ASSEMBLEA COSTITUENTE
CXIV.
SEDUTA ANTIMERIDIANA DI MERCOLEDÌ 7 MAGGIO 1947
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TUPINI
INDICE
Congedi:
Presidente
Disegno di legge: Ordinamento dell’industria cinematografica nazionale (Seguito della discussione):
Presidente
Fogagnolo
Lucifero
Maffi
Rescigno
Vernocchi, Relatore
Pera
Cappa, Sottosegretario di Stato alla Presidenza
del Consiglio dei Ministri
Tonello
Giannini
Giua
Andreotti
Persico
Corbi
Uberti
Russo Perez
Ponti
La Malfa
Nobile
Proia
Cianca
Gronchi
Cevolotto
Bennani
Filippini
Siles
Di Gloria
Cifaldi
Ruggiero Carlo
Bertone
Preziosi
Interrogazioni con richiesta d’urgenza (Annunzio):
Presidente
Cappa, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Meda
La seduta comincia alle 10.
MOLINELLI, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta antimeridiana.
(È approvato).
Congedi.
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i deputati: Mannironi e Tambroni Armaroli.
(Sono concessi).
Seguito della discussione del disegno di legge: Ordinamento dell’industria cinematografica nazionale. (12)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ordinamento dell’industria cinematografica nazionale.
Riprendiamo la discussione al momento in cui nella seduta antimeridiana di ieri fu chiesta la verifica del numero legale in sede di votazione dell’emendamento soppressivo dell’articolo 4, presentato dall’onorevole Fogagnolo.
FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Per ritirare il suo emendamento o per dichiarazione di voto?
FOGAGNOLO. Signor Presidente, io chiedo se ella non ritenga opportuno di rinviare la votazione di un articolo di tanta importanza come quello all’ordine del giorno, dato l’esiguno numero di deputati presenti nell’aula.
PRESIDENTE. Onorevole Fogagnolo, mi dispiace di non poter aderire alla sua richiesta. Mi unisco a lei nel dire, sicuro di interpretare il pensiero dei presenti, che è estremamente deplorevole che l’Assemblea sia così scarsa di presenti nel momento in cui si discute una legge di tanta importanza come quella all’ordine del giorno. Dovrò quindi, a meno che l’onorevole Fogagnolo od altri non facciano una proposta formale, a norma del Regolamento, mettere ai voti l’emendamento soppressivo dell’articolo 4.
LUCIFERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Ieri ho chiesto la verifica del numero legale per la gravità del peso finanziario che verrebbe al bilancio se l’articolo 4 fosse approvato, e ciò anche in rapporto alla particolare gravità della situazione economica del Paese.
Oggi, se avessi voluto chiedere nuovamente questa verifica, non l’avrei potuto fare perché quando sono entrato in Aula i deputati presenti erano appena quattro; quindi non avrei potuto raccogliere le dieci firme necessarie alla richiesta.
Comunque, dichiaro fin da ora che voterò contro l’articolo e prego l’Assemblea, anzi i pochi presenti (perché di Assemblea non si può parlare se siamo in così pochi), di riflettere se in trenta persone si può votare una disposizione di questo genere.
Suggerisco quindi che, per un senso di responsabilità, si voti tutti contro, per non assumere in così pochi una così grande responsabilità.
MAFFI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAFFI. Siamo in pochi per prendere una risoluzione in merito a quest’articolo che ha grande importanza. Proporrei una sospensiva.
RESCIGNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RESCIGNO. Onorevole Presidente, devo confessare candidamente che non mi sono ancora formato un concetto preciso su questo disegno di legge. Ho sentito oratori di varie parti discutere con un certo accanimento. Ho avuto anche l’impressione che dietro queste discussioni vi fossero tesi contrastanti, anzi interessi contrastanti. Avrei desiderato che il Relatore ci avesse detto con grande precisione e con grande chiarezza quale sia l’effettivo impegno finanziario che lo Stato assume con questo disegno di legge.
Perciò sarei d’avviso anch’io che si sospendesse per un po’ la seduta e si chiarissero i termini di questo disegno di legge, affinché noi possiamo votarlo con sicura e perfetta coscienza.
PRESIDENTE. Onorevole Rescigno, credo che ella voglia essere illuminata dall’onorevole Relatore sulla portata del voto che si appresta a dare. Potremmo consentire ad accogliere la sua richiesta pregando l’onorevole Relatore di volerla illuminare, senza per altro togliere la seduta: il che permetterà nel frattempo ai deputati che non sono presenti in questo momento nell’Aula di intervenire alla seduta.
Intanto ricordo che l’articolo 4 in discussione è del seguente tenore:
«Per ogni film nazionale di lunghezza superiore ai 2000 metri presentato all’Ufficio centrale per la cinematografia per il nulla osta di proiezione in pubblico, dopo l’entrata in vigore della presente legge, e la cui prima proiezione nelle sale cinematografiche italiane si effettui prima del 31 dicembre 1949, è concesso al produttore un contributo pari al 12 per cento dell’introito lordo degli spettacoli, nei quali il film nazionale sia stato proiettato per un periodo di quattro anni dalla data della prima proiezione in pubblico.
«Una ulteriore quota del 6 per cento dell’introito suddetto e per lo stesso periodo di tempo verrà assegnata a titolo di premio ai films che ne siano riconosciuti meritevoli per il loro valore culturale ed artistico dal comitato tecnico di cui al successivo articolo 13.
«L’introito sul quale vengono liquidati i contributi di cui al presente articolo è determinato dalla Società italiana autori ed editori sulla base degli incassi accertati per il pagamento dei diritti erariali.
«Per le modalità di pagamento dei contributi suddetti valgono le norme stabilite dal regio decreto 20 ottobre 1939, n. 2237».
Prego l’onorevole Relatore di illustrare la portata finanziaria di questo articolo.
VERNOCCHI, Relatore. Rispondo con dati che mi sono stati forniti dall’Ufficio centrale della cinematografia; non ho dati di carattere personale da aggiungere e mi limito quindi a fare questa enunciazione perché non vorrei che vi fosse qualcuno che pensasse che nel sostenere questo progetto di legge io avessi degli interessi particolari da difendere. (Commenti).
Ora desidero prima comunicare all’Assemblea che il disegno di legge è stato esaminato non solo dalla Commissione paritetica nominata dal Governo, ma fu esaminato da una Commissione particolare del tripartito; e vi erano rappresentanti socialisti, prima della nostra scissione, quando eravamo tutti uniti nel vecchio Partito socialista.
Una voce. Chi erano?
VERNOCCHI, Relatore. Erano degli addetti al cinematografo; non erano certamente degli uomini al di fuori del cinema: erano dei registi, dei montatori, dei tecnici; ma non erano uomini politici. Vi erano rappresentanti del Partito comunista e rappresentanti del Partito democratico cristiano; e furono proprio i rappresentanti del sindacato dei lavoratori, che parteciparono a quella riunione, a chiedere l’aumento dal 10 al 12, dal 4 al 6. Questa è la verità incontestabile. Io non devo e non voglio dilungarmi su queste posizioni di fatto. Vi dirò solo che nel 1946, in base agli incassi del film italiano, l’aggravio dello Stato si aggirò sui 200 milioni; nel 1947, con la previsione del doppio degli incassi, l’aggravio dello Stato sarà di 400 o di 500 milioni. Questo mi è stato confermato ieri sera dal capo dell’Ufficio centrale della cinematografia.
FOGAGNOLO. Chi è questo capo dell’Ufficio centrale della cinematografia?
VERNOCCHI, Relatore. Il dottor Calvino. Vi dirò anche che vi sono delle determinate ragioni che hanno consigliato queste provvidenze a favore della produzione cinematografica.
Bisogna tener presenti gli aumenti dal 1942 ad oggi. Per esempio gli incassi dei cinema nel 1942 erano 1, oggi vi è la proporzione da 1 a 10, mentre il costo di produzione dei film è aumentato di proporzione da 1 a 20. La pellicola, la stampa, il materiale da costruzione è aumentato 30 volte dal 1942, i salari sono aumentati nella proporzione dall’1 al 25. Vi è stato, poi, un inasprimento fiscale sul prezzo dei biglietti di incasso dei cinematografi che non si è verificato in nessuna altra nazione del mondo. Perché, mentre altrove si aggira intorno al 20 %, in Italia, dal 1942, è salito dal 15 % al 50 %. Una incidenza veramente notevole ed eccezionale, che ha dei riflessi anche sulla produzione. Che cosa c’è ancora? Questo: per il 1947 l’incasso lordo dei soli film italiani può essere preventivato in 4 miliardi di lire. Poiché al produttore non ritorna dallo sfruttamento che un 10 % dell’incasso, si può calcolare che i produttori realizzeranno dai proventi del noleggio circa 400 milioni. A quanto può invece calcolarsi la somma impiegata nei film prodotti? Computando per circa 58 film annui una media di 30 milioni di spesa per ogni film, la somma totale impiegata si aggira su un miliardo e 500 milioni. Ammettendo, con un’empirica approssimazione, che le vendite all’estero possono dare al produttore altri 400 milioni di introiti, gli introiti globali assommano a 800 milioni. Restano quindi 700 milioni per coprire il deficit. Ecco perché, allo stato attuale delle cose, la Commissione incaricata di studiare il problema ha proposto quelle determinate provvidenze contenute nel disegno di legge in esame proprio per colmare questo deficit, altrimenti la produzione italiana sarebbe definitivamente soffocata. Questi sono i dati, onorevoli colleghi. Non sono stati inventati da me, lo ripeto, ma provengono dall’Ufficio centrale della cinematografia che ha le statistiche precise; ed è stato in virtù di questi determinati elementi, i quali furono a suo tempo consegnati alla Commissione che studiava il problema, che, proprio il sindacato dei lavoratori, attraverso i suoi rappresentanti, ha proposto che il contributo fosse elevato dal 10 al 12 %. Ma io vorrei farvi un’altra proposta, nel senso che fossero mantenute soltanto le condizioni della vecchia legge; io accederei anche al desiderio, espresso da alcuni colleghi, di togliere dalla legge i benefici dell’articolo 4, purché codesti colleghi siano disposti ad elevare a 94 giorni l’obbligo di programmazione dei film italiani. Se voi siete disposti a fare questo, l’industria avrà la possibilità di programmare i suoi film nei circuiti italiani ed avrà anche maggiore probabilità di salvarsi.
FOGAGNOLO. Anche cento giorni, ma niente soldi dello Stato.
VERNOCCHI, Relatore. Ma bisogna dire una parola chiara: vi sono gli esercenti, particolarmente, e vi sono interessi stranieri che ostacolano questo nostro provvedimento. (Approvazioni).
Se noi non riusciamo a ottenere il contingente allo schermo, è perché vi sono questi particolari interessi che ostacolano e non sono questi gli interessi particolari del produttore, e meno che mai gli interessi dei lavoratori.
Vi è questa ostilità tenace, onorevoli colleghi. Ma attraverso questa azione contro l’articolo 4 bisogna scoprire un’altra azione, diretta a sabotare la legge; non si vuole – e questo è il punto importante – consentire che vi sia un contingente allo schermo di neanche 60 giorni, perché questo dà fastidio non solo all’esercizio italiano, ma dà fastidio soprattutto alle case americane che sono qui, in Italia, rappresentate. (Applausi al centro – Commenti a sinistra).
PERA. Fuori i nomi di chi li rappresenta!
VERNOCCHI, Relatore. Ho detto: qui, in Italia. Non mi ha capito; non penso nemmeno che lei sia uno di quei tali rappresentanti. (Proteste dell’onorevole Pera).
PRESIDENTE. Onorevole Pera, mi pare che sia stata sufficiente la spiegazione.
L’onorevole Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio ha chiesto di aggiungere alcune considerazioni a quelle del Relatore. Ne ha facoltà.
CAPPA, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Aggiungerei queste considerazioni: che il Governo non ha nulla in contrario, anzi è ben lieto di accettare la soppressione dell’aumento di premio o di compenso portata dall’articolo 4 di questa legge, il quale premio o contributo è in questa legge elevato dal 10 al 12 per cento, mentre il premio per i film migliori è elevato dal 4 al 6 per cento. Io vorrei che tutti i colleghi – un collega dei banchi del centro, del mio gruppo, ha dichiarato di non aver ancora capito bene il senso di questa legge – tenessero presente che questa legge non viene a concedere il 12 per cento degli incassi, ecc. come contributo e il 6 per cento come premio; ma in realtà non fa altro che maggiorare da 10 a 12 il contributo e da 4 a 6 il premio. Quindi, quando si parla del 12 per cento, come se questa legge portasse ai produttori di film un contributo straordinario del 12 per cento, si dice una cosa errata, perché la differenza fra la nuova e la legge in vigore è solo dal 10 al 12 e dal 4 al 6 per cento.
FOGAGNOLO. Ma col 10 per cento precedente non c’era l’obbligo della programmazione.
CAPPA, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Io non l’ho mai interrotta quando lei parlava. Mi lasci parlare, per favore.
PRESIDENTE. Onorevole Fogagnolo, la prego di non interrompere. Ha diritto di parlare dopo.
CAPPA, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. A puro titolo di chiarimento dichiaro che sono ben lieto di accogliere la proposta del Presidente della Commissione, e cioè di sopprimere la maggiorazione di contributo e di premio che l’articolo 4 porta. Del resto, nelle riunioni che sono state fatte per la preparazione della legge cui sono intervenuto, ho sostenuto e di fronte ai produttori e di fronte alle rappresentanze sindacali delle maestranze la tesi della maggiore economia da parte dello Stato, e le domande che erano molto forti sono state contenute negli attuali limiti precisamente per l’azione svolta da me. Il collega onorevole Vernocchi lo può attestare. Però dice e propone il collega Vernocchi che in compenso sia elevato il numero dei giorni riservati alla programmazione di film nazionali determinati in sessanta all’anno. Ho già detto l’altro giorno che io non riterrei conveniente di maggiorare le giornate riservate ai film nazionali, perché in questo momento non ritengo – questo almeno informano i tecnici – che la produzione nazionale sia tale da poter efficacemente coprire un numero maggiore dei sessanta giorni che noi abbiamo stabilito. Dobbiamo solo, per ora, augurarci che la produzione nazionale, anche per l’economia della valuta, possa migliorare e dare film in numero tale e di qualità tale da consentire una maggiore programmazione riservata ai film nazionali.
In questo momento non ritengo che questa produzione corrisponda a questa necessità, pertanto ieri dissi che accettavo la seconda parte dell’emendamento proposto dall’onorevole Giannini, col quale era consentito alla Presidenza del Consiglio di maggiorare questo numero di giorni riservato nel caso in cui la produzione nazionale possa dare affidamento di corrispondervi. Per conto mio approvo la proposta del Relatore di sopprimere l’aumento dal 10 al 12 per cento per quanto riguarda i contributi e dal 4 al 6 per cento per quanto concerne i premi. Così vengono sollevati da ogni preoccupazione i colleghi oppositori ed il dissenso mi sembra superato. Resta da definire la parte dei giorni riservati alla programmazione dei film italiani. Credo infine che l’Assemblea sarà, ormai, d’accordo sulla opportunità della legge nell’interesse della cinematografia nazionale e delle stesse nostre maestranze, e darà modo di riorganizzare i vari uffici dell’ex Ministero della cultura popolare di cui quelli della Cinematografia sono parte assai importante.
RESCIGNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Rescigno, mi sembra che possano bastare i chiarimenti or ora forniti dal Relatore e dal Governo. Comunque ne ha facoltà.
RESCIGNO. Ringrazio il Relatore ed il rappresentante del Governo, e ritengo che la soluzione migliore sia di elevare a 94 i giorni destinati per ogni anno alla proiezione di film nazionali (Commenti), perché mi sembra che questa soluzione veramente incoraggi, non solo l’industria nazionale, ma soprattutto la cultura e l’arte nazionale. Esprimo poi il voto che leggi di questo genere, per l’avvenire, effettivamente passino per la Commissione di finanza, giacché la loro importanza è impegnativa, anche se esse comportino un aggravio soltanto di mezzo miliardo.
PRESIDENTE. Le ricordo, Onorevole Rescigno, che, quando vengono fatte delle proposte, non possono essere prese in considerazione se non sono presentate con emendamenti. La prego, quindi, di presentare un emendamento con la firma di almeno dieci colleghi che l’appoggino.
FOGAGNOLO. Chiedo di fare una dichiarazione sulla soppressione dell’articolo 4.
PRESIDENTE. Ma lei, onorevole Fogagnolo, ha già parlato ieri!
FOGAGNOLO. Signor Presidente, mi consenta di dire qualche cosa su questo punto anche oggi, perché ieri i Deputati presenti erano pochissimi (Commenti).
PRESIDENTE. Sta bene. Ha facoltà di parlare.
FOGAGNOLO. Quel che hanno detto il Relatore e l’onorevole Cappa dimostra come fossi nel vero ieri mattina allorché sostenevo che dovevamo senz’altro sopprimere l’articolo 4 perché qui si discute una questione che non tutti i colleghi hanno ancora compreso. Noi abbiamo in vigore una legge che dà il 10 per cento sugli incassi lordi ai produttori di film nazionali. Con la nuova legge si vuol elevare questo contributo al 12 per cento, e in più si vuole accordare la programmazione obbligatoria! Qui si vuole avere «botte piena e moglie ubriaca». Ora, dobbiamo noi sacrificare i quattrini dello Stato a favore dei produttori, quando possiamo aiutarli molto di più senza gravare l’erario? Il problema, egregi colleghi, è tutto qui.
Ieri il collega Bertone è intervenuto, colla autorità che gli deriva dalla sua personalità, appunto per opporsi alla votazione di questo articolo 4. Esaminiamo l’articolo 4. Così come è, l’aumento del contributo che si corrisponde ai produttori nazionali – è noto che si tratta di contributo del 12 per cento non sull’incasso dello Stato attraverso l’imposta, ma sull’incasso lordo – tenetelo bene presente, lo deve pagare lo Stato, perché le tassazioni vanno quasi totalmente a favore dei comuni.
Si tratta di mettere a carico dello Stato un onere di centinaia e centinaia di milioni, mentre possiamo aiutare meglio e di più la produzione nazionale. La produzione nazionale, compagno Vernocchi, come si protegge? Lo abbiamo detto ieri, ed il Presidente mi consenta di ripeterlo, perché ritengo che quando i colleghi si saranno impadroniti della materia voteranno con maggiore coscienza. Qui si tratta di trovare il sistema di venire incontro alla produzione nazionale per evitare che la produzione straniera rovini ogni iniziativa nazionale. Sul fatto di aiutare la produzione nazionale noi siamo d’accordo, ma incominciate proprio voi, organismi statali, a mettere a disposizione della produzione nazionale quei 140 cinematografi di prima visione che sono proprietà dello Stato e che tenete aperti per gli americani. Aprite questi cinematografi a favore della produzione nazionale. Questo è il problema che nessuno cerca di capire. Noi abbiamo 140 cinematografi che possono assicurare la produzione nazionale e sono di proprietà dello Stato. Basta un ordine dell’onorevole Cappa perché si spalanchino le porte alla produzione nazionale.
Noi sappiamo che i nostri produttori fanno dei grandi sacrifici per produrre un film. Noi sappiamo che i nostri produttori quando vanno a bussare alle porte dell’ENIC, che potrebbe automaticamente assicurare 140 passaggi, trovano le porte sbarrate, perché forse i funzionari dell’ENIC hanno interessi inconfessabili per dare la preferenza ai film americani. E noi, da questi banchi, non abbiamo il diritto di protestare contro indirizzi che vanno a danno della produzione nazionale ed in favore degli americani? È questo che dobbiamo esaminare ed è per questo che ieri avevo proposto la nomina di un Comitato parlamentare perché portasse in quest’Aula proposte pratiche e concrete. Non bisogna venire in quest’Aula per far passare di soppiatto un progetto di legge che è venuto fuori… cinematograficamente! Ha detto l’onorevole Cappa che questo progetto di legge lo ha studiato. Lo studî finché vuole, ma senza l’aiuto dei tecnici non si risolvE niente. Bisogna seguire un altro sistema perché quello seguito finora è fuori della legalità. (Interruzione dell’onorevole Cappa).
Questo progetto è arrivato alla prima Commissione. Ebbene, io mi rivolgo a qualche membro, se c’è in quest’Aula, per chiedergli se è stato discusso. L’onorevole Tonello del mio gruppo, che faceva parte della Commissione, parlando con l’onorevole Vernocchi, sabato scorso, quando siamo usciti di qui, ha detto: «onorevole Vernocchi, non conosco niente di questo progetto di legge». Vernocchi ha risposto di avere avuto mandato di fiducia dalla Commissione. Ebbene, la relazione Vernocchi è stata presentata alla Presidenza della Costituente senza che sia stata letta in Commissione. Perché questo? La Commissione di finanza non ha visto il progetto prima che venisse alla Costituente. Il Governo poteva farla da sé, la legge. Perché non l’ha fatta? (Commenti). Perché nessuno si vuole prendere la responsabilità di un provvedimento che coinvolge interessi di milioni e milioni; e non è giusto scaricare la responsabilità sulla Assemblea Costituente.
L’Assemblea Costituente ha il diritto di protestare contro questo sistema, ed io ritengo che sia da esaminare la proposta che ho fatto ieri: nominare un comitato di parlamentari tecnici che prendano in mano questa materia e studino il sistema con cui venire in aiuto alla nostra cinematografia. Questo si può incominciare a far subito, anche da domani, se c’è la buona volontà del Governo. Basta che l’onorevole Cappa chiami nel suo gabinetto i rappresentanti dell’ENIC e dica loro: «A incominciare da domani, i contratti che avete firmato con gli americani, vi autorizzo ad annullarli». (Commenti – Proteste al centro e a destra). Così avremo fatto una cosa utile senza toccare il denaro dello Stato.
TONELLO. Chiedo di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. La prego di indicarlo, onorevole Tonello.
TONELLO. Sono stato chiamato in causa dall’onorevole Fogagnolo e devo dare una risposta.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
TONELLO. Fo parte della prima Commissione e so che venne in esame questo disegno di legge, ma so anche che una discussione esauriente nella nostra Commissione non vi fu mai, per colpa di nessuno, in quanto gli orari attuali delle sedute ci danno appena un’ora di tempo per potere esaminare, alle volte, pacchi addirittura di progetti. Del resto, avevo sentito che Relatore era stato proposto il mio compagno, anche di fede politica, onorevole Vernocchi. Dichiaro che in quel momento, come adesso, ebbi ed ho la massima fiducia nel compagno Vernocchi e che non feci nessuna obiezione quando a lui venne affidata la relazione.
CAPPA, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAPPA, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo all’Assemblea se sia giusto che si creino tante difficoltà a questa legge che è venuta all’Assemblea dopo uno studio da parte degli uffici competenti, delle maestranze, delle rappresentanze di categoria, dopo essere poi passata alla discussione del Consiglio dei Ministri, dopo che il Consiglio dei Ministri l’ha mandata all’Assemblea Costituente e dopo che la Presidenza dell’Assemblea Costituente l’ha mandata alla Commissione. Il Governo non è per nulla criticabile. Insomma dopo cinque sedute che se ne discute, io mi domando se è lecito che si lancino quasi dei sospetti, come se qui vi fossero degli interessi occulti da parte del Relatore e da parte del Governo, che stiamo a patrocinare. Noi crediamo di servire solamente gli interessi dell’industria cinematografica nazionale. Quando l’onorevole Fogagnolo rimprovera il Governo di non essersi assunto la responsabilità di varare questo decreto con la massima urgenza, fa torto all’Assemblea e non è giusto che attacchi il Governo. (Interruzioni dell’onorevole Fogagnolo). Il Governo avrebbe potuto benissimo, a norma del regolamento vigente, varare il decreto senza inviarlo all’Assemblea Costituente. Ma esso ha ritenuto, per un riguardo all’Assemblea come in generale fa, salvo che per i provvedimenti della massima urgenza, di mandare il progetto all’esame dell’Assemblea, e l’ha trasmesso alla Presidenza, la quale Presidenza ha ritenuto di mandarlo alla prima Commissione e non alla Commissione delle finanze. Il Governo non poteva influire su questo. La Commissione ha esaminato il progetto; non so in quale modo. Certo è che il decreto è ritornato al Consiglio dei Ministri ed il Consiglio dei Ministri l’ha rinviato all’Assemblea con le modifiche del caso che erano state suggerite. Io non so come più correttamente potesse comportarsi il Governo. (Interruzione dell’onorevole Fogagnolo).
PRESIDENTE. Onorevole Fogagnolo, smetta di interrompere, altrimenti dovrò richiamarla all’ordine.
CAPPA, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ora io vi domando che cosa possa giustificare o spiegare questa atmosfera di sospetto e perché si stanno lanciando delle accuse con tanta leggerezza, proprio su questa legge che ha seguito il corso più regolare rispetto al controllo parlamentare e proprio dopo che da cinque giorni tanto e liberamente se ne discute. Ritengo che tutto questo sia ingiusto. Ed allora, ho diritto di chiedermi: quali interessi ci sono per impedire che la legge sia varata? (Approvazioni al centro e a destra). Perché, in realtà, non è l’articolo 4 né il 5 che aumenta il premio, in lieve misura del resto, alla produzione nazionale che forse suscita e muove questa opposizione. Del resto la proposta dell’onorevole Vernocchi, di sopprimere l’aumento percentuale del premio e del contributo fa tranquilli tutti coloro che avevano preoccupazioni per il bilancio dello Stato. Ma, in realtà l’opposizione a questa legge viene dal fatto che essa obbliga gli esercenti di sale cinematografiche ad assicurare un minimo di giornate di rappresentazione ai film nazionali. La opposizione viene tutta da questo fatto che ne è la sostanza. Pertanto prego l’Assemblea, dopo tante discussioni, di adottare finalmente una decisione, anche perché sia possibile, attraverso la Costituzione dell’Ufficio centrale e della Commissione centrale cinematografica, di dare un ordinamento completo all’attività dell’industria nazionale. Ripeto, i maggiori oneri fiscali già contemplati, con la soppressione dell’aumento dal 10 al 12 e dal 4 al 6 per cento, sono completamente esauriti. Non resta in questa legge nessun ulteriore aggravio al bilancio dello Stato. (Applausi al centro).
GIANNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, debbo essere anzitutto grato all’onorevole Fogagnolo per aver parlato di tante cose nelle sue dichiarazioni. Con ciò egli ha creato anche un diritto per me, perché la legge è uguale per tutti.
PRESIDENTE. Giustissimo, onorevole Giannini.
GIANNINI. Ed allora io credo di rispondere ad un affettuoso rimprovero fattomi al riguardo dall’onorevole Lussu l’altro giorno, allorché mi diceva che il mio torto consisteva nel fatto di non avere parlato per due ore su questo argomento.
Bisogna che io ricordi anzitutto all’onorevole Fogagnolo come ci siamo conosciuti, e che ne informi la Camera, perché è molto interessante: io ho avuto l’onore di lavorare per conto dell’onorevole Fogagnolo e di essere da lui pagato, quindici o sedici anni fa. Egli allora era un ricco commerciante di pellicole, importatore e noleggiatore di film.
FOGAGNOLO. Non è vero.
GIANNINI. Come, non è vero? Mi ha pagato, io ho mangiato il suo pane, e la ringrazio, ma è bene che qui sia stabilito molto chiaro che io, che sembro difendere gli interessi della mia categoria e degli industriali, sono un lavoratore, e che lei, quando faceva il cinematografo, si è servito di me come lavoratore ed era un industriale, tanto è vero che mi ha pagato. Mettiamo quindi queste cose a posto. (Commenti).
Inoltre, è stata gettata su questa legge una voce di sospetto, che non fa onore all’Assemblea, come corpo politico, né ai singoli uomini politici che si sono interessati di essa.
Allora, io sono costretto a dirvi questo: che lo Stato non ha nessun aggravio, perché quello che si dà all’industria cinematografica italiana è una parte della tassa erariale ricavata dalla proiezione del film italiano. Poiché questo linguaggio può sembrare astruso a molti colleghi, mi spiegherò meglio: quando si proietta un film si paga un biglietto; l’importo di questo biglietto è, per una parte, destinato al cinematografo, intendendosi per cinematografo sia la sala di proiezione, sia la produzione ed il noleggio del film, e per un’altra parte è destinata allo Stato. Questa tassa ché si paga su tutte le pellicole, è vero, è in sostanza il contributo che lo Stato preleva per il fatto commerciale, industriale e fiscale derivante dalla proiezione di un film: né più e né meno della tassa che si preleva sulla fabbricazione delle stoffe, delle penne stilografiche, sulla pubblicità che noi facciamo sui giornali; è una tassa che il Governo impone sulla proiezione. Ora, queste provvidenze che si chiedono per l’industria cinematografica – e non già per gli industriali, come già ho avuto l’onore di spiegare e come rispiegherò – queste provvidenze consistono nel distrarre parte di questa tassa che lo Stato prende sulla proiezione delle pellicole italiane e nel destinarla al maggiore incremento della fabbricazione di pellicole.
Non è, dunque, che lo Stato attinga a suoi privati tesori questo che deve dare all’industria cinematografica; tutto l’onere dello Stato si riduce a rinunziare ad una parte di questa tassa… (Commenti a sinistra).
FOGAGNOLO. Ma dell’introito lordo.
GIANNINI: Dell’introito lordo, certo; come potrebbe essere dell’introito netto? Non si tratta, quindi, di togliere il pane dalla bocca dei bambini italiani per nutrire i grandi magnati della cinematografia: scusate, ma io ci tengo a precisare questo. Ho trascorso tutta la vita – e l’ottimo Fogagnolo lo sa – per i miei bambini ed oggi ho anche una nipotina. Se si trattasse di levare un tozzo di pane ai bambini per darlo ai magnati della cinematografia, stia tranquillo l’amico Fogagnolo che io mi opporrei con tutte le mie forze.
Ma vi è, oltre a ciò, un altro fatto importantissimo. Intendo dire che questa legge non serve, come si è detto, ad ingrassare gli industriali; io ieri ho sentito dire persino che noi vogliamo sovvenzionare gli industriali stranieri: ma, cari signori, amici, onorevoli colleghi, avversari e non avversari, sul serio c’è qui qualcuno il quale creda che noi possiamo sovvenzionare la cinematografia americana? Ma non facciamo ridere!
Rientrando dunque in quello che è stato il rimprovero dell’onorevole Lussu, io chiedo il permesso di spiegare – non più di tre o quattro minuti – una caratteristica scena cinematografica che è stata fatta da me. Immaginate, onorevoli colleghi, una scala a chiocciola vista verticalmente; è una scala a chiocciola di ferro che ha i gradini traforati e quindi trasparenti, limitati da una ringhiera larga, attraverso la quale è visibile l’azione che si svolge su questa scala a chiocciola.
Tenete presente che questa scala è vista verticalmente. Si tratta di un film poliziesco: su questa scala si svolgono, naturalmente, varie visioni. Passa innanzi tutto una fanciulla; e questa fanciulla, come tutte le fanciulle, ha delle belle estremità inferiori: non dico gambe, per non offendere gli amici democristiani; (Si ride).
Su questa scala passa, dunque, questa fanciulla; e passa, naturalmente, a passo di fanciulla, cioè rapidamente. Ma su questa scala avviene poi un delitto. E allora, alla fine del film, noi rivediamo la scala, ma vediamo l’assassino che sale la scala, piano piano, perché deve commettere l’assassinio, e quindi con ritmo diverso.
Signori, questa scena con la fanciulla e l’assassino, che comprende non più di 50 metri di pellicola; oggi viene a costare più di 2 milioni. E vi spiego perché.
Per cinematografare la scena della fanciulla occorre una postazione di luce verticale che deve illuminare tutta l’altezza di questa scala a chiocciola, che sarà di 25-30 metri. Quindi deve essere una postazione di luce a giorno, festosa, per seguire il piedino della fanciulla. Ci vuole una luce stabile ed occorrono delle ore di tempo, delle prove, delle controprove ed un consumo enorme di elettricità e di pellicola. Noi abbiamo però bisogno di un’altra luce par il passo dell’assassino, ossia di una luce cupa. Allora bisogna fare una postazione elettrica diversa, avere un nuovo consumo, avere un nuovo spreco di pellicola, una nuova costruzione. Ma voi non vi domandate come si fa per seguire con la macchina da presa la ragazza e l’assassino che salgono. In sostanza voi vedete lo schermo che è sempre immobile, sulla parete del cinema; ma per ottenere l’illusione della fanciulla e dell’assassino che salgono occorre che la macchina da presa segua il movimento dei due attori, per mezzo di un ascensore. Ed allora, accanto alla scala vista verticalmente, voi dovrete avere un impianto di ascensore fatto appositamente, ascensore che voi non vedete.
FOGAGNOLO. Ma tutto questo non c’entra con l’articolo 4!
GIANNINI. Nemmeno quello che ha detto lei c’entrava: una volta per uno non fa male a nessuno!
La velocità con cui sale la fanciulla è diversa dalla velocità con cui sale l’assassino, quindi abbiamo bisogno di un ascensore che salga a velocità variabile. Quindi occorrono delle resistenze.
Questa scena viene a costare, come vi ho detto, più di 2 milioni. Ora se questa scena capita al grande industriale americano, grande industriale collegato con il grande produttore straniero, francese o inglese, viene fatta con molta facilità; ma se capita al piccolo produttore isolato, quale potrei essere io – (amico Fogagnolo, io sono pronto a confessare questo interesse: io potrei essere un piccolo produttore isolato, e credo che non ci sia niente di male, e lei stesso potrebbe assicurare che farei anche bene) – il piccolo produttore isolato non si può permettere di affrontare né questa, né altre spese. Ed è questa tutta la questione. Con la riversibilità del premio noi ci proponiamo di giovare al produttore isolato, non alle grandi organizzazioni le quali impiegano in un film settanta, cento milioni, sopperendo col denaro alla mancanza di ingegno.
Io non mi sono permesso di dire che l’appassionata difesa dello Stato e dei bambini italiani che ci sono entrambi cari, oggi disgraziatamente, per rincontro di circostanze certamente fortuite, si identifica con gli interessi attuali della cinematografia americana. Non capisco perché il sospetto contrario debba essere avventato su di noi che siamo lavoratori del cinematografo, amico Fogagnolo, e lei lo sa per averci visto lavorare e per essere rimasto contento del nostro lavoro. Questo non è giusto, mentre ci si batte per fare approvare una legge che, io le ricordo, ho avuto dagli operai, dalle maestranze e dai tecnici cinematografici, domenica scorsa, il mandato di far di tutto per far approvare. Quindi la difesa che noi facciamo di questa legge, noi dell’«Uomo Qualunque», è una difesa che scaturisce dall’adunata delle maestranze, dai tecnici e dagli operai iscritti al partito comunista e alla C.G.I.L. che si è tenuta al teatro «Quattro Fontane». È in nome di questa gente che vuole lavorare che noi parliamo, non certo in nome degli industriali i quali – e l’onorevole Fogagnolo lo sa benissimo – non hanno bisogno di leggi per fare ì loro film, perché quando il grande industriale italiano si è messo d’accordo col grande industriale americano fa il film in tutto il mondo, e oggi conquista il mercato dell’America meridionale (spero che lei lo sappia questo) e lo conquista appunto perché si mettono d’accordo grandi interessi capitalistici italiani con grandi interessi capitalistici degli Stati Uniti, allo scopo di sfruttare quel mercato quasi vergine.
Io invito, concludendo, l’Assemblea a volere approvare questa legge nella sua formulazione, sia pur difettosa, e a non renderla ancor più difettosa; perché la difesa di essa è fatta unicamente in pro del produttore isolato – che è un lavoratore – e dei lavoratori.
Non nego che gli industriali potranno giovarsene, ma non sarebbe possibile che non se ne giovassero. Noi non possiamo, per impedire che una categoria abbia un vantaggio, togliere questo vantaggio a tutte le altre categorie!
E termino invitando gli amici di quella parte dell’Assemblea (Accenna alla sinistra) a volerci considerare un po’ più fraternamente. Noi siamo della brava gente, anche se comprendiamo i problemi tecnici in un modo meno sommario di quello con il quale essi hanno capito questo progetto sulla cinematografia. (Applausi a destra).
FOGAGNOLO. Chiedo di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FOGAGNOLO. Voglio soltanto rettificare un’affermazione del collega Giannini in ordine ai rapporti intercorsi fra noi. Il collega Giannini o non sa, o non ricorda, o ignorava fin d’allora che io rappresentavo gli interessi della Gaumont Film e che quando son venuto a Roma nel 1930 per il famoso Ente nazionale della cinematografia – dove ho trovato certi filibustieri, qualcuno dei quali oggi è ancora a galla e sta organizzando la biennale di Venezia e i festival cinematografici – e quando noi abbiamo mandato un milione e mezzo per rilevare il pacchetto di azioni che il Ministro Bottai non ha consegnato, io non rappresentavo i miei interessi, ma gli interessi di coloro che mi avevano mandato.
GIANNINI. Rappresentare la Gaumont non significa rappresentare gli operai; significa rappresentare una società con un miliardo di capitale.
FOGAGNOLO. Quando i francesi sono venuti in Italia con la Gaumont io ero un dipendente della Gaumont e ho conosciuto attraverso questa i problemi cinematografici.
GIUA. Con i tuoi interessi passati avresti fatto bene a non parlare!
FOGAGNOLO. Ma che interessi! Io ero un dipendente di una casa cinematografica e non c’è niente di male ad essere un dipendente. Non ero un padrone. Mettiamo le cose a posto! (Commenti – Interruzioni a sinistra).
PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Fogagnolo.
FOGAGNOLO. Il collega Giannini ha cercato di fare una lezione di regìa, che credo sia estranea alla discussione che stiamo facendo. Per quello che riguarda il modo come lavorano gli americani ed il modo come lavorano gli italiani, ciò non fa che confermare quello che ho detto precedentemente.
ANDREOTTI. Ma questo non è fatto personale.
PRESIDENTE. Onorevole Andreotti, sono io a tutelare l’ordine della discussione. Onorevole Fogagnolo tenga conto che lei ha impegnato la sopportazione dell’Assemblea per quasi tutte le sedute nelle quali si è discusso questo argomento. Ella sa di non potermi rimproverare di non essere stato con lei cortese; però nel momento in cui avverto l’impazienza dell’Assemblea, la prego di fare appello alla sua sensibilità e di non costringermi a domandarle con insistenza di non abusare ancora della sopportazione dei colleghi.
FOGAGNOLO. Non credo di essere nel novero di quei deputati che hanno la mania di parlare, perché in otto mesi non ho mai chiesto la parola. Se in un problema tecnico che conosco e del quale gli altri colleghi, in grande maggioranza, hanno dimostrato di non aver conoscenza, sono intervenuto, credo che ciò sia giusto. E siccome non rappresento nessun interesse, né ho sospettato nessuno di rappresentare altri interessi, respingo il pensiero che io possa aver parlato per creare dei sospetti intorno ad alcune persone.
GIANNINI. Lei ha parlato di interessi di miliardi.
FOGAGNOLO. Io ho suggerito il modo col quale si può intervenire a favore della industria nazionale senza intaccare il patrimonio dello Stato.
PERSICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PERSICO. Onorevoli colleghi, sono completamente estraneo a questo dibattito e non ho seguito le precedenti tornate nelle quali il progetto si è discusso. Però ho letto i resoconti ed ho visto che gli onorevoli Einaudi, Corbino e Bertone hanno espresso le loro riserve su questa legge.
GIANNINI. Le abbiamo controbattute.
PERSICO. E siccome sono tre autorità in materia finanziaria, stimate da tutta l’Assemblea, ritengo che le loro osservazioni debbano avere un certo peso. Però accetto in parte l’invito dell’onorevole Giannini. Cerchiamo di uscire da questa situazione; cerchiamo soprattutto di non danneggiare l’interesse delle classi lavoratrici: allora mi sembra che si potrebbe fare una proposta intermedia. Vi è già un decreto luogotenenziale 5 ottobre 1945 che dà un contributo (non uno sgravio, perché questa parola non la capisco). Sono contributi che lo Stato oggi dà, versamenti del 10 o del 4 per cento a titolo di contributo o di premio, che ora si vogliono portare rispettivamente al 12 e al 6 per cento. Lasciamo le cose come stanno. Non c’è ragione che in questo momento lo Stato, che si trova in condizioni di estremo deficit finanziario, assuma un nuovo onere che, secondo alcuni calcoli, essendo protratto per quattro anni, porterebbe a circa quattro miliardi di spesa.
Però è anche giusto che ci sia una tutela per i produttori di film italiani, perché noi siamo d’accordo anche col Relatore, onorevole Vernocchi, che questa industria, che ha una enorme importanza morale e mondiale, perché serve di propaganda di un certo Paese, di un certo popolo, di una certa civiltà, sia aiutata nei limiti del possibile e allora credo che la soluzione potrebbe essere questa: abbinare la discussione dell’articolo 4 con quella dell’articolo 7. Per l’articolo 7 vedo che vi sono emendamenti concordanti, uno del collega Fogagnolo, uno dell’onorevole Giannini con molte firme ed altri i quali propongono di portare da quindici a venti giorni per trimestre la programmazione obbligatoria.
GIANNINI. Ma non basta più se non si ha il 2 per cento.
PERSICO. Dovrebbe bastare il poter portare a 80 giorni annui invece che a 60 la programmazione obbligatoria. Dice l’onorevole Giannini, non basta; noi ci dobbiamo preoccupare di fare una buona legge, che divida il male a metà, che divida equamente il malcontento, per adoperare una frase storica, perché, come ha osservato l’onorevole Proia, la produzione italiana non sarebbe sufficiente ad alimentare per 90 giorni la programmazione di film italiani. Non ci sarebbero né i film sufficienti, né soprattutto la qualità dei film. Un film mediocre per 3-4 sere consecutive si può proiettare, ma non più; allora portiamo il termine a 80 giorni. In questo modo i produttori italiani avranno il vantaggio dell’obbligatorietà di 80 proiezioni ogni anno, che è già una serie sufficiente di proiezioni, perché nei piccoli paesi i film si fanno di domenica soltanto o nei giorni festivi, quindi 80 giorni è già un termine molto elevato. Si ritorni per il resto alla legge del 1945, cioè lasciando l’onere dello Stato quale è attualmente, senza aggiungere un centesimo. E, senza dire che stiamo qui a proteggere né interessi di conduttori di sale, né interessi di grandi industriali americani, cerchiamo di varare la legge senza ulteriori difficoltà. Questa è la modesta proposta che io faccio all’Assemblea.
CORBI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORBI. Onorevoli colleghi, forse la materia di cui oggi si discute spiega il perché a volte si sia usato il tono della drammaticità e qualche volta invece quello comico come si è compiaciuto fare il collega Giannini. A noi sembra che l’articolo proposto non meriti quelle preoccupazioni e quel tono che rischiano di far apparire una parte dell’Assemblea composta da dilapidatori del patrimonio dello Stato, e un’altra da vigili custodi del pubblico bene. L’argomento, credo, debba essere esaminato con più calma e con maggior senso di rispetto per tutti. Noi non siamo troppo esperti in materia; e credo che nel mio gruppo non ci sia alcuno che possa vantare la competenza di cui altri – siamo lieti di constatarlo – sono ampiamente forniti. In questioni cinematografiche, in questioni di produzione, contributi, premi e interessi esteri siamo profani; in tutta questa ridda di milioni noi ci sentiamo estranei e nessun interesse certo ci muove, se non quello di far rivivere la nostra industria cinematografica.
È un fatto che non dovrebbe meravigliare se in questa circostanza gli interessi di alcune categorie di lavoratori, cioè di quelli del cinematografo, coincidono con gli interessi degli industriali. Siamo in una situazione economica tale per cui queste cose possono verificarsi; soprattutto la situazione economica attuale lo spiega. È avvenuto che rappresentanti di organizzazioni sindacali si sono più volte riuniti con rappresentanti tecnici, con produttori, con industriali di cinema, esaminando e discutendo a fondo questa questione, e sono addivenuti ad una conclusione: la necessità di prendere dei provvedimenti solleciti – purtroppo non sono stati così solleciti come si auguravano gli interessati – perché l’industria cinematografica italiana rinasca, non solo per dare lavoro a centomila persone, ma anche per ridare una dignità alla nostra arte cinematografica che in Italia ha tutte le possibilità di affermarsi e di svilupparsi con beneficio della nostra educazione artistica e con benefìcio anche del nostro prestigio e dei nostri affari con altri Paesi.
Si è proposto e si è detto che a risollevare le sorti della cinematografia italiana potrebbero bastare i provvedimenti contenuti nell’articolo 7, cioè il contingentamento allo schermo. Però – e solo questo ci consiglia di parlare in difesa di questo articolo – vi sono stati dei registi, degli operatori, dei tecnici, dei lavoratori del cinematografo, i quali hanno detto: «badate che soltanto il contingentamento, a nostro parere, non basta; noi siamo convinti che gli industriali italiani non si sentirebbero incoraggiati ad investire delle considerevoli somme nel cinematografo se essi non venissero anche assistiti con i contributi e con i premi; perché la concorrenza della cinematografia americana non troverebbe un ostacolo sufficiente nel contingentamento, dati i mezzi di cui essa dispone e dato il costo dei film. Si verificherebbe quindi questo in Italia: che dei probabili produttori italiani troverebbero più conveniente investire considerevoli somme in altre attività di carattere non produttivistico, ma esclusivamente speculativo; e la nostra cinematografia non avrebbe nessuna possibilità di rinascere e di svilupparsi.
Io credo che si tratti dunque, per la situazione particolare che noi oggi attraversiamo, di incoraggiare degli investimenti – con senso realistico – verso attività produttivistiche, e di sottrarne quanto più è possibile da tutte quelle altre che non sono attività economiche sane, ma che aggravano la nostra situazione economica e finanziaria.
L’onorevole Vernocchi, Relatore, ci diceva che nel 1946 sono stati concessi duecento milioni per contributi ai produttori, e si prevede che per il 1947 si possa arrivare ai 500 milioni, dato il numero maggiore di film che saranno prodotti in Italia. Ebbene, io credo che questo aumento non rappresenti una cifra che possa significare la rovina di bilancio dello Stato; ma anzi credo che, verificandosi, un tale aumento significherebbe anche che la nostra produzione è aumentata e con essa è cresciuto il reddito nazionale, che altre centinaia e migliaia di lavoratori avrebbero trovato lavoro e pane nella cinematografia. Io credo che questo provvedimento non lo si debba considerare solo per le centinaia di milioni che costa allo Stato, ma che occorra valutarne anche l’utilità economica e vedere se esso può comportare nuove possibilità di lavoro e di reddito, non solo per gli industriali, ma anche per altri lavoratori ed altri cittadini che esplicano un’attività più o meno direttamente connessa alla cinematografia. Sono state fatte altre proposte dall’onorevole Cappa che potrebbero essere prese in considerazione perché tendono a ridurre – e considerevolmente mi sembra – i contributi ed i premi. Io credo che su questa questione, sulla misura dei premi e dei contributi, si possa trovare la via dell’accordo. (Interruzioni).
Ad ogni modo c’è un’altra proposta, che concerne l’emendamento proposto da me e da altri colleghi; esso vuole sottoporre alla vostra attenzione l’opportunità di ridurre dal 12 all’8 per cento i contributi ed elevare invece dal 6 al 10 per cento i premi. Perché questo? Credo che con questo emendamento si raggiungeranno due scopi: innanzitutto un minore aggravio per lo Stato, perché i film premiati saranno molto minori del totale dei film prodotti, poi si spronerebbe a migliorare la qualità dei film prodotti in Italia. Così si garantisce nello stesso tempo lo sviluppo quantitativo dei film e se ne migliora la qualità. Credo che ci sia bisogno di questo perché, purtroppo, ci sono soltanto rari casi che attestano che la nostra cinematografia può fare e fare molto bene. Ma anche questi casi ci sono di conforto: infatti sono state programmate di recente alcune pellicole che onorano la cinematografia italiana e stanno a dimostrare che ove lo Stato incoraggi, assista ed aiuti questi nostri bravi registi e tecnici, la cinematografia italiana non avrà nulla da invidiare a certe cinematografie che pur valendosi di mezzi considerevolissimi inviano in Italia – come ha detto l’altra volta giustamente il collega Bibolotti – oppure degne di una popolazione di colore. Con i provvedimenti che noi approviamo, si incoraggia la cinematografia e gli industriali, i quali si sa vogliono pur fare i loro affari; ed è significativo che questa proposta sia da noi condivisa: noi guardiamo realisticamente la situazione, e ci facciamo sostenitori, in questa occasione, anche degli interessi degli industriali e dei produttori, perché sappiamo che allo stato delle cose non si può fare a meno di essi pur ricostruire più in fretta il Paese e risollevarlo dall’abisso in cui è stato condotto.
Con questo, onorevoli colleghi, concludo, e voglio invitare l’altra parte dell’Assemblea a riflettere. Io sono certo che un punto di accordo giusto e realistico si potrà trovare, a meno che noi, nella nostra ingenuità, non si comprenda che ci sono degli interessi nascosti e che non si possono confessare (Commenti – Interruzioni), il che spiegherebbe perché tanto ostruzionismo su una questione così semplice (Approvazioni a sinistra – Commenti).
PERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PERA. Sento il dovere di dire ancora qualche parola, perché sono stato l’iniziatore di questo attacco a fondo contro la legge sulla cinematografia. E poiché dal banco del Governo, come dai banchi comunisti ove pare siano espresse oggi le teorie di un tempo del nazionalista Enrico Corradini, si parla di interessi inconfessabili, io ho il dovere di dire all’Assemblea quale è stata l’impostazione nostra: noi ci siamo posti unicamente dal punto di vista della difesa delle finanze dello Stato. Il conforto che mi è venuto dagli onorevoli Bertone, Einaudi e Corbino, quando ho sostenuto l’assurdità o per lo meno la grande stranezza di una legge che incide così profondamente sul bilancio dello Stato, senza passare per la Commissione finanziaria, dico, l’appoggio che mi è stato dato da questi tre indiscutibili competenti, conforta quello che io dicevo, e cioè i motivi della validità della protesta. Noi non difendiamo degli interessi che sono stati invece apertamente difesi in altri banchi; noi abbiamo detto: difendiamo le finanze dello Stato, e tengo subito a dichiarare che, quando noi abbiamo parlato di riesame e di rielaborazione della legge di fronte alla Commissione finanziaria, era perché in quella sede potessero essere portate delle altre proposte capaci di difendere la cinematografia italiana senza intaccare così profondamente gli interessi dello Stato.
Per quanto riguarda i film stranieri, io dico: mettete le tasse di doppiaggio sui film stranieri come si fa in altri paesi! Difendete così la produzione nazionale, senza far pagare allo Stato dei contributi così vistosi!
Per quanto concerne la programmazione obbligatoria, noi abbiamo detto fin dall’inizio che eravamo favorevoli a questa programmazione obbligatoria. Ed allora? Già l’ho detto nel mio primo discorso: poiché esisteva un accordo fra esercenti ed industriali, non era neppure antiliberale sancire per legge questo accordo. In queste condizioni bisogna fare alcune osservazioni: anzitutto perché siamo insorti? Per la stranezza della presentazione: noi abbiamo visto passare di fronte alla Commissione finanziaria il progetto di legge per i senza tetto, ed abbiamo impiegato dei mesi a discutere questa legge. Era una legge di tragica urgenza, ma era giusto che la Commissione finanziaria dicesse la sua parola in proposito. Ora, questa legge doveva tanto più passare di fronte alla Commissione finanziaria in quanto vi è una legge dell’ottobre 1945 la quale tutela, nella misura che oggi è accettata dal Governo e dallo stesso Relatore, gli interessi della cinematografia italiana. Poteva, quindi, benissimo per questa legge, seguirsi la stessa procedura perché non vi era quella urgenza che invece esisteva per altre leggi, che pur passarono al vaglio della. Commissione finanziaria.
Vi è un’altra osservazione da fare, sempre sulla stranezza con la quale questa legge è stata presentata. Ho sentito questa mattina ripetere dall’onorevole Giannini che si tratta di sgravio fiscale. Ma non si tratta invece per niente di sgravio fiscale. Fino al 29 marzo ultimo scorso, caso mai, prima che fosse emanato il decreto che trasferiva ai comuni l’importo globale della tassa erariale sui cinematografi, si poteva parlare ancora di una partita di giro. Da una parte lo Stato introitava quattro miliardi circa per tutti i film nazionali e stranieri e, dall’altra parte, dava una sovvenzione, non come sgravio fiscale, ma su una percentuale sugli incassi lordi.
Ma, a partire dal 29 marzo scorso, non vi è neppure più questa contropartita nel settore cinematografico; non vi è più niente: vi è un effettivo esborso da parte del Tesoro il quale, invece di essere prefissato, è adeguato ad una percentuale sugli incassi lordi.
GIANNINI. Non mi pare.
PERA. È evidente allora che non si può parlare di sgravio fiscale, ma si deve parlare di un vero ed effettivo contributo.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ma la legge dice appunto contributo, non sgravio fiscale,
PERA. Gli onorevoli Vernocchi e Giannini parlano invece di sgravio fiscale ed io rispondevo all’onorevole Giannini, il quale questa mattina parlava nuovamente di sgravio fiscale, mentre invece si tratta al contrario di un aggravio fiscale.
Io posso concordare con l’onorevole Corbi quando afferma che si potrebbero studiare – ma, aggiungo, in sede di Commissione – degli accorgimenti per stabilire un limite a queste sovvenzioni. Egli ha ragione quando afferma che, invece di dare il dieci per cento di sovvenzione, in conformità della misura fissata dalla precedente legge, si potrebbe dare invece il sei o il sette o l’otto per cento, ed aumentare se mai l’importo del premio, per favorire appunto i film della migliore produzione.
Ma, da ultimo, debbo anche rispondere alle obiezioni che sono state fatte, da diversi settori, dagli onorevoli colleghi e che concernono la preoccupazione relativa agli interessi dei lavoratori. Io l’ho detto sin dall’inizio: quando si tratta di proteggere gli interessi degli industriali, non sono gli interessi di questi che si prospettano, ma sono gli interessi dei lavoratori che sono portati avanti. Credevo che la difesa degli industriali dovesse venire dai banchi di destra e non dai banchi dei comunisti.
UBERTI. Ma continua a dire le stesse cose! (Commenti).
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo è ostruzionismo. (Commenti).
RUSSO PEREZ. Chiedo di parlare per mozione d’ordine.
PRESIDENTE. Onorevole Russo Perez, la prego di non insistere. In sede di discussione degli articoli ciascuno può parlare quanto desidera.
UBERTI. Anche ripetendo sempre le stesse cose?
PRESIDENTE. Il Presidente deve rispettare il diritto alla parola di tutti; spetta a chi parla di interpretare lo stato d’animo dell’Assemblea.
Continui, onorevole Pera.
PERA. Premesso che vi è la legge dell’ottobre 1945 che protegge l’industria cinematografica con contribuzioni del 10 per cento più il 4 per cento di premio, premesso che noi accettiamo la programmazione dei 60 giorni, io credo indispensabile che venga portata e studiata la nuova legge di fronte alla Commissione finanziaria. L’ho già detto e lo ripeto, perché ho dovuto ripeterlo in quanto è stata sviata la discussione.
Noi accettiamo sino ad una nuova legge la permanenza della protezione nel senso indicato dalla legge 5 ottobre 1945 con la programmazione obbligatoria conforme a quanto ha indicato l’onorevole Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, col numero dei giorni che egli ha indicato e cioè di sessanta giorni all’anno.
PONTI. Chiedo di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PONTI. Ho chiesto di parlare per fatto personale in seguito all’accenno fatto dall’onorevole Fogagnolo con la frase: «i soliti filibustieri organizzano la Biennale», e il fatto personale consiste in questo: che il primo filibustiere sarei io come Commissario della Biennale.
Ora, francamente, non ho capito cosa intendeva dire l’onorevole Fogagnolo. Se l’onorevole Fogagnolo ha inteso dire che alla Biennale (non parlo del Commissario, perché per lo meno lui è una persona nuova) ci sono ancora quelli che organizzavano precedentemente la Mostra del Cinema, devo smentirlo per il fatto semplicissimo che sono mutati. Però sento il dovere di dire in coscienza che le persone che organizzavano la Biennale precedentemente (e lo dico perché non è il caso di fare una questione politica, anche se le persone che erano a quel posto durante il fascismo potevano essere fasciste o favorite dal fascismo), non sono state mai dei filibustieri. Se l’espressione deve intendersi come la intendo io, protesto contro la leggerezza con cui la frase è stata pronunciata dall’onorevole Fogagnolo; perché in queste cose bisogna essere precisi, e se in una Assemblea solenne come la Costituente lanciamo delle accuse, abbiamo il dovere di essere bene informati: non è serio né democratico esprimere frasi che possono avere risonanza nazionale contro un ente che è stato anche nel passato una organizzazione seria! Io, che sono stato antifascista e ho combattuto contro il fascismo tutta la mia vita, sento il dovere di affermare che la Biennale, anche in periodo fascista, è stata una organizzazione seria.
FOGAGNOLO. Chiedo di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FOGNAGNOLO. L’onorevole Ponti, giustamente, si è preoccupato di una frase da me pronunziata e che lui attribuisce a leggerezza se non ci fossero in essa delle verità. Ed allora devo precisare.
Ho letto sui giornali di Venezia che fra gli organizzatori della Biennale e della Mostra cinematografica c’è un ex deputato fascista che io ho qualificato filibustiere, dicendone anche le ragioni.
Una voce. Il nome!
FOGAGNOLO. Questo ex deputato fascista si chiama Barattolo. Io non so se quello che hanno pubblicato i giornali sia vero, ma mi riferivo semplicemente alla pubblicazione dei giornali. Nel 1930 l’allora deputato Barattolo si era fatto dare gratis da Bottai un pacchetto di azioni dell’Ente nazionale della cinematografia di cui Bottai aveva già rilasciato opzione alla Gaumont per un milione e mezzo di franchi. Dopo di che Barattolo lo offerse per lo stesso prezzo alla Gaumont. Risulta inoltre dai giornali che questo ex deputato Barattolo è uno di coloro che a Venezia l’anno scorso organizzò la Mostra cinematografica. Questo fatto mi dà diritto di denunciarlo pubblicamente all’Assemblea. Non si tratta quindi di nessuna leggerezza, ma si tratta di denunciare e di precisare questi fatti e di evitare che tornino a galla questi relitti del fascismo.
PONTI. Chiedo di parlare per rispondere all’onorevole Fogagnolo.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PONTI. Sono sodisfatto nel senso che l’onorevole Fogagnolo ha chiarito il suo pensiero.
Per quanto riguarda l’ex deputato Barattolo, posso assicurare che egli non fa assolutamente parte dell’organizzazione della Biennale. Però devo dire, per chiarimento, che altrimenti sembrerebbe tutto quanto falso ed inventato, che nei primi mesi subito dopo la liberazione, cioè due anni fa, è stata costituita a Venezia una Commissione di studio, che non aveva niente a che fare con la Biennale, per la preparazione e l’organizzazione della Mostra cinematografica, ed in questa Commissione di studio era stato chiamato l’ex deputato Barattolo in quanto era un industriale del cinema locale. Questa Commissione, che ha studiato ed ha presentato una relazione al comune di Venezia, è cessata ancor prima della manifestazione cinematografica dell’anno scorso, la quale è stata assunta in pieno ed esclusivamente dalla Biennale, che non ha mai avuto niente a che fare con il Barattolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Relatore. Ne ha facoltà.
VERNOCCHI, Relatore. Non voglio ripetere quello che ho detto prima, perché ho fatto un’analisi precisa di quella che è la produzione del nostro Paese in questo momento e se ho chiesto di parlare è in seguito all’intervento del collega Fogagnolo, il quale ha fatto alcuni appunti alla prima Commissione dinanzi alla quale non si sarebbe fatta la discussione e non si sarebbe letta la relazione da me presentata. Devo informare l’onorevole Fogagnolo che la Commissione discusse il disegno di legge e mi nominò Relatore, in quanto ero favorevole ad esso. Mi dette il mandato di fiducia perché, ripeto, ero favorevole al disegno di legge e tutta la Commissione si era espressa favorevolmente.
Per quanto si riferisce all’altra obiezione, la colpa non è mia se questa legge non è stata sottoposta all’esame dalla seconda Commissione.
Ad ogni modo, mi duole che non sia presente l’onorevole Gronchi perché egli rispose ad una mia precisa richiesta, che la seconda Commissione non aveva alcuna obiezione da fare.
Questo per ristabilire la verità. Ma il collega Fogagnolo ha fatto due affermazioni che rivestono una particolare gravità; ed è su queste che io mi devo soffermare, anche se non riguardano particolarmente la legge. Sono affermazioni che, quando si levano da una tribuna così alta come la tribuna parlamentare, devono essere o affermate con documentazione oppure smentite. La prima è dovuta, evidentemente, ad informazioni errate. Io parlo come componente del Consiglio di amministrazione dell’Enic, ente che chiamerei indirettamente parastatale. Come Presidente dell’Istituto Luce posseggo la quasi totalità del pacchetto azionario dell’Enic, ed ho il dovere ed anche il diritto di dire che il collega Fogagnolo è stato male informato. Credo che l’Enic sia il solo proprietario di esercizi cinematografici che abbia messo fino ad oggi per oltre 100 giorni all’anno il suo circuito a disposizione della produzione italiana. Questa è la verità che a me consta in maniera positiva. Purtroppo lo ha messo a disposizione anche di quei film non meritevoli ai quali qui si è accennato. Se l’Enic è, sia pure indirettamente, un ente parastatale, deve, proprio per questa ragione, indiscriminatamente, accettare nei suoi cinema tutta la produzione, anche se è scadente? Ma se seguisse questo sistema l’Enic sarebbe condannato a sicura morte. Bisogna, bensì, che l’Enic dia alla produzione italiana il suo circuito, ma deve stimolare la produzione di qualità; deve cercare i soggetti pregiudizialmente eccellenti, affidarli a soggettisti italiani capaci, cercarsi la buona produzione, e mai può accettare che tutta la produzione (anche quella scadente e immeritevole) invada il suo circuito.
Poi, l’onorevole Fogagnolo ha fatto un’altra dichiarazione che è veramente grave ed è quella che si riferisce ai «filibustieri dell’Enic» che prendono le mance; ai funzionari dell’Enic che servono la cinematografia americana dietro compenso. Orbene, onorevole Fogagnolo, quando si porta un’accusa di questo genere in questa Aula occorre essere sicuri, occorre avere le prove e occorre soprattutto, se si hanno queste prove, informare quei galantuomini che fanno parte del Consiglio di amministrazione dell’Enic per metterli in grado di prendere provvedimenti immediati contro quei funzionari che risultano disonesti.
Una voce. È una voce diffusa.
VERNOCCHI, Relatore. La voce diffusa circola da tempo, ma non siamo mai riusciti a concretare una prova a carico di costoro. E badate che noi saremmo felici di poter concretare questa prova, per liberarci di uomini disonesti, per epurare l’ambiente. Ma io sostengo che questi informatori, che vengono a riferire all’orecchio, senza dati precisi, devono essere allontanati o invitati a precisare.
LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LA MALFA. Non intendo assolutamente entrare nel merito; devo però chiarire che la seconda Commissione non è stata mai interpellata circa il provvedimento. Non ho altro da aggiungere.
PRESIDENTE. È stata presentata in questo momento la seguente proposta:
«Per le difficoltà prospettate a proposito dell’articolo 4, che comporta l’erogazione di contributi da parte dello Stato senza che la seconda Commissione dei decreti legge abbia espresso il proprio parere, i sottoscritti propongono il rinvio del disegno di legge alle Commissioni riunite, prima e seconda, per l’esame delle questioni finanziarie connesse col decreto.
«Spallicci, Cianca, Di Gloria, Ruggiero, Lami Starnuti, Merighi, Filippini, Zanardi, Paris, Pera, Canevari, Taddia, Bennani, Bocconi».
Devo far osservare all’Assemblea che questa proposta ripropone, in termini diversi, ma sostanzialmente più lati, la sospensiva, che già fu rigettata, in una precedente votazione, dall’Assemblea.
Ad ogni modo procedo all’appello dei proponenti.
(Segue l’appello).
Poiché risulta che solo otto dei proponenti sono presenti, dichiaro che la proposta non può, anche per questa ragione, essere posta in votazione.
Procediamo alla votazione della proposta di soppressione dell’articolo 4 presentata dall’onorevole Fogagnolo.
NOBILE. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NOBILE. Voto contro perché, sopprimendo l’articolo 4, secondo me, rimane in piedi il decreto del 1945, col quale si dànno ugualmente questi contributi, mentre ritengo, e insieme con me tutti gli amici di questo settore, che occorra apportare le variazioni che sono concretate in un emendamento che ho presentato alla Presidenza.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Vorrei chiarire l’equivoco cui si può andare incontro: se si approva la soppressione dell’articolo 4, non si può proporre poi il ritorno alla vecchia legge.
PRESIDENTE; Pongo ai voti la soppressione dell’articolo 4.
(Non è approvata).
Procediamo dunque all’esame degli emendamenti. Gli onorevoli Fogagnolo, Pera, Taddei, Canevarli, Persico, Di Gloria, Caldera, Filippini, hanno proposto il seguente emendamento:
Al primo comma, alle parole: è concesso al produttore, sostituire le altre: verrà devoluto dallo Stato a favore degli Enti comunali di assistenza.
L’onorevole Fogagnolo ha facoltà di svolgerlo.
FOGAGNOLO. La reiezione della proposta soppressiva comporta di necessità l’esame e la votazione dell’articolo 4. Senza ripetere tutto quello che si è detto, io ritengo che, data l’impostazione che abbiamo data alla discussione, dato che siamo tutti d’accordo per concedere l’imposizione della programmazione di film nazionali – ed è quello che desiderano i produttori – dato che il secondo comma dell’emendamento presentato stabilisce di dare il 6 per cento alla produzione nazionale, che è già largamente aiutata (Interruzioni a destra – Proteste)…
GIANNINI. Ma così si ripetono sempre le stesse cose. Fra dieci giorni saremo ancora qui a discutere questa legge!
PRESIDENTE. Onorevole Giannini, ognuno ha il diritto di esporre il proprio pensiero, ed io devo tutelare questo diritto.
FOGAGNOLO. …penso che l’emendamento debba essere accettato.
PRESIDENTE. Chiedo il parere della Commissione.
VERNOCCHI, Relatore. Faccio notare ai proponenti che vi è – come hanno accennato già alcuni onorevoli colleghi – una proposta di legge del 29 marzo per assegnare il 40 per cento degli introiti delle tasse sui cinematografi ai comuni. Quindi mi pare che sia inutile dare un altro 12 per cento ai comuni stessi. Con l’approvazione di questo emendamento noi daremo il 52 per cento ai comuni sulle tasse erariali percepite dallo Stato sui cinematografi, e mi pare che sia un po’ troppo.
PERSICO. Cioè denari dello Stato.
VERNOCCHI, Relatore. Non ritengo, poi, che questo emendamento abbia un nesso con questa nostra legge. Mi sono già dichiarato favorevole, prima ancora che parlasse l’onorevole Persico, al ritorno alla legge del 1945, e su questo insisto che l’Assemblea si pronunci.
PRESIDENTE. L’onorevole Cappa ha facoltà di esprimere il suo avviso.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei Ministri. Non accetto l’emendamento dell’onorevole Fogagnolo. Questo è ostruzionismo. (Proteste dell’onorevole Fogagnolo).
PRESIDENTE. Onorevole Fogagnolo, ella mantiene l’emendamento?
FOGAGNOLO. Lo ritiro.
PRESIDENTE. L’onorevole Nobile ha proposto di ridurre dal 12 all’8 per cento il contributo per tutti i film nazionali e di aumentare dal 6 al 10 per cento il contributo per i film meritevoli.
L’onorevole Nobile ha facoltà di svolgere questo emendamento.
NOBILE. Che l’industria cinematografica italiana debba essere incoraggiata non vi è alcun dubbio, e credo che a nessuno potrà venire in mente di voler sopprimere quel contributo che i vigenti decreti già concedono a questa industria. Però il problema essenziale, a mio avviso, è questo: di stimolare la buona produzione, quella artistica, anche perché noi possiamo alla fine, un giorno, liberarci di tanta zavorra che viene da fuori, e diventare a nostra volta esportatori di film. Vi sono state preoccupazioni di carattere finanziario. Questi emendamenti proposti tendono precisamente ad apportare, non un aggravio bensì uno sgravio al bilancio statale, ad incoraggiare la buona produzione, quella artistica. La riduzione dal 10 per cento attuale all’8 per cento non è notevole; ma dato che i film oggi premiati rappresentano, come assicura l’onorevole Vernocchi, una piccola percentuale, evidentemente questo permetterebbe di poter decrescere notevolmente il premio ai buoni film.
PRESIDENTE. Chiedo il parere della Commissione.
VERNOCCHI, Relatore. Non avrei difficoltà ad accettare questo emendamento; desidererei, però, sentire il parere del Governo. Penso che premiare il film di qualità sia nell’interesse di tutti.
GIANNINI. Ma così si premia il grande produttore, il capitalista, non il piccolo produttore!
VERNOCCHI, Relatore. Anch’io penso che così si premierebbe il grande produttore e non le piccole cooperative di registi e di operai, che fanno film con modeste risorse.
PRESIDENTE. Chiedo il parere del Governo.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’emendamento Nobile ha qualche lato che varrebbe raccomandarlo, ma faccio presente all’Assemblea che è stato affermato che il contributo del 10 per cento, assicurato a tutta la produzione, è troppo basso. Se riduciamo all’8 per cento, forse limitiamo la possibilità d’iniziativa degli industriali e delle maestranze cinematografiche italiane. In un secondo tempio, quando la produzione si potrà migliorare, potremo ancora limitare il premio di contributo di produzione, e accrescere, di converso, il premio ai film migliori. Ma in questo primo tempo mi pare più conveniente quel che è stabilito dal progetto: e cioè di lasciare il contributo del 10 per cento in favore di tutti i film, allo scopo di stimolare la produzione, conservando invariato questo contributo. Faccio ancora una volta presente che, riducendo il contributo proposto nel progetto dal 12 al 10 per cento, attualmente in vigore, nessuna preoccupazione finanziaria può più sussistere. Accolgo pertanto la riduzione al 10 per cento ed insisto perché il primo comma sia approvato così come è nel testo del disegno con questa sola variante.
PRESIDENTE. Onorevole Nobile, ella mantiene l’emendamento?
NOBILE. Rinunzio.
PRESIDENTE. L’onorevole Proia ha proposto il seguente emendamento già svolto:
«Al prima comma, sostituire alle parole: dopo l’entrata in vigore della presente legge, le parole: dopo il 1° gennaio 1947».
Onorevole Proia, lo mantiene?
PROIA. Lo ritiro.
PRESIDENTE. Pongo ai voti il primo comma dell’articolo 4 con la modifica accettata dal Governo e dalla Commissione, di ridurre il contributo dello Stato dal 12 al 10 per cento:
«Per ogni film nazionale di lunghezza superiore ai 2000 metri presentato all’Ufficio centrale per la cinematografia per il nulla osta di proiezione in pubblico, dopo l’entrata in vigore della presente legge, e la cui prima proiezione nelle sale cinematografiche italiane si effettui prima del 31 dicembre 1949, è concesso al produttore un contributo pari al 10 per cento dell’introito lordo degli spettacoli nei quali in film nazionale sia stato proiettato per un periodo di quattro anni dalla data della prima proiezione in pubblico».
(È approvato).
Passiamo al secondo comma:
«Una ulteriore quota del 6 per cento dell’introito suddetto e per lo stesso periodo di tempo verrà assegnata a titolo di premio ai film che ne siano riconosciuti meritevoli per il loro valore culturale ed artistico dal Comitato tecnico di cui al successivo articolo 13».
A questo comma sono stati presentati tre emendamenti. L’onorevole Nobile ha proposto di aumentare dal 6 al 10 per cento il premio per i film meritevoli; l’onorevole Persico ha proposto di ridurlo, invece, dal 6 al 4 per cento; infine l’onorevole Giannini ha proposto di aumentarlo dal 6 all’8 per cento.
PERSICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PERSICO. L’emendamento al secondo comma da me proposto è connesso con quello di cui al primo comma, cioè riguarda il ritorno al decreto del 5 ottobre 1945. Dichiaro che non posso aderire alla proposta dell’onorevole Nobile, di stabilire il 6 per cento come premio, portando il contributo al 10 per cento; perché questo premio andrebbe a vantaggio delle grandi case produttrici, le quali soltanto sono in grado di fare dei film di eccezionale importanza e di eccezionale valore artistico e quindi meritevoli del premio, mentre lo scopo è quello di incoraggiare i piccoli produttori isolati, dando loro un contributo che ormai abbiamo mantenuto nei limiti del 10 per cento. Non c’è ragione di far gravare sull’erario un maggior esborso unicamente per aiutare i grandi produttori che non ne hanno bisogno.
Prego quindi l’onorevole Nobile di non insistere sul suo emendamento.
PRESIDENTE. Dei tre emendamenti al secondo comma quello che più si discosta dal progetto e che di conseguenza ha il diritto di priorità nella votazione, è quello dell’onorevole Nobile, al quale chiedo se insiste.
NOBILE. Insisto nell’emendamento, perché non è per niente vero che si venga a premiare così la grande industria, perché anche i piccoli produttori, quando abbiano capacità artistica, vengono ad essere premiati.
PRESIDENTE. Prego la Commissione di dichiarare il suo avviso al riguardo.
VERNOCCHI, Relatore. La Commissione non lo accetta.
PRESIDENTE. E il Governo?
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Anche il Governo è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo allora alla votazione dell’emendamento Nobile.
CIANCA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIANCA. Io proposi una prima volta la sospensiva per ragioni che illustrai all’Assemblea; ora, quello che è avvenuto oggi in quest’Aula mi ha più che mai convinto che tali ragioni erano giuste e fondate.
PRESIDENTE. Onorevole Cianca, stia alla dichiarazione di voto.
CIANCA. Onorevole Presidente, voglia ascoltarmi e si convincerà che la mia motivazione è assolutamente pertinente.
Qui si è parlato di urti di interessi da parte della Commissione; si è parlato, da parte del Governo, di interessi inconfessabili.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. No, io non ho detto questo.
CIANCA. Lo ha detto. Ora, di fronte a questa atmosfera che è stata creata, che l’onorevole Cappa ha ritenuto artificiosa, ma che indubbiamente esiste, alla mia coscienza di persona estranea agli interessi che si è dichiarato essere in gioco si impone la necessità di interrogare l’organo parlamentare che abbiamo costituito a difesa dei nostri diritti e della nostra responsabilità: la Commissione di finanza. In difetto di ogni parere da parte della Commissione competente, io dichiaro di trovarmi in coscienza nell’impossibilità di votare e pertanto mi astengo.
GIANNINI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNINI. Noi dichiariamo di votare a favore dell’emendamento presentato dall’onorevole Nobile. Qualora non fosse approvato, manteniamo il nostro.
LUCIFERO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Dichiaro che mi associo pienamente alle dichiarazioni e alla conclusione dell’onorevole Cianca e pertanto mi astengo.
GRONCHI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRONCHI. Dichiaro di associarmi alle dichiarazioni fatte dagli onorevoli Lucifero e Cianca.
CEVOLOTTO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CEVOLOTTO. Mi associo anch’io.
BENNANI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENNANI. Mi associo anch’io.
FILIPPINI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPINI. Dichiaro di astenermi.
SILES. Chiedo di parlare per. dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILES. Mi associo anch’io alle dichiarazioni dell’onorevole Cianca e degli altri colleghi.
DI GLORIA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI GLORIA. Mi associo anch’io.
CIFALDI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIFALDI. Dichiarò di astenermi.
RUGGIERO CARLO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUGGIERO CARLO. Dichiaro di astenermi.
PRESIDENTE. Pongo ai voti l’emendamento dell’onorevole Nobile che tende a elevare dal 6 al 10 per cento il contributo di cui al secondo comma dell’articolo 4.
(Dopo prova e controprova, non è approvato).
Passiamo all’emendamento dell’onorevole Giannini, il quale ha proposto che la quota sia elevata dal 6 all’8 per cento.
GIANNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNINI. Desidero dare ragione, brevemente, dell’emendamento. Questo premio non va ai grandi industriali, ai succhioni, ai polipi che stanno attaccati alle tasche dello Stato. È questa la ragione per cui da parte dei comunisti è partita la proposta maggiore, a cui ci siamo associati. Questo premia principalmente il produttore isolato, perché il grande produttore, dati i suoi mezzi, dati i suoi capitali, è sempre in grado di fare il film migliore. Quindi, con questo premio si intende incoraggiare il produttore isolato, la cooperativa, coloro che possono – associandosi – procedere alla produzione di film. Niente altro che questo.
PRESIDENTE. Chiedo il parere della Commissione.
VERNOCCHI, Relatore. Sono contrario perché su questo particolare la Commissione paritetica e poi la Commissione interpartiti si sono notevolmente soffermate ed hanno giudicato equo il 6 per cento. Non c’è, quindi, ragione di aumentare né di diminuire. È bene mantenere il testo della legge.
PRESIDENTE. Chiedo il parere del Governo.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo è contrario.
PRESIDENTE. Pongo ai voti l’emendamento Giannini tendente a portare dal 6 all’8 per cento il premio di cui al secondo comma dell’articolo 4.
(Non è approvato).
Passiamo all’emendamento dell’onorevole Persico con il quale si propone di ridurre dal 6 al 4 per cento il premio di cui al secondo comma dell’articolo 4. Qual è il parere del Relatore?
VERNOCCHI, Relatore. Sono contrario.
PRESIDENTE. Ed il Governo?
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo è contrario.
PRESIDENTE. Pongo ai voti l’emendamento Persico.
(Non è approvato).
Pongo ai voti il secondo comma del testo dell’articolo 4 di cui do ancora lettura:
«Una ulteriore quota del 6 per cento dell’introito suddetto e per lo stesso periodo di tempo verrà assegnata a titolo di premio ai film che ne siano riconosciuti meritevoli per il loro valore culturale ed artistico dal comitato tecnico di cui al successivo articolo 13».
(È approvato).
L’onorevole Bertone ha proposto un emendamento consistente nell’introdurre come terzo comma di questo articolo il terzo comma dell’articolo 6 del decreto legislativo luogotenenziale 5 ottobre 1945, n. 678. Tale comma aggiuntivo sarebbe formulato (con una modificazione di cifra per ragioni di coordinamento) così:
«Le quote previste dai commi precedenti sono ridotte alla metà se il film nazionale venga proiettato nello stesso spettacolo insieme ad altro film di lunghezza superiore ai 2000 metri; sono ridotte del 40 per cento se venga proiettato con l’aggiunta di un avanspettacolo teatrale».
L’onorevole Bertone ha facoltà di svolgere l’emendamento.
BERTONE. Se il film nazionale viene proiettato solo, è giusto e logico che incassi quel 10 per cento di premio che gli è stato concesso; ma se il film viene proiettato con altri film o con degli avanspettacoli, è evidente che l’introito lordo sì riferisce non soltanto al film proiettato, ma a quello che con il film viene congiunto è perciò bisogna fare una distinzione fra il caso in cui il film viene proiettato solo e il caso in cui viene proiettato con altri film o altre produzioni. Ora questa distinzione esisteva nel decreto legislativo del 5 ottobre 1945, n. 678, sul quale, a mio giudizio, si è passato con soverchia disinvoltura perché conteneva disposizioni delle quali alcune indubbiamente migliori di quelle che abbiamo discusso e votate. Ora in questo decreto legislativo del 5 ottobre 1945 vi è questa disposizione: «Le quote previste dai commi precedenti (che sono eguali a quelle che oggi abbiamo votato) sono ridotte alla metà se il film nazionale venga proiettato nello stesso spettacolo insieme ad altro film di lunghezza superiore ai 1800 metri (sono stati portati a duemila); sono ridotte del 40 per cento se venga proiettato con l’aggiunta di un avanspettacolo teatrale». Mi pare logico che questa disposizione sia introdotta anche in questa legge, perché non è giusto che la quota che viene prelevata sull’introito lordo dello spettacolo venga attribuita interamente al film che ha costituito soltanto un terzo od una metà dello spettacolo. Anche desidererei che fosse un po’ meglio chiarita dalla Commissione e dal Governo una questione: chi è che paga e come vanno pagati questi contributi. Perché in questa legge è stata variata un po’ la forma del contributo ed il modo con cui viene pagato e da chi viene pagato. Nel decreto del 1945 era scritto testualmente: «è concessa a favore del produttore, in via eccezionale, una quota del 10 per cento dell’introito lordo degli spettacoli». Quindi se le parole hanno un valore chi pagava questa quota del 10 per cento era la sala cinematografica: era il prodotto lordo della serata. Viceversa, nel progetto attuale, la formula: «una quota del 10 per cento dell’introito lordo degli spettacoli», è stata variata in questo modo: «un contributo pari al 12 per cento dell’introito lordo degli spettacoli». Quindi vi è qualcuno che paga una quota pari a questo 12 per cento. Ora sappiamo che questa quota la deve pagare lo Stato. Non è uno sgravio fiscale; è un vero contributo che lo Stato pagherà con la propria borsa e col proprio denaro. Io avrei desiderato, in proposito, qualche chiarimento della Commissione e del Governo specialmente sulla portata finanziaria di questo onere.
Si è accennato prima a 200 milioni e poi a 400-500. La verità è che nessun dato preciso ci è stato fornito. Insisto intanto che sia approvato dall’Assemblea l’emendamento aggiuntivo – chiamiamolo così – che ho proposto, per cui quando il film nazionale viene proiettato solo, la quota sia proporzionata in quella misura che era già stata prevista dal decreto 5 ottobre 1945.
PREZIOSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PREZIOSI. L’emendamento dell’onorevole Bertone potrebbe avere una sua importanza e potrebbe essere accolto dall’Assemblea solo qualora si parlasse di film italiano proiettato insieme con un film straniero, perché allora il proprietario del cinematografo potrebbe fare una speculazione nel senso che sarebbe il film straniero un po’ la parte centrale dello spettacolo e attraverso questo escamotage potrebbe impadronirsi di quel tale contributo dello Stato. Ma non sono d’accordo con l’onorevole Bertone, quando dice che bisogna ridurre il contributo dello Stato, nel caso che ci sia un avanspettacolo. Così l’onorevole Bertone mette una specie di ostacolo alla possibilità, già così tristemente ridotta, di dar lavoro all’enorme categoria di artisti dell’avanspettacolo. (Interruzioni – Commenti).
GIANNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNINI. Noi aderiamo all’emendamento Bertone per facilità e comodità di discussione, per quanto esso possa portare a delle sorprese, che mi lasciano perplesso, come persona, per quello che potrà avvenire per l’industria dell’avanspettacolo, la quale è un’industria molto fiorente, che impiega una grandissima quantità di artisti, non precisamente di primissimo ordine, ma che hanno diritto a vivere anche loro. È probabile che questo emendamento porti quindi a delle ripercussioni nell’industria dell’avanspettacolo. Comunque, nella perplessità nella quale ci troviamo, nell’impossibilità di potere esaminare a fondo l’emendamento, noi lo accettiamo senz’altro, perché pensiamo che proposto dall’onorevole Bertone non può essere stato elaborato con leggerezza, e, tutto sommato, non danneggia poi l’industria del film, in quanto, corretto l’unico errore che vi era, quello dei 1800 metri, bisognerebbe supporre che degli industriali cinematografici, degli esercenti di sale, vogliano andare a procurarsi appositamente un film straniero, a scapito di un film italiano, al solo scopo odioso di contrastare il film italiano senza un beneficio personale. Questo mi sembra assurdo; quindi aderisco all’emendamento Bertone.
PRESIDENTE. Qual è il pensiero della Commissione?
VERNOCCHI, Relatore. Accetto l’emendamento dell’onorevole Bertone, perché appunto non credo che vi possa essere un danno per l’avanspettacolo, in quanto vi sono determinati locali dove è già stabilito l’avanspettacolo come norma costante.
PRESIDENTE. Quale è il parere del Governo?
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Accetto.
PRESIDENTE. Pongo ai voti il comma aggiuntivo – eventualmente terzo nel testo definitivo – proposto dall’onorevole Bertone ed accettato dalla Commissione e dal Governo:
«Le quote previste dai commi precedenti sono ridotte alla metà se il film nazionale venga proiettato nello stesso spettacolo insieme ad altro film di lunghezza superiore ai 2000 metri; sono ridotte del 40 per cento se venga proiettato con l’aggiunta di un avanspettacolo teatrale».
(È approvato).
Pongo in votazione il terzo comma del progetto – quarto nel testo definitivo – per il quale non è stato proposto nessun emendamento:
«L’introito sul quale vengono liquidati i contributi di cui al presente articolo è determinato dalla Società italiana autori ed editori sulla base degli incassi accertati per il pagamento dei diritti erariali».
(È approvato).
Pongo in votazione l’ultimo comma:
«Per le modalità di pagamento dei contributi suddetti valgono le norme stabilite dal regio decreto 20 ottobre 1939, n. 2237».
(È approvato).
L’articolo 4, nel suo complesso, resta, pertanto, così approvato:
«Per ogni film nazionale di lunghezza superiore ai 2000 metri presentato all’Ufficio centrale per la cinematografia per il nulla osta di proiezione in pubblico, dopo l’entrata in vigore della presente legge, e la cui prima proiezione nelle sale cinematografiche italiane si effettui prima del 31 dicembre 1949, è concesso al produttore un contributo pari al 10 per cento dell’introito lordo degli spettacoli nei quali il film nazionale sia stato proiettato per un periodo di quattro anni dalla data della prima proiezione in pubblico.
«Una ulteriore quota del 6 per cento dell’introito suddetto e per lo stesso periodo di tempo verrà assegnata a titolo di premio ai film che ne siano riconosciuti meritevoli per il loro valore culturale ed artistico dal comitato tecnico di cui al successivo articolo 13.
«Le quote previste dai commi precedenti sono ridotte alla metà se il film nazionale venga proiettato nello stesso spettacolo insieme ad altro film di lunghezza superiore ai 2000 metri; sono ridotte del 40 per cento se venga proiettato con l’aggiunta di un avanspettacolo teatrale.
«L’introito sul quale vengono liquidati i contributi di cui al presente articolo è determinato dalla Società italiana autori ed editori sulla base degli incassi accertati per il pagamento dei diritti erariali.
«Per le modalità di pagamento dei contributi suddetti valgono le norme stabilite dal regio decreto 20 ottobre 1939, n. 2237».
Passiamo all’articolo 5:
«È concesso a favore dei film nazionali a carattere documentario di lunghezza superiore ai 250 metri ed inferiore ai 2000 metri presentati all’Ufficio centrale per la cinematografia per il nulla osta di proiezione in pubblico entro i limiti di tempo previsti dal precedente articolo 4 un contributo pari al 3 per cento dell’introito lordo degli spettacoli nei quali i film suddetti sono stati proiettati, per un periodo di anni quattro dalla prima proiezione in pubblico.
«Il contributo suddetto è concesso alle imprese produttrici soltanto per i film documentari, regolarmente iscritti nel registro cinematografico, che ne siano riconosciuti meritevoli dal Comitato tecnico di cui al successivo articolo 13.
«È concesso, altresì, a favore dei produttori di film nazionali di attualità di lunghezza superiore ai 150 metri un contributo pari al 4 per cento dell’introito lordo degli spettacoli nei quali i film stessi sono stati proiettati, per un periodo di sei mesi dalla prima proiezione in pubblico.
«Per l’accertamento della nazionalità dei film di attualità valgono le norme di cui al precedente articolo 3. Non potrà tuttavia essere considerata nazionale l’edizione italiana di giornali di attualità prodotti all’estero da case cinematografiche estere, anche se contengono avvenimenti girati in Italia nella lunghezza prevista per i film di attualità nazionale. In nessun caso potranno essere considerati nazionali i film di attualità che portano la stessa marca di produzione di case cinematografiche estere».
Avverto che l’onorevole Fogagnolo ha proposto la soppressione di questo articolo. Chiedo al proponente se vi insiste.
FOGAGNOLO. Lo ritiro.
PRESIDENTE. Pongo pertanto in votazione il primo comma:
«È concesso a favore dei film nazionali a carattere documentario di lunghezza superiore ai 250 metri ed inferiore ai 2000 metri presentati all’Ufficio centrale per la cinematografia per il nulla osta di proiezione in pubblico entro i limiti di tempo previsti dal precedente articolo 4 un contributo pari al 3 per cento dell’introito lordo degli spettacoli nei quali i film suddetti sono stati proiettati, per un periodo di anni quattro dalla prima proiezione in pubblico».
(È approvato).
Passiamo al secondo comma:
«Il contributo suddetto è concesso alle imprese produttrici soltanto per i film documentari, regolarmente iscritti nel registro cinematografico, che ne siano riconosciuti meritevoli dal Comitato tecnico di cui al successivo articolo 13».
Lo pongo ai voti.
(È approvato).
Passiamo al terzo comma:
«È concesso, altresì, a favore dei produttori di film nazionali di attualità di lunghezza superiore ai 150 metri un contributo pari al 4 per cento dell’introito lordo degli spettacoli nei quali i film stessi sono stati proiettati, per un periodo di sei mesi dalla prima proiezione in pubblico».
FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FOGAGNOLO. Dare un contributo del 4 per cento sugli incassi lordi per un filmetto di 150 metri, quando abbiamo tanto discusso se dare o non dare il 10 per cento alle pellicole superiori ai duemila metri, che comportano una spesa di diecine e diecine di milioni, mi pare veramente una cosa esagerata: infatti il 4 per cento per un film di 150 metri corrisponderebbe al 30 per cento sugli incassi per i film di duemila metri. Ridurrei pertanto il contributo al 2 per cento.
TONELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TONELLO. Io lascerei il contributo invariato nella misura del 4 per cento.
GIANNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNINI. Effettivamente il minimo di lunghezza di 150 metri mi sembra troppo basso e lo porterei a 250 metri.
PRESIDENTE. Allora è d’accordo con l’onorevole Fogagnolo?
GIANNINI. Questa volta, sì.
PRESIDENTE. Il parere della Commissione?
VERNOCCHI, Relatore. Fo notare all’onorevole Giannini che i film di attualità, i cosiddetti «giornali», non sono mai superiori ai 150-200 metri. Praticamente, se fosse approvato il suo emendamento, tutti i film di attualità sarebbero esclusi, e rientrerebbero nei «documentari» del comma primo.
GIANNINI. Allora sarei d’accordo di ridurre il contributo al 2 per cento.
PRESIDENTE. Onorevole Vernocchi, ha inteso la seconda proposta? È d’accordo anche lei di ridurre il contributo al 2 per cento, lasciando il metraggio invariato?
VERNOCCHI, Relatore. Sono d’accordo.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Previdenza del Consiglia dei Ministri. Accetto l’emendamento.
BERTONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERTONE. Mi pare enorme concedere un contributo, anche se del 2 per cento, sull’introito lordo della serata ad un film di 150 metri, la cui proiezione durerà due o tre minuti al massimo. Per queste ragioni voterò contro.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento, accettato dalla Commissione e dal Governo, di ridurre dal 4 al 2 per cento il contributo sull’incasso lordo a favore dei produttori di film nazionali di attualità.
(È approvato).
Pongo in votazione il terzo comma con l’emendamento testé approvato.
(È approvato).
Passiamo all’ultimo comma:
«Per l’accertamento della nazionalità dei film di attualità valgono le norme di cui al precedente articolo 3. Non potrà tuttavia essere considerata nazionale l’edizione italiana di giornali di attualità prodotti all’estero da case cinematografiche estere, anche se contengono avvenimenti girati in Italia nella lunghezza prevista per i film di attualità nazionale. In nessun caso potranno essere considerati nazionali i film di attualità che portano la stessa marca di produzione di case cinematografiche estere».
Lo pongo ai voti:
(È approvato).
L’articolo 5 risulta pertanto, nel suo complesso, così approvato:
«È concesso a favore dei film nazionali a carattere documentario di lunghezza superiore ai 250 metri ed inferiore ai 2000 metri presentati all’Ufficio centrale per la cinematografia per il nulla osta di proiezione in pubblico entro i limiti di tempo previsti dal precedente articolo 4 un contributo pari al 3 per cento dell’introito lordo degli spettacoli nei quali i film suddetti sono stati proiettati, per un periodo di anni quattro dalla prima proiezione in pubblico.
«Il contributo suddetto è concesso alle imprese produttrici soltanto per i film documentari, regolarmente iscritti nel registro cinematografico, che ne siano riconosciuti meritevoli dal Comitato tecnico di cui al successivo articolo 13.
«È concesso, altresì, a favore dei produttori di film nazionali di attualità di lunghezza superiore ai 150 metri un contributo pari al 2 per cento dell’introito lordo degli spettacoli nei quali i film stessi sono stati proiettati, per un periodo di sei mesi dalla prima proiezione in pubblico.
«Per l’accertamento della nazionalità dei film di attualità valgono le norme di cui al precedente articolo 3. Non potrà tuttavia essere considerata nazionale l’edizione italiana di giornali di attualità prodotti all’estero da case cinematografiche estere, anche se contengono avvenimenti girati in Italia nella lunghezza prevista per i film di attualità nazionale. In nessun caso potranno essere considerati nazionali i film di attualità che portano la stessa marca di produzione di case cinematografiche estere».
Passiamo all’articolo 6:
«Un fondo pari all’1 per cento dell’introito lordo degli spettacoli nei quali siano stati proiettati film nazionali, è devoluto annualmente per la concessione di sovvenzioni a favore di manifestazioni o iniziative inerenti allo sviluppo artistico e culturale del cinema, nonché alle relazioni per l’incremento degli scambi cinematografici con l’estero».
«Le sovvenzioni suddette potranno essere concesse, sentito il parere della Commissione consultiva di cui all’articolo 12, soltanto a favore delle manifestazioni cinematografiche debitamente autorizzate dall’Ufficio centrale per la cinematografia ed organizzate da enti pubblici, comitati ed associazioni di categoria, o culturali, allo scopo di documentare i progressi tecnici ed artistici dell’attività cinematografica e di promuoverne lo sviluppo.
«Sul fondo suddetto potranno essere concesse, inoltre, sovvenzioni a favore di enti pubblici aventi per scopo la diffusione e il perfezionamento tecnico ed artistico della cinematografia mediante ricerche, studi, esperimenti, la formazione di nuovi quadri tecnici ed artistici, nonché la previdenza ed assistenza ai lavoratori del cinema».
Avverto che l’onorevole Fogagnolo ha proposto la soppressione di questo articolo.
Chiedo al proponente se vi insiste.
FOGAGNOLO. Lo ritiro.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 6 testé letto.
(È approvato).
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta antimeridiana.
Interrogazioni con richiesta d’urgenza.
PRESIDENTE. Sono state presentate alcune interrogazioni con richiesta d’urgenza. La prima è degli onorevoli Di Gloria, Cairo, Persico e Zanardi:
«Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se non ritenga doveroso aiutare con provvidenze precise e definitive la categoria dei ciechi civili, a favore dei quali dovrebbe essere concessa una congrua pensione o per lo meno dovrebbe essere assicurata una più vasta opera di assistenza sociale attraverso la costruzione di case di riposo e l’estensione della legge sul collocamento obbligatorio in posti idonei presso le varie amministrazioni».
Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il problema che ha originato questa interrogazione è stato recentemente esaminato da un’apposita Commissione. Il Governo sarà quindi in grado di rispondere quanto prima.
PRESIDENTE. Altra interrogazione è stata presentata dagli onorevoli Mariani Francesco, Lombardi Carlo e Leone Francesco:
«Al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro del lavoro e previdenza sociale, per conoscere le ragioni per le quali non è stato ancora emesso il decreto che stabilisce gli assegni familiari per l’agricoltura. La mancanza di questo provvedimento ha prodotto una grave agitazione tra i contadini in alcune parti d’Italia. È noto che gli assegni familiari oggi corrisposti a questi lavoratori (lire 1,20 per la moglie; lire 1 per ogni figlio a carico e lire 0,80 per i genitori a carico) sono così irrisori, per cui l’emanazione del provvedimento riveste carattere di estrema urgenza».
Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il provvedimento invocato dagli onorevoli interroganti è all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, che lo esaminerà in una prossima seduta. Il Governo sarà, quindi, presto in grado di rispondere esaurientemente all’interrogazione.
PRESIDENTE. Segue l’interrogazione presentata dall’onorevole Rodinò Mario:
«Al Ministro dell’interno, per conoscere quali provvedimenti sono stati presi contro i responsabili della devastazione e del saccheggio della sede del Fronte liberale democratico dell’Uomo qualunque di Civita Castellana».
Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo si riserva di precisare la data.
MEDA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MEDA. Con altri colleghi presentai circa venti giorni fa al Ministero del tesoro un’interrogazione per sapere che intendesse fare il Governo per disciplinare le borse valori. Chiesi per tale interrogazione il carattere d’urgenza.
Non posso pensare che il Governo non attribuisca carattere di urgenza a tale problema. Preferisco ritenere che la mancata risposta dipenda da una involontaria dimenticanza. Mi permetto pertanto richiedere nuovamente gli attesi chiarimenti.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiederò al Ministro competente più precise notizie, comunicandogli il desiderio dell’onorevole interrogante.
La seduta termina alle 12.50.