ASSEMBLEA COSTITUENTE
CVI.
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 30 APRILE 1947
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI
indi
DEL VICEPRESIDENTE PECORARI
INDICE
Commemorazione di Santa Caterina da Siena:
Monticelli
Congedi:
Presidente
Per la riforma del Codice di procedura civile:
Presidente
Convalida di elezione:
Presidente
Progetto di Costituzione della Repubblica italiana (Seguito della discussione):
Presidente
Tupini, Presidente della prima Sottocommissione
Mazzei
Bruni
Bosco Lucarelli
Rodi
Bianchini Laura
Preti
Pistoia
Colonnetti
Malagugini
Franceschini Nobili Tito Oro
Mattarella
Bernini
Ermini
Lozza
Colitto
Bruni
Valenti
Codignola
taviani
Moro
Nobile
Tonello
Corbino
Condorelli
D’Aragona
Fanfani
Laconi Bozzi
Marchesi
Binni
Dossetti
Clerici
Mannironi
Di Fausto
Micheli Lussu
Benedettini
Gronchi
Firrao
Mazzoni
Medi
Votazione segreta:
Presidente
Interrogazioni con richiesta di risposta urgente (Annunzio):
Presidente
gasparotto, Ministro della difesa
Sull’ordine dei lavori:
Presidente
Fuschini
Gortani
Interrogazioni e interpellanze (Annunzio):
Presidente
La seduta comincia alle 11.
RICCIO, Segretario, legge il processo verbale della seduta antimeridiana del 24 aprile.
(È approvato).
Commemorazione di Santa Caterina da Siena.
MONTICELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MONTICELLI. Non credo inopportuno, onorevoli colleghi, quale deputato di Siena, ricordare in quest’Aula, nel sesto centenario della sua nascita, la Patrona d’Italia, Caterina da Siena, colei che, oggi più di ieri, appare, per genio e virtù di ogni specie, tipica espressione di nostra stirpe.
Nell’attuale difficile momento politico che noi attraversiamo, la figlia del tintore di Fontebranda che in nome della fede e della libertà democratica parlò ai popoli, ai pontefici, agli imperatori, ci indica la via da seguire, ammonendoci, nella nostra fatica ricostruttrice di oggi, di errori e peccati e rincuorandoci ad essere virili per la nostra rinascita.
Fu mistica e attiva, tempestiva e anticipatrice; partecipò ora per ora al dramma della sua epoca, predicando sempre una politica forte avente per fine costante la pace nella libertà. Desiderò ardentemente di realizzare una nuova società credente nella verità e nella fraternità umana, auspicando il sorgere del nuovo giorno nel quale cessi la gloria del non aver pietà e nel quale le conquiste della scienza accrescano la felicità degli uomini e non siano strumento di barbariche distruzioni.
Da vera figlia della Repubblica di Siena e della Chiesa universale, per riformare la Chiesa e lo Stato volle riformare nello spirito gli uomini che sono Chiesa e Stato. Fu violenta e dolce, ma soavemente femminile ad un tempo. Seppe comandare alla sua bocca di accostarsi alle piaghe di Andrea, ai suoi occhi di non chiudersi al sonno, ai suoi piedi di camminare di tugurio in tugurio, di regione in regione sino agli approdi del Rodano e ai lidi di Enea; seppe essere ambasciatrice e viaggiatrice fino al trono del Papa, fino alle soglie dei Re, per esortare a non deflettere mai dall’esigenza di giustizia, né per lusinghe, né per minacce.
Pace, ragione e libertà furono i suoi comandamenti: ancora oggi queste parole sono lume e incoraggiamento per gli uomini e le donne della nostra epoca.
Lasciate quindi, onorevoli colleghi, che, quale auspicio e augurio per i lavori di questa nostra Assemblea Costituente, io vi ricordi il grande ammonimento della Patrona d’Italia e degli italiani per il bene dell’Italia e della Chiesa: «Io cammino sul sangue dei Martiri, il sangue dei Martiri bolle e invita i vivi ad essere forti». (Applausi).
Congedi.
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i deputati: Boldrini, Vinciguerra, Bettiol, Cavallotti, Negarville e Fedeli Aldo.
(Sono concessi).
Per la riforma del Codice di procedura civile.
PRESIDENTE. Comunico che la prima Commissione permanente per i disegni di legge ha chiamato nel suo seno, per far parte dell’apposito Comitato consultivo per l’esame della riforma del Codice di procedura civile, gli onorevoli colleghi Bassano, Calamandrei, Cappi, Lami Starnuti, La Rocca, Venditti.
Convalida di elezione.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Elezione contestata per la circoscrizione di Catania.
La Giunta delle Elezioni, nella sua relazione, propone la convalida dell’elezione dell’onorevole Antonio Romano.
Nessuno chiedendo di parlare, pongo in votazione questa proposta.
(È approvata).
Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Seguito della discussione del progetto. di Costituzione della Repubblica italiana.
Esaurito nella seduta di ieri lo svolgimento degli emendamenti all’articolo 28, chiedo alla Commissione di esprimere su di essi il suo parere.
TUPINI, Presidente della prima Sottocommissione. Onorevoli colleghi, all’articolo 28 sono stati presentati 28 emendamenti. Risponderò a ciascuno di essi, raggruppandoli possibilmente per ordine di materia.
Premetto che in linea di massima mi dichiaro contrario a tutti gli emendamenti, non solo perché ritengo migliore la formulazione del progetto, ma anche perché – secondo il pensiero quasi unanime della Commissione – le sostituzioni finora approvate hanno modificato in peggio il testo da noi proposto.
Sulla base di queste osservazioni di carattere generale, prendo subito in esame il seguente emendamento, dell’onorevole Mazzei:
«Sostituirlo col seguente:
«L’insegnamento inferiore, impartito per almeno otto anni, è obbligatorio e gratuito.
«La Repubblica assicura agli allievi meritevoli, privi di mezzi, la possibilità di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione mediante borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze da conferirsi per concorso».
L’emendamento dell’onorevole Mazzei non solo in ordine di data è stata presentato per il primo, ma ha diritto ad essere preso in considerazione subito anche per il fatto che con esso si chiede di sostituire addirittura per intero l’articolo 28.
Faccio osservare all’onorevole Mazzei che in fondo il corpo del suo emendamento è uguale, salvo la forma, a quello che è il contenuto dell’articolo presentato dalla Commissione, ad eccezione di due punti: l’onorevole Mazzei vuole sopprimere la prima parte, la prima proposizione dell’articolo 28, là dove si dice: «La scuola è aperta al popolo». Se l’onorevole Mazzei ha letto i verbali che hanno portato la Sottocommissione alla conclusione che si esprime in questa formula, si darà ragione dei motivi per i quali questa formula è stata adottata, e anche dei motivi per i quali io mi onoro di insistere dinanzi all’Assemblea, perché questa formula stessa venga approvata. Noi abbiamo ritenuto, cioè, di fare un’affermazione di carattere generale, sintetica, propria di una Costituzione: affermazione secondo la quale si dica che la scuola è aperta a tutti, ossia aperta al popolo. Per questa ragione insistiamo sulla nostra formula.
Così pure l’emendamento dell’onorevole Mazzei differisce dal testo del progetto là dove non fa distinzione fra gli alunni che provengono da scuole private e quelli che provengono da scuole statali. L’Assemblea, già in sede dell’articolo 27, ha modificato la formula che era contenuta in quell’articolo e che riguardava le scuole parificate, il che potrebbe anche dar ingresso all’emendamento dell’onorevole Mazzei. Senonché qui si tratta soltanto di una modifica formale. Infatti l’Assemblea col suo voto recente ha creduto di preferire: «scuole non statali» alla formula «scuole parificate».
Ha cambiato cioè soltanto la dizione; la sostanza quindi delle ragioni per cui noi insistiamo sull’ultima parte di questo articolo proposto dalla Commissione è anche quella secondo cui noi desideriamo che le provvidenze stabilite dall’articolo siano messe a disposizione di tutti gli alunni meritevoli, da qualunque scuola essi provengano.
L’onorevole Tumminelli ha anch’egli presentato un emendamento sostitutivo dell’intero articolo 28. Tale suo articolo sostitutivo si divide per la verità in due parti, con contenuto rispettivamente diverso. La prima parte, quella cioè che consiste nei tre primi commi, ci sembra che, per il suo contenuto, sia già compresa nella formula presentata dalla Commissione. Anche l’onorevole Tumminelli quindi, allo stesso modo dell’onorevole Mazzei, propone la soppressione della prima parte dell’articolo 28 ed io debbo dare all’onorevole Tumminelli la stessa risposta data poc’anzi all’onorevole Mazzei.
La seconda parte di questo suo emendamento, onorevole Tumminelli, non mi pare che sia più il caso di discuterla. Infatti, il concetto in esso contenuto ha già formato oggetto di discussione e, in parte, di approvazione allorquando abbiamo deliberato, ieri, sull’articolo 27.
Segue un altro emendamento sostitutivo dell’articolo 28, proposto dall’onorevole Bruni; il quale, in una formula assai apprezzabile perché molto sintetica, vorrebbe sostituire il nostro testo con una dichiarazione di carattere generale la quale escluda ogni riferimento di carattere particolare compreso nel nostro articolo.
Ma noi riteniamo che le ragioni che ci hanno indotto alla nostra formula siano tali da non poter accedere a quella dell’onorevole Bruni, anche se assai commendevole ed apprezzabile.
Gli onorevoli Bosco Lucarelli, Rodi e Marconi hanno proposto ciascuno un identico emendamento che consiste nel sostituire all’espressione da noi proposta «La scuola è aperta al popolo», l’altra: «La scuola è aperta a tutti».
Io personalmente sono favorevole a questo emendamento, perché mi pare che dire «tutti» specifichi in modo più concreto il concetto della legge, nel senso che esaurisce in termini più esatti quello che noi vogliamo dire allorquando, con la formula nostra, parliamo di scuole aperte al popolo.
Se pertanto gli onorevoli proponenti vi insisteranno, noi vedremo volentieri l’Assemblea seguire la loro proposta.
Gli onorevoli Bianchini Bianca, Titomanlio Vittoria e Gortani hanno presentato un emendamento sostitutivo del secondo comma dell’articolo 28. Tale comma, nella formula da noi proposta, è del seguente tenore: «L’insegnamento inferiore, impartito per almeno otto anni, è obbligatorio e gratuito».
La formula proposta dall’onorevole Bianchini e dagli altri colleghi reca invece:
«L’insegnamento, nei limiti dell’obbligo di frequenza scolastica, è gratuito».
A parte che si toglie la parola obbligatorio che secondo noi è essenziale ed a cui quindi non possiamo rinunziare, crediamo che la formula della onorevole Bianchini sia troppo vaga in confronto del nostro testo, che non solo precisa la frequenza scolastica, ma dice entro quale numero di anni questa frequenza scolastica sia obbligatoria.
Per questa ragione preghiamo la onorevole Bianchini e gli altri proponenti di non voler insistere nell’emendamento.
La onorevole Federici Maria propone un altro emendamento in sostituzione del secondo comma dell’articolo 28. Anche alla onorevole Federici rivolgo la preghiera di voler ritirare il suo emendamento, perché il voler mettere nella Costituzione la norma che la scuola obbligatoria elementare sia anche preceduta dalla scuola materna, ci sembra che sia un pretendere troppo da una Costituzione, i confini della quale, per quanto, come tutti abbiamo rilevato, siano abbastanza ampi non debbono essere talmente allargati da includere anche l’obbligo della scuola materna.
Io non entro nel merito del concetto sostenuto dalla onorevole Federici, perché in tal caso dovrei dissentire. Comunque, a noi sembra che non sia proprio di una legge costituzionale l’inserire in questo articolo anche il concetto sostenuto dalla formula dell’onorevole Bianchini. Confido perciò che l’emendamento sia ritirato.
Anche gli onorevoli Preti, Binni ed altri hanno proposto un emendamento sostitutivo del secondo comma. Ho letto già il secondo comma e i colleghi lo hanno sott’occhio, quindi non lo ripeto.
«La scuola elementare – questa è la formula dell’emendamento sostitutivo dello onorevole Preti – e post-elementare, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita».
PRETI. Abbiamo corretto. Vi è stato un errore. La dizione esatta è: «L’insegnamento elementare e post-elementare, ecc.».
TUPINI, Presidente della prima Sottocommissione. Comunque, onorevole Preti, anche questo sembra inutile ai fini di quanto stabilisce la nostra formula. Abbiamo detto che l’insegnamento è obbligatorio, che ha la durata di otto anni ed è gratuito. Mi pare che quello che lei dice nulla aggiunga, nulla specifichi in meglio di quanto è contenuto nella nostra formula, per cui le rivolgo la preghiera di non insistere.
Quanto ella propone è già sufficientemente implicito nella nostra formula. Per quanto si riferisce all’insegnamento elementare e post-elementare, infatti, è ovvio che, se sono otto gli anni in cui esso si distribuisce, i primi cinque anni siano elementari ed i tre successivi post-elementari. Specificherà comunque la legge i termini precisi della graduazione. Farne menzione qui mi sembra una disposizione vincolativa non necessaria. Ritengo quindi che non sia questo il momento adatto per fare questa distinzione.
L’onorevole Pistoia, a sua volta, propone, con altri, un emendamento sostitutivo, pure al secondo comma, del seguente tenore: «Lo Stato provvede all’alunno tutta l’assistenza di cui ha bisogno per la frequenza della scuola».
A parte il carattere troppo impegnativo di questa formula, faccio osservare ai colleghi che l’hanno proposta che il contenuto di tale emendamento è già riflesso nella parte dell’articolo 28 in cui si dice che qualsiasi capace, qualsiasi meritevole privo di mezzi ha il diritto di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione. Per quanto poi attiene all’assistenza da dare a questi alunni per il periodo in cui frequentano la scuola elementare, si dice nell’ultimo comma dell’articolo 28 che borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze saranno attuate appunto per rendere possibile a chi è privo di mezzi di poter frequentare la scuola e dare quindi a costoro tutta l’assistenza di cui hanno bisogno per poter adempiere agli obblighi che impone la legge. Anche per questa ragione pregherei gli onorevoli proponenti di desistere dal loro emendamento. In ogni caso la Commissione mantiene la sua formula.
L’onorevole Colonnetti e l’onorevole Malagugini ed altri, in due emendamenti distinti, ma che presso a poco hanno lo stesso significato, propongono che invece di dire al terzo comma «I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi pin alti dell’istruzione» si faccia precedere al termine «I capaci e meritevoli» la parola «solo», cioè dire «Solo i capaci o i meritevoli». Faccio osservare agli onorevoli proponenti che questo avverbio rafforzativo mi pare perfettamente inutile. Quando la Costituzione dice che i capaci e i meritevoli hanno quei determinati diritti, evidentemente questa aggiunta non modifica affatto il significato di quanto è contenuto nella formula. Per lo meno a me sembra pleonastico e per questa ragione prego i colleghi di non insistere. Comunque, se l’onorevole Colonnetti insisterà, l’Assemblea è padrona del suo voto.
L’onorevole Franceschini e altri propongono il seguente emendamento aggiuntivo al terzo comma: «L’istruzione professionale è sviluppata e diffusa secondo le esigenze del lavoro».
Riteniamo che questa specificazione sia troppo ridondante e si riferisca ad una specificazione e ad una casistica che ci sembra impropria per l’indole del testo costituzionale. D’altra parte si dice nella formula del progetto che la Repubblica assicura l’esercizio di questo diritto, cioè del diritto di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione, e noi sappiamo che i gradi dell’istruzione hanno parecchie vie: hanno la via di ordine tecnico, la via di ordine classico, di ordine professionale, ecc. Penserà il legislatore a precisare quelle assistenze che saranno necessarie per mettere coloro che adiscono gli studi in condizione di poter raggiungere la loro meta nel modo migliore.
L’onorevole Nobili Tito Oro ed altri propongono un emendamento aggiuntivo al terzo comma per affermare che «Gli alunni che dimostrino attitudini speciali congiunte a meriti di profitto costante, saranno segnalati dagli insegnanti all’ente che la legge indicherà per la più estesa valorizzazione».
Onorevole Nobili, io apprezzo il suo concetto, ma per le ragioni dette all’onorevole Franceschini in ordine ad un emendamento meno particolaristico e meno dettagliato del suo, devo pregarla di non voler insistere. Il suo emendamento ci porterebbe ad una specificazione di casi per cui la nostra Costituzione non sarebbe più una Costituzione ma un trattato di cose varie molto lontano dagli scopi e dall’indole del nostro lavoro.
L’onorevole Mattarella, unitamente ad altri colleghi, ha presentato un emendamento secondo il quale gli ultimi due commi dovrebbero unirsi in un comma solo che fa parte del testo da lui proposto.
Ho letto attentamente – come del resto ho letto attentamente tutti gli emendamenti presentati dagli onorevoli colleghi – questa sua proposta, e dico che, almeno dal mio punto di vista, non sono contrario, perché lo scopo dell’emendamento non è quello di emendare l’articolo nel senso di mutarlo nel contenuto e nella sostanza, ma di dare una formula che anche a me sembra migliore di quella adottata dalla Commissione.
Comunque io, per una ragione di carattere generale, devo mantenere la formula della Commissione, e non posso dire di accettare senz’altro quella dell’onorevole Mattarella come base per la votazione. Se l’onorevole Mattarella insisterà, penserà l’Assemblea a regolarsi nell’interesse della formula migliore da dare all’articolo 28.
Gli onorevoli Nobili Tito Oro, Vernocchi ed altri, hanno proposto un emendamento sostitutivo al 4° comma con la seguente formula:
«La Repubblica, ponendo a profitto anche la mutualità scolastica, assicura l’esercizio di tale diritto mediante borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, da conferirsi per concorso agli alunni che gli organi segnalatici dimostrino meritevoli di parteciparvi».
Io ripeto le stesse considerazioni che ho esposte quando si trattava dell’emendamento precedente. Anche qui si fa una specificazione troppo minuta, e prego gli onorevoli proponenti di non insistere in tutte queste aggiunte, le quali non fanno che prendere in considerazione dei casi che, se dovessero essere estesi, porterebbero ad una sequenza che non finirebbe mai. Tanto più che in linea generale l’obbligo del futuro legislatore di assistere nel miglior modo coloro che sono privi di mezzi è sancito in forma che non ammette dubbi. I vari casi saranno – se mai – stabiliti dal legislatore.
L’onorevole Bernini ed altri hanno presentato un emendamento per sostituire il quarto comma col seguente: «La legge rende effettivo questo diritto mediante speciali provvidenze».
All’onorevole Bernini, devo rispondere in senso diverso e contrario da quello che ho usato di fronte alla richiesta dell’onorevole Nobili. Mi pare infatti che qui si limiti troppo e siccome la nostra formula mi sembra che realizzi la media esigenza, la media opinione, prego di desistere, perché questo emendamento limita troppo il concetto e l’applicazione contenuta nella formula dell’articolo 28. La mia preghiera, naturalmente, si fonda su una considerazione, che può non aver valore assoluto, ma relativo.
L’onorevole Ermini ha proposto eli sostituire, al quarto comma, alle parole «agli alunni di scuole statali e parificate» le parole «agli alunni che intendono compiere gli studi nelle scuole statali o parificate».
Faccio subito osservare che, a seguito della discussione svoltasi ieri in sede di articolo 27, la Commissione non insiste sul termine «parificate» neppure per l’articolo 28, e propone di sostituirlo con le parole «non statali».
Ritengo che neppure l’onorevole Ermini insisterà sul termine «parificate».
Circa, poi, il riferimento all’intenzione dell’alunno, che esige una specie di indagine sulla portata di questa «intenzione», penso che non sia il caso di addentrarvisi. Le questioni vanno poste e risolte sul piano oggettivo e non soggettivo, altrimenti ne deriverebbero complicazioni tali da rendere persino impossibile l’applicazione del concetto base contenuto nella nostra formula, la quale non esclude ma è comprensiva delle considerazioni con le quali l’onorevole Ermini ha illustrato il suo emendamento. Prego perciò l’onorevole Ermini di volerlo ritirare.
L’onorevole Lozza ed altri hanno proposto di sostituire, al quarto comma, alle parole «agli alunni di scuole statali e parificate» le altre: «agli alunni provenienti da qualsiasi scuola».
L’onorevole Lozza propone, inoltre, di abolire il «concorso» che è una garanzia per tutti.
LOZZA. No, io non propongo la soppressione del «concorso».
TUPINI. Presidente della prima Sottocommissione. Dunque, sul mantenimento del «concorso» siamo d’accordo. Credevo che lei volesse abolire questo concetto. Allora si tratta soltanto di modificare le ultime parole, dove si dice «scuole statali e parificate». La Commissione propone di dire: «scuole statali e non statali». Su questo l’Assemblea sarà interpellata e deciderà, ove l’onorevole Lozza insista nel suo emendamento.
Ci sono poi altri emendamenti aggiuntivi: anzitutto, dell’onorevole Colitto:
«Aggiungere i seguenti due commi:
«La Repubblica, inoltre, assume gratuitamente l’educazione e l’avviamento al lavoro e professionale dei cittadini inabili, con speciale riferimento ai minorati della vista, per un dovere di solidarietà umana e sociale e col proposito di recuperarne alla collettività nazionale le residue capacità di lavoro.
«La Repubblica assicura l’esercizio di questo diritto con la creazione di appositi istituti e di corsi specializzati, con borse di studio ed assegni familiari, e soprattutto con la emanazione di norme per il collocamento obbligatorio e la previdenza per la vecchiaia degli inabili, servendosi degli enti, istituti ed organizzazioni esistenti o da costituire».
L’onorevole Colitto si preoccupa dell’avviamento al lavoro professionale dei cittadini inabili ed in modo particolare di coloro che hanno perduto la vista. A me sembra che, con questo intendimento (che è nobile ed elevalo ed è condiviso da me e dalla Commissione), da una parte si tratta di portare l’azione del legislatore costituente su un caso particolare secondo la formula dell’articolo 28, che non esclude quelle provvidenze che in casi particolari come questi il legislatore vorrà e potrà appunto adottare; d’altra parte questo emendamento parla anche di assistenza sociale, di assegni familiari, di emanazione di norme per il collocamento obbligatorio ecc.; prende cioè di mira tutta una serie di provvidenze che sono o parascolastiche o postscolastiche e che rientrano nella competenza delle leggi speciali che la Repubblica dovrà fare ai fini dell’assistenza sociale. Mi pare che, almeno per questa seconda parte, l’onorevole Colitto dovrebbe, se mai, riproporre il suo emendamento in sede di articolo 34.
Anche l’onorevole Bruni ha proposto un articolo aggiuntivo all’articolo 28:
«Aggiungere il seguente comma:
«La Repubblica prenderà tutte le misure necessarie perché l’eguaglianza dei diritti, di fronte all’istruzione e all’educazione, sia di fatto rispettata anche nelle scuole non statali, col provvedere ad un congruo finanziamento di esse e con l’istituire scuole statali – nel quadro della libertà d’insegnamento – del tipo richiesto dalle famiglie».
Io sono favorevole a questo concetto; senonché ieri a questo riguardo l’Assemblea ha già manifestato il proprio dissenso e credo che l’onorevole Bruni dovrà ritirare il suo emendamento.
Inoltre l’onorevole Valenti ha proposto:
«Aggiungere il seguente comma:
«La Repubblica, inoltre, assume gratuitamente l’educazione e la rieducazione professionale dei cittadini inabili».
Infine gli onorevoli Codignola e Cianca hanno proposto il seguente articolo 28-bis:
«La Repubblica cura l’istruzione dei lavoratori promuovendo istituzioni di cultura popolare e scuole di addestramento professionale ed organizzando pubbliche biblioteche in ogni comune».
Questi emendamenti hanno per contenuto una materia che formava già oggetto del contenuto della seconda parte dell’emendamento dell’onorevole Colitto. Rispondo agli onorevoli proponenti allo stesso modo come ho risposto già all’onorevole Colitto: in sede di rapporti economici, e precisamente all’articolo 34, essi potranno ripresentare le loro proposte. Se il contenuto di questi emendamenti ha qualche cosa che riguarda l’assistenza agli scolari, certamente la formula da noi proposta non esclude questa possibilità di applicazioni particolari ad opera del futuro legislatore; ragione per cui invito gli onorevoli proponenti a non insistere nei loro emendamenti.
A me pare di aver risposto a tutti i ventotto emendamenti che ho dovuto esaminare.
Concludo, come ho incominciato: pregando l’Assemblea di voler approvare la formulazione proposta dalla Commissione. (Applausi al centro).
PRESIDENTE. Chiedo ora ai colleghi presentatori di emendamenti se li mantengono.
L’onorevole Mazzei ha presentato il seguente emendamento:
«Sostituirlo col seguente:
«L’insegnamento inferiore, impartito per almeno otto anni, è obbligatorio e gratuito.
«La Repubblica assicura agli allievi meritevoli, privi di mezzi, la possibilità di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione mediante borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze da conferirsi per concorso».
Onorevole Mazzei, lo mantiene?
MAZZEI. Sì, e chiedo che sia posto in votazione per primo.
PRESIDENTE. Credo che non sia possibile, e le spiegherò dopo le ragioni.
Segue l’emendamento dell’onorevole Tumminelli:
«Sostituirlo col seguente:
«L’insegnamento, impartito fino al 13° anno di età, è obbligatorio e gratuito.
«I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione.
«Lo Stato assicura l’esercizio di questo diritto con mezzi idonei allo scopo.
«Lo Stato riconosce a Enti privati la facoltà di formare scuole e istituti di educazione.
«La legge determina i diritti e gli obblighi delle scuole che chiedono la parificazione e prescrive le norme per la loro vigilanza.
«È prescritto l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio professionale e per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole indicati dalla legge».
L’onorevole Tumminelli ha comunicato che non insiste.
Segue l’emendamento dell’onorevole Bruni:
«Sostituirlo col seguente:
«La scuola, in ogni ordine e grado, è aperta a tutti, indipendentemente dalle possibilità economiche di ciascuno, e la Repubblica assicura ai non abbienti l’esercizio di questo diritto».
Onorevole Bruni, lo mantiene?
BRUNI. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento dell’onorevole Bosco Lucarelli:
«Sostituire il primo comma col seguente:
«La scuola è aperta a tutti».
Onorevole Bosco Lucarelli, lo mantiene?
BOSCO LUCARELLI. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento dell’onorevole Rodi:
«Sostituire il primo comma col seguente:
«La scuola è aperta a tutti».
Onorevole Rodi, lo mantiene?
RODI. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento degli onorevoli Bianchini Laura, Titomanlio Vittoria, Gortani:
«Sostituire il secondo comma col seguente:
«L’insegnamento, nei limiti dell’obbligo di frequenza scolastica, è gratuito».
Onorevole Bianchini Laura, lo mantiene?
BIANCHINI LAURA. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento degli onorevoli Preti, Binni, Silipo, Lozza, Bernamonti, Tega, Tonello, Badini Confalonieri:
«Sostituire il secondo comma col seguente:
«L’insegnamento elementare e postelementare, impartito per almeno otto anni, è obbligatorio e gratuito».
Onorevole Preti, lo mantiene?
PRETI. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento degli onorevoli Pistoia, Vischioni, Tonello, Giua, Merlin Angelina:
«Dopo il secondo comma aggiungere il seguente:
«Lo Stato provvede all’alunno tutta l’assistenza di cui ha bisogno per la frequenza della scuola».
Onorevole Pistoia, lo mantiene?
PISTOIA. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento dell’onorevole Colonnetti:
«Sostituire il terzo comma col seguente:
«Solo i meritevoli hanno diritto di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione».
Onorevole Colonnetti, lo mantiene?
COLONNETTE Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento degli onorevoli Malagugini, Bernini, Basso, Binni, Di Gloria, Preti, Cevolotto, Codignola, Lozza, Silipo, Bernamonti, Giua, Longhena, Tonello, Tega, Foa, Badini Confalonieri:
«Sostituire il terzo comma col seguente:
«Solo i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione».
Onorevole Malagugini, lo mantiene?
MALAGUGINI. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento degli onorevoli Franceschini, Gortani, Bosco Lucarelli, Bianchini Laura:
«L’istruzione professionale è sviluppata e diffusa secondo le esigenze del lavoro».
Onorevole Franceschini, lo mantiene?
FRANCESCHINI. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento degli onorevoli Nobili Tito Oro, Vernocchi, Tega, Merighi, De Michelis, Barbareschi:
«Aggiungere al terzo comma il seguente:
«Gli alunni che dimostrino attitudini speciali congiunte a meriti di profitto costante, saranno segnalati dagli insegnanti all’ente che la legge indicherà per la più estesa valorizzazione».
Onorevole Nobili, lo mantiene?
NOBILI TITO ORO. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento degli onorevoli Mattarella, Zerbi, Lazzati, Bertola, Colombo, Galati, Cremaschi Carlo, Benvenuti, Monticelli, Medi:
«Sostituire gli ultimi due commi col seguente:
«La Repubblica assicura ai meritevoli privi di mezzi, mediante adeguale provvidenze da conferirsi per pubblico concorso agli alunni appartenenti a qualsiasi scuola statale o non statale, la possibilità di frequentare le scuole di ogni ordine e di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione».
Onorevole Mattarella, lo mantiene?
MATTARELLA. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento degli onorevoli Nobili Tito Oro, Vernocchi, Tega, Merighi, De Michelis, Barbareschi:
«Sostituire il quarto comma col seguente:
«La Repubblica, ponendo a profitto anche la mutualità scolastica, assicura l’esercizio di tale diritto mediante borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, da conferirsi per concorso agli alunni che gli organi segnaletici dimostrino meritevoli di parteciparvi».
Onorevole Nobili lo mantiene?
NOBILI TITO ORO. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento degli onorevoli Bernini, Binni, Di Gloria, Malagugini, Basso, Preti, Codignola:
«Sostituire il quarto camma col seguente:
«La legge rende effettivo questo diritto mediante speciali provvidenze».
Onorevole Bernini, lo mantiene?
BERNINI. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento dell’onorevole Ermini:
«Al quarto comma, alle parole: agli alunni di scuole statali e parificate, sostituire: agli alunni che intendono compiere gli studi nelle scuole statali o parificate».
Onorevole Ermini, lo mantiene?
ERMINI. Rinuncio.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento degli onorevoli Lozza, Bernamonti, Silipo, Maltagliati, Farina, Lombardi Carlo, Musolino, Saccenti, Bardini, Platone:
«Al quarto comma, alle parole: agli alunni di scuole statali e parificate, sostituire le seguenti: agli alunni provenienti da qualsiasi scuola».
Onorevole Lozza, lo mantiene?
LOZZA. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento dell’onorevole Colitto:
«Aggiungere i seguenti due commi:
«La Repubblica, inoltre, assume gratuitamente l’educazione e l’avviamento al lavoro e professionale dei cittadini inabili, con speciale riferimento ai minorati della vista, per un dovere di solidarietà umana e sociale e col proposito di recuperarne alla collettività nazionale le residue capacità di lavoro.
«La Repubblica assicura l’esercizio di questo diritto con la creazione di appositi istituti e di corsi specializzati, con borse di studio ed assegni familiari, e soprattutto con la emanazione di norme per il collocamento obbligatorio e la previdenza per la vecchiaia degli inabili, servendosi degli enti, istituti ed organizzazioni esistenti o da costituire».
Onorevole Colitto, lo mantiene?
COLITTO. Mi riservo di ripresentarlo in sede di discussione dell’articolo 34.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento dell’onorevole Bruni:
«Aggiungere il seguente comma:
«La Repubblica prenderà tutte le misure necessarie perché l’eguaglianza dei diritti, di fronte all’istruzione e all’educazione, sia di fatto rispettata anche nelle scuole non statali, col provvedere ad un congruo finanziamento di esse e con l’istituire scuole statali – nel quadro della libertà d’insegnamento – del tipo richiesto dalle famiglie».
Onorevole Bruni, lo mantiene?
BRUNI. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Segue l’emendamento dell’onorevole Valenti:
«Aggiungere il seguente comma:
«La Repubblica, inoltre, assume gratuitamente l’educazione e la rieducazione professionale dei cittadini inabili».
Onorevole Valenti, lo mantiene?
VALENTI. Rinuncio, con la riserva di discuterne all’articolo 34.
PRESIDENTE. Gli onorevoli Codignola e Cianca, hanno, infine proposto il seguente articolo 28-bis:
«La Repubblica cura l’istruzione dei lavoratori promuovendo istituzioni di cultura popolare e scuole di addestramento professionale, ed organizzando pubbliche biblioteche in ogni comune».
Onorevole Codignola, lo mantiene?
CODIGNOLA. Lo mantengo.
PRESIDENTE. Passiamo ora alle votazioni.
Onorevole Mazzei, lei ha chiesto che il suo emendamento sostitutivo sia posto in votazione per primo. Non credo vi siano motivi sufficienti per accogliere questa richiesta.
Nel suo emendamento è soppresso il primo comma del testo della Commissione, è modificato il secondo e sono riorganizzati il terzo e il quarto, usandovi però nel complesso le stesse parole del progetto.
È necessario, pertanto, che l’Assemblea deliberi sul primo comma e dopo, se mai, il suo testo sostitutivo degli altri 3 commi potrà essere messo in votazione. D’altra parte il suo emendamento non potrebbe essere votato nel complesso, ma dovrà essere votato nelle singole parti, in confronto con le singole parti del testo della Commissione.
MAZZEI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAZZEI. Mi duole di non poter condividere il modo di vedere dell’onorevole Presidente. È chiaro che quando io rifondo tutto un articolo, lo riorganizzo, lo dispongo tecnicamente in modo diverso, lo muto interamente. Il suo, signor Presidente, è un ragionamento già fatto l’altro giorno e lei ha avuto ragione perché l’Assemblea le ha dato ragione.
Vi sono principî elementari di logica giuridica, che anche se disconosciuti da tutte le Assemblee di questo mondo, restano sempre validi. Ed è proprio questo il caso nostro. Anche se l’Assemblea mi dà torto, io non posso non continuare a ritenere di aver egualmente ragione.
Quando si aggiunge o si toglie qualche cosa ad un articolo di legge è evidente che se ne vuol mutare il contenuto. Allora io dico che se riorganizzo l’articolo muto la linea di votazione dell’articolo stesso. Nel testo si riconosce il diritto di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione e poi si pretende di assicurare l’esercizio di questo diritto che non c’è; perché nello stesso testo della Commissione si dice che si assicura questo diritto con borse di studio, concorsi ecc., e quindi non tutti gli allievi privi di mezzi avrebbero assicurata la possibilità di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione.
PRESIDENTE. Non entriamo nel merito, onorevole Mazzei. Ella nel suo emendamento lascia cadere il primo comma del progetto, riportando integralmente il secondo comma. Nel terzo comma riprende gli stessi concetti contenuti nel terzo e nel quarto comma del testo del progetto, salvo che li riordina nella loro successione.
MAZZEI. Ma non sono gli stessi concetti.
PRESIDENTE. Mi permetta, onorevole Mazzei. Lei dice nel secondo comma: «La Repubblica assicura agli allievi meritevoli, privi di mezzi, la possibilità di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione»; nel testo è detto: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione». È un diritto che evidentemente ella pure ammette. Poi il testo del progetto dice: «con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze da conferirsi per concorso»; e lei dice: «mediante borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze da conferirsi per concorso».
Non entro nell’esame giuridico che ella ha avuto occasione di esporre davanti all’Assemblea, ma rilevo soltanto che fra i due testi non vi è una netta differenza. Comunque, devo aggiungere che l’emendamento dell’onorevole Bruni riprende i concetti del testo della Commissione, compreso il primo, e che pertanto ritengo abbia diritto di esser posto con precedenza in votazione qualora si potesse votare nel complesso una di queste formule sostitutive. Ma, essendo l’articolo composto di vari elementi, bisogna procedere alla votazione dei singoli elementi contenuti nel testo; e pertanto bisognerà che noi procediamo per questo articolo, come per tutti gli altri, ad una votazione, la quale tenga presenti comparativamente il testo della Commissione e il testo proposto dai vari emendamenti.
Comunico che l’onorevole Mazzei ha chiesto sul suo emendamento la votazione per appello nominale unitamente agli onorevoli colleghi Bernabei, Pacciardi, Camangi, Della Seta, Azzi, Veroni, Nasi, Bocconi, Spallicci, Preti, De Mercurio, Paolucci, De Vita, Sardiello.
Prego l’onorevole Mazzei di indicare su quale parte dell’articolo intende che avvenga la votazione nominale.
TUPINI, Presidente della prima Sottocommissione. Non si tratta di una questione politica per la quale valga la pena di fare l’appello nominale.
MAZZEI. La richiesta vale per la prima parte, cioè quella soppressiva del primo comma del progetto.
PRESIDENTE. Sta bene. Il primo comma dell’articolo 28, nel testo proposto dalla Commissione è il seguente: «La scuola è aperta al popolo».
Vi sono vari emendamenti a questo comma; anzitutto quello dell’onorevole Bosco Lucarelli: «La scuola è aperta a tutti». L’onorevole Rodi propone la stessa formula: «La scuola è aperta a tutti».
Vi è poi l’emendamento dell’onorevole Bruni, che nella sua prima parte è del seguente tenore: «La scuola, in ogni ordine e grado, è aperta a tutti».
Vi sono quindi due formule che si contrappongono: la prima in cui si dice che la scuola è aperta al popolo; le altre che sostituiscono alla parola «popolo», la parola «tutti». In quella dell’onorevole Bruni si aggiunge ancora: «in ogni ordine e grado».
Passiamo ora alla votazione.
Vi è la richiesta dell’onorevole Mazzei di votazione per appello nominale per la soppressione del primo comma. (Commenti).
MAZZEI. Ritiro la richiesta (Applausi) per questo comma, riservandola per il secondo comma.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la formula: «La scuola è aperta a tutti».
(È approvata).
Il secondo comma del testo della Commissione è del seguente tenore: «L’insegnamento inferiore, impartito per almeno otto anni, è obbligatorio e gratuito».
A questo comma sono stati presentati i seguenti emendamenti:
«Sostituire il secondo comma col seguente:
«L’insegnamento, nei limiti dell’obbligo di frequenza scolastica, è gratuito.
«Bianchini Laura, Titomanlio Vittoria, Gortani».
«Sostituire il secondo comma col seguente:
«L’insegnamento elementare e postelementare, impartito per almeno otto anni, è obbligatorio e gratuito.
«Preti, Binni, Silipo, Lozza, Bernamonti, Tega, Tonello, Badini Confalonieri».
Invito la Commissione a pronunciarsi intorno a questi due emendamenti.
TUPINI, Presidente della prima Sottocommissione. La Commissione ripete a mio mezzo di essere contraria all’accoglimento di questi due emendamenti ed insiste perché l’Assemblea voglia approvare la formula da essa proposta.
PRESIDENTE. La formulazione dell’onorevole Bianchini Laura è più ampia e si discosta maggiormente dal testo della Commissione.
BIANCHINI LAURA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BIANCHINI LAURA. A nome del mio Gruppo, dichiaro che noi voteremo per l’emendamento ora letto, primo: perché l’Italia ha firmato una convenzione internazionale che non limita al quattordicesimo anno di età l’obbligatorietà della frequenza scolastica; secondo: c’è già una proposta formulala dalla Commissione per la scuola materna del Ministero per estendere l’obbligatorietà della frequenza a partire dal quarto anno di età. E questa è la proposta di una Commissione ufficiale di studio. Quindi, se noi partissimo un giorno dai quattro anni, con la limitazione agli otto anni di frequenza arriveremmo con l’obbligatorietà ai 12 anni, mancando a un impegno già firmato. Terzo: faccio osservare inoltre che l’espressione del testo della Commissione è infelice. Infatti si parla di insegnamento inferiore che non si sa bene che cosa sia. E si dice che l’insegnamento è obbligatorio, mentre invece obbligatoria è la frequenza, e l’insegnamento è gratuito. Ecco perché la nostra formulazione, che è larga e senza limiti troppo precisati, mi sembra possa accogliere tanto la eventuale modifica in sede di scuola materna, come l’eventuale modifica in sede di attuazione di una convenzione internazionale.
TUPINI. Presidente della prima Sottocommissione. Ricordo che nel nostro testo c’è la parola: «almeno».
LOZZA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOZZA. Il gruppo comunista voterà contro l’emendamento Bianchini, perché è limitato dall’obbligo di frequenza scolastica; pur tenendo conto delle ragioni dette dalla onorevole Bianchini, osservo che non è specificato almeno un limite minimo. Nel comma presentato dalla Commissione è detto: «impartito per almeno otto anni». Limite minimo potranno essere 8-9 e anche 10 anni, e noi saremmo ben felici. Il legislatore seguirà la norma di estendere l’obbligo scolastico, ma intanto il limite minimo è da noi già oggi garantito per almeno otto anni.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento dell’onorevole Bianchini Laura:
«L’insegnamento, nei limiti dell’obbligo di frequenza scolastica, è gratuito».
(Dopo prova e controprova, non è approvato).
Passiamo alla formulazione dell’onorevole Preti, non accettata dalla Commissione:
«L’insegnamento elementare e post-elementare, impartito per almeno otto anni, è obbligatorio e gratuito».
CODIGNOLA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CODIGNOLA. Voto a favore di questa formulazione, avvertendo che, da un punto di vista tecnico, non è l’insegnamento che è obbligatorio e gratuito, ma l’istruzione che è obbligatoria e gratuita. Chiedo quindi all’onorevole Preli se è disposto a modificare in questo senso la sua formulazione.
PRETI. Sì.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento dell’onorevole Preti, così modificato:
«L’istruzione elementare e post-elementare, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita».
(Dopo prova e controprova, non è approvato).
Si dovrà votare ora il secondo comma nel testo della Commissione, la quale accettando la modifica di carattere tecnico dell’onorevole Codignola, lo formula così:
«L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita».
TAVIANI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TAVIANI. Dichiaro di non poter accettare l’espressione «istruzione inferiore», che è peggiore dell’altra.
PRESIDENTE. Pongo in votazione il secondo comma, del quale ho già dato lettura.
(È approvato).
Vi è ora un emendamento dell’onorevole Pistoia, il quale ha proposto di aggiungere, dopo il secondo comma, il seguente:
«Lo Stato provvede all’alunno tutta l’assistenza di cui ha bisogno per la frequenza nella scuola».
LOZZA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOZZA. Voto contro l’emendamento Pistoia, perché le garanzie che l’emendamento vuole dare le troviamo nei commi successivi dell’articolo 28.
MORO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORO. Per la stessa ragione ora indicata dall’onorevole Lozza, poiché riteniamo comprese queste provvidenze nei commi successivi, voteremo contro.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento Pistoia e altri, del quale ho dato lettura.
(Non è approvato).
Dobbiamo porre in votazione alcuni emendamenti, i quali uniscono il contenuto del terzo e quarto comma del progetto.
La formulazione dell’onorevole Bruni che, se accettata, dovrebbe essere collegata con i due commi già votati, è del seguente tenore: «indipendentemente dalle possibilità economiche di ciascuno, e la Repubblica assicura ai non abbienti l’esercizio di questo diritto».
La pongo in votazione, perché più comprensiva e più lontana dal testo della Commissione rispetto all’emendamento dell’onorevole Mazzei.
(Non è approvata).
Segue l’emendamento degli onorevoli Mattarella, Zerbi, Lazzati, Bertola, Colombo, Galati, Cremaschi Carlo, Benvenuti, Monticelli, Medi:
«Sostituire gli ultimi due commi col seguente:
«La Repubblica assicura ai meritevoli privi di mezzi, mediante adeguate provvidenze da conferirsi per pubblico concorso agli alunni appartenenti a qualsiasi scuola statale o non statale, la possibilità di frequentare le scuole di ogni ordine e di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione».
MATTARELLA. Rinunzio all’emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del secondo comma dell’emendamento Mazzei:
«La Repubblica assicura agli allievi meritevoli, privi di mezzi, la possibilità di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione mediante borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze da conferirsi per concorso».
Acquista ora vigore la richiesta di votazione per appello nominale. (Commenti).
Domando all’onorevole Mazzei se insiste nella domanda di appello nominale.
MAZZEI. Io vorrei accontentare i colleghi, ma è necessaria la votazione, perché c’è la questione delle scuole statali e parificate.
NOBILE. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NOBILE. Voterò a favore di questo emendamento. Il terzo comma dell’articolo, quale è stato proposto dalla Commissione, non è sodisfacente, perché quando si dice che: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione», si affermano due cose; la prima, che i capaci e meritevoli hanno diritto di accedere agli alti gradi dell’istruzione ed una tale affermazione è certamente pleonastica, giacché a nessuno verrebbe in mente di negare un tale diritto. In secondo luogo si afferma che i giovani privi di mezzi, se sono capaci e lo meritano, hanno diritto di pervenire ai gradi superiori dell’istruzione. Quest’affermazione è importante, ma appunto perciò deve essere fatta più chiaramente e più esplicitamente, come nell’emendamento proposto dall’onorevole Mazzei.
In quanto agli altri emendamenti, dove la formula del testo «I capaci e meritevoli» è stata corretta nell’altra «Solo i capaci o meritevoli», essi evidentemente vogliono accennare alla necessità di operare una selezione, fra gli studiosi, mediante esami. Ma di questo si è parlato in un articolo precedente, accennando agli esami di Stato. La ripetizione sarebbe qui fuor di posto ed assolutamente inopportuna.
Per questi motivi voterò a favore dell’emendamento Mazzei.
LOZZA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOZZA. Il Gruppo comunista voterà contro l’emendamento Mazzei, perché in esso si dice: «La Repubblica assicura ecc.»; mentre nel testo della Commissione si dice: «I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto…».
Questa formula a noi sembra più precisa.
MALAGUGINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAGUGINI. La preoccupazione dell’onorevole Mazzei non ha ragione d’essere, in quanto, approvato il terzo comma, noi proporremo di aggiungere: «La legge rende effettivo questo diritto mediante speciali provvidenze». L’appello nominale potrà essere chiesto eventualmente su questo capoverso.
CODIGNOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CODIGNOLA. Io sono contrario alla proposta Mazzei, perché nel suo testo non è implicito il concetto, che, invece, è implicito nella proposta nostra, che dice: «Solo i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione».
TONELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TONELLO. Io non avrei difficoltà a votare favorevolmente, ma penso che non vi sia bisogno di procederà all’appello nominale.
CORBINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORBINO. Anche senza appello nominale, su che cosa dovremmo ora votare? Io ho inteso due testi, e cioè: «capaci e meritevoli» e poi: «solo i capaci e i meritevoli». Voi avete votato ieri sull’esame di Stato, e penso che quando uno abbia superato l’esame di Stato debba essere già considerato meritevole e capace di frequentare tutti i gradi di istruzione.
PRESIDENTE. Adesso si stanno facendo delle dichiarazioni di voto sul testo proposto dall’onorevole Mazzei, ed in questo testo non vi è quell’inciso «solo», che è contenuto invece in un emendamento proposto dagli onorevoli Malagugini ed altri.
MORO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORO. A nome del mio Gruppo, dichiaro che voteremo contro l’emendamento proposto dall’onorevole Mazzei, perché riteniamo che sia molto più incisivo il testo della Commissione, al quale noi ci atteniamo.
CONDORELLI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CONDORELLI. A me pare che risponda veramente alla intenzione del legislatore l’emendamento proposto dall’onorevole Mazzei, perché qui non si tratta di attribuire un astratto diritto, ma una possibilità concreta di raggiungere gli alti gradi della istruzione. Di questa attribuzione di diritto, che poi tecnicamente non sarebbe un diritto, mi pare che gli alunni meritevoli abbiano poco da farsene: a loro interessa la possibilità concreta di fatto, ed è questa che lo Stato deve effettivamente dare con le provvidenze a cui si è accennato. A me pare che si debba aderire all’emendamento dell’onorevole Mazzei.
PRETI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PRETI. Noi non aderiamo all’emendamento Mazzei, in quanto ci riserviamo di votare l’emendamento Malagugini.
MAZZEI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAZZEI. Poiché sono ormai già noti i pareri dei diversi gruppi dell’Assemblea, ritiriamo la nostra proposta di appello nominale.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento dell’onorevole Mazzei.
(Non è approvato).
FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCHINI. Desidero rilevare che il mio emendamento relativo all’istruzione professionale è stato pubblicato come aggiuntivo del terzo comma, mentre deve andare posto alla fine del secondo comma.
PRESIDENTE. L’onorevole Franceschini e altri hanno proposto di aggiungere al secondo comma le parole:
«L’istruzione professionale è sviluppata e diffusa secondo le esigenze del lavoro».
Avverto che su questo emendamento l’onorevole Franceschini ha chiesto la votazione per appello nominale, unitamente agli onorevoli Gortani, Garlato, Biagioni, Marconi, Bastianetto, Gotelli Angela, Delli Castelli Filomena, Bianchini Laura, Balduzzi.
Onorevole Franceschini, insiste nella richiesta?
FRANCESCHINI. Non vi insisto.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’emendamento.
LOZZA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOZZA. Il Gruppo comunista voterà contro l’emendamento Franceschini. Ieri abbiamo ascoltato parole calde dall’amico Franceschini, abbiamo sentito il suo cuore teso verso la scuola e verso le scuole professionali; a noi pare però che nella Repubblica democratica italiana la scuola professionale debba svilupparsi, certo, seguendo le esigenze del lavoro, senza che questa affermazione sia posta nella Carta costituzionale; tutt’al più può essere posta in un regolamento scolastico. D’altra parte, questa formulazione potrebbe anche essere pericolosa; potrebbe darsi che, per esempio, l’industriale tale (o la tale Camera di commercio) aprisse una scuola per i suoi interessi particolari.
Abbiamo ascoltato le parole dell’onorevole Franceschini. Egli non diceva questo, ma è mio dovere mettere in evidenza il pericolo in cui si può incorrere con questa formulazione. Noi siamo per le scuole professionali, e abbiamo anche già detto: «La scuola è aperta al popolo». La scuola professionale sarà certo la scuola più curata in Italia. Spetta al legislatore formulare le leggi necessarie.
CODIGNOLA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CODIGNOLA. Vorrei osservare all’onorevole Franceschini che, se questo emendamento si riferisce all’istruzione professionale media, aderisco alle osservazioni fatte dall’onorevole Lozza. In questo caso si tratta di una questione regolamentare, o al massimo legislativa; quindi, non mi pare che debba essere regolata da una Carta costituzionale. Se invece l’emendamento riguarda il problema dell’istruzione professionale degli adulti, dei lavoratori, questo è un problema più importante; ma in questo casa faccio presente all’onorevole Franceschini che c’è una mia proposta di emendamento, articolo 28-bis, che riguarda, in un ambito più vasto, il problema dell’istruzione professionale del popolo. Quindi chiedo all’onorevole Franceschini se non ritenga opportuno di non insistere in questa sede.
MORO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORO. Osservo, a nome del mio Gruppo, che, malgrado le osservazioni dell’onorevole Lozza, sussiste, a nostro parere, l’opportunità di un richiamo esplicito all’istruzione professionale in Italia. È vero che anche questo è un tipo di scuola, come gli altri tipi di scuola, ma è pur vero che nella scuola professionale, com’è configurata negli ordinamenti dello Stato, non si esaurisce il problema dell’istruzione professionale. Con l’emendamento Franceschini si vuol dare insomma una direttiva al futuro legislatore perché, tenendo conto della esigenza di una istruzione professionale intesa nel senso più largo e in aderenza ai caratteri peculiari delle diverse regioni d’Italia, provveda a che l’attività lavorativa sia sussidiata e resa più efficace mediante un’opportuna istruzione professionale non intesa nel senso prettamente scolastico. Per queste ragioni noi voteremo a favore dell’emendamento Franceschini.
MALAGUGINI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAGUGINI. Quando ieri l’onorevole Franceschini ha illustrato il suo emendamento io mi sono vivamente compiaciuto del suo discorso e gli ho espresso pubblicamente i miei rallegramenti. Ma la formulazione dell’emendamento non mi sodisfa per le ragioni enunciate dall’onorevole Lozza e alle quali ha in parte aderito l’amico Codignola. D’altronde, onorevole Franceschini, a me pare che ella non dovrebbe avere alcuna difficoltà ad accettare l’invito rivoltole dal collega Codignola. Non so se ella abbia presente l’articolo 28-bis nella formulazione del proponente. In esso si dice: «La Repubblica cura l’istruzione dei lavoratori promuovendo istituzioni di cultura popolare e scuole di addestramento professionale, ed organizzando pubbliche biblioteche in ogni comune».
Questo articolo racchiude l’argomento importantissimo, che provoca le giuste preoccupazioni dell’onorevole Franceschini, in un insieme più vasto e non annulla, ma integra, il concetto ispiratore del suo emendamento aggiuntivo; sicché io gli farei viva preghiera di aderire alla richiesta dell’onorevole Codignola. Qualora però egli insistesse nella votazione del suo emendamento – poiché, per le ragioni prima dette, non ci sentiamo di votarlo così come è formulato e d’altra parte non vogliamo dare neppure l’impressione che noi si sia contro l’insegnamento professionale (questo sarebbe enorme) – ci asterremo dal voto.
D’ARAGONA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D’ARAGONA. È mia convinzione che, se vorremo avere scuole professionali feconde, le dovremo legare alla grande industria, perché le scuole professionali, così come sono oggi organizzate, non possono rispondere alle esigenze della grande industria, il che vuol dire quindi che le scuole professionali dovranno essere collegate con le officine. Ora, che cosa vuol dire la frase: «esigenze del lavoro»? Se domani il legislatore volesse introdurre questo sistema: gli apprendisti che entrano negli stabilimenti sono obbligati a frequentare le scuole professionali dello stabilimento per un determinato numero di ore quotidiane a carico della ditta, le «esigenze del lavoro» possono portare a stabilire l’applicazione di scuole professionali di questo genere?
Ecco la domanda che faccio. Mi pare quindi che in tale materia sia più accettabile la proposta contenuta nell’articolo 28-bis presentato dal collega Codignola, perché lascia aperta la strada a questa possibilità di applicazione delle scuole professionali. Per questa ragione dichiaro che voterò contro.
COLITTO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLITTO. Siamo anche noi d’accordo che l’istruzione professionale debba essere sviluppata e diffusa; ma non possiamo votare a favore dell’emendamento, perché ci sembra che la formula sia equivoca. Noi non intendiamo come si possa affermare che la diffusione e lo sviluppo delle scuole professionali debba avere come guida soltanto le esigenze del lavoro.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento Franceschini:
«L’istruzione professionale è sviluppata e diffusa secondo le esigenze del lavoro».
(Non è approvato).
Al terzo comma dell’articolo 28 sono stati proposti i seguenti emendamenti:
«Sostituire il terzo comma col seguente:
«Solo i meritevoli hanno diritto di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione.
«COLONNETTI».
«Sostituire il terzo comma col seguente:
«Solo i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione.
«Malagugini, Bernini, Basso, Binni, Di Gloria, Preti, Cevolotto, Codignola, Lozza, Silipo, Bernamonti, Giua, Longhena, Tonello, Tega, Foa, Badini Confalonieri».
COLONNETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLONNETTI. Desidero prima di tutto dichiarare che considero il mio emendamento come perfettamente equivalente a quello dell’onorevole Malagugini.
Tutta l’importanza dell’emendamento sta infatti nell’aggiunta della parola «solo»; a proposito della quale chiedo il permesso di spiegare all’onorevole Vice-Presidente della Commissione, che mi ha pregato di ritirare l’emendamento, la ragione per cui non posso aderire a questa sua richiesta. E la ragione è questa: che non si tratta – come l’onorevole Tupini ha detto – di un semplice pleonasmo, di una parola che non aggiunge niente. La parola «solo», messa qui, sta ad indicare una direttiva per la futura legislazione, onde impedire ai non meritevoli di arrivare ai più alti gradi della istruzione.
All’onorevole Corbino, il quale mi osservava poco fa che gli esami stanno precisamente a provvedere a questo scopo, rispondo che convengo che dal punto di vista teorico la cosa potrebbe essere sostenibile; ma tutti sappiamo che in pratica gli esami sono un congegno attraverso il quale tutti passano, se sono disposti a ripeterli tante volte quanto occorra. Sicché, malgrado l’istituzione degli esami, e dello stesso esame di Stato, chiunque sia disposto a continuare a pagare tasse, riesce sempre ad arrivare in fondo. La parola «solo» tende alla eliminazione di questo che è un vero e proprio privilegio dei ricchi, dei disposti a pagare; e sta ad affermare che ai non meritevoli, anche se disposti a pagare indefinitamente, deve essere in qualche modo preclusa la possibilità di continuare gli studi.
FANFANI, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. No ha facoltà.
FANFANI. Colgo l’occasione per parlare sia sull’emendamento presentato dall’onorevole Colonnetti, sia su quello presentato dall’onorevole Malagugini ed altri.
Mi pare che lo spirito del terzo comma dell’articolo 28 sia quello di garantire a tutti, anche se privi di mezzi, beninteso purché meritevoli e capaci, di ascendere a tutti i gradi dell’istruzione. Ora, l’emendamento dell’onorevole Colonnetti, e in maniera ancora più grave l’emendamento a firma dell’onorevole Malagugini, otterrebbero, se approvati, un effetto del tutto contrario.
Quando si dice che solo i meritevoli e i capaci hanno diritto di istruirsi, si invita la scuola a bocciare i somari. (Commenti). Ora io penso che questo non debba aver bisogno di essere consacrato nella Costituzione. (Si ride).
In secondo luogo, l’emendamento dell’onorevole Malagugini aggiunge che si debbono bocciare i somari, anche se privi di mezzi. In sostanza quindi si invita la Commissione esaminatrice degli esami di Stato o i professori ad una particolare – usiamo un eufemismo – «benevolenza», proprio per i privi di mezzi.
Ora, io pregherei i nostri onorevoli colleghi presentatori dei due emendamenti, proprio per la tutela di quel diritto che, insieme con la Commissione, ritengo essi abbiano ferma idea di affermare, di tornare al testo della Commissione, l’unico capace di garantire che i meno capaci, anche se privi di mezzi, siano in condizione di accedere alle scuole di ogni ordine e grado.
Per questa considerazione, il nostro Gruppo voterà contro i due emendamenti e conserva la speranza che i due proponenti torneranno al testo della Commissione, ravvisando in esso la piena tutela di quelle esigenze che hanno formato oggetto delle loro preoccupazioni e per le quali si sono mossi.
LACONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LACONI. Noi conveniamo, nel complesso, con le considerazioni fatte testé dall’onorevole Fanfani, per quanto ci rendiamo perfettamente conto delle esigenze che hanno determinato la presentazione di questi emendamenti. Si voleva affermare un criterio di selezione; si voleva dare – come diceva poco fa l’onorevole Colonnetti – un indirizzo nuovo alla scuola.
Il fatto è che il comma, così come è stato proposto dalla Sottocommissione, ha un diverso significato e trae il suo particolare accento dall’inciso: «anche se privi di mezzi». Premettendovi un «solo», l’accento del comma viene a spostarsi, e prevale l’affermazione di una norma pedagogica che ha il suo valore, ma che qui, in sede di Costituzione, appare troppo ovvia.
L’onorevole Malagugini diceva poco fa: ce ne sarebbe bisogno per la scuola. Siamo d’accordo; ma qui a noi giova e preme di affermare il concetto che, anche ai privi di mezzi, deve essere data la garanzia di poter accedere ai più alti gradi dell’istruzione.
Io credo pertanto che nel testo della Commissione ciò sia affermato con una efficacia molto maggiore. In altra sede e ad altri il compito di moralizzare la vita scolastica.
BOZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOZZI. Io personalmente concordo con quanto hanno detto gli onorevoli Fanfani e Laconi. L’emendamento proposto dall’onorevole Colonnetti dà al testo un significato profondamente diverso. Infatti, l’onorevole Colonnetti toglie l’inciso: «anche se privi di mezzi», che è la vera ragion d’essere di questa disposizione. L’accento della norma sta soltanto in ciò; mentre l’emendamento presentato verrebbe a dire soltanto che solo coloro che meritano debbono essere promossi. Non v’è davvero bisogno d’inserire questo elementare concetto nella Costituzione!
Io ritengo quindi che debba essere mantenuto fermo il testo della Commissione.
COLITTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLITTO. Le ragioni indicate dagli onorevoli Corbino e Fanfani mi sembrano quanto mai evidenti, soprattutto se si considerino alla luce del testo chiarissimo svolto dalla Commissione.
Noi dichiariamo, pertanto, di votare contro.
MALAGUGINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAGUGINI. Se avevo qualche dubbio sulla bontà dell’emendamento da me proposto, le parole del collega Fanfani lo hanno eliminato, nel senso di confermarmi la bontà, o almeno l’opportunità, dell’emendamento stesso. E proprio per le ragioni dette dall’onorevole Colonnetti: noi vogliamo cioè affermare che non deve essere possibile ad un somaro, solo perché provvisto di mezzi, di adire ai più alti gradi dell’istruzione. (Commenti).
La legge troverà le disposizioni per impedire che questo avvenga, ispirandosi al concetto espresso in quell’avverbio con cui il comma si inizia.
Pregherei piuttosto l’onorevole Colonnetti di voler ritirare il proprio emendamento e di aderire al nostro, che è comprensivo del suo e più completo.
COLONNETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLONNETTI. Devo dichiarare che se la interpretazione del mio emendamento dovesse essere quella datagli dall’onorevole Bozzi, e se la soppressione dell’inciso «anche se privi di mezzi» dovesse avere quel significato che egli ha detto, non potrei più insistere sull’emendamento, perché quella non era la mia intenzione. Ho già detto che l’essenziale del mio emendamento sta nell’aggiunta della parola «solo» e che io lo considero come del tutto equivalente all’emendamento dell’onorevole Malagugini. Quindi ritiro il mio emendamento, riservandomi di dare il mio voto all’emendamento Malagugini.
BERNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERNINI. Per quanto io sia di professione un grammatico, non riesco a capire che cosa tolga di essenziale quel «solo», se premesso a tutto il resto. Per conto mio, se non c’è quel «solo», l’affermazione principale diventa lapalissiana, perché l’affermazione principale è questa: «hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione» i capaci e meritevoli. Il resto «anche se privi di mezzi» è un inciso, non è formalmente essenziale. Tenete presente che questo è ciò che noi grammatici chiamiamo attributo, cioè qualche cosa che si aggiunge. Ripeto: l’essenziale dell’articolo sarebbe questo: i capaci e i meritevoli hanno diritto ecc. Ora non c’è bisogno di scomodare la Costituzione per affermare qualche cosa di questo genere. Quindi, soltanto se noi aggiungiamo la parola «solo», l’espressione «capaci e meritevoli» acquista valore.
In quanto poi all’inciso «se privi di mezzi», una delle due: o lo conserviamo nella posizione di attributo, oppure sarebbe stato più logico che il collega Laconi avesse proposto di toglierlo facendone un comma a parte. Ma se noi lo conserviamo mi pare che l’articolo abbia valore solamente se si aggiunga la parola «solo». Per me, questa è la vera, la più autentica affermazione democratica. Pertanto noi dichiariamo di insistere nel nostro emendamento.
NOBILE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NOBILE. A me pare che con l’emendamento in discussione, come del resto hanno riconosciuto gli stessi proponenti, implicitamente si affermi che in Italia si possono conferire diplomi di laurea od altri diplomi analoghi senza che ci sia merito da parte di quelli che li conseguono. Proclamare una tale deficienza, se realmente esiste, in un solenne documento quale è la Costituzione, mi sembra inammissibile. Tanto valeva, quando si è parlato di esami di Stato, aggiungere che essi dovevano essere severi (Commenti).
TUPINI, Presidente della prima Sottocommissione. Facciamo addirittura il regolamento scolastico!
PRESIDENTE. Dato che l’onorevole Colonnetti ha ritirato la sua formulazione, pongo in votazione l’emendamento al terzo comma presentato dall’onorevole Malagugini ed altri, del seguente tenore:
«Solo i capaci, e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione».
(Non è approvato).
Pongo in votazione il terzo comma nel testo della Commissione:
«I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione».
(È approvato).
Vi è adesso l’emendamento aggiuntivo proposto dall’onorevole Nobili Tito Oro e altri, del seguente tenore:
«Gli alunni che dimostrino attitudini speciali congiunte a meriti di profitto costante, saranno segnalati dagli insegnanti all’ente che la legge indicherà per la più estesa valorizzazione».
NOBILI TITO ORO. Dichiaro di ritirarlo.
PRESIDENTE. Al quarto comma sono stati presentati due emendamenti sostitutivi. Il primo è dell’onorevole Nobili Tito Oro e altri, del seguente tenore:
«La Repubblica, ponendo a profitto anche la mutualità scolastica, assicura l’esercizio di tale diritto mediante borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, da conferirsi per concorso agli alunni che gli organi segnaletici dimostrino meritevoli di parteciparvi».
NOBILI TITO ORO. Lo ritiro.
PRESIDENTE. Il secondo è dell’onorevole Bernini ed altri, del seguente tenore:
«La legge rende effettivo questo diritto mediante speciali provvidenze».
Su questo emendamento l’onorevole Bernini ha chiesto la votazione a scrutinio segreto, unitamente agli onorevoli Binni, Preti, Fogagnolo, Merlin Lina, Pressinotti, Tonello, Tega, Pistoia, Fioritto, Scarpa, Bianchi Costantino, Mariani Enrico, Grazi, Tonetti, Carpano Maglioli, Lussu, Codignola, Malagugini, Stampacchia, Bocconi, Mastino Pietro, Cianca, Montemartini.
Votazione segreta.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto.
Si faccia la chiama.
RICCIO, Segretario, fa la chiama.
(Segue la votazione).
Presidenza del Vicepresidente PECORARI
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione ed invito gli onorevoli Segretari a procedere alla numerazione dei voti.
(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).
Presidenza del Presidente TERRACINI
PRESIDENTE. Comunico i risultati della votazione a scrutinio segreto sull’emendamento Bernini:
Presenti e votanti 406
Maggioranza 204
Voti favorevoli 151
Voti contrari 255
(L’Assemblea non approva).
Hanno preso parte alla votazione:
Abozzi – Adonnino – Alberti – Amadei – Ambrosini – Amendola – Andreotti – Arcaini – Arcangeli – Avanzini – Azzi.
Bacciconi – Badini Confalonieri – Baldassari – Balduzzi – Baracco – Barbareschi – Bardini – Bargagna – Barontini Anelito – Barontini Ilio – Basile – Basso – Bastianetto – Bazoli – Bei Adele – Bellato – Bellusci – Belotti – Bencivenga – Benedetti – Benedettini – Bennani – Benvenuti – Bernabei – Bernamonti – Bernini Ferdinando – Bertini Giovanni – Bertola – Bertone – Biagioli – Bianchi Bianca – Bianchi Bruno – Bianchi Costantino – Bianchini Laura – Bibolotti – Binni – Bitossi – Bocconi – Bonomelli – Bonomi Paolo – Borsellino – Bosco Lucarelli – Bosi – Bovetti – Bozzi – Braschi – Bruni – Brusasca – Bubbio – Bucci – Bulloni Pietro – Burato.
Cacciatore – Caccuri – Caiati – Calamandrei – Camangi – Campilli – Canepa – Canevari – Cappa Paolo – Cappelletti – Cappi Giuseppe – Cappugi – Carbonari – Carboni – Carignani – Caronia – Carpano Maglioli – Carratelli – Caso – Cassiani – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Cavalli – Cevolotto – Chatrian – Chiaramello – Chieffi – Ciampitti – Cianca – Ciccolungo – Cifaldi – Cimenti – Cingolani Mario – Clerici – Coccia – Codacci Pisanelli – Codignola – Colitto – Colombi Arturo – Colombo Emilio – Colonnetti – Conci Elisabetta – Condorelli – Conti – Coppa Ezio – Coppi Alessandro – Corbi – Corbino – Corsi – Corsini – Cortese – Costa – Costantini – Cotellessa – Cremaschi Carlo – Cremaschi Olindo – Crispo.
Damiani – D’Amico Diego – D’Amico Michele – D’Aragona – De Caro Gerardo – De Falco – De Gasperi – Del Curto – Della Seta – Delli Castelli Filomena – De Maria – De Martino – De Mercurio– De Michele Luigi – De Michelis Paolo – De Palma – De Unterrichter Maria – De Vita – Di Fausto – Di Vittorio – Dominedò – D’Onofrio – Dossetti – Dozza – Dugoni.
Ermini.
Fabbri – Fabriani – Faccio – Fanfani – Fantoni – Fantuzzi – Faralli – Farina Giovanni – Farini Carlo – Fedeli Armando – Federici Maria – Ferrarese – Ferrari Giacomo – Ferrario Celestino – Ferreri – Filippini – Finocchiaro Aprile – Fiorentino – Fioritto – Firrao – Flecchia – Foa – Fogagnolo – Foresi – Fornara – Franceschini – Froggio – Fuschini.
Gabrieli – Galati – Gallico Spano Nadia – Garlato – Gatta – Gavina – Germano – Gervasi – Geuna – Ghidetti – Ghidini – Ghislandi – Giacchero – Giacometti – Giannini – Giolitti – Giordani – Giua – Gonella – Gorreri – Gortani – Gotelli Angela – Grassi – Grazi Enrico – Grazia Verenin – Grieco – Gronchi – Guariento – Guerrieri Emanuele – Guerrieri Filippo – Gui – Guidi Cingolani Angela – Gullo Fausto – Gullo Rocco.
Imperiale.
Jacini – Jervolino.
Laconi – Lagravinese Pasquale – La Malfa – Lami Starnuti – La Rocca – Lazzati – Leone Giovanni – Lettieri – Lizier – Lombardi Carlo – Lombardi Riccardo – Longhena – Lopardi – Lozza – Lucifero – Lussu.
Macrelli – Maffi – Magnani – Magrini – Malagugini – Maltagliati – Malvestiti – Mancini – Mannironi – Manzini – Marazza – Marchesi – Marconi – Mariani Enrico – Marinaro – Martinelli – Martino Enrico – Marzarotto – Massola – Mastino Gesumino – Mastino Pietro – Mattarella – Mattei Teresa – Matteotti Carlo – Mazza – Mazzei – Meda Luigi – Medi Enrico – Mentasti – Merighi – Merlin Angelina – Miccolis – Micheli – Minella Angiola – Minio – Molinelli – Montagnana Rita – Montalbano – Montemartini – Monterisi – Monticelli – Montini – Morandi – Morelli Luigi – Morelli Renato – Morini – Moro – Mùrdaca – Murgia – Musolino – Musotto.
Nasi – Natoli Lamantea – Nenni – Nicotra Maria – Nobile Umberto – Nobili Oro – Noce Teresa – Numeroso.
Pacciardi – Pajetta Gian Carlo – Pajetta Giuliano – Pallastrelli – Paris – Pastore Giulio – Pastore Raffaele – Pat – Pecorari – Pella – Pera – Perassi – Perlingieri – Persico – Pertini Sandro – Perugi – Pesenti – Petrilli – Piccioni – Piemonte – Pignedoli – Pistoia – Platone – Pollastrini Elettra – Ponti – Pressinotti – Preti – Preziosi – Priolo – Pucci – Puoti.
Quarello – Quintieri Adolfo.
Raimondi – Ravagnan – Reale Eugenio – Recca – Rescigno – Restagno – Riccio Stefano – Rivera – Rodi – Rodinò Mario – Rognoni – Romano – Romita – Rossi Giuseppe – Rossi Maria Maddalena – Rossi Paolo – Rubilli – Ruggeri Luigi – Ruini – Rumor.
Saccenti – Saggin – Salerno – Salizzoni – Salvatore – Sampietro – Sansone – Sardiello – Sartor – Scalfaro – Scarpa – Scelba – Schiavetti – Schiratti – Scoca – Scotti Alessandro – Scotti Francesco – Secchia – Segni – Selvaggi – Sereni – Silipo – Simonini – Spallicci – Spano – Spataro – Stampacchia – Stella – Storchi – Sullo Fiorentino.
Tambroni Armaroli – Taviani – Tega – Terranova – Tieri Vincenzo – Titomanlio Vittoria – Togliatti – Togni – Tomba – Tonello – Tonetti – Tosato – Tosi – Tozzi Condivi – Tremelloni – Treves – Trimarchi – Tumminelli – Tupini – Turco.
Uberti.
Valenti – Valmarana – Vanoni – Vernocchi – Veroni – Viale – Vicentini – Vigo – Vilardi – Villani – Vischioni – Volpe.
Zaccagnini – Zanardi – Zappelli – Zotta.
Sono in congedo:
Aldisio – Angelini – Arata.
Bernardi – Bettiol – Bordon.
Cairo – Caprani – Cartia – Cavallotti – Cosattini.
Falchi – Fedeli Aldo.
Iotti Leonilde.
La Pira – Li Causi – Lombardo Ivan Matteo.
Negarville.
Parri – Pellizzari – Penna Ottavia.
Rapelli – Roselli.
Vinciguerra.
Si riprende la discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
PRESIDENTE. Passiamo ora alla votazione del seguente emendamento degli onorevoli Lozza, Bernamonti, Silipo, Maltagliati, Farina, Lombardi Carlo, Musolino, Saccenti, Bardini, Platone:
«Al quarto comma, alle parole: agli alunni di scuole statali e parificate, sostituire le seguenti: agli alunni provenienti da qualsiasi scuola».
LOZZA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOZZA. A noi pare che la nostra formulazione sia più precisa e risponda di più alle esigenze degli alunni in confronto alla formulazione proposta dalla Commissione, perché, quando noi diciamo «provenienti da qualsiasi scuola» pensiamo anche alla scuola paterna. Io penso ai giovani privatisti, a coloro che sono tornati dalla guerra, dopo aver perduto molti anni. Questi giovani vogliono rimettersi nel corso degli studi, vogliono entrare nella professione, ed è giusto.
Ora, se essi sono costretti a studiare con i loro mezzi, privatamente, affretteranno il corso ed impareranno poco.
Noi vogliamo dare una garanzia di preparazione a questi giovani, con provvidenze, con borse di studio, le quali diano loro modo di studiare con una certa tranquillità, diano loro modo di prepararsi.
Queste borse di studio non saranno conferite alla scuola, ma agli alunni: la legge dirà dove i giovani vincitori delle borse di studio andranno a studiare, se nella scuola di Stato o anche, per corsi speciali, presso scuole private. Ma lo deve dire la legge.
Ecco le preoccupazioni che hanno spinto noi alla formulazione dell’emendamento.
MARCHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCHESI. Ritengo che tra la formula proposta ed accettata da noi e quella proposta dai colleghi democristiani ci sia una differenza sostanziale. E mi pare che nella formula democristiana, nelle parole «appartenenti a qualsiasi scuola» risorga l’esigenza finanziaria, in quanto si dice, o si pensa, che i sussidi e le provvidenze statali possano essere goduti anche da scolari che frequentino le scuole private.
Ora, i sussidi e le provvidenze statali non sono soltanto compensi dovuti o concessi alla capacità ed al merito testimoniati in un pubblico concorso; non sono premi di incoraggiamento. Sono strumenti di lavoro che impongono una continuità di buon volere e di merito, continuità che può essere attestata e controllata unicamente in una scuola pubblica nazionale.
Ripeto ancora una volta, colleghi democristiani: la scuola pubblica nazionale non può e non deve essere considerata come un lazzaretto per gli appestati. Anche i figli delle famiglie cattoliche possono entrare là dentro, come vi entrano in gran numero, senza che abbiano a riceverne danno. (Proteste al centro).
Per queste ragioni, noi accetteremo la formula proposta: «da qualsiasi scuola».
CONDORELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CONDORELLI. Io non accetto nessuna delle due formulazioni, perché nessuna delle due tiene conto della categoria più meritevole di sussidi da parte dello Stato, cioè della categoria degli autodidatti, di coloro che non hanno neanche la possibilità di accedere ad una scuola pubblica. Perciò, desidererei un emendamento che tenesse conto della situazione degli auto-didatti; di coloro che, quasi sempre per povertà, non provengono da alcuna scuola né pubblica né privata, ma studiano, con lodevoli sforzi, da soli.
PRESIDENTE. Lo presenti, onorevole Condorelli.
BINNI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BINNI. Par le ragioni dette dall’onorevole Lozza e dall’onorevole Marchesi, il Gruppo a cui appartengo voterà a favore dell’emendamento Lozza e, naturalmente, mi piace ribadire che in questo caso noi votiamo a favore di questo emendamento proprio secondo le linee che abbiamo seguite anche ieri, cioè per escludere qualsiasi ombra di sospetto che in qualche modo si voglia dare allo Stato il dovere di sovvenzionare, anche sotto forma di sussidi alle famiglie e agli scolari, le scuole private.
MORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORO. A nome del mio Gruppo dichiaro che noi voteremo contro l’emendamento Lozza. Certamente noi siamo d’accordo che al concorso, il quale deve selezionare i meritevoli e capaci, debbano essere ammessi gli studenti provenienti da qualsiasi scuola ed anche dalla scuola paterna. Non abbiamo su questo punto alcuna difficoltà. Il problema che si propone, invece, riguarda il momento successivo allo svolgimento del concorso, quando cioè lo studente riconosciuto meritevole deve godere, in una scuola, delle provvidenze che lo Stato abbia creduto opportuno di concedergli. E da questo punto di vista noi non possiamo aderire all’idea manifestata or ora dall’onorevole Marchesi che soltanto nella scuola nazionale, soltanto nella scuola di tutti, possono essere godute queste provvidenze dello Stato, non perché noi riteniamo che la scuola dello Stato sia un lazzaretto di appestati, ma per un naturale rispetto verso la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, verso quella parità, in linea di principio, delle scuole, che noi abbiamo consacrato nell’articolo approvato ieri.
Noi pensiamo che il controllo doveroso che si deve esercitare su questi scolari ritenuti meritevoli, tanto che le provvidenze dello Stato non sembrino essere state date invano, si possa realizzare così nella scuola pubblica come in quella particolare categoria di scuole non statali, che erano indicate nel testo della Commissione come parificate, e che ora dovrebbero essere classificate come scuole non statali che abbiano ottenuto la parità. Ancora ieri abbiamo sancito dei principî relativi al controllo dello Stato su queste scuole ed abbiamo stabilito degli esami periodici di Stato per i loro studenti; cioè abbiamo predisposto un complesso di mezzi tendenti ad impedire che in queste scuole la serietà e la dignità digli studi sia menomata.
Una volta ottenuta questa garanzia, io non vedo perché non si debba, nei termini da noi proposti, assicurare la libertà di scelta dell’alunno e rendere omaggio al merito che è stato a lui riconosciuto nel pubblico concorso, il quale indica non soltanto la capacità di seguire fruttuosamente gli studi, ma anche la capacità di scegliere l’ambiente più idoneo nel quale svolgere gli studi per i quali si è ritenuti meritevoli. Ho appena bisogno di rilevare a questo punto quanto ebbi occasione di precisare già nel mio intervento in sede di discussione generale. Altra è la questione dei sussidi alle scuole che noi non abbiamo chiesto, altra è la questione delle provvidenze statali agli alunni particolarmente meritevoli e bisognosi. Non si sussidiano in questo modo le scuole, si sussidiano i singoli studenti, in quanto rientrano in categorie selezionate. E si rende effettivo non soltanto il diritto alla istruzione, ma anche quello al libero apprendimento della verità.
PRESIDENTE. Onorevole Moro, le rammento che la sua è una dichiarazione di voto.
MORO. Ho finito. Vorrei solo richiamare l’attenzione dell’Assemblea sul fatto che, se noi dessimo questo significato e questo respiro alla norma, faremmo della scuola privata una scuola di classe, una scuola degli abbienti, ciò che non vogliamo assolutamente. Noi desideriamo che il diritto alla libera scelta della scuola spetti effettivamente a tutti i cittadini e che l’eguaglianza di essi si realizzi anche mediante il diritto di scegliere la propria scuola e di seguire un determinato indirizzo educativo. (Applausi al centro).
PRESIDENTE. Le dichiarazioni di voto si fanno sul testo dell’emendamento e non su quello che i colleghi hanno detto. Mi riferisco a quello che i colleghi di un settore hanno detto in riferimento alle parole dell’onorevole Marchesi.
LOZZA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà; ma si ricordi che siamo in sede di dichiarazione di voto.
LOZZA. È necessario che io mi spieghi con l’onorevole Moro; io avevo detto, spiegando e svolgendo l’emendamento, quello ch’egli ha detto un momento fa. Le mie parole si considerino indipendentemente dalla nobile difesa fatta dall’onorevole Marchesi della scuola di Stato. Nel mio emendamento centro di interesse è l’alunno. L’alunno andrà, secondo le indicazioni di legge, a godere la borsa di studio nella scuola indicata dalla legge, che, ho detto ieri e ripeto oggi, potrà essere la scuola di Stato, potrà essere una particolare scuola parificata o pareggiata, e potrebbe anche essere un particolare corso privato. Infine devo ricordare che ieri, nel mio emendamento, mi sono riferito alla scuola paterna, ai privatisti e agli autodidatti. Confermo che il mio emendamento si riferisce anche a queste ultime categorie di studenti e mi pare quindi che i colleghi democristiani possano tranquillamente votarlo.
BERNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERNINI. A me pare che i diritti degli alunni, di tutti gli alunni provenienti da qualunque scuola, siano sufficientemente garantiti dal fatto che anche gli alunni che provengono da scuole non statali potranno concorrere alle provvidenze dello Stato. Ma, a parer mio, lo Stato non può poi garantire le provvidenze se non agli alunni che frequenteranno le proprie scuole (Commenti).
Una voce. Siamo d’accordo.
BERNINI. Si dice che le provvidenze vanno agli alunni, ma, onorevole Moro, di fatto, le provvidenze vanno alle scuole. (Commenti).
Eppoi, come è stato detto con molta acutezza dall’onorevole Marchesi, quanto più le scuole private avranno la possibilità di avere alunni i quali beneficino di queste provvidenze, tanto più saranno indotte, per quanto possono, a largheggiare nella valutazione degli alunni stessi. (Commenti al centro).
Una voce al centro. Ma c’è il concorso!
BERNINI. Si, c’è il concorso. Ma come potrà avvenire il concorso? Quasi sempre dovrà avvenire per titoli. Sarà difficile, nella maggior parte dei casi, che si possano fare grandi concorsi per esami. Ed anche – credo di aver studiato abbastanza l’argomento – nei casi in cui avvenisse il concorso per esami, la valutazione dei titoli avrebbe sempre una notevole importanza. Quindi, si avrebbe questa curiosa conseguenza: che le scuole private, le quali hanno tutto l’interesse di avere il maggior numero possibile di alunni sovvenzionati attraverso le provvidenze, saranno poi le stesse che daranno i titoli per ottenere le provvidenze in questione (Commenti al centro). È stato stabilito con l’articolo 27 che le scuole private non abbiano sovvenzioni e che l’equipollenza di trattamento scolastico non abbia significato economico. Ora, se voi voterete questo, il principio della sovvenzione, che è stato cacciato dalla porta, rientrerà dalla finestra. (Commenti – Interruzioni al centro).
PRESIDENTE. Permetta, onorevole Bernini. Mi pare che ci si addentri di nuovo in particolari che non sono stati neanche toccati in sede di discussione; e aggiungo che mi pare che i colleghi che stanno parlando – non lei in particolare, onorevole Bernini – non abbiamo sott’occhio il testo della Commissione e il testo proposto, perché mi sembra che si stia discutendo qualche cosa che è estranea sia al testo della Commissione, sia al testo che adesso porrò in votazione.
BERNINI. Permetta, onorevole Presidente, ancora due minuti, ed ho finito.
Secondo me, l’equipollenza dovrà consistere nel fatto che le scuole parificate o private dovranno coi loro mezzi istituire queste provvidenze. D’altra parte, il principio della provvidenza, secondo me, diventa pericoloso, anche perché nelle provvidenze si potranno includere i beni delle Casse scolastiche delle scuole statali. Ora, mentre i beni delle Casse scolastiche delle scuole statali entreranno nelle provvidenze, d’altra parte, alle provvidenze stesse non contribuiranno i beni delle Casse scolastiche degli istituti pareggiati.
Poi c’è un altro inconveniente – ed ho finito: considerate un istituto come la scuola normale superiore di Pisa, la quale pone ogni anno a concorso un determinato numero di posti; come farà domani a porre questo numero di posti in concorso, se i vincitori potranno essere anche eventualmente frequentatori di scuole private? Non sarà più possibile e questi istituti spariranno.
Per queste ragioni, molto semplici e precise, noi voteremo a favore dell’emendamento Lozza.
CODIGNOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CODIGNOLA. Noi voteremo a favole dell’emendamento Lozza. Ma vorrei richiamare l’attenzione dell’Assemblea sul fatto che, se passasse eventualmente la formulazione proposta dalla Commissione, ci troveremmo di fronte ad una vera e propria contraddittorietà nel testo della Costituzione.
TUPINI, Presidente della prima Sottocommissione. L’ho già detto; abbiamo modificato. La Commissione sostituisce «parificate» con «non statali», perché ci siamo resi conto di quanto è stato votato nella seduta di ieri.
CODIGNOLA. D’accordo, onorevole Tupini. Lei evidentemente pensa che la contraddittorietà di cui parlo sia di natura formale; invece essa è di natura sostanziale. D’accordo che non si può parlare più di scuole «parificate», perché non ne parla più l’articolo 27. Ma coll’articolo 27 noi abbiamo votato il principio fondamentale che è riconosciuta ad enti e a privati la facoltà di istituire scuole, senza onere da parte dello Stato. Se l’ultimo comma dell’articolo 28 passasse nella formulazione a suo tempo proposta dalla Commissione coerentemente alla prima formulazione dell’articolo 27, ciò significherebbe annullare quanto è stato votato ieri (Commenti al centro); perché è assolutamente evidente che in questo modo noi stabiliremmo un principio, quello cioè che in realtà le scuole tenute da privati hanno diritto a sovvenzioni. (Commenti).
Ora, in queste condizioni, io non vedo come sia possibile porre in discussione questo problema perché esso verrebbe poi in discussione di nuovo in sede di coordinamento, sede nella quale ci porremmo la questione: qual è delle due norme quella giusta? È giusta quella votata ieri all’articolo 27, o quella dell’ultimo comma dell’articolo 28 che stiamo per votare ora?
Non è poi stabilita, nell’articolo 28, la reciprocità di trattamento che dovrebbe invece essere garantita, se dovesse passare una norma di questo genere.
Per quale ragione infatti le scuole parificate dovrebbero pretendere dallo Stato di mettere a loro disposizione il patrimonio pubblico, mentre invece esse non fanno altrettanto di fronte allo Stato?
Mi pare, dunque, sotto ogni riguardo, che la proposta presentata dall’onorevole Lozza e da altri colleghi comunisti sia coerente con quanto è stato approvato ieri. E perciò ripeto che noi voteremo a favore.
DOSSETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. La prego, onorevole Dossetti: siamo in sede di dichiarazioni di voto; desidero non si riapra la discussione su argomenti già molto a lungo discussi e sui quali si è già votato.
DOSSETTI. Prometto, onorevole Presidente, di mantenere la mia dichiarazione negli stessi termini di sostanza e di estensione dei colleghi che mi hanno preceduto.
PRESIDENTE. No, non cado nel suo piccolo tranello. (Si ride). Io ho richiamato tutti i colleghi e purtroppo li ho richiamati dopo che avevano parlato: ora invece richiamo lei preventivamente. Ella deve attenersi al testo dell’emendamento.
DOSSETTI. Spero che manterrò l’impegno che ho assunto, anche dopo la precisazione che lei ha avuto la cortesia di farmi.
Noi dichiariamo di non poter accedere al testo che è stato proposto dall’onorevole Lozza, perché questo testo, per lo meno, consente un’interpretazione equivoca. Interpretazione equivoca la quale, secondo alcuni, vorrebbe portare ad una conclusione che noi riteniamo di non poter accettare. Questa conclusione viene sostenuta dai colleghi che hanno parlato prima, in base a considerazioni che a mio giudizio non tengono conto di una distinzione sulla quale si è insistito più volte durante questo dibattito: cioè la distinzione fra libertà di insegnamento nel suo aspetto dottrinale e culturale e libertà di insegnamento nel suo aspetto organizzativo, strutturale, di istituto.
A questa distinzione deve corrispondere l’altra di provvidenze scolastiche che sono rivolte a garantire la libertà di insegnamento nel primo senso e per contro di provvidenze scolastiche che sono rivolte ad ausiliare l’organizzazione scolastica non statale.
Ciò vuol dire che, quando ieri abbiamo escluso oneri per lo Stato circa l’aspetto organizzativo e strutturale, abbiamo posto una norma che non contradice ad altre norme che abbiano invece come contenuto ed obiettivo soltanto quello di assicurare la libertà di insegnamento nel primo senso. (Commenti).
Una voce. Allora ritornate alla sovvenzione delle scuole.
DOSSETTI. Niente affatto; quando l’onorevole Bernini solleva tali obiezioni non considera che le provvidenze in discussione saranno evidentemente provvidenze riconducibili a diversi tipi. Alcune, direi, di carattere personale, cioè disposte a favore di una persona e altre di carattere che direi reale, o comunque legate ad un istituto. Evidentemente le provvidenze di carattere reale, cioè legate a istituti ed organizzazioni scolastiche, verranno escluse dalla disposizione o per lo meno non formeranno oggetto necessario della disposizione che ora noi consideriamo. Questa disposizione ha per obiettivo soltanto le provvidenze di carattere personale (Commenti), cioè date alla persona, e queste provvidenze sono evidentemente necessarie, devono essere affermate per tutti, una volta disposte in via generale, non possono essere escluse per gli alunni delle scuole non statali, se non si vuole in pratica rinnegare ancora una volta la libertà d’insegnamento. (Applausi al centro).
TONELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TONELLO. Mi pare che il diavolo cacciato dalla porta, si voglia far rientrare dalla finestra! La verità è questa. I sussidi per le scuole private i colleghi vogliono farli rientrare da un’altra strada. Lo Stato che ha proprie scuole, se deve sovvenzionare lo studioso che ha speciali attitudini, non deve essere diffidente verso la propria scuola, verso i propri istituti. (Commenti). Può dire: cittadino, ti do il denaro, ma va nell’istituto dei preti? (Rumori – Interruzioni). Questa è egemonia, che voi volete; è a tutto questo che aspirate.
Non possiamo entrare nel vostro terreno. (Commenti). E questo è proprio il caso di impuntarsi, colleghi, che volete la scuola italiana e libera. Se volete che realmente lo Stato, veramente italiano, apprezzi le sue istituzioni, le sue scuole, è anche troppo quello che abbiamo detto, che le vostre scuole private siano equiparate ed equipollenti. Non possiamo dire di più, perché tutte le risorse dello Stato devono essere disposte dallo Stato.
BRUNI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUNI. Desidero dire una parola molto sincera. Siccome sono favorevole al finanziamento delle scuole non statali, sotto certi requisiti e certi obblighi, sono favorevole alla formula che è stata proposta dalla Commissione. Sono molto più sincero di alcuni colleghi democristiani!
LACONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LACONI. Vorrei fare rilevare che qui si tratta di votare sull’emendamento, non sulle intenzioni che possono avere coloro che votano e coloro che non votano l’emendamento. Ho sentito una serie di oratori parlare in veste di futuri legislatori ed esprimere a questa Assemblea quale sarà l’indirizzo che domani essi seguiranno se ritorneranno in quella veste in quest’Aula.
Tutto ciò ha per noi un interesse molto limitato, credo anzi che non abbia nessun interesse. Sta di fatto che nell’emendamento proposto dall’onorevole Lozza si dice unicamente che le provvidenze saranno conferite per concorso agli alunni, qualunque sia la loro provenienza all’atto del concorso, non di fronte alla scuola statale; si dice semplicemente che, all’atto in cui il concorso viene bandito ed effettuato, le provvidenze saranno date agli alunni di qualsiasi scuola e non si incide sulla futura destinazione di questi alunni e sulla scelta che vorranno fare tra l’uno e l’altro tipo di scuola. Io non comprendo quindi per quale ragione una battaglia debba scatenarsi su un qualche cosa che non è previsto nell’emendamento Lozza e a me pare neanche nel testo della Commissione, e non rientra quindi nell’oggetto di questa discussione. Penso che le eccezioni che sono state sollevate da una parte e che gli argomenti che sono stati inopportunamente portati dall’altra, siano fuori questione. Noi voteremo in favore di questo emendamento nella semplice interpretazione che l’onorevole Lozza gli ha dato, e cioè nel senso che si vogliono estendere tutte le provvidenze a tutti gli studenti da qualsiasi scuola provengano all’atto in cui il concorso viene bandito.
FANFANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Egregi colleghi, noi non possiamo ignorare, per quanto formalmente lo dobbiamo, che la nostra Assemblea è costituita in Gruppi. Quando si tratta di dichiarazione di voto e su questioni che appaiono importanti, le dichiarazioni fatte da uno, due o tre rappresentanti di uno dei Gruppi ufficialmente costituiti, mi pare che dovrebbero essere considerate sufficienti a chiarirne il valore del voto. Se lei, onorevole Fanfani, fa una dichiarazione, c’è da presumere che non dirà di votare diversamente da come voterà l’onorevole Dossetti; il che in linea astratta potrebbe tuttavia anche avvenire, ma ne ho però qualche dubbio. Comunque ha facoltà di parlare.
FANFANI. La ormai nota amicizia che mi lega all’onorevole Dossetti sembrerebbe far supporre che non si potesse per ragioni diverse arrivare ad uno stesso voto. Ma ciò non essendo, devo spiegarmi. E dico questo, se il Presidente me lo consente, per accogliere il suo amabile invito.
Per quanto riguarda il merito, credo che, come membro di questa Assemblea, io possa avere il diritto (non so se interpreto male il regolamento) di spiegare…
PRESIDENTE. Non si formalizzi attorno ad una questione che ho toccato in modo tanto generico. Siamo in sede di dichiarazione di voto. Faccia la sua.
FANFANI. Cerco di spiegare il motivo del mio atteggiamento. Personalmente io voto contro l’emendamento proposto. (Commenti a sinistra – Rumori).
Constato che le borse di studio sono di due specie. Si può trattare di borse di studio atte a richiamare dei giovani su una particolare strada, su un particolare indirizzo, cioè ad invitarli ad adire ad un particolare genere di scuola. Per questa ipotesi, evidentemente, va bene l’emendamento presentato «provenienti da qualsiasi scuola».
Ma nell’ipotesi in cui le borse di studio servano semplicemente ad incoraggiare un giovane a continuare gli studi intrapresi, evidentemente il «provenienti» non serve perché è limitativo, ed in quella ipotesi occorrerebbe adoperare la formula «appartenenti a qualsiasi scuola».
Per questi motivi chiedo ai nostri colleghi proponenti l’emendamento in discussione, se non ritengano opportuno di aderire alla mia richiesta di sostituire alle parole «provenienti da» le parole «appartenenti a».
Solo in questa ipotesi voterei a favore.
MAZZEI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAZZEI. Anche a nome del Gruppo repubblicano, dichiaro che noi voteremo a favore dell’emendamento Lozza, ritenendo che esso dovrebbe significare un coordinamento con quanto già votato nell’articolo 27.
Votando l’articolo 27, noi abbiamo stabilito che gli enti e i privati hanno facoltà piena di istituire scuole, ma senza oneri per lo Stato.
Per criterio analogico, deve essere ammesso che oneri per lo Stato non devono esserci neppure per provvidenze successive.
Lo Stato, può, se crede, concedere di volta in volta provvidenze, ma non vi deve essere tenuto giuridicamente e costituzionalmente.
Per questi motivi, noi voteremo l’emendamento Lozza.
LOZZA. Chiedo di parlare. (Commenti).
PRESIDENTE. Poiché è stato proposto un emendamento al suo emendamento, l’onorevole Lozza ha diritto di rispondere.
LOZZA. Se accettassimo la proposta dell’onorevole Fanfani, finiremmo col bandire solo concorsi interni nelle scuole; invece, noi vogliamo che tutti gli alunni, di qualsiasi scuola di provenienza, siano uguali di fronte al concorso.
PRESIDENTE. L’onorevole Condorelli propone di sopprimere nel testo della Commissione le parole: «agli alunni di scuole statali e non statali».
Questo emendamento ha la precedenza su quello dell’onorevole Lozza.
MORO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORO. Dichiaro che voterò contro l’emendamento Condorelli, in quanto esso toglie ogni garanzia d’una qualche eguaglianza di trattamento agli alunni di scuole statali ed a quelli di scuole non statali. Il che almeno in parte è invece garantito dall’emendamento Lozza, per quanto riguarda la provenienza degli alunni da qualsiasi scuola.
CORBINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORBINO. Credo che, in fondo, noi discutiamo su una questione che non esiste, perché le preoccupazioni dell’onorevole Moro sono annullate dalla esplicita assicurazione dell’articolo 27, che garantisce la parità di trattamento e l’equipollenza del valore scolastico dei titoli. In sostanza, noi con l’articolo 28 non facciamo altro che stabilire alcune delle modalità con cui la Repubblica conta di aiutare gli studenti che non hanno mezzi, ed allora mi pare che l’emendamento soppressivo dell’onorevole Condorelli possa essere accettato da tutti per uscire da questa situazione di incertezza. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento dell’onorevole Condorelli soppressivo nel testo proposto dalla Commissione delle parole: «agli alunni delle scuole statali e non statali».
(È approvato).
L’emendamento Lozza resta pertanto assorbito.
L’articolo 28 risulta, nel suo complesso, così formulato:
«La scuola è aperta a tutti.
«L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
«I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione.
«La Repubblica assicura l’esercizio di questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, da conferirsi per concorso».
L’onorevole Bruni comunica di rinunziare al comma aggiuntivo proposto.
Vi è ora l’articolo 28-bis, presentato dagli onorevoli Codignola e Cianca:
«La Repubblica cura l’istruzione dei lavoratori promuovendo istituzioni di cultura popolare e scuole di addestramento professionale, ed organizzando pubbliche biblioteche in ogni comune».
CODIGNOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CODIGNOLA. Poiché alcuni colleghi mi hanno fatto osservare che questa materia ha carattere più legislativo che costituzionale, ritiro la proposta.
PRESIDENTE. Penso che l’onorevole Franceschini ed altri, che avevano proposto un emendamento a quello dell’onorevole Codignola, aderiranno alle dichiarazioni dell’onorevole Codignola.
FRANCESCHINI. Benché spiacente, ritiro il mio emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 29:
«I monumenti artistici e storici, a chiunque appartengano ed in ogni parte del territorio nazionale, sono sotto la protezione dello Stato. Compete allo Stato anche la tutela del paesaggio».
L’onorevole Clerici ed altri hanno proposto di sopprimere l’articolo. L’onorevole Clerici ha facoltà di svolgere il suo emendamento.
CLERICI. Parlo a titolo personale, personalissimo, il più personale possibile. Non si tratta di una questione politica o ideologica: è una questione soltanto di buon senso, con la b minuscola. Mi pare che l’articolo sia superfluo, inutile ed alquanto ridicolo, tale da essere annoverato fra quelli che non danno prestigio alla Costituente ed a questa nostra fatica. È incompleto anzitutto, perché vi si trascurano tutte le cose artistiche che non sono immobili, come le statue, i quadri, i mobili, le oreficerie, i libri, cose che costituiscono una ingentissima massa artistica; sembra che la Repubblica tuteli soltanto i monumenti. È anche infelice nella dizione, perché non comprendo come vi possano essere dei monumenti che non siano né artistici né storici. È inutile, perché vivaddio la Costituzione afferma cose che possono essere controverse, ma che è necessario politicamente affermare come una novità, come una conquista; non cose che sono pacifiche. Altrimenti, se dovessimo mettere nella Costituzione tutto ciò che è evidente e pacifico, per quale ragione non dovremmo dire che la lingua che usiamo è la lingua italiana, e che usiamo le lettere latine e le cifre arabe?
Io ritengo che sia inutile questa disposizione, perché vi sono delle leggi speciali assai specifiche e concrete che tutelano tanto il patrimonio artistico quanto il paesaggio. Vi è una legge persino sul parco nazionale degli Abruzzi. Mi pare inutile questa disposizione, perché è inutile dare disposizioni su quello che è il patrimonio artistico e storico già acquisito a tutte le legislazioni moderne. Già nella legislazione pontificia l’editto Pacca era diretto alla tutela delle opere d’arte, di tutte le opere d’arte, e segnò quasi 150 anni or sono l’esempio a tutta la legislazione moderna.
Ritengo le disposizioni in questione superflue ed inutili e che comunque la loro ubicazione sia completamente errata. Mi chiedo: siamo nei rapporti etico-sociali, nella parte che riguarda i doveri e i diritti dei cittadini; ed allora, che cosa c’entra con tutto ciò la tutela dei monumenti artistici e del paesaggio?
Forse si voleva dire, innanzi tutto, che la libera proprietà dei privati ha dei limiti in quelli che sono gli interessi dello Stato pei l’arte. Ma questo si dovrà eventualmente dire nell’articolo 38, dove si stabilisce un limite alla proprietà privata; e siccome questa limitazione, come ho detto or ora, fu introdotta da noi con l’editto Pacca ed ora è un principio legislativo pacifico, è inutile farne oggetto, come di una grande novità, nella Carta costituzionale.
Se, poi, si voleva dire un’altra cosa – ho cercato invano nei verbali della Commissione dei settantacinque le ragioni di questa disposizione – se si voleva dire che il potere in questione dovrà restare allo Stato nei confronti dell’ente regione; se dei limiti devono esser posti ai poteri che daremo alle regioni, allora questa è materia riguardante gli articoli 109, 110 e 111, nei quali si parla delle funzioni della regione. Ed allora in quegli articoli potremo riparlarne sobriamente.
Ma in questa sede questo articolo deve essere abolito, per la serietà stessa dei nostri lavori. (Applausi al centro).
PRESIDENTE. Gli onorevoli Codignola, Malagugini, Marchesi, Nobile hanno proposto il seguente emendamento:
«All’articolo 29, sostituire la prima parte con la seguente:
«Il patrimonio artistico e storico della Nazione è sotto la tutela dello Stato».
L’onorevole Codignola ha facoltà di svolgerlo.
CODIGNOLA. L’onorevole Clerici ha detto che questo articolo è ridicolo. Invero, io non credo che si tratti di una questione ridicola. Si tratta di garantire allo Stato che il patrimonio artistico del Paese sia sotto la sua tutela, resti cioè vincolato allo Stato. E patrimonio artistico non significa soltanto, onorevole Clerici, i monumenti artistici e storici, poiché comprende anche i beni mobili, i quadri, gli archivi ecc. cioè, nei suoi vari aspetti, l’insieme degli oggetti e dei beni di valore artistico e storico.
Ora, per queste ragioni, io ritengo che sia necessario mantenere l’articolo 29, che rappresenta una garanzia anche rispetto al previsto ordinamento regionale. Tutti noi sappiamo che questo ordinamento regionale, se esteso a certe materie, tra cui anche quella delle belle arti, può diventare un esperimento molto pericoloso; e perciò ritengo necessario che, proprio prima di votare la questione delle autonomie regionali, stabiliamo in via di massima il principio che l’intero patrimonio artistico culturale e storico del nostro Paese – che è così importante – sia sottoposto alla «tutela», e non alla « protezione » dello Stato: lo Stato non protegge, ma tutela.
Quindi, insisto sull’emendamento sostitutivo che, ripeto, suona così:
«Il patrimonio artistico e storico della Nazione è sotto la tutela dello Stato».
Mi è stato proposto da alcuni colleghi di mantenere anche l’inciso: «a chiunque appartenga e in ogni parte del territorio nazionale».
Per mio conto, accetto questa aggiunta.
PRESIDENTE. È stata presentata la seguente proposta dall’onorevole Mannironi e altri:
«Si propone che la discussione relativa all’articolo 29 sia rimandata a quando si discuterà sulla competenza legislativa della regione».
L’onorevole Mannironi ha facoltà di svolgere la proposta.
MANNIRONI. In sostanza, la mia proposta è subordinata a quella formulata dall’onorevole Clerici; per il caso, cioè, che l’Assemblea non accetti l’emendamento Clerici per la soppressione totale dell’articolo 29. In tale caso, proporrei che la discussione sia rimandata a quando ci occuperemo del problema legislativo della regione.
Come il signor Presidente ricorderà, quando si discusse nella seconda Sottocommissione relativamente alla competenza legislativa della regione, fu da noi proposto che tutta la materia riguardante le antichità, belle arti e paesaggio fosse passata alla competenza, almeno concorrente, della regione stessa. Vero è che il Comitato di coordinamento, in sede definitiva, non ratificò quella nostra proposta. Comunque, io penso che vari colleghi in questa Assemblea intendano insistere perché quella materia – contrariamente a quanto proposto dall’onorevole Codignola – sia passata alla competenza, per lo meno concorrente, della regione.
Ora se noi, sostenitori di questa tesi, dovessimo oggi discutere il problema per sostenere che la competenza debba essere affidata alla regione, ci troveremmo in condizioni di inferiorità, perché non potremmo ampiamente sostenere la nostra tesi, senza inquadrarla nella discussione generale sulla struttura, competenza e fisionomia che si vogliono dare all’ente regione.
Quindi, propongo che la discussione sia rimandata.
Rilevo che questo rinvio non porterebbe alcun nocumento perché, se mai, se la maggioranza dell’Assemblea dovesse approvare l’articolo così come è proposto, nulla vieterebbe che il suo collocamento potesse effettuarsi in altra sede.
In ultimo, vorrei ancora rilevare che noi dobbiamo pure preoccuparci di un’altra situazione obiettiva che ci è offerta da alcuni articoli contenuti sia nello Statuto siciliano, sia nello Statuto della Valle d’Aosta: in entrambi tutta la materia che riguarda il paesaggio e la difesa del patrimonio artistico e storico è affidata alla competenza esclusiva della regione.
Una voce a sinistra. Questo è il guaio!
MANNIRONI. Io non so cosa vorrà fare l’Assemblea quando si dovrà discutere lo Statuto siciliano e lo Statuto della Valle d’Aosta. Non so se si limiterà a fare un semplice coordinamento o se vorrà entrare nel merito. Comunque, penso che tutta questa materia potrà trovare più adeguato posto di discussione in quella sede. Ecco perché insisto.
PRESIDENTE. Chiedo il parere della Commissione.
TUPINI, Presidente della prima Sottocommissione. La Commissione non ha ragioni speciali per insistere sull’articolo 29, e quindi si disinteressa anche degli emendamenti, rimettendosi tanto per l’uno che per gli altri a quella che sarà la volontà dell’Assemblea. (Applausi).
PRESIDENTE. Abbiamo dunque da esaminare: 1°) una proposta soppressiva dell’articolo; 2°) la proposta dell’onorevole Mannironi che chiede il rinvio e la decisione al momento in cui si parlerà della regione; 3°) alcune proposte di emendamenti.
In primo luogo, si tratta di votare sulla proposta Clerici.
MARCHESI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCHESI. Quale autore di quel ridicolissimo articolo 29, non mi riferirò alle fonti di decoro stilistico e di serietà cui attinge l’onorevole Clerici. Mi pare che tra queste fonti debbano essere alcuni giornali umoristici della capitale. Io ho proposto quell’articolo, accettato con voto unanime dalla Commissione, nella previsione che la raffica regionalistica avrebbe investito anche questo campo delicato del nostro patrimonio nazionale. È vano che io ricordi ai colleghi che l’eccezionale patrimonio artistico italiano costituisce un tesoro nazionale, e come tale va affidato alla tutela ed al controllo di un organo centrale. Al Governo non spetta soltanto la tutela delle opere d’arte, ma spetta anche il restauro monumentale, che non si fa più coi vecchi criteri empirici e fantastici, ma con criteri che riguardano, volta per volta, le singole opere d’arte e che non si possono raccogliere in quei principî generali, ai quali dovrebbe conformarsi la regione nell’esercizio della sua potestà legislativa di integrazione e di attuazione.
Ricordo, d’altra parte, che il Governo, già da un pezzo, ha aperto la via al decentramento con l’istituzione delle Sovraintendenze generali alle Belle Arti, le quali hanno dato e danno ottimo frutto e devono, giornalmente quasi, lottare contro le esigenze locali che reclamano restauri irrazionali o demolizioni non necessarie.
Io sono incaricato di comunicare ai colleghi un voto che l’Accademia dei Lincei ha espresso nell’adunanza dell’8 febbraio, e dedicato appunto agli onorevoli Deputati dell’Assemblea Costituente:
«L’Accademia Nazionale dei Lincei, rilevando che il passaggio delle Belle Arti all’Ente Regione renderebbe inefficiente tutta l’organizzazione delle Belle Arti che risale ai primi del secolo, organizzazione che ha elevato la qualità della conservazione dei monumenti e delle opere d’arte e ha giovato a diffondere nel popolo italiano la coscienza dell’arte, fa voti perché l’Assemblea Costituente voglia modificare la proposta della Commissione dei Settantacinque che si riferisce all’Ente Regione, affinché siano conservati alla Nazione i massimi musei e gallerie d’Italia e non siano sottratti al controllo nazionale i grandi centri di scavo e di restauro ai monumenti».
Io non voglio dubitare che questo voto della più antica e gloriosa Accademia italiana, voto che corrisponde a quello già espresso unanimemente dalla prima Sottocommissione e mantenuto dal Comitato di redazione, non debba essere anche il voto vostro, onorevoli colleghi. Nel 1945 la Francia sottopose al controllo nazionale quei grandi musei provinciali che erano stati fino ad allora autonomi; e noi adesso dovremmo sottoporre all’Ente Regione i grandi musei nazionali che sono nelle varie regioni? (Commenti).
Una voce. Ne parleremo a suo tempo.
MARCHESI. Va bene, parleremo di questo quando si parlerà della regione, ma anche altri articoli, da noi discussi ed approvati, riguardavano la regione. La regione rivendica a sé anche l’attuazione e l’integrazione di alcune scuole, la regione rivendica a sé anche la potestà legislativa assoluta su alcuni istituti di istruzione professionale: eppure delle scuole abbiamo parlato.
In ogni modo non sarà male che l’Assemblea si pronunci su un argomento così importante, in via pregiudiziale. È stato citato or ora lo Statuto siciliano. Io vengo recentemente dalla Sicilia e ho sentito quale turbamento ci sia tra gli uomini di cultura di fronte a questo pericolo. La Sicilia è tutta quanta un grandioso e glorioso museo, onorevoli colleghi, e noi non dovremo permettere che interessi locali, che irresponsabilità locali abbiano a minacciare un così prezioso patrimonio nazionale. (Vivi applausi).
Lo Statuto siciliano non è definitivo; esso dovrà essere coordinato dall’Assemblea Costituente in conformità dei principî costituzionali. (Commenti).
Una voce. Ma questa è una dichiarazione di voto. (Commenti).
PRESIDENTE. Gli onorevoli colleghi forse hanno dimenticato che v’è una proposta formale che richiama il problema della regione, per cui se nelle dichiarazioni di voto i colleghi vi si richiamano, essi non fanno nulla contrario al loro diritto.
Continui, onorevole Marchesi.
MARCHESI. Ho finito. Ricordo soltanto ai colleghi maestri di stile e di serietà che nessuna regione potrà sentirsi menomata se sarà conservato sotto il controllo dello Stato, al riparo di sconsigliati e irreparabili interventi locali, quel tesoro che costituisce uno dei nostri vanti maggiori. (Applausi).
DI FAUSTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI FAUSTO. Mi associo alle parole dell’onorevole Marchesi e al voto dell’Accademia dei Lincei. Aggiungo il voto della insigne Accademia di San Luca di Roma, il cui testo non ho sottomano. Comunque approvo che l’affermazione preliminare dell’articolo 29 sia mantenuta. La nuova Costituzione è entrata in lunghissimi particolari per materie anche secondarie. Parrebbe stranissimo che in essa non si facesse cenno del più grande patrimonio della nostra Nazione. I monumenti d’Italia sono d’importanza non solamente nazionale, ma mondiale. Occorre quindi che la tutela di queste opere sia fatta dal centro e con criteri unitari.
Quindi voterò per l’articolo 29, come è proposto dalla Commissione.
MICHELI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto. (Commenti).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELI. (Segni di attenzione). Ho ragione di essere particolarmente grato a questa parte dell’Assemblea che ha voluto salutare con così festosa accoglienza il fatto che io abbia rotto il silenzio dal giorno in cui è cominciata questa discussione. Io ho sempre ascoltato con molta attenzione tutti i discorsi che sono stati pronunciati qui, e mi sarei riservato – salvo altra occasione – di parlare a suo tempo di un argomento che particolarmente mi interessa: quello delle autonomie regionali. Non credevo che oggi si dovesse per combinazione giungere ad esso, perché l’argomento è di tale e così notevole importanza che deve essere esaminato e discusso a fondo, non incidentalmente attraverso un articolo aggiuntivo arrivato in discussione all’ultima ora. (Commenti a sinistra).
Ed in questo punto posso concordare coll’avviso dell’onorevole Presidente, in quanto abbia ritenuto che l’accenno fatto da un collega al solo scopo di ottenere il rinvio della proposta possa aver determinato nell’Assemblea l’opportunità di venire ora a discutere di questo importante argomento. Ho chiesto quindi di parlare solamente per domandare a lui se sia il caso che noi discutiamo ora, al termine di questa stanca seduta, un argomento di tanto appassionante rilievo. Ritengo infatti che questo non sia il momento opportuno, giacché il collega che ha incidentalmente accennato alla regione, lo ha fatto solo per trarne argomento che avvalorasse il chiesto rinvio, ed in appoggio quindi alla sua sospensiva. Ciò non poteva certamente determinare questo improvviso allargamento della discussione, che faremo a suo tempo.
Ho ascoltato, ciò non ostante, con la reverenza che egli merita le parole del professor Marchesi a questo riguardo, e non voglio ora contrastare né l’Accademia dei Lincei, né quella di San Luca, per la preoccupazione non giustificata, che comprendo, però, come possa essere nata in molte Accademie e Deputazioni d’Italia, a parecchie delle quali mi onoro di appartenere. (Commenti a sinistra)…
Quindi non credo che per esse vi sia ragione di turbamento per quanto ora potrà l’Assemblea deliberare per la tutela degli interessi artistici e per la conservazione dei nostri insigni e meravigliosi monumenti, che tutti conosciamo. Abbiamo imparato dai primi anni ad apprezzare ed ammirare non solamente quelli che sono in Roma, ma anche quelli che sono sparsi in tutte quante le regioni d’Italia. E possiamo assicurare il professor Marchesi che l’affettuosa custodia di essi non sarà efficace – come egli ritiene in base al voto degli insigni componenti di queste valorose Accademie – solo se emanerà dal centro; creda pure che essi saranno tutelati tanto di più, in quanto affidati localmente al nostro popolo, che ne ha sempre tratto tante artistiche ispirazioni. Essi sono sparsi in tutte le parti d’Italia, ed invero cospicui sono quelli della Sicilia, ma nella Emilia e nelle altre parti d’Italia ve ne sono in quantità innumerevole. Noi ne avremo da vicino il governo ed andremo orgogliosi di poterne seguire le vicende, stabilirne la manutenzione con mezzi che spesso lo Stato non ha, con maggiore facilità di controllo, da parte di tutti gli studiosi, dei criteri che emanano ora dagli uffici centrali. (Commenti a sinistra).
Una voce a sinistra. Mancherà l’unità di indirizzo.
MICHELI. No; io ritengo che l’unità di indirizzo non mancherà; certo che, se dobbiamo tener presente quello che sinora è successo, che le direttive che venivano dal centro non presentavano spesso alcuna unità vera, si potrà ragionevolmente temerne.
È ispirata sopra questa sapiente e coordinata varietà, che noi auspichiamo, l’autonomia delle regioni; esse saranno le piccole pietre che tutte unite formeranno il mosaico meraviglioso della vita artistica e spirituale della nostra Patria. (Vivi applausi).
LUSSU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUSSU. Debbo con un certo piacere dichiarare che almeno con alcune espressioni fondamentali del collega onorevole Micheli mi trovo d’accordo. (Commenti). Così come pure ci troviamo d’accordo, secondo parecchi giornali, umoristici o non, per una certa nostra unità o affinità enologica. (Si ride).
MICHELI. Se continua così, dovrò parlare per fatto personale. (Si ride).
LUSSU. Non pongo la questione regionale; non è questo il momento. Ma, se ne avessi l’autorità letteraria, moverei un cordiale e fine addebito al collega onorevole Marchesi per averla qui sollevata intempestivamente. Né vale qui a modificare questo mio giudizio l’autorità certo storica dell’Accademia dei Lincei, la quale è, rispetto alle questioni artistiche del nostro Paese, presso a poco quello che è la burocrazia centrale rispetto all’organizzazione statale periferica.
Comunque, la questione regionale non è implicata. Ecco perché io che credo di essere, o di poter essere annoverato, se non fra i più autorevoli, certo fra i più tenaci assertori della riforma autonomistica dello Stato, aderisco totalmente all’emendamento presentato dal collega onorevole Codignola, il quale dice: «Il patrimonio artistico e storico della nazione è sotto la tutela dello Stato».
Solo par evitare confusioni ed equivoci, pregherei l’onorevole. Codignola di voler sostituire a «Stato», «Repubblica». (Commenti). Ciò lascerebbe impregiudicata la questione dell’autonomia regionale, la quale, onorevole collega Mannironi, in questo momento non è attuale e non è manomessa se viene approvato questo emendamento.
La questione delle autonomie, onorevole Mannironi, tocca direttamente noi tutti e non solo lei; e starei per dire – senza offendere alcuno – che tocca più noi che lei.
Si è assolutamente garantiti: qui si parla di tutela, e non già di invadenza a carattere assorbente. Ora non c’è qui dentro nessun autonomista il quale concepisca l’autonomia come sovranità assoluta, e pertanto possiamo votare a cuor tranquillo questo emendamento. (Applausi).
BENEDETTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENEDETTINI. Mi associo in pieno alle dichiarazioni degli onorevoli Marchesi e Di Fausto, riconoscendo che, al di sopra di qualunque questione, queste dichiarazioni hanno basi giustissime.
Mi permetto dissentire dalla proposta fatta dall’onorevole Lussu circa la sostituzione della parola: «Stato» con la parola: «Repubblica», perché non ne vedrei la ragione. (Commenti).
GRONCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRONCHI. Noi intendiamo spogliare la questione da qualsiasi indirizzo politico o meno e la consideriamo per quella che è. Pertanto al testo della Commissione noi vediamo più volentieri sostituito il testo, che a noi sembra più preciso e significativo in questo caso, dell’onorevole Codignola.
PRESIDENTE. Pongo prima in votazione, perché mi pare che debba avere la precedenza, la proposta dell’onorevole Mannironi che lascia impregiudicata la questione, di rinviare la discussione dell’articolo 29 a quando si discuterà sulla competenza legislativa della regione.
(Non è approvata).
Pongo in votazione la proposta degli onorevoli Clerici, Sullo e Codacci Pisanelli, soppressiva dell’articolo.
(Non è approvata).
Pongo in votazione la formula Codignola, sostitutiva della prima parte dell’articolo 29 nel testo definitivamente fissato dal proponente:
«Il patrimonio artistico e storico della Nazione è sotto la tutela della Repubblica».
(È approvato).
Pongo ai voti la seconda parte dell’articolo nel testo della Commissione:
«Compete allo Stato anche la tutela del paesaggio».
(Segue la votazione per alzata e seduta).
Dato l’esito incerto, indico la votazione per divisione sulla seconda parte dell’articolo 29.
(È approvata).
L’articolo 29 resta, nel suo complesso, così formulato:
«Il patrimonio artistico e storico della Nazione è sotto la tutela della Repubblica. Compete allo Stato anche la tutela del paesaggio».
Gli onorevoli Firrao, Colonnetti e Nobile hanno proposto il seguente articolo 29-bis:
«La Repubblica promuove la ricerca scientifica e la sperimentazione tecnica e ne incoraggia lo sviluppo».
L’onorevole Firrao ha facoltà di svolgerlo.
FIRRAO. Rendo sincero omaggio alla dottrina giuridica, che alimenta lo sforzo di quanti han posto mano alla elaborazione di questo pregevole progetto di Costituzione.
Non è quindi per muovere un appunto a così eminenti colleghi che mi permetto di richiamare l’attenzione di questa Assemblea su di un singolare aspetto della civiltà che viviamo e che ne influenza e caratterizza lo sviluppo, mentre non trova un corrispondente richiamo né in questa, né in altre elaborazioni giuridiche.
Quando, per opera di eletti ingegni, furono creati gli strumenti per mezzo dei quali l’uomo veniva sollevato dai lavori più gravosi e la macchina venne in questi sostituendolo, si posero le basi di questa civiltà meccanica che insieme ci inorgoglisce e ci opprime.
Tutte le formulazioni sociologiche moderne presuppongono questa nuova civiltà meccanica e al di fuori di essa tentano la costruzione di un migliore assetto sociale riequilibratore di quelle disuguaglianze che questa stessa civiltà meccanica ha creato ed acuito, ma nessuna fa leva su di essa, per modificarne gli effetti e migliorarne i benefici. (Commenti).
Invero è da lamentare che l’egoismo che attanaglia la volontà di molti abbia impedito una equa ripartizione dei nuovi profitti derivanti dalla sostituzione della macchina al lavoro più grave. Quelle ore che, risparmiate così al lavoro, avrebbero dovuto essere spese per l’elevazione spirituale dei lavoratori, furono richieste per una maggiore produzione e per creare quella elefantiasi del capitale che è elemento preminente nella crisi che travaglia il nostro secolo.
Ma tant’è: il progresso scientifico e tecnico ha il suo incedere deciso, infrenabile, inesorabile e non si arresta su considerazioni che valgano a sceverare quali siano quelli che da esso traggono profitto, perché risponde a quell’insaziabile imperativo dello spirito che è teso verso la conquista di sempre nuovi orizzonti. (Interruzioni – Rumori).
PRESIDENTE. Non interrompano!
FIRRAO Tocca agli uomini di buona volontà di inalveare così lauti profitti verso una utilizzazione che giovi alla collettività, ed è qui che deve soccorrere il consiglio degli uomini della scienza e della tecnica ed è, per questo verso, che giustifico la mia partecipazione a questo dibattito.
È questa dunque la funzione che io scorgo negletta dalla nostra formulazione costituzionale.
Il nostro Paese, così poco dotato di materie prime, è stato sempre ricco di ingegni; i secoli trascorsi ce ne danno larga testimonianza ed io non ricorderò quelli che tuttora brillano come fari nella storia del progresso, del pensiero e della scienza, perché essi sono presenti alla memoria di quanti siedono in questa Assemblea. Ma questi motivi di orgoglio rischiano di divenire, per il nostro Paese, lontane reminiscenze, perché il progresso tecnico e scientifico viene oggi elaborandosi attraverso la complessa organizzazione delle indagini, e con mezzi che impegnano sforzi economici eccezionali e non corrispondono a quelli che studiosi, come singoli, o come parte di nostri istituti scientifici, possano realizzare (Interruzioni – Rumori).
PRESIDENTE. Prego di non interrompere.
FIRRAO. Il trinomio scienza, tecnica, industria si afferma sempre più, come una unità inscindibile, nelle condizioni di progresso della vita nei nostri tempi; esso è base del perfezionamento senza arresti della produzione, cioè a dire del 90 per cento del progresso tecnico.
Di nessuna ricerca scientifica, anche la più astratta in apparenza, può a priori affermarsi che essa non avrà nel tempo alcun riflesso sulla economia e sulla produzione. Galileo, Keplero, Newton, eletta schiera di scienziati del XVII secolo, non intuirono forse le profonde trasformazioni che dalle loro geniali formulazioni scientifiche scaturirono, nelle ardite realizzazioni della tecnica; da Watt, a quelle di Pacinotti e Ferraris, così come nel nostro secolo la formulazione del modello atomico di Bohr, le conclusioni di Plank, e le geniali interpretazioni di De Broglie e Schrödinger erano lontane dal prevedere l’utilizzazione della energia atomica, nelle realizzazioni industriali, che sarà a base di una nuova grande rivoluzione della civiltà meccanica nel prossimo cinquantennio, così come non possiamo ancora prevedere le conseguenze che, nel pensiero scientifico di domani, avrà il principio di Eisenberg e a quali risultanze tecniche la interpretazione statistica della meccanica potrà condurci. (Rumori – Interruzioni).
E così, la sperimentazione tecnica, in un ruolo apparentemente più modesto e privo di splendore, esplica la sua fondamentale attività conseguendo, nei tentativi di applicazione delle conoscenze scientifiche, in una ricerca paziente, fiduciosa, la soluzione di particolari problemi che si traducono in risultati economici di singolare interesse. Prescindendo dalle scoperte fondamentali che sono il prodotto della forza creatrice del genio, il continuo progresso della tecnica è il risultato della tormentosa fatica compiuta in questi laboratori di sperimentazione.
Potrei citare, a testimonianza, numerosi esempi di nuovi metodi, nuovi tipi e nuovi cicli di produzione che dagli esperimenti di laboratorio sono passati alle grandiose applicazioni industriali, con una rapidità impressionante. (Rumori – Interruzioni).
La ricerca scientifica e la sperimentazione tecnica fanno leva sul valore degli uomini, ma è pur vero che entrambe sono anche problemi di organizzazione, di divisione di compiti, di collegamenti e di collaborazione e, specialmente, di mezzi, cose queste che insieme prevalgono sull’azione individuale: è una attrezzatura che deve essere approntata con spese che debbono considerarsi eminentemente produttive. (Interruzioni – Vivi rumori).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mi pare che ogni cosa debba essere contenuta entro propri limiti. Non possiamo andare avanti in questo modo.
Mi rivolgo alla cortesia dell’onorevole Firrao affinché egli si renda conto del momento.
Ella ha presentato un emendamento ed io penso che il peggior modo di favorirne l’accettazione, in questo momento, è di far udire ai colleghi le sue interessanti argomentazioni, preparate per sostenerlo; tutte e senza abbreviazioni.
Tenga conto di questo, onorevole Firrao, e concluda rapidamente la sua esposizione.
Ma prego, nello stesso tempo, i colleghi di conservare un atteggiamento di comprensione.
FIRRAO. Il concetto, che lo Stato debba intervenire in questo campo, trae anche riflesso dalla necessità di indirizzare, specialmente la sperimentazione tecnica, verso quei settori economici, dove l’interesse della collettività è maggiormente impegnato, o dove tali attività richiedono di essere coordinate.
Prima di questa guerra, la Francia impegnava, per le istituzioni di ricerca, 80 milioni di lire; il Belgio 450 milioni; la Svezia 150 milioni della fondazione Nobel; la Russia circa 500 milioni di lire e la Germania circa 900 milioni di lire; gli Stati Uniti, con le istituzioni Rockefeller e Carnegie e la Columbia University, spendevano 50 milioni di dollari; quest’ultimo Paese ha invece speso nel 1946 la cifra colossale di un miliardo di dollari.
Ove, invece che fini di distruzione e di guerra, fossero stati assegnati a questi ingenti mezzi come meta solo il progresso e l’ansia di assicurare agli uomini nuove fonti di benessere, si sarebbero ottenuti ancor più cospicui risultati.
Io e gli onorevoli colleghi che hanno, in nome dell’alta cultura tecnica, con me sottoscritto l’articolo aggiuntivo ora sottoposto all’esame di questa Assemblea, ci lusinghiamo di trovare il concorde consenso di tutti, nel sancire nella Carta costituzionale, come compito dello Stato, un problema di così fondamentale interesse, per lo sviluppo e l’evolversi di questa nostra civiltà, perché questa sia potenziata e piegata a beneficio degli uomini.
Assicurate, onorevoli colleghi, strumenti come questi all’intelletto della nostra gente e voi darete un reale apporto all’incremento di ricchezza del nostro Paese; voi offrirete mezzi sicuri per concorrere, in modo efficace, alla nostra rinascita economica, e per mantenere, ancora accesa, da questo Paese, una fiaccola di alta civiltà nel mondo. (Applausi – Commenti – Rumori).
Io protesto per questo modo di procedere.
PRESIDENTE. Lei ha formalmente diritto di protestare, ma nella sostanza ha dimostrato di non comprendere quale è il modo migliore di esercitare il suo diritto. Io ho il dovere di tutelare la libertà di parola; ma c’è un dovere superiore, nel quale devo essere coadiuvato da tutti i colleghi, ed è quello di conservare l’ordine dell’Assemblea; e per conservare l’ordine bisogna avere la sensibilità del momento e dello stato d’animo di tutti i colleghi.
MAZZONI. Mi permetto di dire che non è stato applicato il Regolamento, il quale stabilisce che un deputato non può leggere più di un quarto d’ora.
PRESIDENTE. Mi stupisco di essere accusato da un collega di non avere applicato il Regolamento. Non è passato un quarto d’ora. L’onorevole Firrao giustamente potrebbe eccepire che del tempo assegnatogli una buona parte gli è stato sottratto da interruzioni. Pertanto, onorevole Mazzoni, la prego di non richiamarsi al Regolamento.
Io le dicevo, onorevole Firrao, che se lei e tutti i colleghi non mi coadiuvano, io non potrò mai tutelare né il suo diritto né quello degli altri. Ed in questo momento non sono stato affatto coadiuvato da lei a difendere la sua libertà di parola. Lei ha fatto comunque la sua protesta e questa sarà registrata nel resoconto.
FIRRAO. Io ho protestato perché lei avrebbe avuto modo, se riteneva che l’Assemblea non era in condizioni di ascoltarmi, di rinviare la seduta e di non consentire questo incidente.
PRESIDENTE. Suppongo che lei fosse troppo attento a leggere il suo manoscritto per non avere osservato che ho fatto di tutto per tutelare la sua libertà di parola.
L’onorevole Medi ha proposto il seguente articolo 29-bis:
«Lo Stato concorre al più ampio sviluppo e progresso della scienza e della cultura».
Onorevole Medi, intende svolgerlo?
MEDI. Applicando la legge di fisica parlamentare, io prego soltanto il Presidente di mettere ai voti la mia proposta, trattandosi di una formula più ampia e più generale che tutti capiscono, senza doverne dare la dimostrazione.
PRESIDENTE. Poiché la proposta Medi è più ampia e più comprensiva la porrò per prima in votazione.
Prego la Commissiono di esprimere il suo pensiero.
TUPINI, Presidente della prima Sottocommissione. La Commissione si rimette all’Assemblea.
FIRRAO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FIRRAO. Credo di interpretare il pensiero dei colleghi che hanno firmato con me la proposta, insistendo nel concetto che la nostra è una formulazione specifica, mentre quella presentata dall’onorevole Medi riguarda niente altro che una ripetizione delle attribuzioni che hanno le università e gli istituti superiori. Sarebbe quindi una ripetizione inutile.
La nostra proposta invece concretizza una funzione nuova che non era stata prevista nella formulazione precedente. Riteniamo perciò di insistere perché la nostra formulazione sia votata in precedenza.
PRESIDENTE. Faccio osservare all’onorevole Firrao che proprio per le ragioni che ha esposto, nelle votazioni, si passa sempre dalla formula più ampia alla più specifica. Sono appunto le rivendicazioni specifiche della sua formula che esigono che essa sia votata successivamente.
Pongo in votazione l’articolo 29-bis proposto dall’onorevole Medi:
«Lo Stato concorre al più ampio sviluppo e progresso della scienza e della cultura».
(Non è approvato).
Pongo in votazione l’articolo 29-bis proposto dagli onorevoli Firrao, Colonnetti e Nobile:
«La Repubblica promuove la ricerca scientifica e la sperimentazione tecnica e ne incoraggia lo sviluppo».
(È approvato – Applausi).
FIRRAO. Se fossi stato informato che sulla mia proposta si sarebbe raccolta così calorosa adesione avrei risparmiato alla mia ugola lo sforzo di illustrarla, ed ai colleghi, impazienti di lasciare l’Aula, la fatica d’ascoltarmi! (Si ride).
PRESIDENTE. Il seguito di questa discussione è rinviato a venerdì, 2 maggio, alle 15.
Interrogazioni con richiesta di risposta urgente.
PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza le seguenti interrogazioni con richiesta di risposta urgente.
«Al Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se non creda suo dovere metter fine al deplorevole sistema di rinviare continuamente ogni discussione sulla situazione economica e finanziaria, che ogni giorno si aggrava, e che egli stesso, dopo averne a lungo taciuto, ha dichiarato di essere di estrema gravità e tale da minacciare la vita stessa della Nazione. E per conoscere altresì se non creda, per rassicurare il Paese, di fissare la data delle sue dichiarazioni e di quelle del Ministro delle finanze e tesoro, nonché delle discussioni che ne seguiranno, non oltre il 5 maggio.
«Desidero avere assicurazione che la discussione non si limiti alla imposta sul patrimonio, ma riguardi tutto l’insieme dei provvedimenti finanziari.
«Nitti».
Desidero informare che la relazione della seconda Commissione permanente sulla imposta patrimoniale – alla cui presentazione era subordinato l’inizio della discussione sulla situazione finanziaria – è stata pubblicata oggi e sarà distribuita immediatamente. Pertanto la data indicata dall’onorevole Nitti potrebbe essere rispettata.
GASPAROTTO, Ministro della difesa. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GASPAROTTO, Ministro della difesa. Il Governo è a disposizione completa della Assemblea per dare inizio alla discussione circa la situazione finanziaria. Può restare ferma anche a questo riguardo la data del 5 maggio. Questa mattina il Consiglio dei Ministri ha preso in esame questa proposta. Si è detto che per il 5 maggio siamo pronti ad iniziare questa discussione; ma forse sarebbe più opportuno – e con questo non intendo vincolare minimamente la volontà dell’Assemblea – di rimandarla al 10, perché per quel giorno potranno essere pronti molti bilanci. (Commenti).
Comunque, il Governo è a completa disposizione fin dal 5 maggio.
PRESIDENTE. Sono pervenute, inoltre, le seguenti interrogazioni:
«Al Governo, per sapere se – nel quadro dei provvedimenti diretti all’assunzione dei reduci e dei partigiani disoccupati – non si ritenga necessario procedere alla messa in disponibilità – per un periodo di anni due – senza stipendio né assegni ma senza pregiudizio dei diritti di anzianità di carriera e di pensione – dei dipendenti statali e parastatali che si trovino in condizioni economiche agiate – tali cioè di escludere in loro il bisogno di lavorare per vivere – sia per patrimoni personali o familiari, sia per stipendi cumulati di altre persone della famiglia.
«Morini, Sampietro».
«Al Ministro dell’interno, per sapere i motivi dello scioglimento del Consiglio comunale di Roccarainola.
«Crispo, Cifaldi, Cortese».
Mi riservo di chiedere al Governo quando intende rispondere.
Sull’ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Prima di togliere la seduta, desidero che i colleghi, di fronte al risultato dei nostri lavori in questi ultimi giorni, si rendano conto della necessità di arrivare ad una decisione in ordine al metodo da seguire nel loro svolgimento ulteriore.
A questo proposito sono state presentate a firma degli onorevoli Barbareschi, Scoccimarro, Mastino Gesumino e Grassi, proposte concrete. È stato presentato anche dall’onorevole Persico un suo testo di proposte.
Infine, gli onorevoli Giannini, Selvaggi, Rodinò Mario, Puoti, Bencivenga, Miccolis, Venditti, Marina, Mastrojanni, Corsini, Tumminelli, Perugi, Coppa, Colitto, Tieri, Cicerone, Vilardi, Tripepi, Marinaro, Mazza, Maffioli, Rodi, Russo Perez hanno presentato la seguente risoluzione:
«L’Assemblea Costituente afferma che il mandato del quale è investita per la elaborazione della Costituzione e delle altre leggi assegnate alla sua competenza «deve» e «può» essere pienamente eseguito nei limiti di tempo tassativamente prestabiliti».
Questa risoluzione sarà presa in esame all’inizio della prossima seduta, insieme con le altre proposte presentate.
FUSCHINI. Chiedo che la risoluzione e le proposte siano stampate e distribuite.
PRESIDENTE. Assicuro l’onorevole Fuschini che ciò sarà fatto.
GORTANI. Chiedo quando verrà fissato lo svolgimento delle interrogazioni con carattere di urgenza.
PRESIDENTE. È già stato stabilito, d’accordo col Governo, che la mattina di lunedì sarà interamente destinata allo svolgimento delle interrogazioni con carattere di urgenza.
Interrogazioni e interpellanze.
PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni e delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
RICCIO, Segretario, legge:
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere le ragioni per le quali sembra che sia stata accantonata la ricostruzione della linea ferroviaria Cajanello-Isernia, pur essendo di massima importanza per la rinascita della città di Isernia, tanto duramente provata dalle azioni di guerra, ed in genere del Molise, mentre si pensa di ricostruire altre linee ferroviarie, naturalmente del Nord, di molto minore importanza.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’industria e del commercio, per conoscere se non ritenga necessario – per lo sviluppo delle attività produttive del Mezzogiorno – prorogare pel decennio 1947-56 la efficacia della legge 5 dicembre 1941, n. 1572, sul decentramento degli stabilimenti industriali in connessione ai nuovi impianti idroelettrici dell’Italia centrale, meridionale ed insulare, non essendosi avute nel periodo 1941-46 serie e nuove iniziative industriali, date le difficoltà tuttora fortissime per le attrezzature e per le materie prime.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere se non ritenga opportuno sistemare in pianta stabile, col grado che attualmente rivestono, gli agenti di pubblica sicurezza, che vennero nel 1940 richiamati per servizio temporaneo di guerra e che ai doveri del loro ufficio attendono lodevolmente ormai da oltre sei anni.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri della marina mercantile e delle finanze e tesoro, per conoscere dal primo quando vorrà provvedere alla promozione ali grado superiore del personale civile delle capitanerie di porto, che trovasi nei gradi X, XI e XII da un ventennio, ed alcuni nientemeno che dal 1922, e non certo per demeriti; e dal secondo se non ritenga opportuno approvare, dando ad esso esecuzione, il progetto di ristretto ampliamento di organico del detto personale, già inoltrato ad esso Ministero delle finanze e del tesoro, col quale è stato in parte ripreso quello analogo presentato nel 1942 e che, pur approvato dal Ministero delle finanze, non poté avere applicazione, essendo intervenuto il divieto del Capo del Governo di qualsiasi, per la durata della guerra, ampliamento di organici.
«Colitto».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’interno, sugli incidenti avvenuti il 29 aprile a Potenza durante una manifestazione di contadini nella quale la forza pubblica, facendo uso delle armi, provocava la morte di un cittadino e il ferimento di altri.
«Fioritto, Lopardi, Mancini».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se e quando, in armonia con le assicurazioni date anche dal Presidente del Consiglio nelle dichiarazioni governative, sarà tradotto in norma di legge il progetto di riforma sui consorzi agrari, il cui testo è stato da tempo redatto dalla Commissione ministeriale e già approvato dal C.I.R.
«Dominedò, Canevari, Carboni, Tremelloni, Pallastrelli, Belotti, Cassiani, Bozzi, Reale Vito, Badini Confalonieri, Ciampitti, Rescigno, De Falco, Clerici, Cimenti, Bubbio, Valenti, Angelucci, Foresi, Siles, Cortese, Puoti, Zotta».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se è vero: che è in preparazione un progetto di riforma della legge 28 settembre 1939, n. 1822, sulla disciplina degli autoservizi di linea, e che le nuove disposizioni tendono a frustrare i diritti di priorità e di precedenza riconosciuti ai concessionari dalla legge attuale e dai principî generali del diritto, quale garanzia dei notevoli investimenti di capitale e dell’organizzazione industriale necessaria per l’esercizio degli autoservizi; e che, in attesa della emanazione della legge, sarebbe stata emessa una circolare inviata a tutti gli Ispettorati compartimentali M.V.I.C., nella quale si cerca di togliere valore alle precedenti concessioni, stabilendo diritti per altre categorie, e violando gravemente supreme ragioni di giustizia, che si risolvono in danno positivo dei concessionari in esercizio di autolinee, specie per quanto riguarda l’acquisto già fatto degli automezzi e delle spese per l’attrezzatura.
«Tutto ciò senza tener conto che la maggior parte dei predetti concessionari provengono dalle categorie dei vetturali, degli autisti e dei meccanici ed in genere dei tecnici, che hanno saputo con la loro attività e competenza creare una rete automobilistica, efficiente, che assicura al Paese un servizio pubblico di prim’ordine senza alcun onere per lo Stato.
«Coccia».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se ritenga opportuno che i membri del Governo – come tali – partecipino, con i mezzi che traggono dall’esercizio delle loro funzioni, alle lotte elettorali e specificatamente se non ritenga deplorevole che la sezione della Democrazia cristiana di Trapani si sia avvalsa della visita elettorale dello stesso Presidente del Consiglio fatta a quella città, in occasione della quale venne elargita, con denari dello Stato, una cospicua somma annunziata, alla vigilia della votazione, con pubblici manifesti dalla Democrazia cristiana medesima.
«Nasi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere per quale ragione si è proceduto alla soppressione dell’ufficio distaccato della Sottoprefettura di Portoferraio, decisa dagli organi centrali in evidente contrasto con le esigenze locali e con la espressa volontà delle amministrazioni municipali dell’Isola le quali, in una riunione dei sindaci tenuta alla fine del mese scorso, hanno rivolto una protesta al Governo; e per considerare se non sia opportuna la revoca del provvedimento, tenendo presente che una popolazione di trentamila abitanti di una zona insulare, con proprie caratteristiche ed esigenze economico-amministrative, ha necessità di avere un suo rappresentante che viva a contatto diretto con la popolazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Matteotti Matteo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere quale trattamento si intenda riservare nei confronti degli impiegati statali che non credono rinnovare il giuramento ai sensi della nuova legge. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Venditti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per sapere quali provvedimenti siano stati presi o si intenda di prendere circa la promozione al grado di capitano dei tenenti a carriera limitata delle armi di fanteria, artiglieria, genio e cavalleria, dato che i colleghi dei servizi automobilistici, amministrazione, ecc., che hanno frequentato gli stessi corsi, in base alle stesse circolari e con gli stessi diritti, sono stati promossi al grado di capitano con soli due anni di anzianità nel grado di tenente, mentre i primi attendono ancora la promozione, pur avendo molti di essi compiuto nove anni nel grado di tenente. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Abozzi».
«La sottoscritta chiede di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere:
1°) se non ritenga opportuno sciogliere la riserva contenuta nel primo comma dell’articolo 1 del decreto 7 giugno 1941 e indire apposito concorso per aspiranti direttori didattici allora alle armi;
2°) e se, in relazione a quanto comunicato dal Notiziario della scuola e della cultura dell’Ufficio stampa di codesto onorevole Ministero – n. 8 del 25 marzo 1947, pag. 2, § 8: personale non insegnante – l’onorevole Ministro non ritenga giusto indire concorso esclusivamente per titoli per il personale di vigilanza contemplato dal citato decreto 7 giugno 1941, in considerazione che proprio detto personale è stato maggiormente danneggiato a causa della guerra. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bei Adele».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere i motivi che inducono alcune amministrazioni comunali del Settentrione a respingere funzionari destinati in quelle sedi dal Governo, adducendo come unico motivo la loro origine meridionale.
«In ispecie l’interrogante chiede di conoscere quali provvedimenti il Governo abbia preso o intenda di prendere relativamente al caso del dottor Filippone Lorenzo, segretario di seconda classe, sempre classificato ottimo, che dopo aver retto interinalmente la segreteria generale del comune di Messina, durante i più burrascosi periodi (poi sostituito dal segretario di prima classe, settentrionale, titolare del posto) è ora in forzato e debilitante riposo, perché il comune di Pavia prima, e quello di Cremona dopo si sono rifiutati di accoglierlo nonostante la ufficiale destinazione governativa, adducendo a giustificazione, che il Filippone è meridionale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mastrojanni».
«II sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, sulle ragioni del ritardo a saldare la metà, non ancora riscossa, dei risparmi di lavoro fatti dai nostri ex-prigionieri trasferiti in Inghilterra. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per conoscere se l’inchiesta relativa alla mancata difesa di Roma – 8-9 settembre 1943 – da parte del Corpo d’armata corazzato, sia stata compiuta e quale ne è stato il risultato; e per conoscere, altresì, perché nel frattempo non si sia dato onesto riconoscimento dell’iniziativa, presa dal comandante territoriale del Corpo d’armata di Roma, di assumere la responsabilità della difesa con le due divisioni Granatieri e Sassari, e, soprattutto, sia mancato il riconoscimento del valore spiegato da queste truppe, le quali, in un ambiente dominato dal panico, combatterono valorosamente lasciando 500 morti sul terreno e perdendo altrettanti feriti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bencivenga».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se gli consta che il Consiglio di Facoltà della Università di Genova, composto quasi solo da filologi, abbia deciso la soppressione del biennio di geografia esistente in quella Università, decisione che, se messa in esecuzione, arrecherebbe grave danno agli studi di geografia in Italia.
«In proposito l’interrogante fa osservare all’onorevole Ministro che la decisione suddetta sarebbe stata presa senza nemmeno interpellare i professori incaricati dell’insegnamento di geografia fisica, geografia economica, antropologia, geologia, etnologia, oceanografia, storia delle esplorazioni geografiche, astronomia, ecc., dell’Università stessa. Contro di essa risulterebbe che gli stessi studenti abbiano protestato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Nobile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere perché, nonostante la dichiarazione da esso onorevole Presidente fatta alla Camera e nonostante l’esplicita promessa dell’onorevole Sottosegretario alla Presidenza in risposta ad una interrogazione dell’interrogante medesimo, nella seduta della Camera del 15 marzo 1947, si indugi a costituire il Commissariato del turismo, reclamato urgentemente da quanti si interessano a questa necessaria risorsa della economia nazionale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Canepa».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere – premesso ed osservato che un professore di ruolo di scuola media (gruppo A, grado VII) percepisce inizialmente, tra stipendio ed indennità di carovita, lire 17.730 nette mensili; un preside di prima categoria, e dunque di gruppo A, grado VI (e i presidi, si sa, non oltrepassano tale grado), percepisce, anche esso inizialmente, tra stipendio ed indennità di carovita, lire 19.180 nette mensili: con una differenza in suo favore di sole lire 1450; diconsi lire 1450! Con questo, però: che, mentre il professore è autorizzato a fare lezioni private, ed anche, nello stesso tempo, se è un avvocato, un ingegnere, un medico, ecc., a tener studio di avvocato, ingegnere, medico, ecc., il che gli permette di raddoppiare, nella meno benigna delle ipotesi, le sue entrate, al preside è fatto esplicito tassativo divieto di esercitare comunque la libera professione e di comunque impartire lezioni private. Dimodoché, oggi come oggi, un preside di liceo o di istituto tecnico o di istituto magistrale deve starsene alle sue striminzite lire 19.180, senza possibilità di altri leciti guadagni: la qual cosa, oltre tutto, gli crea una posizione di assoluta, assurda, ingiustificata ed ingiustificabile inferiorità economica rispetto ad uno qualsiasi dei suoi dipendenti professori, anche non di ruolo. È da considerare, poi, che e per la somma di effettivo lavoro e responsabilità che il preside assume, lavoro e responsabilità che non cessano nemmeno durante le vacanze (lo scorso anno le graduatorie degli aspiranti ad incarichi e supplenze nelle scuole medie furono dovute compilare dai capi di istituto in agosto!), e per altre non marginali né trascurabili esigenze, esso preside deve spendere quasi tutta la giornata per il suo istituto senza limiti di orario – se il Ministero della pubblica istruzione intende ancora protrarre tale situazione, che è sotto ogni aspetto ingiusta ed intollerabile, o non ritiene di dover disporre, di concerto col Ministero del tesoro, che sia corrisposta subito, ed anzi con una adeguata retroattività, ai capi di istituto una congrua decorosa indennità di carica, che li risarcisca, sia pure in parte, dei danni loro derivanti dal divieto di impartire lezioni private o di esercitare una delle professioni cui possono essere invece autorizzati gli insegnanti, e annulli o per lo meno riduca, sul piano economico, l’attuale gravissima palese sperequazione tra essi ed i dipendenti professori, anche non di ruolo: crei insomma, per tali benemeriti funzionari ed educatori, che hanno nelle loro mani il governo materiale, morale e culturale di organismi delicatissimi quali sono le scuole, condizioni di decoro e di tranquillità, per cui possano assolvere in pieno, e dunque con tutta dedizione e onestà e scrupolo, il loro alto e difficile mandato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare, il Ministro della difesa, per conoscere se non intenda promuovere un provvedimento tendente ad estendere l’applicazione del decreto legislativo luogotenenziale 30 novembre 1945, n. 894, all’oggetto «Ricostruzione delle carriere dei militari della marina reduci dalla prigionia di guerra o dall’internamento», anche agli ufficiali e sottufficiali discriminati con la formula più ampia, i quali alla data dell’8 settembre 1943, trovandosi sbandati per le ragioni più diverse, non poterono fruire del beneficio del suddetto decreto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Selvaggi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze e del tesoro, per sapere se non crede opportuno, urgente e doveroso che il divieto di trasferimenti immobiliari e di aziende commerciali a stranieri, stabilito dal regio decreto-legge 24 luglio 1942, n. 807, non debba subito essere abrogato, quanto meno nei confronti dei sudditi, residenti in Italia, di quella Confederazione Svizzera, che non ha conosciuto né conosce limitazioni del genere nei riguardi degli italiani; se non fosse altro come atto di tangibile riconoscenza, sentita da tutto il popolo italiano, per il paese che tanto ha fatto in opere di umanità, pietà, ed assistenza verso i nostri connazionali durante la guerra e tuttora continua ad adoperarsi per il benessere delle nostre classi bisognose. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Chiaramello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere: se corrisponde al vero che la concessione della navigazione del Lago di Garda sia stata nuovamente prorogata di sei mesi. Se sia al corrente dello stato lamentevole del servizio merci e viaggiatori sul lago, dello stato di abbandono dei natanti in servizio e di quelli che da anni giacciono sul fondo del lago semi-affondati e ciò certamente non nell’interesse del patrimonio nazionale. Se non fosse più conveniente, nell’interesse del servizio, del personale e del materiale rinnovare la concessione alla ditta uscente o aprire un nuovo concorso di appalti.
«E per conoscere, inoltre, a quanto ammontano i sussidi dati a tutt’oggi alla ditta Cannobbio tutt’ora appaltatrice. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Vischioni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per conoscere se egli sia al corrente dello stato di disagio (e si potrebbe dire di dissesto economico) in cui versano le varie sedi provinciali dell’Istituto nazionale assistenza malattia ai lavoratori, che vogliono veramente fare sul serio l’assistenza a tutti i lavoratori dell’industria e dell’agricoltura.
«Se non crede urgentissimo perequare i vari contributi delle diverse categorie di lavoro, prima della messa in atto di gestioni separate da parte dell’industria, per cui, in alcune sedi, ne è già fatta esplicita richiesta.
«Tale provvedimento avrebbe, come immediata conseguenza, la sospensione dell’assistenza dei lavoratori dell’agricoltura e delle altre categorie.
«Urge adeguare l’effettiva percentuale dell’industria ai salari globali dell’agricoltura su basi di accertamenti provinciali e non nazionali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Vischioni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per conoscere quando la Direzione d’artiglieria e genio di Torino si deciderà a risolvere in modo definitivo la questione del deposito di esplosivi di Bobbio Pollice (Torino) ed a restituire ai legittimi proprietari i terreni indebitamente occupati, perché se è vero che essi vennero espropriati, è vero anche che mai furono pagati, mentre a tutt’oggi i proprietari stessi continuano a pagare i regolari tributi erariali.
«A tale scopo l’interrogante richiama l’attenzione dell’onorevole Ministro, perché pare si stia delineando un’indecente speculazione sui terreni stessi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Chiaramello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere i motivi per i quali in alcuni paesi d’Abruzzo gravemente danneggiati dalla guerra non è stata finora costruita a spese dello Stato nemmeno una sola casa per i senza tetto: si citano, tra gli altri, i comuni di Crecchio e Ripateatina (Chieti) nei quali la percentuale delle distruzioni è stata del 70 per cento e di Roccascalegna (della stessa provincia) in cui numerose abitazioni furono incendiate dai tedeschi per rappresaglia alle azioni belliche dei primi nuclei della eroica brigata dei partigiani della Maiella. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro, ad interim, dell’Africa Italiana, per sapere come intende regolare la posizione di quei numerosi reduci dalla prigionia, in gran parte abruzzesi, i quali sono costretti a vivere soli, raminghi e sparsi qua e là nei paesi d’origine – per lo più distrutti dalla guerra – mentre le loro famiglie risiedono in Libia, dove si erano trasferite per ragioni di lavoro; e se non ritenga opportuno disporre che essi possano raggiungere al più presto le famiglie stesse per riprendere, con loro, la vita. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici e l’Alto Commissario per la sanità e l’igiene, per sapere se non ritengano indispensabile e di somma urgenza, al fine di evitare il diffondersi, con la stagione estiva, di gravi epidemie, il disporre che siano riattivati o riparati gli acquedotti e le fognature nei numerosi paesi d’Abruzzo che ne subirono la distruzione o il danneggiamento a causa degli eventi bellici, come, ad esempio, Orsogna (Chieti), Pennadomo (Chieti), Introdacqua (Aquila).
«Si segnala anche la grave situazione del comune di Palmoli (Chieti), privo di acquedotto, i cui abitanti, circa 3000, sono costretti a recarsi ad attingere acqua da una scarsa sorgente situata a 200 metri dall’abitato ed a cui si accede per una mulattiera alpestre intrafficabile d’inverno. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dei trasporti e delle finanze e tesoro, per sapere se sia vero:
- a) che per mantenere in vita le gestioni raggruppamenti autocarri (G.R.A.) il Ministero dei trasporti ha chiesto al Ministero delle finanze e del tesoro l’autorizzazione a contrarre un prestito di 300 milioni per l’acquisto di autocarri pesanti da concedere in dotazione alle stesse G.R.A. perché resistano alla concorrenza di privati autotrasportatori;
- b) che il Ministero delle finanze e del tesoro intenderebbe negare tale prestito, nel quale deprecato caso verrebbe a cessare una benefica iniziativa che ha dato notevole contributo alla ricostruzione, specie nelle zone sinistrate dalla guerra, col conseguente licenziamento di circa cinquemila dipendenti, e trionferebbe la speculazione dei privati con l’immediato aumento delle tariffe dei trasporti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’agricoltura e foreste e del lavoro e previdenza sociale, per sapere se non ritengano opportuno convocare d’urgenza i rappresentanti della Casa Torlonia e quelli dei numerosi affittuari delle sue terre del Fucino – che, in base alle costrizioni imposte a quei lavoratori dal Ministro fascista dell’agricoltura nel tempo in cui il Torlonia era Presidente dell’associazione degli agricoltori della provincia di Aquila, le danno, oggi, una rendita annua di circa un miliardo di lire – al fine di indurre la Casa istessa a rispettare tutti gli impegni da essa assunti nell’accordo firmato in Roma il 19 aprile 1946 col riconoscere i danni prodotti dagli allagamenti e col riattivare le strade ed i ponti, lasciati in istato di completo abbandono da 13 anni, nonché a rivedere e ridurre convenientemente i canoni dell’annata 1946 in cui la siccità distrusse il 70 per cento del raccolto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se e quando si deciderà ad apportare congrui, ragionevoli aumenti, adeguati al costo della vita, ai sussidi per i congiunti dei militari (anche di quelli dichiarati dispersi), stabiliti, attualmente, nella misura inumana di lire 13,60 alla moglie, di lire 3,40 ad uno dei genitori, di lire 5,10 per ogni figlio, più una indennità «caropane» di lire 95 al mese. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se non ritenga opportuno disporre che venga costruita al più presto una strada tra Cocullo e Carrito (Aquila) per la quale fin dal 1923 venne redatto un progetto che il Ministero dell’epoca approvò ma non attuò per sopraggiunte manovre ostruzionistiche di elementi fascisti locali.
«L’apertura di questo nuovo valico transappenninico – auspicata da circa sessanta comuni – allacciando la strada Carrito-Pescina-Avezzano con quella Sulmona-Anversa-Cocullo e con l’altra Anversa-Scanno-Villetta Barrea, metterebbe in più diretta e breve comunicazione le importanti Valli di Sulmona e del Sangro con la Conca del Fucino e segnerebbe la ripresa industriale, commerciale ed agricola in tutta quella zona, gravemente sinistrata dalla guerra e colpita da una percentuale altissima di disoccupazione.
«Il solo valico oggi esistente, quello di Forca Caruso, oltre ad essere lontano dai paesi delle Valli del Sagittario e del Sangro, resta chiuso per lunghi periodi durante la stagione invernale a causa delle forti nevicate, mentre la predetta nuova strada permetterebbe un transito continuo e sicuro, con la realizzazione di un minor percorso di circa 35 chilometri. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’interno, per conoscere quali decisioni intende prendere il Governo in merito alle richieste avanzate – attraverso la loro Federazione nazionale – dai dipendenti degli Enti locali, perché sia data facoltà alle amministrazioni locali di rivedere le tabelle organiche del personale dipendente perequandole al costo della vita, anche in deroga all’articolo 228, comma 2°, del testo unico della legge comunale e provinciale.
«Si tratta di un provvedimento che, nell’attuale momento, s’impone anche in rapporto all’agitazione dei dipendenti degli enti locali, per considerazioni di opportunità e perché, d’altra parte, risponde a quelle esigenze di autonomia che nelle amministrazioni locali è particolarmente sentita e che dovrà trovare la sua consacrazione nella nuova Costituzione democratica dello Stato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Zuccarini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze e del tesoro, sulla situazione dell’Azienda rilievo alienazione residuati (A.R.A.R.) e precisamente sulla quantità delle vendite fino ad ora effettuate, sulle spese di amministrazione, sul guadagno netto ricavato e sulla destinazione di questo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Grilli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri degli affari esteri e delle finanze e tesoro, per sapere:
premesso che la legislazione vigente (legge 26 ottobre 1940, n. 1543, e successive integrazioni; regio decreto 14 giugno 1941, n. 954, e regio decreto 8 dicembre 1941, n. 1600) provvede a disciplinare il risarcimento dei danni di guerra prodottosi oltreché nel territorio nazionale, nei territori dell’Africa italiana e nelle Isole dell’Egeo;
premesso altresì che, per quanto riguarda invece i danni di guerra verificatisi in Albania, il Governo italiano aveva stipulato una convenzione, resa esecutiva con la legge 20 novembre 1941, n. 1481, in forza della quale il Governo albanese si impegnava di risarcire i danni di guerra subiti in Albania da cittadini ed enti di nazionalità italiana ed albanese;
premesso, infine, che l’attuale Governo albanese, a quanto è dato di sapere e presumere, non ha riconosciuto e non riconoscerà tale impegno e che pertanto, allo stato delle cose, i cittadini e gli enti italiani, che hanno subìto danni di guerra in Albania, sono i soli (a differenza di tutti gli altri che li hanno subiti in territori diversi da quello nazionale ma, comunque, sottoposti alla sovranità od al controllo dell’Italia) a non poter oggi valersi di un provvedimento legislativo che tuteli i loro diritti;
se non si creda equo e necessario predisporre uno schema di provvedimento legislativo che colmi la lacuna e ripari all’ingiustizia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Fantoni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere i motivi per i quali, nonostante le ripetute insistenze ed il grave disagio degli interessati, non si è ancora provveduto al pagamento degli assegni dovuti ai vincitori delle borse di studio a favore di reduci dalla prigionia, meritevoli e bisognosi, istituito con circolare 17654/6-3. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«De Falco».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere i motivi per i quali non sono accolte le ripetute richieste degli esportatori agricoli del Salernitano, tendenti ad ottenere una maggiore assegnazione di carri ferroviari presso le stazioni di Pontecagnano, Battipaglia, Nocera Inferiore, Scafati, Angri, Pagani, Sarno.
«La deficienza di materiale, con la quale il competente capo compartimento giustifica il rifiuto non pare fondata, perché negli scali ferroviari di Napoli sono sempre vagoni a sufficienza per accogliere i prodotti agricoli del Salernitano.
«Gli esportatori in argomento debbono sottostare, con danni gravissimi per loro e per i consumatori, ad enorme aggravio di spese per il trasporto delle merci, in gran parte deperibilissime, dai centri di raccolta agli scali di Napoli, ove avviene il carico sui vagoni. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«De Falco».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere quali urgenti provvedimenti intenda adottare a cautela delle persone e delle cose per il continuo franamento delle rocce laterali e caduta di sassi pericolanti sulla strada statale n. 80, del Gran Sasso d’Italia (che congiunge L’Aquila a Teramo per il Passo delle Capannelle). Specialmente dal chilometro 36 al chilometro 41 si sono verificate le più pericolose cadute di grandi massi e da oltre due mesi è mancata ogni opera di sorveglianza e di manutenzione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Castelli Avolio».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della difesa, per sapere le ragioni per le quali è stata invitata una ditta dell’alta Italia per la esecuzione dei lavori dell’aeroporto di Capodichino (Napoli), trascurandosi del tutto le «Industrie meccaniche meridionali», attrezzate per l’adempimento dei lavori suddetti, con grave danno delle maestranze napoletane. (L’interrogante chiede la risposta scritta),
«Crispo, Cortese».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro degli affari esteri, per sapere se – al di fuori e al disopra di ogni apprezzamento politico del gesto della Pasquinelli e di ogni valutazione giuridica, che dello stesso ha fatto la Corte marziale alleata – non ritengano opportuno farsi interpreti dell’universale ansiosa aspettativa del popolo italiano per un atto di umana, generosa clemenza da parte dell’autorità alleata che, salvando la vita alla signorina Pasquinelli Maria, eviti inutili risentimenti e concorra ad opportuna distensione di animi in quelle zone ed in quegli animi sui quali più crudamente ha inciso il trattato di pace. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Schiratti».
«Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere quali motivi abbiano indotto non pochi membri del Consiglio superiore a rassegnare le dimissioni.
«Marchesi».
«I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere in base a quali disposizioni di legge, a conclusione del procedimento di revisione ordinato dai suoi predecessori a norma dell’articolo 16 del decreto legislativo luogotenenziale 5 aprile 1945, abbia creduto di poter non solo mantenere sulle cattedre i professori delle più svariate discipline arbitrariamente nominati senza concorso dai ministri fascisti, ma altresì di poter definitivamente proclamare, in contrasto con lo specifico e motivato parere espresso su ciascuno di essi dal Consiglio superiore e dagli esperti delle varie materie da questo interpellati, che la loro permanenza in cattedra legittimamente si fonda sul titolo della «chiara fama», che tende a farli apparire ufficialmente come «maestri insigni» di eccezionale valore, di fronte ai quali i professori entrati nelle Università per l’onesta via del concorso verrebbero per tal modo ad avere, per disposizione del Ministro che ha controfirmato e fatto suo l’arbitrio dei Ministri De Vecchi e Bottai, un diploma di inferiorità scientifica; ed altresì per conoscere in base a quali disposizioni di legge abbia creduto di poter appoggiare questa solenne proclamazione di «chiara fama» esclusivamente sul parere della facoltà a cui ciascuno di essi continua ad appartenere; senza rilevare il contrasto tra questa prova di benevola colleganza che ciascuna facoltà non poteva non rifiutare ad un suo componente, e il sereno ed oggettivo parere dato per ragioni scientifiche dal Consiglio superiore, che è l’organo istituito a questo scopo dalla legge; senza prendere in considerazione il suggerimento dato dallo stesso Consiglio superiore, ed ispirato a moderazione ed equità, di sanare la posizione irregolare di questi professori, nel loro stesso interesse, coll’immediata apertura di speciali concorsi ai quali essi potessero accedere senza interruzione dell’insegnamento; senza neppure ricordare nei suoi provvedimenti l’esistenza del Consiglio superiore specificamente chiamato dalla legge a dare il suo parere, che non può essere né cancellato né sostituito da quello delle Facoltà.
«Calamandrei, Cianca, Mastino Pietro, Lombardi Riccardo, Codignola, Lussu, Giua, Foa, Priolo».
PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno iscritte all’ordine del giorno e svolte al loro turno, trasmettendosi ai Ministri competenti quelle per le quali si chiede la risposta scritta.
Così pure le interpellanze saranno iscritte all’ordine del giorno, qualora i Ministri interessati non vi si oppongano nel termine regolamentare.
La seduta termina alle 15.50.
Ordine del giorno per la seduta di venerdì 2 maggio 1941:
Alle ore 15:
Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.