Come nasce la Costituzione

POMERIDIANA DI MARTEDÌ 9 DICEMBRE 1947

ASSEMBLEA COSTITUENTE

CCCXXIV.

SEDUTA POMERIDIANA DI MARTEDÌ 9 DICEMBRE 1947

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI

indi

DEI VICEPRESIDENTI CONTI E BOSCO LUCARELLI

INDICE

Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio:

Presidente

Disegno di legge (Discussione e approvazione):

Norme per la istituzione dell’Opera di valorizzazione della Sila. (19).

Presidente

Bertini

Quintieri Quinto

Piemonte, Relatore

Segni, Ministro dell’agricoltura e delle foreste

Tessitori

Tonello

Priolo

Tega

Pastore Raffaele

Camangi

Bozzi

Canevari

Rescigno

Belotti

Rivera

Perassi

Turco

Fabbri

Bertone

Caroleo

Colonnetti

Presentazione di relazioni:

Uberti

Presidente

Disegno di legge (Discussione):

Riordinamento del Corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione. (35).

Presidente

Marchesi

Bertola

Galati

Sullo

Bernini

Colonnetti

Tumminelli

Tonello

Interrogazioni con richiesta d’urgenza (Annunzio):

Presidente

Interrogazioni (Annunzio):

Presidente

La seduta comincia alle 16.

AMADEI, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta pomeridiana.

(È approvato).

Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio.

PRESIDENTE. Comunico che il Ministro di grazia e giustizia ha trasmesso una domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Tonetti Giovanni, per il reato di cui all’articolo 342 del Codice penale.

Sarà inviata alla Commissione competente.

Discussione del disegno di legge: Norme per la istituzione dell’Opera di valorizzazione della Sila. (19).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Discussione del disegno di legge: Norme per la istituzione dell’Opera di valorizzazione della Sila. (19).

Dichiaro aperta la discussione generale. Gli onorevoli Bertini, Guerrieri, Uberti, Ferrarese, Carbonari e Tonello hanno presentato il seguente ordine del giorno:

«L’Assemblea Costituente,

plaude ai criteri espressi nel disegno di legge per la valorizzazione della Sila e gli opportuni provvedimenti stabiliti in esso e

fa voti

che il Governo porti un esame sollecito e adeguato sulle condizioni di grave decadenza delle zone alpine e di quelle appenniniche dell’Italia centrale, devastate dal protrarsi della resistenza nemica durante la guerra; e ciò sia ai fini del loro bonificamento sociale e tecnico-agricolo, sia ai fini di conservazione e di reintegra del patrimonio forestale che va sinistramente depauperandosi per la necessità di trarre da esso il fabbisogno al riscaldamento familiare e industriale,

confida

che questa opera di trasformazione si realizzi mercé un piano organico di riforme sì da sodisfare alle esigenze e alla orinai prolungata attesa delle popolazioni montane».

L’onorevole Bertini ha facoltà di svolgerlo.

BERTINI. Non spenderò che poche parole, per aderire cordialmente ed interamente al progetto sottoposto alla nostra discussione.

È un progetto organico, ed io che fui alla Camera, nel 1922 ed in sedute memorabili, il portatore – dirò così – della legge sul latifondo, troppo dimenticata in questa Assemblea, oggi sono lieto di constatare che, come in quella legge tutto fu preveduto ai fini di un’organica attuazione delle riforme, così lo stesso metodo di graduale attuazione è stato ora seguito.

Perciò non posso che dare il mio plauso al progetto; e in particolare un plauso merita il Relatore, che nella sua relazione ha maggiormente specificato gli aspetti del progetto, rilevandone il carattere di organicità e di praticità.

Ma permetta l’Assemblea di dire, giacché si parla di una zona così importante del nostro patrimonio montano in Italia, che non vanno dimenticate neppure le zone alpine e appenniniche, gravemente devastate dalla resistenza nemica durante la guerra. Quelle popolazioni, e chi vive a contatto con loro è in grado di saperlo, danni gravissimi hanno riportato, anzitutto sotto l’aspetto umano e sociale.

Vi è in quelle zone un disboscamento, il quale prima che essere forestale e agricolo, è disboscamento umano. Si tratta di popolazioni che non vedono quasi mai altri funzionari statali, all’infuori dell’agente delle imposte e dell’agente forestale, non sempre soliti a corrispondere con larghezza di metodo e di vedute a quella che dovrebbe essere l’opera di collaborazione e di assistenza a popolazioni necessariamente povere e modeste.

Inoltre, il patrimonio forestale, ognuno lo sa e lo vede coi propri occhi, va devastandosi ogni giorno di più.

Lo hanno devastato durante la guerra con dei tagli fatti disorganicamente, e in maniera veramente deplorevole. La guerra poteva scusare questa deficienza; oggi non si scuserebbe più. Ed io rilevo, purtroppo, che se il patrimonio forestale non si cerca di reintegrarlo con misure organiche, atte a tenere conto di tutti gli aspetti sociali di questi problemi per le zone, come ho detto, alpina e specialmente appenninica dell’Italia Centrale, gravi, se non addirittura funeste, potrebbero esserne le conseguenze. I loro abitanti son costretti a fuggirne, perché le condizioni vi sono diventate addirittura impossibili, inferiori al più modesto tenore di vita.

Perciò, senza dilungarmi su questi problemi, dei quali ciascuno di noi sente profondamente l’assillo e la importanza, raccomando alla vostra attenzione il mio ordine del giorno, affinché i concetti, sui quali mi sono soffermato brevemente e sinteticamente, possano essere presentati al Governo. Credo che l’onorevole Relatore, del quale ben conosco la competenza e l’amore per i problemi agricolo-forestali, vorrà valorizzare i miei argomenti con la sua adesione.

Non aggiungo altro. Confido nella continuazione di quest’opera del Ministro dell’agricoltura e del Governo, intesa a redimere dal loro abbandono le popolazioni montane. (Applausi al centro).

QUINTIERI QUINTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

QUINTIERI QUINTO. Voglio dire poche parole su questo argomento che a noi calabresi sta particolarmente a cuore. E cominciò ad associarmi al plauso rivolto al Relatore per la viva simpatia che traluce per la mia Regione fin dalle prime parole della sua relazione.

Debbo però, nel dichiarare il mio pieno appoggio a questo disegno di legge, fare alcune riserve, soprattutto di carattere pratico, alla portata di esso.

Mi sembra, per cominciare, che il titolo «Norme per la istituzione dell’Opera di valorizzazione della Sila» sia un titolo pomposo, scarsamente collegato con la modestia delle somme attribuite a quest’opera. Novantotto milioni all’anno, per un comprensorio che, nella sua forma più ristretta, supera i 100 mila ettari – cioè 1000 lire ad ettaro – sono evidentemente ben modesta somma per poter fare qualcosa di realmente pratico.

Ma c’è qualcosa di più. Questi 98 milioni non solo dovrebbero servire per la trasformazione e la valorizzazione dell’altipiano, cioè di una regione che si estende ad un’altitudine fra i 1200 e i 1600 metri, ma dovrebbero – nella idea, d’altronde giusta, del Relatore – servire pure per la sistemazione di tutta la zona dei contrafforti, dei pendî e delle valli, il che porta la superficie presa in esame a tre o quattro volte quella del massiccio propriamente detto.

E allora si vede che, con 98 milioni all’anno, quei tre o quattrocentomila ettari resteranno press’a poco nello stato in cui si trovano.

L’Opera si dovrebbe dunque chiamare più fondatamente «Opera per lo studio della valorizzazione silana».

Che cosa sarà questo studio della valorizzazione silana? Sarà probabilmente un gruppo di uffici, i quali finiranno coll’assorbire una parte non indifferente del suddetto modesto contributo.

Ecco il primo punto sul quale mi sento in dovere di richiamare l’attenzione del legislatore, perché non vorrei che si presentasse ai calabresi questo disegno di legge come qualche cosa di sufficiente e di destinato a portare, a questo tratto della nostra Regione, una trasformazione e dei benefici reali.

Nella relazione dell’onorevole Piemonte c’è una parte nuova, che non era nel progetto originale e che è quella che si ricollega con la valorizzazione turistica della Regione. Evidentemente questa parte è la più facile a tradursi in atto, e forse è quella che, probabilmente, può portare subito qualche vantaggio alla Calabria, perché può condurre ad un miglioramento delle condizioni di accessibilità, di viabilità e di ospitalità della zona; trattandosi di una località che per sette od otto mesi dell’anno resta totalmente spopolata (in Sila non possiamo pensare ad un turismo di lusso, ma esclusivamente popolare), un turismo invernale ed estivo, soprattutto a carattere sportivo, potrebbe essere di vantaggio ed essere anche in armonia con i modesti mezzi finanziari attribuiti all’Ente.

C’è poi, nella relazione dell’onorevole Piemonte, la proposta che i fondi dell’Opera – già così scarsi – debbano bastare anche per la trasformazione e l’industrializzazione della Regione. Si vede che su tale punto non stiamo più sul terreno della realtà, tanto che non credo sia il caso neppure di discutere della possibilità di industrializzare la Sila con 98 milioni all’anno!

Alcune questioni di dettaglio sorgono, poi, per quanto riguarda la composizione del Consiglio di amministrazione dell’Ente. È stato previsto chi verrà chiamato a farne parte: rappresentanti delle provincie interessate, del Banco di Napoli, delle Camere di commercio, ecc., ma sono stati dimenticati i rappresentanti degli agricoltori e dei coltivatori diretti. Sarebbe bene che anche questa ultima rappresentanza fosse inclusa fra coloro che amministreranno l’Ente.

Ed infine un’ultima osservazione, più di stile, vorrei dire, che di sostanza. Ed è questa: fra gli Enti chiamati a contribuire al finanziamento delle opere di valorizzazione silana è la Cassa di risparmio di Calabria.

Mi pare che le buone regole bancarie dovrebbero opporsi a che i fondi raccolti attraverso i depositi a risparmio calabresi vengano impiegati in lavori stabili, i quali non permetterebbero domani l’immediato ricupero delle somme investite, come dovrebbe essere costante preoccupazione di tutte le banche.

Con questo, credo che le osservazioni principali che avevo da fare siano finite e non mi dilungo per non tediare maggiormente i colleghi.

PRESIDENTE. Invito l’onorevole Relatore a pronunciarsi sull’ordine del giorno dell’onorevole Bertini e su quanto ha proposto l’onorevole Quintieri.

PIEMONTE, Relatore. Io sono dolente di dover obiettare all’onorevole Quintieri che, se non erro, egli deve avere nelle mani un progetto di variazioni al testo governativo che è un po’ diverso da quello che è stato distribuito, giacché due sono i testi di modifiche sorti: quello da me dapprima compilato e al quale l’onorevole Quintieri si riferisce, e quello che è stato redatto in seguito a nuove discussioni in seno della terza Commissione.

Nel nuovo testo, distribuito oggi, infatti, si è mantenuta la dizione del progetto ministeriale del 1° articolo; vale a dire che il perimetro del comprensorio non comprende più le pendici e le vallate che delimitano l’altipiano silano. Certo, pare assai strano che si prospetti un’opera di bonifica montana senza tener conto di quello che avviene più in basso: il bonificatore moderno regola l’acqua dal punto in cui sorge e la utilizza sino alla foce. Ma il comprensorio comprende 100 mila ettari e si è rilevato che per le pianure e le vallate circostanti già esistono altri Consorzi. Perciò, nella relazione definitiva, è detto che bisognerà coordinare l’opera del nuovo ente con quella degli altri enti di bonifica che già esistono. Così pure è stato accennato al criterio di togliere dai rappresentanti dell’amministrazione gli enti di credito, perché mal si concepisce come gli enti di credito, che possono essere finanziatori, siano nel contempo anche degli amministratori. L’onorevole Quintieri si lamenta che nel Consiglio di amministrazione manchino le rappresentanze degli agricoltori e dei produttori diretti, invece vi sono. Legga l’onorevole collega il nuovo testo dell’articolo.

Quanto al funzionamento dell’Ente, la somma stanziata certo non è ingente, ma bisogna tener conto della situazione del Paese, e bisogna anche tener presente che il miliardo che si verrà a spendere nello spazio di dieci anni, sarà notevolmente accresciuto dalla circostanza che tutte le opere di seconda categoria costituiranno un onere che verrà a pesare sul Governo per 1’80 per cento e più. Quindi, per il momento, la Calabria si contenti, che quello che si sta facendo è già un bel passo avanti.

Per quanto poi si riferisce all’ordine del giorno presentato dal collega onorevole Bertini, non posso dir niente, perché non posso consultare gli altri colleghi della Commissione; tuttavia, personalmente, son lieto di dichiarare che aderisco toto corde. Concludendo, io penso che la creazione dell’Ente di valorizzazione della Sila sia un fatto molto importante e che solo per la strada così segnata si farà qualche cosa sul serio per risolvere l’arduo problema del Mezzogiorno d’Italia. (Approvazioni).

Presentazione di relazioni.

UBERTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UBERTI. Mi onoro di presentare le relazioni sui seguenti disegni di legge:

Norme per la prima compilazione delle liste elettorali nella provincia di Gorizia;

Norme per la limitazione temporanea del diritto di voto ai capi responsabili del regime fascista.

PRESIDENTE. Queste relazioni saranno stampate e distribuite.

Si riprende la discussione del disegno di legge: Norme per l’istituzione dell’Opera di valorizzazione della Sila. (19).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Ministro dell’agricoltura e delle foreste.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Mi pare che l’Assemblea sia d’accordo nel passare alla discussione degli articoli, approvando il disegno di legge.

Io non mi sono nascosto le obiezioni che ha presentato l’onorevole Quintieri; non mi sono nascosto che i fondi sono modesti, ma il lato più importante di questo disegno di legge sta proprio nell’articolo 1, al quale ha fatto cenno l’onorevole Piemonte, cioè nella classifica dell’altipiano, che comprende centomila ettari, fra le bonifiche di seconda categoria. Il che significa che il fondo di 98 milioni annui non è che un fondo annuo di avviamento, perché le singole opere dovranno essere sussidiate dalla legge sulla bonifica e sugli stanziamenti generali.

Eliminata questa preoccupazione, prego quindi l’Assemblea di passare all’approvazione degli articoli del progetto stesso.

Quanto all’ordine del giorno dell’onorevole Bertini, il Governo lo accetta a titolo di raccomandazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno dell’onorevole Bertini del quale ho dato precedentemente lettura.

(È approvato).

Dichiaro chiusa la discussione generale sul disegno di legge.

Passiamo all’esame degli articoli. Chiedo all’onorevole Ministro dell’agricoltura se accetta che la discussione avvenga sul testo della Commissione.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Accetto.

PRESIDENTE. Si dia lettura dell’articolo 1:

AMADEI, Segretario, legge:

«Il territorio dell’altipiano silano è classificato tra i comprensori di bonifica di seconda categoria».

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Si dia lettura dell’articolo 2.

AMADEI, Segretario, legge:

È costituita, con sede in Cosenza, l’«Opera per la valorizzazione della Sila» avente lo scopo di promuovere od effettuare direttamente la trasformazione fondiario-agraria dell’altipiano silano tenendo presenti le caratteristiche silvo-pastorali della zona.

«L’Ente altresì promuove e favorisce lo sviluppo dell’industria e del turismo nella regione silana».

PRESIDENTE. Avverto che il secondo comma è stato aggiunto dalla Commissione al testo governativo.

TESSITORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TESSITORI. Ho chiesto la parola soltanto per rilevare che nel testo mi pare vi sia un errore di stampa; se ciò non è, proporrei che fosse modificata la dizione.

Infatti nella prima parte del primo comma dell’articolo 2 là dove è detto: «promuovere od effettuare» direi: «promuovere ed effettuare».

PIEMONTE, Relatore. Non è un errore di stampa.

TESSITORI. Siccome il Relatore mi interrompe affermando che non si tratta di errore di stampa, in quanto evidentemente il promuovere è attività di carattere preliminare che può non essere completata dalla effettuazione, perché questa potrebbe essere compito di altri enti, io penso però che, anche se questa interpretazione possa ritenersi conforme alla previsione, tuttavia il «promuovere» non può essere disgiunto dalla effettuazione. Che le opere siano eseguite direttamente dall’ente che viene istituito con questo disegno di legge, o siano eseguite indirettamente a mezzo di altri enti, questi indubbiamente dovranno essere in qualche modo controllati dall’ente stesso. Quindi, nella ipotesi che qui non si tratti di puro e semplice errore di stampa, la mia domanda di modificazione di questo elemento congiuntivo mi pare risponda a ragioni logiche e giuridiche. Insisto pertanto nel chiedere che, come nell’ultimo comma proposto dalla Commissione si legge «promuovere e favorire», così anche nel primo comma si dica «promuovere e effettuare».

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Non posso accettare l’emendamento proposto dall’onorevole Tessitore ed il motivo implicitamente l’ha già detto il Relatore. Noi abbiamo, in questo articolo, una formulazione che considera tanto le opere pubbliche di bonifica e trasformazione, quanto le opere di privati, ed in questo campo l’attività dello Stato non può essere che sussidiaria a quella dei privati. Quindi effettuerà la trasformazione quando il privato non avrà provveduto. In fondo l’onorevole Tessitore dice: effettuare o direttamente o indirettamente. Ma quando noi parliamo di effettuazione indiretta, togliamo qualsiasi significato al vocabolo «effettuare» e in sostanza questa effettuazione indiretta non è che il promuovere l’opera di trasformazione agraria.

Quindi pregherei l’onorevole Tessitore di non insistere su questo emendamento.

PRESIDENTE. Qual è il parere della Commissione?

PIEMONTE, Relatore. Anch’io sono d’accordo che non è necessaria questa modificazione, perché «o» ha un significato particolare, cioè l’ente si sostituisce al privato o all’ente che è proprietario del terreno nell’eseguire la bonifica, se questi non compie quello che l’Opera stabilisce. Si tratta di due azioni diverse. L’ente promuove le buone volontà; se queste mancano, vi si sostituisce.

PRESIDENTE. Onorevole Tessitori, insiste nel suo emendamento?

TESSITORI. Non insisto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 2 nel testo della Commissione, testé letto.

(E approvato).

Passiamo all’articolo 3. Se ne dia lettura.

AMADEI, Segretario, legge:

«L’Opera è persona giuridica di diritto pubblico ed è sottoposta alla vigilanza e tutela del Ministero dell’agricoltura e delle foreste».

TONELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TONELLO. Vorrei chiedere un’informazione: noi abbiamo votato la legge che stabilisce le Regioni ed abbiamo attribuito alle Regioni anche un carattere legislativo, e la giurisdizione delle regioni abbraccia anche questo ramo dell’attività. Ora mi domando quindi, se l’opera dipende direttamente, come è detto nell’articolo, dal Ministero dell’interno, s’intende che è sottratta a quella che può essere la facoltà delle Regioni?

PRESIDENTE. L’onorevole Ministro dell’agricoltura ha facoltà di rispondere.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Quando l’ordinamento regionale sarà perfetto, si vedrà se è il caso di inquadrare questo ordinamento in quello regionale.

PRESIDENTE. Qual è il pensiero del Relatore?

PIEMONTE, Relatore. La questione di dar posto nell’Amministrazione dell’opera alla Regione è stata ventilata in Commissione, ma poi si è finito col concludere che la Regione è un istituto in fieri e quindi di lasciare a futuri provvedimenti l’incarico di definire i rapporti che avranno i due enti.

PRESIDENTE. L’onorevole Tonello si dichiara soddisfatto della risposta?

TONELLO. Sono soddisfatto delle ragioni che sono state addotte.

PRESIDENTE. Ricordo che abbiamo approvato nel testo costituzionale una norma che dice in modo generale quello che l’onorevole Segni ha detto in forma particolare.

PRIOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRIOLO. Il provvedimento in esame è una prima dimostrazione affettuosa che il Parlamento fa verso il Mezzogiorno. Tutti sappiamo che cosa può rendere l’altipiano silano. Io non sono di quelli che dicono che per il Mezzogiorno non si è fatto niente. Qualche cosa si è fatto, ma bisogna fare di più. Ad ogni modo, questa è una prima manifestazione, ed io prego l’Assemblea di approvare.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 3, testé letto.

(È approvato).

Si dia lettura dell’articolo 4.

AMA DEI, Segretario, legge:

«L’Opera provvede a:

  1. a) redigere il piano generale della trasformazione fondiaria-agraria del comprensorio silano e conseguentemente a proporre gli obblighi minimi di bonifica per i proprietari.

«Sono esclusi da detta trasformazione i boschi esistenti, mentre, per l’eventuale mutamento di destinazione di terreni nudi sottoposti a vincolo forestale, non costituenti spazi vuoti, chiarie e radure di boschi, saranno da osservare le norme di cui al regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267;

  1. b) eseguire in concessione o in appalto le opere pubbliche di bonifica previste nel piano generale, con preferenza nei confronti di qualsiasi altro aspirante alla concessione;
  2. c) eseguire opere di interesse comune a più proprietà o di carattere generale occorrenti per la trasformazione e la colonizzazione;
  3. d) assistere tecnicamente e finanziariamente i proprietari dei terreni per l’esecuzione delle opere che ad essi competono e per l’incremento agricolo e zootecnico dei singoli fondi;
  4. e) promuovere ed assistere tecnicamente e finanziariamente le cooperative di contadini, che, a titolo temporaneo in base al decreto legislativo luogotenenziale 6 settembre 1946, n. 89, o ad altro titolo, esercitino nel comprensorio la conduzione dei terreni;
  5. f) compiere direttamente la trasformazione e il miglioramento fondiario delle terre delle quali acquisti la proprietà o il possesso, e possibilmente con precedenza di quelle attualmente di proprietà collettiva;
  6. g) promuovere e favorire nella regione l’industrializzazione e lo sviluppo del turismo coordinando e aiutando le iniziative locali e l’opera degli altri enti che si propongono tali fini;
  7. h) compiere in generale quanto occorre per facilitare la trasformazione del territorio e la sua valorizzazione».

TEGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEGA. Desidererei che si specificasse meglio là dove si dice alla lettera e): «promuovere ed assistere tecnicamente e finanziariamente le cooperative di contadini».

Mi sembra un termine troppo generico. Sostanzialmente, noi intendiamo la cooperazione come la somma degli sforzi di tutte le categorie dei lavoratori, non soltanto dei contadini; tanto più che questo termine «contadini», a seconda delle varie regioni, si presta a diverse interpretazioni.

Per esempio, «contadini» nel vero senso della parola sono chiamati quelli che lavorano sul proprio fondo; gli altri sono chiamati mezzadri. In altri posti sono i braccianti agricoli. Conseguentemente, desidererei, se fosse possibile, che si mettesse, invece di «cooperative di contadini», «cooperative di lavoro e di produzione».

Noi sappiamo che le cooperative di lavoro sono la somma di tutte le energie del bracciantato, non soltanto agricolo, ma anche del bracciantato misto, cioè di lavoro e di produzione.

PASTORE RAFFAELE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASTORE RAFFAELE. Aggiungerei alla lettera a) dove si dice: «obblighi minimi di bonifica» le parole «e trasformazione agraria». La parola «bonifica» è termine troppo generico: fa pensare solo alla bonifica igienica, mentre noi intendiamo anche la bonifica agraria.

CAMANGI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAMANGI. Desidero un chiarimento: perché alla lettera b) si fanno due casi di esecuzione delle opere pubbliche di bonifica, cioè in concessione o in appalto? Data la natura che l’opera viene ad assumere, in base a quanto detto negli articoli precedenti, mi pare che l’esecuzione delle opere debba farsi soltanto in concessione. Non vedo in quale caso potrebbe intervenire la figura vera e propria dell’appalto.

BOZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOZZI. Non sarei favorevole all’emendamento proposto dall’onorevole Tega alla lettera e).

Vero è che la dizione «contadino» può essere interpretata in senso diverso, ma ormai l’espressione «cooperativa di contadini» ha una accezione pacifica.

Inoltre, vorrei far rilevare che, se si muta questa espressione, indirettamente sì muta tutto il sistema del decreto legislativo – erroneamente detto luogotenenziale, mentre non lo è – del 6 settembre 1946, il quale disciplina l’assegnazione delle terre incolte o insufficientemente coltivate. Questa assegnazione è fatta alle cooperative di contadini ed ormai in giurisprudenza è pacifica la interpretazione dell’espressione «cooperativa di contadini». Noi incidentalmente inseriremmo un concetto, che sconvolgerebbe tutta la economia di questo decreto del 1946.

CANEVARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANEVARI. Nella lettera a) si parla di «piano generale della trasformazione fondiaria-agraria» ed a questo piano è fatto riferimento alla lettera b), laddove si parla della esecuzione delle opere pubbliche di bonifica, cioè di bonifica idraulica ed agraria, mi sembra quindi superflua la proposta fatta dall’onorevole Pastore.

Per quanto si riferisce alle cooperative, vorrei far presente al collega Pastore che, quando si parla di cooperativa agricola, non si può sostituire la dizione troppo generica «cooperativa di lavoro e di produzione». Noi vogliamo riferirci alla cooperative agricole, quindi bisognerebbe mettere «cooperative agricole di produzione e di lavoro»; altrimenti facciamo confusione. Il provvedimento tende ad aiutare il movimento cooperativistico dei contadini.

La parola «contadino» comprende tutti i lavoratori della terra, sia piccoli proprietari che mezzadri o braccianti.

PASTORE RAFFAELE. Possiamo dire «che lavorano direttamente la terra».

QUINTIERI QUINTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

QUINTIERI QUINTO. Richiamo l’attenzione sul fatto che è d’interesse generale che si tratti di veri contadini; perché immettere in tali cooperative elementi non idonei, cioè che non conoscono questo difficile e duro mestiere, significa votare le cooperative all’insuccesso. È nell’interesse stesso del movimento cooperativistico che noi desideriamo che vengano formate queste Cooperative da coltivatori effettivi o contadini.

PRIOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRIOLO. Alla lettera e), laddove è detto «promuovere ed assistere tecnicamente e finanziariamente le cooperative di contadini», proporrei di aggiungere, «che lavorano direttamente la terra», per evitare ogni speculazione.

CAPORALI. Anche se sono salariati fissi.

TESSITORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TESSITORI. Vorrei proporre, per uno scrupolo puramente formale, una modificazione alla lettera e) dell’articolo 4. Nel mentre sono d’accordo con coloro i quali ritengono che la dizione: «cooperative di contadini» sia di per sé sufficiente a comprendere tutte le cooperative di quanti intendono direttamente lavorare la terra, mi sorge un certo dubbio, che cioè domani l’abilità interpretativa possa esercitarsi su questa formula: «esercitino nel comprensorio la conduzione dei terreni». Proporrei di sostituire il verbo «esercitino» (che parrebbe rappresentare soltanto un’attività in atto nel momento in cui il decreto venisse ad avere la sua promulgazione e la sua attuazione, quasi che dovessero essere escluse tutte le cooperative che, successivamente alla promulgazione della legge facessero domanda di poter esercitare quell’attività nell’altipiano della Sila). Ad evitare questa interpretazione, che sarebbe contrastante con la buona fede, e che potrebbe generare litigi inutili e perplessità nella giurisprudenza proporrei che si sostituissero alla parola: «esercitino», queste: «intendano esercitare». Così comprenderemmo tutte le cooperative di contadini, sia quelle che, all’atto della promulgazione della legge, sono già pronte ed attrezzate per assumere quest’attività, sia quelle che successivamente intendessero intervenirvi.

RESCIGNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RESCIGNO. Signor Presidente, io credo che il pensiero che animava il collega Tega nell’avanzare la sua proposta sia altamente lodevole. Egli si preoccupava soprattutto di una categoria di lavoratori della terra, che specialmente nel Mezzogiorno d’Italia vive la vita più misera ed ha bisogno dei maggiori aiuti, cioè la categoria dei braccianti agricoli. Perciò credo che la migliore dizione, alla lettera e) dell’articolo 4 (poiché in essa si parla di «contadini che esercitino nel comprensorio la conduzione dei terreni» ed evidentemente si esclude assolutamente il bracciantato), sarebbe questa, e ne faccio formale proposta: «promuovere ed assistere tecnicamente e finanziariamente le cooperative di contadini conduttori e braccianti». Infatti è proprio attraverso il movimento cooperativistico che noi possiamo elevare la condizione di questi che sono fra i più miseri lavoratori della terra.

BELOTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BELOTTI. Io propongo la conservazione della formula: «cooperative di contadini», anzitutto perché essa ha già avuto la sua consacrazione in precedenti testi di legge ed una corrispondente configurazione giuridico-tecnica ben precisata; in secondo luogo per la ragione che anche i braccianti, quando si uniscono in cooperative, diventano, perciò stesso, imprenditori. Precipuo carattere delle cooperative è appunto di fare dei lavoratori contemporaneamente degli imprenditori. Io ritengo che, tecnicamente, la formula del progetto sia esatta e che, ad evitare confusioni, non debba essere accolta dall’Assemblea la variante proposta dai colleghi onorevoli Tega e Rescigno.

PRESIDENTE. Chiedo il parere della Commissione sugli emendamenti proposti.

PIEMONTE, Relatore. Io avrei preferito di trovarmi davanti a delle modificazioni precisate, che non rispondere a tante proposte verbali. Intanto, sono d’accordo coi colleghi Perassi e Bozzi, i quali hanno fatto l’osservazione che al 6 settembre 1946 non c’era più il luogotenente, ma era già stata proclamata la Repubblica. Si tratta di un errore di forma da correggere, una modificazione al comma b) che mi pare superflua, posto che già il comma a) parla di un piano generale di trasformazione fondiaria agraria che l’articolo 2 dichiara oggetto della proposta del progetto di legge. Se questa è la sostanza del provvedimento parmi inutile ripeterla ad ogni articolo.

Per quanto riguarda la formula «cooperativa di contadini», che il collega Tega vorrebbe modificare, si potrebbe sostituirla con l’altra «cooperative agricole,» tanto più che c’è un testo che presto sarà promulgato, il quale definisce le caratteristiche delle cooperative agricole nelle quali possono esser compresi tutti i lavoratori della terra, anche se piccoli proprietari, affittuari, mezzadri, ecc. purché lavorino la terra ma non nella quantità necessaria al nucleo famigliare. Quindi io non avrei nessuna difficoltà, salvo il parere del Ministro, perché si dica «cooperative agricole». La formula «che esercitino o intendano esercitare» proposta dal collega Tessitori alla fine del comma mi pare giusta, perché attualmente sono poche le organizzazioni cooperative che di fatto esercitano la loro attività nella zona della Sila. Tutte le altre modifiche proposte mi pare siano state eliminate dalle discussioni avvenute e prego i proponenti di ritirarle.

PRESIDENTE. L’onorevole Ministro dell’agricoltura ha facoltà di esprimere il parere del Governo.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Passerò brevemente in rassegna l’articolo nei suoi vari commi: nella lettera a) l’onorevole Pastore propone di aggiungere alla parola «bonifica» anche le altre «trasformazioni fondiarie o agrarie». Ritengo che sia superflua questa dizione, perché il testo unico 13 febbraio 1933 n. 215, che regola la bonifica, comprende sotto questa formula «bonifica» tutte le opere di bonifiche, sino alla completa trasformazione fondiaria.

Noi rischieremmo quindi di essere imprecisi proprio per voler essere troppo precisi. Io ritengo superflua una aggiunta di questo genere, perché rischia di complicare le interpretazioni. «Quando noi parliamo di «obblighi di bonifica per i proprietari» intendiamo non le opere pubbliche di bonifica ma le opere private, perché le opere pubbliche sono date in concessione ai consorzi dallo Stato, così come avviene per l’Ente della Sila. Quindi, con la formula «obblighi minimi di bonifica» si intendono le trasformazioni, le opere di bonifica private, si intendono cioè tutte le opere che hanno per iscopo di trasformare tutta la proprietà, anche quella privata.

Pertanto, pregherei l’onorevole Pastore, dopo questi chiarimenti, di non insistere sul suo emendamento, in quanto ciò che chiede è già implicito nella formula adottata.

L’onorevole Camangi vorrebbe l’eliminazione delle parole «in appalto» ritenendo che tutte le opere pubbliche debbano essere eseguite in concessione.

Se non che noi abbiamo una, sia pur minima, frazione di opere pubbliche di bonifica che possono esser fatte in gestione diretta; ed è a questo piccolo gruppo di opere di bonifica da eseguirsi dallo Stato che si riferiscono queste parole «in appalto». Vuol dire che queste opere saranno non concesse, ma appaltate all’Ente della Sila.

Quindi proporrei di mantenere questa espressione, che ha lo scopo di comprendere alcuni piccoli gruppi di opere, che possono presentarsi.

La lettera a) ha suscitato una serie di discussioni.

Mi trovo d’accordo con l’onorevole Bozzi nel dichiarare che la formula «cooperative di contadini» ha ormai un significato ben preciso, che risulta da una lunga interpretazione del decreto del 1944 sulla concessione delle terre e poi dal successivo decreto presidenziale (non luogotenenziale) 6 settembre 1946 anch’esso sulla concessione delle terre.

Quando, perciò, usiamo la formula «cooperative di contadini» sappiamo cosa si vuol dire, perché c’è una interpretazione di disposizioni vigenti che ci dice quando si ha una cooperativa di contadini. Se, invece, usiamo la formula «cooperative agricole» usiamo una formula nuova, imprecisa, che non sappiamo come potrà essere interpretata.

Quindi, preferirei rimanere alla formula originaria, il cui significato preciso è quello di cooperative che non sono composte solo da braccianti, ma che possono essere composte anche da piccoli proprietari particellari, piccoli compartecipanti, e cioè da una gamma abbastanza vasta di lavoratori effettivi delle terre, non di imprenditori. Per la formula «conduzione dei terreni»: se vogliamo aggiungere la parola «diretta» ritengo che sia un pleonasmo che non nuoce, ma è un pleonasmo. Quindi io l’ometterei.

Quanto alla preoccupazione dell’onorevole Tessitori, che la parola «esercitino» si riferisca a quelle cooperative che al momento della promulgazione della legge esercitino effettivamente la conduzione dei terreni, si tratta di una preoccupazione che ritengo, forse, eccessiva. In ogni modo, non mi oppongo ad introdurre l’emendamento proposto dall’onorevole Territori, per maggiore cautela e sicurezza.

Per gli altri emendamenti, pregherei di volerli ritirare, perché, in fondo, il testo della legge è ancora più chiaro e preciso degli emendamenti proposti e credo che corrisponda, nella sostanza, allo intendimento degli onorevoli colleghi.

PRESIDENTE. Onorevole Pastore Raffaele, conserva il suo emendamento?

PASTORE RAFFAELE. Lo ritiro, dopo i chiarimenti del Ministro.

PRESIDENTE. L’onorevole Camangi non è presente.

Prego l’onorevole Tega di dichiarare se conserva il suo emendamento.

TEGA. Io accetterei la formulazione proposta dall’onorevole Piemonte, purché si aggiunga «di lavoratori» come ha proposto l’onorevole Priolo, perché in fondo si tratta di una questione d’ordine sociale.

Vi sono delle categorie – i birrocciai e i facchini ad esempio – che saranno interessate ai lavori di sterro, le quali sarebbero in subordine di fronte ai contadini, che verrebbero ad assumere la funzione di datori di lavoro.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura, e delle foreste. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Se parliamo di «cooperative agricole di lavoratori» è come se dicessimo «cooperativo di contadini».

Proporrei quindi di mantenere la formula originaria che corrisponde alla legislazione vigente.

Guardiamoci dall’introdurre formule nuove che potrebbero poi essere interpretate in un modo che non conosciamo, mentre la legge vigente sappiamo bene che cosa vuol dire. Prego quindi anche l’onorevole Piemonte di voler accettare la formula nostra che risponde anche al concetto espresso dall’onorevole Tega.

PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Priolo, mantiene il suo emendamento?

PRIOLO. Vi insisto, nella forma suggerita dall’onorevole Ministro.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Non ho difficoltà ad accettarlo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 4 fino alla lettera d) inclusa:

«L’Opera provvede a:

  1. a) redigere il piano generale della trasformazione fondiaria-agraria del comprensorio silano e conseguentemente a proporre gli obblighi minimi di bonifica per i proprietari.

«Sono esclusi da detta trasformazione i boschi esistenti, mentre per l’eventuale mutamento di destinazione di terreni nudi sottoposti a vincolo forestale, non costituenti spazi vuoti, chiarie e radure di boschi, saranno da osservare le norme di cui al regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267;

  1. b) eseguire in concessione o in appalto le opere pubbliche di bonifica previste nel piano generale, con preferenza nei confronti di qualsiasi altro aspirante alla concessione;
  2. c) eseguire opere di interesse comune a più proprietà o di carattere generale occorrenti per la trasformazione e la colonizzazione;
  3. d) assistere tecnicamente e finanziariamente ì proprietari dei terreni per l’esecuzione delle opere che ad essi competono e per l’incremento agricolo e zootecnico dei singoli fondi».

(È approvato).

Alla lettera e) l’onorevole Tega ha proposto di sostituire alle parole «di contadini» le altre: «agricole di lavoratori».

L’onorevole Piemonte, Relatore, ha accettato questo emendamento.

PIEMONTE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIEMONTE, Relatore. Desidero far presente che avevo accettato la formula «cooperative agricole» riferendomi ad un provvedimento, già esaminato dalla terza Commissione, che definisce esattamente tale genere di cooperazione, ma poiché tale provvedimento non è ancora stato emanato, mi pare che il testo del Governo, ad evitare che si determinino possibili dubbi, sia in certo senso il migliore.

PRESIDENTE. Sta bene.

Pongo in votazione la proposta formulata dall’onorevole Tega.

(Non è approvata).

Pongo allora in votazione le parole della lettera e) nel testo della Commissione.

«e) promuovere ed assistere tecnicamente e finanziariamente le cooperative di contadini».

(Sona approvate).

Pongo in votazione la restante parte di questa lettera e) con gli emendamenti Tessitori e Priolo accolti dal Governo e dalla Commissione e con la correzione dell’onorevole Bozzi:

«…che, a titolo temporaneo in base al decreto legislativo 6 settembre 1946, n. 89, o ad altro titolo, esercitino o intendano esercitare nel comprensorio la conduzione diretta dei terreni».

(È approvata).

Pongo in votazione il resto dell’articolo:

«f) compiere direttamente la trasformazione e il miglioramento fondiario delle terre delle quali acquisti la proprietà, o il possesso, e possibilmente con precedenza di quelle attualmente di proprietà collettiva».

«g) promuovere e favorire nella Regione l’industrializzazione e lo sviluppo del turismo coordinando e aiutando le iniziative locali e l’opera degli altri enti che si propongono tali fini».

«h) compiere in generale quanto occorre per facilitare la trasformazione del territorio e la sua valorizzazione».

(È approvato – L’articolo 4 è approvato così modificato).

Si dia lettura dell’articolo 5:

AMADEI, Segretario, legge:

«L’Opera è amministrata da un Consiglio composto da un rappresentante per ciascuno dei Ministeri dell’agricoltura e delle foreste, delle finanze, del tesoro e dei lavori pubblici; da un rappresentante per ciascuna delle Amministrazioni delle provincie di Cosenza e Catanzaro, delle Camere di commercio di Cosenza e Catanzaro, delle Camere del lavoro di Cosenza e Catanzaro, dell’Associazione degli agricoltori di Cosenza è Catanzaro, della Federazione dei coltivatori diretti di Cosenza e Catanzaro, dei Corpi delle foreste di Cosenza e Catanzaro, degli Ispettorati agricoli di Cosenza e Catanzaro, del Corpo del genio civile di Cosenza e Catanzaro; da un rappresentante dell’Ente nazionale del Turismo, da nove rappresentanti dei comuni delle provincie di Cosenza e Catanzaro ricadenti nel perimetro del comprensorio e da quattro rappresentanti dei contribuenti di cui all’articolo 8, lettera b), del presente decreto, eletti secondo le norme del regolamento di cui all’articolo 13.

«Il Consiglio nomina nel suo seno la Giunta esecutiva composta da non meno di cinque e non più di sette membri, tra i quali il presidente, cui spetta altresì la presidenza dell’Opera.

«Il direttore generale dell’Opera è nominato dal Ministero dell’agricoltura e delle foreste, su proposta della Giunta esecutiva, in base al regolamento organico del personale dell’ente di cui al successivo comma.

«Lo statuto ed il regolamento organico del personale debbono essere deliberati dal Consiglio ed approvati dai Ministeri dell’agricoltura e delle foreste e delle finanze e del tesoro».

BELOTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BELOTTI. Rilevo che il numero dei rappresentanti degli enti chiamati a far parte del consiglio d’amministrazione dell’opera è cospicuo, forse eccessivo, ma debbo tuttavia segnalare all’Assemblea una notevole lacuna.

Dice il paragrafo e) dell’articolo 4, già approvato, che «l’Opera provvede a promuovere ed assistere tecnicamente e finanziariamente le cooperative dì contadini», chiamate a concorrere alla trasformazione fondiaria e alla bonifica del comprensorio silano, e vedo nell’elenco delle istituzioni cui è riconosciuto il diritto di avere un rappresentante nel Consiglio d’amministrazione dell’Opera l’assenza assoluta delle organizzazioni nazionali cooperative. Ora, mi sembra fuori discussione che le uniche organizzazioni competenti ad assistere tecnicamente e finanziariamente le cooperative di contadini siano proprio le rispettive organizzazioni nazionali di rappresentanza unitaria. Né agli enti pubblici, né ad altri enti sindacali di categoria, dette organizzazioni cooperative possono trasferire quel diritto all’autogoverno democratico ad esse riconosciuto dalla recentissima legge sulla disciplina della cooperazione.

Propongo, pertanto, un emendamento aggiuntivo, secondo il quale tra le istituzioni che hanno diritto ad avere un rappresentante nel Consiglio d’amministrazione dell’Opera figurino i due maggiori movimenti in cui si articola la cooperazione italiana, e cioè la Confederazione cooperativa italiana e la Lega nazionale delle cooperative.

PRIOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRIOLO. Propongo che oltre i rappresentanti delle amministrazioni provinciali di Cosenza e di Catanzaro, delle Camere di commercio di Cosenza e di Catanzaro, delle Camere del lavoro di Cosenza e di Catanzaro vi sia un rappresentante di tali enti anche di Reggio Calabria, per quelli che possono essere gli interessi convergenti.

PASTORE. RAFFAELE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASTORE RAFFAELE. Nel testo presentato dal Ministero, e ora nel testo della Commissione, si parla di quattro rappresentanti dei proprietari interessati.

Sarebbe bene chiarire in qual forma questi rappresentanti debbono essere eletti, per non ricadere nell’errore verificatosi fin oggi nei Consorzi di bonifica, dove i rappresentanti dei proprietari, secondo l’estensione dei terreni, hanno il voto plurimo. Il voto plurimo fa sì che questi enti che, secondo il legislatore dovrebbero portare dei benefici nelle bonifiche, sono ostacolati da questi grandi proprietari, i quali, per non compiere le opere di loro spettanza, intralciano l’esecuzione dei lavori che dovrebbero essere eseguiti.

Quindi, propongo di fissare fin da ora che i proprietari, qualunque sia l’estensione dei terreni che posseggono, abbiano diritto ad un solo voto per la nomina dei rappresentanti nei Consigli d’amministrazione.

RIVERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RIVERA. Fra le non rappresentanze di queste organizzazioni, io vorrei segnalare quella della sperimentazione scientifica agraria, la quale dovunque, specialmente fuori d’Italia, è alla direzione di queste trasformazioni.

Noi non possiamo ignorare quello che è il risultato della speculazione scientifica e sperimentale per le trasformazioni agrarie di ogni parte del mondo, risultato che permette sempre di accorciare di molto il cammino e preparare le fortune delle trasformazioni del tipo di quelle che auspichiamo.

Per questo io propongo che il Ministro accetti anche la collaborazione di chi studia e ricerca, attraverso metodi di scienza, le vie nuove del progresso agricolo, cui certamente non possono considerarsi estranei i problemi caratteristici della Sila.

Proporrei pertanto di aggiungere al primo comma alle parole «per ciascuno dei Ministeri dell’agricoltura e delle foreste» le altre: «un rappresentante della ricerca scientifica e della sperimentazione agraria».

Questa aggiunta può precedere o seguire le parole anzidette, come sia più gradito.

PERASSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERASSI. Supposto che nessuno abbia altre osservazioni di merito, vorrei fare soltanto qualche rilievo di forma. Nell’ultima frase del comma che stiamo discutendo, tanto nel testo del Governo quanto nel testo della Commissione, si dice: «di cui all’articolo 8, lettera b), del presente decreto». Evidentemente bisogna dire  «legge». Vorrei anche suggerire di dire, più italianamente, «composto di» e non «composto da» nelle disposizioni concernenti la composizione del Consiglio d’amministrazione dell’Opera.

QUINTIERI QUINTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

QUINTIERI QUINTO. Ho chiesto di parlare per rispondere all’osservazione dell’onorevole Pastore, che ha rilevato come la rappresentanza dei proprietari nell’Ente di valorizzazione della Sila dovrebbe non portare agli stessi inconvenienti che ha presentato nei Consorzi di bonifica. E allora vi è una distinzione da tener presente. C’è la dichiarazione della zona silana come comprensorio di bonifica in categoria b), per la quale la rappresentanza dei proprietari dovrebbe avvenire secondo le disposizioni di legge che regolano tali comprensori, mentre è evidente che nell’amministrazione dell’Ente, in quanto tale, i proprietari dovrebbero avere un rappresentante con un voto come tutti gli altri rappresentanti. Dunque, in quanto l’Ente rappresenta un comprensorio di bonifica, dobbiamo richiamarci alla legge generale sulla bonifica, perché diversamente avremmo un comprensorio di nuovo genere al quale verrebbe applicata una parte delle disposizioni di legge e non tutte.

PRESIDENTE. L’onorevole Turco ha presentato il seguente emendamento:

«Al primo comma dell’articolo 5, aggiungere:

«e da un rappresentante dell’associazione pro-Calabria con sede a Catanzaro».

Ha facoltà di svolgerlo.

TURCO. Credo che questo mio emendamento aggiuntivo non abbia bisogno di svolgimento. Si tratta di dare un giusto rilievo ad un’Associazione che ha grandi tradizioni e che, da oltre mezzo secolo, riunendo i maggiori esponenti di tutte le categorie politiche e sociali, attende allo studio dei problemi calabresi.

E anche su questo tema specifico si propone di portare un contributo di esperienza e di consapevolezza.

Ecco perché propongo – se il Ministro non avrà difficoltà ad accettare il mio emendamento – che nel Consiglio del nuovo Ente sia accolto il rappresentante dell’Associazione regionale pro-Calabria.

PRESIDENTE. L’onorevole Relatore ha facoltà di esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti proposti.

PIEMONTE, Relatore. Anche questa volta, sarebbe bene che queste proposte fossero precisate.

Intanto osservo una cosa: che il numero dei rappresentanti nell’amministrazione dell’«Opera» è già abbastanza elevato; si sale alla cifra di 36. Ora, il Consiglio costerà qualche cosa all’Ente, più lo ingrandiamo, più moltiplichiamo il numero dei consiglieri e più il costo sarà evidentemente maggiore.

In quanto ad una rappresentanza della cooperazione chiesta dall’onorevole Belotti, appunto per lo stesso motivo per cui la Commissione ritenne di non includere nel Consiglio rappresentanti delle banche, della Cassa di risparmio, degli Enti finanziatori, così ha pensato di lasciare da parte il movimento cooperativistico, in quanto potrebbe essere incaricato di eseguire opere e di coltivare terreni. Anzi la Commissione pensa e spera che in maggioranza sarà il movimento cooperativo che farà veramente le opere. È parso che ci sia un contrasto morale fra l’esecuzione delle opere e l’appartenenza all’amministrazione dell’Opera. E pertanto, così come si son tenute lontane le banche, si son tenuti lontani i movimenti che possono avere interesse diretto alla trasformazione agraria prevista.

La richiesta del collega Priolo di aggiungere al Consiglio rappresentanti della Provincia, della Camera di commercio e della Camera del lavoro di Reggio Calabria ha il difetto di render ancor più numerosa l’Amministrazione, senza stretta necessità perché il territorio silano è tutto fuori dalla provincia di Reggio.

Viceversa, poiché c’è un Ente che rappresenta tutta la Calabria e che si propone lo studio e il miglioramento economico della Regione e il coordinamento con gli interessi nazionali, nonché di dare impulso alla soluzione di problemi regionali, mi pare che un rappresentante di questo Ente possa essere accettato, a mio avviso, e perciò ritengo possa esser accolta la proposta del collega Turco.

In quanto alla rappresentanza della ricerca scientifica, proposta dal collega Colonnetti, se fosse possibile avere sul posto qualcuno che la rappresenti ne sarei ben lieto, perché più diamo importanza all’elemento tecnico e più saremo sicuri del buon fine e dell’efficacia di questa legge.

PRESIDENTE. L’onorevole Segni ha facoltà di esprimere il parere del Governo.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e dalle foreste. Non ho difficoltà ad accettare che questi numerosi nuovi rappresentanti si introducano nel Consiglio di amministrazione dell’Ente.

Lascio che l’assemblea rifletta se un Consiglio già così ampio possa ancora essere accresciuto, però vorrei che queste proposte di modifica fossero fatte concretamente. Per esempio, non capisco che formulazione l’onorevole Rivera intenda dare alla sua proposta, perché chi è che nomina l’esperto se si tratta di esperto? Io proporrei di riassumere la proposta dell’onorevole Rivera in questa formula: «Un esperto in scienze agrarie e forestali nominato dal Ministero dell’agricoltura».

Voglio fare, poi, un’osservazione all’onorevole Pastore sul modo con cui dovranno essere nominati i quattro rappresentanti dei contribuenti. Fra i contribuenti c’è anche lo Stato, perché una parte dell’altipiano silano è foresta demaniale dello Stato.

In quanto a stabilire il modo con cui vengono eletti i quattro rappresentanti dei contribuenti ciò è demandato al Regolamento, e mi pare che sia materia regolamentare e non legislativa. Quindi, pregherei che venisse lasciata la formula che è stata accettata anche dalla Commissione, cioè lasciare che il regolamento, in conformità della legge sulla bonifica, stabilisse il modo di immissione di questi quattro rappresentanti i quali avranno ciascuno un voto non in relazione alla proprietà soggetta al contributo. Ognuno di questi avrà nel Consiglio di amministrazione un voto come rappresentante della Provincia, del Comune, ecc. Quindi, le preoccupazioni dell’onorevole Pastore mi sembrano in questo momento non giustificate.

Trovo, poi, giusto che si dica invece di «decreto», «legge».

PRESIDENTE. Domando ai presentatori di emendamenti se li mantengono.

Onorevole Priolo, mantiene la sua proposta?

PRIOLO. La mantengo.

PRESIDENTE. Onorevole Belotti, mantiene la sua proposta?

BELOTTI. La mantengo.

PRESIDENTE. Onorevole Rivera, accetta la proposta del Ministro?

RIVERA. Insisto nella mia proposta.

PRESIDENTE. Onorevole Pastore, aderisce alla proposta del Ministro?

PASTORE RAFFAELE. Aderirei se il Ministro accettasse la mia come raccomandazione nel senso che i proprietari votassero pro capite, altrimenti saranno eletti solo i grossi proprietari per cui la piccola proprietà sarebbe esclusa dal Consiglio di amministrazione dell’Ente. Se il Ministro accetta la mia proposta, almeno come raccomandazione, io accetterei la sua.

PRESIDENTE. Onorevole Ministro, accetta?

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Posso accettare la proposta come raccomandazione, tanto più che la richiesta non è rivolta solo a questa questione particolare, ma è una richiesta che è allo studio e che riguarda tutti i comprensori di bonifica.

Terrò presente, ad ogni modo, la segnalazione in relazione alle osservazioni che sono fatte per altri casi di altre Regioni.

PRESIDENTE. La proposta dell’onorevole Turco è stata accettata dal Relatore.

Pongo in votazione la prima parte dell’articolo 5 con la modifica di forma proposta dall’onorevole Perassi:

«L’Opera è amministrata da un Consiglio composto da un rappresentante per ciascuno dei Ministeri dell’agricoltura e delle foreste, delle finanze, del tesoro e dei lavori pubblici».

(È approvata).

Pongo in votazione la seguente parte con l’emendamento dell’onorevole Priolo:

«da un rappresentante per ciascuna delle amministrazioni delle provincie di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria, delle Camere di commercio di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria, delle Camere del lavoro di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria».

(È approvata).

Pongo in votazione le seguenti parole:

«dell’Associazione degli agricoltori di Cosenza e Catanzaro, della Federazione dei coltivatori diretti di Cosenza e Catanzaro, dei Corpi delle foreste di Cosenza e Catanzaro, degli Ispettori agricoli di Cosenza e Catanzaro, del Corpo del genio civile di Cosenza e Catanzaro».

(Sono approvate).

Pongo in votazione le parole:

«da un rappresentante dell’Ente nazionale del turismo».

(Sono approvate).

Pongo in votazione l’emendamento aggiuntivo dell’onorevole Belotti:

«da un rappresentante della Federazione cooperative italiane e da un rappresentante della Lega nazionale delle cooperative».

(È approvato).

Pongo in votazione l’emendamento dell’onorevole Rivera nella formulazione proposta dal Ministro dell’agricoltura:

«da un esperto in scienze agrarie e forestali nominato dal Ministro dell’agricoltura e delle foreste».

(È approvato).

Pongo in votazione l’emendamento aggiuntivo dell’onorevole Turco:

«da un rappresentante dell’Associazione pro-Calabria con sede a Catanzaro».

(È approvato).

Pongo in votazione la restante parte del primo comma con l’emendamento Perassi:

«da nove rappresentanti dei comuni delle provincie di Cosenza e Catanzaro ricadenti nel perimetro del comprensorio e da quattro rappresentanti dei contribuenti di cui all’articolo 8, lettera b), della presente legge, eletti secondo le norme del regolamento di cui all’articolo 13».

(È approvata).

Pongo ora in votazione gli altri tre commi dell’articolo:

«Il Consiglio nomina nel suo seno la Giunta esecutiva composta da non meno di cinque e non più di sette membri, tra i quali il presidente, cui spetta altresì la presidenza dell’Opera.

«Il direttore generale dell’Opera è nominato dal Ministero dell’agricoltura e delle foreste, su proposta della Giunta esecutiva, in base al regolamento organico del personale dell’ente di cui al successivo comma.

«Lo statuto ed il regolamento organico del personale debbono essere deliberati dal Consigliò ed approvati dai Ministeri dell’agricoltura e delle foreste, delle finanze e del tesoro».

(Sono approvati – L’articolo 5 è approvato così modificato).

FABBRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABBRI. Desidererei, se non vi sono giustificate obiezioni, che le assunzioni degli impiegati dell’Opera fossero fatte per concorso; e che nel regolamento fosse anche regolata la misura delle retribuzioni di tutti i molti e forse troppi rappresentanti, altrimenti potrebbe succedere che non restino adeguate disponibilità per fare la bonifica.

PRESIDENTE. La misura deve essere contenuta nell’organico.

FABBRI. Sarebbe bene determinarla sino da ora, almeno come norma inserita in questa. legge.

PRESIDENTE. L’onorevole Piemonte ha facoltà di esprimere il parere della Commissione.

PIEMONTE, Relatore. Mi associo alla proposta dell’onorevole Fabbri, ma a titolo di raccomandazione perché mi pare che si tratti di materia regolamentare.

TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Né ha facoltà.

TURCO. In aggiunta alla richiesta dell’onorevole Fabbri si tenga conto di un’altra raccomandazione: di non moltiplicare gli impiegati all’infinito. Si prelevino dal Genio civile e dall’Amministrazione comunale e provinciale.

PRESIDENTE. Do lettura della formulazione proposta dall’onorevole Fabbri:

«Nello statuto dell’Opera sarà disposta l’assunzione soltanto su concorso degli impiegati dell’Opera e sarà stabilita la misura delle rimunerazioni dei componenti il Consiglio di amministrazione».

L’onorevole Ministro ha facoltà di esprimere il suo parere.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. La questione non può essere fatta in sede di articolo 5 dove si parla incidentalmente del regolamento, ma in sede di articolo 13.

FABBRI. Non ho difficoltà da sollevare circa la sede dall’enunciativa. Temevo soltanto che fosse preclusa. La mettano pure dove credono meglio.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Non so se sarà possibile trasfonderla in una norma; comunque l’accetto come raccomandazione. Ne discuteremo in sede di articolo 13.

BERTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERTONE. Convengo con l’opinione espressa dal Ministro dell’agricoltura; però, quando si parla del Consiglio di amministrazione che è composto di 40-45 membri, mi pare che la indennità da pagare ai consiglieri sia un carico di spesa ingente per il bilancio. Questa è un’Opera in cui devono essere pagati gli impiegati che lavoreranno alle dipendenze dell’Opera; ma i componenti del Consiglio devono avere il rimborso puro e semplice delle spese. Sono rappresentanti di comuni e provincie; quindi non si parli di paghe, di stipendi e di indennità.

PRESIDENTE. Comunque, se ne tratterrà in sede di articolo 13, secondo l’avviso del Ministro.

Passiamo all’articolo 6. Se ne dia lettura.

AMADEI, Segretario, legge:

«Al controllo della gestione amministrativa e finanziaria dell’Opera provvede un Collegio sindacale composto di quattro membri, dei quali uno delegato dal Ministero della agricoltura e delle foreste, uno dal Ministero delle finanze e del tesoro, uno nominato dall’assemblea dei sindaci dei comuni ricadenti nel comprensorio ed uno nominato dagli enti e dalle persone che contribuiscono ai finanziamenti.

«I sindaci durano in carica tre anni e possono essere riconfermati».

BERTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERTONE. Faccio al Ministro la raccomandazione che i delegati da nominare sindaci non siano mandati da Roma, ma siano scelti fra i funzionari locali, per esempio fra i funzionari dell’Intendenza di finanza, che sono in condizione di esercitare il loro mandato meglio che i funzionari centrali.

PRESIDENTE. L’onorevole Ministro ha facoltà di dichiarare se accetti la raccomandazione.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Come raccomandazione l’accetto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 6.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 7. Se ne dia lettura.

AMADEI, Segretario, legge:

«Il patrimonio dell’Opera è costituito:

  1. a) dai fondi somministrati dallo Stato, dalle provincie e dai comuni ricadenti nel perimetro ed eventualmente da altri enti;
  2. b) dai beni immobili di cui potrà diventare proprietaria per acquisto o a termini del successivo articolo 9».

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 8. Se ne dia lettura.

AMADEI, Segretario, legge:

«L’Opera provvede alle spese di funzionamento:

  1. a) con i proventi delle dotazioni di cui alle lettere a) e b) dell’articolo 7;
  2. b) con un contributo annuo, a carico dei proprietari (persone fisiche e giuridiche sia private che pubbliche) dei terreni ricadenti nel comprensorio, determinato, su proposta dell’Opera, con decreto del Ministero dell’agricoltura e delle foreste di concerto con quello delle finanze e del tesoro».

PERASSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERASSI. Va fatta una correzione di carattere formale all’articolo 8: alla parola «Ministero» occorre sostituire l’altra «Ministro».

Questa osservazione vale anche per l’articolo 9.

PRESIDENTE. Pongo in votazione lo articolo 8 con la correzione formale proposta dall’onorevole Perassi.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 9. Se ne dia lettura.

AMADEI, Segretario, legge:

«L’Opera può esser autorizzata con decreto del Ministero dell’agricoltura, sentito il Consiglio superiore dell’agricoltura, ad espropriare quegli immobili che interessino utilizzazioni industriali attinenti alla sua attività.

«Si applicano al riguardo le disposizioni contenute negli articoli da 11 a 19 del regio decreto 26 febbraio 1940, n. 247.

«Il decreto del Ministro dell’agricoltura e delle foreste che sia difforme, in tutto o in parte, dal parere espresso dal Consiglio superiore dell’agricoltura, deve essere specificamente motivato.

«Negli altri casi di espropriazione valgono le norme e procedure determinate dalle vigenti leggi sulle bonifiche».

PRESIDENTE. La Commissione ha soppresso nel primo comma le parole del testo del Governo relative agli immobili: «del comprensorio che siano suscettibili di importanti trasformazioni fondiarie con fini sociali che rientrino in un suo piano di immediata colonizzazione» e nella espressione: «strettamente attinenti» ha soppresso la parola: «strettamente».

L’onorevole Ministro accetta queste modificazioni proposte dalla Commissione?

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Le accetto.

PASTORE RAFFAELE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASTORE RAFFAELE. Non capisco perché dovremmo sottrarre a questo Ente, che stiamo per creare, la possibilità di essere autorizzato ad espropriare quegli immobili del comprensorio che siano suscettibili di importanti trasformazioni fondiarie, ai fini agrari, non semplicemente ai fini industriali. Conosciamo benissimo la mentalità del Mezzogiorno. L’Ente che stiamo creando farà un piano di trasformazioni agrarie; se i proprietari non lo eseguiranno, l’Opera potrà espropriare questi terreni ed eseguire essa i piani.

Se noi sottraiamo all’Ente questa facoltà, faremo un’opera inutile.

PRIOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRIOLO. Non capisco perché la Commissione proponga la soppressione di quell’inciso in una legge che riguarda la trasformazione agraria; ciò significa sopprimere proprio la parte più importante: «espropriare quegli immobili del comprensorio, che siano suscettibili di importanti trasformazioni fondiarie con fini sociali e rientrino in un suo piano di immediata colonizzazione…». Mi pare, ripeto, che questa sia la parte più importante: perché si debba sopprimerla io non riesco a capire, limitandoci agli immobili «che interessino utilizzazioni industriali strettamente attinenti alla sua attività agraria».

Insisto pertanto affinché l’Assemblea voglia approvare il testo integrale, così come era stato proposto dal Governo.

QUINTIERI QUINTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

QUINTIERI QUINTO. Credo che la seconda parte dell’articolo, in merito alla quale mi permetto di dissentire dall’amico Priolo, porti, all’atto pratico, semplicemente la paresi di quelle modeste attività che sono in atto da parte dei proprietari, senza che da parte del Governo si possa sviluppare tali attività in alcun modo. Richiamo a questo proposito l’attenzione degli onorevoli colleghi sul fatto che noi abbiamo dei miliardi spesi per i comprensori di bonifica nelle zone pianeggianti, più popolose di quelle silane e suscettibili di immediata valorizzazione, miliardi che si perdono, perché non si può pensare nemmeno a fare le opere di manutenzione che sarebbero strettamente indispensabili. Credo che dare ad un ente, che dispone di appena 98 milioni all’anno, delle facoltà indeterminate di esproprio per tutta la zona silana, la quale comprende oltre 100.000 ettari, in modo che non sia tutelato in nessun modo il proprietario attivo, il proprietario disposto ad attuare le opere che gli sono consigliate e le opere che gli sono consentite dai suoi mezzi, sia pure modesti, lasciare questa spada di Damocle sulla sua testa, significa soltanto paralizzare tali iniziative private senza sostituirle in nessun modo con l’attività governativa. La piccolezza dello stanziamento indica quanto poco potrà fare l’Opera in Sila. Tale altipiano, per la sua altitudine, e per le sue limitate possibilità di trasformazione agricola, non è certo fra i territori che possono maggiormente richiamare oggi gli scarsi capitali disponibili in Italia.

PRIOLO. Chiedo di fare una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRIOLO. Concordo in parte con il collega Quintieri. Faccio però osservare che qui non è detto che l’Opera «deve far questo», ma soltanto che «può far questo». Ora noi abbiamo un miliardo, diviso in dieci esercizi, la somma è modesta, non penso perciò che un Consiglio così vasto e formato da persone tanto competenti (sono pienamente d’accordo con l’onorevole Bertone, che le indennità ai componenti debbono limitarsi al solo rimborso delle spese, altrimenti i 980 milioni stanziati andranno in fumo) si proponga vasti programmi, che rimarrebbero sulla carta.

Ma, e ne stavo parlando poco fa con il Ministro, bisogna proiettarsi nell’avvenire.

Il bilancio dello Stato migliorerà, questo è l’augurio, ed ai 980 milioni, già stanziati, se ne aggiungeranno altri, che consentiranno di guardare con maggiore tranquillità ed ampiezza di vedute il problema della Sila. È perciò che insisto affinché sia conservata la dizione: «l’Opera può essere autorizzata ecc. ad espropriare quegli immobili del comprensorio, che siano suscettibili di importanti trasformazioni fondiarie con fini sociali e rientrino in un piano di immediata colonizzazione ecc.». Lasciare questa dizione non nuoce, sopprimerla significa stroncare ogni maggiore possibilità di sviluppo all’Ente.

QUINTIERI QUINTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

QUINTIERI QUINTO. La possibilità di esproprio c’è, ed è inclusa nelle disposizioni di legge per cui la zona silana è dichiarata comprensorio di categoria B). In tali disposizioni sono incluse tutte le facoltà per colpire gli inadempienti. Diciamo ciò affinché non si faccia di questo un Ente particolare.

CAROLEO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLEO. In sostanza per questa legge l’Opera può adempiere a programmi di bonifica e di trasformazione. Per l’attuazione di tali finalità bastano le vigenti norme sulla bonifica e non è necessario arrivare a questi piani attraverso la espropriazione di terreni, tranne i casi in cui i proprietari risultino inadempienti.

Invece l’espropriazione può rendersi necessaria per l’attuazione di programmi di industrializzazione: e questo è già nella formula proposta dal Ministero.

PRESIDENTE. L’onorevole Piemonte ha facoltà di esprimere il parere della Commissione.

PIEMONTE, Relatore. Ai colleghi Pastore e Priolo, ricordo che in Commissione ha avuto luogo una lunga discussione su questo punto; ma poi, dall’esame attento delle leggi sulla bonifica, si è constatato come questo comma sia superfluo. La dizione dell’ultimo comma dell’articolo è sufficiente per le espropriazioni a fini agricoli, comma che dice: «Negli altri casi di espropriazione valgono le norme e le procedure determinate dalla vigente legge sulla bonifica». A noi è apparso che non fosse proprio ad una legge particolare l’introdurre formulazioni di eccezione in questa materia. Se le norme di espropriazione in materia di bonifica agraria sono insufficienti, si prendano congrui provvedimenti d’indole generale. Certo la legge di bonifica non contempla la possibilità di una azione rapida in caso di impianti industriali, procedura eccezionale che può rendersi necessaria e che giustifica la dizione del primo comma.

Inoltre la Commissione per le eventuali espropriazioni agricole ha adottato una formulazione atta a disarmare le diffidenze e a non spaventare quelle iniziative private già in parte in atto e in parte in progetto che è pur bene che si sviluppino. Infine noto che le disposizioni dell’articolo 10 sono in parte eccezionali e tali da dare armi sufficienti all’Opera contro i proprietari renitenti al loro dovere sociale:

PRESIDENTE. L’onorevole Ministro dell’agricoltura ha facoltà di esprimere il pensiero del Governo.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura. Ho accettato la modifica dell’articolo 9 proposto dalla Commissione per due considerazioni: anzitutto c’è l’articolo 10 che rafforza le norme ordinarie della legge sulla bonifica, perché, mentre la legge sulla bonifica permette già la espropriazione nei casi di piani di trasformazione obbligatoria entro certo tempo, l’articolo 10 contiene un rafforzamento che mi pare essenziale della legge ordinaria sulla bonifica, e quindi rimedia già in parte alla soppressione proposta dalla Commissione all’articolo 9. L’onorevole Pastore pensava che, se il proprietario era inadempiente, nessun rimedio vi fosse contro di lui, perché l’Ente non può espropriare. No, l’Ente può espropriare in forza della legge generale sulla bonifica, di cui anzi è in corso una modificazione che rende l’opera dello Stato più energica e più rapida. Questa legge non è ancora approvata, ma spero che sarà approvata in uno dei prossimi Consigli dei Ministri. In ogni modo nel testo della legge per la Sila l’articolo 10 contiene una innovazione che a me sembra sufficiente. Perciò io ho approvato anche la formulazione dell’articolo 9, purché sia mantenuto così com’è anche l’articolo 10. Quindi io sono d’accordo con la Commissione, perché mi pare che le armi concesse all’ente per attuare coattivamente i piani di trasformazione siano sufficienti. Vuol dire che l’Ente, invece di espropriare preventivamente, potrà espropriare un anno dopo l’imposizione del piano. L’articolo 10 dà questi poteri e mi pare che siano già sufficienti. Per questo io accetto il testo della Commissione relativo all’articolo 9 collegato però col testo dell’articolo 10.

PRESIDENTE. L’onorevole Priolo mantiene il suo emendamento?

PRIOLO. Lo mantengo.

PASTORE RAFFAELE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASTORE RAFFAELE. L’onorevole Segni forse ricorderà che questo progetto era stato presentato nel 1945 e non passò, allora, avanti alla Commissione della Consulta perché a questo articolo si opposero i proprietari terrieri. Vuol dire che qui c’è l’equivoco. Ecco perché vorrei che fosse stabilito che l’Opera che andiamo a costituire può espropriare i terreni, qualora i proprietari siano inadempienti.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. L’onorevole Pastore chiede che l’Opera possa espropriare i terreni. Questo c’è già nella legge del 1933 e c’è nell’articolo 10 che, anzi, rafforza la legge del 1933. Quindi, mi pare che ricada in un grosso equivoco. Non è che con la modifica proposta dalla Commissione l’Opera non possa espropriare: può sempre espropriare quando, approvato un piano di trasformazione obbligatoria, i privati non siano adempienti. Anzi, l’articolo 10 della legge rappresenta una modifica notevole perché, invece di attendere che il periodo dato ai privati sia totalmente trascorso nell’inattività degli stessi, permette di agire contro gli inadempienti prima che il termine sia interamente trascorso.

L’articolo 10 dice, infatti:

«Se l’azione dei proprietari obbligati ad eseguire le spese di competenza privata da un piano di bonifica manchi o non si svolga nei modi e nei tempi dall’Opera stabiliti, questa può essere autorizzata dal Ministero dell’agricoltura e delle foreste a sostituirsi nell’esecuzione delle opere ai proprietari inadempienti ed a loro spese».

Quindi esso contiene già una notevole modifica alla legge vigente e ritengo quindi che sia garantito l’interesse pubblico in maniera abbastanza energica, mentre sussiste la possibilità di coordinare l’attività del privato con l’attività dell’ente, che da solo non può fare tutto e che deve rappresentare un incentivo per i privati nell’esecuzione delle opere.

PRIOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRIOLO. Dopo questi chiarimenti, dichiaro di ritirare il mio emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione i primi due commi dell’articolo 9, nel testo della Commissione, avvertendo che al primo comma la parola: «Ministero» deve essere sostituita, come nell’articolo precedente, con la parola: «Ministro»:

«L’Opera può essere autorizzata con decreto del Ministro dell’agricoltura e delle foreste, sentito il Consiglio Superiore della agricoltura, ad espropriare quegli immobili e che interessino utilizzazioni industriali attinenti alla sua attività.

«Si applicano al riguardo le disposizioni contenute negli articoli da 11 a 19 del regio decreto 26 febbraio 1940, n. 247».

(Sono approvati).

Passiamo al terzo comma:

«Il decreto del Ministro dell’agricoltura e delle foreste che sia difforme, in tutto o in parte dal parere espresso dal Consiglio Superiore dell’agricoltura, deve essere specificamente motivato».

BERTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERTONE. Vorrei pregare il Ministro e la Commissione, se credessero, di voler meglio specificare quest’ultima parte. Perché quando si dice che il decreto del Ministro deve essere specificamente motivato, si dice cosa che è nella natura stessa del provvedimento, in quanto non è possibile supporre che esso non sia motivato.

Viceversa, qui si richiede una motivazione speciale, cioè l’indicazione del perché si sia rifiutato di seguire il parere del Consiglio superiore dell’agricoltura. Quindi oltre la motivazione generale del decreto si vuole una indicazione specifica.

Pregherei, quindi, di aggiungere dopo le parole: «deve essere specificamente motivato» le altre: «sulle ragioni del dissenso».

PRESIDENTE. Prego l’onorevole Ministro di dichiarare se accetta.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Accetto.

PRESIDENTE. L’onorevole Relatore ha facoltà di esprimere il parere della Commissione.

PIEMONTE, Relatore. Sono d’accordo.

PRESIDENTE. Pongo allora in votazione il terzo comma con l’aggiunta proposta dall’onorevole Bertone.

«Il Decreto del Ministro dell’agricoltura e delle foreste che sia difforme, in tutto o in parte, dal parere espresso dal Consiglio superiore dell’agricoltura, deve essere specificamente motivato sulle ragioni del dissenso».

(È approvato).

Vi è infine il quarto comma aggiuntivo proposto dalla Commissione:

«Negli altri casi di espropriazione valgono le norme e procedure determinate dalle vigenti leggi sulle bonifiche».

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Poiché l’articolo 10 contiene una modifica alla legge sulla bonifica attualmente vigente, occorre far riferimento anche all’articolo 10, oppure sopprimere integralmente questo comma, giacché è già nel nostro sistema giuridico che si osservino le norme vigenti, in quanto non modificate dalla nuova legge. Gradirei anzi, a questo riguardo, di conoscere l’opinione dell’onorevole Perassi.

PRESIDENTE. L’onorevole Perassi ha facoltà di parlare.

PERASSI. Mi pare che questa legge lascerebbe impregiudicate le norme della vigente legge sulla bonifica.

Desidererei piuttosto avere a mia volta qualche chiarimento intorno all’articolo 10. Mi pare che nell’articolo 10 non si preveda un’espropriazione in senso proprio, ma si preveda semplicemente che, nell’ipotesi che un proprietario non adempia agli obblighi derivanti dalle disposizioni adottate dall’Opera, questa possa essere autorizzata dal Ministero a sostituirsi nell’esecuzione delle opere ai proprietari inadempienti e a spese di questi. Mi pare quindi che si tratti di una figura diversa da quella dell’espropriazione.

PRESIDENTE. Dopo le osservazioni dell’onorevole Ministro, domando alla Commissione se essa intenda di conservare o meno l’emendamento aggiuntivo.

PIEMONTE, Relatore. Lo conserva.

PRESIDENTE. Pongo pertanto in votazione questo comma aggiuntivo, testé letto.

(È approvato – L’articolo 9 è approvato così modificato).

Passiamo pertanto all’articolo 10. Se ne dia lettura.

AMADEI, Segretario, legge:

«Se l’azione dei proprietari obbligati ad eseguire le opere di competenza privata da un piano di bonifica manchi o non si svolga nei modi e nei tempi dall’opera stabiliti, questa può essere autorizzata dal Ministero dell’agricoltura e delle foreste a sostituirsi nell’esecuzione delle opere ai proprietari inadempienti ed a loro spese.

«L’Opera può essere autorizzata dal Ministero dell’agricoltura e delle foreste a farsi rimborsare delle spese sostenute per l’esecuzione delle opere di competenza privata, mediante parziale concessione dell’immobile bonificato.

«Si applicano in questi casi le disposizioni del 3° e 4° comma dell’articolo 11 della legge 2 gennaio 1940, n. 1».

PRESIDENTE. Il primo comma del testo governativo è stato modificato dalla Commissione. Il Governo lo accetta?

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e foreste. Il Governo accetta l’articolo 10 nella formula della Commissione, formula la quale rappresenta un rafforzamento della vigente legge sulla bonifica che noi abbiamo modificato con il decreto sull’Ente di Puglia e Lucania e che in parte riportiamo in questo decreto, intendendo l’espropriazione come un rafforzamento per l’attività della bonifica, prevedendo cioè l’ipotesi che l’ente di bonifica si sostituisca al privato, agendo, sì, per proprio conto, ma a spese del privato stesso, il che in molti casi prevediamo porterà di fatto a quello che è previsto nella legge sulla bonifica e che qui non è espressamente detto, per cui una parte dei fondi privati potrà passare bonariamente all’Opera stessa per le spese dell’esecuzione di queste opere di trasformazione che il privato, evidentemente, non è in condizioni di fare.

Questo testo è anteriore alla successiva legge già votata e approvata sulla costituzione dell’Ente irrigazione per la Puglia e la Lucania, in cui all’articolo 8 viene completata la disposizione di questo articolo 10, permettendo precisamente, in caso di inadempienza un compenso in natura all’Opera stessa, cioè attraverso la cessione di una parte del territorio trasformato.

Non voglio qui inserire all’improvviso una modificazione più spinta in questo senso, anche perché questa è oggetto di un provvedimento generale che si potrà applicare anche all’Opera della Sila, come a tutti gli altri comprensori di bonifica. Ad ogni modo l’articolo in discussione rappresenta di per se stesso un rafforzamento dell’attività dell’ente nei confronti dei privati inadempienti.

Quindi accetto pienamente il testo della Commissione.

PRESIDENTE. Sta bene.

Pongo in votazione il primo comma:

«Se l’azione dei proprietari obbligati ad eseguire le opere di competenza privata da un piano di bonifica manchi o non si svolga nei modi e nei tempi dall’Opera stabiliti, questa può essere autorizzata dal Ministero dell’agricoltura e delle foreste a sostituirsi nell’esecuzione delle opere ai proprietari inadempienti ed a loro spese».

(È approvato).

Passiamo al secondo comma:

«L’Opera può essere autorizzata dal Ministero dell’agricoltura e delle foreste a farsi rimborsare delle spese, sostenute per l’esecuzione delle opere di competenza privata, mediante parziale concessione dell’immobile bonificato».

QUINTIERI QUINTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

QUINTIERI QUINTO. Mi sembra che questo sia un modo evidente di far aumentare la mole ed i costi dei lavori di trasformazione. L’Opera avrà tutto l’interesse di farlo. I proprietari sono responsabili del pagamento, ma farsi pagare con un pezzo della loro proprietà, mi sembra una forma strana di pagamento. Richiamo l’attenzione della Commissione su questo punto.

In sostanza, se il proprietario non potrà pagare, finirà magari col vendere tutta la sua proprietà; ma obbligarlo a cedere una parte del suo terreno, mi sembra una forma ibrida di pagamento.

VILLANI. Avrà la possibilità di scegliere.

QUINTIERI QUINTO. Mi sembra una forma molto strana di esazione di un credito; forma che, a mio avviso, non si inquadra in tutte quelle che sono le norme giuridiche ordinarie. Ma il diritto non è materia mia, e quindi lascio ai competenti di fare le osservazioni del caso. A me sembra strano che, avendo un credito, ci si faccia pagare con un pezzo dell’immobile. L’ente infatti ha soltanto un credito verso il proprietario.

CAROLEO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLEO. A me pare che l’onorevole Quintieri abbia perfettamente ragione, perché attraverso tale norma si intenderebbe introdurre in questa materia quel patto commissorio che ormai è stato bandito dal nuovo Codice in tutte le contrattazioni private.

Quindi, penserei di eliminare questa possibilità per l’Opera, la quale, se ha un credito, lo farà valere secondo le norme ordinarie e procedendo anche ad espropriazione forzata contro i proprietari che risultassero inadempienti.

PRESIDENTE. L’onorevole Piemonte ha facoltà di esprimere il parere della Commissione.

PIEMONTE, Relatore. Osservo ai colleghi Quintieri e Caroleo, che in fondo qui si tiene a codificare una norma già esistente. Posto innanzi ad un piano di bonifica, se il proprietario non si sente di fare le spese necessarie che gli incombono, è buona cosa facilitargli il compito in questo senso, che egli si metta d’accordo nel senso che l’amministrazione lo sostituisca sui lavori cedendo a saldo delle spese che avrebbe dovuto sopportare una parte da convenirsi della sua proprietà. Vuol dire che se ha il denaro per pagare, bene, altrimenti ricorre a tale ripiego. Così, senza spese dirette e senza arrivare alla vendita totale del fondo, egli ha il modo di contrattare prima, e poi di avere, per la parte che gli resta, il suo fondo bonificato.

Evidentemente è un sistema empirico, ma un sistema empirico che ha dimostrato la sua utilità ed efficacia, e dal momento che il proprietario può conservare tutta la sua proprietà pagando le spese, non c’è nulla di coattivo in questa disposizione. C’è soltanto una soluzione, un suggerimento, un consiglio, che finisce per esser di profitto all’Ente e al proprietario.

CAROLEO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLEO. Per esprimere bene il concetto dell’onorevole Piemonte, occorrerebbe allora aggiungere: «col consenso del proprietario interessato». Questo è l’emendamento che io propongo, se viene accettato dal Relatore e dal Ministro.

PRESIDENTE. Invito l’onorevole Ministro ad esprimere il parere del Governo.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Questo primo capoverso dell’articolo 10, come dicevo, rappresenta un attenuazione rispetto all’articolo 8 del testo di legge vigente per la Puglia e la Lucania.

Non dobbiamo dimenticare che si tratta di proprietari inadempienti ai piani di trasformazione dichiarati obbligatori previa una lunga istruttoria e lunghi studi. Non si tratta quindi di piani avventati, ma lungamente meditati e studiati che si devono realizzare nell’interesse pubblico, e ritengo che la norma giovi alla migliore e più rapida esecuzione dei piani stessi. Ritengo anche che i proprietari abbiano interesse, quando non possono pagare, a liberarsi del loro debito mediante cessione parziale dell’immobile.

Il fatto che si tratta di proprietari inadempienti ad un’opera statale obbligatoria, m’induce a mantenere il testo proposto dal Ministero e accettato dalla Commissione. Vedo in esso un complemento necessario di tutto questo istituto, senza il quale l’Ente potrebbe essere privato di ogni possibilità di operare efficacemente.

Né credo che la disposizione debba far paura, perché prima di arrivare ad un piano obbligatorio, abbiamo un lungo iter da percorrere, bisogna ottenere il consenso dei tecnici in base a piani lungamente studiati di interesse generale, ma che è necessario vengano eseguiti il più rapidamente possibile nei termini e nei modi di legge.

Abolire questo capoverso significherebbe in realtà rompere tutta l’armonia della legge. Prego dunque l’Assemblea di accettarlo come è stato proposto dal Governo e già accettato dalla Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione. Onorevole Caroleo, ella mantiene il suo emendamento?

CAROLEO. Lo mantengo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il secondo comma dell’articolo 10:

«L’Opera può essere autorizzata dal Ministero dell’agricoltura e delle foreste a farsi rimborsare delle spese sostenute per l’esecuzione delle opere di competenza privata, mediante parziale concessione dell’immobile bonificato».

(È approvato).

Pongo in votazione l’emendamento aggiuntivo dell’onorevole Caroleo:

«col consenso del proprietario interessato».

(Non è approvato).

Pongo in votazione l’ultimo comma:

«Si applicano in questi casi le disposizioni del terzo e quarto comma dell’articolo 11 della legge 2 gennaio 1940, n. 1».

(È approvato – Si approva l’articolo 10).

Passiamo all’articolo 11. Se ne dia lettura.

AMADEI, Segretario, legge:

«Tutti gli atti e contratti compiuti dall’Opera ai fini della trasformazione fondiario-agraria e della colonizzazione sono registrati con pagamento della tassa fissa di lire 20.

«Sono soggette all’imposta fissa minima ipotecaria tutte le operazioni ipotecarie fatte nell’interesse dell’Opera, salvi i diritti e compensi spettanti agli Uffici del registro e gli emolumenti dovuti ai conservatori dei registri immobiliari».

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 12. Se ne dia lettura.

AMADEI, Segretario, legge:

«Indipendentemente dagli ordinari carichi e contributi statali previsti dalle leggi riguardanti le singole opere di bonifica e di sistemazione idraulico-forestale, è autorizzata la spesa di 980 milioni da effettuare in favore dell’Opera a termini del precedente articolo 7, lettera a).

«Tale somma sarà corrisposta in dieci rate annuali di lire 98 milioni ciascuna a decorrere dall’esercizio 1946-47, da iscriversi nello stato di previsione della spesa del Ministero dell’agricoltura e delle foreste.

«È inoltre autorizzata la spesa di lire 20 milioni per studi e ricerche da compiersi a cura del Ministero dell’agricoltura e delle foreste per la migliore utilizzazione dell’altipiano della Sila. Tale somma sarà corrisposta in 5 rate annuali di lire 4 milioni ciascuna a decorrere dall’anno 1946-47 da iscriversi nello stato di previsione della spesa del Ministero dell’agricoltura e delle foreste».

PRESIDENTE. Pongo allora in votazione i primi due commi.

(Sono approvati).

Passiamo al terzo comma.

COLONNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COLONNETTI. Vorrei chiedere al Ministro se non creda di tener conto, nella enunciazione di questo comma, del fatto che, proprio per favorire la migliore utilizzazione dell’altipiano silano, il Consiglio Nazionale delle ricerche ha recentemente istituito – d’accordo col suo Ministero – un «Centro di studi silani», diviso in due sezioni: una destinata allo studio di problemi agricoli, e una destinata allo studio di problemi geologico-minerari. Questo Centro è naturalmente, come tutti gli organi del Consiglio delle ricerche, a disposizione del Ministero dell’agricoltura per questi studi, ma, poiché il Consiglio delle ricerche ha fatto grandi sacrifici per questo impianto e detto Centro dispone di tre milioni per spese d’impianto e di due milioni annui per le spese di ricerche, io chiedo se non si creda di mettere in evidenza la cosa, aggiungendo, là dove nel comma in esame si dice: «studi e ricerche da compiersi a cura del Ministero dell’agricoltura e delle foreste», le seguenti parole: «e del Centro di studi silani del Consiglio Nazionale delle ricerche.

PRESIDENTE. Prego l’onorevole Relatore di esprimere il suo avviso.

PIEMONTE, Relatore. Io non ho capito bene, da quanto ha detto il collega Colonnetti, se il Centro della ricerca scientifica intenda aumentare il contributo di 4 milioni stabilito dal Governo oppure pensi attingere a questi 4 milioni.

Prego di spiegare un po’ esattamente la portata della richiesta, perché evidentemente per la formazione del piano generale di trasformazione prevista, occorreranno dei fondi notevoli, perché si tratta di un’estensione di cento mila ettari, e ci sarà necessità di un personale tecnico non indifferente per fare studi e rilievi.

Ora, se dovessimo devolvere una parte di questi 4 milioni per ricerche di altro carattere – per quanto utilissime – io non so come si potrebbe poi far fronte alle spese di progettazione nei limiti stabiliti.

Ecco perché, se occorrono per ricerche scientifiche delle spese nuove, penso debbano essere fatte con altri finanziamenti.

PRESIDENTE. Invito allora, l’onorevole Colonnetti a fornire le spiegazioni richieste dall’onorevole Relatore.

COLONNETTI. Non prospettavo l’istituzione di spese nuove e tanto meno di spese che il Consiglio delle ricerche voglia fare per sue finalità speciali. Intendevo soltanto far presente che il Consiglio delle ricerche è venuto incontro alla finalità che l’Ente si propone con la istituzione di questo Centro e chiedevo che attraverso il Consiglio d’amministrazione dell’Opera e nella misura che il Consiglio dell’Opera crederà, i fondi che sono destinati a questi studi possano essere utilizzati anche pel tramite del Centro di studi silani. Quindi nessun aumento di spese chiedo, bensì soltanto il riconoscimento dell’attività di questo centro.

PRESIDENTE. Prego il Governo di esprimere il suo parere.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Il Consiglio Nazionale delle ricerche si è reso veramente benemerito con la istituzione di questo centro di studi ed io non avrei difficoltà e non avrò difficoltà a corrispondere all’opera che ha fatto questo ente e che svolgerà anche in avvenire, destinando a codesto ente una parte di questi finanziamenti. Temo però che non si possa inserire una formula così generica in un testo di legge, perché noi dovremmo anche dire sopra questi quattro milioni annui quale parte sia destinata al Ministro dell’agricoltura e quale all’ente. Una formula cumulativa ed imprecisa ci lascerebbe troppo perplessi e poi dovremmo discutere con la Corte dei conti e col Ministero del tesoro sulla ripartizione della somma. Pregherei l’onorevole Colonnetti di contentarsi di questa mia assicurazione, dato che non possiamo tradurre in una cifra precisa la parte che di questi quattro milioni potrebbe andare al centro di studi del Consiglio Nazionale delle ricerche. Se noi adottassimo una formulazione così generica credo che non potremmo fare poi la legge di stanziamento senza dover lungamente discutere anche con gli organi esecutivi, per metterla in attuazione. Non si tratta di rapporti di Ministeri fra di loro, i quali, essendo organi dello Stato, le successive ripartizioni possono discutere; ma di ripartizione con altri enti pubblici, ed occorrerebbe una formulazione precisa. Se questa formulazione l’onorevole Colonnetti la può fornire, non ho difficoltà a dare un milione all’anno sui quattro milioni a questo centro di studi.

COLONNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COLONNETTI. Io non ho mai pensato a porre in dubbio la posizione gerarchicamente preminente del Ministero. Mi basterebbe che fosse detto: «da compiersi anche a mezzo del Consiglio Nazionale delle ricerche» coll’intesa che spetterebbe sempre al Ministero dell’agricoltura determinare la misura. Io sono convinto che il Ministero dell’agricoltura sarà il primo a riconoscere l’utilità di questa collaborazione, e se ne varrà largamente.

SEGNI, Ministero dell’agricoltura e foreste. Accetto questa aggiunta.

PRESIDENTE. La Commissione accetta?

PIEMONTE, Relatore. Accetto l’emendamento Colonnetti a nome della Commissione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il terzo comma così modificato: «È inoltre autorizzata la spesa di lire 20 milioni per studi e ricerche da compiersi, anche a mezzo del Centro di studi silani del Consiglio nazionale delle ricerche, a cura del Ministero dell’agricoltura e delle foreste per la migliore utilizzazione dell’altipiano della Sila. Tale somma sarà corrisposta in cinque rate annuali di lire 4 milioni ciascuna a decorrere dall’anno 1946-47 da iscriversi nello stato di previsione della spesa del Ministero dell’agricoltura e delle foreste».

(È approvato – L’articolo 12 è così approvato).

Si dia lettura dell’articolo 13.

AMADEI, Segretario, legge:

«Con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’agricoltura e delle foreste, verranno emanate le norme regolamentari per l’esecuzione della presente legge».

PERASSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERASSI. Mi pare che questo articolo non sia necessario e da un certo punto di vista non opportuno. Non è necessario perché non dice nulla che non risulti già dai principî generali. La facoltà di emanare regolamenti per l’esecuzione di una legge è, infatti, attribuita al Governo da una norma costituzionale generale. Capirei l’aggiunta di un articolo, se in esso si conferisse al Governo il potere di emanare norme di attuazione, o integrazione della legge, cioè norme che esorbitano dall’ambito ristretto delle norme regolamentari di esecuzione. Come è formulato, l’articolo è inutile e perciò ne propongo la soppressione. Se si volesse dare al Governo una competenza a questo riguardo che andasse al di là di quella regolamentare, normale, se si dicesse, ad esempio, che il Presidente della Repubblica, con decreto, può emanare norme integrative si potrebbe ammettere questa norma. Ma se restiamo sul terreno puramente regolamentare mi sembra inutile. Per conseguenza io proporrei di sopprimere questo articolo.

PRESIDENTE. Qual è il pensiero del Governo?

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Accetto questa proposta.

PRESIDENTE. Prego il Relatore di voler esprimere il parere della Commissione.

PIEMONTE, Relatore. La Commissione accetta.

PRESIDENTE. Chiedo all’onorevole Fabbri se insiste nella sua precedente proposta, rinviata a questo articolo e così formulata:

«Nello statuto dell’Opera sarà disposta l’assunzione soltanto per concorso degli impiegati dell’Opera e sarà stabilita la misura delle remunerazioni dei componenti il Consiglio di amministrazione».

FABBRI. Io ho fatto una proposta da includere in un articolo qualsiasi e non mi sono riferito all’articolo 13 piuttosto che a un altro. Io mi sono riferito in genere ad una norma che si dovrebbe porre onde divenisse obbligatorio questo principio da regolarsi nello Statuto. E volevo chiarire, in seguito all’osservazione dell’onorevole Bertone, che noi partiamo, in fondo, da concetti abbastanza simili, perché egli partiva dal concetto che tutti questi rappresentanti non dovessero avere remunerazioni di sorta, mentre io mi preoccupavo dell’inconveniente perfettamente contrario, che cioè se ne avessero eccessive. Dato che si tratta qualche volta di rappresentanti che non possono essere in condizioni abbastanza facoltose, stabilire la gratuità può essere un rimedio troppo drastico. Mi sembra giusto quindi il principio dell’indennità fissata nello Statuto e quindi normalmente in una misura equa; e ho raccomandato l’altro principio che gli impiegati fossero assunti per concorso, riferendomi anche alle precedenti discussioni che sono state fatte nell’Assemblea, quando, come si ricorderà, si esagerava fino a richiedere che per qualunque ente di diritto pubblico ci volesse un concorso per l’assunzione di impiegati ed io allora opposi che si trattava di una esigenza troppo esagerata e di una norma che non poteva trovare giusta applicazione in casi molto modesti e di dimensioni molto piccole. Ma qui, nel caso particolare del quale si tratta, si crea un’opera con una dotazione di cento milioni all’anno, ed allora mi sembra normale che gli impiegati siano assunti per concorso. Questo è il mio punto di vista, però se l’onorevole Ministro dice che lo accetta soltanto come raccomandazione, data la portata della dichiarazione, io non insisto per provocare una votazione formale. Se il Ministro crede invece di poterla accettare come norma che abbia realmente un contenuto positivo, allora insisto.

Chiedo il pensiero del Governo in proposito.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Mi pare che introdurre una norma di regolamento nella legge sia pericoloso. Mi impegno nel regolamento organico di far adottare come criterio di massima, e salvo casi eccezionali, che gli impiegati devono essere nominati per concorso. Io non avrei difficoltà a sanzionare ciò in una norma di legge, ma trovo difficile la formulazione.

Mi pare quindi che quel concetto, che io dichiaro di condividere, potrà trovare la sua sede nel regolamento organico.

PRESIDENTE. Onorevole Fabbri insiste?

FABBRI. La formulazione vi era; comunque, dato il punto di vista dell’esponente del Governo, non ho ragione d’insistere.

PRESIDENTE. Devo ora porre in votazione la soppressione dell’articolo 13.

PERASSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERASSI. Se venisse accettata la soppressione nell’articolo 13, è evidente che alla fine del primo comma dell’articolo 5 si dovrebbe dire semplicemente: «secondo le norme del regolamento:

PRESIDENTE. Sta bene. Allora pongo in votazione la proposta di soppressione dell’articolo 13.

(È approvata).

L’esame degli articoli è così terminato; se non vi sono osservazioni, la votazione a scrutinio segreto su questo disegno avverrà nella seduta di domani.

(Così rimane stabilito).

Discussione del disegno di legge: Riordinamento dei Corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione. (35).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Riordinamento dei Corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione (35).

Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare l’onorevole Marchesi. Ne ha facoltà.

MARCHESI. Le mie dichiarazioni saranno assai brevi. L’Assemblea, approvando la mozione che rinviava la votazione dei componenti del Consiglio Superiore, riconosceva implicitamente importanza di questo disegno di legge. Si tratta di costituire un organismo superiore, il quale deve assistere il Governo nella sua funzione amministrativa e aiutarlo in quella legislativa in un momento in cui appare urgentissima l’opera di ordinamento e di potenziamento della scuola italiana.

Il relatore, onorevole Martino, ha esposto le ragioni ed i criteri con i quali la Commissione ha creduto di dover modificare il testo presentato dal Governo. Ma io trovo che questo sia preferibile a quello della Commissione: la quale pone un Consiglio Superiore di quarantotto membri cioè un organo di squilibrio e di confusione.

Fra i tre ordini di scuole, elementare, secondario e universitario, è un legame indissolubile.

Non sono fra gli assertori gelosi di specifiche e di strette competenze.

L’istruzione superiore in un momento di così travagliata crisi di eccedenza di popolazione scolastica, ha bisogno di una solida istruzione primaria, di una solida istruzione secondaria e di una vasta rete bene organizzata ed attrezzata di scuole professionali, le quali dovranno riassorbire una parte di quegli spostati che ora urgono alle porte degli istituti superiori.

Comunque, ci sono problemi che devono essere trattati separatamente dai competenti dei tre ordini di scuole.

Nel testo presentato dal Governo, l’articolo 2 considera i casi in cui il Consiglio Superiore, che nel progetto governativo consta giustamente di tre sezioni separate, deve essere convocato in adunanza plenaria: quando si tratti di esaminare questioni generali che riguardino comunque varî rami dell’istruzione.

Vengo subito ai due emendamenti da me presentati. L’uno riguarda la soppressione del rappresentante degli aiuti e degli assistenti universitari. Io trovo non giustificata questa soppressione e non giustificabile quel mettere insieme incaricati, aiuti ed assistenti.

I professori incaricati possono non esserci; in molti casi, sarebbe preferibile non ci fossero. Gli aiuti, gli assistenti devono esserci sempre. La funzione del professore incaricato è annualmente precaria; la funzione dell’aiuto e dell’assistente non lo è mai; può mutare la persona, ma non la funzione.

Ammettendo la rappresentanza degli aiuti e degli assistenti nella prima sezione del Consiglio Superiore, non si apre la porta a una rappresentanza di categoria; non si riconosce un interesse di categoria: ma un interesse dello insegnamento universitario; essi integrano la opera del titolare. L’aiuto insegna anche lui, esamina anche lui, qualche volta è il solo – e l’onorevole Martino lo sa meglio di me – a dirigere le esercitazioni di laboratorio, di seminario – ed ha una esperienza diretta che spesso manca all’incaricato o al libero docente.

L’aiuto può decadere durante la sessione del Consiglio Superiore, e in tal caso il Ministro può rivolgersi alle rispettive categorie per la nuova elezione. Gli incaricati possono ridursi con vantaggio dell’economia, e, credo, anche dell’insegnamento, perché sappiamo a quali scopi personali molti incarichi siano da attribuire; ma gli aiuti e gli assistenti debbono aumentare nell’interesse stesso dell’insegnamento scientifico. A questa classe non può mancare nel Consiglio Superiore un rappresentante che sia eletto dalle rispettive categorie.

Mi si consenta una osservazione riguardo all’articolo 6, il quale parla della Corte di disciplina per gli insegnanti universitari e dice che «davanti alla Corte interviene, come relatore, un rappresentante del Ministero della pubblica istruzione». Ritengo che questa persona del funzionario-relatore sia da respingere. Il funzionario può essere un informatore; dare chiarimenti, dare notizie, se richiesto, dare anche consigli; ma relatore deve essere un consigliere. Il relatore infatti non è soltanto un riferitore di fatti, ma è anche il più delle volte l’ispiratore di una sentenza. Egli deve dare il suo parere in merito: è un giudice: ciò che non può essere il funzionario ministeriale.

Passo – e ho terminato queste mie brevi dichiarazioni – all’articolo 21.

Propongo che in questo articolo sia ripresa ed integrata una norma di quella legge Casati del 1859, tanto lodata, ma non altrettanto rispettata, la quale imponeva il parere del Consiglio Superiore per il pareggiamento degli istituti privati di istruzione media. Non mi dilungherò su questo argomento, che è stato ampiamente dibattuto in quest’Aula, e, malauguratamente, è apparso turbato da interessi politici, mentre è argomento che riguarda interessi essenzialmente e – vorrei dire – esclusivamente nazionali.

Quelli che hanno una qualche esperienza della scuola sanno come il sistema delle parificazioni, di cui si è enormemente abusato in questi ultimi venticinque anni, è stato ed è uno dei fattori principali della corruttela scolastica, uno dei non pochi fattori. L’onorevole Gonella ha proceduto con passi molto cauti e lenti, da principio, ma dopo, mi permetta l’onorevole Ministro di fare questo rilievo, che non vuole essere offensivo, si è visto che quella lentezza iniziale preludeva a una grande velocità. Da uno spoglio dei bollettini ufficiali dal giugno al settembre 1947 si può vedere come la parificazione raggiunge la cifra enorme di 380.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. Confronti con le parificazioni degli anni precedenti!

MARCHESI. Onorevole Gonella, lei ha una certa propensione a chiedere conforto al passato, ma il passato ci dà spesso tristi esempi che non meritano di essere seguiti. Non credo che questo sia un buon argomento per difendere le 380 parificazioni concesse.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. Spesso è parificata la prima classe di una scuola. Non sono quindi sempre parificazioni di scuole, bensì di classi.

MARCHESI. Da rilevare inoltre che per la maggior parte le parificazioni sono concesse a scuole di ordine religioso, e con questo non intendo muovere accusa di faziosità all’onorevole Ministro. La ragione è anche nel fatto che gli ordini religiosi dispongono di maggiori mezzi per poter allestire istituti privati di educazione.

RESCIGNO. Sono le migliori scuole, però.

MARCHESI. Non so se lei abbia fatto un giro di ispezione…

RESCIGNO. Comunque io appartengo alla scuola, sono un educatore, e per questo lo so.

MARCHESI. Ma io non posso affidarmi ad una testimonianza improvvisata. Non nego che vi siano buone scuole confessionali, ma per l’esperienza indiretta che ho, attraverso fonti insospette e autorevolissime, so che ve ne sono anche di pessime. Con questo non intendo dire che gli Istituti religiosi, i quali hanno da secoli compreso la fondamentale esigenza della scuola, non abbiano i loro meriti, e noi saremmo lieti che le buone scuole private si moltiplicassero, anche quelle confessionali, non importa: la luce della religione potrà divampare o spegnersi.

Una voce al centro. Non può spegnersi.

MARCHESI. Ciò che importa è che vi sia il fondamento dell’educazione e della cultura, che l’insegnamento sia ben disciplinato, e non nascondo che alcune scuole private per la loro serietà rispondono a questo compito educativo. L’aggiunta che io propongo all’articolo 21 non credo possa fare ombra a nessuno, perché tende a liberare il Ministro da un peso e da una responsabilità che non è giusto né desiderabile abbia a gravare su di uno solo.

Sarebbe bene che la parificazione fosse abolita e che si tornasse al vecchio pareggiamento, ma questa non è cosa da trattare e da discutere in questo momento.

Per ora ho finito queste mie brevi dichiarazioni. Riprenderò, se sarà il caso, la parola quando avrò sentito le proposte dei colleghi.

PRESIDENTE. Vorrei pregare gli onorevoli colleghi che debbano svolgere concetti riassunti in emendamenti, di parlare in sede di discussione degli articoli.

È iscritto a parlare l’onorevole Bertola. Ne ha facoltà.

Presidenza del Vicepresidente CONTI

BERTOLA. Onorevoli colleghi, il disegno di legge che ci è stato presentato rappresenta, qualunque sia il nostro giudizio e la nostra critica, un passo importante verso una forma nuova e democratica del nostro ordinamento scolastico. In esso sono stati accettati ed inclusi alcuni concetti nuovi, dei quali vale la spesa rilevare l’entità.

Prima di tutto, un concetto elettivo che, anche se non adottato completamente, comunque lo vorrà l’Assemblea correggere, rappresenta indubbiamente una novità importante e, vorrei dire, quasi decisiva per la struttura nuova di questo Consiglio superiore della pubblica istruzione.

La partecipazione, poi, dei rappresentanti delle scuole medie ed elementari rappresenta una seconda novità – accettata anche dalla Commissione – della quale i rappresentanti di queste scuole saranno indubbiamente grati, e che varrà indubbiamente a portare la parola modesta, se si vuole, ma tecnica e competente di coloro che nella Scuola vivono ed hanno vissuto per lunghi anni.

Il funzionamento, poi, delle sezioni – sia come Consiglio o come Giunta, come vorrà decidere questa Assemblea – tende a creare una funzione specifica nel seno di questo complesso Consiglio della pubblica istruzione, ed è anche questo una novità degna di lode da segnalare.

Infine, un altro passo è stato fatto, ed è quello del riconoscimento di un Consiglio superiore sia per le accademie che per le antichità e belle arti. Però il progetto di legge che abbiamo davanti è un qualche cosa di diverso rispetto ad un altro disegno di legge, quello ministeriale; che avevamo già esaminato e, rispetto ad esso, non sempre questo rappresenta un progresso. Se da un punto di vista tecnico qualcosa è stato fatto, da un punto di vista di concezione teorica, forse, abbiamo fatto qualche passo indietro.

Prima di tutto in questo nuovo progetto v’è un’estensione dei poteri del Ministro, mi sia concesso dirlo, che urta contro l’altro principio, di cui ha testé riconosciuto l’utilità, il principio dell’elettività. V’è un articolo terzo che non voglio qui discutere, ma che vorrei pregare l’Assemblea di meditare, il quale dà al Ministro poteri così vasti da annientare la conquista dell’elettività.

Io temo che la Commissione, e per essa il relatore, sia andata non solo di là dai limiti che noi avremmo voluto, ma sia andata forse anche di là da quei limiti che lo stesso Ministro si era assegnati. E traggo la prova di ciò dal raffronto con il progetto di legge del Ministero.

Così, per quanto riguarda l’esclusione, che è stata notata dall’onorevole Marchesi, dei rappresentanti degli assistenti e degli incaricati universitari. Non ho nulla da aggiungere a quanto è stato detto; voglio però soltanto far notare all’onorevole Marchesi che egli ha posto una distinzione non del tutto comprensibile fra la figura dell’incaricato e quella dell’assistente e dell’aiuto. A me pare che, sotto questo riguardo, si debba fare riferimento alle cifre: le cifre, onorevoli colleghi, non si possono negare, e allora è evidente che anche agli assistenti ed aiuti non si possa negare una rappresentanza.

Anche poi per quello che concerne le accademie, il progetto che ci sta dinanzi ha recato una modifica particolare. Mentre, infatti, il testo del Ministro lasciava indeterminato il numero e i nominativi delle accademie che avevano diritto a tale rappresentanza, qui invece si fa precisamente l’opposto.

Io non dico, si badi, che il progetto del Ministero fosse perfetto: esso era perfettibile, ma purtroppo qui ci moviamo in un grado di imperfezione sensibilmente maggiore. Per quello che riguarda infatti i rappresentanti delle scuole elementari, mi pare che sia lecito il domandarci quali funzioni essi vengano ad assumere in un Consiglio superiore costituito in tal modo.

Vi sono delle considerazioni, onorevoli colleghi, che non si possono tacere. Noi abbiamo, ad esempio, che nel progetto della Commissione, i professori universitari di ruolo – che sono 1.469 – eleggono 32 rappresentanti, mentre i maestri che sono invece ben 96.000 e più ne debbono eleggere solo 6, di cui poi 3 soltanto sono veri maestri, giacché uno è un direttore, un altro un ispettore e un terzo un rappresentante del provveditorato. Mi si dirà che la scuola attiene di più alla qualità che non alla quantità: ma mettere in moto un organismo così vasto, un complesso così mastodontico come quello dei maestri elementari, per eleggere tre soli rappresentanti, mi pare cosa veramente assurda.

Tanto più, poi, che la Commissione ha voluto negare un concetto stabilito dal testo ministeriale; quello delle sezioni distinte. È per ciò che io, sugli emendamenti che sono stati presentati al riguardo, vorrei in modo particolare richiamare l’attenzione della Commissione. Io ritengo che la Commissione debba riflettere su questo punto.

L’altra considerazione che devo fare è quella che riguarda le accademie, per le quali è stato stabilito un numero chiuso: 26. Non voglio domandare quali siano stati i criteri o le considerazioni che hanno portato a questo numero 26 e all’inclusione di quelle particolari accademie, ma non posso non notare che il progetto ministeriale elaborato, comunque lo si voglia giudicare, da tecnici, non ha voluto scendere a questi particolari.

Ora, qui almeno bisognerà includere un comma aggiuntivo, che apra la porta a quelle altre accademie, a quegli altri corpi scientifici, a quegli altri istituti che possono sorgere e che avranno diritto, se attueranno quelle particolari condizioni, di avere propri rappresentanti in questo Consiglio superiore.

Vorrei accennare a questo proposito, di sfuggita – perché non voglio entrare in questo argomento – che abbiamo ancora un problema sospeso: quello dell’Accademia d’Italia. Sorgerà o non sorgerà? Non è questa la sede, né voglio entrare in argomento, ma se sorgerà, vorrete escludere che abbia dei rappresentanti in questo Consiglio superiore?

Comunque, senza entrare in dettagli, dico che si apra una porta, perché altre accademie o altri corpi scientifici, se corrisponderanno a quelle particolari condizioni, possano pretendere di avere dei rappresentanti nel Consiglio superiore.

Queste sono le osservazioni di ordine generale che ho voluto fare, e mi riservo di dare il mio giudizio e di dire la mia parola in particolare nella discussione dei singoli emendamenti presentati.

Una sola chiusa vorrei fare, questa: sulla scuola è stata fatta molta letteratura e si sono fatte pure molte critiche. Però, bisogna dire, che il lavoro è fatto, un po’ poco, molte parole e pochi fatti, come si suol dire. Colpa di chi? Del Ministro, del Ministero, degli insegnanti non preparati? Diciamo la verità: colpa un po’ di tutti, e colpa particolarmente, forse, nostra, che ancora in tanti mesi non siamo riusciti a suscitare questo problema e a farlo penetrare nella opinione pubblica, che tuttora non lo sente.

Ora, se noi in questo strumento nuovo che andiamo fabbricando operiamo con questa nobilita e questa larghezza di vedute, oserei dire che un passo, e non piccolo, sarà stato fatto per adeguare questo problema a quelle che sono le necessità di oggi.

Presidenza del Presidente TERRACINI

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Calati. Ne ha facoltà.

CALATI. Onorevoli colleghi, parlo a titolo personale e a nome della Federazione italiana della scuola, della quale sono il segretario generale.

La Federazione della scuola è stata invitata dall’onorevole Ministro dell’istruzione a esprimere il suo parere sul disegno di legge, e, nell’esprimerlo, ha manifestato il suo compiacimento per i due principî che il progetto introduce: il principio dell’elettività e il principio che dà possibilità di rappresentanza alla scuola media e alla scuola elementare.

Ma, nello stesso tempo, ha dovuto constatare che nel disegno ministeriale la rappresentanza era insufficiente, dico la rappresentanza della scuola media e della scuola elementare, in confronto di quella universitaria.

E questo è uno dei punti essenziali per la Federazione della scuola. L’equilibrio della rappresentanza dei vari ordini va ricercato e stabilito in maniera da evitare che il Consiglio superiore, anche con l’introduzione di rappresentanti della scuola media e della scuola elementare, rimanga quello che è sempre stato: il Consiglio della scuola universitaria.

Tale infatti, voi lo sapete, è nato con la legge Casati del 1859. Tale è sostanzialmente rimasto anche con le riforme successive, persino con la riforma del 1881, importante per l’introduzione parziale del principio elettivo; tanto che nel 1901 si sentì il bisogno di creare una Commissione consultiva speciale per i pareri sui reclami concernenti le ammissioni, promozioni e punizioni dei professori medi e su altro, Commissione poi soppressa. Le modifiche successive, compresa quella della legge Rava del 1909, non mutarono sostanzialmente la struttura del Consiglio superiore, anche se il Senato e il Parlamento ebbero la possibilità di mandare proprî rappresentanti.

Quello che accadde dalla riforma Gentile del 1923 alla riforma Bottai del 1938 vi è noto. Il Consiglio venne riducendo o aumentando sproporzionatamente il suo numero, ma di fatto non funzionò, perché gran parte delle stesse facoltà attribuitegli dalla legge precedente, vennero tolte.

Ora v’era da aspettarsi nel 1944 una riforma in senso democratico, e dico in senso democratico più dal punto di vista pedagogico che dal punto di vista strettamente politico, cioè, a dire, in maniera che il Consiglio superiore avesse una rappresentanza integrale della scuola. Questo non accadde, perché voi sapete che il decreto De Ruggiero riproduce quasi integralmente il Consiglio superiore del 1859: ne fa cioè uno strumento universitario.

Ecco, perché noi della scuola abbiamo accolto con tanta simpatia il progetto ministeriale, appunto perché per la prima volta vedevamo introdotta la rappresentanza dell’intera scuola, pur facendo delle riserve che esponemmo al Ministro in un memoriale, e del quale anche qui, attraverso gli emendamenti presentati, io mi rendo interprete.

Ma non posso fare a meno di manifestare la mia perplessità di fronte al disegno di legge della Commissione, su cui dobbiamo lavorare in questa Assemblea. E soprattutto, me lo consenta l’onorevole Martino, così leale e così amico, soprattutto di fronte alla sua relazione; il cui spirito ci riporta al vecchio Consiglio superiore universitario, anche se accoglie la rappresentanza della scuola media e della scuola elementare.

Ma l’aspetto più grave del disegno di legge Martino, o meglio della Commissione, è la eliminazione delle sezioni. Riconosco che il Relatore è coerente. Effettivamente, in base alle disposizioni vigenti, il Consiglio superiore opera soprattutto sulla materia universitaria. È anche vero che i pareri richiesti per altre materie riguardanti gli altri due ordini di scuola hanno limitato valore.

Ma è appunto in vista di una trasformazione profonda della scuola che noi vogliamo che siano mantenute le sezioni.

È necessario, cioè, definire, non appena sarà possibile, la più larga materia sulla quale dovrà operare il Consiglio superiore.

Il fatto che le disposizioni vigenti non danno larghe possibilità al Consiglio, non deve indurci all’eliminazione delle sezioni, cioè degli organi adatti al suo efficace funzionamento. La loro creazione significa, infatti, creazione di organi, ai quali bisognerà dare lavoro, cioè ai quali bisognerà sottoporre per il parere, obbligante o facoltativo, le materie della scuola media e della scuola elementare. E questo è il grande merito del disegno ministeriale, che noi vogliamo mantenuto nell’impostazione; e, come uomini di scuola, vi chiediamo il vostro voto, se la scuola deve essere veramente rinnovata in Italia come tutti desideriamo.

Nella relazione dell’onorevole Martino si parla di unità della cultura e della scuola, e, in base a questa unità, si chiede la distruzione delle sezioni. Ora, tutti siamo convinti della unità e della cultura e della scuola, ma tuttavia siamo altrettanto convinti che l’unità postula le distinzioni come le distinzioni postulano l’unità; e quindi la creazione nel Consiglio superiore di organi come quelli delle sezioni non toglie nulla all’unità né della cultura né della scuola, anzi dà all’una e all’altra l’apporto della competenza. Ed è in nome della competenza di chi lavora in ogni ordine di scuola che noi chiediamo le sezioni: per evitare cioè l’indifferenziazione, che, in concreto, significa confusione.

È la esperienza diretta, non l’astratta formulazione teorica, che dà la possibilità di una riforma concreta e vitale della scuola italiana. Fate che la scuola italiana sia riformata dai maestri, dagli insegnanti delle scuole medie, dagli universitari, e opererete sul reale. E giacché si è parlato di unità della cultura, non credo che l’ordinamento superiore, a carattere monografico, costituisca la migliore garanzia per mantenerla. Non so fino a qual punto gli universitari, dei quali riconosciamo l’alta funzione, possano rappresentare la massima garanzia per una effettiva comprensione di tutte le esigenze della scuola. Se mai è nella scuola media che si rende possibile il fluire di tutti gli aspetti della cultura. Ma non voglio fare una polemica di questo genere, che sarebbe fuori posto e potrebbe – da uno stato di fatto, qual è l’attuale ordinamento delle nostre università – condurre a conclusioni generali inesatte.

Ho voluto soltanto dare ragione dei miei due più importanti emendamenti, ed io mi auguro che la Commissione si persuada della utilità di accoglierli.

E ritornando ancora al disegno della Commissione, devo notare almeno una sua lacuna. In questo progetto si parla delle Giunte e della materia di loro competenza, ma non si parla della materia di competenza del Consiglio plenario. Da una parte cioè si vuole un unico Consiglio, dall’altra non si fa alcun cenno specifico della sua competenza.

Mi pare una lacuna assai grave.

Ma, ripeto, se noi torniamo al progetto ministeriale iniziale, tutte queste difficoltà e tante altre difficoltà saranno eliminate.

Col mio emendamento sulle sezioni anche il numero dei rappresentanti viene modificato. Ora, la differenza di numero è dovuta a quello che ho detto dianzi; alla necessità, in certo modo, di equilibrare le forze in seno al Consiglio Superiore. Ma se le sezioni saranno create, un numero elevato di universitari non può molto preoccupare, sia perché noi comprendiamo le particolari esigenze delle facoltà, sia perché il funzionamento del Consiglio ne modifica i risultati.

Con la istituzione delle sezioni si eviteranno attriti in seno al Consiglio plenario, perché gli universitari potranno trattare in maniera autonoma quelli che sono i loro più importanti problemi. Piuttosto è da desiderare un collegamento delle tre sezioni. E a questo proposito, è opportuno osservare che tale collegamento potrebbe avvenire per gli universitari con la presenza di qualcuno dei membri della prima sezione nelle altre due, come, del resto, è previsto nel progetto ministeriale. Viceversa, la rappresentanza di un membro della terza sezione nella seconda e nella terza sezione di un rappresentante della seconda, garantisce il collegamento. Ma noi desidereremmo che vi fosse un rappresentante delle scuole medie anche nella prima sezione. Non è forse la scuola universitaria che riceve gli alunni che vengono dalle scuole medie? Non è necessario stabilire questo nesso attraverso la competenza degli insegnanti medi? Mi pare di sì. Manifestate queste esigenze, io non voglio portare il discorso per le lunghe, anche perché forse è opportuno far presto in questo scorcio di lavori della Costituente. Mi riservo di intervenire sugli emendamenti miei ed altrui e mi auguro che l’Assemblea ascolti la voce della più grande organizzazione sindacale della scuola italiana. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Sullo. Ne ha facoltà.

SULLO. Io parlo a titolo personale, pur essendo membro della prima Commissione, che ha esaminato il disegno ministeriale. Parlo come commissario dissenziente, che non ha ritenuto, perché è necessario affrettare i lavori dell’Assemblea, presentare una relazione di minoranza insieme con gli altri colleghi che hanno condiviso in linea generale la mia tesi in sede di Commissione.

Questo Consiglio superiore ha avuto sempre un po’ in Italia questa storia: una storia di lunghi dibattiti parlamentari. Nel 1881 Francesco De Santis dovette ingollare praticamente un disegno di legge non suo. Ingollarlo, dico, perché dopo tre anni il Consiglio superiore non si faceva ancora; è un poco, a distanza di un cinquantennio, quello che accade anche adesso; anche adesso siamo presi dalla fretta o probabilmente come allora faremo male e prenderemo per forza ciò che ci viene offerto, pur di fare il più presto possibile. Ma la verità è che, se la discussione potesse essere approfondita, noi non dovremmo perdere quei germi di vita nuova che nel progetto ministeriale erano e sono vitali, e che sono stati soffocati da una visione tradizionalistica del Consiglio superiore; in realtà più che di un Consiglio superiore della pubblica istruzione, in Italia, noi dovremmo parlare esattamente di un Consiglio della istruzione superiore, perché fino adesso in Italia non si può dire che vi sia stato un vero Consiglio superiore della pubblica istruzione se non solo all’inizio della vita del nostro Stato. Dalla legge Casati in poi questo carattere del Consiglio superiore si è affievolito, in modo che a poco a poco esso è divenuto un organo consultivo solo per la istruzione superiore.

Non è d’altra parte una osservazione nuova. Era la medesima osservazione che Francesco De Santis faceva quando doveva difendere al Senato un progetto non suo e che doveva accettare per forza, e quando riconosceva le molte pecche del progetto, specialmente per quanto riguardava la vita e l’insegnamento della scuola media e della scuola elementare.

Tuttora la scuola media e la scuola elementare sono oggetto di provvedimenti disparati, studiati da Commissioni nominate e non funzionanti o funzionanti a scatto o con sistema non sempre coordinato.

I miei colleghi della Commissione sanno molto bene che noi, trovandoci di fronte ad un progetto per la riforma dell’istruzione tecnica e del consorzio dell’istruzione tecnica, abbiamo dovuto dire: preghiamo il Ministro che non se ne faccia niente, ed il Ministro medesimo ci ha detto che quel progetto gli era stato tramandato dai tre Ministri precedenti e che egli al riguardo non gli aveva potuto dare nessuna impronta. Che cosa significa tutto questo? Che il Ministro, che gli organi che devono qui rappresentare, in un certo senso, la nostra cultura, vengono a presentarci dei progetti che sono, in genere, sempre il frutto di studi affrettati di commissioni varie. Esiste una Commissione per la riforma della scuola, però sappiamo che la Commissione (non voglio con questo fare accusa a nessuno) è una Commissione che funziona anch’essa quasi soltanto nelle grandi occasioni. Noi non abbiamo in Italia un organo che effettivamente abbia la possibilità di presentare al Parlamento degli studi organici, omogenei per la scuola media e per la scuola elementare. Il Consiglio superiore, così come oggi è per la vigente legislazione, così come la relazione Martino vorrebbe, è semplicemente il Consiglio dell’istruzione superiore. E noi allora, nel sottolineare l’importanza del progetto del Ministro, più ancora che l’elettività, più ancora che ogni altra considerazione di valore sindacale, dobbiamo dire che questo progetto rappresenta una proposta fatta all’Assemblea di creare per la pubblica istruzione un Consiglio superiore tecnico, tale che possa essere veramente un ottimo strumento per predisporre i disegni di legge che il Parlamento deve approvare. Perché io credo, e noi lo abbiamo visto anche qui, che le leggi un Parlamento le fa con una certa difficoltà, ma anche con una certa superficialità. La difficoltà è unita alla superficialità. In ultima analisi i disegni di legge sono, in genere, sempre frutto della preparazione preventiva e sono tanto migliori quanto più affinato è l’organo che dà la possibilità all’Assemblea, al Ministro di discutere. Occorrerebbe che i disegni di legge che il Ministro della pubblica istruzione viene qui a presentare, fossero dei disegni di legge studiati e coordinati da un organo, unitario bensì, ma che lavori sul serio. Ora, in pratica, è possibile con questa sistemazione di un Consiglio superiore di 48 membri, con una Giunta divisa in tre sezioni, fare tutto questo? E possibile che 48 membri, che devono discutere insieme, uniti, siano in grado in un anno di riunirsi, si può dire, quasi ogni giorno, se vogliono effettivamente mettersi a discutere di questi gravi problemi che si manifestano nel campo dell’istruzione media ed elementare?

Onorevoli colleghi, io credo che qui bisogna scendere dalle nuvole e venire sul terreno pratico. E sul terreno pratico noi possiamo dire questo: o il Consiglio superiore si vuole far funzionare come noi vorremmo che funzionasse, come organo di studio e propulsione, come organo di consulenza, ed allora le riunioni plenarie dovrebbero essere proprio quotidiane, per poter affrontare tutta la grande materia che da parte del Ministro può essere proposta o che le leggi possono deferire al Consiglio superiore, oppure non se ne farà niente, e quest’organo, così come noi lo pensiamo, non esisterà di fatto. Abbiamo in effetti in Italia bisogno, non tanto di una riforma generale, quanto di tante riforme specifiche per i tanti settori della scuola media ed elementare, e potrei anche dire universitaria. Abbiamo elaborato una Costituzione che in un articolo, l’articolo 27, enumera leggi molto importanti riguardanti la scuola, che il futuro Parlamento dovrà comunque preparare. Abbiamo tanti compiti specifici che devono essere assolti da questo Consiglio superiore. Chi di noi può essere così ingenuo da ritenere che in pratica questo Consiglio superiore, così come lo si vuole congegnare, senza articolazione in sezioni, senza la divisione di lavoro, che è non solo una conquista del lavoro manuale, ma anche del lavoro culturale, chi può pensare che senza questa articolazione il Consiglio superiore possa effettivamente funzionare? Si sente ogni tanto da parte di qualche collega parlare del numero dei rappresentanti dei maestri elementari e dei professori di scuole medie rispetto ai professori universitari. Si fa questione di categorie. Ma la questione del numero in tanto può essere logica, in quanto ci si allontani dal progetto ministeriale; altrimenti non ci sarebbe neppure ragione che si facesse questione di numero. È ovvio che, quando i maestri elementari sanno che le questioni andranno sempre dibattute in Consiglio plenario, essi si sentano dei naufraghi. Poveri tre maestri elementari su quarantotto rappresentanti; sentono che la loro voce sarà considerata fievole, sperduta. Ugualmente per i professori di scuole medie. Se invece vi fossero le tre sezioni, se invece i maestri elementari sapessero che, sì, la voce dell’alta cultura è rappresentata nelle loro sezioni, ma la loro voce non è soffocata né soffocatrice, se vi fosse questa articolazione effettiva di lavoro, credo non sorgerebbe la questione quantitativa della rappresentanza che può apparire a qualche nostro collega che arriccia il naso come una questione sindacale che debba essere messa in disparte.

Penso che le critiche che sono state fatte sulla mancanza di unità del progetto Ministeriale non abbiano ragione di esistere. L’illustre collega onorevole Marchesi ha infatti già notato che vi è l’articolo 2 del progetto ministeriale che dice: «Il Consiglio superiore della pubblica istruzione funziona normalmente per Sezioni. In adunanza plenaria è convocato tutte le volte che si tratti di esaminare questioni generali che riguardino comunque i vari rami dell’istruzione».

Che cosa significa l’unità della cultura? Significa che, tutte le volte che vi sono questioni che interessano tutti i settori dell’istruzione od uno o due settori, si deve decidere collegialmente; ma non significa affatto che, per esempio, il maestro elementare debba partecipare alle discussioni riguardanti il trasferimento di un professore, cosa che non gli interessa, o che nella discussione di problemi specifici della scuola media ed elementare non debbano soltanto partecipare e assistere uno o due professori universitari. Hanno certamente una qualifica specifica per intervenire, ma tuttavia venti o trenta professori universitari, gli ingegneri che non hanno interesse in quella questione od i medici che non hanno interesse in altra questione mi pare che creerebbero un organo pletorico, quando si debbano trattare questioni particolari; pletorico, non quando tratta delle questioni globali della cultura e dell’indirizzo culturale, ma quando dovesse studiare ogni questione anche particolare.

Il progetto presenta effettivamente delle pecche anche di carattere formale e giuridico. Le Giunte di cui si parla o la divisione della Giunta in sezioni sono qualche cosa di poco chiaro, almeno nel disegno di legge dell’onorevole Martino presentato a nome della Commissione. Sì, nella relazione è detto che alle Giunte sono in sostanza affidati i compiti di carattere amministrativo e disciplinare previsti per la Giunta dalla legislazione prefascista, ma nel testo del disegno di legge non è detto niente. È detto soltanto che la Giunta tratta tutto ciò che le è affidato dalla legge vigente. Anche sotto il profilo formale e giuridico non è ben chiaro. Se invece di chiamarle sezioni le vogliamo chiamare Giunte, facciamolo; ma diamo a queste Giunte la possibilità di trattare problemi culturali e di avere carattere consultivo, specie per le materie che riguardano la scuola media ed elementare, quando non investano problemi più ampi della cultura italiana Su tale base possiamo essere d’accordo con l’onorevole Relatore; ma quando questo non avviene, quando le Giunte devono semplicemente avere carattere di organi disciplinari, amministrativi ecc., allora non è affatto il caso di condividere l’opinione del Relatore; è il caso invece di condividere in pieno l’opinione del Ministro, che mi pare, al di là delle questioni di partito, abbia impostato con una visione nuova, organica, unitaria il Consiglio superiore, come mai prima di adesso. Accennavo all’inizio di questo mio breve intervento al fatto che vi era stato un deterioramento lento della impostazione del Consiglio superiore della pubblica istruzione in Italia. Quando esso è stato istituito dalla legge Casati aveva tutt’altri compiti, molto diversi da quelli strettamente legati all’università, come adesso. Aveva il compito di presentare, per esempio, la relazione generale dello stato della cultura del Paese ogni quinquennio; aveva un compito per quel che riguarda l’equiparamento delle scuole secondarie; compiti specifici che veramente sono degni del Consiglio superiore di un Paese di grandi tradizioni come il nostro.

Noi, col progetto Gonella, non solo ritorniamo a questa bella tradizione iniziale, ma facciamo qualche cosa di più: diamo al Consiglio superiore un tono più elevato di quello che esso ha avuto nel passato.

Io ho presentato un ordine del giorno specifico, perché vorrei che l’Assemblea, nell’approvarlo, desse un poco il via alla impostazione degli emendamenti. Mi permetto di leggerlo:

«L’Assemblea costituente, considerato che il progetto della Commissione sul Consiglio superiore della pubblica istruzione presenta rispetto al progetto ministeriale il notevole inconveniente di sopprimere l’articolazione in sezioni, che permette un lavoro costante, organico e veramente costruttivo, concentrando molte discussioni, anche su temi specifici, in un organo appesantito e talora anche pletorico, rispetto agli argomenti da trattare; delibera di passare alla discussione degli articoli, riconfermando l’esigenza della struttura del Consiglio superiore, così com’è nello spirito del progetto ministeriale».

Voglio sperare che si dissolva la prevenzione che questa discussione abbia cristallizzato le posizioni: quella del professore di scuola media, perché professore di scuola media, e quella del professore universitario, perché professore universitario. Bisogna sganciarsi da questa visione sindacalistica della scuola.

Noi non vogliamo eliminare l’influenza che il professore universitario deve avere nel fissare e discutere questi temi; ma vogliamo che ci sia veramente un Consiglio superiore, che non rappresenti semplicemente un organo che serva alla vita dell’unità della scuola italiana, ma serva anche al potenziamento della cultura del nostro Paese. E con questo augurio io ho presentato l’ordine del giorno, ed affido a voi la responsabilità di respingerlo, facendo sì che, respingendolo, il Consiglio superiore continui ad essere semplicemente un organo ristretto all’istruzione superiore, e non, come ha ben detto l’onorevole Galati, uno strumento di cui ci potremo servire nella futura legislazione.

Bisogna creare organi e strumenti. Non vale dire che questo strumento finora non è stato usato per la cultura media ed elementare. Gli strumenti, allorché non vengono usati, finiscono col perdere ogni importanza e col perire. Se questo strumento viene posto al servizio dell’istruzione media ed elementare, non perirà. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Bernini. Ne ha facoltà.

BERNINI. Onorevoli colleghi, due sono i progetti di legge, che abbiamo davanti: uno è il progetto già presentato dall’onorevole Ministro e che egli ora ripresenta a noi, dopo avere tenuto conto debitamente di alcune delle nostre osservazioni; l’altro, è il progetto di legge della Commissione. La differenza sostanziale fra i due, come è stato chiaramente detto dagli oratori che mi hanno preceduto, è in questo: che il progetto di legge della Commissione fissa e stabilisce un Consiglio superiore unitario; il progetto di legge dell’onorevole Ministro articola in tre parti autonome, per così dire, il Consiglio superiore stesso. È noto che, quando noi nel settembre scorso abbiamo rivolto critiche ed osservazioni al progetto del Ministro, tali critiche ed osservazioni non si rivolgevano al principio generale che animava il progetto, ma piuttosto ad alcuni particolari importanti, e soprattutto alle modalità delle elezioni. Anzi, io non esito a dichiarare che sono perfettamente d’accordo con gli oratori i quali mi hanno preceduto: il concetto informatore del progetto del Ministro è senza dubbio superiore al concetto informatore del progetto della Commissione. Senonché io ho creduto, per ragioni pratiche, di innestare sul progetto della Commissione gli emendamenti che voi avete visto, perché vi sono stati presentati. Dichiaro che per conto mio sono disposto, anzi noi siamo disposti a sostenere anche qualunque modificazione nel senso voluto dai tre oratori precedenti, purché naturalmente si parta da questa idea principale – che vedo del resto condivisa da altri – che cioè tutti gli insegnanti, di qualunque ordine, hanno il diritto di occuparsi delle riforme di carattere generale. Per esempio, permettetemi colleghi universitari, se domani si facesse una riforma generale universitaria, ritengo che i maestri elementari abbiano diritto di dire il loro parere, così come gli insegnanti delle scuole medie.

Secondo principio: che gli organi che trattano le questioni più concrete della scuola media ed elementare debbono essere organi per gran parte, o meglio per grandissima parte, elettivi; ed in questo avevamo appuntato un po’ di critiche al progetto del Ministro, nel settembre scorso.

Terzo principio, che ci pare anch’esso un principio democratico: che per lo meno il numero dei rappresentanti delle scuole elementari debba essere uguale al numero dei rappresentanti delle scuole medie. Stabiliti questi principî, siamo disposti ad accogliere qualunque sistema che provveda perfettamente ad essi. Certamente sono principî nuovi, come hanno detto bene gli oratori che hanno testé parlato; sono principî nuovi, che si introducono: principî democratici e lodevoli, per cui i professori medi e i maestri entreranno per la prima volta nel Consiglio superiore della pubblica istruzione. Voi conoscete la legge del 1906, la quale ammetteva i professori, non nel Consiglio superiore della pubblica istruzione, ma in una giunta. La legge del 1911, se ben ricordo, costituiva poi una giunta delle scuole elementari, il che dimostra come ora ha trionfato il principio per cui i problemi della scuola sono intimamente collegati tra loro e per cui, a discutere ed a risolvere questi problemi, debbono essere chiamati soprattutto gli uomini, i quali hanno l’esperienza della scuola, l’esperienza diretta della scuola. Voi sapete meglio di me che, nella storia parlamentare d’Italia, è stato notato che troppo spesso i Ministri della pubblica istruzione, nel passato intendo, erano uomini i quali con la scuola avevano pochissimo a che fare, ed è anche un luogo comune, che sentite dire ogni giorno, da maestri.

Se voi li interrogate, dicono: bisogna che a fianco nostro ci siano degli uomini che abbiano esperienza diretta della scuola. Quindi bisogna che questo principio del valore principale della esperienza diretta sia affermato.

Non insisterò su alcuni particolari dell’emendamento da me proposto, anche perché comincia a perdere di importanza la proposta che i nostri colleghi delle scuole elementari passino da cinque a sette, come gli insegnanti delle scuole medie; così non insisto neppure sull’emendamento, per me fondamentale, dell’articolo 3, che nel progetto della Commissione si presentava terribile, emendamento secondo cui i componenti delle sezioni della Giunta debbono essere in gran parte scelti tra quelli elettivi, e soltanto una minoranza deve essere data alla nomina, ovvero alla scelta del Ministro.

Detto questo ben poco mi resta da aggiungere: ci sarebbe un altro punto su cui mi permetto di insistere, ed io spero che anche i colleghi che mi hanno preceduto acconsentiranno in questa mia proposta – ed in questo io ho anche il conforto autorevole dell’onorevole Ministro –: se noi costituiamo queste tre sezioni bisogna che siano attribuite agli insegnanti delle scuole medie quelle funzioni che erano fino ad ora attribuite, in base al decreto legislativo del 21 aprile 1947, ad una Commissione ministeriale. Io non voglio offendere nessuno, e tanto meno uomini eminenti in materia di cultura; ma confesso che ritengo che una Commissione la quale, secondo quel decreto che ho detto, sia composta di cinque insegnanti di scuole medie, di un consigliere di Stato (il quale la presiede), di un professore ordinario di diritto amministrativo e di un provveditore agli studi, dia minore garanzia di sodisfare al principio moderno e democratico, che non una sezione in cui ci siano per la maggior parte rappresentati coloro che sono stati eletti dalla classe, e comunque solo insegnanti o tecnici della scuola.

Spero che questo principio, che era stato spontaneamente accettato, anzi offerto dal Ministro, non sarà rifiutato e respinto dalla classe, perché altrimenti succederebbe questo fatto curioso: che, una volta tanto, la classe vorrebbe meno di quello che il Ministro vuol dare. Quindi mi pare che su questo possiamo essere d’accordo.

Prima ch’io finisca (liberando i nostri egregi colleghi da questa posizione penosa: da una parte la noia che sorge quando si parla di scuola, e dall’altra una specie di rimorso che essi sentono, perché, appunto, involontariamente, nasce in loro quel tale sentimento che non riescono interamente a comprimere, sentimento che, ahimè, è tradizionale nel nostro Paese, anche fra le classi colte) io mi permetto di leggervi alcune parole di alcune vecchie pagine. Ho qui davanti alcuni fogli ingialliti, il che dimostra che sono trascorsi molti anni da quando sono stati stampati, quarant’anni circa. Ecco il testo preciso della relazione che l’onorevole Orlando fece nel 1906 alla legge sullo stato giuridico degli insegnanti medi, la legge che includeva la formazione di quella tale Giunta di cui vi ho parlato. Erano proprio gli anni in cui l’Italia andava evolvendosi verso una sostanziale democrazia, che fu poi interrotta nel modo che tutti sanno.

Ora, ecco le parole che l’onorevole Orlando scriveva in quei giorni: «Gli insegnanti secondari hanno così nella stessa rocca del Ministero una propria rappresentanza diretta (badate che era solo la Giunta), un corpo di guardia che vigili alla difesa dei propri diritti: concorsi, nomine, promozioni, trasferimenti, classi aggiunte, giudizî disciplinari, checché, insomma, può tangere gli interessi morali e materiali degli insegnanti è affidato all’alto senno amministrativo della sezione, che è permanente». Poi continua con parole che non leggerò e soggiunge: «Se l’hanno avuta gli insegnanti medi, è giusto che l’abbiano anche gli insegnanti elementari».

Infatti, dopo pochi anni, gli insegnanti ebbero la loro sezione.

Se qualcuno (e spero non ci sia qua dentro) ritenesse nell’anno di grazia 1947 che queste parole: nomine, promozioni, trasferimenti ecc. odorino di organismo sindacale, io mi permetterei di dirgli che è in gravissimo errore.

Badate, la scuola non vive solo di lodi generiche e di quelle tali parole che io insegnante ho sentito ripetere da trent’anni – noi siamo i sacerdoti della scuola –; la scuola vive anche di realtà concreta. Se volete avere un buon insegnante, specialmente oggi che le condizioni sono così gravi, bisognerà che gli diate almeno certe garanzie di carattere morale, e queste garanzie devono essere la stabilità nel loro posto, la giustizia amministrativa, il fatto che sappia che, quando domani ha qualche cosa da chiedere, c’è qualcuno che può comprenderlo. E, senza voler negare, naturalmente, la parte che si deve al Ministro della pubblica istruzione, non c’è uomo che possa comprendere l’insegnante più dell’insegnante stesso.

Ecco perché è necessario che gli insegnanti delle scuole elementari e gli insegnanti delle scuole medie abbiano questa parte così importante in quella che sarà la scuola di domani.

Come ha detto giustamente uno degli oratori che mi hanno preceduto, in seduta plenaria (perché ci sarà anche questa, perché il fatto di tre sezioni non esclude le sedute plenarie) in seduta plenaria si potranno trattare le grandi questioni generali. E ne sorgeranno moltissime. Chi tornerà qua dentro, chi avrà, diciamo così, la fortuna di tornare qua dentro dovrà sentire molto di più di quanto non abbia sentito finora, dovrà sentire ancora discutere degli articoli 27 e 28. Le leggi che si faranno in applicazione di tali articoli saranno interpretate dal Consiglio superiore.

Nessuna autorità maggiore potrà esservi in proposito di quella costituita dai rappresentanti elettivi dei tre ordini dell’insegnamento.

Io spero e credo che in questo modo la nuova Italia avrà una scuola corrispondente al suo migliore domani. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Colonnetti. Ne ha facoltà.

COLONNETTI. Sento il bisogno di dire all’onorevole Ministro ed a voi, onorevoli colleghi, tutta la perplessità che fin dal primo momento ho provata di fronte all’innovazione che il progetto ministeriale apportava alla costituzione del Consiglio superiore: e ciò, non perché io fossi esitante a riconoscere l’utilità di rappresentanze dirette dei docenti delle scuole medie e delle scuole elementari, ma soltanto perché non vedevo – come, in fondo non vedo ancora oggi – chiaramente delineato nel testo della legge quello che sarebbe stato il compito effettivo di queste rappresentanze.

La tradizione del Consiglio superiore – come è stato anche rilevato dai colleghi che mi hanno preceduto – è stata ormai da lungo tempo orientata tutta verso l’istruzione superiore, e l’utilità di rappresentanze dirette dei docenti di scuole medie od elementari è, a mio parere, tutta subordinata alla definizione chiara e precisa di quelle che saranno le funzioni degli organi di cui essi faranno parte; perché bisogna evitare in qualunque modo che questi organi degenerino da organi di consulenza scientifica del Ministro ad organi di competenza sindacale; eventualità questa a cui non si può non pensare, allorquando si avverte nelle categorie che ambiscono ad essere rappresentate l’aspirazione, di cui un’eco è giunta in questa discussione, a rappresentanze comunque proporzionate al numero dei rappresentati.

Questa mia perplessità, che fa riscontro a quella chiaramente manifestata da taluno dei colleghi che mi hanno preceduto, e su cui pertanto non mi dilungo, non è diminuita ma, in certo senso, accresciuta, dopo la lettura del testo che la Commissione ha creduto di contrapporre a quello del Ministro.

E vi dico con tutta franchezza che ho l’impressione che, sia pure nel lodevole intento di unificare l’organo e di raccogliere tutte le rappresentanze di scuole di gradi diversi in un tutto unitario, la Commissione, sopprimendo le sezioni distinte che il Ministro aveva proposte, ha nettamente peggiorato la situazione. L’ha peggiorata, perché l’organo unico che essa viene a costituire e che fatalmente dovrà – almeno sino a che non verranno estesi i suoi compiti – quasi esclusivamente occuparsi degli argomenti di cui si occupava il vecchio Consiglio superiore; si troverà, cioè, a dover deliberare quasi sempre su argomenti di carattere universitario (quali nomine, concorsi e ricorsi), con la presenza e l’attiva partecipazione di ben sedici membri – dodici di nomina elettiva e quattro nominati dal Ministro – i quali appartengono alle scuole medie o alle scuole elementari e che non avranno, quindi, per quegli argomenti alcun interesse, e, vorrei anche dire, senza mancare di riguardo a nessuno, alcuna specifica competenza. Mentre, d’altra parte se, come è evidentemente auspicabile, verranno in discussioni argomenti che riguardino specificamente e particolarmente le scuole elementari o le scuole medie, questi membri si troveranno praticamente sopraffatti da una maggioranza di professori universitari, a cui nessuno contesterà la competenza sui problemi generali della scuola, ma che possono alla loro volta non avere nessuna competenza specifica su provvedimenti di dettaglio.

Io ritengo, pertanto, che se si vuole affrontare – come possiamo, forse, essere tutti d’accordo ad auspicare – il problema di un’introduzione organica delle rappresentanze delle scuole medie ed elementari nel Consiglio superiore, bisogna dividere nettamente, e con delle definizioni ben chiare, i compiti delle varie sezioni in cui il Consiglio superiore si dovrà all’atto pratico scomporre.

Il progetto del Ministro tracciava su questo argomento una direttiva alla quale io non avrei difficoltà ad aderire, ove fossero fin d’ora ben definiti i compiti di ciascuna sezione, poiché, se per la sezione relativa all’istruzione superiore esiste per legge e per tradizione tutta una congerie di argomenti sui quali il Ministro è tenuto a chiedere il parere del Consiglio superiore, a volte con valore vincolativo, a volte soltanto con valore consultivo, sicché l’attività di questa sezione si può considerare dalle stesse leggi vigenti e dalla tradizione sufficientemente definita, ciò non avviene affatto per le altre sezioni, per le quali invano sta scritto nella legge che adempiranno ai compiti che la legislazione affida loro, perché questi compiti nella legislazione attuale non esistono, ed è ben poco probabile che gli uffici del Ministero prendano essi l’iniziativa di sentire il Consiglio superiore su argomenti, per i quali nessuna legge prevede che le decisioni del Ministro siano ai pareri di quel Consiglio o vincolate o, comunque, anche soltanto consultivamente subordinate.

Di tutte le modificazioni che la Commissione ha introdotte nel progetto ministeriale, ve n’è una soltanto alla quale io desidero dare la mia completa adesione, ed è quella che prevede per la scelta dei rappresentanti delle scuole medie ed elementari le elezioni di secondo grado. Ritengo che effettivamente sia questo l’unico modo di arrivare seriamente ad una forma di rappresentanza, dato che vi è una così grande disparità fra il numero degli elettori e quello degli eletti.

Aderisco, dunque, a questo concetto, ma non posso non rilevare che attraverso un meccanismo di questo genere le elezioni richiederanno necessariamente molto tempo; lo richiederanno soprattutto in un primo esperimento, nel quale non si potrà ancora fare assegnamento su tradizioni formate.

Così stando le cose, io non posso non richiamare l’attenzione dei colleghi e quella dell’onorevole Ministro sopra uno stato di fatto che si traduce in un grave disagio nella situazione della scuola. Per vicende che è inutile qui richiamare, la scuola è rimasta da ormai molti mesi senza un Consiglio superiore operante. E il meccanismo delle elezioni, in vista di questo rinnovamento nella formazione del Consiglio, è tale che parecchi altri mesi, forse molti altri mesi, passeranno prima che il nuovo Consiglio possa essere formato.

Ora il Ministro sa meglio di me che vi sono pratiche numerosissime, relative ai concorsi in atto, ed altre relative alla revisione dei concorsi passati, le quali richiedono, esigono assolutamente, che l’attività del Consiglio superiore non sia più ulteriormente ritardata.

Mi sembra, pertanto, che non possa questa legge passare attraverso la discussione di questa Assemblea senza che si levi una voce per esprimere il desiderio che in qualche modo si arrivi alla più rapida ripresa dell’attività del Consiglio superiore.

Resta inteso che ciò che urge rapidamente ripristinare è la sezione del Consiglio relativa all’istruzione superiore, perché è quella a cui si riferiscono le pratiche a cui accennavo, e quella a cui si riportano quasi tutte le pratiche che abitualmente il Ministro sottopone al Consiglio. Io penso che si potrebbe conciliare.

Il desiderio di rinnovare il Consiglio immettendo la rappresentanza delle scuole medie ed elementari, con la necessità di veder ripristinata al più presto la sezione del Consiglio superiore che riguarda le Università, attraverso una divisione in due tempi delle operazioni che questa legge prevede.

Penso, cioè, che una deliberazione che tendesse a rendere possibili le immediate elezioni della sezione del Consiglio superiore riguardante le Università, elezioni che non presentano particolari difficoltà e che potrebbero anche farsi colle norme stesse della legge precedentemente in vigore, potrebbe permettere il ripristino dell’attività del Consiglio, senza pregiudizio di quelle ulteriori variazioni di costituzione che al Consiglio verranno attraverso l’introduzione delle sezioni relative alla scuola media e alla scuola elementare; variazioni che non hanno nessuna urgenza di essere attuate finché non siano definitivi i compiti a cui le nuove sezioni dovranno attendere.

Con questo intento io presento un ordine del giorno il quale, accettando le direttive del Ministro nella costituzione definitiva del Consiglio superiore, tende ad accelerare la ricostituzione di quella parte di esso del cui funzionamento si sente ogni giorno più grave la carenza.

L’ordine del giorno potrebbe essere così concepito:

«L’Assemblea Costituente,

pur consentendo col Ministro della pubblica istruzione nel proposito di dar vita a sezioni del Consiglio Superiore della pubblica istruzione particolarmente competenti nei problemi della scuola media ed elementare, e nelle quali i rispettivi docenti siano direttamente rappresentati;

considerata l’urgenza di rimettere in funzione l’organo tradizionale competente sui problemi dell’istruzione superiore;

invita il Ministro a ricostituire immediatamente quest’organo richiamando a tal fine in vigore il decreto legislativo 7 settembre 1944, n. 272».

Presidenza del Vicepresidente BOSCO LUCARELLI

TUMMINELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TUMMINELLI. Ho chiesto di parlare per dichiarare che consento più col testo presentato dal Ministro che con quello della Commissione, in quanto il testo del Ministro mi pare risponda con maggior precisione alle esigenze della scuola. E in ciò concordo perfettamente col collega Sullo.

Il Consiglio superiore, così come è stato formulato, si è un po’ allontanato da quella che era la sua funzione originaria stabilita dalla legge Casati e va prendendo piuttosto un carattere specifico di garanzia piuttosto che quello di consultazione tecnica che, a mio avviso, dovrebbe avere.

Ora, perché questa seconda parte esista, tanto per quanto concerne la funzione plenaria del Consiglio in tre sezioni riunite, quanto per la funzione del Consiglio nelle singole sezioni, a me pare che bisognerebbe dare maggiore influenza al rappresentante di quelle scuole libere contro le quali si è scagliato l’illustre professore onorevole Marchesi.

Io condivido per il novanta per cento l’opinione dell’onorevole Marchesi, ma pregherei vivamente i colleghi di voler riguardare il problema della scuola libera come è formulato nell’articolo 2, dove è previsto un rappresentante delle scuole non governative. Io proporrei che questi rappresentanti fossero due e pregherei – come dicevo – di guardare il problema della scuola libera sotto l’aspetto non confessionale o speculativo, ma sotto l’aspetto dell’apporto che questa scuola dà in tutti quei rami in cui lo Stato non è in grado di regolare le proprie attività educative, ed anche come anticipatrice di metodi.

Ora, soprattutto per questo secondo lato, a me pare convenga che nel Consiglio superiore sia una certa rappresentanza di queste scuole, tanto del settore propriamente detto confessionale quanto del settore civile; ché, se noi teniamo un solo rappresentante di scuole non governative, noi avremo una sola nota, che sarà evidentemente la nota confessionale. È bene invece che vi sia anche la rappresentanza della voce della scuola civile, in quanto anche questa scuola ha la sua parola da dire soprattutto nel campo metodologico e di orientamento pedagogico, dove abbiamo esperienza da tanto tempo.

Propongo quindi che, all’articolo 2, sia aggiunto un membro di più per i rappresentanti della Scuola non governativa.

TONELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TONELLO. Onorevoli colleghi, nessuno di voi potrà muovermi l’accusa che io sia troppo tenero coi democratici cristiani e col loro programma in fatto di scuole e che io abbia delle soverchie simpatie per l’attuale ministro. Ma vi dichiaro francamente che in seno alla Commissione io dichiarai che, di fronte alla concezione del Consiglio superiore dell’istruzione del mio illustre amico e collega Martino e il progetto presentato dal Ministro, preferivo (guardate che cosa strana!) il progetto del Ministro, perché – lo dissi ai colleghi della Commissione – era il più democratico ed interpretava meglio, secondo me, quella che è l’esigenza dei nostri tempi.

Il collega Martino è un liberale e, come liberale, naturalmente conserva le idee dei suoi antenati.

È naturale che egli non veda tanto volentieri questa immissione di forze nuove nel Consiglio superiore dell’istruzione perché nel passato si concepiva l’appartenente al Consiglio superiore dell’istruzione come un uomo superilluminato che poteva portare nella soluzione dei problemi scolastici una parola più decisiva.

I tempi sono mutati. Oggi anche gli uomini modesti, anche le categorie più umili dei lavoratori quali sono i maestri elementari, possono dare e devono dare una luce per la soluzione dei grandi problemi della scuola italiana, perché se noi disperassimo di questa loro potenza in atto dovremmo disperare anche dell’avvenire della scuola, perché non è un ristretto numero di alti luminari della scienza o dell’arte che possono trasformare il mondo. Io non ho mai creduto alla virtù trasformatrice del mondo da parte dei filosofi. Scusatemi, studiosi della scienza, della filosofia e di cose astratte.

Io credo che il problema della scuola debba essere risolto, debba avere cioè il suo perfezionamento, il suo sviluppo mediante il contributo collettivo di studi di tutti i membri, di tutti quelli che lavorano nella scuola, perché è necessaria la partecipazione diretta degli insegnanti, degli educatori di tutte le categorie: della scuola universitaria, della scuola media e della scuola primaria.

Il progetto presentato dal Ministero apriva taluni spiragli. È un istituto questo Consiglio superiore dell’istruzione che risente delle incertezze del tempo in cui viviamo. Non possiamo nell’ora triste che attraversa il nostro Paese, in una fase di trasformazione di tutti gli istituti, giuridici, sociali e politici, avere una visione perfettamente esatta di quella che possa essere la soluzione del problema della scuola. Ma è certo che questo Consiglio superiore dell’istruzione così come è concepito nel progetto ministeriale, con le opportune modifiche e tenuto conto anche degli appunti giusti, secondo me, che sono stati portati da vari oratori, dal collega Sullo e dal collega Colonnetti, possa attuarsi. Se voi attendete troppo a costituire questo organismo molti problemi della scuola resteranno insoluti e specialmente nel campo universitario resteranno sospesi molti provvedimenti che invece sono urgenti ed esigono una immediata soluzione. Quindi io accetterei il concetto che per la scuola universitaria, prima sezione, potrebbe provvedere subito il Ministro in maniera da mettere le nostre università in una condizione non oscillante, instabile come attualmente sono. Per le altre si potrà provvedere. Vedremo con gli emendamenti le proposte che faremo. Il Consiglio superiore dell’istruzione potrà essere fatto non a tamburo battente, ma con ponderazione perché la scuola italiana è anche formata di materia amorfa.

V’è in questo dopoguerra farraginoso una massa di educatori specialmente nelle scuole primarie (non dico nelle secondarie, benché anche qui vi sia molto da fare) che non ha orientato bene il proprio cervello, e non sarà bene orientato il cervello di quegli insegnanti italiani che hanno la disgrazia di avere per Provveditori agli studi tutti coloro che sono stati liberati e che sono stati rimessi a posto proprio da voi.

GONELLA, Ministro della pubblica istruzione. Dalle Commissioni di epurazione.

TONELLO. Io capisco che un funzionario possa andare in un ufficio dove debba sbrigare le pratiche del giorno, ed anche se è stato fascista, pazienza; ma non concepisco che in una provincia vi sia il capo di questi educatori che non ha e non può avere la stima del corpo insegnante quando è passato attraverso una condanna o quando è passato attraverso un processo di epurazione.

Quindi è ancora sconcertata la scuola italiana ed io vedo il pericolo dei vari sindacati che si sono andati formando. È tutto un caos: v’è una categoria che domanda una rivendicazione; v’è né un’altra che ne domanda una opposta. Non v’è unità. Ma io crédo che i veri unificatori della scuola primaria italiana devono essere i maestri italiani che devono essere più uniti, devono studiare i loro problemi con quella autorità che viene da un coscienzioso esame di quelli che sono i bisogni della scuola primaria in questo momento. Perché è bene, onorevoli colleghi, che questo benedetto problema della scuola balzi in prima linea nella vita italiana; Noi bisogna che la riorganizziamo la scuola dalle fondamenta; bisogna che la scuola sia realmente la fattrice di questa Italia nuova, di questa Repubblica che abbiamo creato, altrimenti non so dove si andrà a finire. Non vedete che decadimento spaventoso si nota nella vita infantile italiana? Avete fatto le statistiche della delinquenza minorile? Avete visto come questa delinquenza minorile cresce spaventosamente? Proprio io ho potuto solo superficialmente esaminare qualche cosa della scuola, dopo essere stato più di venti anni assente dall’Italia. E dopo venti anni ho constatato una differenza enorme. V’è un disorientamento che è venuto in noi adulti che siamo passati attraverso le tempeste e gli errori del fascismo, disorientamento che si è ripercosso anche nell’anima infantile. Bisogna rifare tutto quello che serve a formare la coscienza civile del fanciullo. Ed allora i problemi si complicano. Io non so se il Consiglio superiore dell’istruzione sarà quel consesso alto di Soloni che risolverà la questione del problema della scuola. Potrà essere anche questo organismo un efficace aiuto per risolvere il problema della scuola, ma che sia formato dal concorso eguale, con la stessa dignità e con le stesse facoltà, di tutte e tre le categorie: dal rappresentante universitario, dal rappresentante medio e dal rappresentante elementare.

Quindi, riservandomi di prendere la parola sugli emendamenti, io dico che senz’altro accetto la proposta formulata, dal collega Colonnetti che si proceda adesso alla costituzione della sezione superiore per i professori di Università. Dopo, sulla scuola media e sulla scuola elementare potremo procedere alle elezioni dando ai maestri italiani una visione concreta di quello che deve essere il Consiglio superiore dell’istruzione, perché sappiano scegliere gli uomini con discernimento ed abbiano la chiara visione di qual è la funzione di questo organismo che vogliono creare. (Applausi).

PRESIDENTE. Il seguito di questa discussione è rinviato a domani alle 11.

Interrogazioni con richiesta d’urgenza.

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute le seguenti interrogazioni con richiesta di risposta urgente:

«Al Ministro dell’interno, per sapere se sia vero che abbia proposto al Presidente della Repubblica lo scioglimento dell’Amministrazione comunale di Pescara e, in caso affermativo, quali motivi lo abbiano a ciò indotto.

«Paolucci».

«Al Governo, per conoscere se risultano vere le parole pronunciate a Torino dall’onorevole Mauro Scoccimarro, il quale avrebbe affermato che il «1948 sarà l’anno dell’offensiva comunista», «nella quale l’ultima parola spetterà alle armi», e, in caso affermativo, se non ravvisi nelle parole dell’onorevole Scoccimarro un esplicito incitamento alla guerra civile.

«Rodi».

Informerò i Ministri interrogati perché facciano conoscere quando intendano rispondere.

Interrogazioni.

PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

AMADEI, Segretario, legge:

«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri delle finanze e del lavoro e previdenza sociale, per sapere quali provvedimenti intendano prendere per diminuire gli oneri insopportabili che gravano sull’agricoltura sarda, e se non credano opportuno disporre la sospensione dei ruoli dei contributi unificati.

«Abozzi».

«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dell’agricoltura e foreste, delle finanze, del tesoro e del lavoro e previdenza sociale, per conoscere se non credano che sia arrivato il momento di rivedere i «comprensori di bonifica», rimasti pressoché quelli stabiliti all’epoca fascista. Questo «congelamento» della situazione di allora porta ad una sperequazione gravemente compromettente la produzione, in quanto si seguita ad erogare danaro dello Stato in alcune zone già in passato beneficate e che ebbero perciò modo di provvedere alle opere più urgenti e più redditizie, mentre non si finanziano alcune opere necessarie, urgenti e capaci di incrementare la produzione di altri territori, sol perché esse non ricadono in comprensori di bonifica, tali dichiarati specialmente dal passato regime, talora anche per ragioni di politica di partito e di prevalenze locali.

«La depressione economica della montagna, il disordine nei sistemi irrigatori di molte zone non sono che minimamente contemplati dall’attuale rete di comprensori, sicché i fondi, che sono per essere assegnati alla agricoltura, si riverserebbero esclusivamente nelle zone privilegiate, al punto che ci sarebbe qualche provincia che praticamente non percepirebbe una lira.

«Si domanda che questo sistema di assorbimento di mezzi da parte di vecchi comprensori, sistema né utile, né onesto, né ineluttabile, venga corretto subito, prima di procedere alla distribuzione dei mezzi per i lavori invernali.

«Rivera».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se non ritenga opportuno emettere provvedimenti, che giovino ai proprietari di fabbricati di tutta Italia ed in particolar modo di quelle città, che hanno subito la distruzione del loro patrimonio immobiliare urbano.

«Detti proprietari di fabbricati chiedono almeno:

  1. a) che per i locali adibiti a commercio ed industria o ad uffici si torni alla libera contrattazione sia per la determinazione del canone, sia per la durata della locazione;
  2. b) che per quegli alloggi adibiti ad uso di abitazione, pur differenziando quelli di lusso (per numero di vani e per ubicazione) da quelli prettamente utilitari, il fitto venga aumentato, onestamente ed equamente, tenendo presenti i coefficienti del costo delle manutenzioni, della svalutazione della moneta, delle imposizioni fiscali, del costo dei servizi accessori, evitando qualsiasi proroga delle locazioni stipulate in Sicilia dalla fine del 1943 in poi con contratti a termine fisso.

«Colitto».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se non ritenga conforme ad esigenze di giustizia e di equità disporre che anche ai figli studenti degli impiegati statali si continui a corrispondere l’indennità di caro-vita anche dopo che abbiano raggiunto la maggiore età e fino a quando non abbiano conseguita una laurea od un diploma, che li ponga in condizioni di vivere senza essere più a carico della famiglia, così come con saggio provvedimento è stato disposto dall’Istituto di previdenza sociale per i figli studenti di impiegati parastatali.

«Colitto».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere in qual modo intende intervenire in aiuto delle centoventi famiglie di agricoltori del Comune di San Biase di Campobasso, le quali l’8 agosto 1947 ebbero a subire non lievi danni a causa di una violenta grandinata.

«Colitto».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, circa i fatti del 24 novembre, che condussero alla devastazione della sede dell’Unione monarchica italiana di Cosenza, circa i provvedimenti preventivi e repressivi adottati, nonché, in generale, sulla esistenza di progetti riparatori, che impediscano che la violenza politica raggiunga l’effetto di eliminare od attenuare l’azione dei partiti contro la quale si dirige.

«Condorelli».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere perché i provveditori agli studi in genere e quello di Catania in ispecie, non accontentano i numerosi insegnanti elementari che chiedono il trasferimento da un circolo didattico ad un altro della stessa città. Se è giusto trattare queste domande alla stessa stregua di quelle che da un lontano comune chiedono il trasferimento nel capoluogo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Sapienza».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per conoscere se non ritenga opportuno, giusto ed urgente abrogare la circolare 12075 RM, dettante norme sul reclutamento ufficiali e restrittive per i giovani che hanno ultimato il corso allievi ufficiali nell’agosto 1943, e che per le note vicende non hanno prestato servizio con il grado di ufficiale per un periodo di tre mesi.

«Per sapere, inoltre, se non ritenga ragionevole ridurre il periodo di prima nomina per coloro che dovrebbero prestare servizio militare, ad un massimo di due mesi, tenendo conto che gli interessati hanno prestato servizio militare per oltre un anno, nelle scuole, e molti anche quattro anni di servizio. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Bonino».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici e l’Alto Commissario per l’igiene e la sanità pubblica, per sapere se e quali provvedimenti urgenti intendano adottare, nei limiti delle rispettive competenze, nell’interesse dei comuni della Valle Castellana (provincia di Teramo), lasciati sempre in istato di completo abbandono, al punto che sino a qualche anno fa i morti venivano seppelliti nelle cosiddette «fosse carnarie» e tuttora vi è diffuso il gozzo e spesso si verificano gravi epidemie di tifo.

«Si impone, per i predetti Comuni, innanzi tutto, la sollecita costruzione di acquedotti, di cimiteri, di scuole, di impianti per l’illuminazione elettrica che in tutta la zona non è mai apparsa, nonché il completamento della strada di congiunzione del capoluogo della Valle con la stazione ferroviaria più vicina (quella di Ascoli Piceno), strada che fu iniziata nell’aprile 1921 e non venne ultimata per un tratto residuale di soli chilometri 4 circa. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Paolucci.».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, perché, con premurosa solidarietà verso la tanto benemerita classe dei pensionati, dia piena applicazione al decreto legislativo 13 agosto 1947 sul trattamento di quiescenza, mettendo ormai fine al pagamento di acconti sui miglioramenti economici. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Musotto».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, perché dica con chiarezza e precisione, anche per eliminare il sospetto di eventuali tollerate frodi da parte dei coltivatori di tabacchi o di deficienze di tecnici, per quali motivi i sigari toscani, ad onta dei prezzi elevati, quasi esorbitanti, vadano sempre peggiorando, mentre rappresentavano un prodotto portato quasi alla perfezione ed apprezzato anche all’estero, quando costavano soltanto pochi centesimi. E si tenga presente al riguardo che non si protesta sul prezzo, poiché si riconosce all’Amministrazione dello Stato oggi nelle enormi difficoltà finanziarie che si attraversano la possibilità di imporre gli oneri che meglio crede, ma si contesta solo il diritto di avvelenare il prossimo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Rubilli».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere le ragioni per le quali il sindaco di Abbasanta (Cagliari), ineleggibile a consigliere comunale ai sensi dell’articolo 13 del decreto legislativo luogotenenziale 7 gennaio 1946, n. 1, è mantenuto ancora a quell’ufficio, nonostante che il prefetto della provincia abbia già da tempo segnalato il fatto illegale al Ministero. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Lussu».

PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno iscritte all’ordine del giorno e svolte al loro turno, trasmettendosi ai Ministri competenti quelle per le quali si chiede la risposta scritta.

La seduta termina alle 20.20.

Ordine del giorno per le sedute di domani.

Alle ore 11:

  1. – Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Cremaschi Olindo, per il reato di cui all’articolo 336 del Codice penale. (Doc. I, n. 16).
  2. – Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Colombi Arturo, per il reato di cui all’articolo 595, 2° e 3° comma, del Codice penale. (Doc. I, n. 20).
  3. – Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Colombi Arturo, per il reato di cui all’articolo 595, 2° e 3° comma, del Codice penale. (Doc. I, n. 23).
  4. Seguito della discussione del disegno di legge:

Riordinamento dei Corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione. (35).

Alle ore 16:

  1. Votazione a scrutinio segreto del disegno di legge:

Norme per la istituzione dell’Opera di valorizzazione della Sila. (19).

  1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Riordinamento dei Corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione. (35).

  1. – Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.