Come nasce la Costituzione

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ANTIMERIDIANA DI MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 1947

ASSEMBLEA COSTITUENTE

cccxxv.

SEDUTA ANTIMERIDIANA DI MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 1947

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI

INDICE

Comunicazione del Presidente:

Presidente

Domande di autorizzazione a procedere in giudizio:

Contro il deputato Cremaschi Olindo, per il reato di cui all’articolo 336 del Codice penale. (Doc. I, n. 16).

Presidente

Scalfaro, Relatore della minoranza

Giua

Contro il deputato Colombi Arturo, per il reato di cui all’articolo 595, 2° e 3° comma, del Codice penale. (Doc. I, n. 20).

Presidente

Laconi

Scalfaro, Relatore

Pertini

Lussu

Bettiol

Contro il deputato Colombi Arturo, per il reato di cui all’articolo 595, 2° e 3° comma, del Codice penale. (Doc. I, n. 23)

Laconi

Scalfaro, Relatore

Presidente

Disegno di legge (Seguito della discussione):

Riordinamento dei Corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione. (35).

Martino Gaetano, Relatore

Gonella, Ministro della pubblica istruzione

Presidente

Colonnetti

Tonello

Sullo

Moro

Rodi

Bertola

Bernini

Bosco Lucarelli

Calamandrei

Miccolis

Presentazione di una relazione:

Fuschini

Presidente

La seduta comincia alle 11.

AMADEI, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta antimeridiana.

(È approvato).

Comunicazione del Presidente.

PRESIDENTE. Comunico che l’onorevole De Martino ha cessato di far parte del Gruppo parlamentare misto e si è iscritto a quello della Democrazia cristiana.

Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Cremaschi Olindo, per il reato di cui all’articolo 336 del Codice penale. (Doc. I, n. 16).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Cremaschi Olindo, per il reato di cui all’articolo 336 del Codice penale (Doc. I, n. 16).

Su questa domanda sono state presentate due relazioni: una di maggioranza, che propone di negare l’autorizzazione a procedere; l’altra, di minoranza, che propone di concederla. Apro la discussione su queste relazioni.

SCALFARO, Relatore della minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFARO, Relatore della minoranza. Se permette l’onorevole Presidente, vorrei chiarire per quali ragione io, per la minoranza, abbia sostenuto che si debba concedere l’autorizzazione a procedere. Sia nella relazione di maggioranza come pure in quella di minoranza, si è cercato anzitutto di delimitare il campo di competenza della Commissione e dell’Assemblea, il campo cioè che riguarda il potere di concedere o meno l’autorizzazione a procedere; ed io mi sono permesso di precisare che, se da una parte è indispensabile vedere se vi siano elementi di persecuzione politica nei confronti del deputato per il quale si chiede l’autorizzazione a procedere, d’altra parte, a volte la Commissione e l’Assemblea sono costrette a compiere una ricerca, che pare una ricerca di merito, fatta ai fini di vedere se vi siano questi estremi di persecuzione politica, ovvero estremi, allo stato degli atti, di reato, perché si debba quindi dichiarare di procedere.

Infatti la relazione stessa di maggioranza, per dichiarare che non si doveva procedere, ha considerato le dichiarazioni agli atti ed ha sostenuto che queste dichiarazioni non costituiscono il reato di minaccia di cui all’articolo 336 del Codice penale. Ed io ho dovuto seguire la stessa via.

Ricapitolando brevemente: vi è stato da parte dell’autorità un ordine perché si eseguissero gli accertamenti per reperire il grano che doveva essere consegnato all’ammasso. Vi era l’esecuzione di questo ordine che, se nel merito era esatta, nella forma forse poteva dare adito a dei commenti, poteva far sollevare degli interrogativi e delle critiche. Ed allora l’onorevole Cremaschi Olindo, che ha una particolare veste, in quanto è a capo della Federterra di Modena, è intervenuto con alcune telefonate, di cui io ed anche il Relatore di maggioranza abbiamo riportato il testo.

Nella prima dichiarazione del teste Nizzi è detto: «ove tali azioni non si fossero sospese, egli sarebbe stato messo in condizioni di dover provocare un’azione dei contadini contro sistemi di pura marca fascista».

Il teste Barbieri dichiarò: «desiderava dette operazioni fossero sospese, minacciando in caso contrario dimostrazioni da parte dei contadini». Entrambi riferiscono le telefonate dell’onorevole Cremaschi Olindo.

Mi è parso, allora, che le deduzioni fossero alquanto semplici e cioè io ho scritto che: «Allo stato degli atti, non estremi o sospetti seri di persecuzione politica (e la frase della relazione di maggioranza relativa alla «persecuzione alla quale l’onorevole Cremaschi è fatto segno» non è né motivata, né comunque appoggiata da elementi oggettivi), né, quindi «alto senso di responsabilità», quale la stessa relazione definisce il comportamento del deputato di cui è causa, che ben diversamente l’onorevole Cremaschi avrebbe avuto modo di usare dell’autorità che gli proveniva dall’essere deputato e presidente della Federterra, ma «intimidazione, minaccia» di usare di un’arma di per sé lecita, per fini non leciti, quali quelli di ribellarsi all’autorità, per cercare di costringere l’autorità stessa ad emettere atti del suo ufficio (art. 336 del Codice penale).

Ed allora un’ultima osservazione: o i contadini erano in regola e nulla vi era da temere per loro, o non lo erano, ed allora perché minacciare agitazioni a difesa di un comportamento illecito e per impedire che appunto perché illecito, tale comportamento venisse accertato e colpito?

Per questo la minoranza della Commissione ha ritenuto di proporre all’Assemblea che si debba concedere l’autorizzazione a procedere, intendendo togliere questo impedimento, in modo che il magistrato possa vedere se, come ha osservato, secondo il mio modesto avviso andando al di là dei poteri di un relatore, il Relatore di maggioranza, le dichiarazioni dei testi siano esatte o esagerate e se vi siano, o no, gli estremi per giungere ad una sentenza di condanna o di assolutoria.

GIUA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUA. Vorrei fare un’osservazione al Relatore della minoranza. Credo che l’onorevole Scalfaro, nella sua qualità di magistrato, abbia scambiato l’Assemblea per una sede di tribunale e sia venuto a fare delle considerazioni che, forse, in sede di tribunale possono avere qualche valore ma che, in questa Assemblea politica, non hanno alcun valore.

Quindi, prego i colleghi di accettare le conclusioni della relazione di maggioranza, invitando il collega Scalfaro a pensare che dinanzi ad una Assemblea politica, le considerazioni che un giudice può fare in un tribunale hanno scarsissimo interesse.

SCALFARO, Relatore della minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFARO. Avrei preferito che l’onorevole Giua avesse motivato l’affermazione per cui le mie considerazioni non hanno alcun valore: una motivazione è sempre necessaria, anche in una Assemblea Costituente!

PRESIDENTE. Pongo in votazione dapprima le conclusioni della minoranza, per la concessione dell’autorizzazione a procedere.

(Dopo prova e controprova, sono approvate – Commenti a sinistra).

BERTINI. Davanti alla giustizia si deve essere tutti uguali: ognuno deve rispondere di quello che ha scritto e di quello che fa. (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, hanno già espresso la loro opinione con il voto: mi pare assolutamente inutile continuare la discussione.

BERTINI. Non ci devono essere privilegi.

PRESIDENTE. Non si tratta di privilegi, onorevole Bertini: se c’è una Giunta che si divide in due opposti pareri, significa che la questione è controversa.

Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Colombi Arturo, per il reato di cui all’articolo 595, 2° e 3° comma, del Codice penale. (Doc. I, n. 20).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Colombi Arturo, per il reato di cui all’articolo 595, secondo e terzo comma, del Codice penale. (Doc. 1, n. 20).

La Commissione propone di concedere l’autorizzazione.

Dichiaro aperta la discussione.

LACONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LACONI. Ho chiesto di parlare per protestare contro l’operato della Commissione, il quale è talmente privo di qualsiasi giustificazione, che non può essere mosso dalla valutazione obiettiva e serena dei fatti. Evidentemente la Commissione si lascia guidare da spirito settario e non da un criterio di obiettività. (Proteste al centro).

In sostanza, il capo d’accusa consiste soltanto in questo: che nel giornale diretto dall’onorevole Colombi sarebbe stata rivolta all’avvocato Maccalini Francesco un’accusa concretata in questi termini:

«…questi è stato pubblicamente ed esplicitamente accusato di essersi reso colpevole di tenere, come suol dirsi, il sacco ad alcuni ladruncoli, rendendosi così complice».

Voglio far notare che, in questo, articolo, non si accusa di niente questo avvocato Maccalini; si constata il fatto – naturalmente in modo tendenzioso, con l’intenzione implicita di invitare questo Maccalini a discolparsi e a chiarire la sua posizione – si constata semplicemente il fatto che sono state rivolte pubbliche accuse contro il Maccalini, alle quali questi non ha risposto.

E la Commissione ritiene, dinanzi ad elementi di questo genere, di dover concedere l’autorizzazione a procedere? Questo non è serio e non è parlamentare. Mi stupisco che una Commissione, che dovrebbe esaminare le richieste di autorizzazioni a procedere con uno spirito di serenità e con la volontà di tutelare la dignità parlamentare, ci presenti delle proposte che sono inqualificabili e indegne di essere prese in considerazione. (Applausi a sinistra – Commenti al centro).

SCALFARO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFARO, Relatore. Non so se ho l’autorità per rispondere a nome di tutta la Commissione, in questo caso dovrebbe averla chiunque, perché, se l’onorevole Laconi avesse letto la relazione, avrebbe visto che essa dice: «La Commissione, all’unanimità, ha deciso, ecc.».

Comunque, la frase che è stata letta dallo stesso onorevole Laconi dice appunto:

«È inspiegabile però che a coprire le funzioni di titolare del detto ufficio sia stato chiamato l’avvocato Maccalini Francesco. Infatti questi è stato pubblicamente ed esplicitamente accusato di essersi reso colpevole di tenere, come suol dirsi, il sacco ad alcuni ladruncoli, rendendosi così complice».

Io, che ho riferito quella che è stata la discussione in seno alla Commissione – e le relazioni vengono scritte e poi ancora approvate dopo scritte – ho aggiunto appunto questo che, se me lo consente l’onorevole Presidente, rileggo:

«La Commissione, all’unanimità, ritiene non sussista elemento alcuno da far escludere la concessione dell’autorizzazione a procedere, non potendosi, allo stato degli atti, sostenere che ragioni politiche abbiano determinato il Maccalini alla querela, di fronte al testo dell’articolo evidentemente diffamatorio» (cioè il dire che un cittadino è complice in furti).

LACONI. Non lo dice. Dice soltanto che è stato pubblicamente accusato.

SCALFARO, Relatore. Esatto. Andiamo oltre.

«Infatti l’articolo non riporta (queste sono state le dichiarazioni dei vari membri della Commissione, che io poi ho sintetizzato), quasi cronaca, delle accuse al Maccalini specificandone le fonti, il che potrebbe lasciar pensare a un sano desiderio di invitarlo a chiarire la sua posizione prima che venga ad assumere la carica di titolare dell’Ufficio regionale della Post-Bellica, ma in modo generico riporta frasi gravemente oltraggiose». (Commenti a sinistra).

Comunque, questa è la tesi della Commissione, contro la quale si può votare.

LACONI. Non è seria.

SCALFARO, Relatore. «Né sarebbe assolutamente sostenibile – prosegue la relazione – la tesi che è dovere della stampa far opera moralizzatrice della vita pubblica, ché in ben altro modo e con metodi ben diversi tale opera può e deve compiersi, primo fra tutti il sistema di criticare senza ingiuriare, di accusare motivando per assumersi la responsabilità dell’accusa».

LACONI. Questa è la moraletta!

SCALFARO, Relatore. Per quanto riguarda il parere dell’onorevole Laconi, che la Commissione compia opera faziosa, non ho veste per difendere l’operato della Commissione, che potrà essere difeso da altri, ma mi permetto di difendere la mia posizione di relatore. Se l’onorevole Laconi vuol guardare tutti i verbali della Commissione, vedrà che contro i miei stessi colleghi democratici cristiani io ho chiesto che si proceda, in nome di un principio, che spero debba essere – secondo una formula molto comune, ma poco usata nella sostanza – uguale per tutti, e cioè che l’autorizzazione a procedere e l’immunità parlamentare non sono scudo per ciascuno di noi perché si possa impunemente calpestare la legge, diversamente da quanto può fare qualsiasi cittadino… (Applausi al centro e a destra).

MORANINO. Patrissi può insultare chi vuole sul suo giornale!

SCALFARO, Relatore. …ma debbano servire per impedire, come è stato detto da più parti in questa stessa Assemblea, che si compiano delle persecuzioni politiche nei confronti dell’uno o dell’altro deputato. Ché se, d’altra parte (ciò che non posso accettare) l’onorevole Laconi sostiene che tutto ciò non è parlamentare, io sarei costretto ad affermare che, se non è parlamentare, certo è giusto! (Applausi al centro e a destra – Commenti a sinistra).

PERTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERTINI. Credo, anche a nome del mio gruppo, di dover dichiarare che ci opponiamo a questa autorizzazione a procedere contro il deputato Colombi. (Commenti al centro).

Lasciamo stare la riflessione che si fa nella relazione, ove si dice che la stampa dovrebbe essere molto più corretta; se dovessimo raccogliere tutte le ingiurie che sono state rivolte contro di noi, non so che cosa si farebbe in questa Camera! Lo sanno gli stessi nostri colleghi che siamo stati ingiuriati anche noi: non è stata criticata la nostra opera, ma si sono gettate ingiurie per ingiuriare, e nessuno da quella parte è mai insorto per difendere la dignità parlamentare. Nessuno!

Però vi è una contradizione nella relazione, quando si dice: «Infatti l’articolo non riporta, quasi cronaca, delle accuse al Maccalini specificandone le fonti, il che potrebbe lasciar pensare ad un sano desiderio di invitarlo a chiarire la sua posizione, etc.». Il Colombi, nel suo articolo, dice: «Infatti questi è stato pubblicamente ed esplicitamente accusato di essersi reso colpevole, etc.»; indubbiamente, se il Colombi ha scritto questo, vuol dire che ciò corrispondeva alla verità. (Interruzioni al centro). Anche se questo non è scritto nell’articolo e se Colombi non ha citato le fonti, è perché non lo riteneva necessario, perché tutti conoscevano, nella zona, ciò di cui il Maccalini era stato pubblicamente ed esplicitamente accusato.

Stava alla Commissione di accertare se era vero che era stato accusato pubblicamente ed esplicitamente.

SCALFARO, Relatore. Non avevamo questi poteri.

PERTINI. Come no? Potevate sentire lo stesso Colombi! Non può affermare che lei non ha questo potere! Loro dovevano sentire lo stesso Colombi, e chiedergli: come mai lei ha scritto che pubblicamente ed esplicitamente è stato accusato il Maccalini? Loro potevano sentire il Colombi, e se questi portava la prova che il Maccalini era stato accusato pubblicamente ed esplicitamente, è chiaro che non potevano chiedere l’autorizzazione a procedere!

RUSSO PEREZ. Ma se è innocente sarà assolto! Che paura ha?

PRESIDENTE. Sulle conclusioni della Commissione è stata chiesta la votazione per appello nominale.

LUSSU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUSSU. Io mi guardo bene dal considerarmi un vecchio parlamentare, come spesso avviene fra alcuni nostri colleghi che sono stati deputati 20 o 25 anni fa. Vecchio forse sì, ma non certo parlamentare, perché in questi ultimi venti anni ho fatto il deputato quanto quelli che sono stati in galera o che sono stati giovanotti alle Università.

Tuttavia devo dire che ho fatto parte, nelle passate legislature, della Commissione parlamentare per le autorizzazioni a procedere. Ebbene, io non ho mai concesso il mio voto per autorizzazioni a procedere in casi simili. Mai! Quindi, conseguentemente, neppure oggi lo farò.

BETTIOL. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BETTIOL. Onorevole Presidente, vorrei fare una proposta in merito a questa questione che sta accendendo le passioni dell’Assemblea.

A mio avviso, anche se in questa questione l’aspetto politico in sostanza non esiste, si potrebbe prendere lo spunto da quanto ha detto l’onorevole Pertini, e cioè che non è stato sentito il collega Colombi. Propongo che venga rinviato alla Commissione il problema per un supplemento di istruttoria onde si possa sentire l’onorevole Colombi e dopo la sua deposizione prendere le ultime decisioni in materia.

PRESIDENTE. L’onorevole Bettiol propone di rinviare alla Commissione per le autorizzazioni a procedere questa domanda contro l’onorevole Colombi. Questa proposta deve avere la precedenza nella votazione.

LACONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LACONI. Dichiaro di aderire alla proposta dell’onorevole Bettiol.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta dell’onorevole Bettiol di rimettere alla Commissione per le autorizzazioni a procedere in giudizio la domanda di autorizzazione contro l’onorevole Colombi Arturo per il reato di cui all’articolo 595, 2° e 3° comma, del Codice penale, attualmente in discussione.

(È approvata).

Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Colombi Arturo, per il reato di cui all’articolo 595, 2° e 3° comma, del Codice penale. (Doc. I, n. 23).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Colombi Arturo, per il reato di cui all’articolo 595, 2° e 3° comma, del Codice penale.

La Commissione propone di concedere l’autorizzazione.

Dichiaro aperta la discussione.

LACONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LACONI. Dato che il caso è analogo al precedente propongo il rinvio.

SCALFARO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFARO, Relatore. Ho chiesto di parlare soltanto per dire che l’Assemblea prima di votare veda quali sono i fatti. Ché se apparentemente paiono analoghi al precedente, nella sostanza non c’è analogia che possa motivare un rinvio alla Commissione.

In questo caso il giornale ha riportato un articolo sotto il titolo: «Difendiamo le lavoratrici» dove tra l’altro si dice: «Altre (ditte), ed è il caso della pellicceria A.G.I.P., oltre allo sfruttare indegnamente il proprio personale licenziano le operaie che hanno acquisito diritto di anzianità, e dopo otto giorni le riassumono, al solo scopo di non dare loro quanto spetta…» «Deve finire il diritto dei vari reazionari piccoli e grandi di fare l’alto e il basso senza il controllo delle maestranze, deve finire l’affamamento organizzato delle lavoratrici».

Si tenga presente che chi si querela concede ampia facoltà di prova.

Volevo soltanto dichiarare questo. L’Assemblea decida.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rimettere alla Commissione anche questa domanda di autorizzazione a procedere contro l’onorevole Colombi Arturo.

(È approvata).

SCALFARO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFARO, Relatore. In seguito al voto dell’Assemblea e non solo per qualche dichiarazione che essendo stata non riguardosa, non nei miei confronti, il che non conterebbe nulla, ma nei confronti di una Commissione di questa Assemblea non ha trovato chi si sia sentito di porre la sua autorevole voce a difesa di quella che è la dignità non tanto dei singoli quanto della Commissione, e quindi dell’Assemblea, ma innanzitutto poiché non posso venir meno ad una linea di condotta che è condivisa anche da altri, in nome della quale credo che i principî della giustizia debbano valere anche e soprattutto per ciascuno di noi che da questi banchi dobbiamo offrire il primo esempio nel credervi e nel viverli, ritengo mio dovere presentare a lei, onorevole Presidente, e all’Assemblea stessa, le mie dimissioni da questa Commissione. (Applausi al centro e a destra – Commenti, a sinistra).

PRESIDENTE. Onorevole Scalfaro, considero questa sua dichiarazione come un preannuncio di dimissioni. Ella sa che le dimissioni devono essere accettate.

Seguito della discussione del disegno di legge: Riordinamento dei Corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione. (35).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Seguito della discussione del disegno di legge: Riordinamento dei Corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione.

Ha facoltà di parlare il Relatore, onorevole Martino Gaetano.

MARTINO GAETANO, Relatore. Io non condivido, onorevoli colleghi, l’impressione manifestata ieri dall’onorevole Bernini: che questa Assemblea si disinteressi ai problemi della scuola, che essa mostri addirittura la noia di doversi occupare di questi problemi. Al contrario, a me pare che il tono elevato della discussione ieri sera avvenuta qui dentro, certamente non indegno delle più belle tradizioni del Parlamento italiano, sia la prova dell’interesse che – qualunque fosse il numero dei deputati presenti – questa Assemblea dimostrava per i più grandi, i più elevati problemi della scuola.

La discussione è stata elevata, e non solo vorrei dire dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista politico. Una sintesi veramente felice dei criteri tecnici e dei criteri politici, che vengono in discussione nell’esame del disegno di legge che è sottoposto all’Assemblea, mi è sembrato di trovarla nelle elevate parole pronunciate dal collega onorevole Tonello.

Io cercherò di essere molto breve nel rispondere agli oratori che sono intervenuti nella discussione; ed accolgo senz’altro l’invito che esplicitamente mi venne rivolto dall’onorevole Sullo: l’invito di «scendere dalle nuvole e venire sul terreno pratico». Ci vengo, onorevole Sullo.

Qual è, in fondo, la differenza fra la struttura del Consiglio Superiore per la pubblica istruzione proposta dalla Commissione e quella proposta invece dal disegno di legge ministeriale? La differenza vera, la differenza sostanziale è questa: mentre la Commissione ritiene che il Consiglio Superiore per la pubblica istruzione debba avere un carattere unitario, il disegno di legge ministeriale prevede un’articolazione in tre Sezioni distinte, cioè una separazione dei problemi della cultura in tre distinti settori.

Noi pensiamo che mantenere il carattere unitario del Consiglio Superiore sia indispensabile. Anzitutto perché è evidente il carattere unitario dei problemi della cultura e della scuola. È bensì vero ciò che è stato detto dall’onorevole Marchesi e da altri, che cioè l’articolo 2 del disegno di legge ministeriale prevede che, qualora si debbano trattare problemi che investano comunque diverse branche della pubblica istruzione, il Consiglio funzioni a Sezioni unite. Ma questo non basta ad impedire che venga turbato il carattere unitario dei problemi della scuola: è mai ammissibile, ad esempio (e qui vengo proprio sul terreno pratico), che una riforma, sulla quale il Consiglio Superiore debba esprimere il proprio parere, concernente esclusivamente la legislazione scolastica della istruzione secondaria non interessi quanto i professori della scuola media anche i professori universitari? Ma coloro che vengono dalle università non provengono forse dalla scuola media? Non siamo noi professori universitari, più che tutti gli altri insegnanti di ogni ordine e grado, interessati alla preparazione dei giovani che dovranno assistere alle nostre lezioni? E lo stesso si può dire per ciò che riguarda l’istruzione elementare e l’istruzione universitaria. Noi riconosciamo che utile (e questo è sottolineato nella mia relazione) è la partecipazione anche del professore di scuole medie, anche del maestro elementare quando si tratti di esprimere pareri che riguardino, comunque, problemi della scuola.

I problemi della cultura e della scuola hanno un carattere così tipicamente unitario, che non ci sembra in nessun modo possibile questa divisione in tre separati settori.

Ma vi è un’altra ragione che dal punto di vista pratico è più importante: creandosi due Sezioni distinte, una per la scuola secondaria ed una per la scuola primaria, si vengono in sostanza a creare due organi nuovi. Dico due organi nuovi perché evidentemente non sospetto in nessun modo che possano essere stati presi a modello organi analoghi istituiti durante il regime fascista mediante quelle cervellotiche leggi del 1932 e del 1938. Organi nuovi, per i quali devono essere fissati compiti nuovi. Ora, la legislazione scolastica attuale non prevede questi compiti nuovi né può evidentemente prevederli un disegno di legge relativo alla composizione e formazione del Consiglio Superiore. Occorre una riforma di tutta la legislazione scolastica perché questi compiti nuovi vengano fissati.

Compiti invece cospicui esistono, come è detto nella mia relazione, per quel che riguarda l’istruzione superiore.

Il Consiglio Superiore della pubblica istruzione è stato finora soprattutto, è vero, l’organo consultivo dell’istruzione superiore. Ciò è stato deplorato dall’onorevole Galati, dall’onorevole Sullo e mi pare da qualche altro oratore. Ma di chi è la colpa? Non certo della vostra Commissione: la colpa è della legislazione scolastica. Mentre infatti, il testo unico sull’istruzione superiore prevede ad ogni passo il necessario intervento del Consiglio Superiore, con pareri a volte vincolanti, per tutto quel che riguarda il funzionamento delle Università e la carriera dei professori universitari, ciò non accade per l’istruzione secondaria e per l’istruzione elementare. È deplorevole – ed anche noi lo deploriamo – che compiti cospicui non abbia il Consiglio Superiore per ciò che riguarda l’istruzione media e l’istruzione elementare; ma tali compiti non possiamo certo fissare noi in questo disegno di legge. Sarà solo in sede di riforma della legislazione scolastica che potrà nascere il problema, ed essere risolto, dell’assegnazione di nuove attribuzioni al Consiglio Superiore per l’istruzione secondaria e per la primaria.

Nelle attuali condizioni pertanto, quando noi istituiamo una sezione indipendente per la scuola media ed una sezione indipendente per la scuola elementare, noi creiamo organi i quali non hanno una funzione.

Dobbiamo noi veramente, come vorrebbe l’onorevole Galati, creare l’organo affinché la sua esistenza serva da stimolo per la creazione delle funzioni da parte del legislatore futuro? Noi apprendemmo tutti sui banchi della scuola che la funzione crea l’organo. Vi dico sinceramente, onorevoli colleghi, che io non credevo di dovere apprendere sui banchi di Montecitorio, sia pure attraverso l’autorevole parola del professore Galati, che è l’organo che crea la funzione.

Lasciate che io vi dica che non è vero che noi abbiamo voluto ridurre il Consiglio Superiore ad organo esclusivo per l’istruzione superiore.

Noi abbiamo anzi incluso nel Consiglio un numero di rappresentanti della scuola media e della scuola elementare superiore a quello previsto dal progetto ministeriale. Noi non abbiamo escluso i rappresentanti della scuola media ed elementare; noi abbiamo voluto soltanto mantenere il carattere unitario dell’organo, appunto perché finora non vediamo né la necessità, né la opportunità della creazione di organi distinti per la istruzione media e per l’istruzione elementare.

A parer mio non è infondata la preoccupazione espressa ieri dall’onorevole Colonnetti, che, qualora si creino questi tre organi distinti, con la particolare composizione prevista nel disegno di legge ministeriale, i corpi consultivi della pubblica istruzione abbiano a degenerare, trasformandosi in organi sindacali o di rappresentanza degli interessi di categoria.

Ciò detto, io ho l’obbligo di respingere, come professore universitario, l’affermazione curiosa dell’onorevole Galati, che, per il loro insegnamento monografico, i professori universitari non rappresentino una garanzia per l’unità della cultura e della scuola; ed ho, come relatore, l’obbligo di respingere l’affermazione degli onorevoli Tonello e Sullo, che «la relazione Martino vorrebbe trasformare il Consiglio Superiore della pubblica istruzione in Consiglio Superiore dell’istruzione superiore». Ciò non è esatto.

Il numero di rappresentanti che noi abbiamo incluso nel Consiglio Superiore, per la scuola media e per la scuola elementare, è anzi così elevato, che l’onorevole Colonnetti ebbe ad esprimere la sua perplessità proprio per la presenza di un così cospicuo numero di persone, che egli ritiene non idonee a trattare gli argomenti, attualmente deferiti dalla legislazione vigente al Consiglio Superiore: cioè le questioni concernenti tipicamente l’istruzione superiore. Io potrei dirvi, a titolo personale, che – per lo meno fino ad un certo punto – condivido anch’io la perplessità e la preoccupazione dell’onorevole Colonnetti; ma naturalmente, come relatore, io ho il dovere di difendere l’operato della Commissione. E ciò faccio ben volentieri, perché sono sinceramente convinto che non inutile sarà la partecipazione degli insegnanti della scuola inedia e della scuola elementare al Consiglio Superiore per la pubblica istruzione.

Dopo ciò, io devo onestamente dichiarare che la Commissione è rimasta impressionata per la quasi unanimità nella preferenza, manifestata dai colleghi che hanno preso la parola su questo argomento, per il testo ministeriale, rispetto al testo della Commissione. Questa è, vorrei dire, la revanche del Ministro Gonella. Presso a poco dai medesimi settori da cui si appuntarono nel luglio scorso le critiche al disegno di legge ministeriale, sono oggi venute le parole di lode al disegno medesimo. Se la Commissione ha contribuito, con il suo operato, a promuovere questa revanche del Ministro Gonella, io dichiaro che noi siamo molto lieti di aver questo provocato.

TONELLO. Lo dichiari a nome suo, non mio! (Si ride).

MARTINO GAETANO, Relatore. In tali condizioni, è evidentemente opportuno cercare la base per un accordo fra le due opposte tendenze: quella di mantenere il carattere unitario del Consiglio Superiore (e di evitare la creazione di organi nuovi senza compiti fissati dalla legge), e l’altra di dar vita a sezioni distinte, fra loro articolate, per l’istruzione superiore, per l’istruzione secondaria e per l’istruzione primaria.

Ora, a noi pare che una base per questo accordo possa trovarsi negli emendamenti che sono stati testé presentati, a nome della Commissione, dall’onorevole Camposarcuno. Con questi emendamenti, in sostanza, il Consiglio Superiore è così costituito: tre Sezioni, di cui la prima, più vasta, per l’istruzione Superiore, la seconda e la terza, più piccole, rispettivamente per l’istruzione media e per l’istruzione elementare. In seno alla prima Sezione viene creata una giunta di dodici membri; nessuna giunta è creata invece in seno alla seconda ed alla terza Sezione, di modo che a queste ultime vengono per ora assegnati i compiti che la legislazione attuale deferisce alla giunta del Consiglio Superiore, per ciò che riguarda l’istruzione media e la elementare. Non si creano così organi privi di contenuto e di funzione.

Questi nuovi organi avranno funzioni limitate, quelle che attualmente la legge assegna alla giunta del Consiglio superiore (cioè compiti di carattere prevalentemente amministrativo e soprattutto disciplinare); domani potrà la nuova legislazione assegnare ad essi compiti nuovi. Nello stesso emendamento dell’onorevole Camposarcuno è quasi rivolto un invito al legislatore futuro perché questi compiti nuovi vengano fissati: è detto infatti che «le Sezioni seconda e terza si pronunciano sulle questioni, riguardanti l’istruzione primaria e secondaria, che il Ministro intende sottoporre all’esame del Consiglio e su quelle altre per le quali sarà richiesto il parere di esso dalle future leggi sull’istruzione secondaria e primaria». Inoltre, con questo emendamento, non è turbato il carattere unitario del Consiglio, poiché si precisa che il Consiglio funzionerà a Sezioni unite, non soltanto quando si tratterà di esaminare questioni che investano più branche della pubblica istruzione, ma anche quando si tratterà di esaminare questioni di ordine generale, e, più specificatamente, proposte di riforme di leggi o di regolamenti che riguardino anche una sola branca della pubblica istruzione. Così sarà dato modo a tutte le Sezioni del Consiglio, a tutti i rappresentanti delle tre branche della pubblica istruzione, di manifestare il proprio pensiero sulle questioni di ordine generale, eventualmente di carattere legislativo o regolamentare, che riguardino anche una sola di queste branche della pubblica istruzione.

Debbo dire ora, che noi riconosciamo fondata la richiesta formulata dall’onorevole Marchesi, che al Consiglio Superiore venga al più presto restituito quel compito, che già ad esso era assegnato dalla legge Casati del 1859, quello cioè di esprimere il proprio parere sulle parificazioni o sui pareggiamenti di scuole non statali, e sulla revoca delle parificazioni e pareggiamenti. Del resto, ciò era già detto nella relazione che accompagna il disegno di legge della Commissione. Inopportuno ci sembra l’aver abbandonato questo compito specifico del Consiglio Superiore ad esso assegnato dalla legge Casati del 1859. Noi accettiamo quindi l’emendamento Marchesi su questo punto. Non siamo, viceversa, d’accordo con l’onorevole Bernini per quanto riguarda la proposta di sostituire alla Commissione di disciplina prevista dal decreto legislativo 21 aprile 1947, la Sezione II del Consiglio Superiore. Noi vediamo una maggiore garanzia nella Commissione di disciplina, come organo giurisdizionale, piuttosto che nella Sezione del Consiglio Superiore. Proprio quello che l’onorevole Bernini ieri lamentava, che cioè il Presidente della Commissione di disciplina sia un consigliere di Stato piuttosto che un professore universitario (come nella Sezione del Consiglio) per noi rappresenta un elemento di garanzia. Qual è la differenza fra la composizione della Commissione di disciplina prevista dal decreto legislativo 21 aprile 1947 e quella della seconda Sezione del Consiglio Superiore prevista dal disegno di legge ministeriale? La differenza è soltanto questa: nella seconda Sezione del Consiglio Superiore per la pubblica istruzione vi sono due professori universitari, membri della prima Sezione: viceversa nella Commissione di disciplina vi è un consigliere di Stato ed un professore universitario (il quale però, deve essere necessariamente un professore ordinario di diritto amministrativo).

Per il resto la composizione della Commissione è identica. Di modo che, se una maggiore garanzia è offerta dalla diversa composizione, questa è offerta proprio dalla Commissione di disciplina piuttosto che dalla Sezione del Consiglio Superiore. Tuttavia, su questo punto la Commissione si rimette a quello che sarà il parere della maggioranza dell’Assemblea.

La Commissione conviene con l’onorevole Marchesi nella osservazione che egli ha fatto circa l’articolo 4 del disegno di legge della Commissione; cioè che alla parola «relatore» occorre sostituire la parola «informatore». Evidentemente il relatore della Corte di disciplina (per i professori universitari) non può non essere un membro della stessa Corte di disciplina. È semplicemente un errore di carattere formale che noi siamo lieti sia stato rilevato e che noi siamo disposti a correggere.

Così pure, la Commissione accoglie l’emendamento dell’onorevole Perassi, per il quale il vicepresidente deve essere scelto fra i professori universitari o fra gli accademici. È del resto quello che è sempre avvenuto, e ciò si richiama a tutta la tradizione di questo Consiglio Superiore. La Commissione accetta altresì l’emendamento dell’onorevole Bernini, per il quale le elezioni devono essere indette con un preavviso di 45 giorni ed il deposito delle candidature dove avvenire almeno 20 giorni prima della elezione. La Commissione non sa invece apprezzare le ragioni addotte dall’onorevole Marchesi per la rappresentanza degli assistenti universitari in seno al Consiglio Superiore. Consentite che io vi dica, onorevoli colleghi, che nessuno più di me, fra i professori universitari presenti in quest’Aula, può sentirsi vicino alla classe degli assistenti. Cultore di scienze sperimentali, io pervenni all’insegnamento attraverso l’assistentato; e nel laboratorio io vivo ogni giorno la vita degli assistenti e necessariamente mi valgo, continuamente, della collaborazione degli assistenti. Nessuno, quindi, più di me ne conosce le esigenze, ne apprezza le aspirazioni, nessuno più di me sa come essi effettivamente rappresentino – lo diceva giustamente l’onorevole Marchesi – un «interesse della scuola».

Ma quale sarebbe l’utilità della presenza degli assistenti universitari nel Consiglio Superiore? Occorre che noi ci intendiamo, una buona volta, su quello che è il vero significato di questo Consiglio Superiore. Finora esso è stato l’organo consultivo del Ministro per i più elevati, i più importanti problemi della cultura e della scuola. Cosa potrà dire, questo rappresentante di un particolare interesse della scuola, di più di quello che potranno dire, nell’esprimere i pareri che il Ministro richiede al Consiglio, i professori universitari di ruolo? Io non riesco a rendermi conto di questo. Non è per disconoscere l’importanza della funzione degli assistenti universitari, ma è perché io non riesco a vedere l’utilità della presenza degli assistenti universitari nel Consiglio Superiore, che mantengo il mio punto di vista. E, con me, la maggioranza della Commissione.

Diceva l’onorevole Marchesi che gli assistenti universitari si devono accrescere e moltiplicare. Non so se la loro inclusione nel Consiglio Superiore sia il mezzo idoneo per ottenere questa crescita e questa moltiplicazione. Se la rappresentanza di un interesse della scuola fosse davvero una ragione sufficiente per includere nel Consiglio Superiore i rappresentanti degli assistenti, allora dovrei dirvi che non si possono trascurare tutti gli altri interessi della scuola. Io dovrei allora aderire pure a quanto proponeva ieri l’onorevole Bertola, che cioè non si trascurino gli incaricati delle Università, perché anche questi rappresentano evidentemente un «interesse della scuola». E dovrei andare più in là: dovrei dirvi che non possiamo trascurare nemmeno i supplenti e gli incaricati delle scuole medie ed elementari, poiché anche questi sono rappresentanti di un «interesse della scuola». Ed ancora oltre: noi dovremmo includere – come mi diceva questa mattina il collega onorevole Condorelli – i padri di famiglia; noi non dovremmo escludere nemmeno gli studenti. Essi pure hanno, del resto, manifestato il desiderio di essere rappresentati nel Consiglio Superiore, ed essi pure rappresentano, evidentemente, un interesse della scuola.

TONELLO. Allora, anche i bidelli.

MARTINO GAETANO. Dire ciò non significa, onorevole Tonello, almeno secondo la mia intenzione, andare alla ricerca del paradosso, e mancare così di riguardo ad un collega tanto autorevole come l’onorevole Marchesi, al quale peraltro, mi legano rapporti di viva simpatia e di rispettosa amicizia. Ricorderò all’onorevole Marchesi – perché egli mi creda quando io questo affermo – che mezzo secolo fa un altro studioso, altrettanto autorevole quanto lui, ebbe a sostenere una tesi che potrebbe sembrare paradossale: ebbe a sostenere cioè, che i concorsi universitari non devono essere giudicati dai professori universitari, ma dagli studenti. Ascoltate: «Non saranno giudici dei meriti di uno scienziato quelli che professano la stessa scienza. Vi sembra forse assurda questa previsione? Vi sembra strano dire che ciò sarà bene? Rispondo interrogando: vi sembra cosa giusta e cosa naturale che il vasaio giudichi del vasaio, il fabbro del fabbro ed il poeta del poeta? Saranno gli studenti stessi che, nell’interesse loro, faranno la scelta migliore».

Questo studioso non meno autorevole del professore Marchesi, era Giovanni Pascoli.

MARCHESI. Io sono per i cuochi, non per i convitati; sono per quelli che preparano le vivande, non per quelli che le gustano. E gli assistenti sono tra i preparatori più benemeriti, se anche più oscuri.

MARTINO GAETANO. Io ritengo di poter sostenere però, senza tema di essere smentito da alcuno, che nel caso specifico i più autorevoli fra i cuochi sono i professori di Università, non già gli assistenti.

Se noi dunque siamo contrari all’inclusione degli assistenti e degli incaricati delle Università nel Consiglio Superiore, ciò non è per misconoscimento di quelle, che l’onorevole Marchesi chiamava ieri le «benemerenze della classe», ma per riconoscimento del vero significato che deve attribuirsi al massimo organo della cultura e della scuola.

Concludo. Io penso che, sulla base di questi nuovi emendamenti della Commissione presentati dal collega onorevole Camposarcuno, possa raggiungersi un accordo nell’Assemblea. Resta solo la preoccupazione che, per eseguire le elezioni e quindi, per costituire questo Consiglio Superiore, molto tempo sia necessario; troppo tempo, tale da paralizzare addirittura la vita delle Università. È pertanto necessario che per lo meno quella che sarà la prima Sezione del Consiglio Superiore, la Sezione per l’istruzione superiore, abbia a funzionare quanto più presto è possibile, e ciò per un mondo di problemi, che sono rimasti fino ad ora in sospeso e che non debbono restare più oltre insoluti.

Io credo che tutti possiamo associarci al voto dell’onorevole Tonello, ché il Ministro immediatamente indica le elezioni per la prima Sezione del Consiglio Superiore, riservandosi di indirle poi, appena possibile, anche per le Sezioni della scuola media e della scuola elementare.

E dall’onorevole Tonello poi io spero che non mi verrà ancora l’accusa di essere, perché liberale, aprioristicamente contrario ad ogni progresso della cultura e della scuola. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Ministro della pubblica istruzione.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. Io non ho nulla da aggiungere alla relazione già stampata e distribuita; ho solo da ringraziare l’onorevole Martino e la Commissione per il lavoro già svolto.

Debbo fare un solo rilievo. Il progetto della Commissione concorda sopra alcuni punti fondamentali con il progetto governativo. Anzitutto istituisce anch’esso un Consiglio Superiore delle belle arti e delle antichità e un Consiglio Superiore delle accademie e biblioteche, accanto a quello della pubblica istruzione. In secondo luogo, come il progetto ministeriale, accetta la garanzia della democraticità dell’organizzazione, che viene assicurata dall’elezione di almeno due terzi dei membri del Consiglio stesso. In terzo luogo accetta che alcuni membri siano di nomina ministeriale al fine di integrare eventuali lacune o di compensare disarmonie dell’organismo stesso. Accetta, infine, pure un postulato fondamentale del progetto governativo, quello cioè dell’inclusione di una rappresentanza della scuola media e di una rappresentanza della scuola elementare accanto alla tradizionale rappresentanza universitaria,

Fin qui c’è dunque concordanza. Ad un certo punto però vi sono differenze sostanziali, che io riassumerei in questo modo: 1°) eccessivo allargamento – mi consenta l’onorevole Martino di affermarlo – dei poteri del Ministro. Per esempio, in fatto di istituzioni di Giunte, il progetto della Commissione dà al Ministro pieni poteri di istituirle a suo piacere, senza alcuna norma limitatrice.

2°) Ritengo inopportuno – e lo dichiarerò quando si arriverà al momento della discussione e della votazione degli emendamenti – eliminare la rappresentanza degli assistenti e degli incaricati; sulla quale rappresentanza io ancora insisterei.

3°) Il progetto della Commissione limitava, secondo me, eccessivamente la rappresentanza della scuola media e della scuola elementare in seno al Consiglio stesso.

Inoltre, introducendo il criterio delle elezioni di secondo grado per la scuola media e per la scuola elementare – criterio di elezione che io accetto pienamente – non specificava, però, nulla in merito a questa procedura; e se fosse possibile, io esprimerei il desiderio che si lasciasse il minimo di discrezionalità alle ordinanze ministeriali e che, per quanto più possibile, si specificasse nella legge stessa il metodo elettorale, di modo che al Ministero non resti che un compito puramente esecutivo.

Ma, come tutti hanno notato, il dissenso fondamentale riguardava l’istituzione o la non istituzione di tre Sezioni del Consiglio Superiore. Dalla discussione – come ha rilevato il Presidente della Commissione, onorevole Martino – è emerso che quasi tutti coloro che hanno parlato si sono dichiarati favorevoli al principio affermato nel progetto governativo, cioè favorevoli all’istituzione delle tre Sezioni. Si sono dichiarati favorevoli anche alcuni membri stessi della Commissione parlamentare. D’altra parte, rilevo dall’esame degli emendamenti che questi sono in gran parte orientati verso questa soluzione. D’altra parte la Commissione stessa, mi pare con gli emendamenti Camposarcuno, entra in questo ordine di idee.

Per questa ragione io concludo dicendo che accetto l’ordine del giorno firmato dall’onorevole Sullo e da altri colleghi, che è stato presentato ieri sera e che stabilisce di tenere come base di discussione il progetto governativo, in quanto è tutto imperniato sul principio della distinzione delle tre Sezioni.

Naturalmente, mi riservo poi di esprimere il mio parere sui singoli emendamenti, quando verranno in discussione.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Prima di passare all’esame degli articoli, dobbiamo decidere in merito a due ordini del giorno presentati.

L’onorevole Colonnetti aveva presentato il seguente ordine del giorno:

«L’Assemblea Costituente,

pur consentendo col Ministro della pubblica istruzione nel proposito di dar vita a Sezioni del Consiglio superiore della pubblica istruzione particolarmente competenti nei problemi della scuola media ed elementare, e nelle quali i rispettivi docenti siano direttamente rappresentati,

considerata l’urgenza di rimettere in funzione l’organo tradizionale competente nei problemi dell’istruzione superiore,

invita il Ministro a ricostituire immediatamente quest’organo richiamando a tal fine in vigore il decreto legislativo 7 settembre 1944, n. 272».

Onorevole Colonnelli lo mantiene?

COLONNETTE Ho presentato una norma transitoria, la quale provvede allo stesso scopo. Quindi potrei ritirare l’ordine del giorno, riportando la discussione sopra la norma transitoria.

PRESIDENTE. L’onorevole Sullo aveva presentato, insieme con l’onorevole Della Seta il seguente ordine del giorno:

«L’Assemblea Costituente,

considerato che il progetto della Commissione sul Consiglio superiore della pubblica istruzione presenta, rispetto al progetto ministeriale, il notevole inconveniente di sopprimere l’articolazione in Sezioni che permettono un lavoro costante, organico e veramente costruttivo, concentrando ogni discussione, anche su temi specifici, in un organo appesantito, e talora anche pletorico rispetto agli argomenti da trattare,

delibera di passare alla discussione degli articoli riconfermando l’esigenza della struttura del Consiglio articolato in Sezioni e Giunte, così come è nello spirito del progetto ministeriale».

Lo sostituisce col seguente, firmato anche dagli onorevoli Bernini, Marchesi, Lozza, Binni, Preti, Bertola, Puoti, Rumor, Bernamonti, Moro:

«L’Assemblea Costituente, riconosciuta la esigenza di articolare il Consiglio superiore in tre Sezioni, nello spirito del progetto ministeriale, riserbando ad altra legge la determinazione degli altri casi in cui il parere della seconda e della terza Sezione è obbligatorio o facoltativo, con particolare riguardo alla costituzione di nuove scuole governative e al riconoscimento di nuove scuole non governative, delibera di passare alla discussione degli articoli».

MARTINO GAETANO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTINO GAETANO, Relatore. Io non avevo espresso l’avviso della maggioranza della Commissione su questo ordine del giorno dell’onorevole Sullo e di altri colleghi. Io dissi che una base di accordo – a parer nostro – si poteva trovare negli emendamenti presentati ora dalla Commissione a mezzo dell’onorevole Camposarcuno, in quanto, con questi emendamenti, viene sodisfatta questa esigenza di articolare il Consiglio Superiore in tre Sezioni, e d’altra parte viene mantenuto quel criterio unitario del Consiglio Superiore, che ci ha guidato nei nostri lavori.

Ora, considerando le cose in questo modo, noi dovremmo essere favorevoli all’ordine del giorno Sullo, se non fosse per quell’inciso: «nello spirito del progetto ministeriale». Perché proprio in questo il progetto ministeriale si differenzia dal nostro punto di vista, in quanto esso non mantiene il carattere unitario del Consiglio Superiore che noi vogliamo invece assicurare.

Se, pertanto, il collega Sullo e gli altri firmatari dell’ordine del giorno non avranno difficoltà a sopprimere dal loro testo le parole: «nello spirito del progetto ministeriale», io dichiaro che la Commissione sarà favorevole a quest’ordine del giorno.

TONELLO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TONELLO. Dichiaro che voterò anch’io l’ordine del giorno Sullo, con l’emendamento proposto dal Relatore.

SULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SULLO. Non ho ritenuto di svolgere quest’ordine del giorno, che è stato concordato fra i Gruppi maggiori dell’Assemblea, perché mi pareva che fosse molto chiaro. In ogni caso devo anticipare questo: che, come tutti i firmatari dell’ordine del giorno, sono d’accordo che le riforme di struttura devono essere studiate dal Consiglio plenario e non dalle Sezioni.

Se, pertanto, la dizione «nello spirito del progetto ministeriale» è interpretata dal collega Martino nel senso che le Sezioni abbiano la competenza delle riforme di struttura dei rispettivi ordini, ciascuna per conto proprio, io lo rassicuro che noi non intendiamo che i compiti delle singole Sezioni si estendano sino al potere di modificare la struttura dei rispettivi ordini della scuola.

Sono pronto, dal momento che il concetto informatore è altro, anche a sopprimere la dizione «nello spirito del progetto ministeriale», ma la sostanza rimane questa: che noi intendiamo che vi sia questa articolazione e crediamo che lo spirito del progetto ministeriale non sia in contrasto con quello che abbiamo deciso e stabilito per le riforme di struttura.

Devo anche sottolineare il fatto che è stato incorporato nell’ordine del giorno medesimo la giusta richiesta dell’onorevole Marchesi in merito all’istituzione di nuove scuole governative e al riconoscimento di nuove scuole non governative. Siamo d’accordo tutti che in questa sede non si possano analizzare singolarmente tutti i casi, in cui la seconda e terza Sezione possano dare pareri specifici e che questo deve essere fatto successivamente e ponderatamente senza conclusioni affrettate. Ma d’altra parte l’ordine del giorno impegna il Governo, l’Assemblea Costituente e le future Camere a redigere al più presto un elenco dei casi, in cui il parere del Consiglio Superiore deve essere rispettivamente vincolante, obbligatorio, facoltativo.

PRESIDENTE. Prego l’onorevole Ministro di esprimere il suo parere sull’ordine del giorno Sullo.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. Accetto l’ordine del giorno Sullo, anche con la soppressione dell’inciso «nello spirito del progetto ministeriale».

MORO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORO. Dichiaro a nome del Gruppo che voteremo a favore di quest’ordine del giorno.

RODI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RODI. Anche noi voteremo a favore dell’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno, con la soppressione, accettata dal Governo, delle parole: «nello spirito del progetto ministeriale».

(È approvato).

Si tratta di passare, pertanto, all’esame degli articoli.

Chiedo al Ministro dell’istruzione di dichiarare su quale testo egli intende si debba procedere nella discussione.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. Non so se erro. Dato l’ordine del giorno, che è stato poc’anzi approvato, il quale insiste sopra l’articolazione per Sezioni, dei due progetti quello che è articolato per Sezione è il progetto governativo. Quindi io ritengo, salvo parere contrario dell’Assemblea, che sia più opportuno, e che faciliti anche i nostri lavori, salvo l’approvazione di tutti gli emendamenti proposti, seguire la linea del progetto governativo.

MARTINO GAETANO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTINO GAETANO, Relatore. Gli emendamenti presentati stamane modificano il testo della Commissione. Il nuovo testo della Commissione prevede, pertanto, l’articolazione in Sezioni così come la prevede il testo ministeriale. Per ragioni di opportunità io preferirei che la discussione avvenisse sul testo della Commissione, anziché su quello del Ministro, perché, altrimenti, dovremmo ripresentare tutta una serie di emendamenti al testo del Ministro, mentre ci siamo finora preoccupati di presentare emendamenti al testo della Commissione.

Prego l’onorevole Ministro di aderire a questo concetto, che faciliterà la discussione e lo svolgimento dei lavori.

PRESIDENTE. Avrei fatto presente appunto, dopo che l’onorevole Martino avesse finito di parlare, questa situazione di fatto; tutti gli emendamenti si riferiscono al testo della Commissione e non al testo ministeriale.

Aggiungo che, come ha detto poco fa l’onorevole Martino, è stato presentato dalla Commissione solo stamane, e, quindi, fino a questo momento non è stato possibile distribuirlo ai membri dell’Assemblea, un nuovo testo, specialmente per gli articoli 2 e 3, proposto dalla Commissione, testo che riprende in gran parte la impostazione data ai problemi relativi dal testo ministeriale. Prego, pertanto, l’onorevole Ministro di esaminare la possibilità o meno di aderire a questa richiesta.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. Anche io sono d’accordo, ma non è stato distribuito il fascicolo contenente il nuovo testo e, quindi, in questo momento non è possibile discutere.

BERTOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERTOLA. Prima di tutto volevo dire che io ho dato il mio voto a quell’ordine del giorno, e come me, credo anche parecchi miei colleghi, proprio perché quell’ordine del giorno significava lo spostamento della discussione del disegno di legge dal testo della Commissione a quello del Ministero. Si è concesso di togliere «lo spirito», perché io, scherzando, ho detto che togliendo lo spirito restava il corpo, ma non vorrei che togliendo lo spirito si togliesse anche il corpo.

Secondo: si capisce che gli emendamenti sono stati presentati sul testo della Commissione per il fatto semplicissimo che non si potevano presentare sul testo del Ministero. Quindi, chiedo, proprio per quell’ordine del giorno che abbiamo votato, che la discussione sia fatta sul testo del Ministero. Indubbiamente molti articoli del testo della Commissione saranno accettati, ma lo schema, però, su cui discutere, dev’essere quello del Ministero.

PRESIDENTE. Penso che sarebbe forse opportuno decidere su questo problema particolare, riguardante il testo base della discussione, all’inizio della seduta pomeridiana, in quanto le divergenze sorgono dall’articolo 2 in poi. Mi pare che possiamo senz’altro procedere all’esame dell’articolo 1, poiché il testo della Commissione ed il testo del progetto ministeriale si differenziano fra loro solo per l’indicazione del numero dei componenti del Consiglio. È questa una questione effettivamente di grande importanza, ma che non concerne l’impostazione delle due formulazioni.

Presentazione di una relazione.

FUSCHINI. Mi onoro di presentare la relazione al disegno di legge: «Modificazioni al decreto legislativo 10 marzo 1946, n. 74, per l’elezione della Camera dei deputati».

PRESIDENTE. Questa relazione sarà stampata e distribuita.

Si riprende la discussione del disegno di legge: Riordinamento dei corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione. (35).

BERNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERNINI. Volevo associarmi alle dichiarazioni che ha fatto l’onorevole Bertola. È vero che parecchi emendamenti sono stati presentati al progetto della Commissione, ma in realtà si vedrà durante la discussione che la maggior parte di questi emendamenti cadrà. Quindi sono convinto che se seguiremo il progetto ministeriale, noi semplificheremo notevolmente il nostro lavoro.

Mi associo pertanto alle conclusioni dell’onorevole Bertola.

PRESIDENTE. Sta bene. Per il primo articolo il progetto ministeriale deve essere alla base, perché alcune disposizioni dell’articolo 1 del testo della Commissione sono state ora trasferite nella nuova formulazione dell’articolo 2.

Passiamo dunque all’esame dell’articolo 1. Si dia lettura dell’articolo 1, nel testo governativo.

AMADEI, Segretario, legge:

«Il Consiglio Superiore della pubblica istruzione è composto di 46 membri, oltre il Ministro che lo presiede, ed è diviso in tre sezioni, la prima per l’istruzione superiore, la seconda per l’istruzione media, classica, scientifica, magistrale e tecnica e la terza per l’istruzione elementare».

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. Proporrei che il numero complessivo dei membri del Consiglio Superiore rimanesse in sospeso, in attesa di determinare la composizione delle varie Sezioni; cioè, lo metteremo al momento in cui avremo detto come sono costituite le Sezioni. Poi proporrei, ai fini pratici della brevità, che la seconda Sezione, anziché chiamarsi per «l’istruzione media, classica, scientifica, magistrale e tecnica», si chiamasse «per l’istruzione secondaria»; come la terza, «per l’istruzione elementare». È una terminologia più comoda e semplice.

BOSCO LUCARELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOSCO LUCARELLI. Onorevoli colleghi, comprendo che avrei dovuto iscrivermi a parlare sulla discussione generale, ma, per non violare il Regolamento a cui mi richiamerebbe il Presidente, mi limiterò a titolo personale a fare dei rilievi che possono essere connessi con l’articolo primo. Questa evidentemente è una leggina di emergenza per la necessità pratica di dover subito ricostituire il Consiglio superiore della pubblica istruzione, perché altrimenti dovrebbe precedere una discussione su l’ordinamento scolastico, del quale è un corollario.

Ordinamento scolastico dal quale io profondamente dissento, e dissento principalmente per quel che riguarda l’organizzazione dell’insegnamento industriale. Ho sempre sostenuto e sostengo che l’insegnamento professionale, industriale, commerciale e agrario debba essere staccato dal Ministero della pubblica istruzione per ritornare nella vita dei Ministeri tecnici, cioè a contatto con la realtà. La deleteria riforma Bottai in questo campo è stata assolutamente distruttiva di quella che era l’antica nostra scuola industriale, commerciale e agraria, la quale andava migliorata e non peggiorata, burocratizzandola.

E anche il titolo, che il Ministro vuol dare alla seconda Sezione, sta a dimostrare che andiamo a distruggere la scuola del lavoro per creare una scuola media anodina, che non risponde ai bisogni dell’industria e della nostra ricostruzione industriale.

Noi avevamo negli antichi ordinamenti un Consiglio superiore dell’insegnamento commerciale, un Consiglio superiore dell’insegnamento industriale e credo anche dell’insegnamento agrario: organi tecnici e specializzati, i quali portavano la voce della realtà e della vita nei diversi problemi del lavoro, problemi che non possono esattamente essere valutati dagli insegnanti delle scuole medie, che questa vita del lavoro non vivono, perché non vivono a contatto dell’industria, del commercio, dell’agricoltura, cui la scuola deve fornire gli elementi essenziali.

Bisogna che l’Assemblea ed il Paese si persuadano che, specie nel Mezzogiorno d’Italia, l’industrializzazione, il rinnovamento industriale ed economico poggia per gran parte sul rinnovamento della scuola, sulla ricostituzione della scuola industriale, la quale deve darci quella mano d’opera qualificata che, se manca in altre zone d’Italia, nel Mezzogiorno manca in maniera totalitaria.

Qualche mese fa parlavo con un industriale di Napoli di questo problema della scuola, la quale deve vivere a contatto dell’industria. Mi diceva che, mentre abbiamo attualmente in Italia 6 alti forni, di essi ben due sono in Napoli, ma le materie prime devono essere mandate in alta Italia per la trasformazione, perché a Napoli manca l’industria necessaria; ed uno dei fattori perché questa industria non sorge è la mancanza della mano d’opera qualificata.

È urgente la necessità di una riforma profonda dell’insegnamento industriale.

Vorrei che l’onorevole Ministro ci desse qualche assicurazione perché potessero risorgere, sia pure nell’attuale ordinamento scolastico, i Consigli superiori tecnici dell’insegnamento agrario, dell’insegnamento industriale, dell’insegnamento commerciale, i quali devono essere costituiti con criteri e con uomini del tutto diversi da quelli, i quali considerano la scuola da un punto di vista schematico di programmi fissi e di programmi umanistici, i quali non possono rispondere alla realtà della scuola del lavoro. La scuola industriale deve vivere senza programmi fissi, ma secondo i bisogni e le esigenze del luogo; deve essere affidata ad uomini che la scuola conoscono, non per costruzione ideologica, ma per la conoscenza dei bisogni reali, che essi attingono alla vita reale ed alle condizioni economiche del proprio paese.

Quindi io, per non mettermi in opposizione alla mia costante aspirazione ed alla modesta opera mia, tendente a questa riforma scolastica, mi sentirei costretto ad astenermi dal voto su questo articolo, se l’onorevole Ministro non mi desse l’assicurazione che questo problema dell’insegnamento industriale, commerciale ed agrario sarà visto con larghezza di vedute.

Ed in questo deve convenire il Tesoro, che deve fornire mezzi finanziari per risolvere questo problema, che è problema fondamentale per la ricostruzione della vita economica italiana.

Noi desideriamo l’assicurazione che, sia pure nell’ambito del Ministero, risorga questo organismo centrale, che deve presiedere alla scuola industriale, commerciale, agraria, con dei Consigli superiori autonomi per i detti tre rami di attività. (Applausi).

CALAMANDREI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALAMANDREI. Onorevoli colleghi, avrei desiderato parlare in sede di discussione generale, per fare qualche osservazione appunto di carattere generale; ma ieri sera sono arrivato quando già la discussione era chiusa, e quindi devo parlare in sede di esame degli articoli, pure avvertendo che gli emendamenti da me proposti sono connessi a criteri di carattere generale, che brevemente vi espongo.

Devo dire prima di tutto all’onorevole Ministro Gonella che il suo attuale progetto, preferibile a quello della Commissione, mi sembra che meriti plauso, perché effettivamente in alcuni punti, anzi in molti punti, ha tenuto conto utilmente delle critiche che gli furono mosse nella seduta del 24 luglio scorso; il che dimostra che le opposizioni sono la forma migliore di collaborazione.

Il progetto, che oggi il Ministro presenta, non è tanto, come ha detto il collega Martino, una revanche del Ministro Gonella, perché in sostanza il Ministro Gonella ha accolto le critiche degli oppositori; direi piuttosto che il Ministro Gonella ha dimostrato con esso che se errare humanum est, perseverare in errore diabolicum est e che la sua natura, se non è proprio angelica, diabolica non è certamente. (Si ride).

Vorrei che si ponesse l’accento, nel votare gli articoli di questo progetto, su un punto che mi pare essenziale: che il Consiglio superiore non è un organo politico ma è un organo esclusamene tecnico; mentre il Ministro è un organo politico, non tecnico. Le direttive politiche dell’opera sua è il Ministro che le deve stabilire; il Consiglio superiore si deve limitare ad esercitare una funzione di consulenza, di collaborazione tecnica. Senonché, anche in questi limiti di collaborazione tecnica non si deve credere che il Consiglio superiore possa essere e sia bene che sia un docile strumento del Ministro.

Il Consiglio superiore, appunto per poter adempiere alla sua funzione tecnica, deve avere la possibilità ed i poteri per mantenere entro certi limiti dettati da ragioni tecniche le iniziative politiche del Ministro: deve quindi, in un certo senso, essere anche un suo controllo ed un suo moderatore.

Da queste premesse derivano diverse conseguenze.

Prima conseguenza è che proprio perché il Consiglio superiore è un organo tecnico, dal punto di vista tecnico funzionerà assai meglio diviso in quelle tre Sezioni, come il Ministro propone, anziché unificato in un unico consesso, come avrebbe proposto la Commissione.

Ma da questa sua natura tecnica deriva un’altra conseguenza, sulla quale specialmente mi permetto di richiamare l’attenzione dei colleghi, e che attiene alla nomina dei componenti del Consiglio. I componenti del Consiglio devono essere nominati in base a considerazioni di carattere esclusivamente tecnico: si debbono scegliere i migliori filologi, i migliori giuristi e i migliori medici, secondo criteri non politici o confessionali, ma solo prendendo in considerazione la miglior competenza tecnica.

Qual è l’organo che è più idoneo a fare una scelta tecnica dei componenti il Consiglio superiore? Evidentemente il corpo dei professori universitari, per quel che si riferisce alla prima Sezione del Consiglio, o degli altri insegnanti di scuole medie o elementari, per le altre due Sezioni. Ora io mi domando per quale ragione una parte dei componenti del Consiglio (cioè, come mi pare sia detto nel terzo comma dell’articolo 3 del progetto ministeriale, sei di essi), debba, anziché eletta dai professori, esser nominata dal Ministro, il quale è un organo politico e non tecnico e potrà essere in grado, per le nozioni che egli ha personalmente, di fare una scelta tecnica di alcuni studiosi, ma non ha l’onniscienza tecnica che occorrerebbe per poter fare questa scelta con competenza per tutte le discipline. Ricordo ai colleghi ed al Ministro che questa idea che tutti i componenti del Consiglio superiore o una parte di essi siano scelti dal Ministro, è una idea che è stata rimessa in vigore dagli ordinamenti fascisti, prima dei quali v’era, sì, una parte dei componenti del Consiglio che non erano eletti dai professori, ma la loro nomina non era demandata al ministro: alludo alla legge 19 luglio 1909, n. 496, per la quale sei dei componenti erano eletti dal Senato tra i senatori e sei dalla Camera tra i deputati facenti parte del corpo insegnante.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. È la legge Casati.

CALAMANDREI. Ma successivamente, in un testo più recente, che è quello che era in vigore finora (decreto De Ruggiero del 7 settembre 1944) v’era, sì, una parte dei componenti il Consiglio superiore che non erano eletti dai professori, ma la loro nomina avvenne in via di cooptazione demandata ai professori eletti (i quali erano ventisette, e dovevano per cooptazione nominare gli altri nove). Proprio per conservare al Consiglio superiore questo carattere tecnico ho proposto un emendamento al terzo comma dell’articolo 3 del progetto ministeriale nel senso di stabilire, in conformità del sistema finora in vigore, che quei sei membri, che secondo il progetto ministeriale dovrebbero essere nominati dal Ministro, siano invece ancora nominati per cooptazione dai membri eletti.

D’altra parte si deve ricordare che può accadere, ed assai spesso accade, che il Ministro non ami il Consiglio superiore. È desiderabile che fra il Ministro ed il Consiglio superiore vi siano sensi di cordiale collaborazione, ma può accadere che questo non vi sia, ed allora può darsi che il Ministro tenda a sottrarre più materie che può al parere del Consiglio superiore, e non tanto il Ministro quanto la burocrazia ministeriale può darsi che non ami il Consiglio superiore.

Se questo può accadere (e l’esperienza ha dimostrato varie volte che accade) ritengo che siano da evitare tutte le disposizioni, come quelle contenute negli articoli 8 ed 11 del progetto ministeriale, le quali si limitano semplicemente a dire che il Consiglio superiore potrà dare il suo parere «qualora il Ministro lo richieda», lasciando quindi ad un potere discrezionale del Ministro di portare davanti al Consiglio superiore quelle materie che, a suo arbitrio, il Ministro ritenga di dover sottoporre a quella consulenza. Penso invece che le materie su cui il Consiglio superiore deve essere interpellato devono essere stabilite con precisione dalla legge, e che tutti gli argomenti per i quali è prescritto l’intervento del Consiglio superiore devono essere stabiliti con precisione dalla legge, e che tutti quegli articoli del progetto, in cui l’interpellanza del Consiglio superiore è rimessa alla discrezione del Ministro, siano sostituiti da precise disposizioni nelle quali si dica quali sono le funzioni del Consiglio, i casi in cui è richiesto il parere del Consiglio, i casi in cui il parere del Consiglio è vincolante.

E finalmente un’ultima osservazione. Nella legge Casati e nel decreto De Ruggiero una delle funzioni preminenti del Consiglio superiore era quella di studiare le riforme dell’insegnamento. La legge Casati all’articolo 15 diceva:

«Al termine di ogni 5 anni il Consiglio superiore presenta al Ministro una relazione generale dello stato di ciascuna parte dell’istruzione, con le osservazioni e proposte che stimerà convenienti. A tal fine sono comunicati al Consiglio i rapporti annuali degli ispettori generali e delle altre autorità scolastiche».

E l’articolo 4 del decreto 7 settembre 1944 in un capoverso diceva che «il Consiglio superiore ha facoltà di riferire al Ministro sulle condizioni generali del pubblico insegnamento».

Ora, a noi sembrerebbe che tutte le volte in cui ci siano da fare indagini, o inchieste intorno alle riforme dell’insegnamento, o studi su queste riforme, l’organo essenzialmente competente, per la sua dignità, per la varietà dei suoi componenti e per la varietà delle competenze dei suoi componenti, debba essere proprio il Consiglio superiore dell’istruzione pubblica. Viceversa, che cosa è accaduto durante il Ministero Gonella? Che quando ha creduto di poter iniziare gli studi per una generale riforma scolastica il Ministro ha nominato la macchinosa Commissione «per una inchiesta nazionale sulla riforma della scuola» a capo della quale è stato messo un comitato di ex Ministri della pubblica istruzione, col potere di aggregarsi un numero indefinito di collaboratori e di comitati. E per quest’organo così macchinoso, così complesso, sono stati già predisposti sontuosi locali in un intero piano di un antico palazzo. Di tutto questo il Consiglio superiore, che sarebbe per legge l’organo costituito a questo scopo, non ha saputo assolutamente niente! La riforma della scuola, la riforma delle Università, che un anno e mezzo fa era stata posta all’ordine del giorno del Consiglio superiore, ad un certo momento gli è stata sottratta ed è stata affidata a questo organo creato appositamente dal Ministro.

Ora, se si vuol dare al Consiglio superiore un’efficacia tecnica ed una dignità costruttiva, come quest’organo deve avere, si deve cercare di evitare il più che si può la creazione di questi organi consultivi di fortuna verso i quali, me lo permetta il Ministro, l’onorevole Gonella molte volte ha dimostrato di avere una certa simpatia.

Ci siamo trovati varie volte di fronte a questo, che è un curioso sistema democratico: il Ministro avrebbe avuto nel Consiglio superiore l’organo consultivo appositamente istituito dalla legge per dare il parere sui suoi progetti, ma, forse prevedendo che il Consiglio superiore avrebbe dato un parere contrario, ha preferito di non rivolgersi al Consiglio superiore e di creare al suo posto altri organi consultivi non previsti dalle leggi, composti di fidati del Ministro, il quale ben sapeva che, se ad essi avesse sottoposto i suoi progetti, essi avrebbero naturalmente dato parere favorevole.

Ora questo, secondo noi, è un sistema che non si deve perpetuare e che, in occasione della ricostituzione del Consiglio superiore, si deve cercare di eliminare, accogliendo l’emendamento da me presentato come articolo 1-bis, il quale propone appunto di restituire al Consiglio superiore la competenza esclusiva in materia di inchieste sull’istruzione e di studi di riforme sulla stessa materia. (Applausi).

MICCOLIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICCOLIS. Io credo che le preoccupazioni e le raccomandazioni dell’onorevole Bosco Lucarelli siano più che fondate. In effetti le scuole tecniche che noi oggi abbiamo in Italia provengono dai diversi Ministeri tecnici e furono convogliate dal fascismo nel Ministero della pubblica istruzione. Ora, in questo momento nel quale noi andiamo a costituire questo corpo che deve sovraintendere all’istruzione italiana, mi pare che per lo meno si debba scindere, nella scuola secondaria, la scuola dell’ordine classico, scientifico e magistrale da quella dell’ordine tecnico.

Infatti, nel Ministero della pubblica istruzione, v’è una direzione generale per l’istruzione tecnica, mentre ve n’è un’altra per l’istruzione classica, scientifica e magistrale. Ora, io non vedo effettivamente come questa sezione media di cui parla l’onorevole Ministro possa occuparsi dei problemi che interessano l’istruzione tecnica. Si tratta, in realtà, di due cose ben distinte.

Debbo poi osservare all’onorevole Bosco Lucarelli che, in materia di programmi, non sono d’accordo con quanto egli ha detto, perché il programma deve essere unico anche dal punto di vista dell’emigrazione. Ora, nell’ordine tecnico che noi abbiamo, v’è l’istruzione commerciale, l’istruzione industriale, l’istruzione agraria e l’istruzione nautica. Credo, quindi, che un solo organismo debba avere la competenza dei programmi e dello sviluppo di queste scuole.

Nella scuola classica, la faccenda è diversa: là basta una lavagna e un gesso; ma, nell’ordine tecnico, occorrono laboratori e milioni. Non è poi da trascurarsi anche l’intervento del Ministero dei lavori pubblici, perché molte scuole sono tuttora senza locali adatti.

Sentivo ieri parlare l’onorevole Gullo di questioni sindacali; ma qui non si tratta di questioni sindacali: qui si tratta di una questione di competenze. Dobbiamo avere, quindi, un competente per l’istruzione classica, un competente per l’istruzione industriale, un competente per l’istruzione agraria, un competente per l’istruzione nautica.

Noi non possiamo affidare ad un elemento rappresentativo unico l’istruzione tecnica dei diversi rami. Io poi vorrei cogliere l’occasione per ricordare brevemente ai colleghi che in effetti la scuola italiana è troppo classica. Anche in questo momento in cui si parla di emigrazione, noi sentiamo che ci difettano gli elementi tecnici, che difettano gli operai specializzati, operai specializzati che evidentemente dovrebbero esser formati dalle scuole tecniche. Noi invece non abbiamo per l’istruzione tecnica null’altro che una base di partenza.

Come dice l’onorevole Bosco Lucarelli, questa base di partenza è stata creata dai Ministeri tecnici, e dopo il passaggio di queste scuole alla pubblica istruzione, esse si sono fermate e non hanno più progredito.

È necessario, io credo, che si tenga presente la necessità che invece di tre Sezioni, onorevole Ministro, siano quattro, cioè che la Sezione per l’istruzione tecnica sia completamente staccata, come è prospettato dal mio emendamento.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GONELLA, Ministro dell’istruzione pubblica. Vorrei far presente che mi rendo conto delle osservazioni sia dell’onorevole Bosco Lucarelli che dell’onorevole Miccolis. Non bisogna dimenticare però che nella seconda Sezione v’è un ispettore dell’ordine tecnico, un rappresentante dei Consorzi provinciali per l’istruzione tecnica, un capo istituto di scuola tecnica, tre professori di scuole tecniche; cioè sei rappresentanti dell’ordine tecnico. E non sono altrettanti i rappresentanti dell’ordine classico, perché l’ordine tecnico ha in più il rappresentante dei Consorzi provinciali dell’istruzione tecnica.

Si tratta di vedere se sia il caso di scindere la Sezione aumentando il numero.

COLONNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COLONNETTI. Ringrazio l’onorevole Ministro per i chiarimenti dati; stavo per dire io stesso che non è che si sia dimenticata la rappresentanza delle scuole tecniche. Soltanto ancora una volta devo confessare la mia perplessità. Mi chiedo se effettivamente una Sezione del Consiglio superiore, fatta per metà di rappresentanti dell’istruzione classica o scientifica, e per l’altra metà di i rappresentanti di scuole professionali, tecniche industriali e commerciali, potrà funzionare. E non saprei dare una risposta ad una domanda di questo genere, perché ancora una volta si sente qui la mancanza, che già ieri deploravo, di una chiara definizione dei compiti dell’organo di cui stiamo discutendo la composizione.

Ho già detto ieri, e ripeto in questo momento, che ho l’impressione che bisogna prima creare la funzione e poi l’organo che ad essa deve provvedere. Il Ministro ha detto che si tratta di sapere se per la scuola secondaria sia meglio istituire una Sezione sola o due. In fondo, una risposta a questa domanda non la si può dare se non si ha sott’occhio la precisazione di quelle che saranno le funzioni di questa Sezione. Perché, se si trattasse soltanto di discutere delle questioni di dettaglio, relative agli ordinamenti delle singole scuole, è facile prevedere che la riunione di rappresentanti di due indirizzi così completamente diversi, quali sono quello della scuola media umanistica, destinata alla preparazione agli studi superiori, e quello della scuola media tecnica che mira alla immediata preparazione professionale, cioè che è fine a se stessa, si rivelerà con ogni probabilità inefficiente.

Se, invece, compito della Sezione dovesse essere quello di discutere problemi generali della cultura, sia pure relativi alla scuola secondaria, allora l’abbinamento dei due indirizzi potrebbe condurre a contemperare le esigenze dell’uno e dell’altro, con buoni risultati per entrambi.

Certo è che aveva ragione l’onorevole Bosco Lucarelli quando metteva in evidenza l’enorme importanza che hanno in questo momento per il nostro Paese il riordinamento e la messa in efficienza dell’istruzione tecnica e professionale. E mi sembra per lo meno imprudente che una questione così grave e che interessa un settore così vitale della nostra scuola sia pregiudicata in occasione di questo provvedimento che apparentemente tende solo a disciplinare un organo dell’amministrazione, laddove essa meriterebbe di essere affrontata in sede di discussione delle funzioni per cui l’organo è costituito. Ripeto che perdura in me una grande perplessità e che questa non si elimina se il Ministro per tutta risposta si limita ad invitarci a decidere sulla unione o sullo sdoppiamento della sezione del Consiglio superiore di cui ci stiamo occupando.

Quest’è a parer mio un modo di eludere il nocciolo della questione. Ed io non posso che lamentare che questa decisione venga presa senza che si sia preventivamente chiarita la funzione effettiva dell’organo; non posso che lamentare che non ci si renda conto che a questo modo si rischia di pregiudicare senza volerlo l’avvenire di queste due importantissime branche scolastiche che hanno finalità così diverse: l’una propedeutica per l’avviamento agli studi superiori; l’altra fine a se stessa per la preparazione professionale immediata.

PRESIDENTE. Proporrei di rinviare la seduta al pomeriggio, anziché alle 16, alle 17, per la prosecuzione dei nostri lavori.

(Così rimane stabilito)

La seduta termina alle 13.15.