Come nasce la Costituzione

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ANTIMERIDIANA DI MERCOLEDÌ 17 DICEMBRE 1947

ASSEMBLEA COSTITUENTE

CCCXXXVI.

SEDUTA ANTIMERIDIANA DI MERCOLEDÌ 17 DICEMBRE 1947

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI

INDICE

Congedi:

Presidente

Mozione (Svolgimento):

Corbi

Cianca

Paolucci

Spataro

Scelba, Ministro dell’interno

Rossi Paolo

Presidente

Maffi

Macrelli

Schiavetti

Colitto

Votazione nominale:

Presidente

Risultato della votazione nominale:

Presidente

La seduta comincia alle 11.

SCHIRATTI, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta antimeridiana.

(È approvato).

Congedi.

PRESIDENTE. Comunico che hanno chiesto congedo i deputati Lombardi Riccardo e Abozzi.

(Sono concessi).

Svolgimento di una mozione.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Svolgimento della seguente mozione firmata dagli onorevoli Corbi, Moranino, Scoccimarro, Bruni, Ferrari, Scotti Francesco, Togliatti, Faralli, Fiorentino, Landi, Luisetti, Matteotti Carlo, Paolucci, Calamandrei, Lussu, Grazi, Pajetta Giuliano, Molinelli, Mezzadra, Villani, Cevolotto, Lombardi Carlo, Cacciatore, Laconi, Carpano Maglioli, Zanardi, Donati, Nobili Tito Oro, Barbareschi e Maffi.

«L’Assemblea Costituente invita il Governo a revocare l’illegale ed ingiusto provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale di Pescara».

L’onorevole Corbi ha facoltà di svolgerla.

CORBI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, credo che non farei cosa utile alla cittadinanza di Pescara ed all’Amministrazione che essa ha liberamente eletta, se, nell’illustrare questa mozione, mi lasciassi trasportare da risentimenti polemici e non mi adoperassi a che l’Assemblea giudichi con serenità sui motivi che hanno indotto il Ministro dell’interno ed il Consiglio di Stato a prendere un così grave provvedimento, quale è quello dello scioglimento dell’Amministrazione comunale di Pescara.

Oso anche sperare, signori del Governo ed onorevoli colleghi di parte governativa, che non già spirito di parte e meschina faziosità abbiano potuto arrecare una così grave offesa a quegli amministratori ed a quella cittadinanza, ma solo inesatte informazioni, che prima al Ministro dell’interno e poi al Consiglio di Stato sono state portate come prova per deliberare su una questione di tanta delicatezza e di tanto momento per la vita civica di Pescara.

Comunque, signori del Governo, onorevoli colleghi, oggi l’Assemblea dovrà pronunciarsi. E se questa mia speranza ha fondamento, voi lo dimostrerete ed io ve ne sarò grato, come ve ne saranno grati tutti coloro, i quali ancora oggi, nonostante tutto, credono nelle libertà democratiche riconquistate. Converrete, onorevoli colleghi, che non si tratta di un insignificante episodio di un qualsiasi comunello d’Italia, di proposito ingigantito, per trarne motivo di opposizione al Governo: Pescara oggi difende la libertà di tutti i comuni d’Italia; Pescara oggi, col suo atteggiamento, vuol significare che una nuova epoca si è aperta nella nostra vita nazionale e che di questo si sono resi conto i cittadini di Pescara, non solo, ma tutti i cittadini democratici e la stessa Assemblea Costituente. Infatti, sarebbe davvero strano se l’Assemblea Costituente dovesse dimostrare di non condividere i principî che ha espresso nella Carta costituzionale, e che più profondamente sono radicati nell’animo e nella volontà popolare.

Che cosa accade in questi giorni a Pescara, onorevoli colleghi? Non accade nulla che assomigli alla rivoluzione, nulla che sappia di rivolta. Accade però un fatto nuovo nella storia della mia Regione, ed io sono grato a questa città, che sta a ricordare agli uomini di Governo ed a tutti gli uomini politici come l’Abruzzo non sia quella terra che alcuni ancora credono chiusa al progresso, incapace di intendere dignità civiche e personali. Oggi a Pescara, dopo quanto è accaduto, operai, industriali, commercianti, impiegati e professionisti si sentono tutti stretti intorno alla loro amministrazione comunale, anche se il giorno delle elezioni molti di essi hanno votato per un’altra lista. Questo perché essi vedono ora in quella amministrazione la difesa della propria dignità civica e perché vedono nella necessità di difendere l’amministrazione, la necessità di difendere con essa altre libertà. Basta leggere il Messaggero di oggi, per vedere quello che accade a Pescara: non si tratta certo di un giornale, onorevole Scelba…

DELLI CASTELLI FILOMENA. Il corrispondente abruzzese è socialista! (Commenti a sinistra).

CORBI. Onorevole Delli Castelli, non so se questa sua interruzione sia dovuta ad ingenuità, ma credo che anche nel Messaggero le amicizie dell’onorevole Cappa siano notevoli. (Rumori e commenti al centro). Non è un giornale socialista, onorevoli colleghi, e nemmeno un giornale repubblicano, quello che dice che oggi a Pescara tutta la popolazione è preoccupata, protesta e senza distinzioni di parte e di simpatie politiche, si sente stretta intorno a quegli amministratori, che hanno fatto tutto quanto era loro dovere ed anche più, nell’interesse della città che li aveva chiamati a reggere il Comune.

Io non sarei tornato, onorevole Scelba, ad esaminare gli addebiti che sono stati mossi a quell’Amministrazione, se non avessi trovato sulla Gazzetta Ufficiale un provvedimento che stabilisce lo scioglimento di quel Consiglio e non avessi trovato sulla Gazzetta Ufficiale motivi nuovi che qui non erano stati portati o erano stati meno esplicitamente dichiarati dall’onorevole Marazza. Sono quindi costretto ad abusare della pazienza dell’Assemblea per chiarire ancora, per rispondere a questi addebiti, che sono ingiuriosi oltre che ingiusti.

Leggendo la Gazzetta Ufficiale colpisce subito la affermazione secondo cui la giunta si sarebbe resa, subito dopo il suo insediamento, invisa al corpo elettorale, per averne delusa l’aspettativa e, cosa ancora più grave, avrebbe trascurato gli interessi cittadini, in una città distrutta come è Pescara.

Vada a Pescara, onorevole Scelba, e vedrà cosa ha fatto quell’Amministrazione. Ma, di questo, avrò modo di parlare in seguito.

Si è parlato degli elettori. Ma, quali elettori? Indubbiamente ci saranno alcune decine, alcune centinaia di uomini che si ritengono insoddisfatti, alcuni maneggioni dell’affarismo e della politica locale, i quali concepiscono l’amministrazione comunale in modo tutt’affatto diverso da come la concepiscono, per nostra fortuna, gli amministrati di quel comune. Ma, a dimostrare che queste sue osservazioni non corrispondono alla realtà sta il fatto, onorevole Scelba, ed io gliene darò la prova, che oltre 15 mila firme di elettori sono state in un solo giorno raccolte per chiedere la revoca di questo ingiusto provvedimento.

Si parla, inoltre, in questa Gazzetta, di ritardo nella presentazione del bilancio. Ho parlato su questo problema già un’altra volta, rispondendo all’onorevole Marazza, ed in questa occasione non mi resta che ricordarle che questo bilancio lei lo ha approvato. Doveva pensarci in tempo. E poi, di grazia: quanti bilanci comunali lei ha approvato dopo quello di Pescara? Ma che, Pescara fa un’eccezione per il Ministero dell’interno?

Faziosità, partigianeria, e nel decreto si cita un fatto che da sé solo basta a chiarire gli intenti dell’ispettore che si è recato a Pescara.

Ebbene, i fatti non stanno così, stanno in tutt’altro modo, precisamente così: il Prefetto di Pescara aveva, in data 27 dicembre 1945, invitato il Sindaco a sostituire l’avvocato Cataldi, democristiano, e così era stato fatto nominando al suo posto il reduce Damiani, che è socialista o comunista – secondo il Ministro Scelba – e che invece è uomo di precedenti fascisti, tanto che la popolazione di Caprara protestò contro la Giunta per la di lui nomina, e a dimostrare la verità di quanto dico, sta il fatto che questo signore Damiani si presentò alle elezioni amministrative con la lista avente per contrassegno l’albero della vita e la scritta «reduce». Dove sta la faziosità o la partigianeria politica? Il favoreggiamento di uomini legati all’amministrazione per vincoli di partito, onorevole Scelba? Ma lasciamo stare e passiamo a cose più serie. Si legge, tra l’altro, nella Gazzetta Ufficiale, di irregolarità nella gestione del dazio; si è detto che la ditta Trezza avrebbe offerto 70 milioni all’Amministrazione per l’appalto del dazio. Onorevole Scelba, queste cose le sa solo lei e l’ispettore Giove, perché all’Amministrazione comunale di Pescara la ditta Trezza non ha fatto mai pervenire la lettera di cui s’è parlato, come conferma questa dichiarazione del Segretario generale dell’Amministrazione comunale di Pescara (mostra un documento). Non è escluso che qualcuno della ditta Trezza abbia messo nella tasca dell’Ispettore generale una lettera, quando l’ispettore generale, accompagnato da un dirigente della Democrazia cristiana, si incontrò con le maggiori personalità della stessa Democrazia cristiana. Sta di fatto però che egli non sentì mai il dovere di parlare con il sindaco o con alcuno degli assessori.

Ma se dunque, onorevole Scelba, queste cose le sanno soltanto lei e l’ispettore Giove, come si può muovere critica all’operato degli amministratori del Comune di Pescara? Per quanto riguarda il dazio, le cose stanno invece così: prima, la gestione era affidata per contratto all’I.N.C.I.C. e successivamente, quando l’Amministrazione fu insediata, la ditta Lancione offrì, per l’anno 1946-47, 40 milioni e l’Amministrazione comunale, non avendo elementi sufficienti per giudicare sul valore dell’offerta, decise di concedere la gestione all’I.N.C.I.C. per la durata di un anno e precisamente dal 1° settembre 1946 al 31 agosto 1947.

Dallo scadere di tale data, il dazio è gestito direttamente dal comune e l’utilità di questo provvedimento è dimostrata da dati, onorevole Scelba, di cui ella può prender visione quando crede. Da tali dati risulta che in due mesi le entrate sono aumentate di 4 milioni, rispetto a quelle degli stessi mesi dell’anno precedente.

Mi pare dunque evidente che, anziché un addebito, si debba fare un elogio agli amministratori di Pescara che con avvedutezza hanno saputo, anche in questo caso, tutelare gli interessi del comune e delle sue finanze.

Imposta di famiglia. A lei, onorevole Scelba, sembra troppo basso il preventivo fatto di 10 milioni. Ebbene, io mi permetto semplicemente di ricordarle che il comune di Milano, l’anno scorso, prevedeva, sotto lo stesso titolo, un’entrata di 45 milioni: e c’è, mi pare, una piccola differenza tra il comune di Milano e quello di Pescara! Differenza non solo nel numero degli abitanti, ma anche nella ricchezza dell’industria, del commercio, del traffico delle due città.

Tenga presente poi, onorevole Scelba, che l’anagrafe a Pescara era distrutta e che s’imponevano di conseguenza nuovi accertamenti fiscali per le mutate residenze e consistenze patrimoniali e che questi accertamenti sono ancora in corso; pensi inoltre che l’agenzia delle tasse, l’ufficio del registro e il catasto sono ancora in fase di riordinamento perché, per chi non lo sapesse, Pescara è stata duramente colpita dalla guerra e tutti gli edifici pubblici, ove non siano stati distrutti, sono stati saccheggiati ed era pertanto veramente impossibile rintracciare i documenti necessari all’amministrazione. Ma l’amministrazione di Pescara ha il merito di aver provveduto al riassestamento di questi uffici, in maniera veramente notevole per la rapidità, la cura e l’interessamento che vi ha portato.

Un altro addebito, onorevole Scelba, è quello che lei fa a proposito del personale che sarebbe stato assunto; personale esuberante, personale non preparato, composto di incapaci, di amici del sindaco, degli assessori, ecc.

Ebbene, sono state assunte complessivamente diciannove persone; ne sono state licenziate undici, la grande maggioranza delle quali è composta da socialisti e comunisti. Ma quelli che sono stati assunti, lo sono stati, onorevole Scelba, e lei dovrebbe saperlo, perché vi sono delle leggi che impongono degli obblighi ai Comuni. Difatti è stato assunto il signor Mancuso Umberto, proveniente dalla zona di confine, a mente del decreto-legge 22 febbraio 1946; lo stesso dicasi per Bosco Mario, e via di seguito; è un lungo elenco che lei dovrebbe avere e che mi auguro abbia. E gli altri che sono stati assunti – cinque persone – quelli che non avrebbero doti, qualità, capacità particolari, sono tutti diplomati o laureati. Dica lei, onorevole Scelba, se il Comune di Pescara debba servirsi di docenti universitari in diritto amministrativo per poter far funzionare quel Comune!

Lei, inoltre, ha parlato di un mendico condotto, il quale sarebbe stato assunto nonostante che sia risultato l’ultimo al concorso. È falso, onorevole Scelba, lei è incorso in un errore, l’hanno male informata: non è stato l’ultimo, sibbene è stato il terzo fra i concorrenti. E se non è stato preferito il primo, gli è che era un medico milionario, che non aveva nessun bisogno di togliere ad altri il lavoro, mentre il secondo era un medico militare che non aveva i requisiti necessari; per contro il terzo era persona residente a Pescara, che aveva tutti i requisiti.

Inoltre, onorevole Scelba, lei ha ricordato qui la questione della nettezza urbana. La cooperativa di cui ha parlato aveva il servizio già prima che l’attuale amministrazione fosse eletta; inoltre l’amministrazione, non appena insediata, bandì un concorso, vinto dalla ditta Colucci, la quale poi non ha assunto la gestione che le era stata affidata, perché non lo ritenne opportuno, in seguito a nuove condizioni fatte dalla Giunta provinciale amministrativa e dal Ministero dell’interno.

Ma, onorevole Scelba, lasciamo da parte le porcherie di Pescara – lei ormai si è già reso famoso come Ministro di Polizia e non credo che voglia immortalarsi anche come Ministro della spazzatura – (Rumori prolungati al centro) e parliamo d’altro.

TONELLO. Voi sapete che ha ragione; quindi è inutile che protestiate.

CORBI. Vengono mossi addebiti, per quanto riguarda l’assessore delle finanze. Ebbene, l’assessore delle finanze non ha mai toccato denaro, e tutto è stato regolato e gestito dall’economo del comune e da un ragioniere addetto…

SCELBA, Ministro dell’interno. Il quale disgraziatamente è morto e non può rispondere. (Commenti).

CORBI. Onorevole Scelba, per quanto riguarda le irregolarità che si sarebbero verificate, lei potrebbe domandarne spiegazioni al direttore delle cucine, il quale è persona di fiducia del consigliere Zugaro, che ha ispirato questo provvedimento, e che è l’esponente della locale faziosità democristiana. (Proteste al centro).

Gestione delle carni. La gestione delle carni sarebbe stata… (Interruzioni – Rumori al centro). Non vi agitate onorevoli democristiani, non vi offro una bistecca…

PRESIDENTE. È vero che siamo abituati tutti ad altissime discussioni politiche, ma se qualche volta si porta qui un piccolo riflesso della modesta vita locale, abbiano pazienza di udire sino in fondo, senza troppa insofferenza!

CORBI. Anche a proposito della gestione delle carni, io ho elementi sufficienti per dimostrare che l’assessore è in perfetta regola e che tutto il movimento di denaro, è stato controllato direttamente ed esclusivamente dall’economo e dal ragioniere di quel comune.

Per gli emolumenti agli assessori. Voglio ricordare, onorevole Scelba, che con un suo provvedimento, venne stanziato un milione e mezzo per tale bisogna, e che quei consiglieri e assessori hanno rinunziato a trecentomila lire a beneficio dell’E.C.A.

La Giunta infine, avrebbe trascurato gli interessi cittadini e gli interessi della ricostruzione della città. Ho qui una documentazione che non leggo per non tediare l’Assemblea, ma la metto a disposizione dei singoli componenti di questa Camera, e in primo luogo di lei, onorevole Scelba, per informarla meglio di quel che non sappiano o non vogliano fare i suoi diretti collaboratori.

Nessuno ignora però che in questa città, che fu distrutta e saccheggiata, si è ricostruito l’ospedale, si sono ricostruite tutte le strade, gli edifici pubblici, il campo sportivo: si è fatto quanto non si è fatto in nessun comune retto da un’Amministrazione democristiana. (Vivi commenti al centro – Interruzioni a destra).

Io credo che se vi è una città oggi che possa vantarsi assieme a poche altre di essere retta con vero sistema democratico, questa sia Pescara, e questo forse vi spiace, colleghi di parte democristiana, perché il paragone sarebbe certamente a vostro scapito. (Rumori al centro). Sta di fatto che 18185 vani sono stati ricostruiti per iniziativa privata, ma soprattutto per l’interessamento del comune, che nulla ha trascurato perché rapidamente la città risorgesse e più bella di prima; e lo stesso onorevole Spataro potrà far fede di quanto questa città faccia per ingrandirsi, per ricostruirsi; e la onorevole Delli Castelli certamente saprà che gli amministratori di quel Comune hanno anche interessato l’onorevole Spataro perché vi si impiantasse una stazione radio, e a dire la verità l’onorevole Spataro ha lasciato più volte bene sperare in cambio di molti applausi e qualche vermouth… ma quella radio è sempre muta, ma la stazione radio è ancora di là da venire! (Rumori al centro).

E poi, di sfuggita, devo accennare alle irregolarità del sindaco il quale, guarda che grande reato!, avrebbe nello stesso comune come bidello il proprio suocero e avrebbe alcuni suoi cognati, uno operaio e un altro usciere. Prima di tutto c’è da dire che questi erano dipendenti del comune già prima che l’Amministrazione si insediasse. Su via, onorevole Scelba, dobbiamo davvero prendere in considerazione questa storia del bidello? Se quel bidello fosse stato suocero dell’onorevole De Gasperi, oggi sarebbe per lo meno commissario per il turismo!… (Proteste al centro).

L’ospedale. L’ospedale sarebbe il ricettacolo di tutte le malefatte, di tutti i guai. E questo vi riguarda, amici repubblicani, vi riguarda perché avete degli amministratori i quali si sono giustamente risentiti delle offese loro mosse. Il Consiglio dell’ospedale venne sciolto dal Prefetto il 6 agosto 1946. Il Consiglio protestò ed il Ministro lo reinsediò perché gli addebiti mossi a quel Consiglio non corrispondevano affatto a verità.

SCELBA, Ministro dell’interno. Non è esatto. V’era una questione di forma, che si è sanata. Solo per questo è stato sciolto.

CORBI. Controlleremo i miei e i suoi documenti, le mie e le sue informazioni. Quando si dimostrò la loro correttezza, questi consiglieri, una volta che furono reintegrati nel loro ufficio, si dimisero. Ma se sarà necessario, onorevole Scelba, io mi soffermerò più a lungo sui fatti, dopo aver sentito le sue dichiarazioni. (Commenti).

Vedo che qualche collega si preoccupa, ma posso citarvi dei fatti. (Commenti). Io desidero, onorevole Scelba, che lei riconosca che si è emesso un giudizio ingiusto e che il provvedimento è illegale. Forse lei va a cercare dei precedenti; e un precedente pressapoco simile a questo fu preso da uno che lei certo tiene a suo sommo maestro, dall’allora Ministro Pelloux, il quale sciolse un Consiglio comunale perché si era cantato, nell’interno dell’edificio comunale, l’inno dei lavoratori; e lei, ben sapendo che quando ebbe luogo l’insediamento di questa Giunta si erano cantati inni repubblicani e non il sanfedistico «bianco fiore» (Commenti) si è sentito autorizzato a fare quel che ha fatto.

L’articolo 323, che lei ha richiamato, è un articolo che non poteva essere applicato al caso che noi discutiamo. Ad ogni modo deve aversi negli atti la prova che il comune sia stato invitato a rispettare la legge.

Onorevole Scelba, la prego di fornirci questa prova.

L’ordine pubblico è qui portato come motivo sommo del provvedimento. Io veramente non ero riuscito a rendermi conto come mai si potesse addirittura falsare così l’evidenza dei fatti, e sono andato a riscontrare i testi di diritto amministrativo.

Di fatto, la giurisprudenza richiede che il ricorso sia ammesso soltanto quando l’atto di scioglimento è causato da motivi di ordine amministrativo.

Se invece l’atto è causato anche da motivi di ordine pubblico, allora si verifica il caso dell’atto politico, che non ammette più ricorso di sorta. E l’onorevole Salandra, quando si discuteva la legge sul Consiglio di Stato, chiese la soppressione del capoverso che riguardava l’atto politico, poiché egli diceva che in questo modo si sarebbe data facoltà al Governo di violare la legge e di codificare l’arbitrio.

Sicché, ogni qualvolta il Governo volesse commettere un abuso, come nel caso che oggi ci è di fronte, il Governo affaccerebbe motivi di ordine pubblico.

Ecco perché, onorevole Scelba, in ispregio all’evidenza dei fatti, lei ha parlato di turbamento dell’ordine pubblico in Pescara, dove mai una voce consistente e degna di considerazione si era levata contro questa amministrazione. Questa motivazione le serviva per impedire che quell’amministrazione potesse valersi dei mezzi legali per tutelare la propria dignità e i sentimenti della cittadinanza ricorrendo per una revisione del suo provvedimento.

Lei ha voluto mettere una barriera; ha messo, come si suol dire, le mani avanti. Dobbiamo riconoscere che la sua abilità avvocatesca ci è riuscita, ma la sua abilità avvocatesca non ingannerà nessuno, né questa Assemblea – mi auguro – né i cittadini di Pescara, né coloro che sanamente intendono la democrazia e l’autorità democratica.

Onorevoli colleghi, io concludo: vorrei fare questa raccomandazione: non creiamo un cattivo precedente. Il fatto di Pescara domani potrebbe ripetersi in altre amministrazioni d’Italia; è un fatto che potrebbe scavare dei solchi ancora più profondi. Ed io chiedo a voi, onorevoli colleghi di parte democristiana e di parte destra, che quella solidarietà democratica e repubblicana, che voi avete voluto infrangere sul terreno nazionale, non venga infranta anche nella vita dei comuni e dei villaggi. Allora, sì, onorevoli colleghi, che l’avvenire del nostro Paese sarebbe veramente poco felice. (Commenti).

Non create un precedente, il quale oggi può a voi far comodo, perché avete il monopolio della cosa pubblica; ma domani potrebbe ritorcersi contro di voi perché altri potrebbero accogliere il vostro insegnamento.

E tenete presente che, se voi lasciate oggi passare un atto così grave e così lesivo della libertà e della indipendenza dei comuni, quando saranno costituite le regioni, questi fatti potrebbero ripetersi ancor più di frequente; in ogni regione assisteremo a soprusi, che si ripeteranno, a seconda della maggioranza che si avrà nel Parlamento regionale a danno di questa o quella amministrazione. E così ci incammineremo rapidamente a distruggere quelle libertà comunali, che voi avete qui difeso con tante alate parole e con tanto calore, ma che alla prova dei fatti dimostrate di non intendere, di non volere.

Date oggi la prova che i vostri intendimenti corrispondono alle vostre parole, ai vostri programmi, a quello che scrivete sui vostri giornali.

Io, onorevoli colleghi voglio sperare che questa Assemblea oggi tuteli non gli interessi di una città e la dignità di onesti amministratori, ma un bene comune a noi ed a voi: cioè, che la legge deve essere applicata con intendimenti chiari ed onesti; che la legge non deve servire per preparare le prossime elezioni politiche, per preparare la clientela elettorale a questo o quel deputato, per fare delle distribuzioni di generi alimentari o di altra natura ai bisognosi, dei quali voi potrete essere vicini allo stomaco, ma non sarete mai vicini al cuore applicando questi sistemi. (Ilarità all’estrema sinistra).

Non fate, onorevoli colleghi, dello scudo crociato, che avete scelto come vostro emblema e che fu simbolo delle libertà comunali, la pietra tombale delle libertà civiche.

Oggi voi state dimostrando di voler seppellire ogni libertà e voi certo, conoscete meglio di me quella lettera di San Paolo a Timoteo (Commenti al centro), in cui è detto: «or sappi tu questo: vi saranno uomini calunniatori, traditori, tronfi, amanti dei piaceri più che di Dio ed amanti in apparenza della pietà, della quale però hanno rigettato da sé la sostanza». Onorevoli colleghi, non lasciate accreditare il dubbio che San Paolo volesse riferirsi a voi. (Rumori al centro). Quanto io ho detto a volte ha avuto sapore polemico, ma ciò non deve, non può mutare un sereno giudizio. Se quanto ho detto basterà a convincervi, sarà merito vostro, non mio; se non sarà bastato a convincervi e a dimostrare che voi sapete anche correggere gli errori, non forse solo dal Ministro commessi, ma anche dall’ispettore che ha fatta l’inchiesta, ebbene onorevoli colleghi, alla città di Pescara resterà l’orgoglio di aver dimostrato come si difende la dignità di una popolazione e l’onorabilità dei suoi amministratori. A me resterà l’orgoglio di avere, ancora una volta, parlato con animo sereno, invitandovi a non far più soprusi, invitandovi nell’interesse dei comuni e dell’Italia a non scavare solchi più profondi (Vivi commenti al centro) e a non calpestare quelle libertà per le quali già una volta siamo stati uniti. Voi avete già una volta spezzato il vincolo che ci teneva uniti; dimostrate ora che sapete resistere qualche volta allo spirito di parte e che, al di sopra degli interessi elettorali, anche per voi ci sono gli interessi della città e dei cittadini di Pescara, i quali numerosi ancora attendono un tetto ed hanno bisogno di scuole, di lavoro, di case. Essi vi giudicheranno e vi ringrazieranno se voi avrete il coraggio di correggere un errore del Ministro dell’interno e dell’ispettore che ha condotto quell’inchiesta. Ho finito, ma mi riservo di intervenire ancora in questo dibattito, qualora il Ministro me ne dia occasione e qualora voi me ne diate il permesso, onorevoli colleghi. (Vivi applausi all’estrema sinistra – Commenti).

CIANCA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CIANCA. Non mi rendo conto della inquietudine e della impazienza che caratterizzano certi atteggiamenti da parte dei settori del centro, quando è in giuoco un problema di libertà, vale a dire uno di quei problemi ai quali quei settori si proclamano particolarmente sensibili. Noi interveniamo nel dibattito perché il caso di Pescara assume importanza sul piano nazionale. Attraverso l’episodio di Pescara noi vogliamo difendere, non a parole, ma a fatti, i diritti dei liberi Comuni. Io credo che per quanti sforzi si facciano, non sarà possibile dimostrare che tali diritti non sono stati offesi ai danni dell’amministrazione di Pescara, liberamente eletta dal suffragio popolare. Io ricordo le dichiarazioni fatte, quando venne presentata giorni fa l’interrogazione Corbi, dal Sottosegretario onorevole Marazza, il quale cercava timidamente di rifugiarsi – ed in realtà si rifugiò – dietro il parere del Consiglio di Stato. Io seguii con grande attenzione la lettura di quel parere e provai un senso di stupore e di amarezza perché, se, come diceva giustamente il collega Corbi, un Governo volesse sciogliere un’amministrazione comunale, troverebbe sempre i motivi a cui quel parere fa riferimento. Per quanto ci siano state delle interruzioni – di cui non riesco a comprendere lo spirito – il collega Corbi ha dato prova di una grande superiorità morale, nel senso che ha cercato di mantenere il problema su un piano generale. Non è sceso cioè a nessun motivo di carattere polemico che possa essere tacciato di faziosità. Egli ha risposto a ciascuno dei motivi che sono stati addotti nella relazione che accompagna il decreto di scioglimento. Io attendo la risposta del Ministro dell’interno, ma penso che questo contrasto attraverso il quale andiamo alla ricerca della verità (e per me la verità è quella che con dati obiettivi è stata enunciata dal collega Corbi) questo contrasto avrebbe dovuto essere superato non in questa sede, ma prima della misura governativa. (Vivi rumori e interruzioni al centro).

Le accuse che sono state mosse all’amministrazione di Pescara, dopo l’inchiesta sulla quale ritornerò fra poco, avrebbero dovuto essere contestate all’Amministrazione comunale di Pescara, e noi invece ci troviamo di fronte a un giudizio che è stato emesso senza aver udito l’altra parte. Si è parlato di inchiesta: ma chi è mai questo inquirente che si reca a Pescara ove fa visite di ossequio alle autorità ecclesiastiche e viceversa non sente il bisogno di mettersi a contatto con gli amministratori, per vedere se abbiano fatto quelle determinate cose e perché le abbiano fatte?

Ma non pensate a quello che potrebbe avvenire se accettassimo il criterio che inchieste che investono, attraverso il Comune, il principio stesso della sovranità popolare, potessero essere condotte coi criteri con cui è stata condotta l’inchiesta sul comune di Pescara?

Io sono convinto, anche dopo la lettura del parere del Consiglio di Stato, che bisognava contestare all’Amministrazione comunale gli addebiti desunti dall’inchiesta. L’articolo 323 della legge comunale e provinciale conferisce non soltanto il diritto, ma il dovere di richiamare le Amministrazioni comunali all’osservanza degli obblighi cui siano venute meno: voi non l’avete fatto.

L’autore del decreto di scioglimento è quell’ispettore, il quale ha compiuto la sua missione nel modo in cui l’ha compiuta, a servizio d’interessi che non sono quelli della cittadinanza. Non vogliamo fare, ripeto, questioni di carattere particolare o fazioso; anch’io, come ha fatto Corbi, vi richiamo a considerare la gravità obiettiva del provvedimento che è stato preso.

Non soltanto il collega Corbi ha dimostrato l’infondatezza delle accuse ad una ad una, ma ha ricordato le grandi benemerenze acquisite da questa amministrazione, la quale, in condizioni di estreme difficoltà, si è proposta il compito di cancellare nel tempo più breve i segui della distruzione che sono stati impressi dalla guerra alla città di Pescara. Anch’io sono stato recentemente a Pescara ed ho visto quanto sia stato, e quale, il lavoro compiuto da questa amministrazione, il che spiega – e qui mi rivolgo alla responsabilità politica di tutti – il che spiega come di fronte al provvedimento si siano levati in protesta concorde non soltanto i cittadini, di cui già 15 mila hanno apposto la loro firma ad una petizione, ma tutti i consiglieri che sono stati eletti dal popolo, consiglieri democratici.

E qui vorrei raccogliere un motivo che è stato accennato dall’onorevole Corbi: egli ha fatto particolarmente appello al partito della Democrazia cristiana. Io mi permetto di fare appello ai colleghi del Partito repubblicano e del Partito socialista dei lavoratori italiani. L’amministrazione di Pescara è stata accusata anche di faziosità; questa accusa non pesa soltanto sui consiglieri comunali comunisti e socialisti, pesa anche sui consiglieri comunali repubblicani e su quelli appartenenti al Partito socialista dei lavoratori italiani. Questo spiega come il collega Paolucci l’altro giorno abbia inteso il dovere morale di aggiungere la sua voce indignata a quella del collega Corbi.

Ieri il Presidente del Consiglio ha detto che il rimpasto ministeriale lascia le cose immutate. Noi lo crediamo; ma ciò implicitamente significa, che, se così forse, i colleghi del Partito socialista dei lavoratori italiani e i colleghi repubblicani assumerebbero di fronte al Paese la responsabilità di dare un avallo, che sarebbe pseudo-democratico, alla politica immutata del Governo della Democrazia cristiana.

Io dico che questi colleghi devono sentire anch’essi la solidarietà con coloro che sono stati ingiustamente giudicati faziosi: i 15 mila che hanno firmato non sono soltanto i rappresentanti dei partiti dell’estrema sinistra; tutta la popolazione ha inteso il bisogno spirituale di levarsi contro l’ingiustizia.

Come si può affermare che il comune di Pescara dovesse essere sciolto per motivi di ordine pubblico, quando, dopo l’inaudita sopraffazione, i responsabili politici locali non hanno avuto necessità di compiere uno sforzo per mantenere alla protesta della cittadinanza un carattere di disciplina e di dignità? Come potete affermare che si tratta di un provvedimento preso a fini di ordine pubblico, quando l’enorme maggioranza della popolazione di Pescara si raccoglie intorno ai proprî amministratori, volendo con ciò dimostrare che l’ordine pubblico può essere, caso mai, minacciato, non dalla permanenza dei propri amministratori, ma soltanto dall’atto di violenza perpetrato nei confronti di essi?

Io spero che i rappresentanti di quei partiti che hanno collaborato alla gestione amministrativa del comune di Pescara non vogliano spezzare la loro solidarietà di fronte a un episodio che, ripeto, supera i confini di una città e si proietta come una minaccia sul piano nazionale.

Noi, in nome di Pescara, difendiamo i diritti della libertà popolare e democratica; in questo dibattito, ciascuno è chiamato ad assumere le proprie responsabilità. (Vivi applausi all’estrema sinistra – Congratulazioni – Commenti).

PAOLUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLUCCI. È inconcepibile ed è fonte di viva amarezza che abusi e soprusi di tal genere si compiano in regime repubblicano, quando in regime monarchico prefascista sarebbero stati repressi e condannati almeno dal supremo organo amministrativo e quando, in regime fascista, per rimuovere un podestà o un governatore si sarebbe usato, quanto meno, un altro stile: si sarebbero salvate le apparenze.

Il provvedimento di scioglimento dell’amministrazione comunale di Pescara deve essere revocato non solo per ragioni di fatto, non solo per ovvie considerazioni di diritto, ma anche e soprattutto – come vi dimostrerò – per ragioni di opportunità politica, per ragioni di legalità democratica e repubblicana.

Ragioni di fatto: ve le ha esposte esaurientemente l’onorevole Corbi, ma io non posso astenermi dal rilevare alcuni punti della relazione ministeriale che ha provocato il decreto di scioglimento e che ha accompagnato, nella sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il decreto stesso. Vi è, innanzi tutto, un insulto, nella prima parte della relazione, alla città di Pescara. Si dice infatti che la Giunta e il sindaco, eludendo le aspettative della maggior parte degli elettori, fondarono la loro opera su palesi principî di partigianeria, trascurando gli interessi della collettività e lo studio di quei problemi la cui soluzione si impone sollecita in una città così duramente provata dalla guerra, come Pescara.

Ma, onorevoli colleghi, Pescara, a quindici giorni di distanza dalla liberazione del fronte, era tutta un cantiere, un cantiere di lavori di ricostruzione, e l’amministrazione comunale, eletta dal popolo, ha dato il massimo impulso a questa meravigliosa, miracolosa opera di rinascita.

Si comincia dunque, in questa relazione, ad offendere la città di Pescara. Ma vi è dell’altro, onorevoli colleghi: si dice – ed io lo ponevo in rilievo giorni or sono, quando discutevo le dichiarazioni dell’onorevole Marazza – si dice (e questo è l’addebito che mi ha maggiormente colpito) che il sindaco di quella città abbia assunto quali impiegati dei parenti, persino il suocero. Ma amici miei, voi non avete considerato un argomento, che ha un’importanza grandissima, cioè che vi è un articolo del Codice penale – il 324, se non erro – il quale punisce il pubblico amministratore che negli atti del suo ufficio ponga degli interessi privati. Ebbene voi, onorevole Ministro, non avete inoltrato nessuna denuncia a carico di questi amministratori disonesti, di questi pretesi prevaricatori.

Vi è poi, un altro rilievo che devo fare circa l’ultima parte della relazione, là dove si dice che due degli attuali consiglieri comunali si sono resi responsabili di gravi abusi nell’amministrazione, dell’ospedale civile di cui erano in precedenza amministratori. Ecco, vedete, una relazione ministeriale dà la patente di disonesti, di prevaricatori a due consiglieri comunali perché avrebbero fatto parte della disciolta amministrazione dell’ospedale civile. Ma vivaddio, non è permesso in una Repubblica, offendere dei cittadini, specie quando non possono difendersi. (Interruzione della onorevole Delli Castelli Filomena).

Le persecuzioni ai danni della città di Pescara incominciarono proprio con lo scioglimento dell’amministrazione dell’ospedale civile, e sappiate che quegli amministratori, accusati apertamente in questa relazione di atti di prevaricazione e di altri gravi addebiti, si sono querelati per diffamazione contro un giornale di parte avversa che li aveva accusati. È il giudizio pende tuttora, credo, in istruttoria dinanzi al tribunale.

Ma basta con le ragioni di fatto; veniamo a quelle di diritto. E in questo campo, onorevole Scelba, io penso che lei non possa evadere dalle argomentazioni che modestamente io sottoporrò all’esame dell’Assemblea. Vi è una prassi costante, una giurisprudenza univoca del Consiglio di Stato, che fissa dei principî di diritto amministrativo a proposito di questo articolo 323 della legge comunale e provinciale, che non fa che riportare una vecchia norma che vigeva anche nel secolo scorso e che è rimasta inalterata. Si richiede, allorché si tratti di scioglimento di un’amministrazione con la motivazione «illegalità amministrative», innanzitutto la dimostrazione, la documentazione in atti, di queste irregolarità. Ma si richiede soprattutto la prova, in atti, che l’amministrazione inadempiente, diciamo, sia stata invitata ad ottemperare a precise disposizioni di legge. Si richiede la prova documentale della messa in mora; si richiede la prova della contestazione dell’addebito, e si richiede la prova del rifiuto di ottemperanza a quegli obblighi, di ottemperanza alla intimazione, alla diffida, alla messa in mora.

Orbene, negli atti ufficiali non vi è nulla; o almeno credo che non vi sia nulla di tutto questo. Apro una parentesi. Io, ieri, insieme col collega Corbi, sono stato al Ministero dell’interno, per prendere visione del fascicolo degli atti e documenti relativi allo scioglimento dell’amministrazione comunale di Pescara.

Ero stato incaricato dal mio Gruppo parlamentare di effettuare quell’esame, quella ricerca, quel controllo o indagine, come volete. Ebbene, non siamo riusciti, il collega Corbi ed io, a prendere visione di quegli atti.

Abbiamo cercato in tutti gli uffici del Ministero dell’interno, ma non si sapeva dove gli atti fossero. Ecco, vedete come anche ai deputati si inibisce la possibilità di quel potere di controllo che la legge affida loro.

SCELBA, Ministro dell’interno. Ma se gli atti li ha il Ministro e il Ministro è nell’Assemblea, dove li vuol trovare gli atti?

PAOLUCCI. Sappiamo anche quale ufficio li teneva. Lei comunque, non se li sarà portati con sé. Io vi andai anche per invito dell’onorevole Pacciardi che fa parte del Comitato di coordinamento! (Commenti).

In altre parole, si sarebbe dovuta seguire questa procedura: rimanendo nella legalità, si sarebbe dovuta invitare l’Amministrazione comunale di Pescara – dall’organo di Governo, dal prefetto o dal Ministro dell’interno – ad ottemperare a quelle precise disposizioni, cioè a concedere in appalto la gestione delle imposte di consumo in luogo della gestione fatta in economia; si sarebbe dovuta invitare la stessa Amministrazione comunale a licenziare gli impiegati i quali sarebbero parenti del sindaco; si sarebbe dovuta invitare l’Amministrazione comunale a decidere i ricorsi in materia di imposte, ecc.

Questa è la legge, precisa e tassativa. Parimenti precisa e tassativa è la giurisprudenza di oltre un ventennio del Consiglio di Stato.

«I consigli comunali e provinciali possono essere sciolti per gravi motivi di ordine pubblico o, quando, richiamati all’osservanza degli obblighi a loro imposti, persistono nel violarla».

Occorre dunque il richiamo formale, la messa in mora e il rifiuto ad ottemperare all’invito!

Ma tutto questo non c’è, o almeno io non l’ho potuto vedere.

Io so che l’inchiesta è stata effettuata senza che venisse interpellato il sindaco, senza che si chiedesse conto agli amministratori delle pretese loro irregolarità! Figuratevi come si sarà operato illegalmente a danno di quei poveri inquisiti amministratori.

Quindi, per questi motivi, basterebbe solo la questione di diritto: il provvedimento è inficiato di nullità e di eccesso di potere.

Ma andiamo all’altra motivazione.

Motivi di ordine pubblico. Leggete la relazione: si parla di molti addebiti di natura amministrativa di pretese illegalità amministrative. Si dice testualmente che per la tutela del pubblico interesse e «per la risoluzione dei complessi problemi che nell’interesse generale della pubblica amministrazione deve affrontare, si rende necessario procedere ai sensi dell’articolo 323 ecc. allo scioglimento del consiglio comunale, la cui ulteriore permanenza in carica potrebbe essere ulteriormente pregiudizievole alla civica azienda, evitando così l’eventuale turbamento dell’ordine pubblico».

Ora, in materia di motivazione siffatta, in materia di turbamento dell’ordine pubblico, la giurisprudenza del Consiglio di Stato è concorde nell’affermare che non devesi solo accennare, in una relazione, all’esistenza generica, approssimativa, di un pericolo di turbamento dell’ordine pubblico, ma occorre motivare adeguatamente e sufficientemente questa possibilità.

In altre parole non bisogna soltanto agitare lo spauracchio dell’ordine pubblico, ma occorre una motivazione logica, seria, occorre la certezza che si verifichino dei disordini. Questo è il concetto sempre affermato dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato. Orbene, voi avete visto che ripara, la relazione, sotto l’usbergo della motivazione dell’ordine pubblico. E, pensate, non si è avuto il coraggio nemmeno di parlare di «grave perturbamento dell’ordine pubblico» quando la legge invece è tassativa al riguardo: «per gravi motivi di ordine pubblico». La relazione dice: «provocando così eventuali turbamenti dell’ordine pubblico».

Ma, onorevoli colleghi, voglio leggervi la motivazione di una decisione del Consiglio di Stato in materia: «In altri termini occorre che la relazione ministeriale designi sia le irregolarità amministrative sia le cause, che debbono essere gravi, di perturbamento, avvenuto o temuto, dell’ordine pubblico, per le quali il Governo, a cui resta sempre incensurabilità di apprezzamento, si induce a fare uso della potestà affidatagli dall’articolo succitato.

In base a questo concetto è da concludersi che il semplice accenno fatto nella parte conclusiva della relazione ministeriale anche a motivi, che neppur si dicono gravi, di ordine pubblico è addirittura insufficiente perché si possa, alla stregua di questa sola e generica affermazione, attribuire all’impugnato decreto la figura di un provvedimento emanato dal Governo nell’esercizio del potere politico e per ragioni di ordine pubblico valevoli a sottrarre l’atto governativo al sindacato di questo Collegio».

Ma in materia di definizione, diciamo, del concetto di ordine pubblico, di sussistenza o meno di questo estremo, vi è un’altra decisione della massima magistratura che pure ammaestra: «Per ragioni di ordine pubblico deve intendersi la viva agitazione formatasi in detta popolazione trattenuta solo dalla fiducia di vedere disciolta l’amministrazione».

Nella fattispecie le csle stanno ben diversamente. Precedenti non ve ne sono mai stati, che potessero far pensare a turbamento dell’ordine pubblico. Contro questa Amministrazione, eletta dal popolo, non vi è stato mai un ricorso, mai una agitazione piazzaiola, mai nulla, mai una protesta.

Dopo, che cosa è avvenuto? Dopo il provvedimento di scioglimento dell’amministrazione stessa, tutta la città si è levata in piedi attorno a questi amministratori, tutte le città italiane hanno solidarizzato con Pescara dove si difendono oggi la democrazia, la libertà e la sovranità del popolo! (Applausi a sinistra).

Vedete, il crisma, diciamo, al provvedimento di scioglimento di una amministrazione comunale o provinciale lo dà l’accoglienza che viene fatta al provvedimento stesso di scioglimento. La valutazione, in altre parole, della legalità o dell’illegalità del provvedimento la dà proprio la prova dei fatti, la dà l’accoglienza che i cittadini interessati fanno a quel provvedimento.

Ora, che cosa è successo a Pescara dopo quel provvedimento? Lo avete sentito dall’onorevole Corbi, dall’onorevole Cianca, lo avete letto nei giornali: la cittadinanza è tutta insorta contro quel decreto, fazioso ed arbitrario! Questo vi dimostra che i motivi di ordine pubblico non sussistevano. Voi avete provocato un’agitazione, voi avete provocato la reazione da parte del popolo, voi avete minacciato l’ordine pubblico, voi potete provocare ancora più gravi disordini!

SCELBA, Ministro dell’interno. Li avete fatti venire dalla provincia, perché quelli della città non bastavano a protestare! (Rumori).

DELLI CASTELLI FILOMENA. Da Ascoli Piceno li avete fatti venire!

PAOLUCCI. Non ve n’era bisogno. Bastavano i soli cittadini di Pescara!

Il Consiglio di Stato, onorevole Scelba, ha anche affermato il principio che i provvedimenti di scioglimento motivati per ragioni di carattere amministrativo, cioè da illegalità amministrative, sono suscettibili di gravame alla quarta Sezione del Consiglio di Stato mentre i provvedimenti motivati dalle famose ragioni gravi di perturbamento dell’ordine pubblico non sono suscettibili di ricorso al Consiglio di Stato.

Orbene, come abbiamo visto, in tutto il corpo della relazione si sviluppa il motivo della ricorrenza di frequenti illegalità amministrative; poi quasi di soppiatto, si infila nella relazione stessa la motivazione del perturbamento dell’ordine pubblico.

Qui è la scaltrezza del Ministro dell’interno; qui è la sua scaltrezza, non dico curialesca – perché sarebbe meno disonorevole – ma addirittura poliziesca. Con quella motivazione «dell’ordine pubblico» voi avete sottratto ai cittadini di Pescara il diritto di ricorrere al Consiglio di Stato. (Applausi a sinistra). Questo è il colmo dell’arbitrio!

Ma questo provvedimento di scioglimento dell’Amministrazione di Pescara non è l’unico del genere. Leggevo sui giornali che il Ministro dell’interno ha sciolto una amministrazione comunale della Calabria eletta dal popolo e le successive elezioni hanno rimandato al Comune di San Lucido gli stessi amministratori. La situazione politica di Pescara è questa, e lo attesta la stessa relazione, i consiglieri sono: dodici democristiani; undici socialisti; sei comunisti; cinque repubblicani; quattro indipendenti; due qualunquisti. Che cosa è successo? Mi è stato riferito che i Consiglieri di parte democristiana non furono compresi nella Giunta.

Allora cominciarono a disertare le sedute del Consiglio comunale; e questo loro atteggiamento durò diversi mesi, provocando la reazione della popolazione. Ci furono manifesti, campagne di giornali ed altro.

Perché dunque il provvedimento di scioglimento? Per liquidare l’amministrazione composta di socialisti, comunisti e repubblicani: è chiarissimo.

Vedete, nelle mie ricerche ieri, ho avuto la fortuna di trovare un’altra decisione del Consiglio di Stato che fa proprio al caso di Pescara. In essa si afferma il principio che non possa confermarsi un provvedimento viziato di eccesso di potere, allorché risulti chiaro che con quel provvedimento si è mirato a disfarsi di amministratori poco graditi. È proprio il nostro caso specifico. Mi pare si trattasse dello scioglimento del Consiglio comunale di Fondi.

Non so come l’onorevole Scelba possa rispondere a queste argomentazioni. Ma vi sono anche ragioni di opportunità politica.

Io penso che non potendo identificarsi Stato e Governo, si è fedeli servitori di uno Stato democratico quando, e specialmente, si reagisce ad atti arbitrari di un Governo antidemocratico.

Perciò, penso che nessun addebito possa farsi alla cittadinanza di Pescara, se essa è insorta contro questo provvedimento, illegale ed arbitrario.

Non facciamo, signori del Governo, una questione di prestigio del Governo; facciamo piuttosto una questione di prestigio delle istituzioni repubblicane.

Voi, revocando volontariamente questo provvedimento, che sapete essere illegale ed arbitrario, recuperereste un po’ di quel prestigio, che avete perduto, rafforzereste anche il prestigio della repubblica e della democrazia.

Io rivolgo un appello ai colleghi di tutti i settori di questa Assemblea, e specialmente ai colleghi del mio Gruppo: non vorrei, dico ad essi, che sprofondaste fin d’ora nel banco di sabbie mobili, in cui vi siete incautamente cacciati (Applausi a sinistra) e faccio appello alla vostra sensibilità politica.

A Pescara si difende la democrazia. Non possiamo creare questo precedente: che una amministrazione comunale o provinciale sia sciolta ad libitum del Governo. È la sovranità popolare che si ferisce e si uccide in questo modo; e la Repubblica in questo modo non si difende, ma si offende. (Applausi a sinistra – Commenti).

SPATARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SPATARO. In quest’Aula ho detto la settimana scorsa che per lo scioglimento del Consiglio comunale di Pescara mi si è voluto attribuire un merito che io non ho; perché l’inchiesta fu ordinata dal Ministero dell’interno in seguito ad un ricorso presentato da persone ben qualificate, cioè da 15 Consiglieri comunali. Dei 5 Consiglieri del partito repubblicano 3 si sono dimessi, e degli altri 2, uno è quello che si è occupato dell’amministrazione dell’ospedale, di cui dirò più tardi e che credo non faccia più parte del Partito repubblicano; ragione per cui questo partito a Pescara ha un solo rappresentante nel Consiglio comunale.

I 15 Consiglieri comunali non avevano alcun motivo di rivolgersi ai deputati. Ed io devo e voglio dichiarare a questa Assemblea di non essere stato assolutamente richiesto di alcun intervento.

Se oggi ho ritenuto doveroso intervenire in questa discussione, è perché si vuole tentare di dare un significato politico ad un provvedimento che è puramente amministrativo. (Commenti all’estrema sinistra).

L’inchiesta ebbe ad accertare gravissime irregolarità, per cui l’Ispettore generale concluse la sua relazione proponendo lo scioglimento del Consiglio comunale e raccomandando la nomina di un Commissario dotato di particolare competenza amministrativa, per potere rimettere in ordine il comune di Pescara.

Già nel 1946, durante il secondo Ministero De Gasperi, in seguito ai primi reclami giunti al Ministero, fu disposta una visita ispettiva.

In occasione di quella ispezione, gli amministratori furono richiamati alla osservanza degli obblighi imposti dalla legge; ma il richiamo rimase inascoltato, come inascoltati rimasero altri richiami, che, tramite la Prefettura, furono fatti dal Ministero dell’interno, in seguito ai ripetuti ricorsi che erano giunti per il servizio della nettezza urbana, per il reclutamento del personale, per vari atti di favoritismo ed anche per il piano di ricostruzione edilizia della città.

Particolare importanza, infatti, riveste il piano di ricostruzione di Pescara. Perciò questo doveva essere oggetto di attento esame da parte del Consiglio comunale, tanto più che in verità non si trattava di un semplice piano di ricostruzione, ma, almeno in parte, di un grandioso piano regolatore che prevede la demolizione di numerosi vani oggi abitati e la costruzione di grandiosi edifici di lusso e per il giuoco, con una spesa di alcuni miliardi. Un simile piano, che avrebbe richiesto fra l’altro l’osservanza di speciali formalità imposte dalla legge, non fu portato in discussione davanti al Consiglio comunale. Più di un terzo dei Consiglieri chiese la convocazione del Consiglio, ma questo non venne convocato ed i Consiglieri dovettero presentare ricorso al Ministero dell’interno per ottenere la convocazione. Anche di ciò si dovette occupare la prima ispezione ordinata dal Ministero dell’interno. Finalmente la Giunta si impegnò a presentare entro il novembre 1946 un piano finanziario; ma neppure questo impegno fu mantenuto e soltanto nell’estate 1947 fu trovata una brillante soluzione, quella di chiedere al Governo il contributo di un miliardo e 600 milioni per questo piano di ricostruzione.

Torniamo all’inchiesta, onorevoli colleghi, quella avvenuta quest’anno. Il Ministero, date le conclusioni dell’ispettore generale, richiese il parere del Consiglio di Stato, il quale non soltanto si espresse favorevolmente allo scioglimento, ma, in base ai documenti che erano allegati alla relazione, aggiunse che lo riteneva assolutamente necessario come unica misura idonea in rapporto alla situazione finanziaria ed amministrativa del Comune di Pescara. A questo punto mi pare che la discussione potrebbe anche cessare e debbo dire che senza alcun dubbio la discussione non sarebbe neppure cominciata in quest’Aula, se questo provvedimento, per combinazione, non fosse coinciso con il ciclo di agitazioni che si vanno organizzando nelle diverse regioni d’Italia, prendendo pretesto da ogni occasione. (Rumori all’estrema sinistra).

BOSI. Dobbiamo sempre accettare i vostri soprusi?

SPATARO. Infatti, onorevoli colleghi, quando, qualche tempo fa, si previde come logica conseguenza dell’inchiesta un provvedimento di scioglimento, negli ambienti vicini alla Giunta comunale di Pescara fu diffusa la voce che il Consiglio comunale sarebbe stato sciolto perché la frazione di Spoltore, che faceva parte del comune di Pescara, e che aveva partecipato alle elezioni del Consiglio comunale, era stata recentemente ricostituita a comune autonomo e quindi, per questo motivo, in quegli ambienti, si diceva che le elezioni a Pescara sarebbero state rifatte. Ma in questi ultimi giorni, si è voluto cogliere un pretesto, come ho detto, per un’agitazione anche a Pescara. Sono convinto però che di tanta pubblicità che siamo costretti, contro ogni nostro desiderio, a dare alle irregolarità commesse dagli amministratori comunali di Pescara, questi non potranno essere riconoscenti ai loro amici politici. Abbiamo sentito dai giornali che oggi c’è lo sciopero generale. Tutti sappiamo come gli scioperi politici vengono indetti e come vengono subiti, finché verranno subiti. (Rumori all’estrema sinistra). Però a Pescara il giorno otto dicembre l’ordine di sciopero generale, fu emanato soltanto dal rappresentante comunista della Camera del Lavoro, ma dopo due ore lo sciopero era fallito ed il fallimento fu così completo che la Camera del Lavoro non dette neppure l’ordine di cessazione dello sciopero! Dopo questo precedente si è usata una maggiore prudenza e si è detto che oggi si sarebbe ancora scioperato, ma solo fino a mezzogiorno; ma anche questa volta lo sciopero è fallito e quindi Pescara ha continuato il suo lavoro con lo stesso fervore dei giorni precedenti. Si vuole dare anche importanza alla raccolta delle firme e delle offerte. Ebbene, dirò che in questi ultimi giorni chiunque si è dovuto recare in Municipio ha dovuto apporre una firma, e che fogli sono stati messi in giro nei negozi e negli stabilimenti, dove le commissioni interne… invitavano gli operai a firmare.

Tra le offerte ne voglio segnalare una: quella in denaro fatta dal dottor Nicola Perrotti, Alto Commissario per la Sanità e che ancora fa parte del Governo finché non sarà allontanato gentilmente dal Presidente De Gasperi. (Rumori e interruzioni all’estrema sinistra).

È stato affisso anche un manifesto da parte di numerosi combattenti e reduci, che chiedono la convocazione dell’assemblea generale dei soci per riaffermare l’apoliticità della Associazione e protestare contro un voto, dato in nome di non si sa chi, di opposizione al provvedimento del Ministero. Debbo ricordare che anche l’Abruzzo ha avuto i suoi valorosi partigiani; ma quando si dice che in questi giorni i partigiani d’Abruzzo si sono occupati dello scioglimento dell’Amministrazione di Pescara, si dice cosa non esatta, perché quelle persone che se ne sono occupate non sono quei valorosi partigiani dei quali l’Abruzzo è giustamente orgoglioso. (Interruzioni – Commenti all’estrema sinistra).

Una voce all’estrema sinistra. Glielo vada a dire di persona.

SPATARO. È stata messa in grande rilievo l’opera svolta per la ricostruzione di Pescara dal sindaco e da quell’amministrazione comunale. Pescara è stata molto danneggiata dalla guerra e bisogna lodare il fervore e lo spirito di iniziativa che anima ed ha animato quei cittadini nella ricostruzione di quel grande centro adriatico, che avrà uno sviluppo che forse oggi nessuno immagina. Ma ad ognuno il suo: parlare dell’opera di ricostruzione di Pescara non si può senza ricordare l’opera del Provveditorato alle Opere Pubbliche e del Genio civile che hanno preparato e redatto i progetti, e non si può parlare delle opere di ricostruzione di Pescara senza citare gli stanziamenti fatti dal Governo attraverso i vari Ministri dei Lavori Pubblici che si sono succeduti dalla liberazione ad oggi. Perché per i lavori eseguiti il Governo ha dato 528 milioni, per lavori in corso il Governo ha dato 775 milioni, per lavori in corso di appalto il Governo ha stanziato 47 milioni e per i contributi pagati ai privati il Governo ha dato 157 milioni, cioè un miliardo e mezzo. Senza dubbio Pescara merita e deve avere – anche perché è il più grande centro industriale e commerciale dell’Abruzzo – l’appoggio del Governo. Ma quando si vuol fare un inno alla Giunta comunale, è giusto domandarsi in che cosa consistano queste sue benemerenze. Quando l’amministrazione è tenuta coi criteri che ora accennerò, quando l’amministrazione comunale non si preoccupa delle finanze comunali, ma conta solo sull’integrazione del bilancio da parte dello Stato, quando il Governo interviene con le cifre che ora ho comunicato, vorrei conoscere quali sono le benemerenze dell’amministrazione comunale di Pescara. Perché è evidente che è facile amministrare bene (e il Comune di Pescara non è stato amministrato bene) è facile amministrare bene, dicevo, quando ci sono i mezzi finanziari. Questa è la preoccupazione dei buoni amministratori: trovare i mezzi finanziari, perché, in quanto a progetti, in Italia abbiamo tanta inventiva e genialità che forse nessun popolo ci può superare. (Commenti a sinistra).

La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato la relazione del Ministro dell’interno al Capo provvisorio dello Stato per lo scioglimento del Consiglio comunale di Pescara. Questa relazione è basata su una relazione documentata dell’inchiesta e sul parere del Consiglio di Stato. In base a questi dati, in seguito alle notizie che direttamente ho cercato di avere e alle indagini che ho cercato di fare illustrerò all’Assemblea alcune delle gravi irregolarità commesse dall’amministrazione comunale di Pescara, le quali giustificano pienamente il provvedimento di scioglimento, che è stato preso nell’interesse stesso della città di Pescara, in quanto coi sistemi di amministrazione adottati non si sarebbe potuto sperare in alcun contributo da parte dello Stato, mentre invece questo contributo è urgente, è necessario ed occorre che sia dato anche in misura notevole. (Rumori all’estrema sinistra – Interruzioni del deputato Negro e del deputato D’Onofrio).

Con troppa facilità qui è stato detto che sono molti i comuni che non preparano in tempo debito il bilancio…

Una voce all’estrema sinistra. Tutti, tutti!

SPATARO. …ma nel comune di Pescara vi è qualche cosa di molto più grave, perché il bilancio è stato preparato solo in settembre, e perché è stato sollecitato e vorrei dire imposto dall’ispettore generale del Ministero dell’interno. E si è andati avanti così per tanti mesi, senza orientamenti né per le entrate né per gli impegni che si andavano assumendo. Così si è giunti ad un fabbisogno di 230 milioni, per cui si deve chiedere allo Stato un contributo di circa 130 milioni.

Prima di rivolgersi alle casse dello Stato, prima di chiedere, cioè, il contributo delle altre provincie, si ha il dovere di fare buon uso del denaro e di incassare tutto quello che si può incassare dai propri cittadini. (Interruzione del deputato Scoccimarro).

I gettiti principali del bilancio di Pescara sono l’imposta di consumo e la tassa di famiglia insieme ad altri tributi comunali. Per la riscossione delle imposte di consumo, è documentato che di fronte ad un’offerta di 70 milioni da parte di una ditta appaltatrice…

Una voce all’estrema sinistra. Non ha offerto nulla!

SPATARO. Mi dispiace darle una smentita: il Consigliere comunale di Pescara, avvocato Francesco Paolo De Monte del Partito liberale, mi ha fornito copia della lettera scritta dalla ditta Trezza al signor Sindaco di Pescara, col numero 2890 di protocollo… (Interruzione del deputato Corbi – Rumori al centro).

Ripeto che la copia della lettera mi è stata data dal consigliere comunale avvocato De Monte, lettera diretta precisamente al signor Sindaco di Pescara con l’offerta di 70.000.000 lire. (Rumori all’estrema sinistra). Ciò nonostante, il Consiglio comunale ha approvato la gestione in economia del servizio, senza tener conto del suggerimento del Prefetto in rapporto all’esperienza dell’anno precedente. Il Prefetto infatti aveva pregato il sindaco di sottoporre nuovamente all’esame della Giunta la questione. (Rumori all’estrema sinistra).

Fra le altre considerazioni, il Prefetto aveva rilevato che la gestione in economia aveva procurato, durante i precedenti esercizi, un danno rilevante alle dissestate finanze comunali, e pertanto non si comprendeva come il comune, con il medesimo personale, senza la direzione di tecnici specializzati, avrebbe potuto considerarsi in grado di migliorare la gestione stessa.

Pure, non ostante il suggerimento del Prefetto e l’opposizione motivata di molti consiglieri, si volle decidere la gestione in economia dell’esercizio. (Rumori a sinistra). È ben vero che l’onorevole Ministro Scelba, con decreto legislativo del 12 giugno 1947, ha abrogato l’articolo 97 della legge comunale e provinciale del 1934 e conseguentemente la deliberazione ha potuto esser presa contro il parere del Prefetto, ma, quando con tale deliberazione si presume un gettito annuo di 20 milioni di meno di quello che si sarebbe potuto ottenere con la gestione in appalto, allora non si ha più la possibilità, onorevoli colleghi, di chiedere allo Stato un contributo di bilancio nella misura in cui è stato chiesto. (Applausi al centro).

Ed è facile osservare che, se si è avuta da una ditta l’offerta di 70 milioni, è da prevedere, come cosa certa, che questa cifra sarebbe stata superata, se l’appalto fosse stato aggiudicato a mezzo di pubblica licitazione. (Approvazioni).

È stato riscosso, onorevoli colleghi, un supplemento cosiddetto volontario, nella misura dell’un per cento sull’importo lordo di ogni bolletta: ma il ricavato, lungi dall’esser versato alle casse comunali, è stato invece amministrato direttamente dal sindaco, senza che il Consiglio comunale, pur avendone fatta formale richiesta, abbia mai avuto notizia precisa del modo come queste somme venivano amministrate. E si tratta di cifre notevoli.

E, a proposito del sindaco, debbo dire che non ci fa buona impressione la circostanza che egli sia stato l’amministratore giudiziario del teatro comunale, in occasione di una vertenza circa la proprietà, del teatro in cui era interessata l’amministrazione comunale.

E per il gettito della tassa di famiglia, e di altri tributi comunali, debbo dire che, mentre in base a serie valutazioni, si poteva prevedere un gettito di 30 milioni, in bilancio, per la sola tassa di famiglia, ne sono stati previsti appena dieci e vi sono ora fondati timori che neppure questi dieci milioni si riuscirà a riscuotere.

È ben vero, onorevoli colleghi, che la città è stata colpita duramente dalla guerra, per cui sono state doverosamente concesse alcune agevolazioni fiscali; ma è anche vero che il Comune di Pescara, come tutti gli altri comuni sinistrati d’Italia, non può rinunziare alla riscossione dei suoi tributi.

Io posso dirvi che, per le imposte di consumo, non sono stati decisi dei ricorsi pendenti per un importo di alcuni milioni ed altri ricorsi ancora sono giacenti da lungo tempo in attesa di essere esaminati.

Una voce al centro. Amministrazione modello!

SPATARO. Solo ora si stanno compilando i ruoli per gli anni 1946-47, che andranno in riscossione nel 1948, insieme a quelli dell’anno prossimo, dimodoché i contribuenti saranno nel 1948 sottoposti ad un peso tributario forse insostenibile.

Non avrei voluto parlare in questa Assemblea della nettezza urbana; ma siccome si è voluto fare dello spirito su questo argomento, penso che sia il caso che l’Assemblea venga informata anche a questo riguardo. L’amministrazione aveva concesso, a trattativa privata, l’appalto del servizio della nettezza urbana, quando era sindaco sempre lo stesso avvocato che fino ad oggi è stato sindaco. Era stato concesso dall’amministrazione comunale questo servizio ad una società che, purtroppo, onorevoli colleghi, si chiama «Cooperativa Matteotti» (Commenti all’estrema sinistra). Volete sapere chi sono i soci o consiglieri d’amministrazione della Cooperativa Matteotti? Gli assessori comunali Scurti, di Silvestro e Cirillo e i consiglieri comunali Gianiorio, Pellicciotta e Marchegiani. (Commenti al centro).

In seguito ai commenti sfavorevoli dell’opinione pubblica, nell’estate del 1946 l’appalto venne aggiudicato alla ditta Colucci, in seguito a regolare gara. Ma, pur avendo questa ditta accettato alcune modifiche alle condizioni di appalto, apportate dalla Commissione centrale della finanza locale, ancora oggi, dicembre 1947, a distanza di diciotto mesi, il servizio è rimasto affidato alla Cooperativa Matteotti in seguito a molteplici deliberazioni adottate dalla Giunta e dal Consiglio comunale, di cui, come avete sentito, alcuni membri sono anche amministratori della Cooperativa. (Commenti al centro). Gli attrezzi per il servizio della nettezza urbana non sono di proprietà della Cooperativa, ma sono stati requisiti ad una ditta, che invano ha fatto ricorso per la illegittimità del provvedimento di requisizione fatto a favore della Cooperativa. L’amministrazione comunale s’è impegnata a pagare alla Cooperativa i salari del personale, in base alle risultanze del libro-paga della stessa Cooperativa. Cioè, l’assessore alle finanze Scurti paga i salari che vengono denunciati dall’amministratore della Cooperativa Scurti. Inoltre l’amministrazione corrisponde alla Cooperativa una cifra mensile a forfait, paga due impiegati addetti alla Cooperativa e tutti i contributi assicurativi. Allora, che cosa manca per una gestione diretta? E che cosa c’entra la Cooperativa? Che strana società questa Cooperativa, che non possiede neppure gli attrezzi da lavoro e adopera quelli che sono stati requisiti ad un’altra ditta! Il servizio costa oltre 22 milioni, che così passano attraverso la Cooperativa; e infatti, dalla relazione del Consiglio d’amministrazione e dalla relazione dei Sindaci, allegate al bilancio, risulta che la gestione della nettezza urbana ha dato in un anno ai soci della Cooperativa (cioè a quelle persone che abbiamo citato poco fa) un utile netto – in un anno dico, di lire 568 mila. (Commenti al centro – Rumori all’estrema sinistra).

Una voce al centro. È una cifra modesta!

SPATARO. L’onorevole Presidente ha detto che una volta tanto l’Assemblea può occuparsi anche di piccole cose; e io chiedo scusa se devo occuparmi anche della ghiaia, perché anche la fornitura della ghiaia deve essere controllata da un’amministrazione comunale.

A proposito della ghiaia, devo dire che il collaudo della fornitura della ghiaia per le strade comunali per l’esercizio 1945-46 si stava facendo nel mese di agosto del 1947, mentre per la fornitura della ghiaia terminata al 30 giugno 1947, nel mese di settembre di quest’anno si doveva ancora stipulare il contratto con la ditta che aveva fornito la ghiaia.

Non essendovi la possibilità, a distanza di tanto tempo, di trovarne neppure una parte, voi comprendete come nessuno abbia la possibilità di controllare la fornitura della ghiaia.

A seguito dei reclami contro il funzionamento del Comitato comunale U.N.R.R.A. tessili, presieduto dall’assessore Scurti, fu fatta un’inchiesta che accertò gravi irregolarità, e a seguito di questo accertamento il Prefetto richiese al sindaco l’immediata sostituzione del Presidente del Comitato, mentre la direzione dell’U.N.R.R.A. sospese la distribuzione dei tessuti nel comune di Pescara, in attesa di una revisione di tutte le domande, per far sì che i «buoni» di prelevamento fossero distribuiti soltanto agli aventi diritto, e non anche, come figuravano negli elenchi, ai morti e ai cittadini emigrati da Pescara.

Ma questo assessore Scurti che viene allontanato in malo modo dal Comitato U.N.R.R.A. Tessili, noi lo troviamo di nuovo a capo del Comitato U.N.R.R.A. per l’alimentazione e servizio cucine.

Anche contro l’opera di questo Comitato pervennero ricorsi al Prefetto, e questi scrisse al sindaco che si imponeva la sostituzione dell’assessore Scurti nella carica di presidente del Comitato U.N.R.R.A. alimentazione.

Dal mese di maggio l’invito del Prefetto a sostituire l’assessore Scurti non è stato ancora accolto e, nonostante i commenti della stampa e della cittadinanza, lo Scurti è ancora presidente del Comitato U.N.R.R.A. alimentazione.

E così questo signor Scurti presiede alle finanze del Comune, presiede il Comitato U.N.R.R.A. alimentazione, e pur essendo stata richiesta dal Prefetto la sua sostituzione, l’invito non è stato accolto dal sindaco; lo Scurti è poi amministratore della cooperativa Matteotti.

Il cattivo funzionamento dei servizi comunali dipenderà forse anche dai criteri con cui il personale veniva assunto. Non soltanto un criterio politico, ma anche un criterio di parentela si è tenuto presente; e sono stati assunti parenti dei consiglieri e del sindaco. (Commenti).

Gli atti di faziosità e di favoritismo hanno formato oggetto dell’inchiesta e del giudizio che il Consiglio di Stato ha dato sui risultati e sui documenti allegati alla relazione di inchiesta.

Non mi pare assolutamente necessario che io intrattenga questa Assemblea su tanti casi di favoritismo, ma parlerò di uno soltanto, perché non riguarda una persona sola, ma ha colpito duemila persone, gli abitanti di due frazioni, Caprara e Cavaticchi, che durante il fascismo e fino alla Costituzione di questa amministrazione comunale, hanno sempre avuto un delegato del sindaco per gli atti di Governo che la legge consente di redigere in loco, per evitare che le persone siano costrette a percorrere molti chilometri per recarsi alla sede comunale.

Ebbene, siccome ora i due consiglieri comunali di quelle frazioni non sono del partito del sindaco, questi, nonostante il ricorso firmato da 534 elettori su 600 elettori, non ha accolto questo invito, e ha lasciato quelle due frazioni senza un suo delegato. (Commenti al centro).

Si è voluto mettere in rilievo, come risulta dai discorsi della settimana passata, il licenziamento di 35 impiegati per realizzare delle economie.

Un commissario, inviato dal Prefetto, ha licenziato circa 10 impiegati, ma successivamente quelli iscritti a determinati partiti in parte sono stati riassunti. La Commissione presso la Prefettura fu chiamata a giudicare sul licenziamento di due casi che rivestivano carattere di particolare ingiustizia. Il Prefetto ordinò la riassunzione, ma l’ordine, più volte rinnovato, non ha mai avuto esecuzione. Non si possono licenziare gli impiegati senza stabilire preventivamente criteri uniformi e generali che diano a tutti garanzie di imparzialità, né si possono assumere impiegati sotto la veste di operai giornalieri, così come è stato fatto dall’Amministrazione comunale di Pescara per circa 15 persone che sono impiegati e che figurano operai, sfuggendo così a qualsiasi controllo.

Si è accennato in questa discussione anche alle indennità degli amministratori comunali. Le cose stanno così: la Commissione centrale per la Finanza locale, in sede di esame di bilancio, ha ammesso lo stanziamento previsto nel bilancio stesso di mezzo milione annuo per indennità di carica agli amministratori. Ora invece è stata aumentata tale cifra da mezzo milione a un milione e mezzo! (Commenti al centro) e questo aumento non è stato autorizzato dagli uffici competenti. È evidente che non si possono deliberare delle spese, come quelle di un milione e mezzo per compenso al sindaco e agli assessori, quando il sindaco dichiara che l’amministrazione comunale ha bisogno dell’integrazione statale, ed in una misura così rilevante come quella che ho avuto occasione di accennare.

Dobbiamo considerare che la situazione finanziaria del comune di Pescara è così grave, che la Direzione generale della Banca del Lavoro, la cui sede di Pescara fa il servizio di Cassa, è tanto preoccupata che ha declinato ogni responsabilità sia al comune che alla Prefettura. Dovete sapere che i bilanci consuntivi sono rimasti arretrati al 1944, nonostante tutte le diffide e gli inviti degli uffici della Prefettura.

L’ispettore generale ha interrogato alcuni assessori, ai quali ha contestato gli addebiti, ha interrogato alcuni consiglieri, il segretario generale del Comune, il ragioniere capo, tutti i funzionari che ha creduto, ed ha preso visione degli atti nella sede comunale e negli uffici dell’ospedale.

Ed ho finito, onorevoli colleghi. Voglio solo dirvi che, come ho già accennato, dei 40 consiglieri comunali, tre del Partito repubblicano sono dimissionari, altri due consiglieri devono considerarsi decaduti di diritto dalla carica, uno per essere direttore stipendiato della gestione U.N.R.R.A., l’altro per essere segretario stipendiato della azienda comunale di soggiorno.

Inoltre, nei confronti di un assessore e di un consigliere comunale è in corso una vertenza, che ha avuto eco sui giornali, come è stato qui ricordato, per abusi commessi nell’amministrazione dell’ospedale, di cui il comune concorre a designare gli amministratori.

Un altro assessore, il Di Silvestro, che è pure amministratore della Cooperativa Matteotti, deve rendere conto della gestione condotta personalmente per acquisto di agnelli nelle Puglie, la cui gestione si chiude con un passivo di circa 270.000 lire.

Se si tiene conto – e non si può non tenerne conto – di questi cinque consiglieri, e si tiene conto dei tre consiglieri dimissionari del Partito repubblicano, i consiglieri si riducono a 32. Di questi 18 (12 democristiani, 2 qualunquisti e 4 liberali indipendenti) sono all’opposizione. Come poteva funzionare il consiglio comunale? Da quale maggioranza la Giunta poteva vedere approvati i suoi provvedimenti? Su quale maggioranza il sindaco poteva fare affidamento? Lo scioglimento del Consiglio si imponeva anche per questa ragione.

Onorevoli colleghi, parlare in questa Assemblea per sostenere il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di una città della mia regione non mi può far piacere, né come abruzzese, né come democratico (Interruzioni all’estrema sinistra – Commenti), anche se questi cattivi amministratori non appartengono al mio partito. Ma la democrazia, di cui anche oggi si è tanto parlato qui, si consoliderà solo se daremo al nostro popolo l’esatta sensazione che i fatti che si sono verificati in passato non si ripetono più. (Applausi al centro). Il controllo vigile delle autorità deve assicurare i cittadini e i contribuenti che l’amministrazione della cosa pubblica è affidata ad uomini onesti, capaci, e diligenti. (Interruzioni all’estrema sinistra). Solo così, e non con i metodi di quella cooperativa che si intitola al nome di Matteotti, si può consolidare la democrazia. Ed io invoco dal Governo di voler indire al più presto possibile le elezioni comunali a Pescara. (Applausi al centro). Così quella popolazione, che secondo le affermazioni fatte in quest’Aula, si agita e protesta per lo scioglimento del Consiglio comunale, potrà – forte dell’esperienza amara che purtroppo ha fatto – esprimere sinceramente il suo giudizio…

D’ONOFRIO. Ha già espresso il suo giudizio!

SPATARO. …e saprà eleggersi con oculatezza i suoi amministratori. (Vivi applausi al centro e a destra – Molte congratulazioni).

SCELBA, Ministro dell’interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCELBA, Ministro dell’interno. Onorevoli colleghi, la sensibilità che dimostra l’Assemblea Costituente per i problemi dell’autonomia comunale non possono che far piacere a chi dell’autonomia comunale è stato sempre l’assertore. Ma quando si tratta di dover discutere della sorte di un consiglio comunale, mentre il comune è occupato da partigiani chiamati a raccolta dalla provincia, il problema non è più di libertà o di democrazia: il problema è molto più serio e più grave. Perché non credo sia democrazia resistere ad un provvedimento del Governo, il quale potrà essere ingiusto nella sostanza, ma, fino a quando questa ingiustizia non viene riparata attraverso le forme legali, rappresenta l’unico atto legale possibile. (Commenti all’estrema sinistra).

In ogni modo, i precedenti di questa pratica dimostrano come non c’è stato, nel caso specifico, nessun atteggiamento polemico, rispetto allo scioglimento del consiglio comunale di Pescara.

La istruttoria dell’inchiesta a carico del comune di Pescara si è iniziata a seguito di denuncia, presentata il 23 aprile 1947 da quindici consiglieri comunali; 7 mesi è durata tutta la procedura per lo scioglimento dell’Amministrazione comunale. Se ci fosse stato un motivo polemico preordinato, quello di sciogliere l’Amministrazione comunale senz’altro, il Governo non avrebbe tirato avanti per sette mesi questa procedura.

GULLO FAUSTO. Perché non c’era niente da provare. (Commenti al centro).

SCELBA, Ministro dell’interno. Lo vedremo, onorevole Gullo.

Cosa ha accertato l’inchiesta? Riferisco dati desunti dalla relazione, la quale è documentata in ogni sua affermazione.

Vediamo, anzitutto, gli uomini: non grandi cose, ma servono a proiettare luce sui grandi fatti.

Il Sindaco di Pescara ha assunto nell’Amministrazione comunale due cognati ed il suocero: è un fatto modesto, ma che ha la sua importanza come indirizzo e come criterio amministrativo. L’esempio del Sindaco è stato seguito da altri consiglieri. Il consigliere Renzetti ha fatto assumere lo zio, il quale risulta anche benestante.

SCOCCIMARRO. Quanti zii e nipoti avete fatto assumere voi?

SCELBA, Ministro dell’interno. Il Consigliere Seccia ha fatto assumere il cognato. (Commenti al centro). È una Amministrazione tenuta in famiglia, in certo senso.

Il consigliere Magno, ex presidente dell’ospedale, ha compiuto, con un furgoncino di proprietà dell’ospedale, ben 65 viaggi per trasportare farina e patate dalla campagna o altro centro a suo esclusivo benefìcio personale, per un carico, secondo i calcoli dell’ispettore, di circa 100 chilogrammi. Ma non si è limitato a questo. Il signor avvocato Magno, consigliere comunale, ha fatto qualcosa di più. Siccome il furgoncino ad un certo momento, per i molti viaggi, aveva consumato le gomme, egli si è creduto in dovere di fornirle; naturalmente non poteva farlo personalmente; ha fatto figurare venditore l’autista del furgoncino. Questi ha dichiarato di aver cercato di rifiutarsi di figurare come venditore e come prestanome. È stato minacciato di perdere il posto.

NENNI. Perché non l’ha denunziato?

SCELBA, Ministro dell’interno. Risulta accertato dall’inchiesta che questa vendita è stata fatta con una maggiorazione del 50 per cento sul prezzo. (Commenti al centro).

Risulta ancora, onorevoli colleghi, a carico dell’ospedale gestito dal comune, che in questa vendita fu messa anche l’imposta sull’entrata per 2440 lire. L’ospedale ha pagato l’imposta, vale a dire, l’ha rimborsata all’avvocato Magno, ma l’imposta non è stata ancora pagata da quest’ultimo. (Commenti al centro). Continuiamo: c’è il consigliere Innamorato, il quale fornisce all’ente comunale del traliccio al prezzo di 430 lire il metro, mentre è risultato provato che la ditta Coen di Pescara tiene esposta la stessa merce a 250 lire il metro. Questo consigliere fa parte dell’amministrazione dell’Ente comunale di assistenza, ed ha partecipato col suo voto a concedere sussidi a suo padre, ed è egli, amministratore dell’Ente comunale di assistenza, che delibera i sussidi a favore del padre, e li riscuote (Commenti al centro). Volete poi sapere chi è che fornisce al consigliere Innamorato la merce che egli vende a quel tal prezzo all’Ente comunale? È un certo Contratti, il quale, nemmeno a farlo apposta, è congiunto di quel tal medico, che, sebbene sia risultato ultimo nella graduatoria, si è visto affidare la direzione della condotta medica. Come vedete i legami sono molto forti: non siamo qui nel campo dell’autonomia comunale, ma nel campo della probità e della correttezza amministrativa. Non ho finito. C’è poi l’assessore Scutti, il quale è stato destituito, a seguito di regolare inchiesta, da dirigente del comitato U.N.R.R.A. tessile: sulla stampa furono pubblicate le manchevolezze di questo messere, che si è reso responsabile all’U.N.R.R.A. tessile di gravi infrazioni. Ad esempio vi erano dei certificati e delle carte annonarie. Ebbene, dalle carte annonarie che si davano ai cittadini, veniva ritagliato un tagliando, il numero 33, con il quale si poteva ritirare il tessile destinando tali tagliandi ad altri. Queste sono le mancanze che sono state accertate a seguito di una inchiesta. Questi gli addebiti che sono stati fatti all’assessore di Pescara, dirigente dell’U.N.R.R.A. tessile. Io non posso credere che si voglia difendere, in nome dei principî di libertà e di autonomia comunale, chi ha commesso gravi irregolarità amministrative ed è stato destituito, per tali motivi, da altre cariche.

GIUA. Perché non è stato condannato? (Rumori al centro – Interruzioni del deputato Alberganti).

Una voce al centro. Non difendete i disonesti! (Rumori all’estrema sinistra).

PRESIDENTE. Prego i colleghi di non disturbare con queste continue interruzioni.

SCELBA, Ministro dell’interno. Non ho finito, onorevole Nenni, la mia esposizione. Abbia un po’ di pazienza.

NENNI. Ci dia atto che questo che lei dice, se è vero, comporta la denuncia, e se non è vero va dimostrato.

SCELBA, Ministro dell’interno. I fatti riferiti risultano dalla inchiesta disposta dal Ministero dell’interno, la quale inchiesta non si esaurisce nell’atto amministrativo, ma avrà il suo coronamento logico e naturale in sede giudiziaria. (Applausi al centro – Interruzioni all’estrema sinistra).

A questo assessore, il quale, ripeto, è stato destituito, e questo è un dato di fatto, da dirigente dell’U.N.R.R.A. tessile, è stata affidata la direzione dell’U.N.R.R.A. alimentare. Ora, non si capisce come, dal punto di vista amministrativo, una persona, che si ritiene incapace, per motivi di correttezza, di amministrare in sede tessile, la si ritenga capace di amministrare in sede alimentare.

Comunque è dimostrato che questo signore non ha dato finora alcun conto della sua gestione: all’ispettore ha presentato il bilancio di cassa con un passivo di 1.340 mila lire, di cui non è stato in grado di dare prove documentali; mentre ogni contabile deve sempre avere a portata di mano la documentazione delle sue operazioni finanziarie.

L’ispettore ha chiesto naturalmente al Prefetto di continuare l’indagine per andare fino in fondo e per constatare se ci siano state eventuali malversazioni. Parlo quindi di un assessore del comune e di una gestione che riguarda il comune, per cui non siamo fuori del campo comunale: sono state effettuate larghissime vendite di prodotti forniti dall’U.N.R.R.A. per l’assistenza; vendite fatte esclusivamente col suo giudizio soggettivo personale, per cui ha fatto diversi scambi ed ha venduto diverse cose, senza che trovassero, queste vendite e questi scambi, una concreta giustificazione. Ma non sono soltanto questi i personaggi del dramma, diremo così: sono ben sei i consiglieri ed assessori comunali che sono immischiati in queste situazioni di carattere amministrativo, che non danno nessuna tranquillità di una gestione corretta. Abbiamo il consigliere Avanzetti, direttore della sezione U.N.R.R.A. alimentare. Come si vede, viene nominato a questo servizio un consigliere comunale, cosa che non si può fare, e tuttavia questo signore rimane tuttora consigliere comunale e contemporaneamente direttore della sezione U.N.R.R.A. alimentare; controllato che decide sui controlli.

C’è poi un altro consigliere comunale, che è stato sistemato nella sezione del turismo, ed anche questi con regolare stipendio. Ma non finisce qui, perché il comune gestisce alcuni servizi in proprio personali. Cioè, il comune, anziché gestire direttamente alcuni servizi, prende un consigliere comunale e affida a lui, in proprio, la gestione. Così il servizio gestione carni è stato affidato personalmente ad un consigliere comunale. Si sarebbe potuto affidarlo ad un privato, ma non ad un consigliere comunale, appunto in ragione della sua carica. E con quali criteri il consigliere ha gestito il servizio carni? (Interruzioni sinistra – Commenti al centro).

È andato a comprare in Abruzzo per fornire la città, ed ha comprato caproni pagandoli per agnelli da latte e rimettendo circa 270.000 lire nella operazione. (Commenti al centro). La perdita, evidentemente, è derivata dal fatto che non si possono vendere caproni per agnelli da latte. Si comprende che questo consigliere, non per colpa sua, non era competente; ma il criterio amministrativo è certamente singolare e non davvero degno di imitazione.

Di più, a questo signore è stato chiesto: «Scusi, mi vuole fornire il conto delle partite cui si riferisce la gestione?». Ed egli non è stato in grado di fornire nulla, all’infuori del solito sommario di cassa, non esistendo documentazioni di spesa, né alcun’altra giustificazione.

Per effetto di queste cose che ho riferito, onorevoli colleghi, tre consiglieri, Scurti, Avanzetti e Di Silvestro, sono incompatibili con la carica di consigliere ed assessore, essendo diventati contabili di fatto dell’amministrazione, e quindi, come tali, non possono rimanere consiglieri comunali.

Ed allora, onorevoli colleghi, se ben otto o nove personaggi di questo consiglio comunale sono coinvolti in tali vicende, e dato che la maggioranza, costituita da diciannove consiglieri, si regge per uno o due voti, risulta evidente che il consiglio comunale non può funzionare, per effetto della decadenza automatica dei consiglieri responsabili, che è operante di diritto.

Nove persone, su diciannove che rappresentano la maggioranza, sono gli elementi invischiati in queste irregolarità. Ora, uomini di questo genere, uomini che personalmente hanno assunto queste responsabilità, sono coloro che dirigono l’amministrazione di Pescara. Ed allora, onorevoli colleghi, il rigore amministrativo legittima una prevenzione nei riguardi dell’attività amministrativa generale di tutta la rappresentanza comunale.

Quando noi rivendichiamo allo Stato il diritto di controllare le amministrazioni comunali, questo diritto poggia su dati di fatto: le amministrazioni comunali, come Pescara, per oltre il 50 per cento vivono sul contributo statale. Io sono assertore dell’autonomia comunale e regionale; ma penso che questa autonomia è completa e totale da tutti i punti di vista solo quando si accompagni anche ad una situazione di autonomia finanziaria. (Commenti all’estrema sinistra).

Comprendo perfettamente che la situazione delle cose oggi non consente ciò; ma ripeto che lo Stato non può dare centinaia di milioni o miliardi alle amministrazioni comunali, senza potere esercitare un qualche controllo e senza potere esprimere il proprio avviso sull’attività degli amministratori.

Nel caso specifico di Pescara, nel bilancio comunale, che è di 233 milioni, si prevede un’entrata di 103 milioni – in realtà si dimostrerà che i 103 milioni non sono realizzabili – e c’è un contributo dello Stato di 128 milioni.

Quando il comune ha una situazione deficitaria di questo genere, deve andare piano nell’assegnare emolumenti ai propri amministratori. Nel caso specifico, e nonostante il parere contrario dell’amministrazione centrale, la Giunta ha deliberato di portare l’emolumento del sindaco da dieci a venti mila lire, e quello di ciascuno assessore a diciotto mila con una spesa preventiva di 1.500.000. (Interruzioni all’estrema sinistra).

È una piccola spesa; giustamente chi lavora deve anche essere retribuito, ma nel caso specifico, un’amministrazione così deficitaria deve contenere le spese, adottando il criterio della più rigida economia. Invece non ci si cura neppure di redigere il bilancio.

Il bilancio preventivo non è stato presentato dall’Amministrazione comunale, e solo in seguito ad intervento del Ministero dell’interno, si è riusciti ad ottenere, dopo nove mesi, questo bilancio preventivo. Come amministra, dunque, questa Giunta comunale?

Si è parlato di assunzione di impiegati: io non discuto sull’assunzione in se stessa, ma affermo che, ove si voglia procedere ad una assunzione, si faccia innanzitutto quando essa rappresenta un’esigenza concreta per l’amministrazione, e si attui poi nelle dovute forme di legge. Ora, che cosa è avvenuto, invece, a Pescara? È avvenuto che, siccome non si possono assumere impiegati, è stata girata la posizione, e sono stati assunte alcune persone con la qualifica di operai. Vi sono anche, fra essi, dei laureati: nessuno di costoro è addetto a mansioni di operai, tutti sono addetti invece a mansioni impiegatizie e tutti sono pagati con la quindicina degli operai, con l’aggravante che gli operai costano più degli impiegati, perché, per gli operai, il comune ha il dovere di corrispondere la ricchezza mobile e le quote assicurative, cosa che non viene fatta per gli impiegati.

Il comune viene quindi frodato, in certo senso, due volte: per le illecite assunzioni e per questa forma con cui le assunzioni vengono fatte.

E la squadra sanitaria? Essa è messa alle dipendenze di un qualsiasi assessore; la massima parte dei suoi componenti sono analfabeti o semianalfabeti. Nessuno di essi ha preparazione medica, tranne uno solo, che ha passato gli esami per infermiere presso l’ispettore sanitario. Tutti gli altri dunque – e sono quindici – eccetto quel solo, sono stati assunti con criteri di partito.

Ora, io non faccio la questione del criterio politico: è umano che ognuno cerchi di favorire i suoi; io faccio la questione del criterio amministrativo, e vi invito a considerare questo fatto: una squadra sanitaria costituita da gente che di sanità non si intende per nulla.

Imposte di consumo. È stata fatta al comune l’osservazione: le imposte di consumo, gestite dal comune – gestite prima dall’I.N.C.I.C. – costituiscono un passivo fallimentare.

Si è detto come la gestione autonoma, in base ai preventivi fatti dal comune, dava un reddito di 45 milioni circa all’anno.

Una ditta – l’onorevole collega Corbi dice che il Comune non ha saputo nulla – ha offerto formalmente fin dal 16 luglio di assumersi la gestione. L’offerta è stata fatta al Sindaco e il documento si trova allegato alla relazione dell’ispettore. (Interruzioni e commenti all’estrema sinistra – Interruzione del deputato Corbi).

È saggio criterio amministrativo io domando, è buona amministrazione (la decisione è del 1° settembre, quindi è posteriore alla offerta della ditta) deliberare di gestire direttamente un servizio, facendo una previsione di 45 milioni netti, quando si ha un’offerta da parte di una ditta di lire 70 milioni? Cifra che poteva, anzi, certamente sarebbe stata superata, se il Comune avesse indetto una gara per l’appalto del servizio? Non si può fare questo, onorevoli colleghi! E volete che il Ministero dell’interno, il quale eroga 130 milioni per il Comune di Pescara, non si preoccupi di ottenere da questa amministrazione che adegui i suoi criteri finanziari alla rigida economia e aumenti le sue entrate? Ma perché l’ha fatto?

PLATONE. Perché sono buoni cittadini! (Rumori al centro).

SCELBA, Ministro dell’interno. V’è in atti, onorevoli colleghi, un documento, dal quale risulta come una certa ditta Santilli, di cui non si conoscono esattamente i rapporti, ha visto concordata l’imposta accertata da 207.600 lire a 43.670 lire. Non si tratta del 50 o del 30 per cento; è una riduzione talmente grave, che l’ispettore si è domandato come è possibile che si faccia un concordato in questa misura. Ma questo può avvenire, evidentemente, soltanto in una gestione diretta, in cui l’interesse del Comune è piuttosto generico, e non molto specifico, come invece potrebbe essere nel caso di una gestione fatta da ditte serie e attrezzate.

E veniamo alla questione delta nettezza urbana. L’onorevole Spataro ha parlato esattamente di questa cooperativa. Il comune può gestire direttamente la nettezza urbana; padronissimo di farlo. Ma non può prendersi tutti gli oneri, tutte le responsabilità di una gestione diretta, affidando poi ad un terzo l’amministrazione dei fondi, cioè creando una situazione di cose per cui si elimina il controllo sulle spese, pur addossando al comune tutte le spese. Questo è, in concreto, il servizio della nettezza urbana a Pescara, che costa al comune ben 22 milioni e che la Giunta, sostituendosi al Consiglio comunale, ha illegalmente affidato in gestione ad una cooperativa nella quale, come avete sentito, sono interessati e cointeressati assessori e consiglieri dell’Amministrazione comunale, gli stessi assessori che deliberano disposizioni di carattere straordinario, senza il controllo della pubblica opinione.

Il male sarebbe minore se si trattasse di una cooperativa di lavoratori della nettezza urbana. Ma non è così, perché nella cooperativa si sono introdotte persone che non vanno certo a pulire le strade, ma che partecipano agli utili.

Ecco il modo come la Giunta, e l’amministrazione comunale in genere, hanno amministrato.

SCHIAVETTI. Ma l’amministrazione comunale è stata invitata a mettersi in regola?

SCELBA, Ministro dell’interno. Il provvedimento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale è molto chiaro. Onorevole Schiavetti, non ammetto che si possa contestare tutto ciò che risulta dagli atti ufficiali! (Applausi al centro).

Si tratta di una cooperativa, ripeto, che non è costituita di lavoratori o esclusivamente di lavoratori; di una cooperativa che non dispone dei mezzi tecnici, tanto che ha dovuto ricorrere ad un atto di imperio per procurarseli; di una cooperativa che costa al comune ventidue milioni. Questa cooperativa, certamente, non rappresenta la gestione migliore per un Consiglio comunale.

Questi sono gli elementi più ragguardevoli che hanno portato allo scioglimento.

Altri elementi sono stati illustrati dall’onorevole Spataro che si è interessato particolarmente del problema come deputato della regione, e risultano dall’inchiesta eseguita dall’ispettore ministeriale.

Quella di Pescara è un’amministrazione che non prepara un bilancio; amministra in quel modo che amministra; i cui consiglieri sono decaduti o si dovrebbero considerare decaduti perché, coi dati di fatto acquisiti, risultano interessati nella amministrazione comunale di cui fanno parte; è un’amministrazione in cui tutti si arrangiano facendo assumere quali impiegati del comune i propri parenti; un’amministrazione i cui assessori sono destituiti per scorrettezze amministrative; i cui assessori e consiglieri sono stipendiati da coloro che per i servizi del comune dovrebbero essere da loro controllati!

Mi pare che vi sia un quadro abbastanza convincente per giustificare i provvedimenti adottati dal Governo. (Approvazioni al centro – Rumori all’estrema sinistra).

Allorché l’ultimo Ministero De Gasperi si presentò all’Assemblea, discutendosi della politica interna, io dichiarai, per stabilire il controllo amministrativo, per sottrarre all’esclusiva decisione del potere esecutivo lo scioglimento delle amministrazioni provinciali e comunali, di sentire il parere del Consiglio di Stato, che nessuna legge prescrive, e di cui nessun obbligo è fatto al Ministro dell’interno.

Che cosa ho fatto anche in questo caso, onorevoli colleghi?

Ho rimesso al Consiglio di Stato tutta la documentazione completa dell’inchiesta e la sezione presieduta da Malinverno, e di cui fa parte il consigliere Rohersen che è stato capo di gabinetto del Ministro Sereni, e quindi è persona assolutamente ineccepibile… (Interruzione del deputato Tonello).

Per mia esperienza debbo dire che il Consiglio di Stato anche durante il regime fascista ebbe il coraggio talvolta di dire di no al potere esecutivo. Se l’onorevole Tonello vuole consultare la giurisprudenza del Consiglio di Stato – e noi antifascisti che seguivamo queste manifestazioni di protesta contro il potere esecutivo, non potevamo non rilevare la circostanza – vedrà che vi sono stati casi precisi in cui il Consiglio di Stato ha detto un no solenne; dicendo che era un abuso del potere esecutivo! (Applausi al centro).

Ripeto che io ho fiducia nel Consiglio di Stato. (Rumori all’estrema sinistra).

Io ho fiducia nel Consiglio di Stato e il Consiglio di Stato, considerato il quadro generale dell’andamento della cosa pubblica in Pescara, quale è dimostrato e documentato dall’inchiesta, e rilevato che la responsabilità di tutto ciò non può che risalire ai sistemi ed ai criteri seguiti dal Consiglio comunale, ha ritenuto essere conveniente, anzi addirittura necessario lo scioglimento del predetto Consiglio, scioglimento che appariva l’unica misura idonea in rapporto alla situazione. E la deliberazione aggiunge: «al riguardo, ritiene anzi il Consiglio di Stato di dover esprimere il proprio compiacimento all’amministrazione dell’interno ed alla direzione generale dagli affari civili, per il provvedimento adottato, che confida sarà seguito da altri del genere essendo notorio che un rilevante numero di amministrazioni comunali si trova nelle condizioni dell’amministrazione di Pescara».

Di fronte ad un parere del Consiglio di Stato, il quale dichiara non soltanto utile, ma necessario lo scioglimento che considera l’unico atto che possa risolvere la situazione, cosa volete che facesse il Ministro dell’interno?

Non sciogliere il Consiglio comunale significava venir meno al proprio dovere che è quello di applicare la legge. (Applausi al centro – Rumori all’estrema sinistra – Interruzioni).

I fatti che ho illustrato riguardavano solo problemi di correttezza amministrativa; non ho volutamente accennare a criteri di faziosità, che purtroppo si ripetono in altre amministrazioni di diverso colore, e che quindi non sono esclusivi di un solo partito. Ho voluto contenere l’esposizione soltanto sul terreno strettamente amministrativo, per dimostrare all’Assemblea che il provvedimento adottato dal Ministro dell’interno dopo sette mesi – e quindi non improvvisato né determinato da motivi di partito – è dovuto esclusivamente ad esigenze obiettive di carattere amministrativo.

Si voleva un’amministrazione straordinaria? Io sono contrario alle amministrazioni straordinarie; onorevoli colleghi, ho preso e prendo impegno di fronte all’Assemblea che, entro i quarantacinque giorni stabiliti dalla legge, Pescara potrà rifare le sue elezioni. (Applausi). Noi non vogliamo approfittare minimamente di questa situazione; noi non vogliamo violentare la libertà popolare.

Mi sono premurato, prima di dar corso al provvedimento, essendomi stato annunciato che vi sarebbero state agitazioni e scioperi in Pescara, di scrivere alla Confederazione generale del lavoro in questo senso:

«Mi segnalano che la Camera del lavoro di Pescara vorrebbe proclamare lo sciopero generale per questi fatti. Immagino che la Camera del lavoro di Pescara non sia sufficientemente informata sui motivi che hanno determinato il Governo a questo provvedimento. Vi rimetto copia del provvedimento perché possiate dire presso i vostri rappresentanti locali che lo scioglimento non è determinato da motivi politici ma esclusivamente amministrativi». La Camera del lavoro ha mandato un telegramma al Ministero dell’interno protestando che fosse attribuito ad essa il proposito di provocare lo sciopero generale. E allora, ancora ho aspettato.

Non avevo nulla da nascondere all’Assemblea, anzi avevo tutto l’interesse che la questione fosse discussa e non ho voluto dar corso al provvedimento per non far trovare l’Assemblea di fronte al fatto compiuto. Ho preferito attendere, anche se questo andava a scapito e a discredito dell’autorità dello Stato, ed anche se commissioni da Pescara sono venute a Roma per sollecitare il provvedimento.

Ripeto, non avevo nulla da nascondere, anzi desideravo il concorso dell’Assemblea. Perché, onorevoli colleghi, a Pescara vi è una situazione di cose che va oltre l’illegalità formale; vi è il tentativo di violenze e di intimidazioni; sono venuti dalla provincia degli individui per difendere – dicono – le libertà democratiche e l’autonomia comunale di Pescara, come se a Pescara non vi fossero cittadini sufficienti per tutelare la libertà di quell’amministrazione comunale.

Notizie gravi mi pervengono oggi da Pescara: v’è il tentativo di resistere con la forza all’autorità dello Stato.

Onorevoli colleghi, quando noi abbiamo dalla nostra parte la legge, quando noi abbiamo la coscienza tranquilla, abbiamo anche il dovere ed il diritto di resistere con la forza alla violenza privata. (Applausi al centro).

L’occupazione del comune di Pescara è un fatto grave, perché ricorda tristi tempi del fascismo. (Applausi al centro e a destra).

I fascisti occuparono militarmente le amministrazioni comunali, innalzando i gagliardetti, così come oggi si fa al comune di Pescara.

Non possiamo accettare questo sistema, che va fuori d’ogni criterio democratico. Questa è violenza della fazione contro la legge e contro lo Stato. (Applausi al centro).

Ho voluto attendere questa discussione per essere confortato dal vostro voto, perché il vostro voto dovrà essere invito agli uomini, che sono a Pescara e che ritengo in buona fede, a desistere da qualsiasi violenza.

A nessuno può far piacere di dovere usare la forza dello Stato per farne rispettare l’autorità.

Mi auguro che tutti a Pescara comprendano che, di fronte all’impegno del Ministro dell’interno di indire subito le elezioni, e dopo i chiarimenti qui dati, vorranno desistere da ogni violenza.

Desidero che il voto dell’Assemblea sia un monito di richiamo alla legge ed alla democrazia; se questo avverrà, più che il prestigio di un governo, avrà trionfato la legge, che è presidio di libertà e di democrazia. (Vivissimi, prolungati applausi al centro e a destra – Commenti all’estrema sinistra).

PRESIDENTE. Dopo le dichiarazioni del Ministro, ha diritto di parlare il presentatore della mozione; dopo di che procederemo alla votazione.

ROSSI PAOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSSI PAOLO. Vorrei prospettare l’opportunità, data l’ora tarda, di sospendere la discussione e rinviarla a domani.

PRESIDENTE. Onorevole Rossi, se vi fosse una proposta formale di rinvio, io la sottoporrei all’Assemblea.

MAFFI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAFFI. Faccio la proposta formale di rinvio della discussione a domattina

PRESIDENTE. Sta bene. Pongo ai voti questa proposta dell’onorevole Maffi.

(Dopo prova e controprova, non è approvata).

La seduta pertanto continua. Ha facoltà di parlare il presentatore della mozione, onorevole Corbi.

CORBI. Io sono costretto di abusare molto della pazienza degli onorevoli colleghi di parte democristiana, i quali ci avrebbero dato ben altra prova di dignità e correttezza politica se avessero avvertito il bisogno di concedere a coloro che oggi parlano contro la faziosità di un governo e contro tutte le falsità che sono state espresse non solo dal Ministro ma anche dall’onorevole Spataro, di documentare come e perché le accuse non abbiano fondamento. E soprattutto avrebbe risposto ai doveri di correttezza il Ministro se ci avesse dato la possibilità di rispondere (Interruzione del deputato Negarville) conoscendo prima tutti gli addebiti.

Io, come il collega Paolucci, e come altri colleghi che sono intervenuti in questo dibattito, ho potuto rispondere alle accuse ed agli addebiti resi di pubblica ragione, attraverso la Gazzetta Ufficiale, attraverso le dichiarazioni dell’onorevole Marazza.

Sono stati però qui portati elementi e fatti nuovi che riguardano non il Consiglio, ma singole persone, alle quali ci si è riferiti con parole ed espressioni che ne offendono la dignità. A questo proposito, l’onorevole Spataro farebbe bene a dire se egli ritiene opportuno rinunziare all’immunità di cui gode, per affrontare un giudizio richiesto dagli interessati (Interruzione del deputato Cianca – Commenti).

Signor Presidente, desidererei sapere in questo momento dall’onorevole Spataro se egli intende accettare l’invito che gli viene fatto perché, se egli accetta questa richiesta, allora egli stesso risponderà a chi di dovere; diversamente sarò costretto io a prendere qui la difesa di quelle persone, anche nei suoi confronti.

Una voce all’estrema sinistra. Risponda Spataro, coraggio! (Commenti al centro).

CORBI. Questo silenzio rientra nel metodo ed è ancora una prova dell’onestà e della sincerità di certi catoni i quali qui, nel Parlamento, oltraggiano assessori, consiglieri, cittadinanza e partigiani d’Abruzzo, ma si rifiutano di assumere le proprie responsabilità di fronte a cittadini che hanno il diritto di difendere il proprio onore ed il proprio operato.

Ad ogni modo, onorevole Spataro, lei di questo renderà conto ai suoi incauti elettori della città di Pescara, renderà conto a quelle donne, a quegli uomini, a quelle donnette che venivano a chiedere favori, che venivano a chiedere l’olio e la pasta, a tutta questa gente che molto numerosa ha votato per lei e per il suo partito e che oggi ha imparato a conoscere che quel poco d’olio e di pasta significano difesa degli interessi della ditta Trezza! (Proteste al centro – Commenti all’estrema sinistra).

L’onorevole Scelba ha qui citato cose che non sono contenute né nella Gazzetta Ufficiale, che pubblica e motiva il decreto, né nelle dichiarazioni dell’onorevole Marazza; ciò non è corretto, ciò non è lecito.

Io avevo previsto che nel dossier si sarebbero trovate le cosiddette prove ed è per questo che mi sono preoccupato, insieme al collega Paolucci, di andare a prenderne visione al Ministero.

Una voce al centro. Prima di presentare la mozione, doveva farlo.

CORBI. E mio diritto farlo in ogni momento! Fatto si è però che recatici dal capo di gabinetto del Ministro, abbiamo fatto anticamera, per dare il tempo forse al commendator Broise di avvertire l’altro ufficio (dove poi ci saremmo recati) di comunicarci che quei documenti essi non li avevano.

Dunque, il commendator Broise dice che molto probabilmente quei documenti sono in possesso dello stesso onorevole Marazza, o del suo segretario particolare; così, in assenza dell’onorevole Marazza, ci rechiamo dal suo segretario particolare. Qui attendiamo diverse decine di minuti prima di essere ricevuti e poter comprendere il perché di questa anticamera. E il perché lo abbiamo compreso quando il segretario particolare dell’onorevole Marazza ci ha mandati dal commendator Cossu, alla direzione generale degli affari civili, ove siamo arrivati con ritardo ed era quasi l’ora del pranzo.

E abbiamo aspettato ancora nell’anticamera del commendator Cossu diverse decine di minuti, sino a che abbiamo saputo che il commendatore Cossu non avrebbe potuto riceverci perché era in commissione. Abbiamo chiesto allora che, in mancanza, ci ricevesse qualche altro funzionario che fosse stato in grado di sodisfarci. (Commenti al centro).

PASTORE RAFFAELE. Forse i deputati non hanno diritto di fare questo? Perché protestate?

CORBI. Siamo finalmente stati ricevuti – bontà sua – dal dottor Cappuccio, che aveva fretta per il pranzo e che ci ha detto: «So che esiste a Pescara ciò di cui voi parlate e che vi sono al riguardo dei documenti; non saprei però proprio dirvi chi possa averli».

Noi abbiamo girato tutti gli uffici che sono interessati alla faccenda – abbiamo detto – e l’ultimo ufficio è il suo. Crediamo dunque di essere arrivati finalmente in porto.

Allora, il dottor Cappuccio, con un candore che non lo fa democristiano – e prego l’onorevole Scelba di non volergliene e di non prendere provvedimenti nei suoi confronti per quello che dirò (ma ciò deporrebbe del resto ancora una volta contro questo Governo) – (e l’onorevole Paolucci può render fede di quanto io sto affermando) ci ha detto: – Ma voi parlerete a favore o contro il provvedimento del Governo?

Abbiamo risposto: – Noi siamo i presentatori della mozione: noi parleremo contro il provvedimento del Governo.

– E allora perché venite a perdere del tempo? I documenti non li troverete mai.

L’onorevole Paolucci ha dichiarato che avrebbe riportato questa affermazione qui in Assemblea Costituente. Non l’ha fatto – ed ha fatto bene – e me ne sono astenuto anch’io, all’inizio di questo dibattito; sono però entrato ora in questi particolari, perché dopo le risposte dateci, e soprattutto, non tanto per quello che ha detto il Ministro, che in sostanza doveva difendere il suo operato (e una volta tanto, onorevole Scelba non le do torto) ma per il comportamento dei suoi colleghi che avrebbero dovuto avvertire un’altra sensibilità, e non far sì che le sorti di un’amministrazione comunale potessero essere qui messe in gioco in pochi minuti e si sono rifiutati di consentire che queste questioni potessero essere dibattute con tutto il tempo che è necessario. Riscontrando i loro con i nostri documenti, vagliando le loro affermazioni e le nostre, accertando se lo stesso ispettore non si sia reso colpevole di cose non lecite e non corrette. Ma i colleghi di parte democristiana sono ormai troppo orgogliosi e gonfi di se stessi per questa maggioranza parlamentare che a tanto caro prezzo – olio, pasta ed altre cose – hanno conseguito (Commenti al centro) e alla quale perciò non vogliono e non possono rinunciare.

CAPPUGI. È facile fare delle accuse generiche!

PRESIDENTE. Facciano silenzio, per favore.

CORBI. Avrebbero, quindi, essi fatto molto meglio a chiedere che questo provvedimento fosse revocato, per dar modo agli stessi membri dell’Assemblea di poter giudicare, dopo che indagini approfondite fossero state esperite, con tutte le garanzie e con tutte le formalità del caso. Così non si è voluto…

GRONCHI. Un’inchiesta parlamentare! (Rumori all’estrema sinistra).

MAZZONI. Lei ha presentato la mozione e deve avere i documenti!

GRONCHI. Abbiamo rispetto per noi stessi e per la serietà dell’Assemblea! (Commenti all’estrema sinistra).

PRESIDENTE. Onorevole Gronchi, la prego!

CORBI. Uno alla volta, per favore! Ad ogni modo, possiamo esservi grati ugualmente, se non altro perché avete dimostrato anche in questa circostanza quello che siete. Ed io mi auguro che questa lezione serva ai nuovi membri di questo Governo; che serva soprattutto ai repubblicani, nei confronti dei quali non sono state riferite cose esatte e precise dall’onorevole Spataro.

E sono poi in dovere di ringraziare il Ministro dell’interno per l’affermazione da lui fatta che entro quarantacinque giorni vi saranno le nuove elezioni amministrative a Pescara.

Ebbene, se questo dibattito non sarà servito alla revoca, esso sarà certamente servito a far sì che le prossime, immediate elezioni sconfessino voi e il vostro operato.

Una voce al centro. Vedremo! (Commenti).

CORBI. L’onorevole Scelba ha detto che non si è in regola con la democrazia quando degli operai abbandonano le proprie fabbriche per andare a presidiare il comune, quando dei partigiani disarmati vanno a testimoniare la loro solidarietà con gli amministratori; quando quindicimila elettori fanno richiesta di revoca per questo provvedimento.

È uno strano modo questo di concepire la democrazia. Non credo, onorevole Scelba, che depositario unico della concezione democratica sia lei e che a nulla valgano le proteste di queste migliaia e migliaia di cittadini pescaresi che hanno detto che tutte le sue accuse sono infondate e fatte solo per faziosità e cupidigia di potere. (Interruzioni al centro).

Fatto si è che la Giunta provinciale amministrativa – e io ho gli atti onorevole Scelba – non ha fatto quegli addebiti che oggi ci sentiamo da lei portare; che il prefetto, da me – insieme ad una numerosa rappresentanza cittadina – interrogato del perché di questo provvedimento e invitato almeno a dirci se fossero stati per il passato mossi addebiti a quella amministrazione, sicché l’amministrazione potesse discolparsi; il prefetto che lei ha mandato a Pescara in sostituzione di altro prefetto perché non si prestava…

SCELBA, Ministro dell’interno. Lo abbiamo nominato commissario a Pescara; cosa vuole di più?

CORBI. Chi?

SCELBA, Ministro dell’interno. Sacchetti.

CORBI. Io parlo di Volpes, che evidentemente non si prestava e non prendeva suggerimenti dal signor Zugaro suo rappresentante. Anche questo prefetto Fontanelli che lei ha fatto venire dalla sua Sicilia (Interruzione del deputato Mentasti – Commenti al centro)

Onorevole Mentasti, non si agiti troppo, anche lei ha lasciato qualche traccia in Abruzzo. Ne parleremo in altra circostanza. (Commenti).

Il prefetto, a cui ci rivolgemmo perché potesse illuminarci in mancanza di quei lumi che dovevano venire dal Ministero, disse: «Nulla mi consta; non so nulla di questo provvedimento; non l’ho sollecitato io; nulla posso dirvi perché non ritengo che questa amministrazione debba essere sciolta».

E allora, onorevole Scelba, cosa fanno i suoi rappresentanti? Il prefetto dev’essere soltanto l’agente elettorale per le prossime elezioni? Soltanto uno che deve mandare, forse dietro suo invito o di qualche uomo di sua parte, funzionari nei comuni retti da socialisti e comunisti perché all’alba, alle sette del mattino vadano a sequestrare dei documenti e questo perché il sindaco ha denunciato e ha fatto condannare il parroco, agente elettorale della democrazia cristiana, per oltraggio? A questo servono i prefetti?

La Giunta provinciale amministrativa (ed ho qui numerose lettere) fa degli elogi in più occasioni all’amministrazione comunale. Il prefetto non ha nulla da rimproverare a questa amministrazione. Ma perché non ci ha permesso di controllare la storia delle gomme che è venuto qui a citare, la storia del furgoncino? Se quel tale Magno di cui lei ha parlato ha sbagliato, o commesso delle irregolarità, furti, lo denunci, v’è l’autorità giudiziaria. E vuole sciogliere un Consiglio comunale perché questo tale non è in piena regola?

SCELBA, Ministro dell’interno. Lei è il procuratore di tutti i consiglieri?

TOGLIATTI. Per sciogliere un consiglio comunale non volete che intervenga l’autorità giudiziaria? (Commenti al centro).

CORBI. Onorevoli colleghi, io ho qui tutti i documenti che possono dimostrare l’onestà di questa amministrazione ed il retto operato dei consiglieri comunali. (Ilarità al centro).

I documenti sono a vostra disposizione, esaminateli prima di pronunciarvi. Non volete? Allora debbo dire che l’atto compiuto non fa onore non solo al Governo ma neppure a quegli uomini dell’Assemblea che permettono simile arbitrio (Commenti).

A Pescara, onorevole Scelba, v’è tutta la popolazione in agitazione, perché l’esperienza insegna che quello che lei ha fatto per Pescara lo sta facendo per tutte le altre amministrazioni democratiche dell’Abruzzo.

SCELBA, Ministro dell’interno. Ma lo racconti a qualcun altro!

FABRIANI. Dimenticate Celano? Ventiquattro imputazioni per reati comuni ha il sindaco.

CORBI. Celano? Ebbene, citerò soltanto questo fatto: il segretario comunale di Celano è stato denunciato dal sindaco per furto ed ancora è in carica dopo mesi e mesi, perché è democristiano. (Interruzioni al centro).

Onorevole Scelba, la città e la provincia di Pescara non dimenticheranno quello che lei ha fatto in questa circostanza e quello che i deputati abruzzesi del suo partito sono venuti qui a ripetere. Sappia, ad ogni modo, che noi ci sentiamo pienamente nel diritto e nella legalità democratica se pretendiamo di essere messi fuori del comune dalla vostra polizia. Voi, onorevole Scelba, dimostrerete così di avere cari i sistemi che furono già di Mussolini. Noi non ci fermeremo un momento, nelle fabbriche, nelle officine, in tutta Italia; denunceremo questa vostra opera, questa vostra faziosità che disonora non solo il vostro Governo già tanto disonorato… (Proteste vivissime al centro) e offende il sentimento del popolo italiano, ma dimostreremo ancora una volta, fra quarantacinque giorni, che voi siete considerati i peggiori nemici della libertà dei comuni e dell’Italia! (Applausi all’estrema sinistra – Commenti al centro).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, si tratta ora di passare alla votazione della mozione. (Commenti). Loro hanno desiderato la conclusione della discussione. Suppongo che la votazione sia parte necessaria per dichiarare conclusa la discussione.

Comunico che è stato chiesto l’appello nominale degli onorevoli Merlin Lina, Maffi, Jacometti, Dugoni, Faralli, Pistoia, Fornara, Carpano Maglioli, Cianca, Grazi, Pressinotti, Fantuzzi, Barontini Anelito, Negarville, Bianchi Bruno e Farini Carlo.

PAOLUCCI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLUCCI. Dichiaro che voto a favore della mozione ed esporrò i motivi.

L’onorevole Scelba ha preferito trincerarsi solo dietro i fatti calunniosi e non ha apportato alla discussione alcun argomento di diritto. (Commenti al centro).

Io avevo eccepito e dimostrato che il provvedimento di scioglimento dell’amministrazione comunale di Pescara è viziato di eccesso di potere. L’onorevole Scelba nessun argomento ha potuto addurre per smentire le mie modestissime proposizioni; e avrebbe avuto la possibilità ottima di dimostrare le sue virtù di avvocato, i suoi meriti curialeschi. Ma non lo ha fatto. Avrebbe dovuto l’onorevole Scelba rispondere alla mia precisa domanda se tutti gli addebiti furono contestati agli inquisiti. Questa domanda non ha avuto risposta.

Gli amministratori di Pescara, così accusati, hanno appreso la natura, la specie, la gravità o meno degli addebiti ad essi mossi solo attraverso la lettura della relazione ministeriale pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 12 corrente.

Evidentemente l’onorevole Scelba non ama il diritto perché, se il diritto amasse e rispettasse, onorevoli colleghi, non avrebbe fatto scempio di quello che è il diritto insopprimibile della difesa.

Onorevole Scelba, sono stati condannati degli amministratori senza che essi conoscessero le accuse loro rivolte, senza che essi avessero la possibilità di difendersi. (Applausi all’estrema sinistra).

Questo diritto di difesa, che dovevamo esercitare il collega Corbi ed io, voi lo avete soppresso anche per i rappresentanti del popolo abruzzese!

Onorevole Scelba, come spiega lei la motivazione dell’ordine pubblico, quando è costretto ad ammettere che l’inchiesta durò sette mesi? Se quell’ispettore ebbe il tempo d’indagare per sette mesi, quale prova vi era che l’ordine pubblico potesse essere turbato tanto gravemente? Ma nella relazione ella non accenna nemmeno alla gravità di questo pericolo!

Onorevole Scelba, voglio farle una domanda. Lei conosce il Codice penale: l’articolo 361 punisce il pubblico ufficiale che, venuto a conoscenza di reati, non li denunzia all’autorità giudiziaria. Ebbene, ella ha esposto addebiti a carico degli amministratori di Pescara che costituiscono gravi reati, che rientrano quanto meno nella ipotesi delittuosa prevista dall’articolo 324 del Codice penale, il quale punisce il pubblico ufficiale che negli atti del suo ufficio fa l’interesse proprio o di altri. Ebbene, perché non ha proceduto alla denuncia? Perché non l’ha fatto? Ella ha negato a questi accusati sinanco il diritto di difendersi davanti all’autorità giudiziaria.

Ma risponda a quest’altra domanda, la ultima, con la massima lealtà, sebbene io ne preveda la risposta: se l’amministrazione comunale di Pescara fosse stata, in maggioranza, del suo partito, l’avrebbe sciolta? (Applausi all’estrema sinistra – Commenti al centro).

ROSSI PAOLO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSSI PAOLO. Onorevoli colleghi, siamo di fronte alternativamente a un fatto per certo spiacevole: o c’è un’amministrazione comunale che malversa e si comporta male, o c’è un Governo che commette un arbitrio, sciogliendo senza adeguati motivi una amministrazione comunale liberamente eletta.

Devo dire, esprimendo anche l’opinione di molti colleghi del mio Gruppo, che siamo stati assai perplessi, in un primo momento, di fronte al contenuto della mozione, quando abbiamo sentito l’onorevole Sottosegretario per l’interno leggere il parere del Consiglio di Stato e quando abbiamo scorso la relazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale. Entrambi questi documenti ci parevano assai deboli, onorevoli colleghi. Si parlava persino, come capo di accusa contro l’amministrazione della città di Pescara, di ritardo, oltre i termini stabiliti dalla legge, nel presentare i bilanci. Ora, ci sono centinaia, forse migliaia di amministrazioni, in Italia, le quali non solo hanno presentato i bilanci in ritardo, ma non li hanno presentati affatto!

Anche altre fra le affermazioni contenute in quei documenti ci sembravano poco persuasive e inadeguate per giustificare un provvedimento così grave come quello dello scioglimento dell’amministrazione comunale di una città capoluogo di provincia. Orbene, la discussione odierna ha modificato il nostro stato d’animo: molte delle circostanze esposte dall’onorevole Spataro e dall’onorevole Ministro dell’interno ci hanno indotti ad una posizione diversa rispetto alle prime impressioni.

Una voce all’estrema sinistra. Remissiva.

ROSSI PAOLO. Non remissiva, ma di limpido, onesto e non prevenuto giudizio.

È inutile che vada ripetendo le cose dette. Se è esatto che ci sono amministratori comunali, i quali hanno interessi (Interruzioni all’estrema sinistra) in imprese appaltatrici di servizi comunali; se è vero che il sindaco del comune continua ad essere il difensore di una ditta che ha una causa contro il comune; se è vero che c’è un consigliere, o un assessore (Interruzioni all’estrema sinistra), sprovvisto, me lo consentirete, di normale olfatto se ha confuso gli agnelli da latte coi caproni, producendo una perdita di 300 o 400 mila lire al comune di Pescara; se alcuni soltanto di questi fatti sono veri, il nostro giudizio, che per un momento fu nettamente sfavorevole ad un provvedimento cui si deve ricorrere soltanto in casi estremi, potrebbe essere mutato.

Ma, mi si osserverà: chi può dire se i fatti sono veri?

Può dirlo questa Assemblea, nella quale credo che pochissimi colleghi si siano dati la cura di leggere quella parte almeno dei documenti che è a nostra disposizione? Chi può dare un giudizio di merito? Contro il decreto di scioglimento c’è un solo mezzo di gravame: l’appello al popolo di Pescara, che entro 45 giorni – e prendiamo atto della dichiarazione formale e solenne dell’onorevole Ministro Scelba – sarà chiamato alle urne. (Commenti).

Non possiamo votare la mozione, che chiede la revoca del decreto di scioglimento, per un motivo giuridico evidente: quel provvedimento è uno dei pochi atti amministrativi tipicamente irrevocabili. Ho qui alcuni autori; ne cito uno soltanto.

LACONI. Anche dalla Costituente è irrevocabile? La Costituente non può revocarlo?

SCOCA. A rigore non entra nella competenza della Costituente.

ROSSI PAOLO. A proposito della revoca degli atti amministrativi leggo: «Gli atti discrezionali con effetto contestuale sono per loro natura irrevocabili».

Io sostengo che può aver fatto male, eventualmente, il Ministro dell’interno a sciogliere un’amministrazione comunale, ma non è il Ministro dell’interno che può, con un atto di revoca, richiamare in vita un’amministrazione comunale sciolta. Sarebbe il primo esempio – credo di essere esatto – il primo esempio, dal 1848 in poi, di una amministrazione sciolta per motivi di ordine pubblico e poi ricostituita, non per volontà sovrana degli elettori, ma per un pentimento del Governo o del Capo dello Stato, i quali con un secondo decreto di revoca del primo decreto ritornassero sulle proprie decisioni.

TOGLIATTI. Il Governo è l’autore dell’atto arbitrario.

ROSSI PAOLO. Esattamente, onorevole Togliatti. Gli atti amministrativi, di norma, sono revocabili dalla stessa autorità che li ha emessi. Ma sono irrevocabili quegli atti politici insindacabili che determinano immediatamente e contestualmente i propri effetti. E questo è appunto il caso nostro.

Credo che il provvedimento del Ministro Scelba non possa essere portato all’esame di questa Assemblea. Credo che il Ministro Scelba, quand’anche si pentisse e lo volesse, non potrebbe tornare dal Capo dello Stato con un altro decreto di revoca dello scioglimento e di richiamo di un’amministrazione ormai cessata. Soltanto il popolo di Pescara, il quale entro quarantacinque giorni sarà chiamato alle urne, e prendo atto delle dichiarazioni del Ministro Scelba, è competente a risolvere la questione. Per questi motivi voteremo contro la mozione Corbi. (Applausi al centro e a destra – Commenti all’estrema sinistra).

MACRELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MACRELLI. Noi non siamo legati, né moralmente né politicamente, al provvedimento adottato dal Governo e, per il Governo, dal Ministro dell’interno, che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Pescara. Voi avete sentito però delle critiche, che sono venute anche dalla parola impetuosa e generosa del nostro caro collega, l’onorevole Paolucci, critiche dal punto di vista politico e dal punto di vista giuridico, critiche che hanno poi sollevato repliche sui banchi del Governo e soprattutto sui banchi democristiani.

Io non entro nel fatto, non giudico, non interpreto; le critiche e le difese restano quelle che sono. Per quanto uomo di parte, ho cercato di essere sempre sereno ed obiettivo. Ho parlato sempre interpretando quelli che erano i nostri sentimenti, le nostre idealità e le nostre tradizioni.

Vi sono due fatti che portano, che debbono portare la nostra rigida attenzione sulla mozione presentata dall’onorevole Corbi e da altri. Due fatti importanti, dal punto di vista giuridico, dal punto di vista politico e costituzionale. Il primo è che l’atto del Governo porta anche la firma del Presidente della Repubblica, del Capo dello Stato. (Interruzioni). Chi mi interrompe in questo momento evidentemente non conosce le norme del diritto e la tradizione del Partito repubblicano.

PAJETTA GIULIANO. Non confonda tradizione e tradimento! (Proteste a sinistra e al centro).

MACRELLI. I repubblicani hanno una tradizione, ma non hanno mai tradito né la loro fede né il Paese. (Applausi a sinistra e al centro).

Con un provvedimento firmato dal Presidente della Repubblica – non lo si dimentichi – la revoca non dovrebbe venire da parte del Governo, né da parte del Ministro dell’interno, ma dovrebbe venire dal Capo dello Stato, dal Presidente della Repubblica, che noi vogliamo tenere, in questo momento e sempre, al di sopra delle nostre miserabili competizioni di parte e di fazione. (Vivissimi applausi a sinistra e al centro – Commenti all’estrema sinistra). Quando io ho detto miserabili questioni non intendevo riferirmi né a Pescara né ad altri casi; ma, purtroppo, diciamo la verità, amici di tutti i settori, molto spesso noi dimentichiamo quella che è la visione alta che dovremmo avere sempre di noi nell’interesse del Paese. (Interruzioni e commenti all’estrema sinistra).

Secondo fatto da tenere presente: c’è un’occupazione in atto del Municipio di Pescara. Signori del Governo, non portiamo alle estreme conseguenze quello che è stato un atto del passato.

Noi che siamo per le autonomie degli enti locali, noi che abbiamo sempre combattuto per queste libertà comunali, anche quando altri le dimenticavano (Interruzioni all’estrema sinistra), noi rivolgiamo un duplice monito e al Governo e all’Assemblea: badate, la revoca del provvedimento, che dal punto di vista legale e giuridico non si potrebbe effettuare per le ragioni che ha detto pur rapidamente il collega Rossi, potrebbe costituire un precedente pericolosissimo per il Paese, per le istituzioni repubblicane.

Ecco perché io rivolgo questo duplice monito al Governo e all’Assemblea. Il Governo difenda veramente le libertà e le autonomie dei comuni. Questo principio lo abbiamo affermato nella Carta costituzionale e deve rimanere legge per tutti e, prima che per noi, per il Governo. Non mettiamoci nella condizione di infrangere proprio noi, in questa Assemblea, quella che è la legalità e l’autorità della Repubblica. È un accorato appello che io faccio. Noi saremo al nostro posto di responsabilità e voteremo, secondo giustizia e secondo coscienza, contro la mozione. (Applausi al centro e a sinistra – Commenti all’estrema sinistra).

CIANCA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Il Regolamento consente ai presentatori delle proposte in discussione di replicare; ma coloro che hanno già parlato in sede di discussione evitino le dichiarazioni di voto. Comunque, per questa volta, faccia pure la sua dichiarazione di voto, onorevole Cianca.

CIANCA. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, in realtà sarei tentato di rivolgere una preghiera al collega Macrelli: quella cioè che egli chieda che vengano soppresse dal resoconto di questa seduta le parole che egli ha pronunciate nei riguardi del Capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica deve rimanere estraneo a un dibattito che investe soltanto la responsabilità politica del Ministro dell’interno e del Governo.

Ricordo d’altronde un precedente: il precedente del decreto predisposto dal Ministro Gonella circa il Consiglio superiore della pubblica istruzione. Nonostante questo decreto portasse la firma del Capo dello Stato, l’onorevole Gonella lo ritirò.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. No, è rimasto vigente.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, è sempre con estrema cautela che l’Assemblea, pure nella sovranità dei suoi poteri, deve affrontare questioni del genere di quella di cui ora si tratta. Prego i membri dell’Assemblea – proprio per quella unanime deferenza che muove ciascuno di noi verso il Presidente della Repubblica – di evitare di chiamarlo in causa. (Vivissimi, generali, prolungati applausi).

CIANCA. Onorevole Presidente, la ringrazio di questo suo alto ammonimento.

Comunque, per quello che riguarda le dichiarazioni fatte dal rappresentante del Partito socialista dei lavoratori italiani e dal rappresentante del Partito repubblicano italiano, dichiarazioni che io stesso in certo senso avevo sollecitato, devo notare che, se non ho male inteso, tali dichiarazioni vanno interpretate nel senso che, essendovi l’impossibilità giuridica della revoca – come essi sostengono – voteranno contro la mozione. Il problema è così prospettato sotto l’aspetto giuridico. Ma, per quanto riguarda la sostanza politica del provvedimento, i due oratori hanno formulato riserve che suonano separazione di responsabilità. (Applausi all’estrema sinistra – Proteste al centro).

Una voce al centro. Si tratta di una questione non politica ma di Codice penale!

CIANCA. Comunque, la cosa non riguarda me: riguarda l’onorevole Scelba. Certo è che, se io fossi il Ministro dell’interno, non potrei dare a quelle dichiarazioni significato di fiducia politica.

PICCIONI. Signor Presidente, la dichiarazione di voto implica l’interpretazione delle altre dichiarazioni di voto?

PRESIDENTE. Questo significa che domani sul processo verbale avremo dieci interventi. La prego, onorevole Cianca, concluda.

CIANCA. Comunque, devo dire al Ministro Scelba che la sua lunga elencazione, la quale qualche volta è scesa a piccoli fatti, nei confronti dei quali, se mai, c’è da deplorare la carenza del potere che doveva denunziare i presunti rei all’autorità giudiziaria, mantiene intatta la posizione come l’abbiamo definita. E cioè, voi siete sfuggiti all’articolo 23 della legge comunale e provinciale, perché non siete in grado di provare il motivo della minaccia all’ordine pubblico e non avete dato alla Giunta comunale e ai consiglieri eletti dal popolo la possibilità di difendersi.

Io, attraverso il dibattito, ho acquistato, più che mai profonda, la convinzione che voi avete compiuto un atto di sopraffazione e di faziosità, il quale deriva – onorevole Scelba, me lo consenta – dalla perniciosa confusione che voi state facendo tra il concetto dello Stato e il concetto del Governo e del partito. Voi confondete lo Stato col vostro Governo e il vostro Governo si confonde col vostro partito. (Applausi all’estrema sinistra). Noi siamo non contro l’autorità dello Stato, siamo contro lo Stato-partito che è la negazione di ogni libertà. (Rumori al centro Interruzione del deputato Siles).

PRESIDENTE. Facciano silenzio, li prego! Onorevole Cianca, concluda: la prego.

CIANCA. Concludo rilevando al collega Macrelli che io mi rifiuto di considerare che la dignità e l’autorità della Repubblica possano essere difese quando rimangano legate ad un atto di arbitrio partigiano. (Vivi applausi all’estrema sinistra – Commenti).

MAFFI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAFFI. Io mi limito ad una dichiarazione di voto: ma ad essa tengo per un’elementare ragione di coscienza politica e di coscienza morale. Io non sono né per temperamento né per educazione politica, o scientifica o morale, incline a giurare per nessuno. Perciò io non oso dire che la tale amministrazione, perché è un’amministrazione d’iscritti al Partito comunista, non può aver commesso errori, che in quell’amministrazione non possono essere persone che abbiano eventualmente colpe a loro carico.

Ma, quando mi trovo presente a fatti come quelli che si sono prospettati in quest’Aula, io mi domando: ma come è mai possibile che venga sciolta un’amministrazione mancandosi alla regola fondamentale della contestazione del fatto? (Rumori al centro).

La questione è questa, o signori; e io mi sento fiero di non essere un leguleio, perché ho sentito uomini di legge servirsi delle conoscenze giuridiche per nascondere, non so dietro che cosa, la loro coscienza.

Ora, io affermo che non è possibile condannare se non sia patentemente apparso il fatto, nella contestazione. Voi avete sciolto un’amministrazione comunale sulla base di accuse, sulla base di prevenzioni (Commenti al centro), che non sono state notificate in tutti i loro particolari. Qui non è stato, infatti, recato alcun elemento dal quale risulti che è stato comunicato al tale accusato, ai tali accusati, la portata complessa e singola delle accuse.

No, o signori. Gli imputati sono stati giudicati senza che un giudizio si fosse svolto. Proprio così; là dove doveva essere un’inchiesta, è avvenuta un’inquisizione.

E non basta ancora, ché si è compiuto un atto mostruoso. (Rumori al centro). Sì, o signori, se siete uomini onesti voi dovete essere del mio stesso parere. (Rumori al centro). Ho adoperato questo «se», perché ho sentito tutti i «se» dell’onorevole Rossi, i quali «se» sono stati tradotti in certezza nella coscienza dell’onorevole Rossi che desiderava di sbarazzarsi del suo obbligo di votare secondo coscienza.

Ebbene, o signori, è avvenuto questo fatto grave: qui, nel momento stesso in cui si voleva, usando la forza di una nota maggioranza e stramaggioranza, chiudere la discussione, si sono portate nuove accuse, sulle quali non si può fare discussione. Il Ministro Scelba, dal momento in cui qui portava nuovi elementi di accusa, avrebbe dovuto implicitamente dichiarare sospesa ogni decisione, per necessità di regolare accertamento. (Commenti al centro). Chi ha potuto vagliare le nuove accuse?

SCELBA, Ministro dell’interno. Sono le accuse dell’inchiesta; io non ho portato nessun elemento nuovo! (Commenti all’estrema sinistra).

MAFFI. Ma si tratta di elementi nuovi, poiché non sono mai stati messi in contestazione prima. Signori, voi che siete credenti… (Commenti al centro).

Per favore, non interrompetemi, la parola credenza ha tanti significati…

Colpire un’amministrazione sulla base di queste prevenzioni (sì, sono pure prevenzioni e non sono accuse consolidate, né accertate da quel procedimento che la legge impone, a tutela di vita civile, morale e democratica) è un errore. E perciò, quando ci si viene a dire che non è possibile una revoca, perché per pretese ragioni giuridiche un provvedimento preso non può più essere revocato, ebbene, il voto deve allora avere quest’altro significato: dire che il Ministro dell’interno non si è comportato secondo le leggi corrette della politica e della morale. (Proteste al centro).

Io vi auguro di non essere mai imputati; ma se mai voi foste imputati, voi gridereste: «Abbasso il metodo Scelba!». (Applausi all’estrema sinistra).

SCHIAVETTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCHIAVETTI. Poco fa l’onorevole Scelba, spiegando uno degli addebiti fatti all’amministrazione comunale di Pescara, alla mia domanda se questi addebiti erano stati contestati all’amministrazione stessa, ha creduto di rispondere che egli non poteva permettere che un deputato mettesse in dubbio la parola dei prefetti. Ora, non so ancora a che cosa si riferisse con precisione il Ministro Scelba. Per quello che si riferisce in genere a tutto l’incartamento di questo affare, resta stabilito un fatto e questa mi sembra cosa gravissima: che i deputati che hanno presentato la mozione (Interruzione del deputato Uberti) e hanno cercato di documentarsi non hanno potuto vedere gli incartamenti in tempo utile per poter sottoporre all’onorevole Ministro le loro osservazioni. (Interruzioni al centro).

Per quello che riguarda, poi, la relazione che accompagna l’inchiesta di Pescara, devo far notare che vi si parla di contestazioni relative a due sole cose, fra le molteplici che hanno determinato il provvedimento da parte dell’autorità tutoria: soltanto due cose specifiche e determinate, senza che l’autorità tutoria abbia contestato, come doveva fare, tutti gli altri addebiti all’amministrazione comunale. Non fosse altro che per questi motivi, voterò a favore della mozione. (Applausi all’estrema sinistra).

COLITTO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COLITTO. Dichiaro, a nome del mio Gruppo, di votare contro la mozione.

Basterebbe a difesa della mia dichiarazione il rilievo che la mozione ha un contenuto, da un punto di vista squisitamente giuridico, inattuabile.

Non posso, quindi, dare la mia approvazione – né può darla il mio Gruppo – ad una mozione con la quale si dice al Governo di fare una cosa che il Governo – in ogni caso – non può fare.

Il decreto di scioglimento dell’amministrazione comunale di Pescara è, infatti, un provvedimento definitivo ed irrevocabile. È assurdo, pertanto, approvare una mozione con la quale si invita il Governo a revocare un provvedimento che, per legge, non può essere revocato.

Ma non è a questo mio rilievo soltanto che affido la difesa della mia dichiarazione. Ho ascoltato con la più vigile attenzione quello che, hinc inde, è stato riferito ed affermato, e dichiaro che mi sono convinto che il provvedimento impugnato, emesso in conformità e con le garanzie di legge, è fondato in fatto e in diritto. La mia coscienza non mi consente, perciò, di dare alla mozione l’approvazione. (Applausi al centro e a destra).

Votazione nominale.

PRESIDENTE. Indico la votazione per appello nominale sulla mozione Corbi.

Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

Comincerà dall’onorevole Gullo Rocco.

Si faccia la chiama.

MOLINELLI, Segretario, fa la chiama:

Rispondono sì:

Alberganti – Allegato – Amadei.

Baldassari – Barbareschi – Bardini – Bargagna – Barontini Anelito – Barontini Ilio – Bartalini – Basso – Bei Adele – Bernamonti – Bernini Ferdinando – Bianchi Bruno – Bibolotti – Binni – Bitossi – Bocconi – Boldrini – Bolognesi – Bonomelli – Bordon – Bosi – Bruni – Bucci.

Carpano Maglioli – Cavallotti – Chiarini – Cianca – Corbi – Cosattini – Costa – Costantini – Cremaschi Olindo.

D’Amico – De Michelis Paolo – D’Onofrio – Dugoni.

Fantuzzi – Faralli – Farina Giovanni – Farini Carlo – Fedeli Aldo – Fedeli Armando – Flecchia – Foa – Fornara.

Gallico Spano Nadia – Gavina – Gervasi – Ghidetti – Ghislandi – Giacometti – Giolitti – Giua – Gorreri – Grazi Enrico – Grazia Verenin – Grieco – Gullo Fausto.

Iotti Nilde.

Jacometti.

Laconi – Landi – La Rocca – Leone Francesco – Lizzadri – Lombardi Carlo – Lombardo Ivan Matteo – Longo – Lozza – Lussu.

Maffi – Magnani – Malagugini – Maltagliati – Mancini – Marchesi – Mariani Enrico – Massini – Massola – Merighi – Merlin Angelina – Minella Angiola – Minio – Molinelli – Montagnana Mario – Montagnana Rita – Montalbano – Morandi – Moranino – Musotto.

Nasi – Negarville – Negro – Nenni – Nobili Tito Oro.

Pajetta Gian Carlo – Pajetta Giuliano – Paolucci – Pastore Raffaele – Pellegrini – Pesenti – Pieri Gino – Pistoia – Platone – Pollastrini Elettra – Pressinotti – Priolo – Pucci.

Reale Eugenio – Ricci Giuseppe – Romita – Rossi Maria Maddalena – Roveda – Ruggeri Luigi.

Saccenti – Sansone – Scarpa – Schiavetti – Scoccimarro – Scotti Francesco – Sereni – Sicignano – Spano – Stampacchia.

Targetti – Tega – Togliatti – Tonello – Tonetti.

Valiani – Varvaro – Vigna – Vischioni.

Zanardi – Zappelli.

Rispondono no:

Adonnino – Alberti – Aldisio – Ambrosini – Andreotti – Angelucci – Arcaini – Avanzini – Azzi.

Bacciconi – Badini Confalonieri – Balduzzi – Baracco – Bastianetto – Bazoli – Bellavista – Belotti – Bencivenga – Bennani – Benvenuti – Bertola – Bertone – Bettiol – Biagioni – Bianchini Laura – Bonomi Paolo – Borsellino – Bosco Lucarelli – Bovetti – Braschi – Brusasca – Bubbio – Burato.

Caccuri – Camangi – Camposarcuno – Candela – Canepa – Canevari – Caporali – Cappelletti – Cappi Giuseppe – Cappugi – Carbonari – Carboni Angelo – Carboni Enrico – Carignani – Caristia – Caronia – Carratelli – Cartia – Caso – Cassiani – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Castiglia – Cavalli – Chatrian – Chiaramello – Chieffi – Chiostergi – Ciccolungo – Cifaldi – Cimenti – Cingolani Mario – Clerici – Coccia – Codacci Pisanelli – Colitto – Colombo Emilio – Colonna di Paliano – Colonnetti – Conci Elisabetta – Coppi Alessandro – Corbino – Corsanego – Cortese Pasquale – Cotellessa – Cremaschi Carlo.

Damiani – D’Aragona – De Caro Gerardo – De Gasperi – Del Curto – Della Seta – Delli Castelli Filomena – De Maria – De Martino – De Mercurio – De Michele Luigi – De Palma – De Unterrichter Maria – De Vita – Di Fausto – Di Gloria – Dominedò – Dossetti.

Ermini.

Fabriani – Facchinetti – Fantoni – Federici Maria – Ferrarese – Ferrario Celestino – Fietta – Filippini – Firrao – Foresi – Franceschini – Fresa – Froggio – Fuschini.

Galati – Garlato – Gatta – Geuna – Ghidini – Giacchero – Giordani – Gonella – Gotelli Angela – Grilli – Gronchi – Guariento – Guerrieri Filippo – Gui – Guidi Cingolani Angela – Gullo Rocco.

Jervolino.

La Malfa – Lami Starnuti – La Pira – Lazzati – Lettieri – Lizier – Longhena – Lucifero.

Macrelli – Magrini – Malvestiti – Mannironi – Manzini – Marazza – Marconi – Marinelli – Martinelli – Martino Gaetano – Marzarotto – Mastino Gesumino – Mattarella – Mazza – Mazzoni – Meda Luigi – Medi Enrico – Mentasti – Merlin Umberto – Micheli – Montemartini – Monterisi – Monticelli – Montini – Morelli Luigi – Morelli Renato – Morini – Moro – Mùrdaca.

Nicotra Maria – Notarianni.

Orlando Camillo.

Pacciardi – Pallastrelli – Paris – Parri – Pat – Pecorari – Pella – Pera – Perassi – Perrone Capano – Perugi – Petrilli – Piccioni – Piemonte – Pignedoli – Ponti – Proia.

Quarello – Quintieri Adolfo – Quintieri Quinto.

Raimondi – Rapelli – Recca – Rescigno – Restagno – Rivera – Rodi – Rodinò Ugo – Romano – Roselli – Rossi Paolo – Rubilli – Rumor – Russo Perez.

Saggin – Salerno – Salizzoni – Salvatore – Sampietro – Sapienza – Scalfaro – Scelba – Schiratti – Scoca – Scotti Alessandro – Segni – Sforza – Siles – Simonini – Spallicci – Spataro – Stella – Storchi – Sullo Fiorentino.

Tambroni Armaroli – Taviani – Terranova – Titomanlio Vittoria – Togni – Tosato – Tosi – Tozzi Condivi – Tremelloni – Trimarchi – Trulli – Tupini – Turco.

Uberti.

Valenti – Valmarana – Viale – Vigo – Villabruna – Volpe.

Zaccagnini – Zerbi – Zuccarini.

Sono in congedo:

Abozzi – Arata.

Carmagnola – Cavallari.

Guerrieri Emanuele.

Jacini.

Lombardi Riccardo.

Preziosi.

Ravagnan.

Vanoni.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione per appello nominale ed invito gli onorevoli Segretari a procedere al computo dei voti.

(Gli onorevoli Segretari procedono al computo dei voti).

Risultato della votazione nominale.

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione nominale:

Presenti e votanti     386

Maggioranza           194

Hanno risposto      140

Hanno risposto no    246

(L’Assemblea non approva).

Riprenderemo i nostri lavori alle 18.

La seduta termina alle 16.20.