Come nasce la Costituzione

SABATO 6 DICEMBRE 1947

ASSEMBLEA COSTITUENTE

CCCXXII.

SEDUTA DI SABATO 6 DICEMBRE 1947

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TARGETTI

indi

DEL PRESIDENTE TERRACINI

INDICE

Congedo:

Presidente

Presentazione di una relazione:

Cevolotto

Presidente

Domande di autorizzazione a procedere in giudizio:

Presidente

Progetto di Costituzione della Repubblica italiana (Seguito della discussione):

Presidente

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione

Colitto

Camposarcuno

Tosato

Morelli Renato

Fuschini

Macrelli

Leone Giovanni

Minio

Nobile

Bellavista

La Rocca

Togliatti

Targetti

Uberti

Mazza

Gronchi

Alberti

Rossi Paolo

Gullo Rocco

Mazzoni

Clerici

Nenni

Giannini

Corbino

Gullo Fausto

Votazione segreta:

Presidente

Risultato della votazione segreta:

Presidente

Mozione con richiesta d’urgenza (Annunzio):

Presidente

Cingolani, Ministro della difesa

Interrogazioni con richiesta d’urgenza (Annunzio):

Presidente

Sul lavori dell’Assemblea:

Caronia

Presidente

Turco

Tonello

Interrogazioni (Annunzio):

Presidente

La seduta comincia alle 10.

MAZZA, ff. Segretario, legge il processo verbale della seduta precedente.

(È approvato).

Congedo.

PRESIDENTE. Comunico che ha chiesto congedo il deputato Arata.

(È concesso).

Presentazione di una relazione.

CEVOLOTTO. Chiedo di parlare per la presentazione di una relazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CEVOLOTTO. Mi onoro di presentare la relazione della seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione sul disegno di legge: Disposizioni sulla stampa.

PRESIDENTE. Questa relazione sarà stampata e distribuita.

Domande di autorizzazione a procedere.

PRESIDENTE. Comunico che il Ministro di grazia e giustizia ha trasmesso sei domande di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Li Causi per il reato di cui all’articolo 595, secondo capoverso, del Codice penale.

Saranno trasmesse alla Commissione competente.

 

Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

 

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Dobbiamo prendere ora in esame la V disposizione finale e transitoria.

Se ne dia lettura.

SCHIRATTI, Segretario, legge:

«Se al momento delle prime elezioni della Camera dei senatori non sono costituiti tutti i Consigli regionali, si procede, anche per il terzo che essi dovrebbero eleggere, con il sistema adottato per gli altri due terzi.

«La prima elezione del Presidente della Repubblica, ove non siano già costituiti tutti i Consigli regionali, ha luogo soltanto da parte dei membri dell’Assemblea Nazionale».

PRESIDENTE. Il primo comma di tale disposizione deve intendersi decaduto, in quanto formulato sul presupposto che i Consigli regionali partecipino alla elezione del Senato.

Rimane, quindi, il secondo comma con la sostituzione della parola «Parlamento» alle altre «Assemblea Nazionale».

Prego la Commissione di esprimere il suo parere.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Mi pare che quello che abbia detto il nostro Presidente sia così chiaro, che io non abbia bisogno di aggiungere nulla.

Il secondo comma rimane.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il secondo comma della V disposizione transitoria, con la modificazione suaccennata.

(È approvato).

È stato presentato il seguente emendamento:

«Inserire il seguente comma tra il primo ed il secondo:

«Il Molise e gli Abruzzi eleggeranno i senatori al primo Parlamento della Repubblica come se fossero due distinte Regioni, fermo restando il numero complessivo dei senatori, che loro spetta come Regione unica.

«Il Molise, poi, eleggerà i deputati in numero di cinque come circoscrizione elettorale a sé stante».

«Colitto, Morelli Renato, Ciampitti, Bencivenga, Selvaggi, Marinaro, Proia, Miccolis, Conti, Lagravinese Pasquale, Penna Ottavia, Monterisi, Porzio, De Falco, Lucifero, Puoti, Lussu, Condorelli, Perrone Capano, Bonino, Abozzi, Giua, Corsini, Bordon, Ghidini, Pera, Cevolotto, Caroleo, Dozza, Bellavista, Rodi, Benedettini, Covelli, Tumminelli,

Patricolo, Sansone, Fiorentino, Mancini, Sereni, Stampacchia, Di Fausto, De Vita, Zuccarini, Fuschini, Corbino, Ayroldi, Carissimo, Scoca, Guerrieri Emanuele, Lettieri, Braschi, Capua, Rodinò Mario, Venditti, Perugi, Restagno, Mastrojanni, Bastianetto, Rognoni, De Martino, Fresa, Russo Perez, Cappi, Delli Castelli Filomena, Giannini, Castiglia, Marina, Mazza, Federici Maria, Quintieri Quinto, Patrissi, Damiani, Mortati, Maffioli, Giacchero, La Gravinese Nicola».

L’onorevole Colitto ha facoltà di svolgerlo.

COLITTO. Onorevoli colleghi, il mio emendamento affida la sua difesa ad un argomento, che a me sembra di luminosa evidenza.

L’articolo 55 della Costituzione, tempo fa approvato, stabilisce che il Senato è eletto a base regionale. Essendo stato, quindi, il Molise unito agli Abruzzi, secondo l’articolo 123, contenente l’elenco delle Regioni, nelle quali la Nazione, con deliberazione di questa Assemblea, è stata divisa, il Molise dovrebbe procedere alla elezione dei senatori insieme con gli Abruzzi. Se, poi, dovessero essere mantenute ferme le circoscrizioni elettorali del 2 giugno 1946, il Molise dovrebbe eleggere i suoi deputati insieme con la nobilissima provincia di Benevento. E così per l’elezione dei senatori vi sarebbe un corpo elettorale e per quella dei deputati ve ne sarebbe altro.

È assurdo, ora, pensare che possano corpi elettorali separati e distinti, come innanzi indicati, procedere alla elezione di rappresentanti della stessa Regione.

Per ovviare a questa strana, assurda, inverosimile situazione, ho proposto l’emendamento aggiuntivo, del quale sto parlando. Con esso propongo che l’Assemblea dichiari che, per la prima elezione del Senato, il Molise ha il diritto di procedere alla elezione dei senatori come Regione a sé stante e per la elezione dei deputati pure come circoscrizione elettorale a sé stante.

Naturalmente i senatori da eleggere saranno tanti quanti al Molise spettano in base alla sua popolazione; e così i deputati saranno cinque, quanti appunto ugualmente spettano al Molise, in base alla sua popolazione.

Viva, vivissima è la mia fiducia che l’emendamento da me proposto sia accolto.

Oltre alla mia firma, esso porta le firme di altri settantacinque colleghi di ogni settore della Camera ed è presso che identico all’emendamento proposto dall’amico onorevole Camposarcuno, che porta la firma sua e quella di altri 106 colleghi, pure di ogni settore della Camera.

Forse non a caso, il destino ha voluto che questa norma si discutesse con le ultime disposizioni della Costituzione.

Essa quasi si protende nel futuro e sembra a me che costituisca come un ponte di passaggio, destinato a collegare l’articolo 123 della Costituzione con la legge futura, che sicuramente consacrerà il Molise come Regione a sé stante fra le Regioni d’Italia.

PRESIDENTE. È stato inoltre presentato il seguente emendamento aggiuntivo:

«Aggiungere il seguente comma:

«Per la prima elezione del Senato, il Molise, per le sue particolari condizioni, sarà considerato come Regione a sé stante, con il numero di senatori che al Molise stesso competono esclusivamente in base alla sua popolazione».

«Camposarcuno, Fuschini, Martino Gaetano, Gabrieli, Spataro, Volpe, Bettiol, Tozzi Condivi, Notarianni, Gronchi, Codacci Pisanelli, Aloisio, Bianchini Laura, Chatrian, Restagno, Ferreri, Ambrosini, Guerrieri Filippo, Mattabella, Castelli Avolio, Belotti, Alberti, Terranova, Guerrieri Emanuele, Guidi Cingolani Angela Maria, Bernamonti, Scoca, Sampietro, De Unterrichter Jervolino Maria, Gui, Numeroso, Del Curto, Vicentini, Bellato, Valmarana, Chieffi, Uberti, Saggin, Galati, Cappi, Recca, Castelli Edgardo, Bubbio, Baracco, Firrao, Monterisi, Trimarchi, Gotelli Angela, Damiani, Fantoni, Carratelli, Titomanlio Vittoria, Bertone, Meda, Nicotra Maria, Bertola, Salvatore, Fabriani, Giacchero, De Palma, Lazzati, Quintieri Adolfo, Ponti, Scalfaro, Delli Castelli Filomena, Conci Elisabetta, Micheli, Colombo, Bacciconi, Tambroni Armaroli, Pecorari, Orlando Camillo, Malvestiti, Cimenti, Caiati, Ferrarese, De Maria, Balduzzi, Cotellessa, Zaccagnini, La Pira, Dossetti, Jervolino, Cremaschi Carlo, Monticelli, Siles, Stella, Turco, Montini, Merlin Umberto, De Martino, Giordani, Rodinò Ugo, Raimondi, Franceschini, Lizier, Biagioni, Ferrario Celestino, Tosato, Arcangeli, Carboni Enrico, Salizzoni, Farini Carlo, Schiratti, Tosi, Puoti».

L’onorevole Camposarcuno ha facoltà di svolgerlo.

CAMPOSARCUNO. Onorevoli colleghi, farò brevissime osservazioni in merito al comma aggiuntivo alla quinta norma finale e transitoria, da me proposto con l’adesione di moltissimi colleghi. Mi auguro che esso trovi il consenso e l’approvazione dell’Assemblea.

Come gli onorevoli colleghi sanno, in occasione della discussione del problema regionale, la seconda Sottocommissione per la Costituzione aveva compreso il Molise fra le nuove Regioni.

Ricordo, per amore di verità, che la Commissione dei Settantacinque, in seduta plenaria, sospese al riguardo ogni decisione, in attesa che fossero raccolti i necessari elementi di giudizio, mediante l’inchiesta allora in corso presso gli organi locali delle Regioni di nuova istituzione.

L’inchiesta ebbe per la mia terra il risultato più lusinghiero. Il Molise, infatti, fu l’unica Regione che, alla unanimità, chiese non il riconoscimento del suo carattere regionale, che ha da secoli, ma di essere staccata dagli Abruzzi, quale Regione autonoma.

Avendo il Comitato di coordinamento sottoposto all’esame ed all’approvazione dell’Assemblea Costituente le sole Regioni storiche e tradizionali, ed avendo l’Assemblea deciso di non affrontare, in questo momento, il problema delle nuove Regioni, non è stata possibile la discussione del problema molisano, così come sarebbe stato desiderabile.

Quando, nella seduta notturna del 29 ottobre scorso, fu discusso l’emendamento proposto dall’onorevole Targetti, che precludeva la discussione sulle nuove Regioni, l’Assemblea dimostrò piena comprensione delle esigenze vitali del Molise; ma, essendo venuto in discussione anche il problema di altre nuove Regioni, giunse alla conclusione che tutto il problema andava rinviato all’esame della prossima Assemblea legislativa.

Ora, che cosa è avvenuto in seguito a tale decisione?

È avvenuto che il Molise, Regione unita solo ufficialmente e statisticamente agli Abruzzi, agli inizi del nostro Risorgimento, per incomprensione e ignoranza delle classi dirigenti del tempo, è rimasto nella mortificante situazione, ove tuttora trovasi, che ha sempre denunziato come illogica, inspiegabile, dannosa ai suoi interessi ed alle sue più elementari necessità.

In occasione della discussione dell’emendamento Targetti già ricordato, si fece il tentativo di separare la questione regionale molisana da quella di tutte le altre nuove Regioni, riconoscendosene così la importanza e il carattere eccezionale.

Ma il nobile tentativo non ebbe fortuna perché, essendosi allo scorcio dei lavori parlamentari, l’Assemblea Costituente non ritenne opportuno di affrontare la discussione generale sulle nuove Regioni o di discutere soltanto la questione molisana, escludendosi le altre.

Intanto si è deciso, da parte dell’Assemblea, che le elezioni dei senatori avvengano su base regionale. Il Molise verrebbe pertanto a trovarsi in questa stranissima ed inconcepibile situazione, di dovere, cioè, eleggere i senatori con gli Abruzzi ed i deputati con la provincia di Benevento.

Ora questo è un assurdo che l’Assemblea Costituente non può consentire.

Questo mio rilievo assai grave è stato riconosciuto esatto e fondato dai deputati abruzzesi, i quali, con centinaia di altri colleghi, hanno firmato il mio comma aggiuntivo.

La parte avversa, cioè la deputazione politica abruzzese, che non solo non contesta né contrasta la mia richiesta, ma la riconosce esplicitamente giusta e fondata.

Il Molise, adunque, non può essere unito agli Abruzzi per la elezione dei senatori. Le ragioni sono molte e tutte assai serie. Ricordo quelle già segnalate alla seconda Sottocommissione per la Costituzione, ed illustrate da me e da vari colleghi in diverse circostanze e in pubbliche discussioni all’Assemblea. La formazione anche di un solo collegio comune agli Abruzzi ed al Molise è praticamente impossibile, date le enormi difficoltà di ogni natura che si presenterebbero.

Si intendono, così, agevolmente le ragioni di questo mio intervento.

Perché ho proposto che soltanto per la prima elezione il Molise possa eleggere, come Regione a sé stante, i senatori ai quali ha diritto per la sua popolazione? Perché ho la certezza, specialmente dopo l’approvazione dell’articolo aggiuntivo dell’onorevole Mortati, che nei sei anni che decorreranno dalla prima elezione del Senato alla seconda, il Molise sarà finalmente riconosciuto come Regione autonoma e quindi procederà, come tale, all’elezione dei senatori in conformità di legge.

Io denunziai, lo ripeto, nella seduta del 29 ottobre, la situazione dolorosa nella quale si sarebbe trovato il Molise in caso del suo mancato o ritardato riconoscimento regionale, di essere costretto, cioè, a fare l’elezione dei senatori in una circoscrizione elettorale e quella dei deputati in circoscrizione elettorale diversa. Situazione mortificante, lo ripeto sino alla noia, inconcepibile, che non ha alcuna logica spiegazione e che va corretta nei limiti del possibile.

Questo io vi domando, onorevoli colleghi.

Avanti alla Commissione per l’esame delle leggi elettorali, della quale ho l’onore di far parte, io ho sollevato la stessa questione ed ho fatto le stesse richieste per la elezione dei deputati.

Richieste così oneste e così giuste che hanno trovato adesione anche da parte dell’onorevole Bosco Lucarelli, deputato di Benevento. Io ho fatto, avanti la Commissione, la seguente testuale istanza: «Si fa espressa richiesta che le circoscrizioni dei collegi elettorali siano stabilite con un minimo di cinque deputati.

«In via subordinata si chiede che il Molise per le sue peculiari e particolari condizioni, sia considerato come circoscrizione autonoma per la elezione dei deputati».

La Commissione, all’unanimità, ha accolto questa mia seconda richiesta ed ha deciso di proporre all’Assemblea che il Molise sia considerato quale circoscrizione elettorale autonoma, separandolo dalla provincia di Benevento.

Chiedo che l’Assemblea prenda le stesse decisioni, nei confronti degli Abruzzi per la elezione dei senatori, perché sarebbe assurdo che ci fossero per il Molise due circoscrizioni diverse, una per la elezione dei deputati ed un’altra per la elezione dei senatori.

Che cosa avverrà, accogliendosi la mia proposta?

Il corpo elettorale non sarà disorientato e saprà che non deve votare per la elezione dei senatori con gli Abruzzi e per quella dei deputati con Benevento; ma deve eleggere, da solo, quei deputati e quei senatori che spettano al Molise stesso.

In tal modo si compirà un atto di giustizia verso il Molise, questa terra modesta e fiera, che, mi piace ricordarlo ancora, non conosce disertori in guerra e rivoltosi in pace; questa terra laboriosa e tenace, fedele al focolare ed all’altare, madre di uomini insigni che hanno onorato l’Italia, questo Molise che attende con fede immensa e profonda il giorno in cui potrà essere annoverato con dignità tra le nuove. Regioni della nostra Patria.

Io sono certo, onorevoli colleghi, che con il vostro voto verrete incontro a questa profonda e viva necessità della mia terra natale. (Applausi).

PRESIDENTE. L’onorevole Tosato ha facoltà di esprimere il parere della Commissione.

TOSATO. La Commissione non ha nessuna osservazione da fare in merito agli emendamenti proposti dagli onorevoli Colitto, Camposarcuno ed altri. La Commissione osserva soltanto, da un punto di vista formale che riesce piuttosto difficile giustificare una disposizione di questo genere in sede costituzionale, sia pure in sede di disposizioni transitorie finali. Sembra alla Commissione che questa sia materia propria di leggi elettorali: però, la Commissione non si pronuncia nel merito. Se quindi l’Assemblea ritiene di stralciare da questa proposta l’emendamento e farne oggetto di un ordine del giorno, il quale sarà tenuto presente in sede di legge elettorale, la Commissione ritiene che questa sia la via più opportuna.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Come ha detto l’onorevole Tosato, non si tratta di disposizione d’ordine costituzionale. Il comitato si rimette all’Assemblea perché veda se non sia il caso di farne un voto od un ordine del giorno.

MORELLI RENATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORELLI RENATO. Vorrei sentire su questa proposta il parere dei presentatori degli emendamenti: poi parlerei brevissimamente per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. L’onorevole Colitto ha facoltà di parlare.

COLITTO. Per la verità io guardo alla sostanza e non alla forma. Non troverei, quindi, difficoltà ad accogliere il suggerimento della Commissione di tramutare la norma transitoria da me proposta in ordine del giorno, da votarsi da parte dell’Assemblea e da tenersi, poi, presente in sede di discussione della legge elettorale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Fuschini, secondo firmatario dell’emendamento Camposarcuno.

FUSCHINI. La proposta dell’onorevole Colitto, specialmente per quel che si riferisce alla elezione dei deputati, è veramente materia della legge elettorale, perché nella Costituzione non vi è nessuna disposizione, che disponga o imponga degli obblighi per la formazione delle circoscrizioni elettorali. Per il Senato, invece, la Costituzione ha stabilito una norma tassativa, dalla quale non si può derogare, se non con una disposizione di carattere transitorio. Infatti, l’articolo 55 della Costituzione stabilisce che il Senato della Repubblica è eletto a base regionale.

Ora, non possiamo venire meno a questa disposizione di carattere generale, se non con una disposizione di carattere transitorio. Fino a tanto che le Regioni non saranno costituite, non si potrà parlare di una possibilità per il Molise di avere una circoscrizione per l’elezione dei senatori, senza cadere in contradizione con la norma stabilita dall’articolo 55. Cioè: il Molise dovrebbe nominare i Senatori per la Regione dell’Abruzzo e del Molise. Ora, per rendere possibile la elezione dei senatori separando Abruzzo e Molise, è necessaria una disposizione di carattere transitorio, perché la legge elettorale sul Senato non potrà derogare al principio generale.

Quindi, si può rinunziare alla parte dell’emendamento Colitto che si riferisce alla Camera dei deputati, ma non a quella che si riferisce al Senato.

PRESIDENTE. Dunque, secondo l’onorevole Fuschini sarebbe necessario mantenere l’emendamento, perché l’ordine del giorno non servirebbe allo scopo.

L’onorevole Tosato ha facoltà di rispondere a nome della Commissione.

TOSATO. La Commissione, ripeto, non ha da fare osservazione in merito alla proposta.

Per quanto riguarda il rilievo fatto dall’onorevole Fuschini, la Commissione risponde questo: vero è che vi è una disposizione costituzionale, già sancita, secondo la quale le elezioni per il Senato si devono fare su base regionale. Ma questo principio ha un contenuto negativo ed esclusivo piuttosto che positivo: che le elezioni del Senato devono avere una base regionale significa che non vi devono essere per queste elezioni elementi di una Regione che concorrano ad eleggere i senatori di altre Regioni; ma nulla vieta che all’interno di una Regione si possano fare circoscrizioni distinte.

FUSCHINI. Non è esatto questo. Il calcolo elettorale si deve fare sul complesso della Regione, non sulle parti.

COLITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COLITTO. Poiché l’onorevole Fuschini ha sollevato dubbi e fatto rilievi, prego l’Assemblea di votare la norma. Se vi sono dubbi, è opportuno che intervenga una norma ad eliminarli.

Naturalmente insisto sulla prima parte del mio emendamento e non mi oppongo a che ogni discussione sulla seconda sia rinviata alla legge elettorale.

CAMPOSARCUNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAMPOSARCUNO. La Commissione per l’esame delle leggi elettorali, esaminando il disegno di legge per la elezione della Camera dei deputati, è già stata investita della questione ed ha preso una decisione, che sottoporrà all’Assemblea.

MORELLI RENATO. Chiedo di fare una brevissima dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORELLI RENATO. Voterò a favore di questo emendamento, perché l’Assemblea ha commesso un peccato contro la logica, che oggi sconta sentendo parlare più volte della questione molisana.

L’ordine del giorno Targetti stabiliva infatti che si dovessero costituire in Regioni le «regioni storico-tradizionali», e questa era la premessa maggiore del sillogismo; veniva poi la premessa minore, consacrata dall’Assemblea sulla elencazione delle Regioni; secondo il nuovo ordinamento dello Stato, elencazione che comprende «Abruzzi e Molise» e riconosce in tal modo la esistenza storica e tradizionale di ambedue le regioni, la loro autonomia di fatto. Vi era una conseguenza da trarre logicamente e non è stata tratta: occorre trarla oggi ai fini della elezione dei senatori.

PRESIDENTE. Onorevole Camposarcuno, consente che si metta in votazione l’emendamento dell’onorevole Colitto?

CAMPOSARCUNO. Ho già dichiarato all’Assemblea che non ho difficoltà a consentire che dei nostri due emendamenti se le faccia uno solo. La Commissione per la Costituzione prenda in esame il mio emendamento e quello del collega Colitto e ne rediga uno come meglio può e crede, purché la sostanza sia quella: eliminando, materialmente, come già è stato detto, la seconda parte dell’emendamento dell’onorevole Colitto che riguarda un argomento di natura non costituzionale.

PRESIDENTE. Ella mi insegna, onorevole Camposarcuno, che la Presidenza non ha il potere di modificare, fondere o correggere emendamenti. Bisognerebbe, che i due presentatori si mettessero d’accordo. Mi permetto di fare osservare che è un caso in cui c’è assoluta identità nella sostanza, in quanto mentre l’onorevole Colitto dice che «si deve separare il Molise dagli Abruzzi nella elezione» l’onorevole Camposarcuno afferma che «il Molise deve procedere per conto suo».

CAMPOSARCUNO. Onorevole Presidente, ho richiesto che la eventuale fusione dei due emendamenti sia fatta della Commissione e non dalla Presidenza.

PRESIDENTE. Poiché l’onorevole Colitto è stato il primo presentatore, credo che il collega Camposarcuno non abbia nulla in contrario a che si metta in votazione l’emendamento Colitto.

MORELLI RENATO. Ad evitare perdita di tempo chiedo che si voti sulla sola prima parte dell’ordine del giorno Colitto.

PRESIDENTE. Evidentemente, poiché non si può votare sulla seconda parte che è stata ritirata. Mi sembra che l’onorevole Camposarcuno non debba avere nulla in contrario, se all’ordine del giorno dell’onorevole Colitto si aggiunge il suo nome, in modo che si possa mettere in votazione l’emendamento Colitto-Camposarcuno.

FUSCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FUSCHINI. Desidero fare una dichiarazione di carattere preliminare in considerazione della situazione tecnica.

L’emendamento dell’onorevole Colitto si presta a delle confusioni in sede di applicazione, perché esso dice nell’ultima frase: «debbono essere considerate come due regioni distinte, fermo restando il numero complessivo dei senatori che loro spetta come regione unica». Cosa accade, se si applica questo emendamento? Che si farebbe il coacervo delle popolazioni fra Abruzzo e Molise, mentre l’onorevole Camposarcuno propone che questo coacervo di popolazioni non si verifichi, ma si tengano le popolazioni distinte, fermi restando per il Molise i senatori che spettano al Molise in rapporto alla sua popolazione ed altrettanto facendo per gli Abruzzi. Pertanto gli Abruzzi avranno il loro numero di senatori in rapporto alla loro popolazione ed altrettanto avverrà per il Molise.

Se si procede alla somma delle popolazioni, può verificarsi questo inconveniente tecnico: che vi sia un senatore in più, che non si sa a chi attribuire. Ecco perché è necessario tener ben ferma questa considerazione, per cui è indispensabile che sia chiarito che i senatori sono attribuiti al Molise in rapporto alla sua popolazione, non al complesso della popolazione degli Abruzzi e Molise. Ecco perché, per conto mio, insisto che l’emendamento abbia la formulazione che è stata proposta dall’amico Camposarcuno.

PRESIDENTE. Onorevole Colitto, ella è d’accordo nel porre la sua firma all’emendamento Camposarcuno?

COLITTO. Avendo io detto nel mio emendamento che devono essere gli Abruzzi ed il Molise considerati come Regioni distinte, mi pare evidente, specie dopo quello che ho detto innanzi illustrandolo, non abbiano ragione di essere i rilievi dell’onorevole Fuschini. Si faccia, ad ogni modo, quello che si vuole dal Presidente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la seguente formulazione che porta la firma degli onorevoli Camposarcuno e Colitto:

«Per la prima elezione del Senato, il Molise, per le sue particolari condizioni, sarà considerato come Regione a sé stante, con il numero di senatori che al Molise stesso competono esclusivamente in base alla sua popolazione».

(È approvata).

L’onorevole Macrelli ha presentato la seguente disposizione transitoria:

«Finché non avrà deliberato il proprio Regolamento interno, il Senato della Repubblica adotterà, in quanto applicabile, il regolamento della Camera dei deputati in data 10 luglio 1900 e successive modificazioni fino al 1922».

Ha facoltà di svolgerla.

MACRELLI. Credo non ci sia bisogno di dare spiegazione a questa proposta che ho fatto. Il Senato regio, in base allo Statuto albertino, era di nomina e di prerogativa del sovrano. Le elezioni della Presidenza venivano fatte secondo norme che voi conoscete: si indicavano dei nomi e la sanzione veniva sempre dall’alto. Ora, in questo periodo transitorio, prima cioè che il Senato funzioni regolarmente, prima che il Senato della Repubblica possa costituire il suo ufficio di Presidenza, le Commissioni, ecc., è necessario che abbia un Regolamento. Lo farà al momento opportuno, quando sarà regolarmente costituito, ma in questo periodo di transizione che passa fra il momento della nomina dei senatori e la sua regolare costituzione, io penso che il Senato della Repubblica possa e debba adottare il Regolamento che vige per l’Assemblea Costituente.

PRESIDENTE. Prego la Commissione di voler esprimere il suo avviso.

TOSATO. La Commissione non ha avuto il tempo necessario per esaminare la proposta dell’onorevole Macrelli. Personalmente io non sono favorevole, per questa ragione: perché è un principio costituzionale, da noi già riconosciuto, quello dell’autonomia regolamentare interna di ciascuna delle Camere, è un principio generale di tutti gli organi costituzionali i quali, per l’esercizio della loro attività, regolano il procedimento dei loro lavori come credono. Ora, l’onorevole Macrelli pensa ad eventuali difficoltà che possano sorgere in occasione della prima seduta per il fatto che questa Camera si riunisce senza avere nessun Regolamento. Questa difficoltà non esiste, però, perché nulla toglie che nella sua prima deliberazione relativamente a questo oggetto circa il modo di procedere nella sua attività, questo nuovo futuro Senato potrà stabilire provvisoriamente, fino a che non sarà stato deliberato diversamente, di adottare il Regolamento della Camera dei deputati; ma noi non possiamo imporre un Regolamento che non sia stato accolto spontaneamente dalla stessa Assemblea che dovrà poi osservarlo.

PRESIDENTE. L’Assemblea avrà così potuto rendersi conto che la Commissione non si pronuncia essa stessa, ma l’onorevole Tosato, per conto suo, ha espresso la sua personale opinione contraria a questo riguardo.

Pongo pertanto in votazione la proposta dell’onorevole Macrelli.

(Non è approvata).

Passiamo ora all’esame del seguente emendamento:

«Per la prima elezione del Senato, sono nominati senatori di diritto con decreto del Capo provvisorio dello Stato i deputati dell’Assemblea Costituente che abbiano fatto parte del disciolto Senato, o che siano stati Presidenti del Consiglio o di Assemblea, o che abbiano avuto almeno tre elezioni, compresa quella all’Assemblea Costituente.

«A tale diritto si può rinunciare, ma la rinuncia deve essere fatta prima della firma del decreto di nomina.

«Leone Giovanni, Avanzini, Rossi Paolo, Pignatari, Cifaldi, Villabruna, Candela, Alberti, Preziosi, Corbino, Condorelli, Costantini, Martinelli, Castelli Avolio, Adonnino, Aldisio, Andreotti, Angelucci, Arata, Arcaini, Balduzzi, Basile, Bastianetto, Bellato, Bellavista, Bellusci, Belotti, Bencivenga, Benedettini, Bernabei, Bettiol, Bianchini Laura, Binni, Bonfantini, Bonino, Braschi, Burato, Cacciatore, Caccuri, Caiati, Cairo, Calamandrei, Caldera, Camangi, Camposarcuno, Gannizzo, Caporali, Cappelletti, Cappugi, Capua, Carboni Angelo, Carignani, Caristia, Caroleo, Carratelli, Cartia, Caso, Cassiani, Castelli, Cevolotto, Chatrian, Chiaramello, Chieffi, Chiostergi, Ciampitti, Ciccolungo, Cimenti, Clerici, Coccia, Codacci Pisanelli, Colitto, Colombo, Colonna, Colonnetti, Conci Elisabetta, Coppi, Corsanego, Corsi, Corsini, Covelli, Cremaschi Carlo, Crispo, De Caro Gerardo, Della Seta, De Maria, De Martino, De Michelis Paolo, De Palma, Del Curto, Delli Ca stelli Filomena, Di Fausto, Di Gloria, Dominedò, Donati, Fabbri, Fabriani, Faralli, Federici Maria, Ferrarese, Ferrario, Fietta, Fiorentino, Firrao, Fogagnolo, Foresi, Franceschini, Fusco, Gabrieli, Galati, Garlato, Geuna, Ghidini, Giacchero, Giacometti, Giordani, Gotelli Angela, Grilli, Guariento, Guerrieri Filippo, Guidi Cingolani Angela, Gullo, De Unterrichter Jervolino Maria, La Malfa, Lami Starnuti, La Pira, Lettieri, Lizier, Longhena, Luisetti, Marinaro, Marzarotto, Mastino, Mastrojanni, Mazza, Mazzei, Meda, Merighi, Merlin Angelina, Miccolis, Monterisi, Montini, Morelli Luigi, Morelli Renato, Morini, Mortati, Murdaca, Murgia, Musotto, Nasi, Nicotra Maria, Notarianni, Numeroso, Orlando Camillo, Paolucci, Paris, Pastore, Pecorari, Penna Buscemi Ottavia, Pera, Perlingieri, Perrone Capano, Perugi, Pieri, Priolo, Proia, Quarello, Quintieri Adolfo, Quintieri Quinto, Raimondi, Recca, Rescigno, Restagno, Rivera, Rodinò Ugo, Rognoni, Romano, Saggin, Salerno, Santi, Sapienza, Saragat, Scalfaro, Schiratti, Scoca, Scotti, Siles, Silone, Simonini, Spallicci, Spataro, Stampacchia, Sullo, Tega, Tessitori, Titomanlio Vittoria, Tomba, Tosi, Tozzi Condivi, Treves, Trimarchi, Valenti, Valmarana, Vanoni, Varvaro, Venditti, Vigo, Vernocchi, Vicentini, Vigna, Villani, Volpe, Zagari, Zerbi, Zotta».

L’onorevole Leone Giovanni ha facoltà di svolgere l’emendamento di cui ho dato testé lettura.

LEONE GIOVANNI. La ripresa della vita democratica in Italia – dopo la lunga frattura fascista – ci ha ricongiunto ad uomini che, già prima del 1922, avevano, attraverso la consacrazione di più elezioni, assunto un notevole rilievo politico: taluni erano già ai fastigi della politica italiana. Questi uomini politici, che ci riconducono col pensiero alle fortune del nostro Paese prima della dittatura, sono tornati in questa Assemblea con un nuovo crisma elettorale.

Orbene, il vecchio ed il nuovo crisma elettorale – che costituiscono il punto centrale della nostra proposta e vogliono differenziarla da tutte quelle altre che tale requisito non chiedessero – valgono a saldare la nuova classe politica italiana a quella parte della vecchia classe politica italiana che, con la resistenza di fronte al fascismo e con la riconsacrazione elettorale, dimostra di meritare questo nostro riconoscimento: l’ammissione di diritto (salvo rinunzia) nel primo Senato della Repubblica italiana.

La votazione di questo articolo avrà questo alto significato non solo sentimentale, ma anche, e soprattutto, politico: la nuova classe politica italiana, pur senza nostalgie e imitazioni, pur consapevole dei suoi nuovi compiti e delle sue nuove responsabilità, vuol salutare ed onorare le più rappresentative espressioni della vecchia classe politica, che così autorevole contributo hanno dato al nostro lavoro costituente.

MINIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MINIO. Ho chiesto di parlare per esprimere il pensiero del nostro Gruppo su tutta una serie di emendamenti che sono stati presentati a proposito del primo Senato della Repubblica, e per sollevare una pregiudiziale, perché noi riteniamo che tutti questi emendamenti – che non starò a leggere – tutti, in forma più o meno grave, costituiscono una violazione, ed una violazione gravissima, del principio del suffragio universale che noi abbiamo posto a base delle libere istituzioni democratiche del popolo italiano.

Riteniamo che questi emendamenti siano particolarmente in contrasto con l’articolo 55 del progetto di Costituzione, il quale stabilisce che i senatori sono eletti mediante suffragio universale e diretto.

Inoltre pensiamo, onorevoli colleghi, e speriamo che la maggioranza di questa Assemblea condivida il nostro parere, che sarebbe oltremodo scandaloso – mi sia permessa la parola – che un’Assemblea provveda essa a nominare un’altra Assemblea o una parte di un’altra Assemblea. E a questo proposito non avrei che richiamarmi al giudizio autorevole di Don Luigi Sturzo. (Commenti al centro).

Questi emendamenti costituiscono una violazione dell’articolo 55, anche se si riferiscono solo al primo Senato, perché il primo Senato della Repubblica non sarà un organismo transitorio, o lo sarà nella misura in cui tutte le cose sono transitorie. Questo Senato durerà sei anni, a termini della nostra Costituzione, ed è evidente che la nomina di diritto di un numero così grande di senatori (si diceva in una conversazione con l’onorevole Uberti che questo numero si aggira sui 65-70; (Commenti) vedremo quanti saranno, onorevoli colleghi, costituirebbe una falsificazione completa del responso elettorale, dei risultati delle elezioni.

Se non erro il prossimo Senato non comprenderà oltre 230 o 240 senatori. A questo numero si aggiungerebbero 70 senatori circa, che non trarrebbero la loro origine dal suffragio universale…

Una voce al centro. Ma hanno dei meriti acquisiti!

MINIO. E si tenga presente che il Senato ha gli stessi poteri della Camera dei deputati. Io non penso che sia democratico, che corrisponda ai principî basilari delle nostre istituzioni accettare emendamenti di questo genere che suonerebbero offesa ed oltraggio alla sovranità popolare.

Si dice che, così facendo, si vogliono includere degli uomini benemeriti del nostro Paese nel prossimo Senato.

Noi riteniamo che, se vi sono degli uomini benemeriti, sarà interesse dei partiti e delle correnti politiche alle quali appartengono, presentarli al giudizio del corpo elettorale. D’altra parte, onorevoli colleghi, noi abbiamo scelto il collegio uninominale come modo di consultazione del popolo per le elezioni del Senato e questo darà facoltà a questi uomini, sarà una garanzia per questi nomini, di potersi presentare per far valere presso il corpo elettorale i loro meriti e le loro benemerenze.

Appunto per venire incontro a tale esigenza siamo stati favorevoli al collegio uninominale. Faccio appello quindi, alla coscienza di questa Assemblea perché questi emendamenti vengano ritirati.

Fra di essi c’è anche un nostro emendamento, presentato dal nostro Gruppo: ebbene siamo disposti a ritirare anche questo emendamento, con il quale – solo dopo che i colleghi delle altre parti avevano già presentato i loro – avevamo chiesto che fossero nominati senatori del primo Senato della Repubblica i membri dell’Assemblea Costituente che avessero sofferto oltre cinque anni di carcere per la resistenza all’oppressione fascista.

Onorevoli colleghi! Mi sia permesso di dire che aver sofferto anni di carcere per il nostro Paese in un momento in cui pochi credevano nella causa della democrazia, è un merito grande, certamente superiore a quello di essere stati eletti tre o più volte ad un’Assemblea politica.

E vorrei aggiungere – mi sia permesso – una parola rivolta appunto a quegli uomini di valore, a quegli uomini di merito, i quali aspirano ad essere membri del futuro Senato della Repubblica. Vorrei cioè far loro presente in quale situazione penosa essi verrebbero a trovarsi in una Assemblea elettiva, nella quale domani tutti i loro voti potrebbero essere contestati da una parte o dall’altra e, in certi casi, contestali dallo stesso Paese.

Vorrei concludere, onorevoli colleghi, con due considerazioni marginali. La prima è che noi siamo giunti oggi all’approvazione degli ultimi articoli del progetto, ossia al termine del nostro lavoro di Costituenti. Su questa Costituzione, quale esce approvata dall’Assemblea Costituente, vi potranno essere, vi saranno anzi senza dubbio giudizi diversi e contrastanti. Nessuno di noi, nessun Gruppo potrà essere soddisfatto al cento per cento: è probabile che ognuno di noi troverà in questa Costituzione qualche cosa che non avrebbe approvato, che non avrà approvato.

Ma tuttavia, ritengo di potere affermare che, nonostante la vivacità dei nostri contrasti, nessuno di noi possa sentirsi sopraffatto da queste nostre discussioni, da questa nostra Costituzione. E allora io mi domando, egregi colleghi, se non sia ingiusto, se non sia impolitico, se non sia antidemocratico terminare questa Costituzione con una sopraffazione, per lo meno di una parte politica, particolarmente di quella che noi rappresentiamo.

Fino ad ora nessuno esce sopraffatto: nemmeno i monarchici, perché, se noi abbiamo deciso che la forma dello Stato debba essere la repubblicana, questa è stata una decisione sovrana del popolo italiano, che ha preceduto i lavori dell’Assemblea. L’approvazione di questi emendamenti non potrebbe che generare sfiducia verso i nostri lavori, sfiducia verso l’Assemblea e – mi sia permesso di dirlo – verso la stessa morale della nostra Assemblea.

Inoltre, se questi emendamenti dovessero venire approvati, noi verremmo, onorevoli colleghi, ad oltraggiare il suffragio universale e i principî democratici, ed a creare, ed è questa la seconda considerazione, una situazione pericolosa nel nostro Paese: quale sarebbe infatti domani l’atteggiamento di quella parte politica che avesse riportato la maggioranza nella Camera dei deputati, che avendo cioè riportato la maggioranza nelle consultazioni elettorali, si vedesse messa in minoranza nel Senato a causa della presenza di un numero così grande di senatori che traggono la loro origine non dal suffragio universale?

Questa parte non potrebbe assolutamente accettare una tale conclusione.

E a noi ci sembra saggio non gettare in questo momento altri semi di discordia nel nostro Paese. Abbiamo posto il suffragio universale a fondamento delle nostre istituzioni democratiche; lasciamo allora che sia il suffragio universale a decidere, ossia la volontà sovrana della Nazione. (Applausi a sinistra).

NOBILE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NOBILE. Onorevoli colleghi, sono in grado di dirvi io, con precisione, il numero dei senatori che, ove fosse approvata questa disposizione transitoria, verrebbero ad aggiungersi ai 225 o ai 230, che verranno eletti dal popolo. Essi sono settanta, e vi dirò come si giunge a questo numero. Ve n’è uno che ha nove legislature; due che ne contano sette; quattro che ne contano sei; otto che ne contano cinque; diciannove che ne contano quattro, ed infine trenta che ne contano tre. Questi formano un totale di 64. Dovete aggiungervi 4 senatori-deputati, e arrivate a 68; aggiungetevi ancora un ex-Presidente del Consiglio, e arrivate a sessantanove; e poi ancora un Presidente di Assemblea, e si arriva esattamente al numero di 70. (Commenti a destra).

Ora io domando; questi settanta senatori aggiunti arbitrariamente, senza alcun criterio selettivo, ai 220 o 230 eletti a suffragio universale, non verranno, forse, ad alterare profondamente il significato dell’elezione del Senato, di quel Senato che abbiamo voluto appunto elettivo, e al quale abbiamo dato esattamente tutti i diritti e tutti i doveri della prima Camera? E allora, se questo Senato deve rappresentare l’opinione prevalente nel Paese, al momento delle elezioni, io mi domando se tale rappresentanza non verrà alterata dal fatto di avervi inserito settanta senatori in soprannumero.

Per queste ragioni trovo giusta la tesi svolta dall’onorevole Minio. Io non credo che l’Assemblea Costituente possa approvare, così com’è, questa disposizione transitoria. Ciò costituirebbe un fatto inaudito senza precedenti in nessuna Assemblea del mondo, perché non credo che siasi mai dato il caso di membri di un’Assemblea che si siano da se stessi nominati membri di un’altra Assemblea futura!

Ciò è contro ogni logica, e anche, forse, contro ogni principio giuridico, poiché non mi pare si possa con una disposizione transitoria contraddire, nell’interesse di un certo numero di persone, a disposizioni costituzionali già regolarmente approvate. Tuttavia, poiché riconosco che vi sono in questa Assemblea talune eminenti personalità alle quali sarebbe giusto assicurare, nell’interesse stesso del Paese, che possano sedere nel futuro Senato, anche se non vogliono mescolarsi alle competizioni elettorali, io, in linea subordinata, mi permetterei di sottoporre alla Assemblea la seguente proposta:

«Per la prima elezione del Senato sono nominati senatori di diritto, con decreto del Presidente della Repubblica, i deputati dell’Assemblea Costituente che contano almeno cinque legislature, compresa quella dell’Assemblea stessa, o che abbiano fatto parte del disciolto Senato, (e con ciò verrebbero nominate in soprannumero 19 senatori), o che abbiano sofferto durante il periodo fascista almeno dieci anni di carcere o di confino». (Commenti al centro e a destra).

Questa è la mia proposta subordinata.

BELLAVISTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BELLAVISTA. Pochi che, come me, si manifestano decisamente contrari a quella degenerazione della stessa rappresentanza proporzionale costituita dalla lista nazionale, avrebbero potuto forse con maggiore coerenza di quanto questo non si apprezzi, sostenere gli argomenti dell’onorevole Minio, al quale sarebbe stolto negare una qualsiasi ragione di seria fondatezza.

Senonché, mi consenta il collega Minio e il Gruppo cui appartiene alcune brevi osservazioni.

Vero è che in siffatta maniera, e specie se le proporzioni denunciate dal collega Nobile in senso numerico sono esatte…

Una voce al centro. Non sono esatte.

BELLAVISTA. …si verrebbe ad attentare in certa qual maniera (non così grave come l’onorevole Minio pensa, e poi lo dirò) a quel principio di elettività che ha il nuovo Senato della Repubblica; però in realtà questo principio già lo avete violato in piccola parte, ma lo avete violato dove? Ai già approvati articoli 55-bis e 55-ter, là dove si dice che vi sono senatori di diritto e a vita, salvo rinuncia, (e ricorderete che, nel primo gruppo di emendamenti che l’esaminano, questa possibilità di rinuncia è prevista, e, per quanto io sappia, c’è ancora in giro una stolta prevenzione di ostilità verso il Senato della Repubblica, che è elettivo e non è più il Senato regio!); e poi si dice che cinque Senatori sono nominati a vita dal Presidente della Repubblica fra coloro che per meriti insigni nei campi sociale, artistico, scientifico, letterario, hanno illustrato la Patria.

Questa violazione, per quanto riguarda il Senato, c’è.

Ma noi l’abbiamo anche, questa violazione, per la Camera, perché – per quanto io sappia – la legge elettorale che sarà portata a questa Assemblea prevede ancora (non so se questa disposizione uscirà salva) la lista nazionale, nella quale sarà inclusa gente che non sarà assolutamente conosciuta dalla base elettorale, e che può essere messa in lista con criteri che possono essere apprezzati solo dalle direzioni dei partiti.

E allora come risolvere equamente il problema?

È inutile ricordare all’onorevole Minio – che onestamente l’ha ammesso in linea subordinata – che qui vengono in conflitto due interessi ugualmente apprezzabili e degni di considerazione. Un primo interesse è quello che la Repubblica dell’antifascismo deve essere riconoscente verso chi combatteva la battaglia dell’antifascismo! (Approvazioni a sinistra). Il secondo interesse – segnalato dall’onorevole Minio – è che non bisogna precostituire una fisionomia asimmetrica determinata al Senato. E questo è giusto, ma se dall’astratto apprezzabile scendete al concreto (credo che in politica non sia meno apprezzabile), se a questa operazione aritmetica svolta dall’onorevole Nobile, che si risolve però soltanto in una addizione, si aggiunge un’altra operazione, la divisione, vedrete che in concreto la fisionomia del Senato non sarà lombrosiana, asimmetrica, ma sarà perfettamente simmetrica. Se si approverà l’emendamento dell’onorevole Laconi che compensa l’esiguità di quella coraggiosa pattuglia comunista, che a sinistra, con Gramsci, combatté qui dentro le battaglie dell’antifascismo e se si dà libero ingresso al Senato a quelli che ebbero condanne dai tribunali speciali, allora noi concilieremo queste irrinunziabili riconoscenze, riconoscenze che non devono essere verbaiole soltanto, con una equa distribuzione di questa rappresentatività che intendiamo fissare.

PRESIDENTE. È stata presentata dall’onorevole La Rocca, dall’onorevole Grieco e dall’onorevole Minio una richiesta affinché l’Assemblea Costituente in linea pregiudiziale si pronunzi su questo principio: se sia possibile che essa autorizzi il Capo dello Stato a nominare membri di diritto del Senato, sia pure temporaneamente.

Prego l’onorevole La Rocca di precisare la forma di questa richiesta.

LA ROCCA. A me pare che noi dobbiamo innanzi tutto metterci d’accordo su questo punto: se l’Assemblea Costituente può arrogarsi la facoltà di autorizzare il Capo dello Stato a nominare membri di diritto del Senato.

PRESIDENTE. Ella mi insegna che c’è una forma sola per provocare una decisione dell’Assemblea in casi simili, cioè la presentazione di un ordine del giorno, sempre che il Regolamento lo consenta.

LA ROCCA. Allora, signor Presidente, se si tratta di questo noi saremmo disposti a mutare questa richiesta in un ordine del giorno. Io desidererei che l’Assemblea si pronunziasse pregiudizialmente su questa questione di principio: se essa può arrogarsi la facoltà di autorizzare il Capo dello Stato a nominare, sia pure in linea transitoria, membri di diritto di un ramo del Parlamento.

PRESIDENTE. Mi permetto osservare all’onorevole La Rocca prima di tutto che egli cade in una inesattezza; se afferma che l’Assemblea Costituente ha ancora da decidere il principio preclusivo che si possa nominare di diritto e a vita dei componenti del Parlamento, perché, come se non erro l’onorevole Bellavista ha ricordato, c’è già l’articolo 55-ter che conferisce questo potere al Capo dello Stato, cioè al Presidente della Repubblica. In secondo luogo, devo osservare che per l’articolo 92 del Regolamento è preclusa la presentazione di ordini del giorno quando si è in sede di esame e discussione di emendamenti.

Infine mi permetto osservare all’onorevole La Rocca che tutti i colleghi che sono contrari ad ammettere questo principio, hanno modo di opporsi votando contro la disposizione contenuta in questo emendamento aggiuntivo proposto all’Assemblea. Non mi sembra che vi sia la necessità assoluta di venire ad una deliberazione in proposito, che, prima di tutto, potrebbe essere in contrasto con quanto si è già stabilito, e in secondo luogo costituirebbe una irregolarità procedurale.

LA ROCCA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LA ROCCA. A me pare che l’Assemblea abbia già deliberato al riguardo concedendo al Capo dello Stato la facoltà di nominare cinque membri di diritto del Senato e non di più, ed in circostanze particolari, cioè tenendo conto delle attività, dei meriti eccezionali di determinati individui che si intendeva sottrarre alle vicende di una campagna elettorale. Con questa disposizione noi praticamente daremmo al Capo dello Stato la facoltà di nominare per suo conto e col nostro consenso un numero rilevante di membri del Senato, sovvertendo così le norme sulle quali ci siamo messi d’accordo finora.

LEONE GIOVANNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LEONE GIOVANNI. Chiedo di parlare per aderire all’esatta impostazione che lei, signor Presidente, ha dato sul piano procedurale di questa questione, in quanto a me sembra che, trattandosi non di discussione generale, che è chiusa da un pezzo, non di discussione sugli articoli, ma di discussione su gli emendamenti, non vi sia luogo per la presentazione di ordini del giorno. Quanto al merito, volevo osservare all’onorevole La Rocca che noi abbiamo votato due articoli con i quali si conferisce il diritto al Capo dello Stato di nominare a vita dei senatori. Questa è, invece, una norma transitoria, la quale spiega questa sua essenza transitoria, cioè passeggera, contingente, per il fatto che il suo contenuto si riferisce soltanto al primo Senato. Questo è opportuno osservare, perché, senza vulnerare alcun principio già votato, senza incidere in un principio votato che ha un ambito perfettamente distinto, in quanto si riferisce a nomine a vita, questa norma può essere oggi opportunamente votata in questa sede che è l’unica sede idonea.

Prego quindi il Presidente di mettere ai voti il mio emendamento.

TOGLIATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOGLIATTI. Non faccio una dichiarazione di voto, che è stata fatta dall’onorevole Minio, ma mi occupo unicamente della procedura della votazione. Mi pare che, se secondo il parere del Presidente è considerata inammissibile una questione pregiudiziale, potremmo arrivare allo stesso risultato votando per divisione. Si può votare prima il principio. Coloro che non vogliono saperne affatto, votano no; e la questione è risolta. Poi si passa alle categorie.

PRESIDENTE. Mi sembra che la proposta dell’onorevole Togliatti sia perfettamente in linea con le norme regolamentari e con il tenore dell’emendamento.

Passiamo, pertanto, alla votazione della prima parte dell’emendamento aggiuntivo Leone Giovanni e altri:

«Per la prima elezione del Senato sono nominati senatori di diritto con decreto del Presidente della Repubblica».

Avverto che sono state sostituite le parole: «Presidente della Repubblica» alle altre: «Capo provvisorio dello Stato» per coordinare la norma con la prima disposizione finale votata ieri.

È stata chiesta la votazione a scrutinio segreto dagli onorevoli Grieco, Maltagliati, Togliatti, Grazi, Bellusci, Morini, Lozza, Gavina, Gorreri, Roveda, Ricci, Silipo, Cremaschi Olindo, Merlin Lina, Carpano Magnoli, Sansone, Cacciatore, Pellegrini, Bardini, Fedeli Armando.

Votazione segreta.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la votazione a scrutinio segreto.

(Segue la votazione).

Presidenza del Presidente TERRACINI

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. Invito gli onorevoli Segretari a procedere alla numerazione dei voti.

(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).

Risultato della votazione segreta.

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione a scrutinio segreto:

Presenti                               334

Votanti                                332

Astenuti                               2

Maggioranza           167

Voti favorevoli        186

Voti contrari            146

(L’Assemblea approva).

Hanno preso parte alla votazione:

Abozzi – Alberganti – Alberti – Aldisio – Ambrosini – Amendola – Andreotti – Angelucci – Arcaini – Arcangeli – Assennato – Avanzini.

Bacciconi – Baldassari – Balduzzi – Baracco – Barbareschi – Bardini – Bargagna – Barontini Anelito – Barontini Ilio – Bartalini – Basile – Basso – Bei Adele – Bellato – Bellavista – Bellusci – Bencivenga – Benedetti – Benedettini – Benvenuti – Bernabei – Bernamonti – Bertola – Bertone – Bettiol – Biagioni – Bianchi Bianca – Bianchi Bruno – Binni – Bitossi – Bocconi – Bonino – Bonomelli – Bonomi Ivanoe – Bordon – Bosco Lucarelli – Bovetti – Bozzi – Braschi – Bruni – Bubbio – Bucci – Bulloni Pietro – Burato.

Cacciatore – Caccuri – Cairo – Caldera – Camangi – Candela – Canepa – Canevari – Caporali – Cappelletti – Cappi Giuseppe – Capua – Carbonari – Carboni Angelo – Carboni Enrico – Caroleo – Carpano Maglioli – Carratelli – Cassiani – Castiglia – Cavallotti – Cevolotto – Chatrian – Chieffi – Ciampitti – Cianca – Ciccolungo – Cimenti – Cingolani Mario – Clerici – Colitto – Colombo Emilio – Colonna di Paliano – Colonnetti – Condorelli – Coppa Ezio – Coppi Alessandro – Corbi – Corbino – Corsi – Cortese Pasquale – Costa – Cremaschi Carlo.

Damiani – D’Amico – D’Aragona – Del Curto – Della Seta – Delli Castelli Filomena – De Martino – De Michele Luigi – De Michelis Paolo – De Palma – De Unterrichter Maria – Di Fausto – Di Giovanni – Di Gloria – Dominedò – Donati – D’Onofrio.

Fabbri – Fabriani – Faccio – Fantoni– Fantuzzi – Faralli – Farina Giovanni – Fedeli Aldo – Fedeli Armando – Ferrarese – Ferrario Celestino – Ferreri – Filippini – Finocchiaro Aprile – Fiorentino – Flecchia – Foa – Fogagnolo – Foresi – Franceschini – Fresa – Fuschini – Fusco.

Gasparotto – Gavina – Germano – Gervasi – Ghidetti – Giacchero – Giannini – Giolitti – Giordani – Giua – Gorreri – Gotelli Angela – Grazi Enrico – Grieco – Grilli – Gronchi – Guariento – Guerrieri Emanuele – Guerrieri Filippo – Guidi Cingolani Angela – Gullo Fausto – Gullo Rocco.

Imperiale – Iotti Leonilde.

Jacometti.

La Gravinese Nicola – Lami Starnuti – Landi – La Pira – La Rocca – Leone Giovanni – Lizier – Lizzadri – Lombardi Carlo – Lombardi Riccardo – Longhena – Lopardi – Lozza – Lucifero.

Macrelli – Maffioli – Magnani – Magrini – Malagugini – Maltagliati – Malvestiti – Mannironi – Marconi – Marina Mario – Marinaro – Marinelli – Massola – Mastino Gesumino – Mattarella – Mazza – Mazzoni – Meda Luigi – Mentasti – Merighi – Merlin Angelina – Miccolis – Micheli – Minella Angiola – Minio – Molè – Molinelli – Momigliano – Montagnana Rita – Montalbano – Monticelli – Montini – Morandi – Morelli Renato – Morini – Moro – Mortati – Moscatelli – Musolino – Musotto.

Nasi – Negro – Nenni – Nicotra Maria – Nitti – Nobile Umberto – Nobili Tito Oro – Noce Teresa – Notarianni – Numeroso.

Orlando Camillo – Orlando Vittorio Emanuele.

Pajetta Gian Carlo – Pallastrelli – Paolucci – Paris – Pastore Raffaele – Pat – Patrissi – Pecorari – Pella – Pellegrini – Penna Ottavia – Pera – Persico – Pertini Sandro – Perugi – Pesenti – Piccioni – Piemonte – Pignatari – Platone – Pollastrini Elettra – Ponti – Pressinotti – Preti – Priolo – Proia – Pucci.

Quarello – Quintieri Adolfo.

Raimondi – Rapelli – Reale Eugenio – Reale Vito – Ricci Giuseppe – Rodinò Mario – Rodinò Ugo – Rognoni – Romano – Romita – Rossi Maria Maddalena – Rossi Paolo – Roveda – Ruggeri Luigi – Ruggiero Carlo – Ruini.

Salizzoni – Salvatore – Sampietro – Santi – Sapienza – Saragat – Sartor – Scalfaro – Scarpa – Schiratti – Scotti Alessandro – Scotti Francesco – Sforza – Sicignano – Siles – Silipo – Simonini – Spallici – Spataro – Stampacchia – Sullo Fiorentino.

Targetti – Taviani – Tega – Tessitori – Tieri Vincenzo – Titomanlio Vittoria – Togliatti – Tomba – Tonello – Tosato – Tosi – Tozzi Condivi – Treves – Trimarchi – Tripepi – Tumminelli – Turco.

Uberti.

Valenti – Valiani – Venditti – Veroni – Vicentini – Vigna – Vigo – Vigorelli – Vilardi – Villani – Vinciguerra – Vischioni – Volpe.

Zaccagnini – Zagari – Zanardi – Zannerini – Zuccarini.

Si sono astenuti:

Conti.

Porzio.

Sono in congedo:

Angelini – Arata.

Carmagnola – Caso – Cavallari.

Dugoni.

Garlato – Ghidini – Gortani.

Jacini.

Preziosi.

Ravagnan.

Sardiello.

Vanoni – Viale – Villabruna.

Si riprende la discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

PRESIDENTE. Ora si tratta di vedere quali categorie debbono fruire di questo diritto stabilito con la votazione a scrutinio segreto. Nel testo proposto sono indicate tre categorie diverse, sulle quali occorrerà votare per divisione. Ed allora pongo in votazione la prima categoria:

«I deputati dell’Assemblea Costituente che abbiano fatto parte del disciolto Senato».

(È approvata).

Pongo in votazione la seconda categoria:

«o che siano stati Presidenti del Consiglio o di Assemblea».

(È approvata).

Passiamo ora alla terza categoria:

«o che abbiano avuto almeno tre elezioni, compresa quella all’Assemblea Costituente».

L’onorevole Nobile ha proposto la seguente formula:

«o che contano almeno cinque legislature, compresa quella dell’Assemblea stessa».

TOSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOSATO. Dichiaro che voterò a favore dell’emendamento Nobile.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’emendamento Nobile.

BELLAVISTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BELLAVISTA. Sull’ordine della votazione di questa ultima categoria, probabilmente mi sbaglio, ma penso che bisognerebbe votare prima la dizione più larga, quella delle tre legislature compresa l’Assemblea Costituente, e, in caso di non approvazione, passare all’emendamento Nobile.

PRESIDENTE. Onorevole Bellavista, noi ci troviamo permanentemente di fronte ad emendamenti che allargano o che restringono il testo proposto. Tuttavia abbiamo sempre votato prima gli emendamenti e poi il testo.

BELLAVISTA. Chiedo scusa, onorevole Presidente; io conoscevo questa giurisprudenza regolamentare; ma in realtà qui si tratta di due emendamenti: non v’è una proposta della Commissione. Vi sono due emendamenti, il primo a firma Leone ed altri, del quale abbiamo già approvato la prima parte e due categorie, il secondo dell’onorevole Nobile, e perciò, secondo me, il primo dovrebbe avere la precedenza.

MINIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MINIO. Proporrei di sospendere la seduta per alcuni minuti per facilitare il raggiungimento di un accordo.

PRESIDENTE. Senza sospendere la seduta, invito gli interessati ad accordarsi.

Onorevoli colleghi, è stato presentato il seguente testo concordato:

«i deputati con almeno tre elezioni, compresa quella all’Assemblea Costituente, e quelli che abbiano scontato pene della reclusione non inferiore ad anni cinque in seguito a condanna del Tribunale speciale, nella presenza dei requisiti di legge».

NOBILE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NOBILE. Signor Presidente, mantengo l’emendamento alla proposta testé fatta, cioè a dire che siano nominati senatori in soprannumero i deputati dell’Assemblea che abbiano almeno cinque legislature, insieme con quelli che abbiano sofferto cinque anni di carcere, inflitti dal Tribunale speciale.

Io mi auguro, anzi son certo, che nella votazione di questa proposta i deputati presenti interessati nella questione sentiranno il dovere di astenersi. (Commenti).

TARGETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TARGETTI. Non ho sentito se risulta con chiarezza che vi è una condizione comune a tutti, cioè quella di far parte dell’Assemblea Costituente.

PRESIDENTE. Sì, onorevole Targetti. Le rileggerò il testo già votato:

«Per la prima elezione del Senato, sono nominati senatori di diritto con decreto del Presidente della Repubblica: i deputati dell’Assemblea Costituente che abbiano fatto parte del disciolto Senato, o che siano stati Presidenti del Consiglio o di Assemblea».

Ed ora si propone di aggiungere questo testo:

«i deputati con almeno tre elezioni, compresa quella dell’Assemblea Costituente, e quelli che abbiano scontato (sono sempre questi deputati, evidentemente) pene della reclusione non inferiore, ecc.».

Si tratta, quindi, dei deputati dell’Assemblea Costituente.

TARGETTI. Mi pare che le parole «e quelli» non indichino con precisione questi deputati.

PRESIDENTE. Il concetto è chiaro; comunque si può specificare dicendo: «e i deputati dell’Assemblea Costituente che abbiano scontato, ecc.». Così è più chiaro.

UBERTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UBERTI. Io che sono stato eletto tre volte, compresa quella per l’Assemblea Costituente, dichiaro che non mi sento di avere un’investitura per essere, senza essere eletto dal popolo, senatore di diritto. (Applausi a sinistra – Commenti a destra).

Perciò dichiaro che voterò contro questa disposizione, la quale infirma il carattere elettivo, fissato nella Costituzione, del Senato della Repubblica. (Vivi applausi).

PRESIDENTE. Pongo in votazione le parole dell’emendamento Nobile:

«I deputati con almeno cinque elezioni, compresa quella all’Assemblea Costituente»,

(Non è approvata).

Passiamo alla votazione del testo concordato, di cui ho dato testé lettura.

MAZZA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAZZA. Dichiaro di astenermi.

GRONCHI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRONCHI. A nome di alcuni colleghi che si trovano nella mia condizione, per una questione di indirizzo che ci ha indotto a votare contro la questione di principio posta nella prima parte, voteremo contro l’una e l’altra parte di questo emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Pongo in votazione il testo concordato:

«I deputati con almeno tre elezioni, compresa quella all’Assemblea Costituente, e i deputati dell’Assemblea Costituente che abbiano scontato pene della reclusione non inferiore ad anni cinque in seguito a condanna del Tribunale speciale, nella presenza dei requisiti di legge».

(È approvato).

Vi è ora un emendamento aggiuntivo dell’onorevole Alberti, del seguente tenore:

«Per la prima elezione del Senato saranno altresì nominati senatori con decreto del Presidente della Repubblica i membri del disciolto Senato che fecero parte della Consulta Nazionale». (Commenti).

L’onorevole Alberti ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

ALBERTI. Io mi aspettavo questa sommessa protesta, che è certamente scoraggiante, ma dirò ugualmente poche parole in obbedienza a un senso che mi pare insieme di opportunità e di giustizia.

Circa due mesi fa sono stato tra i primi sottoscrittori dell’ordine del giorno dell’onorevole Leone, alle cui argomentazioni completamente aderisco. Dopo di allora, sotto quella proposta, sotto quell’emendamento ho visto affollarsi le firme di deputati di ogni settore di questa Costituente, e specialmente a essi io rivolgo queste rapide considerazioni pur nella speranza che anche gli altri colleghi non mi neghino per cinque o sei minuti la loro attenzione.

L’Assemblea Costituente aveva sepolto l’antico Senato senza onoranze funebri. Il comportamento dei senatori, nel loro complesso, durante l’ultimo ventennio aveva meritato il severo giudizio dell’Assemblea. Ma il Senato, nella sua storia quasi secolare, veduto e giudicato nel clima storico in cui era sorto e aveva vissuto, ha, si può ben dire, assolto onorevolmente (non è certo il caso di abbandonarsi a lirismi elogiativi) il suo compito. Aggirandomi alcune settimane or sono, per curiosità, nelle sale di Palazzo Madama, mi sono soffermato a guardare busti di soldati, di Ministri, di dotti, verso la cui memoria va certamente il rispetto di tutti, ed in quelle sale, ormai un po’ squallide e quasi deserte di frequentatori, avevo incontrato anche qualche veneranda figura di superstiti uomini insigni. Ora, questa dignità di vita e questa eminenza di funzioni di questo istituto scomparso, il quale aveva pur avuto qualche volta il coraggio di erigersi in atteggiamenti che ancor oggi possono da ogni parte essere ricordati con simpatia, come quando, ad esempio, dopo una grande battaglia parlamentare, aveva votato per l’abolizione della tassa sul macinato, questa dignità di vita – dicevo – e questa eminenza di funzioni del Senato antico, penso che sia riconosciuto da tutti i membri dell’Assemblea. Certamente è condiviso dai firmatari dell’emendamento Leone, dal momento che in quell’emendamento che adesso abbiamo votato gli ex senatori che fanno parte di quest’Assemblea Costituente sono contemplati fra coloro che saranno nominati di diritto per la prima legislazione. Dal momento, ripeto, che questo è stato riconosciuto, ciò significa che i senatori in sé e per sé sono considerati come personaggi, i quali possono essere allineati con gli ex Presidenti del Consiglio e gli ex Presidenti dell’Assemblea.

Il giudizio su questi senatori testé fatto è dovuto alla circostanza che il corpo elettorale, votando il loro nome e mandandoli qui, ha riconosciuto che essi sono mondi di ogni effettiva corresponsabilità col regime scomparso.

Ebbene, onorevoli colleghi, io penso che in posizione per lo meno identica, per quanto ha riflesso alla loro immunità da ogni compromissione o contaminazione col fascismo, si trovano anche i membri dell’ex Senato, i quali sono stati mandati alla Consulta. Il decreto che istituiva la Consulta diceva che i consultori sono nominati dal Governo e assegnati alle singole Commissioni. Si stabiliva poi che i consultori sono nominati con decreto luogotenenziale su proposta del Ministro per la Consulta nazionale, sentito il Consiglio dei Ministri. Successivamente si precisava che gli ex parlamentari antifascisti potranno essere nominati consultori ove abbiano mantenuto il loro atteggiamento antifascista e rientrino in una delle seguenti categorie: senatori antifascisti nominati prima del 28 ottobre 1922 e quelli che, dopo il 3 gennaio 1925, tennero atteggiamento di opposizione anche con l’astensione dalle loro funzioni. Se dunque la dignità degli ex senatori fascisti della Costituente è stata riconosciuta mediante suffragio, questa dignità degli ex senatori nominati consultori per far parte della Consulta è stata riconosciuta con severi criteri e con metodi prudenti dal Governo dell’esarchia, di cui facevano parte i rappresentati più cospicui di tutti i partiti politici antifascisti. Il giudizio di merito (adopero questa frase che mi dispensa da altre circonlocuzioni, frase che è stata ripetuta in questi ultimi giorni spesso, e che per l’ora che incalza, mi dispensa da molti commenti) il giudizio di merito è stato quindi fatto dai rappresentanti più cospicui dei partiti, dei quali vi leggo il rapido elenco: Bonomi, Rodinò, Togliatti, De Gasperi, Tupini, Casati, Gasparotto, Arangio Ruiz, Gullo, Cevolotto, Gronchi, Scoccimarro ed altri.

Sei o sette sarebbero gli ex senatori i quali verrebbero a fruire di questa disposizione. Fra essi Enrico De Nicola, che ieri abbiamo acclamato primo Presidente della Repubblica italiana, Alessandro Casati, nome rispettato da tutti (ed in questo momento penso con riverenza al suo unico figliolo caduto per la nuova Italia nella guerra di liberazione), Mario Abbiate…

PRESIDENTE. Onorevole Alberti, la prego di non fare delle biografie.

ALBERTI. Era per dire che sono uomini di ogni fede politica. Questi vecchi ex senatori, consultori o costituenti, entrando a far parte del nuovo Senato, vi porterebbero, contro le aberrazioni dell’ultimo decennio, le migliori tradizioni del Senato antico, nel quale bisogna pur riconoscere che talvolta liberi spiriti di ogni parte politica, da Badaloni a Luigi Albertini, hanno levato solennemente, qualche volta con storica solennità, la loro libera autorevole voce. La nuova Assemblea non potrà che onorarsene. (Applausi).

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento Alberti, testé letto.

(Dopo prova e controprova, è approvato – Applausi).

Gli onorevoli Martino Gaetano, Villabruna, Morelli Renato, Bonino, Colitto, Perrone Capano, Condorelli, Colonna, Massa, Rodinò Mario, Cifaldi hanno presentato il seguente emendamento:

«Per la prima elezione del Senato, sono nominati senatori con decreto del Capo dello Stato:

  1. a) i deputati al Parlamento dichiarati decaduti nella seduta del 9 novembre 1926 e quelli che non furono dichiarati decaduti, ma esercitarono la funzione di oppositori nell’Aula;
  2. b) i deputati dell’Assemblea Costituente che sono stati Presidenti del Consiglio o di Assemblea;
  3. c) coloro che siano stati membri del disciolto Senato ed abbiano mantenuto atteggiamento di costante opposizione al regime fascista dopo il 3 gennaio 1925».

Mi pare che per questa proposta v’è da sollevare una eccezione: che non vi sono gli elementi sufficienti, almeno per uno dei due gruppi proposti, per la identificazione: mi riferisco alla categoria di cui al comma a) di coloro che, non essendo stati dichiarati decaduti in quella famosa seduta, esercitarono la funzione di oppositori nell’Aula; è una determinazione troppo imprecisa, perché l’Assemblea possa prenderla in considerazione.

Resta, pertanto, la prima parte: «i deputati al Parlamento dichiarati decaduti nella seduta del 9 novembre 1926», alla quale si potrebbe aggiungere un emendamento dell’onorevole Rossi Paolo, del seguente tenore: «che abbiano avuto tre o più legislature e siano stati chiamati a far parte della Consulta nazionale». La diversità in questa proposta rispetto a quelle già votate è che questi antichi deputati non fanno parte dell’Assemblea Costituente.

ROSSI PAOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSSI PAOLO. Abbiamo testé votato questo principio: che i deputati con due legislature, i quali abbiano fatto parte di questa Assemblea, e quindi abbiano avuto in complesso tre legislature, debbono far parte del futuro Senato. Ora, accade che vi siano 7, non più, ex deputati, i quali hanno tre o più di tre legislature, e furono dichiarati decaduti nella seduta del 9 novembre 1926. Mi pare che un principio di rigorosa proporzione esiga che, come gli ex senatori membri della Consulta, gli ex deputati con tre, quattro o cinque legislature facciano parte del futuro Senato, se ne faranno parte quelli che ne hanno soltanto due, più la Costituente.

V’era un dubbio: quello relativo alla permanenza della fede politica in questi sette rappresentanti del popolo con 3, 4 o 5 legislature. L’emendamento proposto risolve questo dubbio, perché la continuità della condotta politica è attestata da due elementi: 1°) il fatto che questi deputati furono violentemente espulsi dall’Aula nella seduta del 9 novembre 1926 e fecero parte dell’Aventino; momento iniziale della loro condotta politica; 2°) il fatto che essi furono chiamati da un Governo di liberazione nazionale, attraverso il vaglio della loro inalterata condotta politica, a far parte della Consulta nazionale. Hanno dato a fondo, perciò, la dimostrazione d’una rettilinea continuità.

Sarebbe di cattivo gusto affermare il principio per coloro che sono membri di questa Assemblea, e non affermarlo per coloro che non lo sono.

Non faccio nomi: sono sette colleghi, di tutti i partiti, i quali vanno da un grande economista comunista fino al nostro attuale ambasciatore democristiano in Brasile.

Chiedo pertanto che l’emendamento sia approvato, per ragioni di necessità logica ed ontologica. (Approvazioni).

PRESIDENTE. La proposta che si potrebbe mettere in votazione, risultante dalle due formulazioni, sarebbe la seguente: «i deputati al Parlamento dichiarati decaduti nella seduta del 9 novembre 1926, che abbiano avuto tre o più legislature e siano stati chiamati a far parte della Consulta nazionale».

GULLO ROCCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GULLO ROCCO. Dichiaro che voterò a favore, per gli argomenti già svolti ai quali se ne aggiunge uno, che è stato già accennato: cioè che questa votazione deve avere, secondo. me, l’adesione di quelli che abbiamo votato, nella precedente votazione, a favore dell’emendamento Alberti, in quanto coloro che verranno ad essere nominati senatori sono deputati, i quali già avevano i requisiti per la nomina a senatori secondo le vecchie norme. statutarie…

PRESIDENTE. Ma il vecchio statuto non vige più!

GULLO ROCCO. …e che non potevano essere nominati senatori durante il periodo fascista. (Commenti all’estrema sinistra). Così per la ragione per cui abbiamo accolto l’emendamento Alberti ed abbiamo mandato al Senato coloro i quali erano già senatori prima, dovremmo, a mio avviso, mandare al Senato coloro che già avevano i requisiti per essere senatori e che non furono nominati senatori per la loro condotta antifascista. (Commenti).

TARGETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TARGETTI. Voterò contro questo emendamento, più che per la sua portata, per la considerazione che l’Assemblea ha già esagerato nell’ammettere il principio di queste nomine di diritto e per ricordare, se non altro a me stesso, che questa Assemblea ebbe ad approvare che i senatori della Repubblica debbono essere eletti a suffragio universale e diretto. (Approvazioni a sinistra).

MAZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAZZONI. Dichiaro che voterò a favore, perché i titoli politici di coloro di cui si tratta – e sono pochissimi – sono assolutamente ineccepibili. Dico: «titoli politici» nel senso alto della parola, che voi ben intendete, non nel senso di meschine differenze fra i nostri Gruppi. Lo stesso titolo per il quale voi avete invocato, in nome del sacrificio, l’appartenenza al Senato di gente che è stata cacciata via. In quest’Aula, signori, ci possono essere, forse ci sono, molti fascisti camuffati o restaurati, ma nella Consulta Nazionale non ce n’è stato uno. La Consulta è stato un filtro perfetto.

PAJETTA GIANCARLO. C’era Patrissi!

MAZZONI. Lei mi fraintende. Parlo dei consultori già deputati, non dei consultori indicati dai partiti.

TOGLIATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOGLIATTI. Questo Gruppo voterà contro la proposta, perché ci sembra che ora si esageri. La condizione per rendere legittimo il nostro voto precedente è quella che si tratta di membri di quest’Assemblea, cioè di uomini politici che hanno avuto, dopo le traversie del fascismo, un riconoscimento del loro merito politico dato non da se stessi, ma da una massa elettorale. Escludendo questo elemento, noi entriamo nell’arbitrario, il che non possiamo concedere.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, come emendamento al testo originario dell’onorevole Martino Gaetano e altri, la seguente formulazione, che comprende anche la proposta dell’onorevole Rossi Paolo:

«I deputati al Parlamento dichiarati decaduti nella seduta del 9 novembre 1926, che abbiano avuto tre o più legislature e siano stati chiamati a far parte della Consulta Nazionale».

(Dopo prova e controprova, non è approvata).

L’altra proposta contenuta nell’emendamento dell’onorevole Martino Gaetano, che riguardava i deputati dell’Assemblea Costituente che sono stati Presidenti del Consiglio o dell’Assemblea, non ha più ora ragione di esistere. Così la proposta relativa ai membri del disciolto Senato, che abbiano mantenuto atteggiamento di costante opposizione al regime fascista dopo il 3 gennaio 1925, è assorbita dalla proposta Alberti.

Pongo in votazione l’ultimo comma del testo Leone Giovanni, accettato dalla Commissione:

«A tale diritto si può rinunciare, ma la rinuncia dev’essere fatta prima della firma del decreto di nomina».

(È approvato).

Pongo in votazione il seguente emendamento aggiuntivo dell’onorevole Cevolotto:

«La accettazione della candidatura alle elezioni politiche implica rinuncia alla nomina a senatori di diritto».

(È approvato).

Gli onorevoli Codacci Pisanelli, Clerici, Bettiol, Tessitori hanno proposta la seguente disposizione transitoria:

«Per la prima elezione del Senato possono essere candidati i deputati all’Assemblea Costituente che abbiano superato il trentacinquesimo anno di età».

Si tratta, come si vede, di una eccezione alla condizione relativa all’età per i membri dell’Assemblea Costituente. (Commenti).

Ritengo che non ci sia bisogno di svolgimento di questa proposta.

CLERICI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLERICI. Ritiro la mia firma.

GRONCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRONCHI. Dichiaro che noi voteremo contro questo emendamento.

NENNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NENNI. Vorrei proporre un emendamento nel senso che questa norma, che ridurrebbe, se fosse approvata, al trentacinquesimo anno il limite minimo di età per porre la candidatura al Senato, sia applicata anche a coloro che, membri di questa Assemblea, hanno sofferto più di cinque anni di carcere.

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Desidero un chiarimento sull’emendamento presentato dall’onorevole Martino Gaetano e da altri. Questo emendamento non è stato posto in votazione nel suo complesso mentre è stato posto in votazione un emendamento alla lettera a) dell’emendamento Martino.

La lettera a) è del seguente tenore:

«a) i deputati al Parlamento dichiarati decaduti nella seduta del 9 novembre 1926 e quelli che non furono dichiarati decaduti, ma esercitarono la funzione di oppositori nell’Aula».

Mi sembra che noi abbiamo votato soltanto sull’emendamento a questo comma…

PRESIDENTE. L’emendamento votato era restrittivo. È evidente che coloro che hanno respinto il meno, respingerebbero il più.

GIANNINI. No, signor Presidente, noi ci troviamo in un caso contrario, perché (è il caso del nostro caro amico Bencivenga) abbiamo respinto il criterio di nominare senatori quei deputati con tre legislature che sono stati dichiarati decaduti nella seduta del 9 novembre 1926, appunto perché intendevamo votare per chi ne aveva meno e, comunque, per chi ha preso parte a quella legislatura, e si è battuto, e per essersi battuto in quella legislatura è stato punito con ventidue anni di ostracismo dalla vita pubblica. Quindi l’emendamento che lei chiama restrittivo, io lo chiamerei un emendamento espansivo. (Si ride). Chiedo, pertanto, di porre in votazione almeno questa frase dell’emendamento Martino Gaetano:

«I deputati al Parlamento dichiarati decaduti nella seduta del 9 novembre 1926», con l’aggiunta:

«e che abbiano fatto parte dell’Assemblea Costituente».

PRESIDENTE. Onorevole Giannini, io porrò in votazione la sua proposta, ma essa non è più quella dell’onorevole Martino, perché lei ha aggiunto: «e che abbiano fatto parte dell’Assemblea Costituente».

Desidero, inoltre, rilevare che, dato il modo con cui si è svolta la discussione, credo che molti pensino che l’Assemblea respingendo una proposizione che era condizionata ad un maggior numero di limiti che non le altre ciò ha fatto appunto perché ha ritenuto che quei limiti non fossero ancora sufficienti. Avevo pertanto ritenuto che l’Assemblea ritenesse già implicitamente respinta la proposta dell’onorevole Martino.

GIANNINI. Mi dispiace che lei dica di aver sbagliato. Quale che sia per essere l’esito della votazione, non significa che lei abbia sbagliato. Sono io che reclamo una votazione su questo punto, perché penso di aver ragione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta dell’onorevole Giannini, che risulta così formulata:

«I deputati al Parlamento dichiarati decaduti nella seduta del 9 novembre 1926 e che abbiano fatto parte dell’Assemblea Costituente».

(È approvata – Applausi).

Si dovrebbe ora votare la seguente proposta degli onorevoli Codacci Pisanelli, Bettiol e Tessitori:

«Per la prima elezione del Senato possono essere candidati i deputati all’Assemblea Costituente che abbiano superato il 35° anno di età».

Non essendo presente nessuno dei proponenti, si intende che vi abbiano rinunziato.

Do ora lettura del testo approvato (salvo coordinamento) di questa norma transitoria:

«Per la prima elezione del Senato, sono nominati senatori di diritto con decreto del Presidente della Repubblica i deputati dell’Assemblea Costituente che abbiano fatto parte del disciolto Senato o che siano stati Presidenti del Consiglio o di Assemblea; i deputati con almeno tre elezioni compresa quella all’Assemblea. Costituente e i deputati dell’Assemblea Costituente che abbiano scontato la pena della reclusione non inferiore ad anni cinque in seguito a condanna del tribunale speciale, nella presenza dei requisiti di legge.

«Per la prima elezione del Senato saranno altresì nominati senatori, con decreto del Presidente della Repubblica, i membri del disciolto Senato che fecero parte della Consulta Nazionale e i deputati dichiarati decaduti nella seduta del 9 novembre 1926 della Camera dei deputati e che abbiano fatto parte dell’Assemblea Costituente.

«A tale diritto si può rinunciare, ma la rinuncia deve essere fatta prima della firma del decreto di nomina.

«L’accettazione della candidatura alle elezioni politiche implica rinunzia alla nomina a senatore di diritto».

CORBINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORBINO. Ritengo preferibile in luogo di «elezione», dire «composizione» del Senato, in quanto si tratta di nomine. Propongo questa lieve modifica formale al Comitato di coordinamento.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Accetto.

PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono osservazioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Onorevoli colleghi, rimangono ancora da esaminare le norme transitorie VI e IX. Per la VI, rinviamone l’esame ad una prossima seduta, per la IX, invece, ieri sera è stata sollevata un’eccezione dall’onorevole Fausto Gullo. Se pertanto l’onorevole Gullo insisterà si rinvia l’esame anche di questa disposizione.

GULLO FAUSTO. Insisto.

PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono osservazioni, rimane stabilito che le disposizioni VI e IX saranno esaminate in altra seduta.

(Così rimane stabilito).

Annunzio di una mozione con richiesta di urgenza.

PRESIDENTE. Comunico all’Assemblea che è stata presentata la seguente mozione, con richiesta di urgenza:

«Ritenuta la necessità e l’urgenza d’eliminare gli inconvenienti sorti dalla mancanza di uno stato giuridico preciso della organizzazione delle forze volontarie partigiane che combatterono nella guerra di liberazione, e di provvedere insieme a fornire di base giuridica gli atti compiuti nell’esercizio delle loro funzioni dagli organi politici che legalmente diressero la lotta di liberazione; i proponenti invitano l’Assemblea Costituente ad affermare la sua volontà su tale argomento con il seguente ordine del giorno:

«L’Assemblea Costituente riconosce la necessità di una formale definizione dello stato giuridico del Corpo volontari della libertà, organizzazione nazionale delle forze partigiane che hanno combattuto per la liberazione d’Italia, allo scopo di regolare le conseguenze giuridiche di qualsiasi natura derivanti dagli atti da esse compiuti durante il periodo della resistenza, e di dare analogo regolamento per l’attività esercitata nell’esercizio delle loro funzioni dagli organi politici che hanno legalmente diretto la lotta della resistenza.

«Invita il Governo ad elaborare, in accordo con la Commissione competente dell’Assemblea, il conseguente provvedimento legislativo e ad emanarlo quindi nel termine di tempo più breve possibile».

«Parri, Pertini, Longo, Pajetta Gian Carlo, Colombi Arturo, Moscatelli, Barontini Ilio, Pajetta Giuliano, Lussu, Foa, Valiani, Calamandrei, Gasparotto, Romita, Meda Luigi, Morandi, Benedetti, Faralli, Giacchero, Codignola, Cremaschi Carlo».

Porremo all’ordine del giorno, d’accordo col Governo, il più presto possibile l’esame di questa mozione.

CINGOLANI, Ministro della difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CINGOLANI, Ministro della difesa. Mi affretto ad assicurare tutti i firmatari di questa mozione che il Governo la vede con molta simpatia e sarà lieto che sia posta all’ordine del giorno nei primi giorni della prossima settimana, d’intesa, per la parte che lo riguarda, col Ministro della giustizia, naturalmente, perché si tratta di un riconoscimento giuridico…

MICHELI. E col Ministro del tesoro.

CINGOLANI, Ministro della difesa. Prima col Ministro della giustizia, poi con quello del tesoro, naturalmente.

Per quanto mi riguarda, ripeto qui quanto ho detto questa mattina, come Ministro della difesa, al primo Congresso nazionale della resistenza, e cioè che è anche nel desiderio di tutte le Forze armate di vedersi vicini, con riconoscimento giuridico, i fratelli che hanno sostenuto la lotta partigiana. (Applausi).

Interrogazioni con richiesta d’urgenza.

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti interrogazioni con richiesta di risposta urgente:

«Al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri della pubblica istruzione, degli affari esteri e del tesoro, per sapere quale sia lo stato attuale dei rapporti culturali e degli scambi scientifici e bibliografici fra l’Italia e le altre Nazioni. E in particolare per conoscere:

  1. a) quali siano le condizioni delle nostre scuole ed istituzioni di cultura all’estero;
  2. b) quali l’organizzazione, il coordinamento reciproco, il valore funzionale delle direzioni e degli uffici a tale scopo deputati presso i vari Ministeri;
  3. c) quali i mezzi finanziari di cui possono disporre;
  4. d) infine, quale piano organico sia stato formulato, o – se allo studio – quando possa essere reso noto, per la più rapida ripresa e l’adeguato sviluppo di questa branca vitale, nel quadro delle nostre relazioni politiche ed in connessione col problema dell’impiego di adatto personale e con quello dell’assistenza agli italiani emigrati.

«Franceschini, Bertola, Giordani, La Pira, Firrao, Galati, Ermini, Ponti, Titomanlio Vittoria, Bastianetto, Lizier, Mazza, Sartor».

«Al Ministro dell’interno, per conoscere quali provvedimenti si vogliono prendere nei confronti dell’ufficiale comandante le forze di polizia inviate nella borgata di Primavalle, colpevole di avere ordinato il fuoco sulla folla dei disoccupati che manifestavano per il loro diritto al lavoro e alla vita, causando così, con il suo atto inconsulto e criminale, nuovo spargimento di sangue e nuovi lutti nelle famiglie dei lavoratori.

«Massini, D’Onofrio, Nobile, Gallico Nadia, Minio».

«Al Ministro dell’interno, sui recenti fatti di Calabria.

«Cassiani».

«Al Ministro dell’interno, per avere precise informazioni sui luttuosi fatti di Roma (Primavalle) e sulle responsabilità del suo Dicastero nell’ordine dato di sparare su una folla di donne, bambini e disoccupati, colpevoli di protestare contro l’inerzia del Governo e dell’Amministrazione comunale per le necessità più immediate delle popolazioni dei quartieri periferici di Roma. Gli interroganti chiedono, inoltre, di conoscere quali provvedimenti verranno presi nei confronti dei responsabili, e se verranno emanate disposizioni chiare ed energiche, perché non si spari su masse di popolo che chiedono lavoro.

«Lizzadri, Romita».

Interesserò i Ministri interrogati affinché facciano conoscere quando intendano rispondere.

Sui lavori dell’Assemblea.

CARONIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARONIA. Mi permetto di chiedere se non si ritenga opportuno di porre all’ordine del giorno dell’Assemblea l’elezione dei membri della Corte costituzionale per la Regione siciliana.

PRESIDENTE. Penso che la si possa porre all’ordine del giorno di mercoledì. Ritengo tuttavia che bisogna precisare che la elezione dei membri dell’Alta Corte, prevista dallo statuto siciliano, debba essere subordinata al coordinamento dello statuto siciliano con la Costituzione, coordinamento che non potrà essere portato innanzi all’Assemblea che al termine dei nostri lavori.

Venendo agli ordini del giorno per le prossime sedute, ricordo che lunedì non vi sarà seduta, perché giorno festivo. La prossima seduta si terrà martedì mattina alle 11 per lo svolgimento di interrogazioni.

Nel pomeriggio, alle 16, l’ordine del giorno sarà il seguente:

Discussione dei seguenti disegni vi legge: a) Norme per la istituzione dell’Opera di valorizzazione della Sila; b) Riordinamento dei corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione. E poi: Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TURCO. Chiedo se martedì vi saranno all’ordine del giorno le interrogazioni sui fatti di Calabria.

PRESIDENTE. Interpellerò il Ministro dell’interno per sapere quando potrà rispondere.

TONELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TONELLO. Ho presentato una interrogazione al Ministro delle finanze sulla esazione dell’imposta di famiglia ed ho omesso di chiedere la risposta urgente. Siccome sono d’accordo con il Ministro Pella, chiedo che sia posta all’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Se il Ministro consente, la sua interrogazione sarà posta senz’altro all’ordine del giorno.

Interrogazioni.

PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

SCHIRATTI, Segretario, legge:

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se è vero quanto è stato scritto sul Corriere Lombardo di Milano, del 26-27 novembre 1947, n. 280, circa gli annullamenti di matrimonio a cittadini italiani in Romania, dichiarati esecutivi in Italia, senza la delibazione di legge della Corte di appello o del Tribunale ecclesiastico, secondo le rispettive competenze.

«Nel caso che la notizia riportata dal citato quotidiano rispondesse a verità, come parrebbe dalla lettura del lungo e circostanziato articolo, quale provvedimento d’urgenza intenda proporre, ai fini della unificazione della procedura in siffatta materia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Tumminelli».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri delle finanze e del tesoro, per conoscere quale la sorte riservata alle polizze rilasciate 30 anni fa ai combattenti della grande vittoriosa guerra per l’unità della Patria; e che vanno a scadere il 1° gennaio 1948. (L’interrogante chiede la risposta scritta.).

«Ferrarese».

PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno trasmesse ai Ministri competenti, per la risposta scritta.

La seduta termina alle 13.15.

Ordine del giorno per le sedute di martedì 9 dicembre 1947.

Alle ore 11:

Interrogazioni.

Alle ore 16:

  1. Discussione dei seguenti disegni di legge:

Norme per la istituzione dell’Opera di valorizzazione della Sila.

Riordinamento dei Corpi consultivi del Ministero della pubblica istruzione.

  1. – Seguito della discussione sul progetto di Costituzione della Repubblica italiana.