga necessario ed urgente:
1°) di dover sottoporre a riesame da parte di organi tecnici e di una commissione provinciale, nella quale siano rappresentate tutte le amministrazioni comunali e tutte le forze politiche, le assegnazioni per case popolari e in special modo quelle summenzionate;
2°) di dare incarico a detta commissione di stabilire una graduatoria delle opere pubbliche da eseguire, per la ricostruzione e per ovviare alla disoccupazione, al fine di evitare ogni improvvisazione, ogni arbitrio, ogni favoreggiamento e di seguire esclusivamente criteri oggettivi di giustizia, di bisogno, di utilità sociale.
«Uberti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro degli affari esteri, per conoscere se, in vista del fatto che le trattative preliminari per la pace con la Germania sembrano già iniziate dai rappresentanti delle Nazioni vincitrici, si sia fatto, e in che forma, quanto era necessario per l’ammissione dei nostri rappresentanti alle dette trattative, com’e buon diritto dell’Italia in vista della cobelligeranza ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni unite.
«Russo Perez».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere perché, mentre a Roma ed in altre grandi città italiane la distribuzione dei generi alimentari avviene regolarmente, ciò non avviene per la città di Napoli. Chiede altresì perché, mentre si è firmato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto della perequazione del carovita agli impiegati statali nei comuni viciniori in continuità di grandi città del nord di Italia, questo non sia stato fatto per i comuni vesuviani nelle stesse condizioni dei comuni suddetti.
«Mazza».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se, come da tante parti si invoca, sarà soppresso per l’imminente raccolto l’ammasso dell’olio di oliva, bardatura che non può assolutamente funzionare e che la costante esperienza ha irrefragabilmente dimostrato dannosa tanto ai consumatori quanto ai produttori, e ora, stante la buona annata, non può suffragarsi con nessuna ragione anzi appare contraria al buon senso. Si fa inoltre notare che segnatamente in Liguria, ove per la conformazione del terreno l’olivicoltura è costosissima e per le vicende atmosferiche e per il dacus oleae la rarità delle annate buone è proverbiale, i produttori (in grandissima maggioranza piccoli proprietari coltivatori, ai quali l’ammasso ha corrisposto un prezzo inferiore a quello che poi ha imposto ai consumatori) hanno abbandonato la terra che non rimunera le loro fatiche e non compensa nemmeno la spesa dei concimi. Questo male, rovinoso per l’economia nazionale, andrà aggravandosi se l’Autorità non abbandonerà il pernicioso sistema fin qui seguito. Se pertanto, contro ragione, l’ammasso fosse mantenuto, il prezzo corrisposto ai produttori sia almeno tale da non costringerli ad abbandonare la terra. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Canepa, Viale, Pera, Rossi Paolo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’aeronautica, della guerra, e della marina militare, per sapere se non intendano rimediare ad una evidente omissione incorsa nel decreto 384 del 14 maggio 1946 (cosiddetto dello: sfollamento).
«Secondo l’articolo 11 di tale decreto, com’è noto, possono fruire del trattamento economico stabilito dall’articolo 5 del decreto stesso gli ufficiali che già furono collocati nella riserva o in ausiliaria per limiti d’età entro determinate date.
«Senonché taluni di tali ufficiali hanno nel frattempo ottenuto il riconoscimento di una mutilazione o infermità prodotta od aggravata da causa di servizio di volo o di guerra, e sono stati collocati a riposo con diritto a pensione di guerra; essi, secondo gli uffici competenti, hanno così perduto il diritto a fruire dei vantaggi previsti dal decreto 384 sopra citato.
«Ma i loro emolumenti, in totale (cioè pensione di guerra compresa) risultano, almeno per alcuni anni, inferiori, e in molti casi notevolmente inferiori, a quelli che avrebbero percepito se non fossero stati collocati a riposo.
«Siccome aver subito una mutilazione od infermità per causa di servizio di volo o di guerra non costituisce un demerito ma una benemerenza, e siccome la pensione di guerra costituisce un parziale risarcimento del danno che sul mutilato od invalido continua a gravare anche nella vita civile, si ritiene equo che tutti gli ufficiali i quali si trovino nelle suddette condizioni fruiscano del trattamento concesso dall’articolo 5 sopra citato, ed inoltre che tale trattamento sia cumulabile con la pensione di guerra.
«Se la questione non possa risolversi, come sembra, in sede di interpretazione del decreto 384, converrà provvedere, con la sollecitudine richiesta dai motivi di giustizia, ad una rettifica della omissione incorsa.
«Nobile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se sia vera la notizia secondo la quale il Prefetto di Padova si sarebbe permesso di chiamare il distributore del giornale satirico «Don Basilio» e di diffidarlo a metterlo in distribuzione senza la preventiva autorizzazione della Prefettura di Padova. E per conoscere, in caso affermativo, in base a quali leggi il Prefetto si sia permesso di prendere una iniziativa che annulla praticamente la libertà di stampa. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tonello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e di grazia e giustizia, per sapere se non sia loro noto che il settimanale Il Merlo giallo sin dalle sue origini va svolgendo una sfacciata e impudente propaganda neofascista contro i poteri dello Stato e contro la stessa Repubblica. Nel numero 25 del 17 settembre 1946 sotto il titolo «L’errore di Mussolini» è pubblicato un articolo che è una evidente esaltazione del fascismo e di Mussolini, al quale solo si rimprovera l’errore «di aver incominciato una rivoluzione senza portarla sino in fondo». Inoltre, nel mentre si giustifica e si approva l’intesa colla Germania nazista e la politica dell’Asse, si esasperano ancora di più i motivi di dissenso e di urto colla Francia e coll’Inghilterra, e ciò nel momento nel quale l’Italia ha bisogno della comprensione degli Alleati per mitigare le già dure condizioni di pace, suscitando all’estero l’impressione che in Italia vengono tollerate correnti di idee che contengono nostalgici richiami al passato regime. Ancora, nello stesso articolo, l’eroica lotta sostenuta al di qua e al di là delle Alpi dai nostri figli migliori contro i nazi-fascisti viene definita come «casi di tradimento, di ignavia, di defezione» e i nostri partigiani sono diventati «i traditori che spuntano quando ci sono occasioni di tradimento». Infine con un’impudenza che sfida l’inesplicabile e strana tolleranza delle Autorità della Repubblica, lo stesso articolo contiene un chiaro invito ad «elaborare una nuova forma di politica, che dia una fisionomia precisa e una funzione determinata… a queste esigenze e a queste idee che mai come adesso sono state così vive ed attuali» facendo appello a tutti «gli ex fascisti che spendono talvolta tanto ingegno in una sterile, se pur brillante opera polemica (?)… insieme a tutti gli uomini di buona volontà». (Dall’articolo: L’errore di Mussolini, a commento del quale la redazione del giornale dichiara: «Noi condividiamo le opinioni del nostro C.P. per quel che riguarda la critica del fascismo di Mussolini e siamo d’accordo con lui nelle conclusioni alle quali arriva). L’interrogante chiede al Ministro dell’interno di preoccuparsi delle reazioni che simili libelli possono avere su tanta parte del popolo italiano, che ancora oggi sconta duramente i delitti del fascismo e del suo fondatore, e di esercitare un più accurato controllo sulla stampa per impedire che in avvenire si ripetano tali pubbliche provocazioni che sono di danno evidente alla tranquillità della Repubblica. Chiede, anche, al Ministro dell’interno di ordinare l’immediata revoca della concessione di pubblicazione del giornale Il Merlo giallo e di provocare immediati provvedimenti di polizia nei confronti del suo direttore. Chiede, poi, al Ministro di grazia e giustizia di fargli conoscere se il Procuratore della Repubblica ha, con riferimento all’articolo dianzi citato, promosso un’azione penale contro il direttore del suddetto giornale e, in caso negativo, che il Procuratore della Repubblica dia motivata giustificazione del mancato provvedimento. Chiede in ogni caso al Ministro di grazia e giustizia di deferire all’Autorità giudiziaria per il relativo procedimento penale il direttore del giornale Il Merlo giallo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bernardi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’assistenza post-bellica e della guerra, per sapere:
1°) se conoscono e approvano le misure della Presidenza dell’O.N.I.G. dirette alla revoca delle disposizioni del cessato Commissario per l’Italia del nord a favore dei partigiani e reduci invalidi della guerra di liberazione, che erano stati ammessi – con evidente semplificazione ed unificazione dei servizi – all’assistenza dell’Opera, mentre ora debbono, con grave danno e disguido, richiedere assistenza ad uffici diversi dipendenti da diversi Ministeri;
2°) se non ritengono doveroso ed urgente fornire all’O.N.I.G. i mezzi indispensabili perché l’assistenza protetica e sanitaria possa svolgersi con maggiore compiutezza e rapidità;
3°) se non ascrivano fra i compiti essenziali dell’O.N.I.G. l’espletamento sollecito delle pratiche per la liquidazione delle pensioni privilegiate ai partigiani e reduci ed alle famiglie dei Caduti ed in quale modo pensino di organizzare codesto servizio, sottraendo alla miseria coloro che, sacrificandosi, hanno bene meritato della Patria e della libertà, e le loro famiglie;
4°) se non si propongono di disporre la cessazione degli effetti iniqui e deleteri per il servizio, di una deliberazione 27 luglio 1946 della Presidenza dell’O.N.I.G., che annulla tutte le promozioni e sistemazioni in ruolo di dipendenti, disposte dal Commissario per il Nord in applicazione delle disposizioni alleate e del proclama 31 dicembre 1945 del Presidente del Consiglio dei Ministri;
5°) se trovino conforme alla legge ed alla moralità lo zelo della Presidenza dell’O.N.I.G. nel pagamento di tutti gli arretrati ad amnistiati già condannati per violenza, faziosità o corruzione, nel momento stesso in cui si lesinano le somme necessarie all’assistenza ai combattenti della libertà invalidi e mutilati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Vigorelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’agricoltura e foreste, per sapere quali provvedimenti si intendono prendere per soddisfare le esigenze esistenti nella provincia di Mantova circa la controversia fra gli affittuali ed i proprietari con i beni affittati, dato:
1°) che lo stato continuo di disaccordo esistente fra gli affittuali e i proprietari con beni affittati, provocati dal fatto che i canoni di affitto sono troppo elevati, esige una concessione di percentuale di riduzione sul valore dei profitti che servono come pagamento del canone di affitto;
2°) che il Governo, con decreto del Ministro Gullo (1945), convertito in legge con decreto legislativo n. 44 del 22 giugno 1946, ha stabilito un premio di maggioranza sul costo di produzione a favore dell’affittuale sui prodotti del grano, granone, risone per l’annata 1944-45, un premio sul grano per l’annata agraria 1945-46;
3°) che sugli altri prodotti esiste lo stesso maggiorato costo di produzione e che nella detta provincia vi sono canoni di affitto con una media di quintali 12 di latte, quintali 3 di grano e quintali 3 di granone e di uva per ogni ettaro. Si fa presente all’uopo, l’opportunità di una concessione analoga fatta per il grano, granone e risone per le annate 1944-45 e 1945-46, anche per i prodotti di latte, uva, canapa, riso per l’annata in corso. Questa concessione risolverebbe i disaccordi esistenti fra le parti succitate e nello stesso tempo allevierebbe la disoccupazione delle campagne, permettendo l’esecuzione di lavori di miglioramento fondi, ad esclusivo vantaggio della produzione agricola. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bianchi Bruno».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro delle finanze, per sapere se: dato che lungo tutto il corso del fiume Po, che scorre attraverso la provincia di Mantova, vi sono numerose isole del Demanio, coltivate a pioppeto e date in concessione a piccoli canoni di affitto a dei privati, i quali le sfruttano a loro solo esclusivo vantaggio, realizzando lauti profitti; e dato che i comuni limitrofi a questo tratto del fiume Po si trovano a dover provvedere al rinsanguamento delle loro finanze, è possibile che queste isole siano concesse ai-comuni, con lo stesso canone col quale erano concesse ai privati, o che siano date a delle Cooperative di lavoro, che già esistono, in efficienza, nella zona. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bianchi Bruno».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere quali provvedimenti ritenga opportuno adottare per dare una definitiva sistemazione a quei dipendenti comunali che in virtù della legge 1° settembre 1940, n. 1488, furono chiamati a coprire il posto di segretario comunale in sostituzione di richiamati alle armi o nelle segreterie vacanti. Moltissimi di questi benemeriti si sono particolarmente distinti durante il passaggio del fronte, dando prova di disciplina e di attaccamento al dovere, nonché di essere ottimi funzionari. Si impone un provvedimento, a simiglianza di quello adottato durante la guerra 1915-18, previsto dal decreto-legge 2 ottobre 1919, n. 1858, che prorogava la validità delle patenti provvisorie e stabiliva le norme per la conversione delle patenti in definitive offrendo la possibilità di presentarsi ad una sessione straordinaria di esami. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Landi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’industria e del commercio, per conoscere se sia vero che l’Istituto ricostruzione industriale (I.R.I.) che oggi possiede il pacchetto azionario delle Terme di Agnano (Napoli) anziché procedere, come sarebbe da attendersi dopo nove mesi dalla derequisizione americana, alla loro riattivazione, abbia deciso, invece, di vendere una quota parte del terreno di proprietà della Società medesima a privati, e ciò allo scopo di realizzare, oltre che il rimborso del proprio capitale azionario, anche un sopraprezzo di pura speculazione. Sicché l’I.R.I., cui è devoluto il compito di attuare o sorreggere iniziative di produzione, diverrebbe – per il caso delle Terme di Agnano – il liquidatore di una ingente ricchezza idrotermale cui annualmente attingevano rimedio e salute circa 100.000 infermi cronici, ed attività di lavoro molti sanitari e personale vario e specializzato. L’interrogante chiede l’assicurazione che il Governo vorrà intervenire energicamente, evitando così alla già disagiata città di Napoli la perdita di una fonte di produzione ed in pari tempo di vicino e comodo luogo di cura per le popolazioni meridionali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Caso».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, per conoscere come il Governo intenda sistemare il nuovo organico «cosiddetto di pace» dei vigili del fuoco, sistemazione che, a quanto risulta, porterebbe alla eliminazione dai quadri di moltissimi militi diligenti e fedeli, che hanno contribuito, in anni eccezionalmente gravi per il Paese, alla tutela dei cittadini e degli averi, esposti ai rischi degli incendi ed ai pericoli della guerra; e se non sia consigliabile, invece, non procedere ad alcuna riduzione di personale in vista di un ampliamento del servizio antincendio che si potrebbe istituire, con un sano criterio di decentramento, in molti centri periferici (ad esempio ex capoluoghi di circondario), i quali attualmente, in caso di sinistro, sono destinati a soggiacere per lo più alla irruenza ed alla fatalità del fuoco, che viene domato con personale volontario e con mezzi di fortuna dopo ore ed ore di improvvisato, stentato e faticoso lavoro, con un danno incalcolabile per l’economia locale e nazionale. L’interrogante richiama l’attenzione del Governo sull’importanza del servizio antincendio e sulle benemerenze del personale che, in molte occasioni, ha svolto il suo compito persino con eroismo e sacrificio della vita, invitandolo ad attuare un piano più vasto di difesa dei cittadini e delle cose contro gli incendi e gli altri eventi improvvisi ed imprevisti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Caso».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere perché il professore Anesi Umberto sia tuttora incaricato interinalmente della presidenza della scuola media di Stato di Trento, con grave danno del prestigio di una categoria di impiegati che nel Trentino hanno sempre opposto al fascismo tenace opposizione. Il professore Anesi fu fervente fascista, tenente della GIL, conferenziere e istruttore appassionato degli avanguardisti. Altri insegnanti, non compromessi col passato regime, potrebbero tenere interinalmente l’incarico che, conferito al professore Anesi per le sue doti di fascista dalle autorità tedesche di occupazione, gli venne stranamente confermato anche successivamente dalle autorità scolastiche della Repubblica. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bernardi».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se non sia il caso che il Governo intervenga presso la Direzione generale della Banca d’Italia per evitare nuove e gravose spese causate dal trasferimento a Roma dei macchinari esistenti presso l’officina carte e valori de L’Aquila e dalla necessaria costruzione di nuovi padiglioni per il collocamento delle macchine stesse, mentre a L’Aquila l’officina potrebbe funzionare riparando gli stabili già esistenti. Le spese per le riparazioni degli stabili e delle macchine «Lambert» esistenti a L’Aquila sarebbero state di molto inferiori a quelle enormi sostenute per la fabbricazione dei nuovi biglietti presso la «Staderini», che ora sembra sia stata chiusa per gravi manchevolezze. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Fabriani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro del tesoro, per sapere se, ai fini di un graduale sfollamento del personale presso le Amministrazioni dello Stato e la conseguente sistemazione dei reduci, non sia il caso di provvedere:
l°) al licenziamento di tutto il personale collocato a riposo e riassunto come avventizio, cottimista o comunque denominato che, specie presso il Ministero, ha trovato sistemazioni comodissime e molto rimunerative, determinando un certo disagio fra funzionari in servizio, che avrebbero maggior titolo a percepire detti assegni speciali;
2°) a concedere facilitazioni per il collocamento a riposo volontario dei funzionari di ruolo che hanno raggiunto il minimo di pensione o siano vicini ai limiti prescritti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Fabriani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dei trasporti e dei lavori pubblici, per conoscere se non ritengano necessario, per lenire la disoccupazione della zona e per riparare ai danni causati dalla guerra e dall’aumentato traffico, che oggi si svolge nella strada nazionale n. 82 (circa 400 automezzi giornalmente passano nei due sensi del percorso):
1°) dare subito il via ai lavori di riparazione del tratto di ferrovia Avezzano-Sora. Si toglierebbero così dall’isolamento molti paesi e si creerebbero più facile smaltimento e più utile sbocco non solo alle merci in arrivo nel porto di Napoli, ma anche alla grande produzione orto-frutticola del Napoletano;
2°) di completare la sistemazione della strada nazionale n. 82, bituminandola dai Piani Palentini a Sora, tenendo presente con particolare carattere d’urgenza dettata da necessità igieniche, gli attraversamenti degli abitati di Balsorano, S. Restituta, Pero dei Santi, Civitella Roveto e Capistrello. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Fabriani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dei lavori pubblici e delle poste e telecomunicazioni, per conoscere se non ritengano opportuno, di comune accordo, prendere solleciti provvedimenti perché venga ordinato alle ditte concessionarie UNES e TIMO e col concorso dello Stato – se necessario – il ripristino delle linee telefoniche e degli allacciamenti di energia elettrica in molte zone dell’Abruzzo disastrate dalla guerra (Valle Roveto e Atlo Sangro, per esempio). L’UNES e la TIMO accampano la gravità delle spese di riattamento mentre tanti paesi, e da tre anni, prolungano i loro gravi disagi nell’isolamento e nell’oscurità e vedono, preoccupati, che nulla si fa all’avvicinarsi di un nuovo inverno. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Fabriani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’aeronautica, per conoscere se non ritenga opportuno un provvedimento di legge che accresca in misura adeguata l’indennità di volo agli ufficiali piloti, che effettivamente volano. Tale indennità, che prima della guerra era di lire 736 nette mensili è ora di lire 889, ed in questa irrisoria misura viene pagata agli ufficiali piloti, che compiendo esercitazioni di acrobazie su apparecchi da caccia si trovano esposti a gravi rischi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Nobile».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’industria e del commercio, per conoscere quali provvedimenti ha adottati o intende adottare per salvare i vigneti del comune di Montecalvo Versiggia (provincia di Pavia) dalle distruzioni provocate con le cave di marna dalla Società anonima cementifera italiana; e perché siano giustamente indennizzati i proprietari interessati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Canevari».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere i motivi per i quali non si è ancora intervenuti coattivamente presso le società interessate per far ripristinare il servizio di illuminazione nei comuni di Aquino, Roccasecca, Castrocielo, Colle S. Magno, Piedimonte S. Gennaro e in tutti gli altri della provincia di Frosinone, che pagano ancora questo duro tributo alla guerra sconvolgitrice. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Andreotti».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri del tesoro e delle finanze, per sapere se, di fronte alla iugulazione del diritto di difesa fatta con semplice disposizione interpretativa contenuta nell’articolo 84 del Regio decreto 12 luglio 1933, n. 1214 (testo unico delle leggi sulla Corte dei conti), affermante l’inappellabilità delle decisioni soltanto pei giudizi di conto e di responsabilità della sezione giurisdizionale speciale per l’arretrato in materia di contenzioso contabile antecedente alla legge modificatrice dell’ordinamento della Corte dei conti 3 aprile 1933, n. 255, mentre esplicitamente è affermata l’appellabilità alle sezioni unite delle decisioni nei giudizi di conto e di responsabilità amministrativa dall’articolo 15 della legge 3 aprile 1933, n. 255, non ritengano urgente e doveroso togliere questa disparità di trattamento a danno dei funzionari dello Stato che hanno avuto il solo torto di essere coinvolti in ingiuste od erronee decisioni nell’esame affrettato dei giudizi rimasti arretrati pel solo fatto del disordine amministrativo e giurisdizionale del periodo fascista, e provvedere subito con apposito decreto legislativo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bruni».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere le ragioni per le quali ai dipendenti delle ferrovie dello Stato che giudicati in base al decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 159, ebbero a riportare le sanzioni minori (censura, sospensione temporanea o dal servizio o dallo stipendio, ecc.), pur essendo loro stato comunicato, con lettera ufficiale, la revoca della sanzione loro irrogata, non si corrispondono gli emolumenti dovuti per l’intero periodo di allontanamento dall’ufficio per misure cautelari. Poiché il disposto dell’articolo 13 del decreto legislativo luogotenenziale 9 novembre 1945, n. 702, dispone la revoca delle sanzioni disciplinari diverse dalla dispensa dal servizio, dalla cancellazione dagli albi e dalla retrocessione, irrogate con decisioni definitive, tale disposto restituisce i dipendenti, contro cui fu applicata e revocata la sanzione, nella posizione giuridica per la quale, a tutti gli effetti, e quindi anche a quelli amministrativi, deve ritenersi come non avvenuta e quindi come non produttiva di effetti la sanzione stessa. La sanzione di natura amministrativa non prevista ed anzi esclusa dal disposto dell’articolo 13 predetto, sembra arbitraria e pertanto si chiede alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, quale sia il criterio che dispone in senso contrario e lesivo degli interessi dei dipendenti delle ferrovie dello Stato che si trovano nelle condizioni di cui all’articolo 13 del decreto legislativo luogotenenziale 9 novembre 1945, n. 702. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere se sia intendimento del Governo di emanare gli opportuni provvedimenti perché ai dattilografi ed amanuensi degli uffici giudiziari sia data la necessaria sistemazione giuridica e una corrispondente tranquillità economica, che renda meno tribolata la vita di questi preziosi collaboratori della giustizia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Castiglia».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dei trasporti, per sapere se non ritenga opportuno provvedere alla riattivazione, per gestione diretta o per tramite dell’industria privata, dell’officina di costruzione e riparazione vetture ferroviarie e tramviarie (F.E.R.V.E.T.) di Carmagnola, che è stata chiusa nel 1936 per interferenza di grossi personaggi fascisti, ed il cui macchinario è stato trasportato in altra regione.
«Tale officina è stata costruita nel 1908 con largo concorso del comune, il quale intendeva assicurare lavoro alle maestranze locali; sorge a circa 200 metri dalla stazione ferroviaria, alla quale è unita da un binario a normale scartamento, che si dirama nell’interno dei vari padiglioni; è situata nel mezzo della più importante rete ferroviaria piemontese ed è pertanto in vantaggiose condizioni per essere riattivata specie in questo momento in cui la Nazione ha urgente bisogno di ricostruire il suo patrimonio ferroviario, dalla cui efficienza dipendono vitali problemi di trasporto e di costo delle derrate.
«La riapertura dell’officina di Carmagnola darà lavoro stabile a due o tre mila operai e concorrerà validamente a riparare o demolire quelle molte migliaia di vetture e di carri danneggiati dagli eventi bellici, che ancor oggi ingombrano – come inutili relitti – tutte le stazioni ferroviarie del Paese.
«Il compito del Ministero dei trasporti è facilitato dal fatto che l’officina in questione è di proprietà del Demanio dello Stato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bonfantini».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere quali provvedimenti siano stati presi o siano da prendere per attuare la definitiva sistemazione degli ufficiali giudiziari e dei commessi giudiziari, onde ovviare alla precarietà della loro situazione giuridica ed economica, che tanto pregiudizievole appare nei riguardi degli interessati e ai fini del regolare funzionamento di uno dei settori fondamentali della Amministrazione della giustizia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Castiglia».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della guerra, per conoscere le ragioni che hanno indotto i competenti uffici ad assegnare in appalto ad una sola ditta «La Cigar» le forniture a ben 47 ospedali della Croce Rossa italiana, compreso l’ospedale Putti di Bologna, mentre nella città che l’interrogante ha l’onore di rappresentare vi sono organizzazioni cooperative le quali possono fornire, senza scopo speculativo, quanto è necessario alla assistenza dei gloriosi mutilati, che godono le cure morali e materiali con l’amore degno delle tradizioni del grande Istituto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Zanardi».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non ravvisi l’opportunità di estendere il beneficio della graduatoria speciale per gli incarichi e le supplenze nelle scuole elementari anche alle madri e sorelle nubili dei caduti in guerra e nella lotta per la liberazione, che pure sono tanto benemerite della Patria. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Castelli Edgardo».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, e il Ministro degli affari esteri, per conoscere se risponde a verità l’informazione secondo la quale i nostri prigionieri in Jugoslavia non possono essere rimpatriati non per il mal volere di quel Governo, ma per il mancato versamento da parte del Governo italiano dei fondi necessari ad assicurare il loro viaggio di ritorno; e, se ciò risultasse vero, per sapere quali misure intende prendere per ovviare al più presto a quello che sarebbe una grave inadempienza verso la Nazione, un condannabile disinteresse, suscettibile di creare sospetti contro un Paese con il quale vogliamo vivere in rapporti di buon vicinato e di amicizia e che priva tante famiglie dei loro cari e tanti giovani italiani della libertà. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Farini».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dell’interno e della pubblica istruzione, per sapere se non intendano risolvere sollecitamente la incresciosa situazione determinatasi all’Istituto tecnico governativo «Leardi» di Casale Monferrato (Alessandria), ove il personale di segreteria e di servizio da circa tre mesi non percepisce lo stipendio, per mancanza di fondi, e da circa tre settimane si è posto in sciopero. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Lozza».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non creda opportuno di ridare ai licenziati dagli Istituti tecnici industriali il diritto, che essi ebbero sino al settembre 1943, di iscriversi alle facoltà universitarie di ingegneria industriale, di ingegneria mineraria, di chimica industriale, di chimica pura, piuttosto che limitarlo, come ora si fa, alla iscrizione alla sola facoltà di scienze economiche e commerciali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Grieco».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri delle finanze, della guerra e dei trasporti, per sapere se, al fine di evitare la disoccupazione di 1800 operai, oltre che per la produzione in sé e per sé, non ritengano di venire incontro alla Ditta O.M. di Brescia, che nello stabilimento di Gardone Valle Trompia occupa appunto la maestranza di cui sopra, e se sulla base delle istanze già mosse a mezzo dei deputati Caprani, Roselli e Vischioni, rispettivamente per la Camera del lavoro di Brescia e per l’ufficio del lavoro, non si creda di prendere l’iniziativa di proporre alla O. M. di Brescia una sistemazione sulle basi seguenti:
1°) che il Governo offra alla ditta l’affitto dello stabilimento di Gardone Valle Trompia, a condizioni massime di vantaggio;
2°) che il Governo si proponga di corrispondere una ulteriore assegnazione di lavoro alla O.M. a mezzo del Ministero dei trasporti, alla condizione che la direzione dia tranquillanti garanzie sul regolare funzionamento dello stabilimento di Gardone Valle Trompia, e dietro applicazione del criterio che gli stabilimenti da quella direzione dipendenti, in funzione a Milano e a Brescia, passino la lavorazione leggera alla sede di Gardone Valle Trompia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Caprani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se non sia il caso di dare poteri di polizia eccezionali alle squadre di vigilanza annonaria, sorte per combattere la borsa nera, nei vari centri del paese, e costituite da funzionari di polizia di carriera, nonché da operai scelti a mezzo delle varie Camere del lavoro. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Caprani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se il Governo sia già entrato o intenda entrare nell’ordine di idee di sostituire il personale d’ordine di Ambasciate e Consolati, compromesso con il passato nefasto regime. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Caprani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’assistenza post-bellica, per sapere se il Governo non intenda decretare che per i figli dei partigiani e combattenti caduti per il Paese, vengano istituiti posti gratuiti e semigratuiti, a seconda delle condizioni economiche dei singoli, nei convitti nazionali e nei collegi od accademie militari e navale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Caprani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se, per quello che riguarda le scuole italiane all’estero, funzionanti frammezzo all’emigrazione, con personale italiano e per conto dell’Amministrazione nostra, si sia già provveduto o si intenda provvedere a sostituire gli insegnanti epurati od epurandi con elementi schiettamente antifascisti, reclutandoli fra partigiani, reduci e combattenti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Caprani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, per sapere se anche per quello che riguarda gli impiegati degli enti locali, discriminati dal punto di vista dell’epurazione, il Governo non ritenga, almeno in linea di massima, nei limiti del possibile, emanare norme per cui, se riassunzione deve operarsi per disposizione di legge, la stessa venga a prodursi non già nei centri, ove già costoro prestavano servizio, ma in altri luoghi. Ciò a scanso della possibilità di creare situazioni del tutto incresciose, facilmente intuibili. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Capuani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se intenda ricostituire il Consiglio superiore per le Belle Arti e quali siano le ragioni che ritardano così giusto provvedimento. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Merlin Umberto».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se sia vero che, prorogati ancora per un anno i pubblici concorsi, si pensa ad un concorso interno tra avventizi, con grave danno di giovani valorosi e ben preparati, che sono pronti a subire la prova del concorso e che in tal modo si vedrebbero posposti e quindi danneggiati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Merlin Umberto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere le ragioni che hanno determinato la Direzione della finanza straordinaria a promuovere la procedura di confisca dei beni dell’ex gerarca Roberto Farinacci innanzi al Tribunale di Roma, sezione X, anziché innanzi al Tribunale di Cremona, ai sensi del decreto legislativo luogotenenziale 31 maggio 1945, n. 364, contenente le norme integrative e di attuazione del decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 154, per la parte riguardante l’avocazione e la confisca dei profitti di regime, dato che a Cremona è situata la maggior parte dei beni che si presumono di proprietà del gerarca. Per sapere altresì i motivi che trattengono il Ministero delle finanze dal rispondere ad un memoriale indirizzatogli dal comune di Cremona in data 12 luglio 1946, nel quale il Sindaco, in base ad una decisione della Commissione per gli indebiti arricchimenti di Brescia, del 15-24 giugno 1944, la cui efficacia giuridica e morale non può essere disattesa, rivendicava al comune i beni dell’ex Società Cremona Nuova gestiti dal gerarca Farinacci ai sensi della legge comunale e provinciale testo unico 3 marzo 1934, n. 363. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pressinotti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere se abbia dato o meno istruzioni ai Procuratori generali di interessarsi delle procedure concernenti l’avocazione dei profitti di regime, che, ai sensi dell’articolo 1 del decreto legislativo luogotenenziale 31 maggio 1945, n. 364, contenente le norme integrative e di attuazione del decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 154, per la parte riguardante l’avocazione e la confisca dei profitti di regime, si dovrebbero ora svolgere innanzi alle Camere di Consiglio dei tribunali penali nella cui giurisdizione sono situati i beni o la maggior parte dei beni da confiscare, e ciò con particolare riguardo alla confisca dei beni dell’ex gerarca Farinacci, della quale è stato investito il Tribunale di Roma anziché quello di Cremona. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pressinotti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere i motivi che hanno indotto il Ministero a non aderire, sino ad oggi, alle richieste inoltrate dalla Prefettura di Cremona per ottenere la nomina della Sezione speciale: avocazione dei profitti di regime. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pressinotti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, sulla opportunità di disporre l’inizio dei lavori per la costruzione della stazione ferroviaria Mimiani-Antinello, sulla linea Palermo-Catania, scartando il progetto che prevede sola fermata agricola, ed approvando il progetto di stazione ferroviaria, che valorizzerebbe la vicina miniera di salgemma, con sensibile vantaggio per lo sfruttamento della medesima nell’interesse superiore dell’economia nazionale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bellavista».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno e il Ministro dei lavori pubblici, per sapere dal Ministro dell’interno come intenda provvedere per fronteggiare subito l’epidemia di tifo, sviluppatasi a Santa Teresa di Riva – uno dei più fiorenti e popolosi centri della provincia di Messina, ancora sfornito di acquedotto – che si è già diffusa ad Antillo e ad altri comuni e villaggi della città di Messina (che ha un acquedotto, il cui volume di acqua è così scarso che la popolazione è privata dell’acqua per diciassette-diciotto ore sulle 24), per cui si rende necessario in via immediata adottare energiche misure profilattiche e inviare copioso materiale sanitario all’Ufficio provinciale di sanità che ne difetta – come purtroppo in tutte le altre provincie siciliane – per venire in aiuto dei centri colpiti o minacciati dall’epidemia, e aumentare il numero dei posti-letto degli ospedali di Messina che è insufficiente per i bisogni normali; e per sapere dal Ministro dei lavori pubblici se non ritenga necessario di assegnare alla Sicilia uno speciale stanziamento di spese per la realizzazione in Sicilia di opere igieniche e sanitarie per provvedere almeno per l’acquedotto e la fognatura dei comuni, e particolarmente di dare disposizioni perché l’Ente acquedotti siciliani provveda d’urgenza ad aumentare il volume dello acquedotto della città di Messina, captando le due sorgenti del Niceto e del Camaro e disporre la sollecita esecuzione dell’acquedotto di Santa Teresa di Riva, il cui progetto è pronto, nonché dare disposizioni all’Alto Commissariato della Sicilia – rimasto senza capo da oltre cinque mesi con grave danno dell’Isola – per affrettare al massimo l’ampliamento dell’ospedale «Margherita» di Messina per cui sono stati assegnati sulla carta cento milioni, senza che si siano ancora iniziati i lavori, per dar prova della sincera decisione del Governo di voler risolvere rapidamente i più impellenti e vitali problemi di interesse siciliano. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Basile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se per i reduci combattenti ed invalidi del lavoro ricoverati presso i sanatori per le malattie polmonari, e che sarebbero in condizione di essere dimessi dai sanatori stessi, non sia il caso di provvedere per un’assistenza post-sanatoriale mediante corresponsione di una adeguata sovvenzione mensile a tempo indeterminato e fino a quando, restituiti a lavoro proficuo compatibile con la malattia di cui sono affetti, possano provvedere alla loro esistenza. La proposta di una sovvenzione di lire 300 giornaliere, per mesi tre successivi alla dimessione dal sanatorio, non può tranquillizzare gli ammalati, che preoccupati per la riacutizzazione eventuale della malattia in seguito ai disagi fisici e morali, ambirebbero un trattamento d’assicurazione idoneo a renderli sereni pur nella minorazione che li affligge. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se, per i grandi invalidi e per i mutilati di guerra «dispensati dal servizio» in seguito a giudizio delle disciolte Commissioni politiche epurative ed in virtù della legge 1944 (con l’attuale sarebbero esenti da ogni pena) non ritenga opportuno e doveroso intervenire, con provvedimento d’urgenza, per la loro provvisoria riassunzione in servizio e per una rapida revisione dei singoli giudizi da parte della Magistratura, la quale, sola competente a giudicare in merito, dovrà pronunziarsi definitivamente nei loro riguardi. Tanto si chiede nella considerazione che il cittadino, che nell’esplicazione del più nobile dei doveri si è prodigato fino all’estremo limite e che nella vita civile ebbe solo onesto e modesto lavoro, non possa non essere considerato, sotto ogni aspetto un ottimo italiano ed in considerazione altresì che i colpiti da tanta severa sanzione non solo hanno dato sangue alla Patria, ciò che sarebbe già di per sé titolo altissimo per avere diritto al rispetto ed all’amore del prossimo, ma sono fra quelli che preferirono i sacrifici e le privazioni agli allettamenti ed ai facili guadagni della repubblichetta di Salò. Il provvedimento, che costituirà un atto di serena se pur tardiva giustizia, s’impone anche per il fatto che perfino quelli che andarono volontariamente al Nord – solo per essere rientrati dopo l’emanazione della nuova legge e sotto il suo imperio – riebbero i loro posti di lavoro. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere se non intenda, dopo oltre due anni dalla liberazione, disporre perché sia provveduto alla ricostruzione dei ponti sul Tevere di Montorso e di Castel Giubileo, a monte di Roma, i cui progetti, già redatti ed approvati, potrebbero essere eseguiti senz’altro con largo impiego dei disoccupati della zona. Si fa presente in proposito, che la ricostruzione del primo dei due ponti è assolutamente necessaria ed urgente, confluendovi gli abitanti dei vari centri della bassa Sabina e del Lazio, che hanno per unico scalo ferroviario la stazione di Poggio Mirteto, mentre è indispensabile ai numerosi pedoni che non potranno più servirsi del ponte-acquedotto del Peschiera, che sarà prossimamente chiuso al traffico; e, d’altro canto, il traghetto provvisorio non risponde alle più modeste necessità delle popolazioni delle provincie di Roma e Rieti ed è inutilizzabile durante le piene del Tevere. Va, infine, segnalato che al distrutto ponte di Montorso si appoggiava l’acquedotto di Sant’Oreste, servente il Soratte ed i numerosi centri abitati fra Sant’Oreste ed il Tevere, ora totalmente sprovvisti d’acqua: acquedotto che potrà essere riattivato soltanto dopo la ricostruzione del ponte stesso. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Orlando Camillo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere quali provvedimenti intenda adottare in base ad un ricorso presentato in data 2 ottobre da alcuni cittadini di Giarratana (Ragusa) contro l’applicazione in quel comune della imposta di famiglia. Si fa all’uopo presente che la detta imposta è stata applicata con manifesta violazione di legge perché il comune aveva già scelto di applicare la imposta sul valore locativo che è stata posta in riscossione anche nel 1945, anno per il quale retroattivamente è stata applicata la imposta di famiglia. Si fa anche presente che il comune ha proceduto alla notifica degli accertamenti senza avere preventivamente pubblicato la matricola, la quale è stata formata illegalmente a lapis e coi numeri pronti ad essere sostituiti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Cannizzo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se non ritengano opportuno riesaminare il decreto legislativo Presidenziale 27 giugno 1946, n 35, col quale sono state radicalmente modificate le disposizioni per la riparazione e la ricostruzione degli edifici di culto e di quelli degli Enti di pubblica beneficenza, nonché dei loro beni mobili danneggiati o distrutti da offese belliche con limitazione a quelli esclusivamente adibiti a scopi assistenziali: e ciò contrariamente ai diritti quesiti in base al disposto dell’articolo 27 della legge 26 ottobre 1940, n. 1543, che comprendeva indistintamente tutti i beni mobili e immobili di proprietà degli Enti pii. La predetta norma ha poi subito un’ulteriore limitazione con l’interpretazione del decreto presidenziale ad opera della circolare del Ministero dei lavori pubblici 9 settembre 1946, n. 11647, che causa danno gravissimo alla situazione economico-patrimoniale delle istituzioni di beneficenza, già per altri motivi precaria, e la dolorosa prospettiva che l’esplicazione della beneficenza debba essere ridotta e, in taluni casi, anche soppressa. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Badini Confalonieri».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per conoscere se non ritenga opportuno (per quanto riguarda il Centro e il Mezzogiorno d’Italia a due anni di distanza dalla liberazione, e per il Nord ad un anno e mezzo), di procedere a raccogliere tutti i relitti e residuati delle macchine, mezzi meccanici d’ogni genere e d’ogni specie, sparsi ed abbandonati ovunque in ogni strada d’Italia. Crede che parte di detto materiale possa ancora essere utilizzato ed inviato alle ferriere. Si tratta ad ogni modo di eliminare una delle brutture lasciate dalla guerra nel nostro Paese. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Chiaramello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se non creda opportuno accertare presso il Genio civile e il Provveditorato alle opere pubbliche di Bari, le ragioni per cui le Cooperative non riescono mai ad incassare i mandati a tempo utile per poter pagare gli operai. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pastore Raffaele».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se, per venire incontro alla disoccupazione dei contadini pugliesi, non creda opportuno, in deroga all’articolo 5 del decreto legislativo 6 settembre 1946, n. 89, disporre che le cooperative richiedenti possano fin dal primo anno domandare il prolungamento della durata di concessione iniziando subito la trasformazione agraria con colture legnose. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pastore Raffaele».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno e il Ministro degli affari esteri, per conoscere quali passi abbiano fatto presso la Commissione alleata e quali provvedimenti intendano prendere, nell’ambito dei loro poteri, per ottenere lo scioglimento del Campo profughi croati di Val di Tenna o comunque per evitare che la loro permanenza nel territorio del comune di Fermo continui a fomentare incidenti, già ripetutamente verificatisi, di conflitti fra gli ospitati di detti campi e la popolazione civile, quale l’ultimo accaduto il 6 ottobre e che ha provocato l’indignazione della intera cittadinanza. Gli interroganti fanno presente che l’attuale stato di cose non potrebbe essere ulteriormente prorogato senza incresciose e funeste conseguenze. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Ciccolungo, Molinelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per sapere quali provvedimenti abbia adottato per i gravi fatti dall’interrogante in più riprese denunziati e documentati e cioè per persecuzioni e torture esercitate al fine di strappare confessioni calunnionse a danno dei partiti democratici, e per il trattamento inumano verso fermati o detenuti praticato in alcune caserme di carabinieri in Sicilia. La particolare coincidenza di questi fatti nei comuni dove la maggioranza al potere appartiene ai partiti di sinistra, accredita la voce che una particolare organizzazione di partito esiste tra i sottufficiali dell’Arma e che gli appartenenti ad essa siano destinati in questi comuni, mentre d’altra parte è notorio come la maggior parte degli ufficiali sia di sentimenti monarchici. Mentre l’interrogante rivolge un reverente saluto a tutti i caduti dell’Arma in Sicilia, nell’attuale momento, chiede al Ministro se ha in animo di provvedere alla democratizzazione dell’Arma. Ciò è necessario perché per la doppia dipendenza dell’Arma stessa dal Ministero della guerra e da quello dell’interno, praticamente essa non dipende che dai superiori gerarchici, per il 95 per cento antidemocratici e contrari alla Repubblica. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«D’Agata».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’agricoltura e foreste, dell’interno, delle finanze, e del tesoro, per sapere:
1°) quali provvedimenti le autorità hanno preso nei riguardi dei responsabili di un grosso contrabbando di olio accertato dalla Guardia di finanza allo scalo merci di Messina per 50 tonnellate del valore di 30 milioni circa, e di un altro contrabbando per circa 10 tonnellate di olio accertato alla società CAIAS di Siracusa; e precisamente se si è proceduto a norma di legge o se, per le solite interferenze politiche diffuse in Sicilia, le autorità locali hanno cooperato al salvataggio degli evasori dell’ammasso, non procedendo alla confisca, e hanno ammassato semplicemente la merce non denunziando i colpevoli;
2°) perché non si è proceduto ancora, nonostante la lodevole insistenza dell’UPSEA di Siracusa, alla denunzia dell’evasione all’ammasso di quintali 400 di grano e alla destituzione dell’agente del Consorzio di Lentini, che ha compiacentemente rilasciata una bolletta di conferimento prima che fosse consegnato il grano, per fare percepire allo stesso evasore di cui sopra il premio di accelerata consegna. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«D’Agata».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri della pubblica istruzione e del tesoro, per sapere se non giudichino urgente modificare il disposto dell’articolo 65 del Testo unico 5 febbraio 1928, n. 577, nel senso di ridurre da sessanta a trenta il numero massimo di alunni di ogni singola scuola, mandando a sdoppiarla ogni qualvolta gli alunni iscritti e frequentanti superino il numero di trenta di almeno dieci unità. Ciò in considerazione che i programmi per le scuole elementari, di cui al decreto luogotenenziale 24 maggio 1945, n. 459, promuovono lo sviluppo della libera personalità del fanciullo, tenuto a collaborare col maestro in continue ricerche e osservazioni dirette a dare concretezza al sapere; e che al raggiungimento di tale fine contrasta il disposto dell’articolo 65 del vigente Testo unico sull’istruzione elementare 5 febbraio 1928, n. 577, determinante che una scuola classificata per essere sdoppiata deve superare i sessanta alunni almeno per un mese. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Lozza».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro ad interim dell’Africa Italiana, per sapere le ragioni per le quali il piroscafo Toscana, contrariamente a quel che fu assicurato in risposta a precedente interrogazione relativa allo stesso tema, non è stato inviato in settembre in Somalia, per effettuare il rimpatrio di nostri connazionali che colà attendono ansiosamente da mesi il ritorno in Italia. (L’interrogante chiede la risposta scritta.).
«Moro».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere, se non ritenga opportuno sottoporre a revisione le norme che disciplinano il conferimento degli incarichi di insegnamento delle lingue straniere nelle scuole medie, allo scopo di permettere che le persone fornite di titolo speciale precedano in ogni caso quelle che non hanno conseguito la laurea in lingue o nella lingua di cui si tratta, le quali ultime possono essere ammesse all’insegnamento solo in via sussidiaria. E ciò nell’interesse della giustizia, in omaggio alla serietà degli studi e per un giusto riguardo verso coloro che, avendo questa sola possibilità di sistemazione, aspirano legittimamente a vincere la concorrenza di laureati ai quali sono offerte altre possibilità di impiego e che hanno in ogni caso minore preparazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Moro».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se, in vista della revisione dei patti colonici per i salariati dell’agricoltura, non sia il caso d’intervenire affinché, nella stesura di ogni patto, vengano incluse quelle norme di carattere sociale ed economico ed organizzativo che introducano nel mondo del lavoro agrario il concetto della compartecipazione a tutti gli effetti sopra ricordati tra lavoratori e datori di lavoro. Gli interroganti chiedono al Ministro se intenda opportuno d’intervenire in tal senso con i mezzi a sua disposizione, legislativi e tecnici (decreti, Ispettorati dell’agricoltura, Uffici del lavoro). (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Rapelli, Caprani, Vischioni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere quali criteri intenda adottare per il concorso ai posti disponibili nelle Scuole elementari. E particolarmente per sapere se ritenga, come apparisce doveroso, rispondente a principio di giustizia:
- a) riservare un numero adeguato di posti disponibili da assegnare mediante concorso per soli titoli a quegli insegnanti provvisori che conseguirono in precedenti concorsi il titolo di idoneità e prestano servizio scolastico da più anni con classifica “buono”;
- b) riservare altra quota adeguata di posti disponibili da assegnare mediante concorso per titoli e per esame limitato ad un colloquio tecnico-professionale a quegli insegnanti provvisori che conseguirono il titolo di idoneità in precedenti concorsi e prestano servizio scolastico da un anno con la qualifica “buono”, nonché a quelli che tale servizio prestano da non meno di cinque anni senza avere in precedenza ottenuto il titolo di idoneità. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Vigna».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere quali ragioni, dopo diciassette mesi dalla avvenuta liberazione della provincia di Belluno, rendano così incredibilmente lenta la ricostruzione dei due ponti, uno sul torrente Viera (Busche) e l’altro sul torrente Cordevole (Bribano) indispensabili per la riattivazione del servizio ferroviario Padova-Belluno. E ciò mentre fu già provveduto alla ricostruzione di ponti di ben secondaria importanza, tenuto presente che la massima parte della attività commerciale della provincia di Belluno fa capo e si sviluppa in Padova e che a questa città, sede della Università, devono andare tutti gli studenti, e che la riattivazione di detta parte del servizio ferroviario produrrebbe sensibile diminuzione sul costo del trasporto dei principali generi alimentari di prima necessità. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Vigna».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dei lavori pubblici, dell’industria e commercio e del tesoro, per sapere se non ritengano giusto ed opportuno estendere agli alberghi e pensioni di ogni categoria, a prescindere dalle particolari valutazioni di ordine turistico, le provvidenze di cui al Regio decreto legislativo 29 maggio 1946, n. 452, disponendo, in conseguenza, ulteriori più congrui stanziamenti. Si chiede in particolare se tale estensione non debba almeno trovare applicazione nelle zone, come Rimini, maggiormente colpite e distrutte dalla guerra e se non si ritenga opportuno prorogare fin d’ora il termine previsto per le domande di contributo, dato il ritardo delle emanate norme di attuazione del decreto e la complessità delle pratiche e della procedura. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Braschi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere perché il prefetto di Sondrio ritarda l’esecuzione della sentenza con la quale il Comitato giurisdizionale centrale per le controversie in materia di requisizioni di guerra ha annullato il decreto emanato da esso prefetto di Sondrio per requisire il Preventorio Luigi Concetti di Sondrio di proprietà dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, e quali provvedimenti intende adottare perché il detto Preventorio ritorni alla sua primitiva funzione di ricoverare i figli dei lavoratori italiani col cui denaro fu costruito. I bambini che dovrebbero essere ricoverati nel detto Preventorio sono attualmente nel villaggio sanatoriale di Sondalo, località assolutamente inadatta per la loro cura, perché in alta montagna, e dalla quale dovrebbero essere entro breve tempo allontanati perché il Commissariato della sanità pubblica – che ha preso in gestione il Villaggio sanatoriale – deve farlo occupare da ammalati adulti, con i quali è incompatibile la presenza dei bambini. L’interrogante fa presente che – oltre ai gravi inconvenienti lamentati – il costo per il mantenimento dei bambini è molto più elevato di quanto sarebbe a Sondrio. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mariani Francesco».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’assistenza post-bellica, per sapere se non ritenga opportuno, analogamente a quanto disposto per i profughi dalla Venezia Giulia, assumersi a suo carico anche per quelli dell’Alta Valle Roia le tasse ferroviarie ridotte del 25 per cento per il trasporto in conto corrente delle loro masserizie. Il Ministro dei trasporti, interrogato in merito, ha già risposto che da parte delle Ferrovie dello Stato non vi è nulla in contrario ad estendere ai profughi della Alta Valle Roia lo stesso trattamento previsto per quelli della Venezia Giulia e della Dalmazia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Badini Confalonieri».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, e i Ministri dell’agricoltura e foreste e del lavoro e previdenza sociale, per sapere se non consti loro che molti agricoltori del Milanese e particolarmente della zona del Lodigiano (Orio Litta, Ospedaletto e località finitime) abbiano ridotto alla metà, in confronto della scorsa annata agraria, la superficie del terreno seminato a frumento. Se intendano, una volta accertato il fatto, intervenire con provvedimento immediato e, comunque, tempestivo da emanarsi nella volgente stagione delle semine, che vincoli gli agricoltori a destinare una parte dei loro terreni alla coltura del frumento e ciò allo scopo di evitare che il grave fatto denunciato si estenda, con evidente, irreparabile danno dell’intera economia nazionale. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Cairo, Mariani Francesco».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’alimentazione) e il Ministro del commercio con l’estero, per sapere: quali siano i motivi che li hanno indotti a cedere ad un gruppo di speculatori la quasi totalità dello stoccafisso assegnato dalla Norvegia all’Italia in compensazione del prezzo per la fornitura di quattro navi costruite nei Cantieri Ansaldo di Genova e nei Cantieri navali di Monfalcone; e quanto vi sia di vero nelle notizie diffuse dalla stampa di Genova, Torino e Milano sui lucri enormi assicurati dall’operazione, con evidente danno della massa dei consumatori e particolarmente dei meno abbienti, agli speculatori così favoriti. (Gl’interroganti chiedono la risposta scritta).
«Vigorelli, Mariani Francesco, Mazzoni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere perché, avendo avuto, in uno con numerosi altri membri del Governo, la triste ventura di assistere alla volgarissima gazzarra antirepubblicana inscenata a Palermo, in occasione della visita del Capo provvisorio dello Stato e con offesa allo spirito tradizionale di ospitalità della grande maggioranza di quella popolazione, da bande di giovinastri notoriamente mobilitate dai partiti reazionari e monarchici; in base alle informazioni dirette – che senza dubbio, egli poté, come tutti i convenuti, largamente procacciarsi in ordine alle responsabilità – non abbia ancora provveduto a fare di queste pubblica denuncia, annunciando le severe, esemplari, ammonitrici misure unanimamente invocate contro i funzionari che, per insipienza o per collusione colle trame ordite contro la democrazia repubblicana, hanno favorito e tollerato i fatti deplorabili; ed in particolare:
1°) il Segretario generale dell’Alto Commissariato per la Sicilia che, da troppo tempo esercitando concretamente – e malamente – le funzioni di Alto Commissario (data la prolungata ed ingiustificata vacanza di questa carica), è il primo responsabile del fatto incredibile che la città di Palermo sia stata lasciata priva di pane per l’appunto nei giorni, da lungo tempo prestabiliti, della visita del Capo provvisorio dello Stato. Fatto che autorizza i più fondati sospetti di una premeditata provocazione al malcontento ed ai torbidi conseguenti;
2°) il Prefetto, che ha dimostrato, con la sua incuria verso l’aperta pubblica sobillazione antirepubblicana dei partiti reazionari, di meritare una sanzione ben più severa della messa a disposizione, già decisa nei suoi confronti nel quadro degli ultimi movimenti di prefetti disposti dal Consiglio dei Ministri;
3°) il Questore, che ha tollerato, se non favorito, il permanere ed il potenziarsi di un tale spirito antirepubblicano nelle forze di polizia da lui dipendenti, da rendere possibile lo scandaloso spettacolo di cittadini plaudenti al Capo provvisorio dello Stato bestialmente percossi da quegli stessi agenti che rimanevano benevolmente neutrali dinnanzi al prolungato e sfrenato tumulto che le bande monarchico-reazionarie, sicure d’impunità, poterono protrarre per un’intera mattinata; e se non ritenga dovere proprio e del Governo tutto, liberare l’apparato statale, specie nei suoi più alti gradi, di quei funzionari che di volta in volta, con la loro azione e con la loro inazione, dimostrino la propria pervicace ostilità contro la nuova legalità democratica e repubblicana e ne sabotino lo sviluppo e l’affermarsi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Terracini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’assistenza post-bellica, per conoscere la ragione per la quale, in base alla circolare n. 308, in data 22 novembre 1945, vengono rimborsate le tasse universitarie pagate dai reduci dai campi di concentramento tedeschi dopo il 1° ottobre 1945, e non quelle pagate antecedentemente, per esempio, il 30 settembre dello stesso anno. Provvedimento con il quale si puniscono in modo singolare e del tutto ingiustificabile proprio coloro i quali furono, se mai, più solleciti nell’adempimento dei loro doveri verso l’erario. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pellizzari».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se, in ossequio ad una antica consuetudine, ed al fine di alleviare il disagio che, a causa della recente guerra, tuttora risentono i coltivatori delle zone di frontiera, non creda di impartire opportune disposizioni, dirette ad acconsentire, alle popolazioni alpigiane delle valli del Pellice, del Chisone e di Susa, di procedere, sotto la vigilanza delle autorità comunali, ed entro i limiti delle assegnazioni legali, al cambio di castagne, di cui esiste largo raccolto in quelle zone, con il granturco assegnato agli agricoltori della pianura. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Villabruna».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se risponde a verità la notizia apparsa sul quotidiano Italia Nuova e riportata dalla Gazzetta Sera del 4-5 ottobre corrente secondo la quale, due cittadini, fermati per propaganda monarchica, sarebbero stati maltrattati da un funzionario della questura di Torino. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Villabruna».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, per sapere quali destituzioni immediate hanno colpito le autorità di Palermo responsabili dell’ordine pubblico durante le giornate di lunedì 7 e martedì 8 ottobre 1946. Lunedì 7 corrente, convocati nel gabinetto del sindaco, s’erano riuniti i deputati siciliani convenuti a Palermo e le autorità dell’Alto Commissariato e della prefettura, nonché i rappresentanti della Camera del lavoro, per esaminare:
- a) la minaccia, da parte di un gruppo non aderente alla Camera del lavoro, di proclamare uno sciopero dell’arte bianca che avrebbe privato di pane Palermo, incominciando dalla giornata in cui sarebbe arrivato il Presidente della Repubblica;
- b) la manifestazione ostile, contro il Presidente della Repubblica, progettata da elementi politici individuati. La riunione nel gabinetto del sindaco aveva esaminato, dunque, problemi che erano a perfetta conoscenza delle autorità responsabili dell’ordine pubblico, come erano a conoscenza delle autorità stesse le parole dirette contro il Presidente della Repubblica durante un comizio dell’«Uomo Qualunque», tenuto a Palermo domenica 6 ottobre, dove parlarono gli onorevoli Patricolo e Bencivenga.
«Le autorità e i rappresentanti di tutti i partiti politici, dopo di aver disposto per la regolare distribuzione del pane alla popolazione, non soltanto nel giorno della venuta del Presidente ma anche nei seguenti, s’erano impegnati al mantenimento dell’ordine. Martedì 8, nella mattinata, prima ancora che il Presidente della Repubblica arrivasse al teatro Massimo per salutare il Congresso della Stampa, un gruppetto ostile, senza nascondere le sue intenzioni, si riunì nella piazza, senza che le autorità pensassero a scioglierlo o a isolarlo. Un camion carico di giovinastri, d’altra parte, venne lasciato libero di circolare. La complicità delle autorità nell’organizzazione della disgustosa scenata da parte di elementi identificati e conosciutissimi è quindi evidente. È evidente anche nel fatto inaudito che siano stati maltrattati, bastonati e feriti sette giovani del Partito Repubblicano italiano i quali reagivano contro le manifestazioni ostili. Gli interroganti per la difesa dell’onore di Palermo, offeso da una minoranza facinorosa e provocatoria, chiedono di sapere quali destituzioni immediate delle autorità complici volontarie o per inettitudine siano state disposte. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Natoli, La Malfa».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se, anche in considerazione degli orientamenti e degli sviluppi degli studi universitari presso le altre nazioni, non ritenga opportuno di disporre il ripristino, presso le Università italiane, della facoltà di scienze politiche. La utilità di una adeguata conoscenza dei problemi del mondo contemporaneo è vivamente sentita dai giovani, ed infatti, un corso di perfezionamento per gli studi internazionali, sorto a Roma per iniziativa privata, risulta largamente frequentato. L’insegnamento delle scienze politiche, ripreso in tutte quelle Università, che già ne erano dotate, ed impartito in base a nuovi e più adatti piani, permetterebbe a tutti quei giovani che si sentono portati verso tal genere di studi di dedicarvisi ed alla Nazione di poter contare, per i suoi rapporti con l’estero, su elementi adeguatamente preparati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rodinò Mario».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se, con la elaborazione della legge per una nuova razionale disciplina delle locazioni degli immobili urbani, non ritenga opportuno sollecitare anche un provvedimento legislativo, col quale venga imposta ai datori di lavoro, aventi un determinato numero di operai alle proprie dipendenze, la costruzione, entro giusto termine, di case di abitazione con numero di vani tali da provvedere all’alloggio almeno di una percentuale, sia pure modesta, dei propri dipendenti. Pare all’interrogante che con questa disposizione si concorrerà in modo efficace e concreto alla soluzione del problema delle abitazioni, costringendo i datori di lavoro, taluni dei quali continuano a realizzare guadagni ingentissimi, ad investire parte di questi guadagni in immobili a profitto specialmente dei ceti più numerosi e bisognevoli. Senza dire che è sommamente ingiusto vi siano industriali i quali richiamano nei centri urbani forti nuclei di lavoratori, rendendo così sempre più acuta la crisi edilizia e non provvedono alla costruzione di case ad uso dei propri dipendenti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Carpano Maglioli».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere quali concreti provvedimenti intenda prendere a tutela della posizione giuridica di ufficiali partigiani mutilati per la causa dell’insurrezione ed assunti nel gruppo della polizia ausiliaria.
«Per sapere inoltre se sia vero che il Ministero abbia disposto in virtù di precedenti decreti, l’allontanamento dal corpo di polizia ausiliaria di detti ufficiali partigiani, per il solo fatto della loro mutilazione per la causa della libertà, pur essendo gli stessi provvisti dei titoli di studio richiesti e idonei a svolgere ancora la loro attività in particolari servizi della polizia. In ogni caso per sapere se non ritenga conveniente assumere i detti ufficiali partigiani nei ruoli dei funzionari di pubblica sicurezza, analogamente a quanto si è fatto in passato per gli ufficiali della polizia Africa Italiana (P.A.I.), in considerazione anche della opportunità di mantenere in servizio presso le varie questure ufficiali che hanno dimostrato, con lo strazio delle loro carni, di sapere difendere la nuova democrazia italiana fino al sacrificio della vita.
«L’interrogante chiede specificatamente se sia vero che il capitano P.A. Rotolo Nicolò fu Nicolò, classe 1916, dottore in giurisprudenza, mutilato di guerra per amputazione avambraccio sinistro ed ex partigiano, in forza presso la questura di Como, debba venire allontanato dal servizio per il fatto della sua mutilazione, pur avendo dimostrato la sua capacità tecnica e fisica nei servizi della polizia, avendo diretto con esito brillante la squadra mobile della questura ed essendo ora a capo dell’ufficio tessere di frontiera. Si chiede pertanto se non si ritenga quanto meno disporre per l’assunzione del dott. Rotolo nel ruolo dei funzionari di pubblica sicurezza. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bernardi».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della guerra, per conoscere se ritenga sia in relazione all’attuale costo della vita e rispondente ai criteri, in base ai quali ne fu stabilito l’importo pei vari gradi, l’indennità fissata per gli ufficiali transitati nella riserva in base alla legge n. 369 del 9 maggio 1940: indennità che, insieme ad un assegno speciale, avrebbe dovuto rappresentare circa il 55 per cento della pensione e costituire funzione integratrice per raggiungere i quattro quinti degli assegni di attività. Anche l’importo di detta indennità, rimasto inalterato dal 1940, dovrebbe essere messo in relazione, specie per gli ufficiali di grado meno elevato, agli aumenti apportati a tutti gli assegni corrisposti al personale dipendente dallo Stato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Perugi».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della marina mercantile, per sapere se sia esatta la notizia che il Governo argentino avrebbe restituito agli armatori le navi italiane rimaste durante la guerra nei porti di quella Repubblica, corrispondendo inoltre agli stessi l’ammontare di tutti i noli guadagnati in dollari, per un importo di diversi miliardi di lire; e se, nel caso, trovi giusto che tale somma venga ripartita tra pochi e fortunati armatori, o se non creda di dover promuovere un provvedimento per una più equa distribuzione, in rapporto alle enormi perdite subite dalla nostra marina mercantile. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rossi Paolo».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente dei Consiglio dei Ministri, ed i Ministri di grazia e giustizia e dell’interno, per conoscere se, per contribuire alla auspicata pacificazione degli animi, non ritengano urgente ed indilazionabile una disposizione di legge che ripari alle numerose ingiustizie compiute ai danni dei benemeriti della causa anti nazi-fascista, sottraendoli o allontanandoli dai posti di lavoro che già occupavano; e se non ritengano, pertanto, che – per un elementare senso di giustizia e per non lasciare sussistere un evidente ed assurdo contrasto, nel momento in cui molti fascisti ritornano ad occupare i loro posti – siano subito reintegrati ai loro posti di lavoro, a qualunque ente od azienda abbiano appartenuto, i benemeriti della liberazione, che furono allontanati dal servizio in regime nazifascista o che subirono tale trattamento dopo la liberazione, senza che il licenziamento fosse causato da condanna civile o penale; che ai detti licenziati siano corrisposte – entro quindici giorni dalla emanazione della legge – tutte le competenze, nessuna esclusa, per il periodo di assenza; che per i casi, invece, in cui sia intervenuta condanna, presa a motivo determinante del licenziamento, sia sancito per legge il diritto, sia del licenziato sia della parte avversa, di chiedere l’istituzione immediata di una Commissione di inchiesta, composta da un rappresentante per parte e da un presidente di gradimento di entrambe o nominato dal tribunale, la quale, entro il periodo massimo di trenta giorni, dia il proprio giudizio definitivo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bonfantini».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro delle finanze e del tesoro, per conoscere se e come intendano provvedere presso gli uffici competenti affinché sia snellito ed accelerato il lavoro concernente le pratiche di pensione a favore dei mutilati e degli invalidi di guerra, i quali, pur avendo ottenuto il riconoscimento della loro mutilazione e della loro invalidità, attendono da mesi e talvolta da anni il pagamento della pensione e non hanno nemmeno potuto usufruire del premio della liberazione e della Repubblica, permanendo in uno stato di avvilimento morale e materiale non certo conforme a quello che dovrebbe ad essi derivare dal riconoscimento del loro sacrificio e del loro diritto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Filippini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri della pubblica istruzione e del tesoro, per conoscere se non credano umano ed equo estendere le provvidenze di cui alla lettera circolare del Ministero della Pubblica istruzione n. 4079/69 del 13 aprile 1946, a favore anche di quegli insegnanti elementari, che, per cause derivanti dallo stato di guerra, sfollati, e, come tali, comandati nelle località di affluenza e considerati trasferiti, giusta la lettera circolare del Ministero stesso 3 dicembre 1945, n. 3076/38, sono stati o saranno obbligati a rientrare in sede per ragioni di servizio; e se non ritengano che le provvidenze in oggetto siano limitate al rimborso delle sole spese effettivamente sostenute o da sostenere dai maestri stessi per il trasporto delle masserizie dalla località di affluenza alla sede di provenienza. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Taviani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non creda dare istruzioni d’urgenza ai Provveditorati provinciali, perché nelle liste speciali dei maestri aspiranti ad un posto provvisorio per l’anno scolastico 1946-47, siano inclusi, per evidenti ragioni di equità, non solo i candidati orfani di guerra, ma altresì quelli orfani di invalidi di guerra. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non ritenga opportuno e rispondente a senso di equità e di giustizia promuovere un provvedimento legislativo, il quale commuti la pena dell’ergastolo, inflitta, per attenuante generica, ai detenuti che commisero nella minore età, durante il passato regime, un delitto, per il quale il Codice penale fascista comminava la pena di morte, in quella minore di trent’anni. Poiché il Governo democratico, seguendo una tradizione nobilissima del giure italiano, abolì, in linea di principio, la pena di morte, ritenendo l’ergastolo pena estrema da infliggersi nei reati più gravi, l’interrogante ravvisa conseguente ed opportuno un provvedimento legislativo, il quale adegui alla vigente disposizione la pena (ergastolo) inflitta ai rei minorenni, nel regime fascista, con la commutazione di essa in quella di trenta anni per l’attenuante generica, della minore età, onde prevenire la sperequazione, che in avvenire si verificherà fra i condannati minorenni di ieri e quelli eventuali di domani, qualora il provvedimento invocato non venga preso dal Governo, che sancì l’abolizione della pena di morte. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musolino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere se è a conoscenza dei gravissimi fatti delittuosi (omicidi a scopo di furto, rapine, ecc.) che si svolgono nelle campagne della Murgia in Terra di Bari e particolarmente in agro di Minervino Murge, ove negli scorsi giorni piombo omicida ha soppresso la vita di un povero pastore, tale Pietro di Tria e dell’agricoltore Carmine Lombardi per dar mano libera a ladri di prodotti e di armenti, e se non creda che, nel quadro dei provvedimenti generali diretti a guarire tali malanni, sia il caso di istituire d’urgenza in Minervino Murge un congruo presidio di forza pubblica (almeno 30 carabinieri) che incuta con la sua presenza rispetto e cooperi alla difesa della legge. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Perrone Capano».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per conoscere:
1°) perché non ha creduto opportuno di accogliere la richiesta della Cooperativa di consumo del popolo di Bolzano, tendente ad ottenere l’annullamento del contratto stipulato con il Commissariato di Bolzano in data 1° luglio 1946, con validità di mesi tre, per la fornitura di carne a quel Presidio militare, annullamento motivato dal forte aumento dei prezzi di acquisto del bestiame, ciò che ha messo la Cooperativa nell’assoluta impossibilità di far fronte alla rilevante perdita;
2°) se nella futura stipulazione dei contratti per forniture agli enti militari non creda opportuno sopprimere la clausola secondo la quale la sola Autorità militare ha la facoltà di rinnovare il contratto, senza dare la possibilità alla controparte di esprimere la sua accettazione o meno all’imposizione della proroga per altri tre mesi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Cimenti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se, essendo a conoscenza delle norme che regolano i rapporti di impiego del personale subalterno dei Convitti nazionali, non ritenga giusto e necessario di riconoscere ad essi un preciso e definitivo stato giuridico analogo a quello del personale superiore di detti Istituti, in tal modo che essi siano al riparo da improvvise e spesso arbitrarie misure incidenti sulle loro condizioni di vita e di lavoro; e se per intanto non ritenga di dovere, con provvedimento di urgenza, cancellare la vergogna dei salari di fame, oscillanti sulle 3000 lire mensili, ivi comprese tutte le indennità, che questi lavoratori percepiscono ancora dopo molti anni di servizio. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Terracini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Governo e il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per conoscere se – pur considerando le ultime disposizioni della Direzione generale per la previdenza sociale secondo cui col 1° novembre 1946, dovrebbero finalmente essere corrisposte ai beneficiari le nuove pensioni a norma del decreto 20 maggio 1946, n. 374 – intendano, in riferimento al continuo elevarsi dell’indice reale del costo della vita, prendere urgenti provvedimenti, rivedendo radicalmente e in modo unitario le basi attuali delle norme previdenziali ed assistenziali, ed evitando soprattutto gli ostacoli di carattere burocratico nella forma di pagamento, al fine di alleviare in modo decoroso le condizioni:
1°) dei pensionati di qualsiasi categoria;
2°) dei disoccupati;
3°) dei tubercolosi; dopo avere coordinato e vagliato i mezzi di emergenza atti a predisporre un «fondo previdenziale» adeguato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Novella».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se intende ammettere, nei prossimi concorsi a posti di direttori didattici, i maestri che, per non essere stati mai iscritti al disciolto partito fascista, non poterono per tale requisito partecipare ai concorsi precedenti, concedendo loro l’ammissione senza limiti di età e con una riserva di posti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Novella».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se le limitazioni alle formazioni delle classi collaterali ed alle iscrizioni alle scuole medie, di cui alla circolare n. 46, del 4 ottobre 1946, del Ministero della pubblica istruzione, non siano di pregiudizio alla scuola pubblica ed a vantaggio delle scuole private; e se non creda di revocare le disposizioni date, promovendo la formazione di classi complementari per soddisfare alle richieste degli studenti i quali, anche per le loro condizioni economiche, chiedono di frequentare le pubbliche scuole medie. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Novella».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se non ritenga necessaria l’opportunità di apportare una modifica al Regio decreto-legge 1° aprile 1939, n. 636, nel senso di rendere reversibili le pensioni previdenziali anche, nei vari casi specifici, a favore della madre vedova, o comunque dei parenti ascendenti di primo grado. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Novella».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Governo ed il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per conoscere se non siano dell’avviso di studiare uno schema di provvedimento tendente ad una tutela da parte dello Stato, che assicuri misure assistenziali, sia pure in forma limitata, verso coloro i quali – per il fatto che lavorarono totalmente o parzialmente prima del 1920, ossia in un periodo in cui ancora non vigeva la norma delle marche previdenziali, anche se a suo tempo liquidati – oggi, e specie nelle contingenze attuali, non sono in grado di vivere o almeno di trovare sufficiente asilo per il loro non esiguo numero. E in pari tempo, se non ritengano opportuno di estendere tale tutela anche alle categorie degli orchestrali e dei coristi che, prestando la loro opera periodicamente, e necessariamente con società o organismi orchestrali o coristi diversi, sono in condizioni del tutto particolari agli effetti della pensione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Novella».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se intende proporre provvedimenti che diano facoltà ai laureati che non hanno mai avuto la tessera del partito nazionale fascista, che per questa loro posizione non hanno mai potuto prendere parte a concorsi, e che attualmente, avendo superato i limiti di età, sono esclusi da recenti concorsi banditi dal Governo della Repubblica e dagli Enti locali, di partecipare ai concorsi stessi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Ruggeri».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro dell’agricoltura e foreste, per sapere perché, dopo le notizie di sapore ufficioso diffuse in questi giorni, non credano necessario soprassedere ad improvvisazioni legislative sulla vertenza mezzadrile e sul regime dei contratti agrari, rinviando invece argomenti di così vitale e delicata importanza per l’economia del Paese alla cognizione dell’Assemblea Costituente, in modo da evitare altri provvedimenti tecnicamente imperfetti e socialmente insufficienti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bertini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere il motivo della mancata risposta alle due interrogazioni precedenti sulla questione degli impiegati irrevocabilmente discriminati nel giudizio di epurazione e dei quali si minaccia la dispensa dal servizio; e per sapere se il Governo, spogliando l’Assemblea Costituente del diritto di esprimere il proprio avviso sul tema così fondamentale della stabilità del rapporto d’impiego rispetto ai funzionari e dipendenti degli Enti pubblici, creda veramente di insistere nella adozione di provvedimenti costituenti vera e propria violazione delle norme disposte dopo la liberazione in tema di epurazione, col risultato di gravare lo Stato e gli Enti locali di oneri ingiustificati e col pieno esautoramento della loro autorità di fronte a pressioni equivoche, artificiose ed interessate. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bertini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per sapere se non concordi nella necessità di corrispondere ai familiari dei nostri militari dispersi in Russia e dichiarati irreperibili, anticipazioni mensili da recuperarsi poi sugli assegni del militare in caso di suo ritorno o altrimenti sulla pensione; e se non giudichi deplorevole che tale quesito, sottoposto al competente organo amministrativo del Ministero fin dallo scorso luglio ad opera del Distretto militare di Sacile, e sollecitato nel mese di agosto dallo stesso Ministro, rimanga a tutt’oggi senza risposta. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Gortani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri della pubblica istruzione, del tesoro, dei lavori pubblici e dell’interno, per sapere se non ritengano doveroso reintegrare al più presto il mobilio e il materiale didattico delle scuole danneggiate dalla guerra che sarebbero in grado di utilizzarlo; e se a tale scopo – constatata l’insufficienza della circolare 12 dicembre 1945 del Ministero dell’interno, n. 15400 R.6/3 – non credano di dovere impartire o ripetere precise istruzioni agli uffici del Genio civile (taluni dei quali, ad esempio quello di Udine, non ne ricevettero), affinché immediatamente vi provvedano, d’accordo con le Prefetture e con i Provveditorati agli studi, ai sensi dell’articolo 27 della legge 26 ottobre 1940, n. 1543, sul risarcimento dei danni di guerra. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Gortani».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato dell’alimentazione) ed il Ministro dell’interno, per sapere:
se siano a conoscenza degli sforzi sovrumani, pericoli, stenti e spogliazioni a cui si son dovute assoggettare in questi ultimi anni, per assoluta necessità di vita, quelle popolazioni montane dell’Alto Veneto – in specie del Friuli, della Carnia, del Bellunese – la cui base alimentare è costituita essenzialmente di polenta e formaggio, allo scopo di procurarsi il granoturco indispensabile ricorrendo al mercato nero della pianura;
se siano a conoscenza: del fatto che soltanto in virtù di questo – sia pure illegale – rifornimento capillare, quelle popolazioni si sono potute mantenere in vita;
del depauperamento che anche per questa causa (oltre che per la loro eroica resistenza ai nazifascisti) esse hanno subito;
dei sintomi di insufficiente nutrizione che esse oggi presentano, segnatamente nei bambini e nei convalescenti;
se pertanto non ritengano necessario concedere a coteste popolazioni un’integrazione alimentare costituita in parte di alimenti vitaminici, in parte da un essenziale aumento della razione di granoturco: aumento che, ove per ragioni di carattere generale non potesse venire accordato come assegnazione suppletiva o integrativa, potrebbe essere studiato sotto il punto di vista fisiologicamente esatto che a una data razione di farina da pane corrisponde, per capacità assimilatrice dell’organismo umano, un peso assai più elevato (almeno una volta e mezzo tanto) di farina di granoturco. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Gortani, Garlato, Fantoni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno ed il Ministro dei lavori pubblici, per sapere – con riferimento alla lettera del Ministro dei lavori pubblici al Presidente della deputazione provinciale di Salerno 30 settembre 1946, n. 6876, ed al telegramma del Sottosegretariato di detto Dicastero in risposta alle sollecitazioni dell’interrogante – se intendano, a termini dell’articolo 9, capoverso 3°, del decreto legislativo 27 giugno 1946, n. 38, provvedere con decreto presidenziale al mantenimento della Sezione staccata dell’A.N.A.S. di Salerno, compiendo così un atto di giustizia verso una provincia tanto benemerita quanto negletta, obbedendo altresì alla lodevole odierna tendenza al decentramento dei servizi statali ed evitando la notevole spesa occorrente pel trasferimento di impianti, uffici e funzionari della predetta Sezione nel lontano centro di Napoli. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rescigno».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se gli consti che la Sezione compartimentale delle ferrovie di Napoli ha modificato radicalmente il programma del servizio viaggiatori espletato dai rapidi R. 50 ed R. 51, istituiti per il sollecito allacciamento alla Capitale dell’estrema Calabria, assegnando ad essi anche servizio locale, e se, in considerazione di tale modificazione, non creda opportuno istituire altra coppia di rapidi sullo stesso tratto, con esclusivo servizio di collegamento tra i capoluoghi delle provincie meridionali e la Capitale, istituzione che, mentre non apporterà alcun onere di natura tecnica, risponde ad una esigenza di giustizia nei confronti delle altre regioni d’Italia. Tale istituzione andrebbe poi integrata con quella di un’altra coppia di treni Sapri-Salerno e viceversa, al fine di decongestionare l’affollamento davvero eccessivo dei due soli treni attualmente in servizio sul detto tratto ed assolutamente insufficienti alle esigenze locali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rescigno».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri delle finanze e del tesoro, per sapere se non ritengano atto di giustizia verso una plaga importante del negletto Mezzogiorno, ripristinare a Capaccio (Salerno) l’Ufficio del registro, aggregandovi, come per legge, anche quello delle Imposte dirette. Il detto Ufficio venne soppresso nel 1937 con provvedimento fascista, per ignoranza della topografia d’Italia, e l’invocato suo ripristino è una necessità, più che una utilità, per ben undici comuni e rispettive frazioni, a Capaccio congiunti da ottimi autoservizi postali giornalieri e che attualmente debbono far capo ad uffici di centri lontanissimi e con difficoltà accessibili, quali Agropoli e Castellabate. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rescigno».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere quanto ci sia di vero nelle voci correnti, e che hanno vivamente allarmato l’opinione pubblica della provincia di Salerno, della soppressione cioè di una delle quattro Sezioni del tribunale di Salerno a seguito della istituzione del tribunale di Vallo della Lucania, il cui personale dovrebbe trarsi dall’organico del detto tribunale di Salerno; ed ove tali siano i propositi, se non ritenga rinunziarvi, per ragioni di assoluta necessità. Il tribunale di Salerno aveva quattro Sezioni già prima della soppressione del tribunale di Vallo della Lucania, avvenuta in regime fascista, ed esse attualmente sono insufficienti al lavoro giudiziario sia civile che penale. I dati statistici comparativi per gli anni 1943, 1944 e 1945, stanno a dimostrarlo mentre, essendo Salerno capoluogo di provincia, i magistrati del suo tribunale sono altresì gravati dal lavoro di numerose Commissioni (imposte, profitti di guerra e di regime, proroga contratti agrari, terre incolte, alloggi), onde è logico che non da esso, ma da altri centri non capoluoghi di provincia, si tragga il personale del ripristinato tribunale di Vallo della Lucania. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rescigno».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, per sapere se è vero che la provincia di Foggia è stata autorizzata al recesso dal Consorzio relativo all’ospedale psichiatrico di Nocera Inferiore, recesso contrario alle norme statutarie del Consorzio stesso e deprecabile per ragioni morali, economiche e politiche; ed in caso affermativo se non ritenga giusto ed opportuno sospendere la esecuzione del provvedimento di autorizzazione e riesaminare, d’accordo coi rappresentanti di tutte le provincie interessate (Foggia, Cosenza, Campobasso e Salerno), la questione, specie ai fini della sistemazione del personale che, per effetto del detto recesso, è minacciato di licenziamento, colla conseguente messa sul lastrico di un centinaio di famiglie, che sono perciò in fermento. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rescigno».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri della pubblica istruzione e del tesoro, per sapere se non ritengano essere ormai tempo di chiarire, e, se occorre, disporre con apposito ma sollecito decreto, che nei centri riconosciuti sinistrati (nella specie Salerno), ai fini della indennità giornaliera e della indennità di prima sistemazione da corrispondersi agli insegnanti elementari, sono da comprendersi, non solo il capoluogo, ma anche le frazioni dei centri stessi. Escludendo, invero, dette frazioni, si danneggiano proprio gli insegnanti che, per l’esercizio della loro nobile funzione, vivono una vita più disagiata, con evidente ingiustizia verso di essi in confronto di altre categorie di dipendenti dello Stato e degli enti locali, godenti delle cennate indennità. Ciò senza dire che nel caso particolare di cui si tratta talune frazioni sono più sinistrate del capoluogo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rescigno».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se intenda – ora che l’Intendenza di finanza di Frosinone ha lasciata la sede provvisoria di Fiuggi e ha fatto ritorno nel capoluogo della provincia – istituire una Sezione distaccata e temporanea dell’Intendenza stessa in Cassino, per rendere meno disagevole e più sollecito il disbrigo delle infinite pratiche di liquidazione di danni di guerra e pensioni di guerra per le martoriate popolazioni delle zone di Cassino, di Pontecorvo e dei paesi limitrofi, che più delle altre hanno subito le terribili distruzioni derivate dagli eventi bellici. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Governo, per sapere se non ritenga giusto ed opportuno disporre perché, a spese dello Stato, siano restituite alle Chiese che ne furono derubate, le campane asportate dai tedeschi o dal governo della repubblica sociale fascista. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Braschi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per conoscere in base a quale disposizione di legge i medici degli ospedali sanatoriali dell’Istituto nazionale della previdenza sociale sono obbligati a rimanere in servizio continuativo oltre le ventiquattr’ore quando sono comandati di guardia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Galioto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e dell’assistenza post-bellica, per sapere:
1°) se siano a conoscenza dello stato spaventoso di miseria e disagio in cui, dal passaggio all’Amministrazione delle isole italiane di Lampedusa e Linosa, la popolazione di quelle isole è costretta a vivere, e particolarmente dello stato di abbandono dei bambini, la cui mortalità per denutrizione e malattie raggiunge percentuali altissime; della disoccupazione pressoché totale dei lavoratori di quelle isole; dell’inefficienza degli impianti idraulici, elettrici, telegrafici, delle fognature e dell’acquedotto; della quasi assoluta mancanza di generi alimentari per la inefficienza dei trasporti;
2°) quali provvedimenti abbiano adottato o intendano adottare per lenire le sofferenze ed i disagi di quelle miserrime popolazioni;
3°) se in ispecie non considerino urgente e doveroso provvedere:
- a) all’invio di derrate alimentari, medicinali, vestiario, coperte, lenzuola da distribuirsi gratuitamente in previsione della stagione invernale;
- b) all’istituzione di un asilo per fanciulli;
- c) all’istituzione di un ospedale o per lo meno di un’infermeria modernamente attrezzata;
- d) ad un’assegnazione di carburante per rimettere in efficienza gli impianti idraulici ed elettrici;
- e) alla riparazione della linea telegrafica, degli acquedotti, delle fognature, ecc.;
- f) ad attuare un programma di lavori tale da alleviare la grave disoccupazione;
- g) a concedere una speciale assegnazione di fondi all’E.C.A. del luogo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Vigorelli».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se non intende modificare il bando di arruolamento del Corpo delle guardie di pubblica sicurezza di militari ausiliari, emanato con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato n. 106 in data 6 settembre 1946, nel quale risulta che i combattenti della guerra di liberazione nazionale sono ammessi al concorso con un limite massimo di anni 35 per le guardie ed i sottufficiali, portando tale limite agli anni 40, come per la categoria ufficiali, in quanto un grande numero di guardie e sottufficiali, che già hanno reso ottimo servizio per oltre un anno, appunto per l’anzianità rimarrebbero esclusi dal concorso suddetto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mezzadra, Farina».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri della guerra e dell’assistenza post-bellica, per sapere se sono state definite le modalità di pagamento al cambio corrente, delle lettere di credito ritirate ai reduci dalla prigionia di guerra all’atto del loro rientro in Patria, e se non ritengano opportuno, data la grave disoccupazione esistente tra i reduci stessi, di provvedere al pagamento medesimo in due o tre rate, oppure mediante adeguati acconti mensili. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Foa’».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, se non creda di dover pubblicamente avvertire che il Congresso indetto in Roma dall’Istituto di studi filosofici non può avere l’adesione del Governo della Repubblica, né quella particolare del Ministero della pubblica istruzione, in quanto l’anzidetto Istituto, sostituito, con decreto di polizia alla libera e gloriosa Società filosofica (il cui ultimo congresso, nel 1926, fu interrotto con la violenza ad impedire che i pensatori italiani esprimessero il loro giudizio storico e morale), è ancora il medesimo che raccolse non i filosofi ma gli apologeti ufficiosi del regime fascista. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rossi Paolo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere quali provvedimenti intenda assumere per sveltire ed adattare alle particolari necessità del momento la eccessiva burocrazia in atto, che ritarda oltremodo i pagamenti da parte degli enti pubblici dei crediti nei confronti delle imprese di costruzione edili e stradali:
1°) provvedendo ad una urgente liquidazione di tutte le pendenze in corso con la riduzione al minimo delle difficoltà burocratiche;
2°) mettendo effettivamente a disposizione degli enti appaltanti i fondi necessari sin dal momento nel quale i lavori sono appaltati;
3°) ripristinando l’esonero dalle cauzioni per le imprese di fiducia, le quali d’altronde sono già gravate di altre ritenute cautelative.
«A tal uopo fa presente che il lamentato ritardo importa:
1°) senso di sfiducia verso gli organi di governo preposti alle opere pubbliche che promettono ed iniziano lavori senza avere provveduto al loro tempestivo e regolare finanziamento;
2°) impossibilità per le imprese che non hanno forti possibilità finanziarie e titubanza di ognuna a concorrere a nuovi lavori ed appalti;
3°) il pericolo, già più volte ed esplicitamente denunziato, che le imprese stesse sospendano i lavori in corso col conseguente licenziamento delle maestranze e con quelle successive gravi ripercussioni di carattere politico e sociale di cui nella stessa Roma e di recente si è avuta la eco. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Badini Confalonieri».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere quali motivi ostacolano il necessario inderogabile miglioramento dei servizi di comunicazioni ferroviarie fra i due importanti centri del meridione Bari e Foggia, ed hanno impedito ogni miglioramento in ripetute occasioni di concessioni per altre linee. Si rileva che una notevole diradazione di treni nell’intervallo Barletta-Termoli viene a rendere enormemente gravoso e quasi inutile il servizio ferroviario per Foggia, sia nei rapporti del capoluogo di regione, che dei centri locali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Miccolis».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere quali provvedimenti si sono presi a carico dei responsabili di occultamento e mancata consegna all’ammasso di circa 300 quintali di grano sequestrato dal brigadiere di pubblica sicurezza Baiardo con gli agenti Mingoia e D’Urso in territorio di Rosolini (Siracusa); e se devesi, al solito, assistere alla commedia del favoreggiamento, che lascia impuniti i responsabili, i quali, nonostante l’aggravamento delle pene sanzionato dall’ultima legge, godono della libertà provvisoria. Per conoscere, inoltre se il Ministro non crede giusto premiare le squadre di agenti che, benché demoralizzati dalla inutilità del loro servizio, fanno coraggiosamente il proprio dovere. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«D’Agata».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per chiedere se non sia il caso di provvedere al sollecito disbrigo delle pratiche riguardanti i ferrovieri, esonerati politici, che sono riammessi col contagocce al loro posto, mentre, in seguito alla generale amnistia concessa dalla Repubblica, i ferrovieri fascisti, militi e responsabili di gravi fatti, rientrano in servizio con tutti gli onori, corrispondendo loro i pagamenti di tutti gli arretrati e regolarizzando intanto la loro carriera; e, inoltre, se non creda di istituire, invece della Commissione unica di Roma, diverse Commissioni intercompartimentali per accelerare il lavoro oggi riunito tutto a Roma, istituendo in conformità al numero di questi benemeriti, vittime della persecuzione fascista, cinque Commissioni e cioè: una a Milano per i ferrovieri della Lombardia e del Piemonte, una a Venezia per quelli di Venezia e Trieste, una a Bologna per l’Emilia e Marche, una a Roma per l’Umbria, Toscana, Lazio e Sardegna, una a Napoli per il Mezzogiorno e le Isole. Infine se non crede opportuno, perché la voce degli esonerati giunga a queste Commissioni, tante volte formate da gretti funzionari schiettamente reazionari o fascisti o che nel fascismo hanno fatta la loro fortunata carriera, trasformare le dette Commissioni anche esse in Commissioni paritetiche. Sta di fatto che le Commissioni paritetiche compartimentali specialmente del Mezzogiorno, marciano a passo di lumaca e non si degnano neppure di rispondere alle sollecitazioni degli interessati, che sopportano con esasperazione la denegata giustizia. L’interrogante, chiede, inoltre, se non si creda, invece di queste burocratiche modifiche, di ricorrere al solo e vero rimedio a questi inconvenienti a danno dei già troppo duramente colpiti esonerati politici, adottando il provvedimento di:
1°) lasciare al Sindacato ferrovieri la responsabilità di fatto e morale della riassunzione;
2°) epurare e cacciar via i funzionari e gli alti dirigenti responsabili di questo lento sabotaggio della giustizia e metter fine così allo sconcio che funzionari fascisti e reazionari, che furono direttamente responsabili o collaborarono indirettamente ai licenziamenti del 1921-22-23, compilino inutili circolari e mettano ostacoli alla pronta riabilitazione degli esonerati politici. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«D’Agata».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere se non ritenga di emettere i provvedimenti opportuni perché i diritti di trasferta dei periti e consulenti tecnici incaricati dall’autorità giudiziaria siano equiparati a quelli concessi agli impiegati dello Stato con la circolare del Ministero del tesoro del 26 giugno 1946, numero 139009, con gli eventuali aumenti futuri. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Castiglia».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se non intenda disporre affinché la Rassegna della Stampa, edita a cura della Presidenza del Consiglio, assolva la sua funzione di documentazione sulla stampa italiana e straniera, e cessi di propagandare ed avallare le informazioni e le considerazioni della stampa gialla italiana e straniera. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Cerreti».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per conoscere se non intenda emanare un sollecito provvedimento in merito alle concessioni a favore dei pensionati in base a convenzioni speciali, provvedimento vivamente atteso. Questi pensionati – come ad esempio i pensionati dell’O.N.A.I.R. (Opera Nazionale Alta Italia Redenta) – percepiscono pensioni irrisorie (che si aggirano sulle 200 lire mensili). È inumano ritardare l’emanazione di un decreto che deve por fine a una vera ingiustizia sociale. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Conci Elisabetta, Carbonari, Battisti».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, ed il Ministro degli affari esteri, per sapere quali provvedimenti intendano prendere in conseguenza della scoperta nella città di Bologna di un centro malauguratamente costituito da sacerdoti, i quali, esulando dal loro ministero universalmente rispettato, si sono abbandonati ad una attività di redazione, stampa e diffusione di fogli clandestini, il cui contenuto avrebbe potuto aggravare la già difficile situazione internazionale del nostro paese e provocare turbamento nell’ordine pubblico. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Grazia, Tega».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se ritenga opportuno di prendere in esame la situazione della scuola sussidiata e dei suoi insegnanti, dei quali la circolare diramata dal Ministero della pubblica istruzione col numero 6489/84 il 15 giugno 1946, relativa alla formazione della graduatoria per gli incarichi provvisori dei maestri elementari, non fa alcuna menzione. Poiché è noto che le scuole sussidiate recano un valido contributo all’insegnamento elementare, e che gli insegnanti sussidiati svolgono la loro opera con grande sacrificio in centri rurali spesso remoti e privi di ogni conforto, non si comprende perché tale categoria di lavoratori tenaci e silenziosi sia tuttora retribuita con emolumenti che appaiono veramente irrisori se raffrontati alle dure condizioni in cui il loro lavoro si svolge, e sia privata del riconoscimento del servizio prestato, ai fini dei concorsi e della concessione di incarichi provvisori nelle scuole elementari di Stato. Si attendono, pertanto, dal Ministro provvedimenti intesi a portare su di un piano di maggiore dignità gli interessi dei maestri sussidiati, consentendo che ad essi siano estesi i benefici di cui godono gli altri insegnanti elementari, fra i quali, appunto, il riconoscimento del servizio prestato, per ogni utile fine di carriera, e l’adeguamento del modestissimo emolumento percepito alle attuali esigenze. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Terranova».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri della pubblica istruzione e del tesoro, per conoscere se – dopo la mozione del Comitato direttivo della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, che mette in rilievo come i più larghi strati del popolo siano convinti dell’importanza della ricerca scientifica – non sia stato vagliato l’urgente bisogno di stanziare un congruo fondo, da destinarsi ai laboratori universitari, e di rivolgere ai ricercatori l’incoraggiamento solidale del Governo, per dimostrare loro che la Nazione li segue ed è compresa della ideale portata e della pratica necessità del loro lavoro. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Terranova».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dell’interno e dei lavori pubblici, per conoscere il motivo del provvedimento riguardante l’assegnazione al comune di Caltagirone delle acque del bacino idrico Bellia di Piazza Armerina, provvedimento lesivo degli interessi della popolazione di Piazza Armerina, sia per il danno che verrà arrecato ad oltre mille ettari di terreno coltivato a noccioleto e ad ortaggi, sia perché gli abitanti di Piazza Armerina non avrebbero più il quantitativo di acqua necessario per tutto il comune. La popolazione di Caltagirone potrebbe utilizzare le acque delle sorgenti Mascione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Romano».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere il suo pensiero in merito alla condizione economica dei parroci di moltissime parrocchie d’Italia, prive di beneficio. Trattasi di sacerdoti che esercitano il loro ministero in mezzo a ristrettezze economiche addirittura inverosimili. Basti dire che, col supplemento di congrua, riescono a realizzare appena diecimila lire all’anno, quanto non basta nemmeno a procurare loro il solo pane. Se si pensa che molti parroci appartengono a zona dove è passata la guerra ed ha tutto distrutto, in modo che sono rimasti privi di tutte le masserizie e, in alcuni casi, financo degli abiti, si vede come sia necessario ed indilazionabile un miglioramento economico, che metta questi benemeriti parroci in grado di non morire di fame. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Quintieri Adolfo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se non sia il caso di emettere un provvedimento legale che imponga soprattutto alle aziende agricole di un certo valore produttivo di revisionare la situazione delle case dei contadini soprattutto salariati, provvedendo con certe norme a riparazioni o costruzioni da eseguire entro un determinato periodo, risollevando quindi in sicuri termini la penosissima situazione domiciliare di troppe famiglie di contadini. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Roselli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non sia ritenuto opportuno un provvedimento legale che definisca il dovere di stabilire scuole professionali e di cultura generale, con opportuni programmi tecnici ed educativi, in tutte le aziende produttive di una certa importanza e di qualsiasi categoria ed anche nelle aziende minori d’ogni categorie, con opportuni consorzi sotto il controllo dello Stato e con gestione a carico delle aziende stesse. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Roselli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per sapere se non ritenga opportuno seguire l’esempio del suo collega della marina, mantenendo in servizio fino al 31 dicembre prossimo gli operai anziani dipendenti dall’Amministrazione della guerra, che hanno raggiunto il 65° anno di età. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Ravagnan».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere quali provvedimenti intenda promuovere allo scopo di reintegrare nei suoi diritti e nelle sue proprietà, confiscate dal fascismo a favore dell’Opera Balilla, il Corpo nazionale giovani esploratori italiani. Tale benemerita istituzione eretta in ente morale con decreto luogotenenziale n. 1881 del 21 dicembre 1916, possedeva un notevole patrimonio facilmente ancora oggi identificabile attraverso i verbali di consegna delle autorità tutorie dello Stato ed è nella necessità di tornarne in possesso per riprendere la sua piena attività. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Battisti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro degli affari esteri, per conoscere quali provvedimenti intende prendere per assicurare il sollecito rimpatrio dall’Albania dei medici civili e militari, che senza un giustificato motivo vi sono trattenuti; e per conoscere inoltre quali provvedimenti pensa di adottare affinché le famiglie e gli stessi interessati, le cui sollecitazioni persistenti fanno supporre che entrambi si sentano trascurati o abbandonati, abbiano invece la garanzia che essi sono convenientemente assistiti e protetti dalle autorità politiche competenti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Motolese».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per sapere:
- a) se non ravvisi opportuno accelerare ed intensificare le ricerche e gli accertamenti relativamente ai numerosissimi dispersi di guerra, così da poter fornire al più presto concrete notizie alle famiglie in ansia;
- b) se non ravvisi frattanto urgentemente necessario migliorare il trattamento economico delle famiglie dei dispersi, trattamento che è tuttora limitato al semplice sussidio di lire 10 (dieci) al giorno. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Schiratti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri della guerra e dei lavori pubblici, per sapere se, in vista del diminuito carico di lavori del Genio militare, per cui, nell’ambito dello stesso, è dato prevedere come opportuno e necessario, e per ciò prossimo, un vasto licenziamento di personale avventizio; ed in vista del carico di lavori, enormemente aumentato per quantità numerica ed importanza economica, del Genio civile, per cui spesso accade che il personale addetto alla assistenza tecnica dei lavori viene assunto di volta in volta, in loco, e per la sola durata dei lavori, e gli accertamenti ed i controlli ritardano oltre misura, il che tutto dà luogo ad inconvenienti di evidenza, non ritengano opportuno predisporre e, nelle forme debite, attuare urgentemente un travaso di personale tecnico amministrativo dal Genio militare al Genio civile, sopperendo alle esigenze di questo senza danneggiare quello, ed ovviando al presumibile grave inconveniente di porre in istato di disoccupazione migliaia di impiegati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Schiratti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri del lavoro e previdenza sociale e del tesoro, per conoscere se – dato che le pensioni delle donne non arrivano quasi mai a beneficiare per intero dell’aumento del 150 per cento sulle prime 12.000 lire in quanto non raggiungono tale somma – non ritengano necessario concedere in questo caso un assegno temporaneo e scalare sino a conseguire la somma globale di lire 25.000. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Taviani».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri del lavoro e previdenza sociale e del tesoro, per conoscere se non ritengano necessario riparare all’errore compiuto dal legislatore del decreto n. 116 del 13 marzo 1945, consistente nel non tener presente che il personale proveniente dalle Forze armate, per disposizioni di legge contenute nel loro stato giuridico, viene messo in quiescenza al 52° anno di età per i sottufficiali e al 58° per gli ufficiali. Onde riparare a tale errore è necessario modificare il quarto capoverso dell’articolo 16 del decreto citato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Taviani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere i motivi per i quali il personale che prestò servizio presso i disciolti Uffici controllo formaggi – già alle dipendenze del Ministero dell’agricoltura e delle foreste – non è stato a tutt’oggi liquidato delle indennità di licenziamento, fondo di previdenza, premio congiuntura, ecc.; e per sapere altresì se non si ritenga necessario ed urgente provvedere al più presto al pagamento di quanto sopra, tenuto presente che gli Uffici controllo formaggi vennero già disciolti in data 31 agosto 1945. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Costantini».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri delle finanze e del tesoro, per conoscere se non sia doveroso ed urgente disporre anche a favore dei danneggiati dalle rappresaglie nazi-fasciste – in analogia a quanto già stabilito ed effettuato per i danneggiati dagli eventi di guerra – il pagamento di acconti (percentuale) sull’ammontare del danno denunciato e riconosciuto dagli organi competenti, con particolare riguardo alle categorie più bisognose. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Costantini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri degli affari esteri e del lavoro e previdenza sociale per sapere:
1°) se siano a giorno della gravissima crisi che per la mancata emigrazione travaglia la provincia di Udine, dove l’emigrazione stagionale era abitualmente seguita in periodo prefascista da 90 mila lavoratori, e anche dopo essere stata contenuta in tutti i modi, giungeva a un terzo di tale cifra; dove (sia per il grande numero di operai in relazione all’attrezzatura industriale e all’economia della provincia, sia per la specializzazione localizzata delle maestranze) manca la possibilità di dar lavoro, malgrado le varie provvidenze del Governo e la buona volontà dei privati, alla maggior parte dei 53 mila disoccupati, e dove la situazione si è fatta particolarmente grave per il rimpatrio di tutti i comprovinciali dall’estero e dalla prigionia, e per il rovesciarsi in Friuli di sbandati, di profughi dalle Colonie e di esuli dalla Venezia Giulia;
2°) se siano a conoscenza del fatto che già il censimento dello scorso febbraio dava la cifra di oltre 27 mila lavoratori desiderosi di espatriare per assoluto bisogno di lavoro, numero ora notevolmente cresciuto; e che tale desiderio è reso dalla necessità così prepotente, da promuovere ormai su scala preoccupante l’emigrazione clandestina verso la Francia, con irreparabili danni morali, economici e sociali;
3°) se, in tali circostanze, non ritengano necessario e doveroso accelerare con ogni mezzo la ripresa della nostra emigrazione verso gli Stati che si mostrano disposti a riceverla, risolvendo con avveduta sollecitudine il problema di sostituire le rimesse degli emigranti con importazioni di merci utili alla Nazione;
4°) se e quali altre vie abbiano tentate o abbiano in animo di tentare, con la necessaria avvedutezza e solerzia, onde aprire nuovi sbocchi alla nostra emigrazione stagionale, con speciale riguardo a quelle maestranze, venete in generale e friulane in particolare, che già sono conosciute e apprezzate in tutta Europa e anche fuori d’Europa per perizia tecnica e saldezza morale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Gortani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere se non si ritenga equo ed utile – in analogia a quanto disposto con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 20 settembre 1946, n. 159 (che ammette al concorso per titoli «coloro che esplichino in atto mansioni di funzionario di pubblica sicurezza per nomina e conferma ottenuta con disposizione delle autorità alleate, o con decreto prefettizio o con provvedimento dei Comitati provinciali di liberazione»), di estendere tale disposizione anche a quei funzionari dell’Amministrazione civile che si trovano nelle stesse condizioni di fatto e possiedano i requisiti voluti dal loro grado. Infatti le ragioni che hanno giustificato il provvedimento per i funzionari avventizi di pubblica sicurezza, sussistono in pieno anche per i dipendenti avventizi di prima e seconda categoria dell’Amministrazione civile. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Filippini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’igiene e la sanità) e il Ministro dell’interno, sulla situazione dei farmacisti italiani già residenti in Tunisia. Espulsi dal Protettorato, confiscati i loro beni e le loro farmacie, essi vivono presentemente in patria senza mezzi di fortuna e nell’impossibilità di esercitare la loro professione. L’interrogante chiede se non si ritenga opportuno che, a favore dei suddetti farmacisti, la cui azione politica in Tunisia sia stata onorevole, si prendano subito dei provvedimenti speciali, come:
1°) il rinvio dei concorsi già banditi (di cui quello dell’11 ottobre 1946 a Roma) per la concessione di farmacie vacanti, onde consentire loro di prendervi parte;
2°) nel caso che si rendesse loro difficile la concessione della precedenza assoluta, riservare loro in ogni provincia una congrua percentuale di posti scelti con criteri di equità fra quelli di medio rendimento;
3°) autorizzazione ai prefetti a concedere loro in via temporanea e in seguito a richiesta quelle piazze farmaceutiche la cui occupazione non è prevista sulle piante organiche, basate sui censimenti remoti, e appaia conforme agli interessi della popolazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Lussu».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non ritenga necessario procedere senz’altro, per le considerazioni che hanno inspirato il recente, provvido decreto di soppressione del ruolo degli Amministratori giudiziari, alla soppressione del ruolo dei Revisori ufficiali dei conti, istituito con decreto legislativo 24 luglio 1936, n. 1548, convertito nella legge 3 aprile 1937, n. 517. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Targetti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se, in accoglimento dei voti degli insegnanti fuori ruolo della scuola media, espressi dal Sindacato provinciale di Trapani, intenda:
1°) collocare a riposo tutto il personale in servizio che ha raggiunto il limite di età;
2°) bandire immediatamente concorsi per titoli tra i militari della guerra 1940-45 e fra i civili che abbiano prestato servizio di supplenza nelle scuole medie di ogni ordine e grado, in analogia al decreto luogotenenziale 25 aprile 1919;
3°) trasformare, prima del bando, in cattedre di ruolo i corsi collaterali che sussistono da tre anni e ripristinare o istituire a cattedre di ruolo quelle materie il cui insegnamento è per ora dato per incarico;
4°) pubblicare dati ufficiali relativi al numero di tutte le cattedre effettivamente vacanti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro delle finanze, per sapere se non ritengano sia giunto il momento di definire la posizione degli stabili costruiti dal fascismo su terreno ceduto dai Comuni e con mezzi finanziari quasi sempre estorti ai lavoratori ed agli industriali, passandoli in proprietà definitiva dei Comuni. La legge Badoglio, che passa allo Stato tutte le proprietà fasciste, non ha tenuto conto che queste proprietà erano state dai fascisti estorte ai Comuni ed alle popolazioni delle singole città, che hanno oggi diritto di ritornare proprietarie di quanto è loro. L’interrogante chiede quindi se non si ritenga di modificare la legge Badoglio in questo senso. Tanto più che questi stabili affidati al Comune potranno avere una manutenzione più accurata, ed il loro uso – naturalmente per puri scopi di utilità generale – potrà essere assai più razionalmente disposto di quanto non possa fare lo Stato per un così ingente numero di stabili. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Roveda».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se non ritenga opportuno impartire precise disposizioni agli Uffici della Direzione generale delle bonifiche acciocché, superando le formule più rispondenti ai tempi, la cui sopravvivenza si spiega con la forma d’inerzia, caratteristica delle prassi burocratiche, diano larga applicazione, nelle concessioni di opere ai consorzi di bonifica, al sistema del forfait ed a quello della liquidazione a misura, abbandonando, fino a quando il mercato dei materiali e dei servizi non si riassesti, il sistema, attualmente preferito, della liquidazione a consuntivo. Si osserva al riguardo che il sistema a forfait consente allo Stato una previsione certa ed invariabile delle cosiddette «spese generali» e che il sistema della liquidazione a misura (consistente nell’applicazione di prezzi invariabili alle quantità di lavoro effettivamente eseguite) gli consente con molta approssimazione la stessa previsione certa ed invariabile delle spese predette, non potendosi aumentare le quantità se non mediante l’approvazione di perizie suppletive da parte di competenti organi statali; mentre nel sistema consuntivo, dovendosi rimborsare al Consorzio concessionario le spese effettive, lo Stato è andato sempre incontro a costi di molto superiori a quelli previsti in sede di progettazione e di concessione. La tendenza delle Commissioni liquidatrici di limitare il rimborso delle dette spese (che incidono notevolmente sul costo delle opere) con una percentuale massima e fissa non risponde a criteri di correttezza amministrativa, non essendo lecito allo Stato di ripudiare gli effetti del sistema di concessione che esso ha prescelto, soltanto perché le sue previsioni di convenienza vengono, a conti fatti, compromesse. Si aggiunge che, con le attuali esigenze dell’economia del Paese, di fronte alle quali assume specifico e predominante rilievo la rapidità dell’incremento produttivo, l’amministrazione, potendo scegliere fra i sistemi più sciolti e sistemi più macchinosi, deve preferire i primi: il sistema a consuntivo implica una enorme perdita di tempo per necessari minuziosi accertamenti delle Commissioni liquidatrici e per la conseguente elaborazione delle loro relazioni, con evidente dispendio dei Consorzi per indispensabile assistenza alle Commissioni liquidatrici e con evidente ritardo di tutte le attività consorziali e relativo onere sui Consorzi stessi, i quali, oggi, per la importante funzione che essi compiono nell’interesse della Nazione e della collettività in genere, devono invece essere agevolati ed incoraggiati per il raggiungimento degli scopi che la legge, nell’istituirli, si è prefissa. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musolino».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se, considerato l’attuale stato di incertezza e di disagio determinato dalla frammentarietà delle disposizioni finora emanate, non intenda provvedere sollecitamente alla pubblicazione integrale e definitiva delle disposizioni relative al pagamento del Premio della Repubblica, in base alle quali si possa stabilire secondo criteri legalmente definiti i diritti dei lavoratori in proposito, in particolare di quelle categorie sulle quali pesa la massima indeterminazione, quali vedove di guerra e pensionati. (Gl’interroganti chiedono la risposta scritta).
«Minella Angiola, Novella, Negro, Barontini Anelito».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della marina militare, per sapere se non creda necessario sollecitare la liquidazione delle competenze per il servizio partigiano prestato spettanti a ufficiali, sottufficiali e marinai, ai sensi del decreto legislativo 6 settembre 1946, n. 93, e quella delle competenze arretrate per il periodo di prigionia agli ex internati già dipendenti dalla regia Marina. Tale liquidazione, che viene effettuata attualmente dal Ministero della guerra, non è stata ancora corrisposta dal Ministero della marina, che non risulta abbia ancora dato disposizioni in merito alle capitanerie di porto, creando così una diversità di trattamento non giustificabile e cause di profondo malcontento. (Gl’interroganti chiedono la risposta scritta).
«Minella Angiola, Novella, Negro, Barontini Anelito».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se, in considerazione delle precarie condizioni economiche di tutti i pensionati ed in modo particolare dei ferrovieri, non crede opportuno che siano sospesi «temporaneamente» tutti i collocamenti a riposo e cioè che sia accordata la conservazione in servizio a tutti quei ferrovieri che, pur avendo raggiunti i limiti di età fissati dal Regolamento vigente (58 e 62), ne faranno regolare domanda. Tale disposizione potrà essere abrogata solo quando saranno stati effettivamente pagati, ai pensionati, quei miglioramenti che attualmente sono in corso di approvazione, (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Faralli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, sui numerosissimi ufficiali e sottufficiali cui spetta da anni la promozione al grado superiore e per i quali da tempo furono istruite ed inoltrate le prescritte pratiche di avanzamento. Questo enorme ritardo provoca un disagio morale, che si riflette negativamente sul rendimento in servizio. Anche dal lato finanziario il ritardo, per moltissimi casi non imputabile agli interessati, è di notevole danno in quanto tutte le indennità occasionali, percepite nel grado inferiore a quello spettante, non sono suscettibili di conguaglio in sede di liquidazione degli assegni arretrati. Si dà infine il caso di ufficiali e sottufficiali che rivestono, ad esempio, il grado di tenente o di sergente maggiore, mentre spetterebbe loro rispettivamente, quello di maggiore o di maresciallo capo. Pur avendo essi, all’atto della promozione a capitano o maresciallo ordinario, il riconoscimento della giusta anzianità, non possono subito essere promossi al grado superiore, che già loro spetta, perché debbono trascorrere nel nuovo grado un periodo minimo di permanenza. E sulla voce che circola fra i numerosi interessati, che le «raccomandazioni» servirebbero ad estrarre e concludere le pratiche. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Roselli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’industria e del commercio, per sapere come sono stati distribuiti fino ad oggi, a quali Ditte o Enti, e per quali importi, gli indumenti di provenienza americana. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Canevari».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non ritenga giusto e conveniente provvedere acché:
1°) nei concorsi riservati ai perseguitati politici e razziali le lauree conseguite all’estero prima del 1942 dai perseguitati razziali costretti all’esilio e dichiarate equipollenti, a tutti gli effetti, alla corrispondente laurea conferita da un’Università italiana, siano equiparate, per quanto concerne la data di laurea, alle lauree ottenute nell’anno in cui la laurea fu conseguita all’estero;
2°) sia nei prossimi concorsi, sia nelle future norme sul conferimento delle supplenze e degli incarichi, le lauree conseguite entro un determinato termine dalla liberazione del territorio nazionale dall’occupazione tedesca da studenti già considerati di razza ebraica ed iscritti all’Università quando le leggi razziali entrarono in vigore siano equiparate, agli effetti della data in cui furono conseguite, alle lauree rilasciate nell’anno accademico a partire dal quale questi studenti, per essere andati fuori corso, furono definitivamente privati, con circolare ministeriale 16 gennaio 1939, del diritto di conseguire la laurea;
3°) nei concorsi a cattedre negli istituti governativi d’istruzione media, coloro i quali, per motivi politici o di razza, furono esclusi dagli incarichi e dalle supplenze, abbiano il diritto, a decorrere dalla data di esclusione, alla valutazione degli anni in cui rimasero assenti per tali motivi dalla scuola; e che tale disposizione si applichi indipendentemente dalla data di laurea nel caso di candidati i cui studi universitari, iniziati prima delle leggi razziali, furono interrotti in seguito all’emanazione della circolare ministeriale 16 gennaio 1939 e completati, entro un certo termine da fissarsi, dopo l’abrogazione delle leggi razziali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tessitori».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’assistenza post-bellica, per sapere se l’Associazione nazionale internati e l’Associazione nazionale reduci hanno avuto il loro riconoscimento giuridico, in base anche alla richiesta formulata sin dal settembre 1946 dal loro Presidente a Roma. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Zappelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se ai dipendenti statali e parastatali di Verbania la misura dell’indennità caro vita deve essere corrisposta come al personale con sede in Comuni di grande importanza turistica, tenendo presente che appunto, fin dal giugno 1946, il Prefetto di Novara trasmise al Ministero parere favorevole al riconoscimento di Verbania come grande centro turistico. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Zappelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se sia attendibile la notizia relativa al progetto di costruzione di una strada carrozzabile di attraversamento della villa Ruffolo in Ravello e quali disposizioni siano state date dalla Sopraintendenza ai monumenti di Napoli per scongiurare la minaccia di scempio di uno dei luoghi più suggestivi del mondo.
(L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non ritenga oramai indilazionabile dare un riconoscimento per l’opera prestata e per i danni sofferti, talora assai gravi, al personale insegnante e dirigente che, all’atto dell’armistizio, si trovava a prestare la propria opera sia come personale di ruolo comandato, che come personale provvisorio appositamente assunto fuori del territorio nazionale e nelle terre che allora risultavano annesse od occupate. Poiché per una parte di questo personale erano state concretate provvidenze legislative che erano in corso di imminente pubblicazione, queste costituivano evidentemente un affidamento dello Stato italiano verso gli interessati. Risulterebbe, in armonia a quanto esposto, che da tempo il Ministro della pubblica istruzione avrebbe esaminata l’opportunità di sanare la posizione di questo personale e una Commissione appositamente nominata avrebbe presentato le sue conclusioni. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri della pubblica istruzione e dell’assistenza post-bellica, per conoscere se risulti loro che il Provveditore agli studi di Cagliari, nell’assegnazione degli incarichi e delle supplenze nelle scuole medie, non ha tenuto conto della legge 21 agosto 1921, n. 1312, che all’articolo 8 concede la precedenza agli invalidi di guerra, nella misura di uno ogni dieci, in tutti i posti di straordinariato e di avvenziato esistenti presso le pubbliche Amministrazioni. Tali disposizioni non possono intendersi superate dal decreto legislativo luogotenenziale 4 agosto 1945, n. 453, che anzi vi fa implicito riferimento all’articolo 4, né tanto meno dalla circolare 7717 del 1° luglio 1946 del Ministero della pubblica istruzione. Parrebbe quindi opportuno che i Ministeri interessati chiarissero al suddetto Provveditore che, tanto nell’ambito dei posti riservati agli abilitati, quanto tra i posti rimanenti per i laureati, la precedenza fino al dieci per cento spetta agli invalidi, salvo poi a computarla agli effetti dell’aliquota del cinquanta per cento riservata a tutti i reduci, come all’articolo 4 del citato decreto legislativo luogotenenziale 4 agosto 1945, n. 453. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Laconi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere come e quando sarà provveduto alla sistemazione del personale della soppressa «Milizia della strada», tenendo conto che si tratta di personale che ha sempre esplicate mansioni tecniche e non politiche. Per sapere anche se non s’intenda ricostituire, sotto altro nome, l’importantissimo servizio, avvalendosi di tutto il personale tecnico licenziato che possa venire utilmente riassunto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere per quali particolari motivi il capo della polizia italiana signor Ferrari ha rilasciato al noto comandante repubblichino Enzo Grossi, assertamente residente a Brienno, un nulla osta, da lui stesso firmato, diretto alla questura di Como, allo scopo di ottenere il rilascio del passaporto per la Svizzera, Francia e Spagna per il commercio e la vendita di pastine alimentari. Il repubblichino Enzo Grossi, munito dell’eccezionale documento del capo della polizia italiana otteneva in pochissime ore, il passaporto, mentre seri commercianti e lavoratori comaschi che non hanno così improvvisate ragioni di commercio coll’estero, dopo parecchie settimane e talora dopo parecchi mesi di attesa si vedono respinta la domanda di passaporto, perché insufficientemente motivata. L’interrogante domanda, comunque, se sia nelle abitudini del capo della polizia italiana di rilasciare a privati individui documenti del genere che hanno l’evidente significato di un ordine scritto, al quale le questure non saprebbero in ogni modo sottrarsi o se tale intervento sia limitato al solo caso Enzo Grossi. Il fatto di cui più sopra è cenno, assume tutto il sapore di uno scandalo che investe nei suoi organi dirigenti la stessa polizia italiana, se risultasse conforme al vero la notizia, riportata dal giornale Milano-Sera del 28 ottobre, relativa a certi viaggi che il comandante Enzo Grossi faceva regolarmente fra Milano e Roma per non bene chiariti motivi di carattere politico. L’interrogante chiede che il Ministro dell’interno intervenga immediatamente con un’inchiesta e chiarisca le eventuali responsabilità. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bernardi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere per quale motivo, sino a questo momento, non sono state corrisposte anche agli agenti di custodia che durante le elezioni per la Costituente e per il Referendum furono mobilitati per il mantenimento dell’ordine pubblico, le indennità straordinarie che invece sono già state liquidate a tutti gli altri agenti addetti a questo servizio. Per il rafforzamento del principio della disciplina, con i conseguenti benefici riflessi sull’andamento del servizio, gli agenti di custodia delle carceri sono stati equiparati, a tutti gli effetti, agli agenti di pubblica sicurezza per cui, avendo essi caratteristiche e funzioni analoghe a quelle degli altri Corpi armati in servizio di pubblica sicurezza non dovrebbero essere esclusi dai benefìci economici concessi a tali corpi impegnati in servizio d’ordine pubblico. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Trulli».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro del tesoro, per sapere, se, conformemente ai voti ripetutamente espressi dai vari congressi della cooperazione ed in considerazione delle innegabili esigenze di vita e di sviluppo del movimento cooperativo, non ritengano di dar vita all’Istituto nazionale di credito per la cooperazione o quanto meno di costituire presso enti bancari di portata nazionale un fondo particolare con garanzia dello Stato, a favore della cooperazione. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Ghislandi, Roselli, Vischioni».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’industria e del commercio, per sapere se non intenda applicare su maggiore scala l’assegnazione di generi alimentari e di abbigliamento, provenienti da rifornimenti americani, verso le Cooperative che servono il popolo e combattono la speculazione dei privati, per impedire che per altre vie la merce vada a finire al mercato nero. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Ghislandi, Roselli, Vischioni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se intende procedere con la necessaria urgenza all’istituzione in Sardegna delle commissioni arbitrali per la composizione delle controversie tra terrieri e pastori affittuari, e se abbia dato nel frattempo disposizioni alla Magistratura affinché sospenda i sequestri giudiziari. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Laconi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se non ritenga opportuno autorizzare i produttori sardi a trattenere il quantitativo di orzo necessario all’alimentazione del bestiame, in difetto del granone mais che altrove viene utilizzato a tale scopo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Laconi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non intende rivedere le disposizioni vigenti in materia di patronato scolastico, aumentando il contributo dei comuni e adottando convenienti misure a carico delle categorie più abbienti, al fine di assicurare una migliore assistenza e di favorire le più assidue frequenze degli alunni. E se non ritenga altresì necessario disporre misure adeguate per assicurare i locali necessari al buon funzionamento della scuola. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Laconi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per conoscere le ragioni che hanno determinato la corresponsione delle razioni viveri in contanti agli Ufficiali internati in mano tedesca, soltanto e per il solo periodo di prigionia posteriore al 15 febbraio 1945, quando è a tutti noto l’infame trattamento alimentare praticato dai tedeschi fin dall’inizio della prigionia e, ancora, per conoscere i motivi della mancata estensione del provvedimento a favore dei sottufficiali e soldati in mano tedesca che tanto soffersero e soffrono in causa dell’iniquo trattamento alimentare. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Ferrarese».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministri dell’interno e del lavoro e previdenza sociale, per sapere se non ritengano che il Prefetto di Belluno abbia esorbitato dai suoi poteri, avendo, con suo decreto del 4 ottobre 1946, autorizzato l’Ufficio provinciale del lavoro a richiedere, a tutte indistintamente le cooperative, la presentazione dei loro bilanci e dei loro statuti, «per l’accertamento della rispondenza di requisiti mutualistici richiesti dalle vigenti leggi». Si fa presente:
1°) che nessuna disposizione legislativa ha mai investito gli Uffici provinciali del lavoro di una funzione di vigilanza sulle cooperative;
2°) che è la legislazione fiscale che concede speciali agevolazioni alle cooperative alle condizioni che esse posseggano determinati requisiti mutualistici e che perciò spetta solo all’Amministrazione finanziaria l’accertamento di questi requisiti, limitatamente alle cooperative che intendono usufruire delle agevolazioni fiscali;
3°) che le vigenti leggi già fanno obbligo alle cooperative di inviare i loro bilanci ed i loro statuti al Ministero del lavoro, oltre che a molti organi della pubblica Amministrazione, secondo la loro natura, e che perciò non si vede come possa essere utile ed opportuno, disporre che gli Uffici provinciali del lavoro, dipendenti dal Ministero del lavoro, raccolgano documenti che il Ministero stesso già possiede o dovrebbe possedere;
4°) che una ingerenza degli Uffici provinciali del lavoro sulla costituzione e sulla gestione delle cooperative, non essendo nei compiti degli Uffici stessi, non può essere autorizzata, in base all’articolo 19 della legge comunale e provinciale, con decreto prefettizio. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Cimenti».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non ritenga urgente emanare un provvedimento o, nella ipotesi che questo sia già in preparazione, sollecitarlo, allo scopo siano devoluti alla competenza dei tribunali ordinari i giudizi sui reati di rapina aggravata ed estorsione aggravata. Tale provvedimento, ad avviso del sottoscritto, si rende necessario per la impossibilità in cui si trovano gli Uffici giudiziari di provvedere alla definizione davanti le Corti d’assise ordinarie, con giudizio rapido, dei numerosissimi processi in corso: ciò che è causa di grave malcontento fra le centinaia di detenuti in attesa di giudizio, con possibile ripetersi di reazioni, ammutinamenti e rivolte nelle carceri, nel mentre tale stato di cose è anche causa di turbamento nella pubblica opinione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tessitori».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere se non creda opportuno adottare per il personale di concetto e di ordine, collocando a riposo, delle Intendenze di finanza (gruppi A e C), l’identico trattamento accordato ai funzionari ed impiegati di ragioneria (gruppi B e C), ai quali viene concesso di rimanere in servizio sino al settantesimo anno di età, mentre il suddetto personale di concetto e di ordine viene mandato in quiescenza anche a sessantotto anni di età, anche se in grado di prestare ancora utile servizio. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Russo Perez».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per conoscere per quali motivi il personale delle disciolte organizzazioni sindacali, licenziato il 30 maggio 1945, non abbia ancora percepito le spettanze di liquidazione ad oltre 18 mesi dalla cessazione del rapporto d’impiego ed a malgrado della costituzione presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale di un apposito ufficio coordinamento liquidazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Badini Confalonieri».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’aeronautica, per conoscere se e quali provvedimenti intenda adottare per venire incontro alle giuste aspirazioni dei sottufficiali piloti, i quali, in materia di avanzamento, si trovano in una condizione di netto svantaggio rispetto ai pari grado degli altri ruoli e categorie. Tale situazione, che costituisce un grave pregiudizio per gli interessati, particolarmente nella imminenza dei provvedimenti di sfollamento, ha determinato uno stato di profondo malcontento, al quale urge ovviare, provvedendo perché i sottufficiali piloti, primi nei disagi, nei sacrifici e nelle responsabilità, abbiano un trattamento almeno eguale a quello del personale similare degli altri ruoli e categorie. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Giordani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se non ritenga opportuno venire incontro ai viticultori del Campidano di Cagliari, che negli ultimi quattro anni hanno avuto annullato il raccolto dalla siccità, aderendo alle richieste da essi formulate nel convegno del 25 novembre ultimo scorso:
1°) esenzione dalle tasse per l’annata 1946-47;
2°) concessione di crediti rimborsabili in 20 anni ad un tasso d’interesse non superiore all’1,50 per cento;
3°) acceleramento dei lavori per l’irrigazione del Campidano con le acque del basso Flumendosa. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Laconi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per sapere:
1°) perché i maestri pensionati furono esclusi dal beneficio concesso ai pensionati statali col decreto legislativo luogotenenziale del 13 marzo 1945, n. 116, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 10 aprile 1945;
2°) perché con il decreto legislativo luogotenenziale del 6 febbraio 1946, n. 160, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 15 aprile 1946, n. 88, si concedeva un assegno di contingenza nelle misure di lire 10.960 annue sulle pensioni dirette e di lire 9600 sulle pensioni indirette a tutte le categorie a carico delle casse di previdenza dei sanitari, degli impiegati e dei salariati degli enti locali, nonché degli ufficiali giudiziari, mentre ai maestri pensionati lo stesso assegno veniva concesso nella misura di lire 6000 sulle pensioni dirette e di lire 4800 sulle indirette;
3°) perché l’ultimo acconto concesso ai pensionati è stato corrisposto a tutte le categorie nella misura di lire 1500 ed ai maestri nella misura di lire 800. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Laconi».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere le ragioni per le quali si è creduto opportuno modificare, mediante telegramma del Ministro Gonella, n. 9630 del 13 agosto corrente anno, l’ordinanza ministeriale n. 7777 del luglio corrente anno a firma Molè. In seguito a tale telegramma il servizio prestato dopo il conseguimento della laurea nelle scuole legalmente riconosciute doveva essere ritenuto valido, alla stessa stregua di quello prestato negli istituti governativi e pareggiati, a favore anche degli aspiranti sforniti di abilitazione, mentre invece in base all’ordinanza n. 7777 era ritenuto valido il servizio prestato «dopo il conseguimento del titolo di abilitazione». A una precedente interrogazione dell’onorevole Costantini, il Ministro giustificò il suo telegramma affermando non essere ammissibile alcuna interferenza fra la scuola privata e quella pubblica, la prima dovendosi considerare autonoma rispetto all’amministrazione dello Stato. La situazione che deriva dal telegramma sopra accennato è che la scuola privata si vede riconosciuti tutti i diritti e i vantaggi della scuola pubblica, ma ne respinge i doveri (chiamata degli insegnanti per fiducia e non per concorso) conseguendo così la scuola privata una condizione di privilegio rispetto a quella pubblica in quanto che i titoli conseguiti nella prima danno diritto di accesso alla seconda, ma quelli conseguiti nella seconda non danno alcun diritto di accesso alla prima. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Codignola, Lombardi Riccardo».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere le ragioni per le quali è intercorso un grave e pregiudizievole ritardo nei trasferimenti dei professori, trasferimenti la cui pubblicazione era stata preannunciata per il 31 luglio. Detto ritardo, rendendo impossibile la nomina tempestiva dei supplenti fissata dal Ministero stesso per il 21 settembre ultimo scorso, ha provocato la grave conseguenza che la scuola pubblica si è dovuta riaprire senza organici ben definiti con un numero di insegnanti insufficiente o con insegnanti sempre in attesa di raggiungere nuove sedi, mentre, d’altra parte, la scuola privata ha potuto provvedere tempestivamente all’immediata ripresa delle regolari lezioni lasciando nelle famiglie la ben giustificata convinzione che la scuola pubblica è disordine, mentre la scuola privata è ordine e regolarità. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Codignola, Lombardi Riccardo».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non ritenga essere il caso che fino all’emanazione della nuova Costituzione siano mantenuti in carica quei reggenti di provveditorati agli studi nominati dai C.L.N., i quali, oltre a possedere titoli adeguati, hanno dato e continuano a dare prova di capacità, di serietà e di imparzialità. E se non ritenga il caso, anche per illuminare l’opinione pubblica, di pubblicare una tabella comparativa dei titoli posseduti dai provveditori nominati in base alla legge De Vecchi del 1936 e quelli di coloro che attualmente reggono lo stesso ufficio per incarico del C.L.N.; la legge De Vecchi infatti stabiliva che i provveditori potevano essere scelti a giudizio insindacabile del ministro fascista dai ruoli dell’amministrazione scolastica o di altre amministrazioni dello Stato o addirittura fra persone estranee all’amministrazione statale che a giudizio insindacabile del predetto ministro dessero garanzia di capacità (leggi: che avessero meriti fascisti). Molti dei provveditori nominati in base a tale legge provenivano perfino dagli ufficiali del regio Esercito in servizio permanente effettivo, altri erano giovani ventisettenni estranei completamente alla scuola, altri erano professori ancora straordinari o comunque non ancora in possesso dei titoli richiesti. Si citano fra gli altri alcuni nominativi risultanti dal ruolo di anzianità edito nel 1939 del Ministero: Aru Luigi, nominato provveditore a 27 anni, estraneo a qualsiasi amministrazione di Stato; Valitutti Salvatore, nominato provveditore a 30 anni non proveniente da alcuna amministrazione di Stato; Valsesia Giuseppe, nominato provveditore nel 1938 quando ancora era professore straordinario; Mauro Vincenzo, non proveniente da alcuna amministrazione di Stato; Pastina Giorgio, Rivara Luigi, Pigli Mario, tutti e tre nelle stesse condizioni del precedente; Mendolia Liborio, impiegato al Ministero delle finanze nominato provveditore nel 1938; Di Tucci Raffaello impiegato al Ministero degli interni nominato provveditore nel 1936; Businelli Alberto militare dal 1914 al 15 giugno 1936 e perciò presumibilmente in servizio permanente effettivo nominato provveditore nel 1936. Gli interroganti desiderano sapere sa fra i «funzionari tecnici di ruolo», di cui una interrogazione dell’onorevole Tuminelli auspica il ritorno nella scuola (interrogazione che ha avuto una pronta adesione nella risposta del Ministro), sono compresi anche i provveditori sopra citati. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Codignola, Lombardi Riccardo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro del tesoro, per sapere se è a loro conoscenza che la quasi totalità delle pensioni di guerra non vengono corrisposte, che le domande restano inevase e che nonostante i ripetuti solleciti le Amministrazioni comunali non ricevono alcun libretto di pensione che permetta anche minimamente di poter soddisfare le numerose domande di pensione di partigiani, di vittime civili di guerra e di vittime militari. La quasi totalità dei richiedenti è costituita da famiglie in estreme difficoltà economiche e che provate duramente dalla perdita dei loro cari o da minorazioni fisiche attendono sfiduciate il doveroso ausilio della pensione. Al Sottosegretariato per le pensioni di guerra è opinione comune che questo stato di cose derivi dallo scarso numero degli impiegati preposti al disbrigo delle pratiche. Non sarebbe allora possibile aumentare adeguatamente il personale all’occorrenza sottraendolo a quei Ministeri che notoriamente ne dispongono in numero superiore alle esigenze? (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Landi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’industria e commercio, per sapere se non ritengano opportuno e urgente intervenire presso la Direzione generale dell’A.R.A.R. per impedire che i comuni, le amministrazioni provinciali, gli enti pubblici in genere quando devono procedere ad acquisti di residuati di guerra occorrenti per i loro servizi, specialmente moto-autoveicoli, debbano sottostare alle aste pubbliche in concorrenza con privati, che riescono sempre a prenderli perché gli enti pubblici non possono avere la stessa elasticità e spregiudicatezza nello svolgimento delle operazioni necessarie. Ciò offende la dignità degli amministratori, diminuisce il prestigio dell’ente e pregiudica il buon funzionamento dei servizi. Se non ritengano altresì doveroso, subordinatamente agli enti sopracitati, concedere la precedenza alle cooperative negli stessi acquisti di residuati di guerra occorrenti per i loro servizi, in considerazione del carattere sociale ed economico delle stesse e della necessità di agevolarne lo sviluppo e il buon funzionamento. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Landi».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Governo e il Ministro delle poste e telecomunicazioni, per conoscere quali sono le ragioni per cui lo sciopero dell’agosto 1922 non sia stato ancora riconosciuto sciopero politico e per sapere quali provvedimenti si intenda prendere in sede di Governo onde soddisfare le logiche richieste di quegli ex dipendenti delle Poste e Telegrafi, che – per avere partecipato a tale sciopero – furono a suo tempo dichiarati dimissionari e sono ancora oggi fuori servizio. Va rilevato che le numerosissime istanze degli interessati a causa di tale mancato riconoscimento, vengono categoricamente respinte dalle Amministrazioni delle poste e telegrafi. Pertanto risulta particolarmente urgente l’emanazione di un provvedimento che, rifacendosi allo spirito del decreto legislativo luogotenenziale 30 novembre 1945, n. 880, stabilisca una volta per sempre la natura politica dello sciopero in questione. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Novella, Negro, Minella Angiola, Barontini Anelito».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’igiene e la sanità pubblica) e il Ministro dei trasporti, per sapere se non ritengano necessario istituire nel Compartimento ferroviario di Reggio Calabria, come del resto, in tutti gli altri compartimenti d’Italia, una consulenza medica d’ufficio, gratuita, per le malattie di petto. Si rileva che, mentre sono stati nominati specialisti consulenti in medicina interna, in chirurgia, in neuropatologia, in otorinolaringoiatria ecc., non è stato ancora previsto il consulente specialista in malattie di petto. L’interrogante fa rilevare che tra il personale ferroviario si sono verificati alcuni casi pietosi di tubercolosi polmonare, non potuti assistere dal Compartimento suddetto per mancanza di tale consulenza, gravando cosi le famiglie di una spesa, oggi insopportabile, ed in pari tempo, pregiudicando la sanità per i compagni di lavoro e per il pubblico, perché non bene osservati e diagnosticati in tempo utile. In pari tempo l’interrogante chiede di sapere se non sia opportuno ed equo estendere al personale ferroviario di ruolo la legge sull’assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, come avviene per le altre categorie di lavoratori, particolarmente esposti e particolarmente indigenti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musolino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se, in dipendenza dal decreto legislativo luogotenenziale 5 aprile 1946, n. 226, non sia opportuno esaminare la situazione dei piccoli appaltatori, aggravatasi enormemente in questo periodo di disagiata economia, e predisporre dei provvedimenti a favore, dei contratti relativi ad opere, il cui importo non superi i 5 milioni e garantire così una possibilità di vita anche alle imprese più modeste, che in genere sono affidate ad autentici lavoratori. La situazione che si è venuta a creare dopo gli accordi salariali con le organizzazioni sindacali degli edili, è la seguente:
1°) con il decreto 5 aprile 1946, n. 226, era prevista una procedura celere e rapida per la revisione dei contratti stipulati prima di tale data. Ma tale procedura non viene eseguita né ai fini di liquidare i crediti, né ai fini di concedere almeno il 5 per cento di essi. I Provveditorati alle opere pubbliche si giustificano adducendo dubbi di interpretazione, che hanno dato motivo a richiesta di chiarimenti;
2°) il riconoscimento di nuovi miglioramenti salariali riconosciuti negli altri settori dell’industria fa sì che non si possa procrastinare ulteriormente il riconoscimento di analoghi miglioramenti anche ai lavoratori dell’edilizia. Tali ulteriori miglioramenti metterebbero però tutte le imprese di portata più modesta, nella pratica impossibilità di poter disporre dei mezzi liquidi necessari per far fronte ai pagamenti stabiliti in una nuova misura. Ne sorgerebbe così la conseguenza che da parte di questi ultimi si dovrebbe sospendere i lavori con aumento della disoccupazione e con la rovina di essi, con pregiudizio dell’andamento generale della ricostruzione nazionale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musolino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere, se non ritenga opportuno disporre che i liberi docenti in materie letterarie possano essere nominati senza concorso titolari delle cattedre corrispondenti nelle scuole dell’ordine medio. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Moro».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dei lavori pubblici e della pubblica istruzione, per sapere se – dato che un’altissima percentuale degli edifici destinati al culto, per non dire la quasi totalità, riveste carattere artistico e monumentale costituendo, oltre che un patrimonio religioso, un patrimonio vivo dello Stato ai fini culturali e artistici – non sia il caso di affidare tutti i lavori di riparazione, restauro e ricostruzione di questi edifici all’organo dello Stato più competente in materia, che è l’Amministrazione delle Belle Arti. L’Amministrazione dei lavori pubblici, già oberata di lavoro per tutte le altre necessità del momento, non può assolvere l’importante e delicatissimo compito con la competenza desiderabile per lo stesso indirizzo necessariamente tecnico che informa l’attività specifica del Genio civile. Né si può parlare di collaborazione giacché, quasi sempre, il problema puramente tecnico è così indissolubilmente connesso ai problemi storici, stilistici, ambientali, scientifici, di grande delicatezza che il lavoro non può essere assolto se non da chi abbia una specifica competenza e una adeguata preparazione culturale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Fabriani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, intorno alla persistente e continua requisizione delle abitazioni private, specialmente di quelle fornite di suppellettili domestiche, da parte delle forze militari straniere occupanti, nonostante che la guerra essendo terminata sia del pari cessato il diritto di requisizione delle cose private; ciò particolarmente in Napoli, dove la penuria delle abitazioni per effetto di oltre cento bombardamenti praticati dalle forze militari straniere, è davvero impressionante, e quindi sulla opportunità di sottoporre il caso ai capi militari ed ai rappresentanti diplomatici delle stesse potenze. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Labriola».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’industria e del commercio, per conoscere le ragioni specifiche per le quali ha adottato il decreto del 28 ottobre 1946 (riportato nella Gazzetta Ufficiale del 4 novembre) e con il quale ha vietato ad una ditta romana di allestire, in provincia di Caserta, vari impianti per la fabbricazione di fibre tessili artificiali e dei relativi manufatti. E per conoscere altresì – in considerazione che tali impianti avrebbero assorbiti oltre 5000 operai, con 1.500.000 giornate lavorative, con una produzione di 14.000 tonnellate di fiocco e 2000 tonnellate di rayon e tessuti e filati corrispondenti, che a loro volta avrebbero potuto alimentare la celebratissima industria serica di San Leucio – se il Ministro non creda di riesaminare la istanza della Ditta romana, che impiegava 750 milioni quale capitale sociale. E se infine non creda di tener conto delle ulteriori informazioni fornite dal Prefetto e dalla Camera di commercio non solo sull’enorme vantaggio della impresa per la provincia di Caserta, ove si lamenta una esasperata disoccupazione, ma anche sulla possibilità di approntare le materie prime, le quali, già in gran parte attualmente esistenti, potrebbero fra pochi mesi, e cioè a costruzione ultimata degli edifizi, essere sufficienti per la produzione di fibre tessili artificiali ad alta potenza. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Fusco».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se non ritenga necessario in riferimento al decreto Gullo sui canoni di affitto agricoli 1945-46, che il canone nelle affittanze di piccole unità colturali e di coltivazione diretta sia più equamente calcolato, anche in relazione a valutazioni obbiettive dei bisogni minimi di vita delle famiglie coltivatrici numerose costrette a vivere del reddito di aziende agricole di minima entità e per le quali sono eccessivamente onerosi i conteggi secondo i criteri già fissati dal decreto Gullo stesso; e se di conseguenza ritenga la necessità di costituire organi arbitrali con rappresentanza paritetica delle parti interessate allo scopo di deliberare l’equo affitto nei casi sopraindicati ed in vista delle necessità sociali richiamate, pur confermando in via di massima le disposizioni circa la riduzione del valore dei prodotti del suolo presi a riferimento, così come già sanciti dal decreto Gullo. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Clerici, Jacini, Meda, Arcaini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere le ragioni che lo hanno indotto a sottrarre inopinatamente il territorio di Cesarò alla naturale antica giurisdizione del tribunale di Mistretta, commettendo così una ulteriore grave ed ingiustificata mutilazione del distretto della Corte di appello di Messina. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Martino Gaetano».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’alimentazione), per sapere se è vera la notizia pubblicata da alcuni giornali, secondo la quale sarebbero giunti in Italia considerevoli quantitativi di carne congelata, che invece di essere venduta al pubblico a lire 100 il chilogrammo è stata assegnata ai grossisti dell’Emilia, che ne avrebbero confezionato della mortadella da rivendere a lire 400 il chilogrammo. E per conoscere se l’onorevole Presidente del Consiglio intende intervenire presso gli organi competenti dell’alimentazione per mettere nella sua giusta luce la notizia succitata che, se vera, dimostra come ancora si continua a servirsi degli stessi sistemi di favoritismo che caratterizzarono 20 anni di fascismo, e se intende per l’avvenire controllare tutte le importazioni dall’estero di derrate alimentari ed evitare la speculazione dei grossisti che, godendo di speciali simpatie negli Uffici centrali dell’alimentazione, realizzano enormi utili che potrebbero andare invece a beneficio delle cooperative di consumo gestite dai lavoratori. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«D’Agata».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se non ritenga finalmente di disporre perché il servizio di conservazione dei vecchi catasti dei terreni, da legge fascista accentrato, con danno rilevantissimo del pubblico, negli Uffici tecnici erariali, sia restituito agli Uffici distrettuali delle imposte dirette, quando è notorio che in ben pochi di questi ultimi esiste copia del catasto rustico della circoscrizione e che là dove questa copia esiste, essa non offre garanzia di sorta, posto il modo con cui fu compilata ed è tenuta. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Fantoni».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dei trasporti, per sapere se non creda doveroso ed urgente:
1°) di istituire sulla linea ferroviaria a trazione elettrica Udine-Tarvisio una nuova coppia di treni la quale, a disposizione principalmente degli operai che, in particolare dalle stazioni di Gemona, Artegna e Tarcento, si recano per lavoro a Udine, serva a togliere l’affollamento enorme (vi sono circa mille abbonamenti fra Gemona ed Artegna) che esiste nei treni numeri 1635 e 1644;
2°) di disporre, in ogni caso, perché – approssimandosi i rigori dell’inverno – sia migliorata la composizione dei due treni stessi, che ora eseguono il trasporto dei viaggiatori con sei carri bestiame e quattro sole vetture, nel senso di eliminare o diminuire i primi ed aumentare le seconde. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Fantoni».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’igiene e la sanità pubblica) e il Ministro dell’interno, per conoscere quali provvedimenti intenda prendere a favore dei veterinari coloniali civili reduci dall’Africa, i quali, in gran parte, trovansi senza impiego dopo cinque anni di prigionia, e per conoscere, inoltre, se una migliore organizzazione dei servizi non consenta la loro occupazione, date le numerose e sempre maggiori esigenze dell’industria zootecnica. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Lussu, Cianca, Pertini, Amendola».
«Le sottoscritte chiedono di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, perché renda noto quali sono i criteri ai quali si attiene per valutare la posizione dei presidi di istituti e dei provveditori agli studi nominati ai loro posti dopo la liberazione dai C.L.N., che ne avevano la facoltà per espressa delega del Governo; e perché esponga i motivi che metodicamente lo convincono ad allontanare dai loro posti detti presidi e provveditori, nonostante l’ottima prova da essi data nell’esplicazione delle loro mansioni, sostituendoli quasi sempre con elementi notoriamente compromessi col passato regime e spesso anche già sottoposti a procedura di epurazione (vedi casi provveditori agli studi di Verona, Istituto magistrale di Parma, Istituto Berchet di Milano, ecc.). (Le interroganti chiedono la risposta scritta).
«Rossi Maria Maddalena, Noce Teresa».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dell’industria e commercio e dell’agricoltura e foreste, per sapere se sia a loro conoscenza che il Consorzio canapa ha provveduto all’acquisto per la provincia di Bologna di seme canapa assolutamente non idoneo alla medesima zona ed allo scopo di fare la concorrenza al Consorzio delle cooperative, che ha il seme effettivamente idoneo alla zona, tenta di vendere il predetto seme a lire 100 di meno di quanto gli costa arrecando al Consorzio un danno di qualche milione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tega».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dell’industria e commercio e dell’agricoltura e foreste, per sapere se e quando intendano provvedere alla regolarizzazione dell’amministrazione del Consorzio canapa dopo che in una riunione di lavoratori, di coltivatori diretti e di agrari convocata dal vice commissario del Consorzio stesso per giovedì 31 ottobre scorso, in Bologna, tutti quanti i rappresentanti delle varie categorie delle quattro provincie canapicole, si sono manifestati nettamente contrari all’attuale indirizzo del Consorzio canapa. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tega».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non ritiene necessario e doveroso che ai prossimi concorsi per insegnamento nell’ordine medio delle scuole riservati ad alcune categorie, siano ammessi anche i laureati e le laureate in lettere, scienze e lingue, che pur avendo tutti gli altri titoli necessari, sono stati esclusi dai concorsi banditi con decreto ministeriale 28 dicembre 1942 non avendo il requisito allora richiesto dell’iscrizione al partito fascista. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pera».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere quali motivi siano valsi a far negare ai professori universitari che abbiano raggiunto il limite di età quel mantenimento in regolare servizio per la durata di un anno concesso ai magistrati con decreto legislativo 30 aprile 1946, n. 35, articolo 8. E per conoscere, inoltre, se il Ministro e l’Amministrazione centrale della pubblica istruzione abbiano notizia del grave ed ingiustificabile disordine ed abbandono in cui vengono già a trovarsi insegnamenti ed istituti fondamentali della ormai travagliatissima Università italiana. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Marchesi, Colonnetti».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della marina mercantile, per sapere se ritiene che il trattamento applicato agli ufficiali, sottufficiali e comuni della Marina mercantile internati o prigionieri per cause dipendenti dalla guerra, sia da considerarsi equo rispetto a quello usato nei riguardi dei militari delle forze armate ugualmente internati o prigionieri, pur avendo i marittimi adempiuto con abnegazione doveri e sacrifici analoghi a quelli dei militari. L’interrogante chiede per quale motivo l’Ufficio corresponsione assegni di Roma – via Sabini 7 – preposto alla liquidazione dell’inadeguato trattamento previsto da disposizioni di legge in data 7 aprile 1941 frapponga così lungo tempo al pagamento di dette liquidazioni e non comunichi nemmeno, su richiesta degli interessati, l’ammontare delle stesse ed i criteri in base ai quali esse vengono conteggiate. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Faralli».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere da quale Ministero dipenda effettivamente il Corpo di polizia ferroviaria, dato che attraverso le informazioni assunte presso la questura o il compartimento ferroviario non risulta se esso sia alle dipendenze del Ministero dei trasporti o del Ministero dell’interno. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Vischioni».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’assistenza post-bellica, per conoscere:
1°) quali provvedimenti intenda prendere per definire al più presto la situazione dei dispersi e delle loro famiglie allo scopo di liquidare loro una pensione;
2°) se nell’attesa di tale definizione, non intenda aumentare l’ammontare degli assegni di assistenza al fine di non fare, dei figlioli: dei candidati alla tubercolosi; delle spose: delle candidate alla prostituzione; dei parenti: dei candidati alla mendicità.
«È da far presente che le famiglie dei soldati dispersi nell’ultima guerra continuano a percepire somme irrisorie a titolo di assistenza; che le povere vedove, per mantenere le loro creature sono costrette ad un doppio lavoro: quello della casa e quello dell’officina; e, in mancanza di quest’ultimo, sono costrette a tutte le rinunce, a tutti gli avvilimenti compreso il mercimonio del loro corpo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Vischioni».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se confermi la notizia che il Governo intenda proporre una legge che introduca l’assicurazione obbligatoria degli agricoltori di tutta Italia contro i danni a causa del flagello della grandine, inspirandosi al principio di solidarietà e mutualità nazionale fra quanti conferiscono coi loro beni e colla loro opera alla produzione agricola e alla prosperità del Paese. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Gasparotto».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’interno, sulla situazione di grave disagio finanziario in cui vengono a trovarsi i comuni sinistrati dalla guerra in conseguenza del criterio restrittivo che si va adottando nell’applicazione del decreto legislativo luogotenenziale 24 agosto 1944, n. 211, sulla integrazione dei disavanzi economici dei bilanci delle Amministrazioni provinciali e comunali; il criterio, cioè, secondo il quale si nega, sia pure parzialmente, il contributo in capitale, disponendo invece l’assunzione di mutui da parte dei comuni per far fronte alle loro necessità. L’interrogante chiede di sapere se, in considerazione delle speciali condizioni dei comuni sinistrati, il Ministro non ritenga opportuno di fissare per essi una particolare norma in merito. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Camangi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e dell’agricoltura e foreste, per conoscere se siano in corso discussioni con l’Opera nazionale combattenti al fine di venire incontro nel miglior modo possibile alle aspirazioni dei contadini della montagna della zona pontina, i quali vedono con preoccupazione maturare i termini pel riscatto dei poderi da parte dei coloni dell’Opera combattenti, senza un contemporaneo esame della loro antica aspirazione di avere assegnata una parte della terra in pianura. Sembra all’interrogante che potrebbesi contemperare il diritto dei coloni con la richiesta dei contadini della montagna attraverso una intesa in spirito di reciproca buona volontà e sotto l’autorevole egida dell’autorità governativa. L’interrogante fa infine presente che, a causa di agitazioni talvolta spontanee e non raramente artificiose, che si vanno creando nella zona, il problema potrebbe destare in un vicino futuro serie preoccupazioni per l’ordine pubblico. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Andreotti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, perché dica se è vero che, in occasione del recente viaggio negli Abruzzi del Capo provvisorio dello Stato – attorno al quale, con schietto e commovente impulso di confidente simpatia, si sono strette quelle popolazioni, in spettacolo di ordinata concordia – egli abbia ordinato che si vietasse a tutti i partiti ed a tutte le Associazioni di recare in pubblico le proprie bandiere; e, se vero – come indubitabilmente risulta al richiedente per diretta informazione – perché si giustifichi dall’avere così gravemente offeso in uno i diritti di associazione e di espressione organizzata del pensiero politico, ponendo in moto contro la libertà dei cittadini quel potere di polizia di cui tanto parsimoniosamente si avvale contro i nemici della stessa libertà. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Terracini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per conoscere se non ritenga opportuno, per eliminare lo stato di incertezza e di disagio morale degli ufficiali che hanno tenuto sotto ogni aspetto fede al loro onore di soldati, di confermare con una formale dichiarazione, i propositi manifestati dal Sottosegretario alla guerra in una sua lettera al Lavoro di Genova nel settembre scorso, di procedere, nell’applicazione del decreto 14 maggio 1946, n. 384, al collocamento nella riserva di autorità di tutti gli elementi compromessi, ivi compresi, senza eccezione di sorta, i discriminati di prima categoria colpiti da sanzioni disciplinari. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Foa».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se corrisponde a verità quanto pubblicato dall’Unità del 2 novembre circa l’avvenuta cancellazione, in via amministrativa, di alcuni nominativi delle liste dell’Ovra la cui pubblicazione fu a suo tempo disposta dal Governo, e per sapere se esso non ritenga necessario troncare le polemiche periodicamente ricorrenti, circa l’appartenenza all’Ovra di questa o di quella personalità politica e promuovere una inchiesta parlamentare o quanto meno dare qualche esauriente comunicazione atta a tranquillizzare l’opinione pubblica circa la procedura seguita nella pubblicazione dei nominativi compromessi. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Lombardi Riccardo, Foa».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se non sia intendimento del Governo di disporre la corresponsione della indennità di presenza ai salariati dipendenti dalle Amministrazioni di enti morali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Castiglia».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, sullo stato di assoluto abbandono e sul totale isolamento nei quali vengono lasciati i comuni di montagna situati nelle vallate del Sesia, Mastallone e Sermenza con la soppressione dei servizi automobilistici festivi. Le popolazioni locali sono indignate per il fatto che, quando si tratta di servire i «forestieri» e i «ricchi» che in estate frequentano le vallate per puro diletto, il servizio festivo è concesso; quando si tratta invece di assicurare un minimo di comodo alle derelitte popolazioni montane, allora subentrano rigide applicazioni di criteri restrittivi. Occorre notare che i paesi interessati sono privi di ogni servizio ospedaliero e finanche di servizi farmaceutici, tanto che vige la prassi del ritiro delle medicine nel capoluogo di Varallo-Sesia mediante appunto il servizio dei fattorini adibiti alle corriere automobilistiche. Mancando tale servizio alla domenica è facile notare la disagiata e pericolosa situazione in cui detti paesi si vengono a trovare. L’interrogante chiede il pronto intervento del Ministero perché il grave inconveniente sia eliminato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pastore Giulio».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere se creda opportuno, per aiutare la ricostruzione dei paesi della Sicilia, dove manchi per caso la iniziativa degli interessati per la ricostruzione dei fabbricati sinistrati dalla guerra, concedere per decreto ai comuni di sostituirsi ai proprietari sinistrati per la ricostruzione contraendo dei mutui da pagarsi dai sinistrati medesimi per la quota loro spettante, con contributi dilazionati in venti anni, con ruoli esecutivi a favore dei comuni. Il concorso dello Stato e la delega all’Istituto mutuante dei ruoli dei contributi, renderebbe facilissimo ai comuni di contrarre dei mutui. D’altra parte l’esonero dalle imposte per venti anni sui fabbricati ricostruiti renderebbe poco gravoso ai proprietari il pagamento delle rate. Lo Stato si alleggerirebbe di obblighi e impegni diretti che gravano sul bilancio, mentre il personale del Genio civile alleggerirebbe il suo lavoro, rimanendogli solo obblighi di sorveglianza, collaudo e revisione dei progetti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«D’Agata».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se vera la seguente notizia: «È stato annunziato che il Ministro dell’agricoltura, in seguito ad interessamento dei Deputati pugliesi democristiani, ha concesso per tutte le provincie della Puglia che l’olio sia versato all’ammasso per contingentamento con quote fisse che saranno concordate. Così verranno accolte le proposte dei frantoiani locali, i quali avranno la libera disponibilità del prodotto superiore alla quota versata al contingentamento per conto dello Stato». Conseguentemente chiede, se vero il provvedimento annunziato – il quale sarebbe stato provvido prendere inizialmente per tutti – che esso sia subito esteso alla Sicilia, ove la situazione olearia è tale – a causa del disposto ammasso totale – che le popolazioni continueranno a non ricevere l’olio a cui hanno diritto o in proporzione assolutamente derisoria. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Nasi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se e come, indipendentemente dalla riforma giudiziaria che sarà determinata dalla Costituzione della Repubblica, intenda provvedere alla condizione economica dei commessi giudiziari, sempre più grave e tale da compromettere l’esecuzione del delicato servizio e il decoro dell’Amministrazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Conti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e dell’agricoltura e foreste, per sapere se – esaminata obiettivamente la situazione che si viene creando nel Basso Milanese, là dove salariati fissi sono costretti a consegnare l’eccedenza di granoturco all’ammasso ad un prezzo non rimunerativo, per cui si verifica per gli stessi un’effettiva decurtazione del salario – sono state date disposizioni per evitare spiegamento di forza, produttivo solo di un irrigidimento negativo da parte dei conferenti e di una ostilità verso il Governo e le forze preposte all’ordine pubblico, fidando invece solo nell’azione persuasiva dei sindaci, funzionari dell’U.P.S.E.A., organizzatori sindacali nei confronti dei lavoratori suddetti, affinché adempiano ad un civico dovere. È evidente che l’opera di persuasione verbale è di per se stessa insufficiente se non favorita da un intervento diretto del Governo che stabilisca nel termine più breve una contropartita di prodotti U.N.R.R.A., quali generi di abbigliamento e corredo casalingo, nonché merci indispensabili alla produzione agricola, da assegnarsi in via preferenziale tanto ai salariati fissi quanto ai piccoli coltivatori diretti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Scotti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non ritiene necessario e rispondente a senso di equità e di giustizia, emanare un provvedimento legislativo a favore di quei connazionali all’estero che, per effetto dello stato di guerra tra l’Italia e le altre Potenze, non si trovarono in condizioni di provvedere, nei termini contrattuali, all’esecuzione dei propri obblighi o alla difesa dei propri interessi, con grave pregiudizio di questi e a vantaggio dei cittadini rimasti all’interno, profittatori dell’eccezionale momento bellico e del caso di forza maggiore. L’interrogante rileva che, nella precedente guerra 1915-18, tale inconveniente fu evitato con la proroga della scadenza dei contratti a tre mesi dopo la firma della pace. Con tale disposizione ogni controversia, dipendente dallo stato di guerra, fu pacificamente risolta, senza dar luogo a qualsiasi inconveniente. Si chiede che altrettanto sia fatto oggi, e, poiché il provvedimento invocato non può avere effetto retroattivo, l’interrogante ritiene doversi regolare la materia delle sole controversie, che, iniziate giudizialmente, non sono ancora passate in giudicato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musolino».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’igiene e la sanità pubblica) e il Ministro dell’interno, per conoscere le ragioni che inducono a conservare le disposizioni fasciste che vietano alle cooperative di consumo l’esercizio di nuove farmacie e la loro ammissione a concorso o a rilevare farmacie già in funzione e disponibili. In proposito si fa presente:
1°) che il decreto-legge 22 maggio 1913, n. 468, consentiva l’istituzione di farmacie da parte di cooperative di consumo, quando il loro statuto fosse approvato dal prefetto, sentito il Consiglio provinciale di sanità, e che tale decreto aveva favorita la costituzione di numerose cooperative farmaceutiche fra consumatori, con notevoli vantaggi per la collettività;
2°) che durante il regime fascista fu emanato il testo unico delle leggi sanitarie 27 giugno 1934, n. 1265, il quale escluse le cooperative dalla gestione di farmacie, limitandone l’esercizio a quelle esistenti, e ammise al concorso per l’apertura e l’esercizio di farmacie soltanto i farmacisti inscritti al relativo albo professionale;
3°) che il recente decreto legislativo 3 ottobre 1946, n. 497, conferma il suddetto criterio fascista, permettendo la vendita delle farmacie per le quali non è riconosciuto il diritto di continuazione, soltanto a farmacisti inscritti nell’albo professionale, e non anche a cooperative di consumo;
4°) che tali disposizioni impediscono alle cooperative di esplicare la loro funzione calmieratrice in un settore di preminente e generale interesse economico e morale. (Gl’interroganti chiedono la risposta scritta).
«Canevari, Carmagnola».
«La sottoscritta chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere se non ritenga opportuno – ritenuto che con la legge fascista 6 giugno 1935, n. 1126, e col successivo regolamento approvato con Regio decreto 30 aprile 1936, n. 1031, fu realizzata la riforma degli Istituti autonomi delle case popolari, che dovettero modificare i propri statuti sulla falsariga di uno statuto-tipo e rinunciare in tal modo alla loro autonomia; e che la nomina del presidente, del vicepresidente, di un consigliere e di un sindaco effettivo, venne demandata al Ministero dei lavori pubblici, mentre, prima della riforma, tutte le nomine si effettuavano in loco – ridare agli Istituti l’antica indipendenza, abrogando la legge citata e autorizzando l’adozione dei vecchi statuti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rossi Maria Maddalena».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Governo, per sapere con quali mezzi e per quali vie possano e debbano provvedere alla riparazione e ricostruzione delle case coloniche, danneggiate o distrutte dalla guerra, i beneficiari di quelle parrocchie che, per essere insufficientemente provvedute, godono del supplemento di congrua. In particolare l’interrogante chiede se siano tenuti ad alienare parte dei terreni prebendali ove la estensione del podere lo consenta, o come debbano contenersi quando detta vendita fosse per nuocere e compromettere la necessaria minima unità colturale (articolo 720 Codice civile). Se, comunque, nel caso di vendita, al beneficiario sia riconosciuto il diritto ad un corrispondente e proporzionato aumento della congrua. Chiede, infine, se, almeno per i benefìci congruati, non si ritenga applicare la norma di cui all’articolo 27 della legge 26 ottobre 1940, n. 1543. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Braschi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e di grazia e giustizia, per sapere se, nei ripetuti episodi di aggressione e di provocazione di sacerdoti, non ravvisino lo sviluppo di una predisposta campagna anticlericale, sostenuta da una inqualificabile quanto vistosa stampa, dimentica delle tragiche vicende trascorse, e sorda, naturalmente, alle conclusioni che se ne sarebbero dovute trarre. A scongiurare deprecabili ulteriori scissure nella dolorante compagine nazionale, con la distruzione dei superstiti valori morali, l’interrogante chiede che la propaganda pornografica, la calunnia ed il vilipendio, che offendono il senso morale e religioso degli italiani, siano stroncati senza indugio con la integrale e vigile applicazione della legge, per tutelare, nelle supreme esigenze della Nazione, le particolari esigenze di Roma. Poiché, caduto il prestigio politico, non può in nessun modo essere compromesso, attraverso bestiali manifestazioni settarie, il più alto e vasto splendore che deriva a Roma in quanto capitale della Cristianità universale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se, in considerazione delle decisioni della seconda Sottocommissione per la Costituzione, che assegna in materia forestale il potere legislativo alla Regione, non ritenga opportuno soprassedere a qualunque riforma o riorganizzazione del Corpo forestale e in particolare al richiamo in servizio del vecchio personale superiore allontanato per collaborazione col fascismo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se sia vera la progettata soppressione della Pretura di Cavarzere. Questa città, vittima della guerra, e quasi distrutta fra i bombardamenti aerei, che ha perduto il suo magnifico Duomo e che sta faticosamente risorgendo, verrebbe oggi ancor più distrutta moralmente, se perdesse i suoi pubblici uffici. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Merlin Umberto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non ritiene necessario e doveroso che ai prossimi concorsi per insegnamento nell’ordine medio delle scuole riservato ad alcune categorie, siano ammessi anche i laureati e le laureate in lettere, scienze e lingue che, pur avendo tutti gli altri titoli necessari, erano stati esclusi dai concorsi banditi con decreto ministeriale 28 dicembre 1942 non avendo il requisito, allora richiesto, dell’iscrizione al partito fascista. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pera».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’industria e commercio e dell’agricoltura e foreste, per sapere quali azioni intendano svolgere e quali provvedimenti emanare per tutelare i diritti degli utenti nei contratti di fornitura di energia elettrica che sono stati denunciati dalle Società fornitrici per la scadenza del 15 ottobre 1946, successivamente prorogata al 31 dicembre 1946. Dette azioni sono tanto più necessarie inquantoché le società fornitrici trattano con gli utenti in condizioni di monopolio e che in molti casi, specialmente per la forza motrice per certe industrie e per i motori agricoli, le società fornitrici non vogliono tener conto del fatto che l’uso effettivo dell’energia è limitato ai pochi mesi dell’anno che non coincidono con i periodi di magra dei bacini montani. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pera».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e di grazia e giustizia, per conoscere il loro pensiero in ordine alla opportunità di emanare le disposizioni legislative riservate con l’articolo 39 del decreto legislativo luogotenenziale 12 ottobre 1945, n. 669. Infatti è necessario regolare i rapporti tra locatore e locatario dei locali adibiti ad albergo, per cui, non essendo intervenuta alcuna disposizione, si continuano a corrispondere le pigioni dell’anteguerra con evidente, ingiustificata sperequazione con i fitti degli altri locali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Quintieri Adolfo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere quali provvedimenti intenda adottare per rimediare sollecitamente alla strana situazione creatasi nelle scuole medie in Sicilia, dove i professori titolari sono assegnati provvisoriamente anche ai corsi e classi non di ruolo, che dovrebbero per legge invece essere conferiti ai professori incaricati, determinando così una preoccupante disoccupazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musotto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere – ritenendo contrastante con le libertà democratiche che un solo Ente abbia di fatto il monopolio dell’assistenza ricreativa a tutti i lavoratori e goda perciò di facilitazioni che sono negate ad altri Enti che perseguono gli stessi scopi – se non ritenga giusto ed opportuno che, in attesa della necessaria modifica del decreto ministeriale che dà l’esclusività all’E.N.A.L. dell’assistenza ricreativa, siano concesse ai circoli comunali delle A.C.L.I. quelle facilitazioni per la vendita ai soci di bevande, godute finora esclusivamente dai circoli dell’E.N.A.L. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bellato».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per conoscere se è vero che l’apposita commissione ha espresso parere favorevole al riconoscimento dei patronati di assistenza previsti dalle leggi sull’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni in agricoltura e dell’industria, nonché dalle leggi delle previdenze sociali. In tal caso, se non ritenga opportuno ed urgente provvedere per il riconoscimento di tali patronati, confermando così anche nel campo dell’assistenza sociale quella libera scelta che, in ossequio alle libertà democratiche, deve essere lasciata al lavoratore bisognoso di assistenza nella tutela dei suoi diritti derivatigli dalle leggi sociali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bellato».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere come si intenda risarcire agli agricoltori delle provincie di Napoli, Caserta, Benevento, Avellino, Salerno, Catanzaro e Cosenza, ai quali fu imposto dal governo fascista l’obbligo della coltura della barbabietola per l’annata agraria 1942-43, il danno derivato dagli eventi bellici che impedirono la consegna agli zuccherifici delle bietole da essi obbligatoriamente coltivate. Ciò in conformità a quanto è già stato stabilito, con il decreto legislativo luogotenenziale 8 maggio 1946, n. 470, per gli agricoltori dell’Italia settentrionale, che si sono trovati nelle stesse condizioni per l’annata agraria 1943-44. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere se risponda a verità che nelle saline di Cagliari si sia iniziato lo smontaggio delle macchine centrifughe per asciugare il sale, fatto che starebbe ad annunziare il trasferimento in sedi del Continente della locale raffineria, privando così la Sardegna di una delle sue poche industrie, necessaria allo sviluppo industriale e all’impiego della mano d’opera degli operai sardi. Nel caso affermativo, si chiede quali provvedimenti intenda prendere per impedire questo ingiusto danno inflitto all’economia isolana proprio nel momento in cui la democrazia repubblicana afferma la necessità d’una organica azione nazionale tesa verso una maggiore industrializzazione del Mezzogiorno e delle Isole. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Lussu, Mastino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle poste e delle telecomunicazioni, per sapere se non ritenga opportuno modificare la oramai sorpassata disposizione di ordine interno riguardante il personale viaggiante sugli ambulanti postali. Agli impiegati che prestano il servizio di cui sopra dovrebbe essere concessa la facoltà di prestare il servizio stesso sino all’età di 65 anni, com’è prescritto per i messaggeri. Infatti, se costoro, che hanno un compito molto più gravoso di quello degli impiegati sugli ambulanti, prestano la loro opera sino ai 65 anni, a maggior ragione possono farlo questi ultimi, il cui compito è molto più leggero. Questo appare necessario, tanto più che oggi, con un criterio del tutto errato, molti servizi sugli ambulanti vengono affidati a personale avventizio e giornaliero, al quale non dovrebbe, per la delicatezza del compito, essere affidata la responsabilità che deriva dal servizio stesso. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Silipo».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, per avere delucidazioni sul contegno tenuto dagli organi di polizia nei fatti successi a Crotone negli ultimi giorni di settembre. (Gl’interroganti chiedono la risposta scritta).
«Silipo, Musolino».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’igiene e la sanità), Ministro dell’interno, per conoscere quali provvedimenti intenda prendere a favore delle infelici donne «marocchinate» di Esperia (Frosinone) in quanto, secondo una pubblica dichiarazione fatta dal Sindaco di quel comune, su 2500 abitanti si contano 700 donne violentate, cioè la quasi totalità delle donne del comune, tutte infettate, alcune morte, altre moribonde. Di queste donne molte sono giovani, altre giovanissime, e diventano alla loro volta diffonditrici del male che portano; a tutto ciò poi si aggiunge il problema dei figli nati dalle subite violenze. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, per sapere:
- a) se sia a conoscenza che in taluni paesi della provincia di Frosinone (Esperia, Vallecorsa, Castro dei Volsci, ecc.) esistono numerose donne che subirono violenza dalle truppe marocchine, nel maggio-giugno 1944 (nella sola Esperia se ne contano oltre cinquecento), e che rimasero infette da sifilide e da altri mali, che, non curati, si diffondono, creando nuove vittime;
- b) se non credano si debba prontamente intervenire con particolari provvidenze, che consistano – oltreché nell’erogazione di sussidi alle vittime – soprattutto nell’apprestamento di servizi sanitari specializzati e di medicinali idonei alla cura efficace di quei terribili mali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bozzi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se non ritiene necessario e doveroso:
1°) disporre che i familiari dei deportati, reduci e partigiani, gravemente colpiti da tubercolosi e ricoverati, per iniziativa del «Dono Svizzero», nei Sanatori di Arosa (Svizzera), possano ottenere mensilmente al cambio ufficiale poche decine di franchi svizzeri da inviare agli ammalati per le loro piccole spese complementari, cui comprensibilmente non può sopperire l’Ente di assistenza che li ospita;
2°) confermare di essere favorevole a concedere al Ministero dell’assistenza post-bellica uno stanziamento straordinario in franchi svizzeri destinati a finanziare l’invio di modesti doni che diano a quei nostri concittadini infelicissimi la sensazione concreta dell’affettuosa solidarietà del popolo italiano. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Terracini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, perché renda noto se egli non ritiene necessario e doveroso dare istruzioni all’Alto Commissario per l’alimentazione perché autorizzi la inclusione anche di generi razionati nei pacchi che vengono inviati dai familiari ai reduci, partigiani e deportati ricoverati, per iniziativa del «Dono Svizzero», nei Tubercolosari di Arosa (Svizzera). (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Terracini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per conoscere se gli risulti:
1°) che il Comando militare territoriale di Roma in data 17 luglio 1946, con foglio n. 36800/Amm., ha autorizzato il Comando Distretto militare di Cagliari a corrispondere al personale militarizzato delle Ferrovie complementari sarde, viaggiante o d’ufficio, l’assegno di razione viveri;
2°) che il medesimo Comando ha abrogato in un secondo tempo la disposizione per il personale d’ufficio, determinando un profondo malcontento in quella categoria, che è stata assoggettata alla medesima disciplina ed esposta agli stessi pericoli del personale viaggiante, data la particolare situazione della Sardegna che era interamente compresa nella zona di guerra. E se non ritenga, anche in considerazione della modesta entità della somma occorrente, di disporre per il pagamento dell’assegno in questione anche al personale d’ufficio delle Complementari sarde, come precedentemente disposto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Laconi».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se intende, a sollievo delle enormi difficoltà delle comunicazioni, che intralciano ogni ripresa agraria, commerciale ed industriale nelle fertili e popolatissime zone di Locri, Palmi e Gioia Tauro, disporre i mezzi necessari alla troppo ritardata congiunzione dei due tronchi ferroviari di Gioiosa-Mammole e Cinquefrondi-Gioia Tauro. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Turco».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se intende, con la necessaria sollecitudine, rimettere in efficienza l’unico mezzo di approdo tra i porti di Taranto e di Crotone, in servizio del vasto retroterra delle provincie di Cosenza e di Matera, già costruito col pontile di Trebisacce in collegamento con la ferrovia jonica e con la statale 106 nella fertile zona dei territori di Rossano, Corigliano, Cassano e Castrovillari, in grande ripresa agricola ed industriale, disponendo le urgenti riparazioni e l’allungamento del pontile con la immediata ricostruzione della quasi distrutta superstruttura di legno. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Turco».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere quali sono le ragioni per cui molti cittadini – che, prima o dopo l’avvento del fascismo, ebbero a subire condanne per reati commessi in lotta contro il fascismo, o per difendersi dalle persecuzioni fasciste, o per sottrarsi ad esse – sono tuttora in attesa di essere reintegrati con l’amnistia sancita con il decreto legislativo luogotenenziale 17 novembre 1945, n. 141; e per conoscere quali siano gli impedimenti procedurali per l’applicazione del detto decreto nei riguardi di tali persone. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Novella».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per sapere se non intende modificare, secondo criteri di maggiore logica e di maggiore giustizia, il disposto della circolare del Ministero della guerra, Direzione generale servizi commissariato e amministrativi, Divisione A.I.E., Sezione I, numero 2900/A.I.E., in data 15 agosto 1945, avente per oggetto il trattamento economico al personale militare recuperato, che alla data dell’8 settembre 1943 trovavasi in servizio alle armi, in base al quale gli effetti del giuramento, dell’adesione o collaborazione prestati allo pseudo governo repubblicano fascista sono valutati a tutto danno dei discriminati delle categorie in congedo, ai quali non viene riconosciuto alcun diritto, mentre a quelli delle categorie in servizio permanente viene attribuito lo stesso trattamento che ai non compromessi; laddove logica e giustizia esigono che se differenza vuol farsi, essa deve giocare a favore delle categorie in congedo, la cui responsabilità, per non aver tenuto fede a un impegno militare assunto per obbligo, è meno grave di quella che pesa su chi tale impegno ha assunto volontariamente e spontaneamente. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Giolitti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se non creda opportuno porre allo studio un provvedimento tendente ad accordare a tutti gli ex militari – Esercito, Marina ed Aeronautica – quelle facilitazioni per impieghi, concorsi, ecc., già accordati ai reduci, ai partigiani ed agli ex combattenti. Esiste una numerosa categoria di giovani che, pur avendo compiuto – quali trattenuti o richiamati – un periodo di servizio militare che si aggira dai tre ai sette anni, non certo per loro svago, oggi non hanno la qualifica di combattenti e non possono fruire di queste agevolazioni. Si tratta di giovani che, pur non avendo militato in reparti mobilitati per ragioni di idoneità, hanno però servito il Paese secondo la loro possibilità, rimanendo lontani dalla famiglia, senza impiego, senza retribuzioni e spesso in condizioni di disagio pari a quelle di coloro che, pur non essendo in linea, militavano in reparti mobilitati. L’interrogante chiede, quindi, che le suaccennate facilitazioni vengano estese a tutti i militari richiamati o trattenuti per un notevole periodo di tempo per esigenze di carattere eccezionale, indipendentemente dal reparto o dalla località in cui essi hanno prestato servizio non volontario. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Chiaramello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Presidente del C.I.R.) ed i Ministri della marina militare, della marina mercantile, dell’industria e commercio e del lavoro e previdenza sociale, per sapere perché non abbiano creduto sino ad oggi di raccogliere l’accorata invocazione delle maestranze dei Cantieri navali del Lazio, le quali, angosciate per la sovrastante disoccupazione, chiedono, ormai da troppo tempo, che non soltanto ai grandi complessi industriali consimili siano assicurate dallo Stato transitorie possibilità di lavoro, ma anche ai nuclei minori, dai quali essi e le loro famiglie traggono sostentamento e ragione di vita. E se non ritengano di intervenire d’urgenza prima che gravi perturbamenti dell’ordine pubblico abbiano a verificarsi, prima che si disperda tanto preziosa mano d’opera locale specializzata e prima che scompaiano risorti complessi industriali ed artigiani tenacemente voluti e faticosamente affermatisi. L’interrogante domanda, pertanto, se non sia giunto il momento di far luogo ad una più equa giustizia distributiva, abbandonando agnosticismi e resistenze e richiamando gli organi tecnici competenti ad una maggiore comprensione e responsabilità, così che vengano superati i protettivi sistemi di gare a carattere nazionale, i quali valgono soltanto ad alimentare grandi imprese già sature, la cui concorrenza, per i lavori accessibili alle medie e piccole industrie, soffoca sane iniziative minori, che non debbono e non possono scomparire senza un grave danno per l’economia nazionale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, sull’opportunità – in relazione all’annunziata proroga dei contratti di locazione degli immobili urbani – di una speciale disposizione legislativa che disciplini, tra le eccezioni previste dalla legge, il caso di coloro i quali, avendo avuto per atto di liberalità dagli ascendenti in primo grado l’unica casa di cui sono proprietari, pur versando in stato di necessità, si trovano nelle condizioni di non potere avvalersi della eccezione legislativa per avere ricevuto in proprietà l’immobile in una data posteriore a quelle previste dalla legge, né possono avvantaggiarsi del grado di parentela con l’ascendente per escludere l’immobile dalla proroga, non essendo più questi proprietario. Costoro si troverebbero in una situazione veramente iniqua, non potendo avvalersi dei benefici della legge come proprietari in quanto il loro titolo è posteriore alla data voluta dalla legge che va ad emettersi, né possono avvalersi del beneficio concesso ai figli dei proprietari in quanto il padre non è più proprietario avendo donato ad essi l’immobile. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bellavista».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno e i Ministri della marina militare, dei lavori pubblici, dell’industria e commercio, della marina mercantile, del commercio estero, per conoscere se e quali concrete iniziative stiano per essere realizzate allo scopo di evitare la paralisi economica del comune di La Maddalena (Sassari), che finora ha tratto dallo Stato i suoi mezzi di vita, convergendo tutta la sua attività verso le organizzazioni militari marittime dislocate nel paese e che, per effetto del trattato di pace, dovrebbero essere smilitarizzate. L’Amministrazione civica di La Maddalena, allo scopo di risolvere la situazione e di evitare l’esodo della popolazione locale (12.000 anime di cui 3000 lavoratori) che, in mancanza di altre possibilità di lavoro, sarebbe costretta a sfollare in altri centri, ha chiesto:
- a) l’industrializzazione della Base navale in cantiere civile;
- b) la costruzione di un bacino di carenaggio in località idonea.
«Su queste proposte e sulla necessità di attuare concrete urgenti provvidenze in favore di La Maddalena, l’interrogante ha da tempo richiamato l’attenzione delle competenti Autorità di Governo. Egli chiede di conoscere se non si ritenga necessaria una diretta ed urgente intesa fra i Ministeri interessati allo scopo di pervenire all’esame collegiale della situazione di La Maddalena e di concretare, con carattere di urgenza, le disposizioni idonee ad assicurare la soluzione del grave problema che l’Amministrazione civica di quel centro ha impostato nell’interesse della popolazione e del paese. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Chieffi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere se non ritenga opportuno disporre la revoca del decreto n. 23550 del 20 ottobre 1946, emesso dal prefetto di Bergamo e col quale si bandiscono i concorsi per le condotte mediche. La revoca, richiesta anche dall’Ordine dei medici della provincia di Bergamo con voto del 14 novembre 1946, appare consigliata dall’opportunità di rinviare i concorsi a dopo l’entrata in vigore della nuova legge sanitaria la quale provvederà a definire i nuovi capitolati, mentre i concorsi se fatti oggi dovrebbero svolgersi sulla base della legge fascista 1935, legge in netto contrasto con ogni ipotesi di autonomia comunale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Lombardi Riccardo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere i motivi che hanno indotto gli uffici competenti ad assegnare alla provincia di Caserta circa 20.000 quintali di solfato ammonico per la concimazione dei terreni destinati alle colture di grano e di altri cereali, mentre alla provincia di Napoli ne sono stati assegnati, per gli stessi scopi, circa 40.000 quintali. La disparità di trattamento si risolve in un gravissimo danno per l’agricoltura della provincia di Caserta, in quanto essa ha oltre 40.000 ettari coltivati a cereali, mentre la provincia di Napoli ha una estensione molto minore investita in colture cerealicole. In proposito l’interrogante prega tener presenti i quantitativi di grano ammassati nelle due provincie per convincersi del grave errore commesso a danno della provincia di Caserta nell’assegnazione di solfato ammonico. Tenuto conto che le semine sono in corso, si rende indispensabile ed urgente provvedere con la maggiore sollecitudine ad una adeguata assegnazione suppletiva per la provincia di Caserta su ditte che possano immediatamente provvedere alle consegne. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Numeroso».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dei lavori pubblici e del tesoro, per sapere se non ritengano giusta ed indifferibile la parificazione a tutti gli effetti dei cantonieri delle strade statali ai cantonieri delle Ferrovie dello Stato, specialmente per quanto riguarda i casi di malattie. Infatti, nei casi di assenza per malattia, agli agenti delle ferrovie dello Stato, in base all’articolo 157 del regolamento sul personale, è corrisposta per intero la paga fino al limite di 180 giorni. Ai cantonieri stradali, invece, pel disposto dell’articolo 50 del testo unico sullo stato giuridico ed economico dei salariati dello Stato, in caso di assenza per malattia viene usato un ben diverso e peggiore trattamento: per i primi tre giorni sono senza paga: per i successivi 90 giorni percepiscono metà paga e per i rimanenti periodi di malattia sono senza paga. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Vinciguerra».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per sapere se non ritenga doveroso emanare un provvedimento che renda meno penosa l’esistenza delle persone che avendo contratti vitalizi con istituti bancari prima del 1940 si trovano, per l’aumento del costo della vita, nella più squallida miseria e spesso alla cruda fame. Trattandosi in gran parte di piccoli e medi risparmiatori, quasi tutti molto anziani, ed anche malfermi di salute, un provvedimento che migliori la loro grama esistenza non solo è urgente, ma anche umano. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Roveda».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per conoscere quali decisioni intenda adottare circa la Sezione autonoma di artiglieria della Sardegna con sede in Nuoro, considerata la gravità di un licenziamento in massa che viene a colpire ben 830 famiglie e tenuto conto del fatto che è attualmente in corso una pratica per il trasferimento dei macchinari in dotazione a delle cooperative composte dagli stessi operai dipendenti. E per sapere, altresì, quale trattamento economico sia previsto per il personale licenziato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Laconi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non creda opportuno dare, al progetto di concorso per posti di direttore didattico riservato ai maestri danneggiati dal fascismo, una interpretazione estensiva in modo di includere anche i maestri sforniti di diploma di abilitazione alla direzione didattica, ma che non si siano mai iscritti al partito fascista. Tale inclusione si rende necessaria per riparare ad una grave ingiustizia subita dai suddetti maestri in quanto, durante il lungo periodo fascista, non ebbero mai la possibilità di partecipare ai numerosi concorsi speciali indetti per i fascisti. Per tali concorsi non si richiedeva infatti il titolo di abilitazione come dai decreti 5 febbraio 1934, n. 461 (articoli 2, 3 e 4) e 22 giugno 1937 (articolo 3), ecc. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Cavallotti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per avere notizie circa il corso di un’istanza presentata dagli avvocati, procuratori legali ed altri professionisti, con l’adesione dei partiti politici e dei sindaci e di privati cittadini delle città di Noto, Pachino, Avola e Rosolini, per la istituzione in Noto di un tribunale comprendente detti comuni. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«D’Agata».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della marina militare, per conoscere se non si possa abbreviare da quattro a due mesi il corso allievi ufficiali medici, iniziatosi il 3 novembre 1946 così come fu fatto per l’anno 1945-46. Questo, per non allungare troppo il periodo intercorrente tra la laurea e l’inizio dell’esercizio professionale e delle specializzazioni, con danno alle conoscenze scientifiche dei neodottori. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Cicerone».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della guerra, per sapere se intende aprire un’inchiesta sopra gli incidenti successi a Cuneo e qui in appresso descritti e quali provvedimenti intende adottare contro i militari che li hanno provocati. In seguito alla pubblicazione di una vignetta apparsa su di un giornale umoristico locale, un numeroso gruppo di militari, fra cui si trovavano anche degli ufficiali, malmenava e schiaffeggiava il direttore ed il redattore del giornale. Senza voler entrare nel merito dell’offesa all’Esercito, l’interrogante ritiene che la inconsulta reazione dei militari abbia sorpassato il normale diritto di ogni singolo cittadino a tutelare il proprio onore, adottando metodi poco democratici e che troppo ricordano un regime da poco tramontato, i cui metodi ancora riaffiorano nell’intemperanza di alcuni. La tutela dell’Esercito e di qualsiasi altra istituzione nazionale deve essere lasciata agli organi giudiziari, soli competenti a giudicare senza passione, e non può essere abbandonata all’arbitraria iniziativa di singoli, come nel presente caso, in cui un’offesa, che potrà in altra sede essere provata o no, è stata punita con metodi poco dignitosi, da un gruppo di militari che si sono arrogati il compito di giudici, anche senza l’autorizzazione dei loro capi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Chiaramello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, sugli incidenti svoltisi a Cuneo fra militari del presidio e la direzione di un giornale umoristico locale. Alcuni ufficiali, avuto sentore di un articolo di carattere militare, che avrebbe dovuto essere pubblicato sul settimanale in questione, avvertivano il comandante del presidio che non avrebbero tollerato tale fatto. Il comandante a sua volta ne dava avviso al prefetto il quale, convocato il direttore del giornale, gli poneva il dilemma: o sopprimere l’articolo in questione o esporsi al sequestro del giornale nelle edicole. L’articolo veniva soppresso. Si tratta di un arbitrario atto di imperio esercitato dal prefetto, il quale, cedendo a pressioni militari e facendo leva sul regolamento di polizia, traduceva un atto di debolezza in un atto di forza, che si concretava, praticamente, in una censura preventiva, lesiva di quella libertà di stampa da tutti tanto invocata. L’interrogante chiede di conoscere quali provvedimenti intenda adottare ad evitare il ripetersi di simili abusi, che troppo ricordano i deprecati sistemi del fascismo, che tutti vorrebbero veder scomparire per sempre. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Chiaramello».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere se non ritenga opportuno di promuovere un provvedimento legislativo che ripristini l’esenzione da imposta generale sull’entrata per i suini macellati dagli allevatori per uso particolare, che era ammessa prima della emanazione dell’articolo 7 del regio decreto-legge 3 giugno 1943, n. 452. Ciò in considerazione che la macellazione per il consumo diretto non dà luogo a scambio tassabile e l’onere fiscale scoraggia gli allevatori in un momento nel quale vi è estremo bisogno di ricostituire il patrimonio zootecnico. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bonomi Paolo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere le ragioni che hanno indotto il Ministero a disporre che il vivaio di Badia Polesine, istituito dai viticultori del Polesine col consenso unanime degli agricoltori e con notevole vantaggio per i produttori, passi alla gestione dell’ispettorato agrario. Anziché giovare alla libera iniziativa privata, tanto benemerita soprattutto in questo campo, si vuol tornare a gestioni statali che sono da evitarsi nel ben inteso interesse generale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Merlin Umberto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se – nella eventualità dell’adozione dei provvedimenti chiesti con precedente interrogazione a favore degli ex militari – non creda opportuno estendere la concessione di adeguate facilitazioni sia nel campo degli studi, come per eventuali impieghi, concorsi, ecc., a quei giovani, già allievi delle Scuole ed Accademie militari (Esercito, Marina, Aviazione, ecc.) che negli anni 1941-43 hanno fatto regolare domanda di rafferma per tre anni, considerando gli stessi come ex militari. Ciò servirebbe a sistemare molti giovani e relative famiglie, che potrebbero così vedersi riaperta una via decorosa di possibilità per l’avvenire. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Chiaramello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere quali siano le ragioni che ritardano le più utili iniziative in materia di cinematografi e teatri del popolo. A Rovigo è sorta una società che tende a costruire un teatro nuovo capace di 1800 posti. Non chiede nulla allo Stato e non riesce ad avere il permesso relativo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Merlin Umberto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se sia vero che si ventili il ritorno dell’amministrazione della marina mercantile alle dipendenze del Ministero della marina militare, ciò che sarebbe deplorevole; e se invece non ritenga che al Ministero della marina mercantile debba essere data piena efficienza, affidandogli la completa tutela delle attività marinare, ivi compresi i servizi della istruzione nautica e della pesca, e ricostituendo il Consiglio superiore della marina mercantile con persone di provata competenza. Le condizioni della marina mercantile non consentono ulteriori indugi alla attuazione di questi provvedimenti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Canepa».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se non creda opportuno far riordinare e sorvegliare da appositi commissari gli uffici elettorali e anagrafe della Sicilia, e specialmente di Palermo, in vista delle elezioni per l’Assemblea Nazionale del prossimo 20 aprile 1947, ricordando che, nelle elezioni amministrative del 17 novembre 1946, ben sessantamila certificati elettorali non vennero consegnati agli interessati, a Palermo, e lo stesso interrogante, votante il 2 di giugno ed eletto deputato nella circoscrizione di Palermo, non ha potuto votare il 17 novembre. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Natoli».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della marina militare, per conoscere le ragioni che hanno finora impedito la liquidazione degli assegni spettanti ai militari della marina in servizio l’8 settembre 1943 e successivamente sbandati, nonostante che le relative discriminazioni siano da tempo avvenute, contrariamente a quanto risulta essere stato fatto per i facenti parte dell’esercito o dell’aviazione, i quali sono stati nella quasi totalità liquidati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Moscatelli».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se non ritenga opportuno modificare la disposizione del decreto legislativo 9 giugno 1945, n. 387, concernente le assegnazioni di alloggi dell’I.N.C.I.S., la quale limita agli ufficiali in attività di servizio le assegnazioni di tali alloggi, allo scopo di estendere tale beneficio anche ai sottufficiali che versano in condizioni economiche certamente più disagiate, tenendo conto anche del fatto che per le Amministrazioni civili il beneficio è concesso a tutte le categorie d’impiegati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Moscatelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se corrisponde a verità la notizia che il divieto di circolazione degli automezzi nei giorni festivi sia stato anticipato nelle Marche arbitrariamente, allo scopo d’impedire il raduno dei partigiani avvenuto a Macerata il 24 corrente mese; e, in ogni caso, per conoscere quali motivi hanno indotto le Autorità a predisporre tale divieto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Moscatelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’alimentazione) e il Ministro del commercio estero, per sapere se siano a conoscenza che nello scambio di merci con la Cecoslovacchia in corrispettivo di 300 (trecento) vagoni di agrumi è stata autorizzata l’importazione di 500 vagoni di patate. Il prezzo in clearing per le patate rinviene a lire 10 il chilogrammo, mentre coloro che hanno avuto l’assegnazione nella ripartizione hanno rivenduto a grossisti le patate a lire 18 il chilogrammo. D’altra parte il prezzo delle patate nella Sicilia, che ha asportato gli agrumi, ha raggiunto il prezzo di lire 40 il chilogrammo. L’interrogante chiede, per evitare così esose speculazioni, se non credano opportuno disporre che i prossimi arrivi siano dall’I.C.E. destinati e assegnati esclusivamente agli enti e cooperative di consumo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«D’Agata».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere come intenda provvedere per eliminare l’ingiusto trattamento degli olivicultori del Lazio, obbligati, e con duri controlli, all’ammasso della produzione senza riguardo agli oneri gravissimi della produzione, alle necessità delle famiglie, e offesa dell’equità e anche delle buone norme di prelevamento e di controllo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Conti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, sulla necessità di estendere ai profughi dell’Africa, secondo gli affidamenti dati, il decreto che accorda particolari benefìci ai reduci, data la comune dolorosa sorte. Nel contempo l’interrogante chiede se non sia opportuno promuovere l’estensione del decreto relativo alla occupazione delle terre, anche agli agricoltori ed ai dirigenti di aziende agricole profughi delle nostre Colonie, i quali hanno dato prova evidente della loro capacità con la redenzione di terre già allo stato primitivo, inserendoli, con i nuclei di contadini rimpatriati e perduti nell’inedia di onerosi campi di concentramento, nell’orbita della Nazione effettivamente operante per la ricostruzione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Governo, per conoscere quali provvedimenti intenda adottare perché, assicurando concretamente, anche in tale settore, il rispetto della legge e della proprietà privata, tutti i locali illegalmente occupati dalle organizzazioni di partiti ed ancora detenuti senza la corresponsione di adeguati canoni di fitto siano nel più breve termine riconsegnati ai proprietari od affittuari, contribuendo così ad alleviare l’attuale deficienza generale di alloggi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere se, constatato il succedersi crescente di delitti sempre più efferati, non creda di dare opportune disposizioni perché la pena di morte, teoricamente ripristinata, sia applicata con procedura rapidissima ove le responsabilità siano palesi o confesse, affinché l’atto di giustizia risulti esemplare ed efficace a contenere il minaccioso scatenarsi di bestiali istinti primordiali. L’interrogante rinnova poi la richiesta della integrale e vigile applicazione della legge, nei confronti della stampa pornografica, anticlericale, e di tutta la vasta fioritura editoriale criminologica che, nella dettagliata cronaca e nella copiosa documentazione fotografica, tende alla morbosa apologia del delitto, che già nel cinematografo ha trovato la palestra del perfezionamento tecnico. Il Governo deve sentire, senza ulteriore ritardo, il dovere assoluto della estrema difesa della società, insidiata in tutti i superstiti valori morali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, perché sia provveduto alla riammissione al godimento dell’abitazione (regolarmente affittata dal 1940, in via Colle Oppio, n. 5) della vedova di guerra signora Buccioli-Brunelli, la quale, insieme ad un figliuolo e ad un’altra famiglia profuga della Libia, fu sfrattata in poche ore, il 3 agosto, in seguito a decreto provocato dal Ministero dell’assistenza post-bellica. Il Ministro richiedente non fece uso dell’appartamento requisito, ma vi immetteva abusivamente tale signor Alberti, non domiciliato a Roma e comunque ignorato al Commissariato alloggi. Nell’appartamento lasciato dall’Alberti, all’atto dell’occupazione dell’alloggio di via Colle Oppio, n. 5, si istallava la famiglia del Ministro dell’assistenza post-bellica. Essendo risultati vani tutti i tentativi fatti per la pacifica risoluzione della grave questione, si invoca l’intervento delle Autorità competenti per il ripristino della legalità, con un atto di giustizia nei riguardi di una vedova di guerra. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, sulla convenienza di accordare ai pensionati delle varie categorie la tredicesima mensilità, come si e fatto per gli impiegati e salariati dello Stato, o almeno un sussidio in occasione delle prossime feste natalizie, dato l’estremo disagio in cui vive questa categoria. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Labriola».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non ritenga opportuno concedere, durante questo anno scolastico, una sessione straordinaria di esami riservata ai partigiani, reduci ed ex detenuti politici. Si fa presente che nessuna sessione straordinaria è stata concessa a tutt’oggi a questa categoria di studenti, molti dei quali, oltre a non aver potuto partecipare alle sessioni d’esami nel biennio della repubblica di Salò, al rientro, si sono trovati in tali condizioni di indigenza da essere costretti a lavorare ed a studiare contemporaneamente. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Leone Francesco».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere i motivi per i quali i direttori didattici, muniti di titolo, incaricati da qualche anno, specialmente reduci e partigiani, non vengono sistemati in ruolo con concorsi speciali per titoli e colloquio; mentre per i direttori delle scuole rurali viene applicato il disposto dell’articolo 5 della legge 31 maggio 1943, n. 520, che contempla la sistemazione, previo colloquio-esame, anche per gli incaricati da 5 anni, privi di diploma. Il numero di tali funzionari è limitatissimo e sembra sia doveroso sistemarli, dopo la dimostrazione di lodevole servizio prestato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tessitori».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dell’interno e della pubblica istruzione, sui provvedimenti che intendono prendere per riportare, negli ambienti dell’alta cultura torinese, l’ordine e la calma, compromessi in seguito alla reintegrazione del professor Giancarlo Vallauri al Politecnico, e alla annunziata reintegrazione dei professori Vezzano e Pivano all’Università.
«Il ritorno a Torino del professor Vallauri e il minacciato ritorno dei professori Pivano e Vezzano, turbano gravemente la coscienza morale dei cittadini torinesi, li offendono nella loro dignità di italiani liberi. La cittadinanza torinese non può dimenticare la tipica figura di fascisti faziosi dei predetti professori.
«In particolare, per il professor Vallauri, i torinesi ricordano il suo spudorato appoggio alla Repubblica di Salò, le sue parole di insulto ai partigiani, i suoi articoli ferocemente nazisti che vituperavano l’eroismo del movimento di resistenza popolare contro i tedeschi invasori e i fascisti ad essi asserviti. Condotta aggravata dalla circostanza che il Vallauri, alto ufficiale della nostra marina, avrebbe dovuto più che altri sentire il dovere di fedeltà assoluta al solo Governo legale italiano e al Comando Supremo del nostro esercito combattente.
«La richiesta avanzata alcune settimane or sono dal Consiglio dei professori della facoltà di ingegneria per la normalizzazione dell’insegnamento di elettrotecnica al Politecnico di Torino non può essere soddisfatta reintegrando il professor Vallauri, perché la sua figura morale e politica soverchia e compromette la sua figura di scienziato, determinando un legittimo fermento tra insegnanti e studenti.
«Sarebbe desiderabile che la cattedra di elettrotecnica venisse affidata ad uno studioso più illustre del Vallauri nelle ricerche scientifiche, degno di quella stima morale che il Vallauri non può riscuotere nella nostra città e che costituisce un indispensabile requisito per chi esercita l’insegnamento. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Negarville».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, sulla soppressione di una sezione staccata a Susa del Liceo V. Gioberti di Torino. Questa sezione, che già funzionò a Susa negli anni scolastici 1944-45 e 1945-46, avrebbe dovuto essere riaperta nell’anno scolastico in corso in seguito all’interessamento del sindaco di Susa, il quale ha avuto dall’attuale Ministro assicurazione telegrafica e per lettera che la sezione sarebbe stata mantenuta; senonché il provveditore agli studi di Torino, avverso all’impegno dell’onorevole Ministro, riuscì a far revocare la decisione. Tale revoca danneggia gravemente un discreto numero di studenti che abitano in Val di Susa, alcuni dei quali in comuni che distano più di un’ora dalla più vicina stazione ferroviaria e che per recarsi a Torino debbono alzarsi ogni mattina alle quattro, ciò che ha degli effetti negativi sul loro profitto scolastico e sulla loro salute. Si tratta di studenti che, per le condizioni economiche delle loro famiglie, non possono sobbarcarsi alle spese di una pensione a Torino e che si vedono umiliati da un trattamento che, ponendoli in condizioni di estremo disagio, compromette la loro lodevole volontà di studio. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Negarville».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se, di fronte al continuo aumento dell’emigrazione clandestina, intenda provvedere in misura adeguata alla creazione di corsi celeri di addestramento professionale per trasformare operai, manovali e braccianti in operai più specializzati, specie per la emigrazione edile, e se conseguentemente non sia urgente ripristinare lo stanziamento di 50 milioni per l’anno 1946-47 iscritto solo per memoria al capitolo 65. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dei lavori pubblici e del tesoro, per sapere se, preso seriamente in esame il problema della ricostruzione e riparazione dei fabbricati colpiti dai bombardamenti, intenda provvedere perché:
1°) le disposizioni emanate con decreto 9 giugno 1945 siano sollecitamente attuate;
2°) la misura del contributo dello Stato nelle opere di ricostruzione e riparazione venga elevata al 75 per cento della spesa effettiva, escluse le opere di lusso;
3°) tale misura di contributo venga, per Messina e gli altri comuni terremotati, giusta le tabelle alligate al decreto 22 novembre 1937, ulteriormente elevata all’85 per cento della spesa;
4°) la cifra di spesa indicata negli articoli 12 e 16 del decreto 9 giugno 1945 sia intanto elevata al limite di lire 500.000;
5°) l’esenzione dalle imposte fondiarie e patrimoniali sia concessa ai fabbricati ricostruiti o riparati per un quindicennio;
6°) il concorso integrale degli istituti sovventori per affrancare i mutui necessari con la concessione della garanzia dello Stato alle obbligazioni che essi emetteranno sia assicurato con norme particolari;
7°) la quota di contributo dello Stato sia in ogni caso determinata in una frazione certa del costo effettivo, abolendosi, in questa parte, il decreto 9 giugno 1945 ed ogni altro criterio che faccia dipendere la misura del contributo dalla posizione subiettiva del danneggiato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se reputi opportuno promuovere un provvedimento legislativo che, in deroga all’articolo 3 della legge comunale e provinciale, costituisca in comune autonomo la frazione di Campofelice di Fitalia (di 1600 abitanti) dei comune di Mezzojuso (Palermo) e ciò per appagare una antica aspirazione di quei borghigiani, condivisa dagli amministratori del comune, e per eliminare l’agitazione esistente nella detta frazione, i cui elettori, in segno di protesta, recentemente si sono astenuti in massa dal partecipare alle elezioni amministrative. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se intenda fare opera, nell’interesse delle classi dei mugnai e dei pastai della città e provincia di Catania, perché gli approvvigionamenti del detto territorio avvengano in frumento, anziché in farina, onde dare possibilità di occupazione a quelle numerose maestranze. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se intenda ripristinare l’ufficio del registro di Mezzojuso (Palermo), soppresso nel 1934 dal fascismo, costringendo i contribuenti di un intero mandamento giudiziario (Mezzojuso, Villafrati, Cefalà Diana e Godrano) a servirsi di altro ufficio, distante oltre 25 chilometri. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se ritenga urgente ed indilazionabile costruire, a cura e spese dello Stato, con i fondi della disoccupazione, l’acquedotto per i due centri abitati di Mezzojuso e Campofelice di Fitalia, che soffrono di grave deficienza di acqua, non essendosi potuti finanziare i progetti già pronti per le difficoltà nelle quali si dibatte l’amministrazione comunale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se intenda provvedere urgentemente, a cura e spese dello Stato, alle opere di riparazione della grave frana che, nell’anno 1943, distrusse in Agrigento l’unica stradale camionabile allacciante la città bassa con quella alta. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri del tesoro e del lavoro e previdenza sociale, per conoscere se non reputano urgente una razionale riforma dei sistemi di pagamento dei contributi assicurativi, il cui onere ingentissimo e sempre crescente, pesa totalmente sulla produzione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bonino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e dei trasporti, per conoscere le ragioni per cui il Governo non ha ancora dato pratica attuazione al decreto legislativo luogotenenziale 26 aprile 1945, n. 286, con il quale è stata istituita una divisione speciale di polizia ferroviaria che dovrebbe assorbire gli elementi che attualmente fanno parte del corpo speciale di polizia ferroviaria per la Sicilia, istituito con ordine ufficiale n. 30 dal Comando militare alleato in data 17 gennaio 1944, e che in questi ultimi anni si è acquistato numerose benemerenze, tutelando coraggiosamente e la vita e gli averi dei cittadini nei treni viaggiatori, e impedendo sulle ferrovie siciliane, con efficace scorta, tutte quelle sottrazioni di merci e talvolta d’interi vagoni che sono tanto spesso lamentate sulla rete ferroviaria del Continente. Il Corpo speciale di polizia ferroviaria per la Sicilia, ad oltre un anno e mezzo dalla pubblicazione del sopraddetto decreto, ha diritto alla sua sistemazione e attende che siano ufficialmente smentite con risposta alla presente interrogazione le voci che circolano e che mettono in dubbio la sistemazione definitiva di questi valorosi agenti, che aspirano ad essere considerati un ramo della pubblica sicurezza alle dipendenze del Ministero dell’interno. Detta sistemazione è urgente ed improrogabile, per la continuazione dell’ottimo servizio e di una disciplina efficace in un settore tanto importante e delicato dell’Isola. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bonino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere quando intenda adeguare il personale di concetto del Genio civile di Messina alle effettive esigenze del servizio, in atto onerosissimo a causa della ingente mole dei lavori e per la riparazione dei danni bellici e per l’esecuzione del programma ordinario e straordinario 1946-47. Ciò al fine di accelerare le progettazioni, gli appalti e l’esecuzione dei lavori finanziati e da finanziarsi e per mettere gli uffici nelle condizioni di poter provvedere alla revisione dei prezzi delle opere compiute ed in corso di esecuzione, conforme le leggi vigenti e le assicurazioni date dai Ministeri competenti in occasione ed in conseguenza dei vari aumenti salariali ed oneri assicurativi verificatisi nel corso del 1946. Il potenziamento degli uffici del Genio civile di Messina è indispensabile perché il personale possa fronteggiare le esigenze del servizio in continuo aumento, con quella sollecitudine ed intelligente alacrità sinora dimostrata. Una decisione nel senso invocato è urgente anche per consentire un ulteriore collocamento di mano d’opera nei lavori pubblici. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bonino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri del tesoro e del lavoro e previdenza sociale, per conoscere quali provvedimenti intendano prendere a favore dei lavoratori pensionati statali-parastatali dei comuni e delle provincie, per adeguare le pensioni all’effettivo costo della vita, pensioni che in atto corrispondono ad un trattamento assolutamente disumano e mantengono una numerosissima categoria di benemeriti cittadini, impossibilitati a svolgere praticamente qualsiasi altra attività, in uno stato di indigenza, che torna a disdoro di un Governo democratico. Se non ritengono, inoltre, urgente provvedere alla revisione della attuale farraginosa legislazione sulle pensioni civili e militari, demandandone l’esame e la trattazione alla Costituente. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bonino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri delle finanze e del tesoro, per conoscere se ritengono equo che personale operaio che verrà licenziato nella liquidazione della Società Ala italiana sia applicato il trattamento previsto dai contratti di lavoro stipulati sotto il regime fascista, secondo cui ad ogni operaio licenziato dovrebbe corrispondersi una indennità di una giornata lavorativa per ogni anno di lavoro compiuto, mentre per il personale impiegatizio il trattamento previsto è di un mese per ogni anno di servizio; e se non ravvisino, perciò, l’opportunità di emanare un provvedimento per un trattamento più equo degli operai in questione sulla base delle proposte fatte dalla Federazione della Gente dell’aria. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Nobile».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non ritenga urgente provvedere al miglioramento delle condizioni economiche degli agenti ausiliari delle carceri di San Vittore a Milano, risultando all’interrogante:
1°) che questi agenti, assunti dal Comando alleato con lo stipendio di lire 8000 lorde (per quelli coniugati con un figlio a carico), raggiungevano nel gennaio 1946 le lire 10.000;
2°) che in febbraio 1946 il Ministero di grazia e giustizia emanava una circolare in base alla quale gli assunti dalla locale procura generale dovevano essere retribuiti con stipendio pari ai carabinieri in esperimento per soli sei mesi. Dopo di che avrebbero dovuto percepire lo stipendio di agente effettivo. Ciò che non è avvenuto;
3°) che in base alla circolare succitata lo stipendio da lire 10.000 è sceso a lire 6000 circa;
4°) che di conseguenza, al netto di trattenute, un agente con moglie e un figlio percepisce lo stipendio di lire 4460,05 mentre lo scapolo raggiunge appena le lire 2017;
5°) che ad aggravare la situazione finanziaria di questi agenti è intervenuto un provvedimento del Ministero, col quale si stabilisce di applicare una maggiore trattenuta per la mensa con effetto retroattivo dal 1° settembre corrente anno. L’interrogante domanda se in queste condizioni economiche gli agenti siano in grado di adempiere con spirito di fedeltà e sacrificio i compiti loro assegnati.
«Chiede inoltre che questi agenti vengano reintegrati nei diritti loro spettanti dopo i sei mesi di esperimento con la corresponsione degli arretrati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mariani Francesco».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere la ragione per la quale non ha ancora provveduto ad istituire il servizio sussidiario delle ferrovie dello Stato attraverso lo stretto di Messina per sopperire all’attuale deficienza di ferry-boats, in conformità ai voti espressi dalle varie categorie esportatrici della Sicilia. L’utilizzazione di detto servizio, che ha funzionato lodevolmente fino al luglio 1943, influirebbe favorevolmente sul costo dei trasporti e sul prezzo definitivo dei prodotti di consumo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bonino».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere quali provvedimenti intende prendere affinché i carri ferroviari partenti dalla Sicilia siano sollecitamente restituiti all’Isola per essere riutilizzati, ad evitare i gravi danni derivanti in questi ultimi mesi agli esportatori siciliani e inutilmente segnalati agli uffici competenti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bonino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’igiene e la sanità pubblica), per sapere quanto ci sia di vero nella notizia pubblicata da molti quotidiani – e non smentita – secondo la quale un grande quantitativo di preziosi medicinali, imprudentemente immagazzinato in un forte presso Roma, sarebbe stato reso inservibile dalla recente alluvione del Tevere, con enorme danno, non solo dello Stato, ma di tutti coloro che a mezzo dei detti medicinali si sarebbero potuti avvantaggiare per la loro salute. E nel caso che la notizia sia vera, quali provvedimenti siano stati presi in ordine al fatto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se (al fine di correggere una ingiusta disparità di trattamento tra gli impiegati delle soppresse organizzazioni sindacali, per cui quelle della Sicilia debbono considerarsi sciolte al 30 settembre 1943 e quelle del Continente al 31 dicembre 1944, con enorme differenza nelle indennità di licenziamento, dovuta al diritto degli impiegati delle organizzazioni del Continente di avere la loro liquidazione in base ai successivi aumenti di legge) intenda, modificando il decreto 23 novembre 1944, n. 369, unificare il trattamento medesimo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere quali urgenti provvedimenti intenda di adottare di fronte alla viva agitazione della popolazione di Piazza Armerina, gravemente danneggiata dalla consentita captazione delle sorgenti alte del bacino Bellia a favore del comune di Caltagirone, il quale giustamente reclama di essere fornito dell’acqua necessaria ai bisogni di quella cittadinanza, che potranno, tuttavia, essere soddisfatti meglio dalle sorgenti di Mascione in territorio di Caltagirone, senza ledere i diritti di Piazza Armerina ed evitando la distruzione di oltre mille ettari coltivati a noccioleti ed ortaggi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Finocchiaro Aprile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non ritenga doveroso oltreché equo che, in analogia a quanto disposto alla lettera A) del n. III della circolare n. 20 protocollo n. 5459 del 20 aprile 1946, delle Direzioni generali media classica e tecnica, sia concesso anche ai provveditori reggenti un adeguato compenso per l’ufficio di grado superiore che sono chiamati a compiere e ciò anche in considerazione che essi vengono ad essere esclusi dai benefìci che ai presidi e professori provengono dalla partecipazione a commissioni d’esame, ecc. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Costantini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere per quale motivo gli insegnanti delle scuole tecniche e professionali hanno un diverso trattamento morale ed economico nei confronti degli insegnanti dei ginnasi superiori e sono regolati da un diverso ruolo, quando non esiste alcuna differenza, né sostanziale né legale tra i due tipi di scuola. Il provvedimento che si invoca è giustificato dalle seguenti ragioni:
- a) alla scuola tecnica professionale si accede con la licenza di scuola d’avviamento e di scuola media inferiore, cioè dopo un triennio di studi, così come avviene per l’attuale ginnasio superiore;
- b) i licenziati delle scuole tecniche con prove integrative sono ammessi al terzo anno degli istituti tecnici corrispondenti e i professori di questi sono equiparati ai professori insegnanti al primo biennio dei ginnasi superiori;
- c) i professori di lingue straniere che insegnano al ginnasio superiore erano un tempo di ruolo B ed ora sono di ruolo A;
- d) i professori delle scuole tecniche e professionali hanno superato concorsi propri di scuola media superiore e svolgono nella scuola programmi appartenenti alle scuole medie superiori. L’interrogante chiede di conoscere se l’onorevole Ministro della pubblica istruzione non ritenga di accogliere questo giusto e legittimo desiderio della classe insegnante. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Monticelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle poste e delle telecomunicazioni, perché dica se ritiene opportuno, dato lo stato di isolamento in cui si trovano molte frazioni del comune di Sorano (Grosseto), particolarmente colpite dalle distruzioni della guerra prima e dai disastri della recente alluvione poi, di ripristinare con assoluta urgenza le comunicazioni telefoniche di quei paesi, delle quali è sentita la urgente necessità in casi di soccorsi sanitari e per esigenze di ordine pubblico. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Monticelli».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, perché sia promossa una istruttoria giudiziaria da parte della Magistratura italiana e sollecitata una inchiesta giudiziaria da parte delle competenti Autorità alleate, per accertare la responsabilità del massacro compiuto dalle SS tedesche in data 12 agosto 1944 in località S. Anna, comune di Stazzema (Lucca). A S. Anna il 12 agosto 1944 furono trucidate ben 650 persone, quasi tutte donne e bambini, colpevoli solo del sospetto di aver dato aiuto ai partigiani. Il paese fu dato alle fiamme. Nella sera dello stesso giorno altri 14 uomini furono fucilati nel vicino paese di Val di Castello dalle stesse belve stanche, ma non ancora sazie di sangue. Un episodio di tale criminalità e di siffatta barbarie, e che fortunatamente trova pochi esempi consimili nella storia delle nefandezze e delle sciagure perpetrate dal tedesco nel nostro Paese, non può restare dimenticato ed impunito. Vi sono troppe famiglie che chiedono giustizia, vi è tutta la popolazione della Versilia che ancora freme di sdegno e che invoca una esemplare punizione dei responsabili. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bibolotti, Amadei».
«Il sottoscritto chiede d’interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, per conoscere se non ritenga, di fronte alla disperata situazione degli Ospedali, prendere decisioni risolutive. Tali Enti, il cui bilancio economico è, per lo più, in modesto deficit, soffrono di dolorose deficienze di cassa. I numerosi debiti dei comuni impotenti a pagare – debiti ormai congelatissimi – hanno costretto le Amministrazioni ospedaliere a ricorrere ad onerosi fidi, che gradualmente dalle Casse concessionarie vengono ridotti. Ora non giova chiedere reintegri, che non farebbero che differire di poco tempo la chiusura degli ospedali, né che il Ministero dell’interno, come nella risposta ad una interrogazione, suggerisca di persuadere i comuni a contrarre mutui con la Cassa depositi e prestiti, poiché tale operazione non può compiersi che attraverso infinite difficoltà e la spesa di lungo tempo: è necessario che, come fu fatto con il decreto-legge 2 febbraio 1922, n. 114, il Ministero dell’interno anticipi agli Ospedali le somme dovute dai comuni e che gli Ospedali cedano a favore del Tesoro i loro crediti certi e liquidi verso i comuni per rimborso di spedalità. Solo così è sperabile salvare gli ospedali dall’abbandono intero della loro funzione.
«Longhena».
«Il sottoscritto chiede d’interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno ed il Ministro dell’agricoltura e foreste, per conoscere:
1°) quali provvedimenti intendano adottare per impedire le occupazioni di terre, che sono comunque arbitrarie e non tollerabili se non eseguite in base a legali provvedimenti e con le procedure previste dalla legge, e se non ritengano necessario per la indispensabile tutela dell’ordine giuridico emettere di urgenza un provvedimento legislativo che vieti la concessione di terre violentemente occupate e quanto meno escluda dai benefici dei provvedimenti in esame i singoli e gli enti ed associazioni che abbiano partecipato a violente occupazioni;
2°) quali provvedimenti intendano adottare per impedire che le terre incolte o male coltivate vengano attribuite ad enti o associazioni che non abbiano i mezzi occorrenti per una sufficiente conduzione delle terre;
3°) quali provvedimenti intendano adottare per impedire che, in aperta violazione dei più inconcussi principî di diritto e dello stesso disposto del decreto legislativo 19 ottobre 1944, n. 311, si perpetri l’arbitrio di pretendere e di imporre la divisione dei prodotti in proporzione diversa da quella prevista dal contratto senza aver prima ottenuto la modificazione di tale proporzione dalle competenti Commissioni;
4°) se è a conoscenza del Governo che in molte località della provincia di Catania e delle provincie finitime la forza pubblica si è rifiutata di intervenire per impedire tali sopraffazioni ed ha anzi garantito la legittimità dell’opera di improvvisate commissioni che hanno circolato per le campagne per imporre le lamentate sopraffazioni.
«Condorelli».
«Il sottoscritto chiede d’interpellare il Ministro dell’interno, per sapere a quali criteri si sia ispirato nell’inviare ai Prefetti il telegramma concernente l’agitazione dei contadini poveri con riferimento a conseguenze che produrrebbero un eventuale sciopero del personale addetto alla cura del bestiame da latte e sulla opportunità di dare istruzioni che, ove questo sciopero dovesse effettuarsi «et agricoltori dovessero provvedere cura bestiame con altro personale et con altri mezzi SS. LL. dovranno provvedere at assicurare libertà lavoro at prestatori d’opera che non partecipano sciopero et evitare energicamente che scioperanti costringano predetti lavoratori at scioperare». Se non abbia pensato che tali istruzioni – mentre pendono le trattative – non potessero essere intese come un atto intimidatorio verso i contadini con effetto di accentuare il malcontento di questi, ed incoraggiare maggiormente gli agricoltori ad irrigidirsi negativamente contro le legittime richieste di questi lavoratori. Per quale ragione il Governo non abbia ritenuto di rivolgersi energicamente anche verso gli agricoltori e se infine, non ritiene potesse, in caso di necessità, esplicare altra azione maggiormente pacificatrice che tenesse conto delle reali necessità dei contadini.
«Mariani Francesco».
«Il sottoscritto chiede d’interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri, sulla necessità che, in attesa che la Commissione incaricata di redigere uno schema legislativo sulla organizzazione dei servizi sanitari porti a termine i suoi lavori, siano emanate, per quanto specificatamente concerne la Sicilia, norme, che regolino, nell’Isola, la complessa materia, tenendo presente:
1°) con l’ordine ufficiale n. 9 del 23 ottobre 1943 del Governo militare alleato, furono creati gli Uffici provinciali della sanità pubblica della Sicilia;
2°) con l’ordine ufficiale n. 70 dell’8 febbraio 1944 del Governo militare alleato, in Sicilia, tutte le attribuzioni, in materia sanitaria che, prima, erano di competenza del Prefetto, vennero devolute ai medici provinciali nella loro qualità di direttori dell’ufficio provinciale di sanità pubblica;
3°) che successivamente, nonostante i regi decreti-legge 22 febbraio 1944, n. 30 e 22 febbraio 1944, n. 31, che, per altro, conosciuti molto tardi in Sicilia, non ebbero, nel campo sanitario, pratica applicazione, nel mese di novembre 1944, pervenne in Sicilia la circolare n. 20400 I. A. 102/55/289 del Ministero dell’interno, Direzione generale sanità pubblica, che conservava, sia pure a titolo sperimentale, la nuova organizzazione sanitaria in Sicilia;
4°) che in forza delle disposizioni dei Bandi del Governo alleato, gli Uffici provinciali di sanità pubblica emisero disposizioni, specie nel settore amministrativo, emanando provvedimenti di competenza (nomina e sostituzione di ufficiali sanitari, riconoscimento di trasferimenti di farmacie, ordinanze sanitarie, ecc.) i cui effetti, permanendo ancora, portano alla conseguenza che detti provvedimenti potrebbero essere impugnati, creando un grave danno agli interessati che si rivolsero ad organi apparentemente legittimi;
5°) che nonostante la su citata circolare 20400 abbia mantenuto in vita l’ordinamento sanitario in Sicilia, nessun provvedimento legislativo, che era logico aspettarsi, è stato emanato, che riconoscendo, anche temporaneamente ed in via sperimentale, gli Uffici provinciali di sanità pubblica in Sicilia, li avesse in seguito inseriti nella serie degli organi dello Stato, limitatamente al territorio della Sicilia, onde assicurare al nuovo organismo la continuità di vita, e convalidare, riconoscendoli, tutti i provvedimenti amministrativi emanati dagli Uffici provinciali di sanità pubblica;
6°) che la mancanza di una regolamentazione provvisoria ha creato una situazione equivoca, nel senso che nelle provincie sono rimaste due Autorità sanitarie: il Prefetto ed il Medico provinciale, entrambi cogli stessi poteri, il primo di diritto, il secondo di fatto. E mentre l’attività strettamente sanitaria (fruendo della autonomia tecnica ed amministrativa e dello accentramento dei servizi sanitari) si è enormemente avvantaggiata, in contrapposto, per quanto concerne la situazione amministrativa si è creata una sfasatura di competenze che indubbiamente ha nociuto e nuoce all’andamento dei servizi sanitari il cui intervento nella generalità dei casi deve essere tempestivo;
7°) che col decreto legislativo luogotenenziale 12 luglio 1945, n. 417, venne creato l’Alto Commissariato per l’igiene e la sanità pubblica. Come corollario, essendo stato fondato l’Alto Commissariato sui principî di autonomia tecnica ed amministrativa, sarebbe dovuto scaturirne il riconoscimento degli Uffici provinciali siciliani che contano ormai tre anni di vita;
8°) che è urgente, anche in armonia con quanto forma oggetto dello Statuto della Regione siciliana, che si emanino urgentemente in proposito norme legislative, che, mentre sanciscono lo stato di fatto (che ha dato nel campo tecnico ottimi risultati), tolgano la sfasatura di competenze, e liberino i dirigenti degli Uffici provinciali di sanità dallo stato di disagio in cui si trovano attualmente.
«Cannizzo».
«Il sottoscritto chiede d’interpellare il Ministro delle finanze, per sapere se non ritenga opportuno il ripristino in Campobasso della prima e terza Sezione dell’Ufficio tecnico erariale, attualmente aggregate a quello di Benevento. Dette Sezioni eseguono, infatti, nella provincia di Campobasso, stime per conto dello Stato in numero di molto inferiore a quelle che vengono eseguite nell’altra provincia, il che è conseguenza del fatto che, esistendo nella prima n. 1.030.000 particelle terreni contro n. 385.000 esistenti nell’altra e n. 140.000 unità urbane contro 76.000 esistenti nell’altra, in molto maggiore numero sono i trapassi di proprietà nella prima, di quello che non siano nella seconda. Perciò stesso, ai fini della conservazione dei catasti terreno ed edilizio, altro compito delle due Sezioni, ben più importante deve ritenersi il lavoro, che viene compiuto nella provincia di Campobasso, in confronto di quello che è espletato in provincia di Benevento. L’Ufficio di Campobasso, poi, dovrebbe essere completato con la creazione della quinta Sezione, avente, come è noto, il compito di accertare i danni di guerra, le pratiche relative essendo nella provincia di Campobasso molto più numerose di quelle dell’altra provincia. Si aggiunga che, data la difficoltà dei mezzi di trasporto, gli interessati della provincia di Campobasso debbono superare non lievi difficoltà per recarsi a Benevento per il disbrigo di pratiche, come debbono superarle gli stessi uffici finanziari (Agenzia delle imposte ed Ufficio del registro) per tenersi collegati alle indicate Sezioni mancanti dell’Ufficio tecnico. E ciò è bene evitare nell’interesse dei singoli e della collettività. Non è inopportuno, infine, sottolineare che a Campobasso esistono già i locali che possono accogliere la prima, la terza e la quinta Sezione ed il personale è pressoché completo.
«Colitto».
«I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della guerra e dell’aeronautica, per conoscere:
1°) quali criteri verranno seguiti nel collocamento nella riserva o in posizione ausiliaria di ufficiali generali e superiori, da effettuarsi in base alle disposizioni contenute nell’articolo 2 del decreto legislativo 14 maggio 1946, n. 384;
2°) come intendano tener conto del fatto che nelle discriminazioni degli ufficiali compromessi per il loro comportamento dopo l’8 settembre 1943 non sempre si sono seguiti criteri uniformi, ragione per cui spesso si verifica che per le medesime mancanze sono state inflitte punizioni disciplinari diverse;
3°) se non ritengano, pertanto, necessario che la Commissione da nominarsi in base all’articolo 3 del decreto legislativo suddetto sia costituita di parlamentari da designarsi dall’Assemblea Costituente, dato che la scelta degli ufficiali generali da trattenere in servizio deve rispondere non tanto a requisiti di carattere tecnico-professionale, quanto ad un giudizio ispirato alle esigenze di una sicura garanzia democratica delle forze armate;
4°) se per i motivi anzidetti non ritengano altresì necessario di incaricare le Commissioni parlamentari proposte nel precedente paragrafo di stabilire i criteri da seguire per il collocamento di autorità nella riserva o in ausiliaria di tutti gli altri ufficiali generali e superiori.
«Nobile, Terracini».
«Il sottoscritto chiede d’interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, sui gravi fatti accaduti a Margherita di Savoia (Foggia) il 4 novembre, nel corso dei quali i lavoratori comunisti Ronzino Oronzo e Ronzino Leonardo vennero barbaramente assassinati, ed altri cittadini feriti, dai qualunquisti e monarchici locali; nonché sulle responsabilità che di tali fatti di sangue incombono sulle autorità locali e provinciali, le quali incoraggiano apertamente la criminalità neofascista, come risulta anche dal fatto preciso che il principale autore materiale del duplice assassinio di Margherita, benché denunciato mesi or sono dallo stesso scrivente e da altri cittadini, per aver capitanato di pieno giorno – armato di mitra e di bombe a mano, che ostentava pubblicamente – l’assalto e la devastazione delle sedi locali del Partito Comunista e del Partito Socialista, non veniva arrestato, né processato e nemmeno disarmato, incoraggiandolo in tal modo a perpetrare altri delitti.
«Di Vittorio».
«Il sottoscritto chiede d’interpellare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, sui motivi per i quali a tutt’oggi, 14 novembre 1946, non si sono ancora resi pubblici i prezzi e le norme che dovranno precisamente regolare il già decretato ammasso dell’olio; onde i coltivatori, vagamente informati di rimunerazioni insufficienti a compensare persino i costi di produzione, sono indotti o ad anticipare il raccolto per prevenire l’ammasso o a tralasciare addirittura di procedervi, per evitare la sicura perdita che vi farebbero.
«Pellizzari».
«Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, sui motivi che lo hanno indotto – contrariamente alle affermazioni programmatiche dei partiti che fanno parte dell’attuale Governo, e in aperto contrasto con promesse fatte dal Governo stesso a mezzo dei suoi rappresentanti nei congressi dei sindaci dei capiluogo di provincia – a negare qualsiasi forma di autonomia comunale, mantenendo quasi completamente in vigore la passata legislazione fascista, purtroppo come un tempo regolatrice di tutta quanta l’attività comunale.
Nonostante il recente invio di circolari ai sindaci che parteciparono all’ultimo congresso tenutosi a Roma ai primi settembre, il Governo smentisce gli impegni assunti e dichiarati, persistendo nell’imporre, con metodi e sistemi da ritenersi superati, una prassi amministrativa che sembrava dovesse cessare con la fine di un regime accentratore e autoritario.
Valga il caso recentemente occorso all’Amministrazione comunale di Pavia, la quale si ebbe designato e inviato di autorità un segretario generale secondo i principî del decreto-legge del 1929, riaffermati dalla legge del 1942, i quali riconsacrano, in piena democrazia, la statizzazione dei segretari comunali, con natura e scopi prettamente fascisti, preordinati al fine esclusivo di perfezionare l’asservimento progressivo totale degli Enti locali allo Stato, solo giustificabile in un regime assoluto e totalitario. Ciò che non soltanto impedisce l’attuarsi di un minimo di autonomia comunale, ma significa evidente negazione di qualsiasi concetto democratico, che rivendica a qualsiasi Amministrazione liberamente eletta il diritto naturale di provvedere in modo diretto, e mediante pubblico concorso, alla nomina del segretario capo, il quale dev’essere il funzionario di fiducia degli amministratori e non un missus dominicus.
Se non sia intenzione del Governo, ad evitare che si vadano creando nei Comuni situazioni che possono seriamente compromettere e turbare l’andamento amministrativo con deciso indirizzo democratico, astenersi dal mutare che si vadano creando nei comuni situa interessati possano avere la possibilità di uniformarsi subito al regime che sarà definitivamente instaurato con le nuove leggi; oppure di provvedere senz’altro a cancellare assurde e anacronistiche sopravvivenze fasciste, del tutto incompatibili col nuovo spirito dei tempi, disponendo che la nomina del segretario generale, anziché con decreto governativo, sia fatta, almeno per i capiluogo di provincia, con pubblico concorso da parte di Amministrazioni liberamente elette e rinnovate con suffragio popolare.
«Fietta».
«I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere come si intenda provvedere alla situazione della Scuola normale superiore di Pisa – collegio universitario statale unico del genere in Italia – che attualmente si trova in particolari difficoltà dato che: la quintuplicazione di contributo promessa dal Ministero non è stata ancora resa esecutiva; la concessione, avvenuta in agosto, di un milione è del tutto inadeguata di fronte ai forti impegni della Scuola verso fornitori di generi alimentari per il mantenimento dei convittori; il rimborso da parte dello Stato di lire 3.742.155 per maggiorazione stipendi dal 1° luglio 1942, non è stato mai effettuato.
Si fa presente che in caso di mancato aiuto immediato da parte dello Stato, la direzione dovrà chiudere l’Istituto e dimettere i convittori, nonché interrompere dalla fine di novembre il pagamento degli emolumenti spettanti al personale.
Si fa presente inoltre che la situazione della Scuola normale di Pisa è degna della massima considerazione da parte del Ministero, dato il carattere tutto particolare di questo Istituto che svolge attualmente una importante funzione sociale di assistenza a giovani di notevole qualità intellettuale e duramente provati in questi anni ed ha dietro di sé una gloriosa tradizione di studi e di opere a vantaggio della cultura e della scuola italiana.
«Binni, Bernini, Schiavetti, Marchesi, Lussu, Parri, Silone, Colonnetti, Togliatti».
«Il sottoscritto chiede d’interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro delle finanze, per conoscere se e quando saranno soddisfatte le legittime aspettative dei pensionati, a cui molto si è promesso e poco finora si è dato, con assai scarso beneficio, sempre assorbito dal progressivo aumento del costo della vita. Questa infelice categoria di vecchi e provati lavoratori a ragione domanda un trattamento di umanità, almeno non inferiore a quello faticosamente accordato agli impiegati in attività di servizio, se è onesto affermare che in nessun caso può la fame essere considerata come il giusto coronamento di una intera esistenza consumata a servizio del bene pubblico. I pensionati chiedono che il rateo mensile sia adeguato allo stipendio del servizio attivo; che siano mantenuti ad essi i pochi vantaggi del servizio attivo, come l’uso del libretto ferroviario; che siano loro concessi i benefizi accordati ai funzionari in servizio: tredicesima mensilità, premio della Repubblica, ecc. Nel momento in cui il Governo, compreso dei doveri di solidarietà sociale, va incontro, a prezzo di gravi sacrifici per la pubblica finanza, ai bisogni dei disoccupati, maggiormente s’impone l’equo riconoscimento dei diritti dei pensionati, che sono tra le prime, deboli e indifese vittime della crisi attuale. Sarà così evitato, anche nell’interesse della tranquillità interna, il sospetto che le premure e le cure dello Stato, verso questa o quella categoria di cittadini, siano soltanto stimolate dalle rumorose manifestazioni di piazza.
«Caroleo».
«I sottoscritti chiedono d’interpellare il Governo, per sapere se – accogliendo finalmente le ripetute istanze del Consiglio nazionale delle ricerche, i voti unanimi dei Corpi accademici e degli studiosi, nonché l’esempio dei Paesi più consapevoli e progrediti – intenda dare adeguato e stabile finanziamento alla ricerca scientifica, necessaria non solo per il progresso culturale e spirituale, ma anche per l’urgente ricostruzione e per l’invocato sviluppo economico nazionale.
«Colonnetti, Alberganti, Ambrosini, Arcaini, Arcangeli, Bargagna, Bellavista, Bettiol, Bianchi Bianca, Binni, Bonino, Bulloni Pietro, Calamandrei, Calosso, Cappi, Caristia, Caso, Cavalli, Cavallotti, Cianca, Codignola, Cosattini, Einaudi, Ermini, Fanfani, Ferrario Celestino, Foa, Fornara, Giacchero, Giua, Gortani, Gui, Jacini, La Pira, Leone Giovanni, Lettieri, Lombardi Riccardo, Lucifero, Lussu, Marchesi, Martinelli, Martino Gaetano, Mattei Teresa, Medi Enrico, Mortati, Musotto, Pajetta Giancarlo, Pecorari, Pesenti, Pieri Gino, Pignedoli, Ponti, Riccio Stefano, Rivera, Rodinò Ugo, Schiavetti, Togni, Tomba, Tosato, Tosi, Valiani, Valmarana».
PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno iscritte all’ordine del giorno e svolte al loro turno, trasmettendosi ai Ministri competenti quelle per le quali si chiede la risposta scritta.
Così pure le interpellanze saranno iscritte all’ordine del giorno, qualora i Ministri interessati non vi si oppongano nel termine regolamentare.
La seduta termina alle 21.10.
Ordine del giorno per la seduta di domani.
Alle ore 16:
- – Interrogazioni.
- – Elezione contestata per la circoscrizione di Salerno (Carmine De Martino). (Documento III, n. 3). (Relazione presentata il 18 settembre 1946).