Come nasce la Costituzione

ANTIMERIDIANA DI VENERDÌ 19 DICEMBRE 1947

ASSEMBLEA COSTITUENTE

CCCXL.

SEDUTA ANTIMERIDIANA DI VENERDÌ 19 DICEMBRE 1947

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI

INDICE

Disegno di legge (Seguito della discussione):

Modificazioni al decreto legislativo 10 marzo 1946, n. 74, per l’elezione della Camera dei Deputati. (48).

Presidente

Scoccimarro, Presidente della Commissione

Martino Gaetano

Scelba, Ministro dell’interno

Morelli Renato

Gullo Rocco

Mattarella

Fuschini, Relatore per la maggioranza

Camangi

Candela

Piccioni

Nobile

Grilli, Relatore per la minoranza

Votazione segreta:

Presidente

Risultato della votazione segreta:

Presidente

Sul risultato della votazione:

Presidente

Bellavista

Candela

Lami Starnuti

Scelba, Ministro dell’interno

Gullo Rocco

Covelli

Perrone Capano

Coccia

Nobile

Corbino

Scoccimarro, Presidente della Commissione

Sui lavori dell’Assemblea:

Taviani

Presidente

Minio

Gullo Rocco

Scoccimarro

De Michelis

Tumminelli

Tonello

Candela

Giannini

La seduta comincia alle 10.

MOLINELLI, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta antimeridiana.

(È approvato).

Seguito della discussione del disegno di legge: Modificazioni al decreto legislativo 10 marzo 1946, n. 74, per l’elezione della Camera dei deputati. (48).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Seguito della discussione del disegno di legge: Modificazioni al decreto legislativo 10 marzo 1946, n. 74, per l’elezione della Camera dei deputati. (48).

Ricordo che nella seduta antimeridiana di ieri si doveva stabilire se la precedenza nella votazione spettasse all’ordine del giorno dell’onorevole Martino Gaetano «L’Assemblea Costituente respinge il principio della lista unica nazionale» o a quello dell’onorevole Uberti «L’Assemblea Costituente respinge il principio del collegio unico nazionale».

Chiedo alla Commissione di pronunziarsi in merito.

SCOCCIMARRO, Presidente della Commissione. Ritengo opportuno chiarire i concetti in base ai quali ieri l’Assemblea era chiamata a votare a proposito del collegio unico nazionale.

Io desidero dire brevemente all’Assemblea come ha proceduto la Commissione su questo problema, perché pare a me che lo stesso sistema si può adottare in Assemblea e arrivare ad una decisione, senza creare quelle confusioni o quegli equivoci che portarono alla situazione determinatasi nella passata seduta.

La Commissione è partita dal principio che il sistema elettorale è il sistema proporzionale (io non riapro la discussione di principio, la ricordo solo perché siano chiare le cose che dirò poi) nel quale oltre alla valutazione personale del candidato, si attribuisce particolare valore al programma, alla corrente ideologica che il candidato rappresenta.

D’altra parte, le masse elettorali sono oggi talmente accresciute, a non consentire più un rapporto diretto fra candidato ed elettore come poteva avvenire in altri tempi: quando appaiono sulla scena politica decine e decine di milioni di elettori, e il sistema di elezioni dà particolare valore al programma che il candidato rappresenta, allora assumono particolare valore i partiti e la funzione dei partiti.

Partendo da queste considerazioni, la maggioranza della Commissione ha adottato il sistema proporzionale e, nell’applicazione pratica di questo sistema, ha riconosciuto ai partiti una particolare funzione. La Commissione, dopo aver affermato il principio generale del sistema proporzionale e del collegio unico nazionale, ha modificato la legge precedente, nel senso di ridurre il numero dei deputati che verrebbero eletti in lista nazionale dal numero di 80 (come fu per il 2 giugno), al numero di 39 o 40.

NASI. Cinquanta!

SCOCCIMARRO, Presidente della Commissione. Cinquanta! Comunque, c’è una riduzione rispetto al sistema adottato il 2 giugno. Questo è stato fatto per lasciare ai partiti la possibilità di designare un piccolo numero di deputati fra gli eletti, che il partito ritiene possano portare un utile contributo al lavoro dell’Assemblea, mentre, per particolari condizioni, possono non aver raggiunto il quoziente per essere eletti. Da ciò il sistema, che la maggioranza della Commissione ha approvato, di utilizzazione dei resti su scala nazionale e per essi del collegio unico nazionale e della lista nazionale. Per eliminare gli equivoci sorti nell’ultima seduta si può convenire che il voto sul concetto di collegio unico nazionale significa che tutti i resti delle circoscrizioni elettorali si sommano in un unico resto nazionale e su questa base si determina un quoziente nazionale unico. Rimane impregiudicato il problema della lista. Bisogna votare sul primo punto, perché vi sono altre proposte che ammettono la somma nazionale dei resti, ma considerano la determinazione del quoziente differenziato, circoscrizione per circoscrizione. Quando abbiamo votato su questo primo punto, bisogna poi fare una seconda votazione per decidere se il quoziente nazionale si applica ad una lista nazionale oppure lo si applica col sistema suggerito dall’onorevole Grilli, cioè circoscrizione per circoscrizione, ai candidati che si sono di più avvicinati al quoziente.

Ora, perché nella passata seduta è avvenuta della confusione? Perché alcuni colleghi concepivano il collegio unico nazionale come somma di resti, quoziente nazionale e lista nazionale; altri invece concepivano il collegio unico nazionale soltanto come resto nazionale e quoziente nazionale, lasciando impregiudicato il problema della lista. Ora, si può adottare l’una o l’altra concezione, ma si deve sapere con precisione il senso della formula che si vota.

Data la molteplicità di proposte sul modo di utilizzare i resti, a nome della Commissione io propongo che l’ordine del giorno presentato dall’onorevole Martino venga interpretato nel senso che il collegio unico nazionale significa somma nazionale di tutti i resti circoscrizionali e determinazione di un quoziente nazionale unico, lasciando impregiudicato il problema della lista. Se questa interpretazione ha la maggioranza, passeremo a votare poi sul secondo problema. Perché è necessario fare questo? Perché vi sono proposte che ammettono, come ho già detto, la somma dei resti, ma non il quoziente nazionale unico per la utilizzazione dei resti. Ed allora, risolviamo prima questo problema, poi risolveremo quello della lista e così arriveremo alla conclusione.

Chiarito a questo modo il problema, a me pare che non vi dovrebbe essere più possibilità di confusione e potremmo rapidamente venire ai voti.

MARTINO GAETANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Mi pare che eravamo giunti a tal punto per cui dare ancora la parola significherebbe riaprire la discussione. In realtà, stamani si doveva passare, puramente e semplicemente alla votazione. È pacifico che la Commissione ed il Ministro possono sempre parlare, ma non è più il caso di riaprire adesso una discussione da parte dei deputati dell’Assemblea. Ad ogni modo do facoltà di parlare all’onorevole Martino Gaetano.

MARTINO GAETANO. Non ho l’intenzione di riaprire la discussione. Io sono presentatore dell’ordine del giorno al quale ha proposto testé il Relatore della Commissione di dare una determinata interpretazione. Bisogna che io accetti questo pensiero e questa interpretazione della Commissione perché si possa votare sul mio ordine del giorno nel senso proposto dall’onorevole Scoccimarro.

Ieri, che cosa è avvenuto? È avvenuto che io ho presentato un ordine del giorno così formulato: «L’Assemblea Costituente respinge il principio del collegio unico nazionale». Intendevo con questo respingere il principio della lista nazionale per l’utilizzazione dei resti. Difatti, appena fui invitato da qualche collega a modificare in tal senso il mio ordine del giorno, io immediatamente aderii.

Il mio ordine del giorno avrebbe dovuto essere messo in votazione, senonché l’onorevole Uberti che aveva parlato contro di esso, dichiarò di far proprio il mio testo originario. L’Assemblea non ebbe modo di ascoltare gli argomenti con i quali l’onorevole Uberti avrebbe sostenuto l’ordine del giorno che pochi istanti prima aveva combattuto; ma era evidente che, in sostanza, si voleva contrapporre alla lista nazionale per l’utilizzazione dei resti, il collegio unico nazionale.

Ora io non posso condividere l’interpretazione che vorrebbe dare a questa espressione «collegio unico nazionale» l’onorevole Scoccimarro. Qui bisogna anzitutto intendersi sul significato delle parole. Cos’è un collegio elettorale? È una circoscrizione territoriale dove avviene la presentazione di candidature e la scelta tra i candidati da parte del corpo elettorale. Trattandosi di scrutinio di lista, deve avvenire la presentazione di una lista di candidati. Non può esistere un «collegio unico nazionale» se non esiste la presentazione di una lista di candidati, così come la presentazione di una lista di candidati implica necessariamente l’esistenza di un collegio elettorale.

Questo è il punto che bisogna tener ben chiaro: non c’è contrapposizione tra collegio unico nazionale e lista nazionale per l’utilizzazione dei resti, ma si tratta, al contrario, della medesima cosa.

Qualora noi respingessimo il principio del collegio unico nazionale, automaticamente respingeremmo il principio della presentazione di una lista nazionale per l’utilizzazione dei resti; e qualora noi respingessimo il principio della presentazione di una lista nazionale per l’utilizzazione dei resti, automaticamente respingeremmo il principio della creazione di un collegio unico nazionale.

Il problema che ora pone l’onorevole Scoccimarro è di altra natura; ma su questo punto credo non ci siano contrasti. Io dichiaro, a nome dei deputati liberali, che noi siamo tutti favorevoli all’utilizzazione dei resti. L’utilizzazione dei resti può avvenire o con l’istituzione di un particolare collegio e quindi mediante la presentazione di una particolare lista, che può essere nazionale o regionale o pluricircoscrizionale, ovvero senza la presentazione di una lista e quindi senza l’esistenza di un particolare collegio a questo scopo specificamente destinato. La proposta Grilli, appunto, prevede la utilizzazione dei resti senza creazione di appositi collegi, cioè senza presentazione di apposite liste. Il dire quindi che siamo contrari alla lista nazionale, o che siamo contrari al collegio unico nazionale, non significa affatto dire che noi siamo contrari all’utilizzazione dei resti. Significa dire che noi siamo contrari all’utilizzazione dei resti in quella forma particolare, cioè mediante la creazione di un apposito collegio e la presentazione di un’apposita lista.

Io, dunque, vorrei – per maggiore chiarezza – modificare in questo senso, ancora una volta, il mio ordine del giorno:

«L’Assemblea Costituente respinge il principio del collegio unico nazionale con la relativa lista per l’utilizzazione dei resti».

Prego l’onorevole Presidente di voler mettere in votazione questo ordine del giorno.

SCELBA, Ministro dell’interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCELBA, Ministro dell’interno. Circa la questione formale, concordo pienamente col Relatore e non ho compreso, mi dispiace, il ragionamento dell’onorevole Martino.

Secondo me, la questione fondamentale da risolvere è la possibilità dell’utilizzazione dei resti circoscrizionali in sede nazionale. Se noi accettiamo questo principio, si apre la discussione sul modo di utilizzare questi resti; se noi respingiamo questo principio, la questione è definitivamente superata e si tratterà di utilizzare i resti in sede circoscrizionale.

Quindi, dal punto di vista logico, a mio avviso, mi pare abbiano ragione l’onorevole Uberti e l’onorevole Corbino, che sollevò precedentemente la questione, quando sostengono che l’Assemblea debba decidere in primo luogo il principio se s’intendono utilizzare i resti delle circoscrizioni locali sul piano nazionale. Perché, ripeto, risolto questo punto in un senso, la questione sarebbe esaurita totalmente se l’Assemblea respinge il principio dell’utilizzazione dei resti sul piano nazionale. L’interpretazione che dall’onorevole Martino è stata data, nel senso che, per lui, respingendo la lista nazionale, si viene nel tempo stesso a respingere il principio del collegio unico, noi potremmo accettarla, ma solo se non esistesse, come esiste, davanti all’Assemblea una proposta concreta che, mentre non esclude la possibilità dell’utilizzazione dei resti sul piano nazionale, per contro esclude la lista nazionale.

E allora mi pare che, secondo la logica, si dovrebbe votare nel seguente ordine: primo, se l’Assemblea è d’accordo o non è d’accordo sul principio di utilizzare i resti delle singole circoscrizioni sul piano nazionale; secondo, in conseguenza della decisione che si sarà avuta su questo primo punto, esaminare se si debbano considerare questi resti in sede unica nazionale o in sede circoscrizionale.

Mi pare quindi che, in omaggio alla logica, si debba porre a base della nostra votazione la proposta originaria dell’onorevole Martino.

MARTINO GAETANO. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTINO GAETANO. Vorrei sapere cosa precisamente si intenda per utilizzazione dei resti in campo nazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Martino, lo si è già detto tante volte. Vuol dire che i resti che rimangono dopo l’assegnazione dei seggi nei vari collegi, non cadono nel nulla, ma vengono invece utilizzati.

MARTINO GAETANO. Mi permetta, onorevole Presidente, ma questo allora è un ammasso di resti, è un unico coacervo: non è l’utilizzazione dei resti in campo nazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Martino, la prego: non solleviamo questioni che non esistono. Anche l’onorevole Scelba si è spiegato chiaramente. Nella proposta dell’onorevole Grilli è detto molto chiaramente che, salvo a vedere il modo con cui avverrà la redistribuzione, vi sia l’utilizzazione dei resti su scala nazionale, vista cioè la possibilità di trasferire dall’una parte all’altra del territorio nazionale, a seconda del modo che si stabilirà, la validità dei resti.

È pertanto evidente che, se si vuole escludere che i resti di una circoscrizione possano essere utilizzati in un’altra circoscrizione, non c’è più una loro utilizzazione, dato che nella circoscrizione di origine non possono essere utilizzati. Mi pare una cosa tanto semplice!

MORELLI RENATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORELLI RENATO. Io trovo logico, onorevole Presidente, e credo sia stato ammesso da tutti, il principio dell’utilizzazione dei resti Bisogna quindi, secondo me, procedere alla votazione nel senso di vedere innanzitutto se noi intendiamo utilizzare questi resti regionalmente o sul piano nazionale.

PRESIDENTE. Presenti un ordine del giorno, onorevole Morelli, in questa forma molto elementare: «L’Assemblea ritiene (o non ritiene) che si debba procedere all’utilizzazione dei resti su scala nazionale». E voteremo su questo senza testa continuare a parlare di liste e di collegio, se queste due parole creano confusione.

GULLO ROCCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GULLO ROCCO. Io pongo al Presidente alla Commissione e al Ministro una semplice domanda: quelli che come me – e siamo in molti – intendono col loro voto dire soltanto una cosa, senza pregiudicare poi l’utilizzazione dei resti in sede nazionale, regionale o circoscrizionale, cioè vogliono dire soltanto che non vogliono la lista formata dalle direzioni dei partiti a Roma, come devono votare? (Commenti).

Questa è la domanda che io pongo, perché il problema che è sorto ieri è questo. È la rivolta delle fanterie. Io, a nome delle fanterie, di cui sono rappresentante non soltanto in quest’Aula, ma anche fuori di essa, chiedo come devo fare per affermare col mio voto la mia volontà che vengano alla Camera i deputati eletti dagli elettori e non quelli eletti dalle direzioni dei partiti. (Commenti).

PRESIDENTE. Non complichiamo le questioni, onorevoli colleghi.

Onorevole Gullo Rocco, ciascuno di noi ha dei problemi di coscienza, e deve cercare di risolverli per proprio conto. Quindi formuli lei, che ne sente uno, nel modo che ritiene più opportuno la proposta; ma non si attenda che altri venga incontro ad una sua attesa. Oppure, se non crede di formulare nulla, valuti le proposte degli altri e voti secondo il suo giudizio su queste proposte.

GULLO ROCCO. La mia proposta credo di averla presentata attraverso l’ordine del giorno Martino, che intendeva esprimere molto chiaramente – secondo le parole dello stesso presentatore – questo concetto: siamo contro la lista nazionale, senza pregiudicare l’utilizzazione dei resti in un qualsiasi modo. Con questo significato io do il voto all’ordine del giorno Martino.

Ma non si dica che, votando l’ordine del giorno Martino, si pregiudica l’utilizzazione dei resti. Per conto mio, l’approvazione dell’ordine del giorno Martino significa che noi intendiamo escludere solo la lista nazionale, salvo poi a stabilire il metodo di utilizzazione dei resti, in sede nazionale, regionale, col metodo D’Hondt, o in qualsiasi altro modo.

Noi intendiamo, attraverso l’ordine del giorno Martino – che aveva questo significato preciso di cui ha dato ora la conferma il suo presentatore – votare contro la lista nazionale compilata dai partiti.

MATTARELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTARELLA. Vorrei solo fare questo rilievo: quale necessità ed opportunità vi è di presentare degli ordini del giorno, quando si potrebbero presentare degli emendamenti alla legge, i quali non postulino la necessità di una interpretazione.

MORELLI RENATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORELLI RENATO. Questo problema del metodo di discussione, ossia dell’esame degli emendamenti o degli ordini del giorno e quindi del principio, è stato già risoluto. Ora, bisogna cercare di evitare equivoci.

Siccome vi sono vari metodi di utilizzazione dei resti, consacrati in altrettanti ordini del giorno, io prego il Presidente di porre in votazione in ordine logico questi ordini del giorno. Siccome ce n’è uno che va votato prima di tutti gli altri, quello che tende a realizzare l’utilizzazione locale e risponde alla legge naturale delle elezioni, facendo in modo che ogni elettore possa eleggere il suo deputato, si metta in votazione prima questo e poi ogni altro.

PRESIDENTE. Lei parla di ordini del giorno che non esistono. Ne abbiamo due di ordini del giorno, che, sino a pochi minuti fa si distinguevano soltanto per una parola; da alcuni minuti, in seguito alla nuova formulazione data dell’onorevole Martino, si distinguono maggiormente. Sono due ordini del giorno sul cui significato, mi permettano, in fondo non riescono neppure a mettersi da accordo coloro stessi che insieme li hanno formulati o firmati.

Riprendendo quello che dicevo poco fa: se si vuole scendere sino al principio più elementare, occorre che qualcuno proponga un ordine del giorno in cui si dica soltanto questo: 1°) se si intende di utilizzare i resti; 2°) se si intende di utilizzarli su scala nazionale 3°) il modo come l’utilizzazione deve avvenire.

Ma non usiamo parole che o vogliono dire troppe cose o non dicono nulla.

Prego dunque di formulare gli ordini del giorno tenendo conto di queste osservazioni logiche.

MARTINO GAETANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTINO GAETANO. Credo che si potrebbe risolvere la questione aggiungendo al mio ordine del giorno le parole: «senza pregiudizio per la utilizzazione dei resti».

PRESIDENTE. Ma questa sua proposta implicherebbe la risoluzione di parecchie questioni con una sola votazione; bisogna invece, procedere gradatamente.

SCOCCIMARRO, Presidente della Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCOCCIMARRO, Presidente della Commissione. Visto che invece di chiarire si rischia di fare nuove confusioni, la Commissione propone che si voti sull’ordine del giorno Martino, ritenendosi implicito che quell’ordine del giorno significa utilizzazione dei resti sul piano nazionale. Per conseguenza, chi vota contro quell’ordine del giorno vota contro la lista nazionale, e chi vota a favore vota per la lista nazionale.

FUSCHINI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FUSCHINI, Relatore per la maggioranza. Io vorrei chiarire, se permettono gli onorevoli colleghi, una cosa molto semplice, cioè, quando si dice «collegio unico nazionale» ciò vuol dire che al collegio unico nazionale si attribuisce una lista di carattere nazionale. Non ci può essere equivoco su questo.

La posizione dei diversi progetti degli onorevoli Grilli, Marinaro ed altri porta a questo rilievo, che con tali progetti si vuole fare il computo dei voti in sede nazionale, ma poi si intende fare l’assegnazione dei seggi in sede circoscrizionale.

Noi diciamo che al collegio unico nazionale deve corrispondere la lista nazionale, e che non si può ritornare alle liste circoscrizionali essendo i collegi incomparabili fra loro. Ho detto anche in Commissione che se si vuole che tutti i seggi rimangano alla circoscrizione bisogna seguire un altro sistema che non è quello della utilizzazione dei resti.

Se si vogliono coprire tutti i seggi di un collegio, il metodo D’Hondt è il più idoneo.

Mi pare che ciò sia molto chiaro e preciso. Ritengo che i sistemi ibridi, come quello dell’onorevole Grilli, siano quelli che hanno creato confusione… (Interruzione del deputato Grilli).

Lo dico obiettivamente. (Interruzione del deputato Bellusci).

Onorevole Bellusci, stia bene attento che non c’è nessuna ragione di fare obiezioni. Io intendo chiarire appunto all’Assemblea la posizione dei vari sistemi perché tutto sia chiaro. Quando si vogliono coprire tutti i seggi attribuiti ad una circoscrizione si sceglie per coerenza il sistema D’Hondt; quando invece si vogliono utilizzare i resti non vi è, a mio avviso, altro sistema elastico che quello indicato nella legge 1946, che si presta a correzioni ampie mediante la maggiorazione di più uno, più due, ecc., del numero dei seggi.

Non vi è altro sistema in questo momento. Esso ha fatto la sua prova e non ha fatto nascere inconvenienti. I sistemi elettorali non si improvvisano; si crede di migliorarli con un emendamento. Ma se si studia attentamente ogni emendamento ci si accorge, in ultima analisi, che si rischia di realizzare un peggioramento. Ho esposto nella mia relazione gli inconvenienti che potranno creare i progetti Grilli e Marinaro, e perciò insisto perché si metta in votazione il collegio unico nazionale che importa la lista nazionale. Coloro che non lo vogliono e sono contrari alla lista nazionale voteranno contro.

PRESIDENTE. Fra gli ordini del giorno che in questo momento sono pervenuti, il più complesso resta sempre quello formulato dall’onorevole Martino Gaetano. Tutta la Commissione, per bocca del suo Presidente e del Relatore, ha dichiarato che preferirebbe che si votasse appunto sull’ordine del giorno dell’onorevole Martino, che dirò di prima formazione, restando bene inteso che parlando di «collegio» si parla implicitamente di lista e che non vi è la possibilità di differenziare a questo proposito.

Gli ordini del giorno presentati sono i seguenti:

«1°) L’Assemblea ritiene che i resti elettorali debbano essere utilizzati; 2°) che i resti debbano essere utilizzati su scala nazionale; 3°) che i resti debbano essere utilizzati con lista nazionale».

Nobile.

«L’Assemblea respinge il sistema della lista nazionale lasciando impregiudicata la questione della utilizzazione dei resti».

Treves, Gullo Rocco.

«L’Assemblea Costituente respinge il metodo di utilizzazione dei resti nella forma prevista dall’articolo 15 della legge»

Corbino, Bellusci.

«L’Assemblea Costituente delibera che siano utilizzati i resti in sede nazionale».

Mono, Uberti.

Ora, mi pare che, salvo la forma positiva o negativa, gli ordini del giorno Martino, Moro e Treves, siano analoghi, perché essi propongono all’Assemblea o di accettare o di respingere l’utilizzazione dei resti su scala nazionale.

Chiedo alla Commissione se crede che sia sempre opportuno che la votazione avvenga, comunque, sopra la formulazione iniziale dell’onorevole Martino Gaetano, sottolineando ancora una volta che la discussione diretta a far apparire una diversità di concetto a seconda dell’uso della parola «lista» o «collegio», a giudizio della Commissione, e dopo i chiarimenti di stamane, non ha ragione di esistere.

L’onorevole Scoccimarro ha facoltà di esprimere il parere della Commissione.

SCOCCIMARRO. Presidente della Commissione. La Commissione accetta che sia posto in votazione l’ordine del giorno Martino.

PRESIDENTE. Con questa intesa naturalmente che la distinzione relativa alle due parole «lista» e «collegio» non ha valore. Nel caso che l’ordine del giorno Martino Gaetano sia respinto, resta acquisito che l’Assemblea accetta il principio dell’utilizzazione dei resti con un collegio unico nazionale.

MARTINO GAETANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTINO GAETANO. Ritiro il mio ordine del giorno, in quanto il significato che gli attribuisco non è questo.

CAMANGI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAMANGI. La questione mi pare che sia ben chiara. Qui siamo di opinioni divergenti circa il modo di utilizzazione dei resti dal punto di vista territoriale, ma mi pare che siamo quasi tutti d’accordo sulla questione delle liste non circoscrizionali. Mi sembra che la prima cosa da decidere sia questa e io avrei formulato in proposito quest’ordine del giorno:

«L’Assemblea Costituente afferma il principio che l’utilizzazione dei resti debba essere fatta escludendo, comunque, la presentazione di liste diverse da quelle circoscrizionali».

Che poi i resti debbano – utilizzarsi dal punto di vista territoriale col sistema strettamente locale o nazionale, in un modo piuttosto che in un altro, questo risulterà dalla votazione degli emendamenti, perché abbiamo emendamenti che appunto si riferiscono a questi vari sistemi. L’importante è stabilire questo principio pregiudiziale che non vi debbano essere liste diverse da quelle circoscrizionali.

CANDELA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANDELA. Mi associo all’ordine del giorno Gullo Rocco.

COVELLI. Non è serio!

PRESIDENTE. È stato presentato un ordine del giorno dagli onorevoli Morelli Renato, Villabruna, Bellusci ed altri, del seguente tenore:

«L’Assemblea Costituente, ritenuto che ogni deputato debba risultare eletto dai suoi naturali elettori, delibera che tutti i seggi vengano assegnati alle circoscrizioni rispettive, in tal modo soltanto utilizzandosi i resti».

Il seguente altro è stato presentato dall’onorevole Basile:

«L’Assemblea afferma che per l’utilizzazione dei resti, si attribuiranno i seggi rimasti alle liste circoscrizionali che hanno ottenuto i resti più alti e, nell’interno della lista, ai candidati che otterranno il maggior numero di voti di preferenza».

Gli onorevoli Scotti e Caroleo hanno presentato il seguente ordine del giorno:

«L’Assemblea Costituente ritiene che la utilizzazione dei resti debba essere fatta sul piano nazionale».

Il seguente è dell’onorevole Molinelli:

«L’Assemblea Costituente accetta il principio della lista unica nazionale».

PICCIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PICCIONI. Io vorrei proporre, per semplificare la discussione e la votazione, di prendere anzitutto in considerazione l’emendamento soppressivo del terzo comma dell’articolo 3 proposto dalla minoranza della Commissione; superandosi, così, tutte le disquisizioni e le sfumature, che ci sono da un ordine del giorno all’altro. Se la maggioranza voterà a favore della soppressione, evidentemente sarà superata la questione del Collegio unico nazionale. Mi pare che questa sia la procedura più semplice ed elementare.

Giacché parlo, se l’onorevole Presidente me lo consente, vorrei rilevare che c’è qualche equivoco sulla valutazione del Collegio nazionale, della lista nazionale, degli interventi delle direzioni dei partiti e di tutto quel che segue, e di cui si è parlato.

Questo deriva dal fatto che noi tutti, nessuno escluso, siamo impegnati a formulare la legge elettorale, che riguarda ciascuno di noi, nessuno escluso. Questo è un difetto, a mio avviso, del sistema democratico. Speriamo che in avvenire, forse molto lontano, si possa correggere questo difetto, nel senso che la legge elettorale di un corpo rappresentativo del Paese sia sottratta nella sua formulazione allo stesso corpo rappresentativo, che ne deve usufruire.

Detto questo, a me sembrano veramente eccessivi gli appunti, le preoccupazioni, le svalutazioni portate contro il Collegio nazionale. Ma, comunque, bisogna decidersi e scegliere tra le due posizioni, di quelli che ritengono di potere utilizzare i resti in sede nazionale (così come io ritengo, per il fatto che io, come ho avuto occasione altra volta di esprimere in questa Assemblea, considero la proporzionale come un perfezionamento della funzionalità del sistema democratico rappresentativo e considero la utilizzazione dei resti in sede nazionale come un perfezionamento della proporzionale), di quelli che la pensano come me e considerano la proporzionale e l’utilizzazione dei resti come perfezionamento del sistema democratico, e, quindi, voteranno per il Collegio unico o per la lista nazionale, o di quelli che sono fermi ad una concezione mista di contaminazione fra il sistema uninominale o liberale o il sistema proporzionale o democratico, per meglio precisare, e che, quindi, inutilmente si rifugiano dietro i palliativi di vario genere per la utilizzazione dei resti (Commenti); mentre dovrebbero invece affermare la loro opposizione al Collegio ed alla lista nazionale ed il loro favore per la utilizzazione dei resti in sede circoscrizionale; perché nessuno contesta, amici miei, che l’utilizzazione dei resti in tutti i modi si fa. (Commenti). Non che si rifiuti l’utilizzazione dei resti: si fa localmente se non si pone il principio della lista e del Collegio nazionale. Nelle elezioni del 1919 e del 1921 c’era la proporzionale: e una certa utilizzazione dei resti ci fu, quale? L’utilizzazione dei resti fu fatta in maniera grezza e rozza, mentre la formula del Collegio nazionale e della lista unica nazionale porta un maggiore perfezionamento all’utilizzazione dei resti ed un perfezionamento alla rappresentatività democratica del Paese, che è qualcosa di diverso dalla rappresentatività puramente locale e circoscrizionale. (Approvazioni). Prego pertanto il Presidente, per uscire da queste difficoltà, di mettere senz’altro in votazione l’emendamento soppressivo proposto dall’onorevole Grilli.

PRESIDENTE. Vorrei conoscere il parere della Commissione e del Governo sulla proposta dell’onorevole Piccioni.

SCOCCIMARRO, Presidente della Commissione. La Commissione è d’accordo.

PRESIDENTE. E il Governo?

SCERBA, Ministro dell’interno. Il Governo è d’accordo.

NOBILE. Chiedo di parlare per un chiarimento. (Commenti).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NOBILE. Credo che votando in questo modo si potranno ingenerare confusioni, perché da quanto ha detto l’onorevole Grilli nell’illustrare la sua proposta soppressiva, e da quanto è stampato nella relazione di minoranza, risulta che egli non nega il collegio unico nazionale, avendo, anzi, insistito nel dire che i resti debbono essere utilizzati nell’ambito nazionale. (Rumori al centro). Perciò, allora, votando in questo modo, si genererà confusione.

PRESIDENTE. Se l’onorevole Grilli propone la soppressione di questo comma vuol dire che è convinto che le proposte ulteriori esigono la soppressione del comma. Non voglio essere più capace di interpretare il pensiero dell’onorevole Grilli di quanto non possa esserlo lui stesso. Poiché la Commissione ed il Ministro hanno dichiarato che accettano che si voti secondo la proposta fatta dall’onorevole Piccioni, mi sembra che non vi sia più nulla da chiarire. È pervenuta una richiesta di votazione a scrutinio segreto, dagli onorevoli Martino Gaetano, Villabruna, Pera, Bellusci, Camangi, Miccolis, Treves, Candela, Gullo Rocco, Di Gloria, Veroni, Bianchi Bianca, Corbino, Patrissi, Mazza, Carboni Angelo, Tripepi, Caroleo, Marinaro, Bonino, Reale Vito, Morelli Renato, Farina.

GRILLI, Relatore per la minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRILLI, Relatore per la minoranza. Qui bisogna intendersi. Io ieri mattina, quando ho parlato, avevo delle idee chiare; la discussione che si è fatta me le ha fatte annebbiare. Volevo ritrovare quella chiarezza. Io ho detto ieri: se per collegio unico nazionale si deve intendere il modo di assommare tutti i resti delle circoscrizioni per fare il quoziente nazionale, per stabilire quanti deputati spettano ancora a ciascuna lista, in questo caso nessuno può essere contrario al collegio unico nazionale. Ma, se per collegio unico nazionale si intende, come intendo io, quell’insieme, quel sistema generale di votazione che permette cioè che si eleggano dei deputati fuori delle circoscrizioni su lista nazionale dai partiti, allora noi siamo contro il collegio unico nazionale. Quindi, se il collegio unico nazionale è soltanto il primo, io non propongo più di sopprimere l’articolo 3.

PRESIDENTE. Onorevole Grilli, siamo arrivati a spiegarci almeno che non è soltanto il primo, perché sul primo siamo tutti d’accordo e non c’è da votare. D’altra parte questo terzo comma dell’articolo 3 fa parte di un sistema completo, al lume del quale esso vuol dire per l’appunto in questa legge lista nazionale. (Commenti).

GRILLI, Relatore per la minoranza. Allora, se siamo d’accordo su questo punto, che sopprimere l’articolo 3 vuol dire sopprimere la lista nazionale, io sono lietissimo di mantenere il mio emendamento. (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, procediamo alla votazione a scrutinio segreto sul terzo comma dell’articolo 3 del decreto 10 marzo 1946, n. 74, del quale l’onorevole Grilli ha proposto la soppressione.

Una voce. Sarebbe opportuno votare la soppressione. (Commenti).

PRESIDENTE. Visto che è espressamente richiesta, dobbiamo votare la soppressione. (Approvazioni).

Si tratta dunque di decidere se conservare nel testo fondamentale, cioè nel decreto del 10 marzo 1946, il terzo comma dell’articolo 3, il quale dice: «Il complesso delle circoscrizioni elettorali forma il collegio unico nazionale, ai soli fini dell’utilizzazione dei voti residuali».

Noi diamo a questo comma il senso che esso implica l’esistenza della lista unica nazionale, ed è evidente perciò che chi vota a favore della soppressione di questo comma vuole con ciò significare di essere contrario alla lista nazionale.

Votazione segreta.

PRESIDENTE. Indico la votazione segreta sulla proposta Grilli di soppressione dell’articolo 3 del decreto 10 marzo 1946, n. 74.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Invito gli onorevoli Segretari a procedere alla numerazione dei voti.

(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).

Prendono parte alla votazione:

Adonnino – Alberti – Aldisio – Allegato – Amadei – Ambrosini – Angelini – Arcaini – Arcangeli – Avanzini – Azzi.

Bacciconi – Baldassari – Balduzzi – Baracco – Bardini – Barontini Anelito – Barontini Ilio – Bartalini – Basile – Bastianetto – Bazoli – Bei Adele – Bellavista – Bellusci –Belotti – Bencivenga – Bennani – Benvenuti – Bernamonti – Bertola – Bertone – Bettiol – Biagioni – Bianchi Bianca – Bianchi Bruno – Bianchini Laura – Bibolotti – Binni – Bocconi – Bolognesi – Bonino – Bonomelli – Bonomi Ivanoe – Bonomi Paolo – Borsellino – Bosco Lucarelli – Bovetti – Bozzi – Braschi – Brusasca – Bubbio – Bucci – Bulloni Pietro – Burato.

Caccuri – Calamandrei – Calosso – Camangi – Campilli – Camposarcuno – Candela – Canepa – Canevari – Caporali – Cappa Paolo – Cappelletti – Cappi Giuseppe – Capua – Carbonari – Carboni Angelo – Carignani – Caristia – Caroleo – Caronia – Carpano Maglioli – Carratelli – Cartia – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Castiglia – Cavalli – Cavallotti – Cevolotto – Chieffi – Chiostergi – Ciampitti – Cianca – Ciccolungo – Cicerone – Cifaldi – Cimenti – Cingolani Mario – Clerici – Coccia – Codacci Pisanelli – Codignola – Colombo Emilio – Colonnetti – Conci Elisabetta – Condorelli – Conti – Coppa Ezio – Coppi Alessandro – Corbi – Corbino – Corsi – Corsini – Cortese Pasquale – Costa – Costantini – Cotellessa – Covelli – Cremaschi Carlo – Cremaschi Olindo

Damiani – D’Amico – D’Aragona – De Caro Gerardo – Del Curto – Delli Castelli Filomena – De Maria – De Martino – De Mercurio – De Michele Luigi – De Michelis Paolo – De Palma – De Unterrichter Maria – De Vita – Di Fausto – Di Gloria – Dominedò – Donati – D’Onofrio – Dossetti – Dozza – Dugoni.

Ermini.

Fabbri – Fabriani – Faccio – Fantoni – Fantuzzi – Faralli – Farina Giovanni – Farini Carlo – Fedeli Aldo – Federici Maria – Ferrarese – Ferrario Celestino – Ferreri – Fietta – Filippini – Finocchiaro Aprile – Fioritto – Firrao – Flecchia – Foa – Fogagnolo – Foresi – Fornara – Fresa – Froggio – Fuschini – Fusco.

Gabrieli – Galati – Galioto – Gallico Spano Nadia – Garlato – Gasparotto – Gavina – Gervasi-– Ghidetti – Ghidini – Ghislandi – Giacchero – Giacometti – Giannini – Giolitti – Giordani – Gonella – Gorreri – Gortani – Gotelli Angela – Grazi Enrico – Grilli – Gronchi – Guariento – Guerrieri Filippo – Gui – Guidi Cingolani Angela – Gullo Rocco.

Imperiale.

Jervolino.

Laconi – Lagravinese Pasquale – La Malfa – Lami Starnuti – Landi – La Pira – Lazzati – Lettieri – Lizier – Lombardi Carlo – Lombardo Ivan Matteo – Longhena – Lozza – Lucifero – Luisetti – Lussu.

Macrelli – Maffi – Magnani – Magrassi – Magrini – Malagugini – Malvestiti – Mannironi – Marchesi – Marconi – Mariani Enrico – Marina Mario – Marinaro – Marinelli – Martinelli – Martino Gaetano – Massola – Mastino Gesumino – Mattarella – Mattei Teresa – Matteotti Carlo – Mazza – Mazzoni – Meda Luigi – Mentasti – Merighi – Merlin Angelina – Merlin Umberto – Mezzadra – Miccolis – Micheli – Minella Angiola – Minio – Molinelli – Momigliano – Montagnana Rita – Montalbano – Montemartini – Monterisi – Monticelli – Montini – Moranino – Morelli Luigi – Morelli Renato – Morini – Moro – Mortati – Mùrdaca – Murgia – Musolino – Musotto.

Nasi – Negro – Nenni – Nicotra Maria – Nitti – Nobile Umberto – Nobili Tito Oro – Notarianni – Numeroso.

Orlando Camillo.

Pacciardi – Pajetta Giancarlo – Pajetta Giuliano – Pallastrelli – Paolucci – Paratore – Paris – Pastore Giulio – Pat – Patrissi – Pecorari – Pella – Pellegrini – Pera – Perlingieri – Perrone Capano – Persico – Pertini Sandro – Perugi – Pesenti – Piccioni – Piemonte – Pieri Gino – Pignedoli – Pistoia – Pollastrini Elettra – Ponti – Porzio – Pressinotti – Preti – Priolo – Proia – Pucci.

Quarello – Quintieri Adolfo.

Raimondi – Rapelli – Reale Eugenio – Reale Vito – Recca – Rescigno – Restagno – Ricci Giuseppe – Rivera – Rodi – Rodinò Ugo – Rognoni – Romano – Romita – Roselli – Rossi Giuseppe – Rossi Paolo – Roveda – Rubilli – Ruggieri Luigi – Ruini – Rumor – Russo Perez.

Saccenti – Saggin – Salerno – Salizzoni – Salvatore – Sampietro – Sapienza – Saragat– Sartor – Scalfaro – Scarpa – Scelba – Schiavetti – Schiratti – Scoca – Scoccimarro – Scotti Alessandro – Scotti Francesco – Segni – Sicignano – Siles – Silipo – Simonini – Spallicci – Spataro – Stampacchia – Stella – Storchi – Sullo Fiorentino.

Tambroni Armaroli – Targetti – Taviani – Tega – Titomanlio Vittoria – Togni – Tomba – Tonello – Tonetti – Tosato – Tosi – Tozzi Condivi – Treves – Trimarchi – Tripepi – Turriminelli – Turco.

Uberti.

Valenti – Valiani – Valmarana – Varvaro – Venditti – Veroni – Viale – Vicentini – Vigna – Vigo – Vilardi – Villabruna – Villani – Vischioni.

Zaccagnini – Zagari – Zanardi – Zannerini – Zerbi – Zuccarini.

Sono in congedo:

Abozzi – Arata.

Carmagnola – Cavallari.

Guerrieri Emanuele.

Jacini.

Lombardi Riccardo.

Preziosi.

Ravagnan.

Vanoni.

Risultato della votazione segreta.

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione a scrutinio segreto:

Presenti e votanti     396

Maggioranza           199

Voti favorevoli        198

Voti contrari                        198

Sul risultato della votazione.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, i risultati che ho comunicato si deducono dalla numerazione dei voti deposti nell’urna bianca: voti favorevoli 198, voti contrari 198. Nell’urna nera, invece, i voti favorevoli risultano 198, i voti contrari 199.

A tenore del risultato dato dall’urna bianca, l’Assemblea ha respinto l’emendamento soppressivo dell’onorevole Grilli. Infatti, mentre la maggioranza necessaria era di 199 voti, la proposta non ne ha raccolto che 198, e quindi non è accettata.

Nell’urna nera i voti favorevoli sono 198, i contrari 199; di guisa che, anche in base a questo risultato, la proposta non è stata accettata. E poiché la diversità di un voto non muta neanche nei confronti delle singole urne il risultato, credo di poter dichiarare, come risultato conclusivo, che l’Assemblea non approva la proposta soppressiva dell’onorevole Grilli.

BELLAVISTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BELLAVISTA. Onorevole Presidente, credo che quanto sto per dire debba essere messo in relazione con la gravità politica dell’atto che, a mio parere, ancora non si è compiuto, nel senso che mai, come in questo momento, l’Assemblea Costituente si mostra nettamente, anche per il rigore aritmetico dei suffragi pro e contro, divisa su quello che è il problema, il doppio problema della partitocrazia e della democrazia,

PRESIDENTE. Onorevole Bellavista, in questo momento non è permesso che parlare da un punto di vista di Regolamento, trascendendo da ogni considerazione di merito, sui risultati dei quali ho dato comunicazione.

BELLAVISTA. Accetto e faccio soltanto notare che la mia allusione era un preambolo a quello che sto per dire.

PRESIDENTE. Evitiamo i preamboli.

BELLAVISTA. Ed allora ho cercato negli articoli 97 e 109 del Regolamento la norma che risolva con la chiarezza e la inequivocità necessaria il caso che si presenta. Non l’ho trovata, né si opponga la prassi interpretativa, perché essa avrebbe bisogno, in ogni caso, di una causa di giustificazione razionale, che spiegasse perché in questa situazione di parità non si intenda accettato l’emendamento. Il ripiego della maggioranza 199, mi consentano, è semplicemente formale; non ha nessun valore sostanziale, perché c’è una situazione di parità, e perciò di incertezza nello orientamento dell’Assemblea. Che in un punto di fatto questa incertezza sia aggravala da un’evidente e spero involontaria confusione, per l’unità riscontrata in più nell’urna nera, non c’è ombra di dubbio. Là abbiamo avuto una moltiplicazione non perfettamente biblica di palle nere.

In questo caso io penso che la situazione comporti il ripetersi della votazione. Tante volte in quest’Assemblea, quando si è trattato di argomenti essenziali alla vita della democrazia o di argomenti che comportano un orientamento politico nuovo, si è detto sempre che non è opportuno politicamente che detti determinati atteggiamenti passino per uno, due, tre voti di maggioranza, ma che il Paese sia orientato da questa Assemblea con un voto che abbia rilevanza e consistenza. Io penso che avrebbero maggior vantaggio tutti e due i punti di vista se, ripetendosi la votazione, questo stato di ombra e di incertezza venisse completamente a scomparire.

PRESIDENTE. Onorevole Bellavista, la questione non è nuova alla nostra Assemblea. Gli argomenti che lei adopera in questo momento furono già adoperati da un altro collega nella seduta del 9 ottobre per sostenere la stessa tesi. In quella seduta si procedette ad una votazione, la quale dette un risultato pari: erano presenti e votanti 360; maggioranza 181: voti favorevoli 180, voti contrari 180. Poiché non fu raggiunta la maggioranza a favore della proposta, la Assemblea non approvò.

La pallina in più nell’urna nera onorevole Bellavista, in questo caso viene a consolidare la decisione di respingere. Ed in quell’occasione, il collega che ha sostenuto la tesi che lei sostiene in questo momento, richiamò un’argomentazione che poteva avere una validità, dichiarando che si era trattato di votare una norma costituzionale e che pertanto la necessità di un’affermazione di maggior peso era opportuna. E diceva quel collega in quel giorno: «quando ci troviamo di fronte a emendamenti, sappiamo che, qualora gli emendamenti raggiungono la parità, sono respinti, perché non hanno la maggioranza». Ma trattandosi di un articolo del progetto di Costituzione, allora credeva quel collega che si potesse mutare questa norma. Tuttavia, in quell’occasione non si mutò, e non si mutò perché il risultato delle votazioni è quello che è e non è detto che una votazione, per tesser valida, debba esigere fra maggioranza e minoranza una diversità ingente di voti. Può bastare un voto di differenza. In questo caso nostro anzi, meno ancora di un voto, perché e norma e prassi indicano che la stessa parità dà un suo risultato.

Richiamo ciò che in quella occasione ebbi modo di dire, perché è sufficiente, senza richiamare i precedenti di altre Assemblee, attenerci ai precedenti della nostra Assemblea. Un volume che avevo già richiamato, quello del Mancini e Galeotti, dice a pagina 308, n. 445, che in caso di voti pari la proposta messa in votazione non può ritenersi approvata. Da ciò l’importanza massima di una giusta determinazione della priorità nel concorso di più proposte.

Aggiungo io: da ciò l’importanza massima della precisazione dell’oggetto della votazione.

Comprendo che forse a qualcuno sia ragione di amarezza in questo momento l’avere chiesto a gran voce che si votasse per l’appunto sull’emendamento soppressivo e non sulla conservazione del testo. Questi sono gli scherzi spiacevoli che avvengono anche nelle votazioni. Se noi avessimo votato come io stavo inizialmente proponendo, l’attuale risultato – salvo la questione della maggioranza raggiunta o non raggiunta – avrebbe determinato una soluzione diversa. Il testo non sarebbe stato approvato, e la situazione si presenterebbe capovolta.

Ecco perché è della massima importanza chiarire prima ciò su cui si vota. Ora credo che nessuno abbia dubbi che noi abbiamo, proprio su richiesta esplicita dei proponenti, votato la proposta di soppressione; e questa proposta di soppressione non ha avuta la maggioranza. Non l’ha avuta né nei confronti della maggioranza stabilita aritmeticamente attraverso la divisione del numero dei votanti, né nei confronti dei voti contrari.

Pertanto non mi pare possibile sollevare eccezioni sopra la giustezza dei risultati che ho annunciato.

Onorevole Bellavista, vi sono, è vero delle considerazioni d’ordine politico, che lei chiamava «preambolari», ma la Presidenza non può fare considerazioni preambolari: può giudicare soltanto la questione nei termini concreti in cui si pone.

BELLAVISTA. Una pallina in più!

PRESIDENTE. La pallina in più è sottoposta per l’appunto alla valutazione della Presidenza. L’articolo 106 del Regolamento dice che, quando il numero dei voti risultasse superiore in qualche urna al numero dei votanti, il Presidente, apprezzate le circostanze, potrà annullare la votazione.

Ora, quali sono le circostanze? Sono queste: se la pallina in più che era in una delle due urne avesse spostato il risultato, allora evidentemente le circostanze avrebbero imposto di ripetere la votazione. Ma quella palla in più viene a riconfermare il risultato, cioè che la proposta Grilli non ha avuto la maggioranza. Se mai, la circostanza convince ancora di più a dichiarare il risultato così come io l’ho dichiarato.

CANDELA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANDELA. Non per senso di inopportunità o per passione, intervengo; ma per far rilevare come qualche volta il diritto e la moralità non coincidono perfettamente. Se si fosse votato nell’ordine logico delle cose, cioè sul testo, il testo non sarebbe stato approvato con 198 voti. Si è votato sull’emendamento, e l’emendamento non è stato approvato con 198 voti. (Commenti).

La sostanza è questa: che i due risultati opposti si hanno con lo stesso numero di 198 voti. In questo caso penso che il Presidente, nella sua autorità e giudicando equamente del valore del risultato, possa dare un provvedimento che è nella sua giurisdizione e che non è sindacabile da parte di nessuno, far ripetere cioè la votazione; ci tengo a sottolineare il risultato, perché merita di essere sottolineato: che se si fosse votato, cioè, sul testo dell’articolo esso non sarebbe stato approvato con 198 voti. Questo è un dato di fatto dal quale non si può prescindere.

PRESIDENTE. Ritengo che non vi sia da continuare la discussione, e ritengo soprattutto che non vi siano da porre questioni di moralità.

CANDELA. Io mi riferivo alla moralità e al diritto.

PRESIDENTE. Non si formalizzi sulla parola.

Se il risultato fosse stato inverso, forse un altro collega avrebbe sollevato la questione di moralità inversa; il che sta a indicare che non v’è questione di moralità, ma soltanto vi è da accettare il risultato obiettivo della votazione.

E voglio aggiungere: non è che io abbia, quando ho indetto la votazione, accolto, semplicemente per cortesia, di mutare l’oggetto della votazione; perché, nello stesso momento, il Segretario Generale – che è il braccio destro di ogni Presidente, perché conosce molto meglio dei Presidenti, che passano, le norme del Regolamento – mi aveva fatto osservare che in realtà la votazione sarebbe stata meglio indetta, se si fosse impostata così come lei ed i suoi colleghi di opinione hanno richiesto.

Pertanto, si è impostata la votazione come si doveva ed il risultato è quello annunciato.

Onorevoli colleghi, arrendiamoci ai risultati delle votazioni; alcune volte sono favorevoli, altre sfavorevoli al nostro punto di vista.

Allo stato delle cose ritengo che la votazione indetta è regolare ed il risultato è quale io l’ho dichiarato.

LAMI STARNUTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAMI STARNUTI. Mi pare che la questione presenti due aspetti: uno, sulla validità della votazione, l’altro sulle conseguenze e sul significato della votazione medesima.

Ritengo, come ritiene l’onorevole Presidente, che i risultati non possano essere modificati e che l’annullamento, lasciato alla discrezione dell’onorevole Presidente, sia stato giustamente respinto; ritengo quindi che il Presidente abbia fatto uso regolare del suo potere discretivo di dichiarare valida la votazione.

Ma quali sono le conseguenze ed il significato della votazione medesima?

Mi richiamo ad una parte delle osservazioni fatte dall’onorevole Presidente e dall’onorevole Candela.

Per comodità di votazione, per esigenza di chiarezza, noi abbiamo compiuto la votazione, capovolgendo i criteri normali di tutte le nostre votazioni.

È la prima volta che noi poniamo in votazione un emendamento soppressivo. È stata regola costante di questa Assemblea di non porre in votazione la soppressione di una norma, ma di porre in votazione la norma medesima, dichiarandosi che i favorevoli dell’emendamento soppressivo avrebbero votato contro il mantenimento della norma proposta.

Ora, io voglio trarre da siffatta premessa queste conseguenze e questa conclusione: la proposta di soppressione è respinta ed io non credo di potere sostenere il contrario; ma la conseguenza del voto non può andare al di là del puro respingimento della proposta di soppressione. (Commenti all’estrema sinistra). Io non credo che si possa ritenere che la votazione abbia escluso ogni modificazione al terzo comma del l’articolo 3.

Una voce a sinistra. Ma se non l’ha soppresso!

LAMI STARNUTI. Non l’ha soppresso, ma non l’ha approvato! (Commenti).

UBERTI. Si ricordi che si tratta di una legge esistente.

PICCIONI. Lei sbaglia il presupposto.

LAMI STARNUTI. Mi permettano i colleghi dell’Assemblea: non è né un ragionamento per assurdo, né un cavillo di interpretazione il mio. Se l’Assemblea avesse approvato esplicitamente l’articolo 3, sarebbe chiusa in modo definitivo ogni discussione al riguardo. (Commenti al centro). Ma io ritengo invece che, essendo stata respinta puramente e semplicemente la soppressione dell’articolo, rimangono intatti i diritti dell’Assemblea di proporre emendamenti, che siano modificativi dell’articolo medesimo. Questo lo scopo e l’oggetto delle mie osservazioni convinto come sono che anche il Presidente sia d’accordo con me in questa interpretazione del voto dell’Assemblea. (Commenti al centro).

SCELBA, Ministro dell’interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCELBA, Ministro dell’interno. Onorevoli colleghi, a me pare che alla base della discussione sulla legalità o meno della votazione e della precedenza che le è stata data rispetto agli ordini del giorno, v’è questo fatto: noi ci troviamo di fronte ad una legge vigente, quella del marzo 1946.

NOBILI TITO ORO. Era una legge strumentale, non possiamo considerarla una legge vigente; essa esaurì la sua funzione con la elezione dei deputati alla Costituente ed oggi non rimane che un ricordo storico, riesumato dal Governo per farne il disegno della legge elettorale per la prima Camera legislativa.

SCELBA, Ministro dell’interno. Fino a quando questa legge non era modificata da un’altra legge, doveva considerarsi come legge vigente.

Comunque v’era un progetto del Governo il quale si proponeva di conservare intatta la legge, salvo alcune modificazioni; non v’era alcuna modifica riguardante la soppressione del detto articolo della legge del marzo 1946. Secondo me non poteva porsi in votazione se non una proposta concreta, che sopprimesse l’articolo della vecchia legge. Ritengo che essendosi posta in votazione questa proposta, si siano seguiti la legalità e il regolamento, in questo caso specifico. Quindi, per quanto riguarda il Governo, la votazione è perfettamente legale.

LAMI STARNUTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAMI STARNUTI. Direi, quasi in punto di fatto, che desidero rettificare un’affermazione non esatta dell’onorevole Ministro dell’interno. La legge che comprende l’articolo 3, del quale abbiamo discusso, non è una legge vigente, ma una legge che direi estinta…

FUSCHINI, Relatore per la maggioranza. Ma abbiamo già approvato l’articolo primo!

MORINI. Questa è la prova che non esiste la legge. (Commenti al centro).

LAMI STARNUTI. …la legge cioè per l’elezione dei deputati all’Assemblea Costituente. Il progetto di legge la riprende e la richiama, è vero, ma indubbiamente lascia intatto il diritto dell’Assemblea di modificare tutti quegli articoli della legge medesima, che l’Assemblea ritenesse di dover modificare.

PRESIDENTE. Desidero ricordare che prima di procedere alla votazione, poco fa, io ho detto chiaramente (e non è stata sollevata obiezione) che quel terzo comma dell’articolo 3 significava lista nazionale. E pertanto, onorevoli colleghi, è possibile proporre tutti gli emendamenti che si desiderano, salvo però che non modifichino questo dato ormai acquisito, che la lista nazionale è stata approvata.

GULLO ROCCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GULLO ROCCO. Onorevole Presidente, noi abbiamo votato un emendamento soppressivo. L’emendamento soppressivo è stato respinto. È possibile presentare emendamenti aggiuntivi o sostitutivi? Se fossero stati presentati contemporaneamente emendamenti soppressivi ed emendamenti aggiuntivi o sostitutivi, sarebbe stato posto per primo in votazione l’emendamento soppressivo. Caduto questo emendamento, io penso che la spiegazione che è stata data prima del voto è stata una spiegazione per semplificare, per chiarire meglio la portata del voto stesso.

Però l’emendamento significa quello che dice, cioè sopprimere completamente quell’articolo. L’interpretazione è lasciata ai posteri, ma qui la maggioranza, o quella che è considerata maggioranza, ha detto che non vuole sia soppresso completamente l’articolo. Questo è l’unico significato che rimane. Ne consegue che si possono presentare tutti gli emendamenti sostitutivi o aggiuntivi.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, io penso che si possono presentare, e quindi accetterò, soltanto quegli emendamenti che non siano in contrasto con la votazione già avvenuta.

Esaminiamo pertanto gli emendamenti presentati alla stregua di queste considerazioni.

L’onorevole Marina propone di sostituire il terzo comma dell’articolo 3 col seguente:

«Il complesso delle circoscrizioni elettorali forma i tre collegi interregionali (Italia settentrionale, Italia centrale e Sardegna, Italia meridionale e Sicilia) ai soli fini della utilizzazione dei voti residuali».

Questo emendamento deve considerarsi decaduto perché implica non una lista nazionale, ma tre liste interregionali.

L’onorevole Grilli ha proposto il seguente articolo 3-bis:

«Sopprimere l’articolo 15».

L’articolo 15 del decreto 10 marzo 1946 riguarda la lista nazionale e pertanto non può accogliersi la proposta di sopprimerlo. Si possono solo accettare proposte che tendono a modificare il sistema della lista nazionale.

A questo proposito l’onorevole Lami Starnuti propone un emendamento aggiuntivo all’articolo 3:

«L’utilizzazione dei voti residuali si farà sul piano regionale oltreché sul piano nazionale».

Lo stesso onorevole Lami Starnuti, oltre all’emendamento del quale ho dato lettura, ne ha presentato un secondo molto sviluppato, nel quale è considerato il modo di utilizzazione regionale dei resti delle circoscrizioni comprese nell’ambito di una stessa regione.

Questo secondo emendamento che per ora non leggo potrà essere eventualmente discusso in sede di articolo 8-bis.

L’onorevole Lami Starnuti ha facoltà di svolgere il suo primo emendamento.

LAMI STARNUTI. Ho fatto pervenire all’onorevole Presidenza il secondo mio emendamento perché l’Assemblea avesse almeno un’impressione generica di quello che io devo dire affermando che l’utilizzazione dei voti residuali si fa sul piano regionale, oltre che su quello nazionale.

È esatto, ed io avevo già fatto a me stesso l’osservazione, che il mio secondo emendamento deve essere collegato con le altre disposizioni di legge circa il collegio unico nazionale, circa la lista per il collegio unico nazionale. Io non ho mai inteso, redigendo e presentando l’emendamento esplicativo per l’utilizzazione dei voti residuali sul piano regionale, di escluderne l’utilizzazione sul piano nazionale.

L’osservazione e l’obiezione della Presidenza assumono quindi, a mio giudizio, un valore puramente formale, cui rimedieremo quando il secondo emendamento verrà in discussione e al momento opportuno sarà collegato con la disposizione di legge per il collegio unico nazionale.

Ma se l’onorevole Presidente ritiene che io debba svolgere sino da ora il mio secondo emendamento, non ho difficoltà a farlo. Se debbo svolgere soltanto il primo emendamento, quello che riguarda l’articolo 3, non mi parrebbe il caso di aggiungere altre parole a quelle contenute nel brevissimo testo. Ed infatti, fermo restando il collegio unico nazionale, ferma restando la lista nazionale, io propongo di far prima un’utilizzazione dei voti residuali sul piano regionale, utilizzando nella Regione i voti residuali delle varie circoscrizioni.

Gli ulteriori voti residuali dovranno andare all’utilizzazione successiva per il collegio unico nazionale.

Nel fare questa proposta, che dirò correttiva o complementare dell’utilizzazione nazionale, io sono stato mosso da alcune considerazioni.

Nelle ultime elezioni politiche, quelle per l’Assemblea Costituente, il collegio unico nazionale ha conseguito ottanta seggi. Sono stati ottanta seggi sottratti alla diretta rappresentanza degli interessi locali. Credo sia opinione generale che il sistema precedente abbia, almeno per questa parte, dato risultati non accettabili, risultati eccessivi. Basterà, si dice, un’operazione la quale modifichi in qualche modo il divisore per ridurre i posti da assegnarsi al collegio unico nazionale. In tal senso vi è un emendamento della Commissione; vi sono poi altri emendamenti che correggono ulteriormente l’emendamento della Commissione. Si chiede infatti che quel + 2 e + 3 proposto dalla Commissione sia unificato in + 3, affinché le circoscrizioni minori beneficino di una maggiore utilizzazione dei loro voti, aumentando il numero dei deputati eletti. Nella Tabella che l’onorevole Commissione ha presentato con la sua relazione, risulta che il maggior sacrificio anche questa volta, con le proposte della Commissione, ricade su quelle che sono le circoscrizioni minori. Da cui la necessità di correggere i criteri della legge elettorale, affinché questo sacrificio sia ripartito fra circoscrizioni minori e circoscrizioni maggiori.

Ora, io non ho difficoltà a dichiarare che, se la Commissione elettorale vorrà modificare ancora le sue proposte, nel senso di ridurre ulteriormente il numero – il numero probabile, naturalmente – dei seggi da assegnarsi al collegio nazionale, io non insisterò nel mio emendamento per l’utilizzazione dei voti residuali nelle circoscrizioni regionali; ma se la Commissione manterrà pienamente il suo punto di vista, se si vorrà ancora portare i seggi da assegnarsi alla lista del collegio nazionale a circa sessanta, poiché io ritengo eccessiva questa cifra, poiché ritengo eccessiva questa riduzione delle rappresentanze locali, io dovrò insistere nell’uno e nell’altro dei miei emendamenti, i quali hanno soprattutto lo scopo di ridurre la quantità dei seggi sottratti alla diretta rappresentanza degli elettori.

PRESIDENTE. Onorevole Lami Starnuti, dopo aver sentito le sue osservazioni, sarebbe forse opportuno modificare l’emendamento, sostituendo alla espressione: «oltre che sul piano nazionale» l’altra: «prima che sul piano nazionale».

COVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COVELLI. Mi permetto ricordare all’onorevole Presidente quanto egli stesso ha affermato poco fa, cioè che tutti gli emendamenti possono essere accettati, tranne quelli che tocchino il Collegio unico nazionale e la lista nazionale.

La proposta dell’onorevole Lami Starnuti vorrebbe, a mio avviso, fare entrare dalla finestra ciò che già è uscito dalla porta. Allorché è stata approvata la lista nazionale con il collegio unico nazionale, credo che non si possano più votare emendamenti che limitino la lista nazionale stessa. Ogni tentativo fatto in tal senso sarebbe destinato ad inficiare il risultato della votazione già fatta.

Quando l’onorevole Lami Starnuti propone la formula «sul piano regionale oltreché sul piano nazionale», mira allo scopo di togliere molti, se non tutti, dei vantaggi della lista nazionale. Se l’accettassimo avremmo in parte tradito la volontà espressa dall’Assemblea col voto di poco fa.

Se l’onorevole Lami Starnuti avesse dimostrato di poter utilizzare dei resti in sede regionale dopo l’utilizzazione fattane in sede nazionale – cosa che ritengo impossibile – solo in questo caso il suo emendamento avrebbe potuto essere considerato aggiuntivo e quindi posto in votazione.

Ma si tratta di cosa impossibile, ed è impossibile che l’onorevole Lami Starnuti presenti ora un emendamento che è contrario alla votazione già fatta.

Siamo ora di fronte ad un problema non di moralità ma di retta applicazione della procedura.

Non possiamo prestarci ai tentativi di coloro che dopo aver tentato, subito dopo la votazione, di invalidarla, cercano ora di riaprire il dibattito sullo stesso argomento.

Se si è votato contro l’emendamento soppressivo, ciò significa che si è votato non solo per l’articolo ma anche per il meccanismo che è legato all’articolo.

CORBINO. Ma se anche la Commissione proponeva di modificare!

COVELLI. Non importa quello che la Commissione proponeva, perché nella Commissione si sono dibattuti gli stessi argomenti che non credo opportuno si dibattano qui. (Interruzione del deputato Corbino).

Nessuno forse ricorda che il più delle volte, salvo poche eccezioni, i voti che hanno condotto qui dei deputati erano dati ai partiti e ai programmi dei partiti e non a singoli uomini. Vi saranno sì delle lodevolissime eccezioni per persone che hanno un seguito personale. La ragione morale che si vorrebbe invocare oggi, nessuno l’ha però invocata quando ha tradito, quando cioè ha agito in provincia in senso contrario al programma con cui il partito si era presentato nella campagna elettorale. Per cui immorale sarebbe, dopo la votazione di poco fa, ritornarvi su. Tutti i tentativi che si facessero per modificare, per sostituire, comunque per limitare i principi sanciti in quella votazione sarebbero non solo contrari al Regolamento ma, ripeto, contrari alla morale.

PERRONE CAPANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERRONE CAPANO. Non sono d’accordo con l’onorevole Covelli. La mancata soppressione dell’articolo 3 reca, a mio avviso, evidentemente la conseguenza che vi debba essere un collegio unico nazionale per la utilizzazione di resti.

COVELLI. E la lista nazionale.

PERRONE CAPANO. E vi debba essere una lista nazionale per la utilizzazione dei resti, ma non vi è altresì la conseguenza che debbano esservi per forza dei resti, né la conseguenza che i resti debbano essere utilizzati esclusivamente in un determinato modo. Credo, quindi, che non significhi violare il principio fissato con la mancata soppressione dell’articolo 3 discutere di metodi che possano portare ad eliminare i resti o a ridurre i resti o, in definitiva, a permettere l’utilizzazione dei resti in sede nazionale in una maniera piuttosto che in un’altra.

COVELLI. Se è così, oppongo una pregiudiziale ad ogni emendamento col quale si tenda a modificare quanto è già stato votato.

COCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COCCIA. Volevo chiarire un punto. Secondo me, l’emendamento Lami Starnuti non può essere accolto per un motivo tecnico: cioè che vi sono collegi che non fanno parte in modo perfetto della Regione; e allora come potremo utilizzare i residui quando i collegi facessero parte di Regioni diverse? Credo che non sia possibile e che pertanto, anche per questo motivo, l’emendamento Lami Starnuti non possa essere approvato.

NOBILE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NOBILE. Non credo che la pregiudiziale dell’onorevole Covelli possa essere accettata, pur essendo io fautore, come lui, della lista nazionale, perché si può sempre far precedere il terzo comma dell’articolo 3 da altro comma il quale dica che l’insieme delle circoscrizioni elettorali di ogni Regione costituisce il collegio regionale. Però vorrei fare osservare che, in base alla proposta dell’onorevole Lami Starnuti, vi sarebbero Regioni le quali nessun vantaggio ne avrebbero. Per esempio la Calabria, la Sardegna, il Lazio, le Marche, in quanto queste Regioni costituiscono già per se stesse una circoscrizione elettorale. Quindi per queste Regioni non si avrebbe alcun vantaggio dal sistema Lami Starnuti. Se ne avvantaggerebbero solo quelle Regioni che, come il Piemonte e la Lombardia, attualmente divise in due circoscrizioni. Tuttavia, da una sommaria analisi che ho fatto, non ci sarebbero grandi spostamenti. Per esempio, per il Piemonte, se fosse stato adottato nel 1946 il sistema del collegio regionale, sarebbero stati eletti alla Costituente un comunista di più, un democristiano di più, un qualunquista di più.

Ora, data l’esigua variazione che si avrebbe per queste Regioni, e dato che invece ci sono Regioni le quali non avrebbero alcun vantaggio, vale la pena di adottare il sistema Lami Starnuti? A me sembrerebbe di no.

COVELLI. Insisto sulla pregiudiziale.

PRESIDENTE. L’onorevole Covelli ha sollevato in modo formale la questione pregiudiziale sull’ammissibilità dell’emendamento proposto dall’onorevole Lami Starnuti, e pertanto dobbiamo decidere la questione stessa.

CORBINO. Chiedo di parlare per mozione d’ordine.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORBINO. Noi abbiamo già votato nel senso che debbano restare il collegio unico nazionale e la lista nazionale. Ora si tratta di scegliere la maniera con cui dovranno funzionare sia il collegio che la lista. Vi sono varie proposte. Io credo che fra tutti i proponenti sarebbe agevole raggiungere un accordo con la Commissione, in maniera da ottenere il risultato al quale, a mio giudizio, la maggioranza dell’Assemblea tende, cioè: 1°) che sia ridotto al minimo possibile il numero dei posti destinabili alla lista nazionale; 2°) che non sia considerata rigida la lista nazionale ai fini della ripartizione dei seggi che le competono.

Data l’ora e dato il fatto che alle 16 dovremo riprendere la seduta por concludere la discussione sulle comunicazioni del Governo, pregherei il Presidente della Commissione e il Relatore di riunire i presentatori degli emendamenti al sistema del funzionamento del congegno per la lista nazionale. Credo che quasi certamente, in una breve riunione, si potrà raggiungere un accordo sostanziale sui punti principali. Se resteranno due o tre punti sui quali l’accordo non si raggiungerà, nella prossima seduta, che potrebbe aver luogo domani mattina, i punti di dissenso saranno sottoposti alla votazione dell’Assemblea, che deciderà.

SCOCCIMARRO, Presidente della Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCOCCIMARRO, Presidente della Commissione. La Commissione ha già esaminato la questione ed a tal proposito ha una sua proposta. In sede di Commissione l’onorevole Uberti aveva fatto una proposta identica a quella dell’onorevole Lami. Starnuti. A sua volta l’onorevole Fuschini ha presentato una sua proposta che, con sistema più semplice, raggiunge lo stesso risultato. Allora l’onorevole Uberti ha ritirato la sua per accettare quella dell’onorevole Fuschini. La Commissione presenta una proposta la cui conseguenza è che, con la lista nazionale, invece che ottanta deputati ne saranno eletti circa la metà. Si può trovare il modo di ridurre ancora: nessuna difficoltà.

Il problema che pone l’onorevole Lami Starnuti è risolto nella proposta della Commissione. Perciò pregherei l’onorevole Lami Starnuti di non insistere.

Circa la proposta Corbino la Commissione è d’accordo. Tutti questi emendamenti in definitiva trattano una cosa sola: stabilire quale deve essere il numero dei candidati eleggibili con la lista nazionale. Chiedo che venga sospesa la deliberazione. La Commissione chiamerà i presentatori di tutti gli emendamenti, tenterà di trovare una soluzione unica e concorde e porterà qui una proposta concreta sulla quale votare.

PRESIDENTE. Se non vi sono altre osservazioni, la proposta Corbino, cui ha aderito la Commissione, si intende accettata.

(Così rimane stabilito).

Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Sui lavori dell’Assemblea.

TAVIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TAVIANI. Ieri rimanemmo d’accordo nel senso che avremmo deciso stamane circa i lavori di domenica, e cioè se tener seduta domenica e lunedì, oppure lunedì e martedì.

PRESIDENTE. Bisogna risolvere la questione. È evidente che coloro i quali hanno fatto richiesta di tenere seduta lunedì e martedì devono sapere al più presto se verrà stabilito così, in modo da poter disporre della domenica.

MINIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MINIO. Propongo di non tenere seduta la domenica e di terminare i nostri lavori nelle giornate di lunedì e martedì.

Voci. No, no!

MINIO. Vi sono ragioni, che prego gli onorevoli colleghi di volere ascoltare. Anzitutto, bisogna dare ai deputati il tempo necessario per esaminare il testo approntato dal Comitato di coordinamento. In secondo luogo, come il Presidente ha già fatto notare, è opportuno che alla seduta finale, nella quale approveremo il testo della Costituzione, sia presente il maggior numero possibile di deputati, per dare alla seduta stessa la solennità del caso.

Noi riteniamo che nella giornata di lunedì non possa essere raggiunta questa presenza massima di deputati. Il nostro Gruppo desidera che i colleghi tengano presente che vi sono manifestazioni di carattere nazionale: ad esempio, abbiamo molti congressi provinciali del nostro partito. Quindi, noi chiediamo che domenica non si tenga seduta e che la seduta di approvazione della Costituzione sia rimandata a martedì.

GULLO ROCCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GULLO ROCCO. Comprendo le ragioni esposte dal collega Minio, ma, d’altra parte, siamo qui per fare la Costituzione e quindi per evitare che vi siano molti di noi i quali saranno costretti a restare la domenica inoperosi, per poi tornare a casa il giorno 23 o il giorno 24 sulle tettoie dei treni. (Interruzione del deputato Malagugini). Per dare un carattere di maggiore solennità alla giornata di lunedì, in cui dovremo approvare la Costituzione, solennità la quale deriva in primo luogo dalla compostezza e quindi dal numero dei presenti, penso che occorra non interrompere i nostri lavori e tenere seduta domenica. Faremo così il nostro dovere, almeno gli ultimi giorni. Terremo seduta, se così stabilirà il Presidente, nella mattinata di domenica e, se occorre, anche di pomeriggio. In modo che potremo approvare con il maggior numero di deputati e con la maggiore compostezza il testo della Costituzione. (Approvazioni al centro).

SCOCCIMARRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCOCCIMARRO. Io desidero far presente che, poiché nelle consuetudini di questa Assemblea non si è mai tenuto seduta la domenica, vi sono colleghi che hanno assunto impegni ai quali non possono mancare. (Commenti al centro). Se lo avessero saputo prima, non li avrebbero assunti. Per cui sono del tutto vane e inutili le perorazioni dell’onorevole Rocco Gullo. Molti colleghi non saranno qui né domenica né lunedì.

DE MICHELIS. Mi sembra che si pospongano i lavori di carattere nazionale agli impegni di partito. (Approvazioni al centro).

TUMMINELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TUMMINELLI. Mi paiono vane le ragioni dell’onorevole Gullo. Noi faremo il nostro dovere ora, negli ultimi tempi, perché lo abbiamo fatto sempre, anche non venendo la domenica. Noi – e concordo con l’onorevole Scoccimarro – abbiamo assunto impegni, per domenica, ai quali non possiamo derogare; saremmo pertanto posti nella condizione di non esser presenti alla seduta solenne solo perché fa comodo ai colleghi democristiani. (Rumori al centro).

TONELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TONELLO. Credo che non esistano impegni dai quali non ci si possa disimpegnare, quando si tratta di compiere qui, in sede di lavori costituzionali, il proprio dovere. Se occorre, lavoreremo di domenica, dobbiamo lavorare di domenica! I signori deputati, se credono di non partecipare a questo supremo dovere, perché suppongono di averne uno maggiore, facciano quello che credono, ma noi dobbiamo assolvere questo compito. Parlo così io, vecchio, che sono stato sempre presente alle sedute. (Vive approvazioni al centro).

CANDELA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANDELA. Propongo che all’esame del testo coordinato della Carta costituzionale e alla votazione definitiva si proceda nei giorni 28, 29 e 30 dicembre (Commenti).

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Onorevole Presidente, io credo che sarebbe forse il caso di far presente ai colleghi un elemento della discussione che abbiamo avuto nella riunione dei presidenti di Gruppo, e cioè che si è pensato di far coincidere la entrata in vigore della Costituzione col primo dell’anno 1948, nel quale ricorre il centenario del 1848, che è così glorioso nella storia d’Italia. Ora, se noi non approviamo la Costituzione entro lunedì, corriamo il rischio di non avere i cinque giorni di tempo fra l’approvazione e la promulgazione; ed allora la Costituzione non sarebbe pronta per entrare in vigore il 1° gennaio. Questa considerazione è stata fatta, ed io mi son permesso di rifarla perché i colleghi possano apprezzare e vedere se è il caso di far coincidere l’entrata in vigore della Costituzione col primo giorno dell’anno, anziché offrire la Costituzione agli italiani come un regalo dell’Epifania, il che avrebbe forse una minore solennità od anche una certa apparenza di giocattolo (Si ride), che non mi pare sia opportuno dare a questo grande documento che ci siamo sforzati di fare.

PRESIDENTE. Vi sono tre proposte: quella Candela per rinviare senz’altro le sedute destinate all’approvazione definitiva della Costituzione a dopo le vacanze natalizie; quella di tenere seduta domenica e lunedì; quella infine di tenere seduta lunedì e martedì.

Pongo ai voti la proposta Candela.

(Dopo prova e controprova, non è approvata).

Pongo in votazione la proposta di tenere seduta nei giorni di lunedì e martedì.

(Dopo prova e controprova, non è approvata).

Resta pertanto inteso che si terrà seduta domenica e lunedì, salvo decidere domani sera l’ordine del giorno per le sedute domenicali.

La seduta termina alle 13.40.