Come nasce la Costituzione

LUNEDÌ 1° DICEMBRE 1947

ASSEMBLEA COSTITUENTE

CCCXIV.

SEDUTA DI LUNEDÌ 1° DICEMBRE 1947

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CONTI

 

INDICE

 

Congedo:

Presidente

 

Disegni di legge (Presentazione):

Sforza, Ministro degli affari esteri

Presidente

 

Disegni di legge (Discussione e approvazione):

Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia ed i Paesi Bassi, il 30 agosto 1946. (30).

Presidente

 

Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia e la Danimarca il 2 marzo 1946. (31).

Presidente

 

Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia e l’Ungheria, il 9 novembre 1946. (32).

Presidente

 

Approvazione dei seguenti Accordi conclusi ad Ankara tra l’Italia e la Turchia il 12 aprile 1947: a) Accordo commerciale; b) Accordo di pagamento; c) Scambio di Note. (39).

Presidente

 

Approvazione degli Accordi commerciali e di pagamento conclusi in Roma, tra l’Italia ed il Belgio il 18 aprile 1946. (40).

Presidente

 

Approvazione dei seguenti Accordi, conclusi a Roma, tra l’Italia e la Svezia il 19 aprile 1947: a) Accordo italo-svedese relativo all’emigrazione di operai italiani in Svezia; b) Protocollo addizionale all’Accordo italo-svedese relativo all’emigrazione di operai italiani in Svezia. (41).

Presidente

Perassi

Approvazione dei seguenti Accordi, conclusi a Roma tra l’Italia ed il Belgio: a) Protocollo italo-belga per il trasferimento di 50.000 minatori italiani in Belgio e scambio di Note 23 giugno 1946; b) Scambio di Note per l’annullamento dell’articolo 7 del Protocollo suddetto 26-29 ottobre 1946; c) Annesso al Protocollo di emigrazione italo-belga 26 aprile 1947; d) Scambio di, Note per l’applicazione immediata a titolo provvisorio dell’Annesso suddetto 27-28 aprile 1946. (42).

Presidente

 

Interrogazioni (Svolgimento):

Presidente

Andreotti, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio

Costantini

Canevari

Cavalli, Sottosegretario di Stato per l’industria e il commercio

Malvestiti, Sottosegretario di Stato per le finanze

Arata

Morini

 

Interrogazioni con richiesta d’urgenza (Annunzio):

Presidente

Andreotti, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio

 

Interrogazione (Annunzio):

Presidente

La seduta comincia alle 16.

MAZZA, ff. Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta pomeridiana.

(È approvato).

Congedo.

PRESIDENTE. Comunico che ha chiesto congedo il deputato Cevolotto.

(È concesso).

Presentazione di disegni di legge.

SFORZA, Ministro degli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SFORZA Ministro degli affari esteri. Mi onoro di presentare i seguenti disegni di legge:

Approvazione degli Accordi di carattere economico conclusi ad Atene, fra l’Italia e la Grecia, il 31 marzo 1947.

Approvazione degli Accordi di carattere economico e finanziario conclusi a Madrid, tra l’Italia e la Spagna, il 20 giugno 1947.

Approvazione del Protocollo regolante l’emigrazione di minatori italiani in Francia e la corrispondente fornitura di carbone francese, all’Italia, con Convenzione annessa e scambio di Note, stipulati in Roma, tra l’Italia e la Francia, il 15 maggio 1947.

Approvazione degli Accordi di carattere commerciale e finanziario conclusi a Montevideo, tra l’Italia e l’Uruguay, il 26 febbraio 1947, nonché dello scambio di Note effettuato il 29 maggio 1947.

Approvazione dello scambio di Note Verbali fra l’Italia e gli Stati Uniti d’America, effettuato a Roma, il 24-26 settembre 1946, relativo alla sistemazione dei cimiteri di guerra americani in Italia.

Approvazione dell’Accordo stipulato in Roma, tra il Governo italiano ed il Comitato intergovernativo per i rifugiati, il 15 maggio 1947.

Approvazione degli Accordi di carattere economico e finanziario stipulati all’Aja, tra l’Italia ed i Paesi Bassi, il 18 dicembre 1946.

Approvazione del Protocollo addizionale provvisorio agli Accordi commerciali e di pagamento del 2 marzo 1946 e dello scambio di Note conclusi a Roma tra l’Italia e la Danimarca il 23 maggio 1947.

PRESIDENTE. Do atto al Ministro degli affari esteri della presentazione di questi disegni di legge. Saranno inviati alla Commissione competente.

Discussione del disegno di legge: Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia ed i Paesi Bassi, il 30 agosto 1946. (30).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del seguente disegno di legge: Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi a Roma, tra l’Italia e i Paesi Bassi, il 30 agosto 1946. (30).

Dichiaro aperta la discussione generale.

Non essendovi oratori iscritti e nessuno chiedendo di parlare, dichiaro, chiusa la discussione generale.

Passiamo all’esame dei singoli articoli. Si dia lettura dell’articolo 1.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«Piena ed intera esecuzione è data ai seguenti Accordi, conclusi in Roma, fra l’Italia ed i Paesi Bassi, il 30 agosto 1946:

  1. a) Accordo commerciale;
  2. b) Accordo di pagamento;
  3. c) Scambio di Note relativo agli Accordi commerciale e di pagamento».

PRESIDENTE. Apro la discussione su questo articolo.

Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 2. Se ne dia lettura.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale ed ha effetto dal 30 agosto 1946».

PRESIDENTE. Apro la discussione su quest’articolo. Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Questo disegno di legge sarà votato a scrutinio segreto nella seduta di domani.

Discussione del disegno di legge: Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia e la Danimarca, il 2 marzo 1946. (31).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia e la Danimarca, il 2 marzo 1946. (31).

Dichiaro aperta la discussione generale.

Non essendovi oratori iscritti e nessuno chiedendo di parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.

Passiamo all’esame dei singoli articoli. Si dia lettura dell’articolo 1.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«Piena ed intera esecuzione è data ai seguenti Accordi conclusi in Roma, tra l’Italia e la Danimarca, il 2 marzo 1946:

  1. a) Accordo commerciale;
  2. b) Accordo di pagamento;
  3. c) Scambio di Note relativo agli Accordi suddetti».

PRESIDENTE. Apro la discussione su quest’articolo.

Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 2. Se ne dia lettura.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale ed ha effetto dal 1° aprile 1946».

PRESIDENTE. Apro la discussione su quest’articolo.

Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Questo disegno di legge sarà votato a scrutinio segreto nella seduta di domani.

Discussione del disegno di legge: Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia e l’Ungheria, il 9 novembre 1946. (32).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del seguente disegno di legge:

Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia e l’Ungheria, il 9 novembre 1946 (32).

Dichiaro aperta la discussione generale su questo disegno di legge.

Non essendovi oratori iscritti e nessuno chiedendo di parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.

Passiamo all’esame dei singoli articoli. Si dia lettura dell’articolo 1.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«Piena ed intera esecuzione è data ai seguenti Accordi conclusi in Roma, fra l’Italia e l’Ungheria, il 9 novembre 1946:

  1. a) Accordo commerciale;
  2. b) Accordo per regolare i pagamenti derivanti dagli scambi commerciali;
  3. c) Scambio di Note relativo all’Accordo di pagamento».

PRESIDENTE. Apro la discussione su quest’articolo.

Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 2. Se ne dia lettura.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale ed ha effetto dal 9 novembre 1946».

PRESIDENTE. Apro la discussione su quest’articolo.

Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Questo disegno di legge sarà votato a scrutinio segreto nella seduta di domani.

Discussione del disegno di legge: Approvazione dei seguenti Accordi conclusi ad Ankara tra l’Italia e la Turchia, il 12 aprile 1947: a) Accordo commerciale; b) Accordo di pagamento; c) Scambio di Note. (39).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Approvazione dei seguenti Accordi conclusi ad Ankara, tra l’Italia e la Turchia, il 12 aprile 1947: a) Accordo commerciale; b) Accordo di pagamento; c) Scambio di Note. (39).

Apro la discussione generale su questo disegno di legge.

Non essendovi oratori iscritti e nessuno chiedendo di parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.

Passiamo all’esame dei singoli articoli. Si dia lettura dell’articolo 1.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«Piena ed intera esecuzione è data ai seguenti Accordi conclusi ad Ankara, tra l’Italia e la Turchia, il 12 aprile 1947:

  1. a) Accordo commerciale;
  2. b) Accordo di pagamento;
  3. c) Scambio di note».

PRESIDENTE. Apro la discussione su quest’articolo.

Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 2. Se ne dia lettura.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«La presente legge entra in vigore nei modi e nei termini di cui all’articolo 6 dell’Accordo commerciale e all’articolo 4 dell’Accordo di pagamento».

PRESIDENTE. Apro la discussione su quest’articolo.

Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Questo disegno di legge sarà votato a scrutinio segreto nella seduta di domani.

Discussione del disegno di legge: Approvazione degli Accordi commerciali e di pagamento conclusi in Roma, tra l’Italia ed il Belgio, il 18 aprile 1946. (40).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Approvazione degli Accordi commerciali e di pagamento conclusi in Roma, tra l’Italia e il Belgio, il 18 aprile 1946. (40).

Apro la discussione generale su questo disegno di legge.

Non essendovi oratori iscritti e nessuno chiedendo di parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.

Passiamo all’esame dei singoli articoli. Si dia lettura dell’articolo 1.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«Piena ed intera esecuzione è data agli Accordi commerciali e di pagamento conclusi in Roma, fra l’Italia ed il Belgio, il 18 aprile 1946».

PRESIDENTE. Apro la discussione su questo articolo. Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’esame dell’articolo 2. Se ne dia lettura.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale ed ha effetto dal 1° maggio 1946».

PRESIDENTE. Apro la discussione su questo articolo. Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Questo disegno di legge sarà votato a scrutinio segreto nella seduta di domani.

Discussione del disegno di legge: Approvazione dei seguenti Accordi, conclusi in Roma, tra l’Italia e la Svezia, il 19 aprile 1947: a) Accordo italo-svedese relativo all’emigrazione di operai italiani in Svezia; b) Protocollo addizionale all’Accordo italo-svedese relativo all’emigrazione di operai italiani in Svezia. (41).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, la discussione del disegno di legge: Approvazione dei seguenti Accordi, conclusi a Roma, fra l’Italia e la Svezia, il 19 aprile 1947: a) Accordo italo-svedese relativo all’emigrazione di operai italiani in Svezia; b) Protocollo addizionale all’Accordo italo-svedese relativo all’emigrazione di operai italiani in Svezia. (41).

Dichiaro aperta la discussione generale su questo disegno di legge.

PERASSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERASSI. Vorrei approfittare della celerità con la quale si svolge l’ordine del giorno e prendere occasione dal disegno di legge relativo all’Accordo con la Svezia per fare qualche considerazione di carattere generale e prevalentemente tecnico.

Esaminando questo disegno di legge e quelli concernenti gli altri accordi internazionali all’ordine del giorno io mi sono domandato: per quale motivo il Governo ha ritenuto di presentare all’Assemblea questi atti internazionali con un disegno di legge e non seguendo altre vie? Io non credo che il Governo abbia seguito questa procedura ritenendosi obbligato a farlo in virtù dell’articolo 3 del decreto luogotenenziale 16 marzo 1946. Voi sapete che in quel decreto si dice che l’Assemblea delibera – e non il Governo – le leggi di approvazione di trattati internazionali. Io so che qualche dubbio è sorto sul modo di interpretare questa espressione contenuta in quel decreto e che da parte di qualche organo dello Stato si è pure ritenuto di interpretare quella espressione alla lettera, nel senso cioè che nessun accordo internazionale potesse essere reso esecutivo se non mediante un atto legislativo, deliberato dall’Assemblea Costituente.

Non credo che questa interpretazione sia esatta, perché la disposizione dell’articolo 3 occorre inquadrarla in tutto il sistema dell’ordinamento costituzionale provvisorio che è attualmente in vigore. Secondo il mio avviso questa disposizione vuol dire soltanto che all’Assemblea Costituente devono essere presentati quei trattati internazionali per i quali, secondo l’antico ordinamento (che al riguardo non è ancora abrogato), era richiesta l’approvazione parlamentare, cioè quelli che comportino variazioni di territorio dello Stato oppure oneri alle finanze. Quando invece un accordo internazionale esige l’adozione di nuove norme legislative o deroghe a norme legislative, ritengo che la competenza a fare l’atto interno, ossia l’ordine di esecuzione, spetti alla competenza del Governo, secondo l’articolo 3 dello stesso decreto 16 marzo 1946. Vero è che nello stesso articolo 3 vi è una disposizione generica la quale dice che il Governo potrà sottoporre all’Assemblea Costituente qualunque altro argomento per il quale ritenga opportuna la deliberazione di essa. Io suppongo che molti dei disegni di legge relativi ad accordi internazionali presentati all’Assemblea, il Governo li abbia presentati valendosi di questa facoltà conferitagli dalla disposizione che ora ho citato. È una facoltà discrezionale che il Governo esercita secondo il suo prudente criterio. Vi possono essere ragioni di ordine politico, per le quali il Governo ritenga opportuno che anche un trattato, che potrebbe essere reso esecutivo mediante un decreto legislativo, sia portato innanzi all’Assemblea mediante la presentazione di un disegno di legge di approvazione. Credo, d’altra parte, che il Governo, nell’esercitare questa facoltà discrezionale, terrà conto anche della situazione attuale dell’Assemblea Costituente e, in particolare, del lavoro che grava sull’Assemblea soprattutto per il suo compito principale relativo alla Costituzione e per altre leggi complementari della Costituzione.

Venendo, in particolare, all’accordo che mi ha suggerito queste osservazioni – che riguardano anche altri accordi – si può domandare: questo accordo, per essere reso esecutivo, ha bisogno di un provvedimento legislativo, di una legge? Vi sono in esso molti articoli i quali non esigono questa procedura. Siamo, infatti, in presenza di un accordo amministrativo, che si limita a regolare il reclutamento in Italia di un certo numero di operai da impiegarsi in Svezia. Ciò spiega come gran parte degli articoli stabiliscono soltanto obblighi per la Svezia, riguardanti il trattamento dei lavoratori in Svezia.

Però vi è nell’Accordo qualche disposizione per la quale occorre che nel nostro diritto interno sia adottato un provvedimento di carattere legislativo.

La disposizione più notevole che si può rilevare – e a questo punto faccio non più una osservazione formale come le precedenti, ma un’osservazione che riguarda il contenuto dell’accordo – è quella contenuta nell’articolo 14, nel quale si disciplina la rimessa dei risparmi dei lavoratori italiani che vanno in Svezia; e vi si stabilisce in quale misura la Svezia dovrà consentire che questi risparmi siano trasferiti e, soprattutto, si regola il modo del trasferimento.

Nell’articolo 3 del protocollo addizionale si precisa poi, in che modo si effettua la rimessa agli aventi diritto. E questo è il lato notevole e nuovo in accordi relativi all’emigrazione di lavoratori italiani. Si prevede qui che la Banca italiana incaricata, rimetterà agli aventi diritto l’equivalente in lire dei dollari depositati in America, applicando un certo tasso di conversione, cioè per il 50 per cento da cedersi al cambio ufficiale maggiorato della quota di adeguamento e diminuito dello scarto d’uso e, per l’altro cinquanta per cento, da cedersi al cambio del dollaro di esportazione da parte delle banche italiane incaricate del servizio della rimessa.

Ora, sotto questa formulazione tecnica, vi è un fatto notevole ed è che, in tal modo, si viene a stabilire una cessione obbligatoria dei risparmi degli emigranti all’Istituto dei cambi italiano. È questa la novità caratteristica di questo Accordo; novità che io sottolineo perché è un caso – il primo caso – in cui si fa alle rimesse degli emigranti un trattamento analogo a quello che si fa al ricavato delle esportazioni italiane.

Lo rilevo, perché così i lavoratori italiani che vanno in Isvezia sono chiamati a contribuire con un onere loro imposto, al riassetto dell’economia nazionale.

PRESIDENTE. Non essendovi altri oratori iscritti e nessuno chiedendo di parlare dichiaro chiusa la discussione generale.

Passiamo all’esame degli articoli. Si dia lettura dell’articolo 1:

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«Piena ed intera esecuzione è data ai seguenti Accordi, conclusi a Roma, tra l’Italia e la Svezia, il 19 aprile 1947:

  1. a) Accordo italo-svedese relativo all’emigrazione di operai italiani in Svezia;
  2. b) Protocollo addizionale all’Accordo italo-svedese relativo all’emigrazione di operai italiani in Svezia».

PRESIDENTE. Apro la discussione su questo articolo. Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Si dia lettura dell’articolo 2.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale ed ha effetto dal 19 aprile 1947».

PRESIDENTE. Pongo in discussione questo articolo. Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Questo disegno di legge sarà votato a scrutinio segreto nella seduta di domani.

Discussione del disegno di legge: Approvazione dei seguenti Accordi, conclusi in Roma, tra l’Italia e il Belgio: a) Protocollo italo-belga per il trasferimento di 50 mila minatori italiani in Belgio e scambio di Note 23 giugno 1946; b) Scambio di Note per l’annullamento dell’articolo 7 del Protocollo suddetto 26-29 ottobre 1946; c) Annesso al Protocollo di emigrazione italo-belga 26 aprile 1947; d) Scambio di Note per l’applicazione immediata a titolo provvisorio dell’Annesso suddetto 27-28 aprile 1946. (42).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Approvazione dei seguenti Accordi, conclusi a Roma tra l’Italia ed il Belgio: a) Protocollo italo-belga per il trasferimento di 50.000 minatori italiani in Belgio e scambio di Note 23 giugno 1946; b) Scambio di Note per l’annullamento dell’articolo 7 del Protocollo suddetto 2629 ottobre 1946; c) Annesso al Protocollo di emigrazione italo-belga 26 aprile 1947; d) Scambio di Note per l’applicazione immediata a titolo provvisorio dell’Annesso suddetto 27-28 aprile 1946. (42).

Dichiaro aperta la discussione generale. Non essendovi oratori iscritti e nessuno chiedendo di parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.

Passiamo all’esame degli articoli. Si dia lettura dell’articolo 1.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«Piena ed intera esecuzione è data ai seguenti Accordi conclusi tra l’Italia ed il Belgio:

  1. a) Protocollo italo-belga per il trasferimento di 50.000 minatori italiani in Belgio, del 23 giugno 1946;
  2. b) Scambio di note per l’annullamento dell’articolo 7 del Protocollo suddetto, del 26-29 ottobre 1946;
  3. c) Annesso al Protocollo di emigrazione italo-belga del 26 aprile 1947;
  4. d) Scambio di note per l’applicazione immediata, a titolo provvisorio, all’Annesso del 27-28 aprile 1947».

PRESIDENTE. Apro la discussione su questo articolo. Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 2. Se ne dia lettura.

MAZZA, ff. Segretario, legge:

«La presente legge entra in vigore alla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale».

PRESIDENTE. Apro la discussione su questo articolo. Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

(È approvato).

Questo disegno di legge sarà votato a scrutinio segreto nella seduta di domani.

Interrogazioni.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Interrogazioni.

Poiché l’onorevole Sottosegretario di Stato per l’interno è tuttora assente da Roma, sono rinviate ad altra seduta le seguenti interrogazioni:

Cicerone, al Presidente del Consiglio dei Ministri, «per conoscere se il Governo non creda giunto il momento per adottare in Puglia misure eccezionali in difesa dell’ordine costituito e dell’incolumità personale dei cittadini, in considerazione che la situazione dell’ordine pubblico sta ivi diventando gravissima; il numero dei morti e dei feriti cresce giornalmente per l’indeciso atteggiamento delle forze di polizia, le quali, intervenendo sempre in ritardo, non riescono a rappresentare più l’autorità dello Stato e a farla rispettare preventivamente; gruppi sovversivi tengono ferma ogni attività produttiva, con incalcolabile danno all’economia del Paese e contro la volontà di lavoro delle popolazioni pugliesi: il perdurare di un atteggiamento di protesta puramente platonico da parte del Governo costringerà i privati a provvedere alla difesa individuale, al di fuori degli ordinamenti costituiti»;

Caccuri, al Ministro dell’interno, «per conoscere quali provvedimenti siano stati adottati contro i responsabili dei luttuosi incidenti di Corato, Gravina e Bitonto e quali misure intende adottare per fronteggiare l’imperversare delle violenze in terra di Bari»;

De Maria, al Ministro dell’interno, «per conoscere i particolari dell’uccisione del sacerdote Di Leo di Bitonto ed i provvedimenti che il Governo intende adottare per fronteggiare la grave situazione di disordine verificatasi in Puglia e che si va estendendo anche alla Basilicata ed alla Calabria»;

Stampacchia e Cacciatore, al Ministro dell’interno, «sui dolorosi avvenimenti accaduti in Campi Salentina (Lecce) e sui provvedimenti che intende prendere per richiamare le autorità locali ad una più una comprensione del contenuto delle agitazioni delle classi lavoratrici e per stroncare l’atteggiamento provocatorio delle classi padronali nel resistere alle richieste dei lavoratori»;

Gabrieli al Ministro dell’interno, «per conoscere i particolari sui fatti di sangue di Campi Salentina e di Trepuzzi (Lecce);

Monterisi, al Ministro dell’interno, «per conoscere quali misure siano state adottate e si intendano adottare contro i responsabili dei luttuosi avvenimenti di Puglia»;

Pastore Raffaele, al Ministro dell’interno, «per sapere quali provvedimenti intenda adottare per rimuovere le cause che hanno determinato ancora una volta lo spargimento di sangue proletario nelle Puglie»;

Codacci Pisanelli e Recca, al Ministro dell’interno, «per conoscere quale fondamento abbia e quali eventuali misure abbia provocato da parte del Governo la notizia, pubblicata dalla stampa e confermata da persone del luogo, circa la presenza e la diretta partecipazione di stranieri al comando delle squadre d’azione protagoniste delle attuali violazioni delle più fondamentali libertà in Puglia e nel Salento»;

Turco, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’interno, «sugli annunziati disordini nelle province calabresi, sulle informazioni avute, sui provvedimenti presi, e per sapere se si intende provvedere finalmente ad adeguare le necessità delle popolazioni calabre sul piano delle necessità nazionali»;

Silipo, Gullo Fausto, Musolino, Mancini e Priolo, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’interno, «sui recenti fatti di Calabria»;

Quintieri Quinto, Bonino, Perrone Capano, Condorelli, Morelli Renato, Cortese Guido, Badini Confalonieri, Colonna e Villabruna, al Ministro dell’interno, «per conoscere, in relazione anche con i recenti disordini accaduti nella città di Cosenza, a qual punto dovranno giungere le devastazioni delle sedi del Partito liberale italiano, prima che si provveda alla tutela delle sedi stesse»;

Mancini, Priolo, Gullo Fausto e Silipo, al Ministro dell’interno, «sui fatti di Bisignano in provincia di Cosenza, dove un morto e parecchi feriti sono stati vittime del terrore premeditatamente diffuso dagli agrari più arretrati e più gretti della provincia. È davvero doloroso che all’ostinata trascuranza del Governo nei rapporti di quelle popolazioni patriottiche e tranquille si aggiunga ora la violenza e lo spargimento di sangue, che crea lutti, spreme lacrime e scava solchi profondi di irritazione e di protesta»;

Condorelli, al Ministro dell’interno, «circa i fatti del 24 novembre, che condussero alla devastazione della sede dell’unione monarchica italiana di Cosenza, circa i provvedimenti preventivi e repressivi adottati, nonché, in generale, sull’esistenza di progetti riparatori, che impediscano che la violenza politica raggiunga l’effetto di eliminare od attenuare l’azione dei partiti contro la quale si dirige»;

Sansone, al Ministro dell’interno, «per conoscere in base a quale ordine e per quali motivi i carabinieri di Giugliano (Napoli) hanno perquisito senza preavviso le abitazioni di numerosi cittadini iscritti ai partiti socialisti e comunisti. Per conoscere, altresì, se tale abusiva operazione di polizia venne portata preventivamente a conoscenza del Ministero dell’interno o del comando dei carabinieri ed infine per conoscere quali energici provvedimenti intende adottare contro i responsabili»;

Bellavista, Villabruna e Crispo, al Ministro dell’interno, «sui recenti fatti di Caltanissetta ed Agrigento, nei quali vennero assaltate e devastate le sedi di partiti politici. Ed in particolare, se siano stati identificati ed arrestati gli autori del tentato omicidio in danno del vicecommissario di pubblica sicurezza Di Natale, che venne derubato dell’orologio e di altri effetti personali in occasione della grave aggressione subìta; se sia stato deferito all’autorità giudiziaria, come responsabile del reato d’istigazione a delinquere, il deputato regionale Gino Cortese; se siano stati identificati ed arrestati i lanciatori di bombe contro la sede del Partito liberale di Agrigento, attentato conclusosi col ferimento di cinque carabinieri»;

Fiorentino e Musotto, al Ministro dell’interno, «sul contegno tenuto dalla polizia durante la recente manifestazione di protesta dei minatori di Aragona, in Agrigento, e sui provvedimenti che reputa indispensabile adottare per garantire la libertà dei lavoratori nella difesa del loro diritto alla vita»;

D’Amico, Montalbano e Fiore, al Ministro dell’interno, «per conoscere il pensiero del Governo sulle gravi violenze poliziesche contro un pacifico corteo di lavoratori svoltosi in Agrigento, e quali provvedimenti intenda prendere contro i responsabili»;

Castiglia, al Ministro dell’interno, «sui fatti di violenza comunista di Caltanissetta e sulle misure adottate per prevenire la minaccia di «più gravi pericoli» che incomberebbero sulla Sicilia, formulata dall’esponente comunista, signor Gino Cortese, consigliere regionale dell’Assemblea siciliana»;

Fiore, Montalbano e D’Amico, ai Ministri dell’interno e dell’agricoltura e foreste, «per conoscere: 1°) per quali ragioni il Governo ha revocato o sospeso la concessione di terreno, in territorio di Mussomeli (ex feudo Polizzello), fatta regolarmente dalla Commissione per l’assegnazione delle terre incolte o mal coltivate della provincia di Caltanissetta; 2°) quali provvedimenti il Governo intenda adottare per sanare la situazione creatasi col misconoscimento dei diritti dei contadini, per sottrarre la provincia di Caltanissetta al dominio della mafia, cause prime dei recenti incidenti, e per richiamare le autorità locali ad una giusta comprensione delle richieste e agitazioni dei contadini»;

Marconi e Dossetti, al Ministro dell’interno, «per sapere quali provvedimenti siano stati presi contro i responsabili della spedizione compiuta il 19 novembre a Cola di Vetto (Reggio Emilia) da elementi che, eccitati da un discorso del segretario dell’A.N.P.I., hanno perquisito case e persone, percosso a sangue due esponenti della Democrazia cristiana ed altri giovani, minacciando altri più gravi interventi e spargendo il terrore in quel pacifico paese»;

Tumminelli, al Ministro dell’interno, «per conoscere quali provvedimenti di urgenza abbia preso o intenda prendere, dopo il nuovo assassinio politico, verificatosi qualche giorno fa a Zeme Lomellina, di cui è stato vittima il trentatreenne profugo giuliano Silvestro Zoppini, iscritto al Fronte democratico liberale dell’Uomo Qualunque»;

Tumminelli, al Ministro dell’interno, «per conoscere quali provvedimenti di urgenza abbia preso o intenda prendere di fronte al fatto che il Sindacato venditori ambulanti e giornalai del Biellese, riunitosi il 18 novembre 1947, nella sede della Camera del lavoro, col pretesto della minaccia della popolazione democratica di Biella che considererebbe la vendita dei giornali: L’Uomo Qualunque, La Sferza, Candido, Brancaleone, La Rivolta Ideale, come un «incitamento alla reazione popolare», ha deliberato di non più ritirare e vendere i detti giornali e gli altri che potessero essere invisi alla popolazione democratica del Biellese»;

Capua e Rodi, al Ministro dell’interno, «sui tumulti organizzati e sulle violenze che hanno culminato con la devastazione di sedi qualunquiste»;

Treves e Preti, al Ministro dell’interno, «per sapere quali misure il Governo abbia preso in seguito ai ripetuti roghi di giornali di vario colore politico avvenuti in varie città d’Italia, onde impedire che si rinnovino simili attentati alla libertà della stampa»;

Di Fausto, al Ministro dell’interno, «per sapere se, in correlazione con l’odierna distruzione di giornali avvenuta alla periferia di Roma, il Governo sia al corrente delle recentissime deliberazioni dei Sindacati giornalai di Biella, Sampierdarena e Genova, per cui non si procederà al prelievo ed alla vendita dei giornali non ritenuti graditi alla popolazione, a fine di evitare i danni conseguenti alla distruzione di pubblicazioni e di edicole. Poiché la decisione si risolve in un grave attentato alla libertà di stampa ed in un arbitrio nel quale sono coinvolti fra l’altro giornali che hanno costantemente combattuto il neofascismo, l’interrogante chiede quali provvidenze vorrà adottare il Governo per il ristabilimento della normalità nel rispetto dei patti liberamente conclusi».

L’onorevole Costantini ha presentato la seguente interrogazione:

al Presidente del Consiglio dei Ministri, «per conoscere se non ritenga conveniente ed utile provvedere con legge alla revoca di tutti i titoli nobiliari conferiti durante il regime fascista e, nella assoluta maggioranza, per benemerenze di carattere esclusivamente politico».

L’onorevole Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio ha facoltà di rispondere.

ANDREOTTI, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. La risposta all’interrogazione dell’onorevole Costantini è semplice.

Rientrando questa materia per la sua natura costituzionale nella competenza dell’Assemblea Costituente, le cui decisioni riguardano tutta la materia nobiliare e non soltanto i titoli concessi durante il regime fascista, si ritiene che qualsiasi norma di applicazione debba essere presa dal Governo in funzione della norma emanata dall’Assemblea Costituente, e quindi dopo l’entrata in vigore della Carta costituzionale.

PRESIDENTE. L’onorevole Costantini ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

Tenga presente, onorevole Costantini, che l’onorevole Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio ha fatto riferimento al progetto di Costituzione, nel quale troviamo la IV disposizione transitoria che è proprio del seguente tenore:

«Non sono riconosciuti i titoli nobiliari.

«I predicati di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922 valgono come parte del nome.

«La legge regola la soppressione della Consulta araldica.

«L’Ordine mauriziano è mantenuto come ente ospedaliero».

COSTANTINI. Veramente, onorevole Presidente e onorevole Sottosegretario di Stato, non era mia intenzione entrare in una disamina di carattere generale per quanto riguarda l’uso dei titoli nobiliari, perché in realtà, pure dal mio punto di vista politico, uso distinguere – perché è necessario – fra quei titoli nobiliari che hanno una tradizione, diciamo così, e i titoli nobiliari che non ce l’hanno o l’hanno soltanto in quanto sono in funzione di un determinato regime, di una determinata situazione politica, della quale effettivamente noi non abbiamo a lodarci.

Ecco lo scopo della mia interrogazione: questa distinzione che io creo, nella mia qualità di cittadino italiano, come credo debba farla chiunque si senta consapevole delle proprie attitudini politiche in questo determinato momento. I vari conti di Val Cismon, baroni dell’Aterno, marchesi di Neghelli, quegli altri di Cortellazzo, via, onorevole Sottosegretario, non possono essere paragonati a quella aristocrazia tradizionale…

ANDREOTTI, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. Se si guardano le origini…

COSTANTINI: …che ha per lo meno un riferimento storico.

Per queste ragioni ritenevo che una norma di legge di carattere particolare dovesse colpire, revocandoli, questi titoli, i quali soprattutto sono stati conferiti solo in riconoscimento, a determinate famiglie o a determinati individui, di una specifica qualità politica, in rapporto ad un regime che effettivamente non ha giovato al nostro Paese; per non dire e ripetere la frase: che ha molto nociuto al nostro Paese.

Ecco perché, mi sembra che sia necessaria o utile una distinzione, anche e precipuamente al fine di stabilire una differenza fra quello che è, o che sarà, il trattamento che la nostra Costituzione farà ai titoli nobiliari in genere, e quello che deve rappresentare la revoca di provvedimenti di carattere eccezionale e nient’affatto lodevole, che sono stati concessi dal regime fascista.

Oserei rivolgere da questo posto, in questo momento, una preghiera all’onorevole Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio, affinché in rispetto di quelle norme di etica che esistono anche nella politica, questa distinzione venisse fatta attraverso una proposta legislativa che, più che dall’Assemblea Costituente, potrebbe emanare dall’Assemblea legislativa, oppure, nelle nostre particolari condizioni, diciamo, costituzionali, proprio dal Governo.

ANDREOTTI, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREOTTI, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. Io ritengo che l’onorevole Costantini potrà far valere questo suo punto di vista fra pochissimi giorni, allorquando si discuteranno gli articoli delle disposizioni transitorie, anche perché, se la iniziativa fosse presa dal Governo, non si avrebbe il tempo di discuterne o se ne discuterebbe dopo l’approvazione di quegli articoli. D’altro canto l’esame della questione non mi sembra possa rientrare nella competenza del Governo, in quanto si tratta di un vero e proprio potere sovrano quale è quello di concedere titoli nobiliari.

COSTANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSTANTINI. Forse non mi sono spiegato bene. Io dico: la Costituzione potrà riconoscere i titoli nobiliari, o non riconoscerli, parlo di quelli che esistevano prima del fascismo. Ma si tratta di creare una distinzione…

ANDREOTTI, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. Tale distinzione potrà essere fatta in sede di discussione delle norme transitorie della Costituzione. Allora ella potrà proporre un emendamento.

COSTANTINI. Mi sembrerebbe strano che nella Costituzione uguagliassimo tutti i titoli nobiliari, quelli tradizionali e quelli concessi dal regime fascista per benemerenze politiche di pretta marca fascista. Riconosco che sarà compito della Assemblea legislativa, ma vorrei incitare il Governo a farsi lui promotore di una proposta di legge che sarà sottoposta all’Assemblea Costituente, se l’Assemblea Costituente diverrà poi Assemblea legislativa, o al futuro Parlamento; in quanto – come dicevo prima – mi sembra dovere etico-politico distinguere i titoli nobiliari che preesistevano al fascismo e che hanno una tradizione, dai titoli nobiliari dati in funzione politica sotto il regime fascista.

PRESIDENTE. Lei ha la strada aperta, onorevole Costantini. Il giorno in cui l’Assemblea discuterà le disposizioni transitorie, preparerà un emendamento.

Segue l’interrogazione degli onorevoli Canevari, Bocconi, Caporali, Ruggiero Carlo, Zanardi, Morini, Merighi, Tonello, Longhena, Treves, Filippini, Cairo, Piemonte, al Presidente del Consiglio dei Ministri, «per sapere se il Governo intende o meno di emanare le disposizioni legislative che consentano alle cooperative, alle mutue e agli enti similari il ricupero dei beni di cui furono spogliati dal fascismo».

L’onorevole Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio ha facoltà di rispondere.

ANDREOTTI, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. Come ho avuto purtroppo diverse volte occasione di dichiarare in sede di risposta a diverse interrogazioni dello stesso onorevole Canevari, dell’onorevole Macrelli e di altri, i Ministeri avevano, riguardo alla materia di cui a questa interrogazione, delle tesi diverse, tanto che più d’una volta, portato l’argomento in Consiglio dei Ministri, è sorto contrasto di opinioni fra i Ministri interessati; e l’ultima volta (se non erro, tre settimane or sono), essendo localizzata la diversità di opinioni su alcuni punti, è stato incaricato un ristretto Comitato – composto dai Ministri Scelba, Pella e Del Vecchio – di studiare questi punti controversi e vedere di trovare un criterio risolutivo coordinato in apposito testo di legge da presentare alle Commissioni legislative dell’Assemblea.

Posso assicurate l’onorevole Canevari che ricorderò ai tre Ministri l’impegno preso, onde fare in modo che essi traggano le loro conclusioni.

PRESIDENTE. L’onorevole interrogante ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

CANEVARI. Avrei desiderato vivamente di trovarmi nella condizione di dichiararmi sodisfatto. Devo purtroppo dichiarare che non sono sodisfatto. Avevamo appreso che il Consiglio dei Ministri, in una delle ultime riunioni presiedute dall’onorevole Einaudi, aveva preso in esame un disegno di legge a tale scopo, ma che a nessuna conclusione era giunto il Consiglio dei Ministri.

Le difficoltà di ordine giuridico e di ordine pratico che si presentano per adottare il provvedimento da noi invocato (e che d’altra parte era stato esposto in un disegno di legge che raccolse in questa Assemblea la firma di 54 deputati, senza che si riscontrasse in quella proposta qualche opposizione o qualche contrasto con proposte fatte precedentemente dallo stesso Macrelli, quando era al Governo) noi le avevamo considerate e tenute presenti.

Il 25 luglio 1946 (è bene ricordarlo), quasi un anno e mezzo fa, in occasione della discussione parlamentare sulle dichiarazioni fatte in quest’Aula dal Presidente del Consiglio dei Ministri, io ebbi l’onore di presentare e di svolgere un ordine del giorno accettato dal Governo come raccomandazione, nel quale l’Assemblea invitava il Governo a presentare con tutta urgenza un provvedimento legislativo inteso a consentire ai Comuni (non parlo soltanto a nome del movimento cooperativo mutualistico, ma di enti statali, parastatali, di Comuni, Provincie, che sono stati spogliati dei loro beni durante il regime fascista), alle opere pie, alle cooperative, agli enti mutualistici, la possibilità di ricuperare i beni di cui furono spogliati dal regime fascista.

Era un invito che si riallacciava a un ordine del giorno votato nel primo congresso della cooperazione del settembre 1945, e del quale ordine del giorno ci eravamo, a tempo debito, fatto premura di presentarlo e di esporlo allo stesso Governo.

L’onorevole De Gasperi, dunque, aveva dichiarato di accettare quell’ordine del giorno come raccomandazione. Passarono sei mesi; si giunse alla lunga crisi del febbraio. Il Governo non espose in proposito; ed allora presentammo un secondo ordine del giorno rivolgendo lo stesso invito; e il Governo ripeté le sue promesse e il suo impegno. Il 5 maggio 1947 si svolse una interrogazione da me presentata in proposito al Presidente del Consiglio dei Ministri, e la risposta datami allora mise in chiara luce che il provvedimento non faceva parte delle cure premurose del Governo.

Venne la crisi del luglio. Noi non presentammo nessuna richiesta in proposito, perché l’attuale Ministro Guardasigilli, interpellato da me, mi assicurò che questo provvedimento sarebbe stato il primo atto del nuovo Governo. Passarono tutti questi mesi; si è arrivati a questa interrogazione, per sentirci dire che, esaminato il provvedimento, quale sarebbe stato allestito, preparato, disposto dalla Presidenza del Consiglio, esso avrebbe trovato nei diversi dicasteri degli ostacoli, delle opposizioni, delle difficoltà; per cui noi siamo certi, se è vero che questa Assemblea terminerà i suoi lavori con la fine di dicembre, che il Governo, nonostante la sua promessa, vedrà chiusi i lavori dell’Assemblea Costituente senza mantenere la parola data; parola che era stata accolta come un impegno solenne da parte di tutti gli enti interessati.

Badate che è una questione importantissima che interessa tutta l’Italia, tutto il movimento cooperativo e organizzativo, e che interessa anche diversi Comuni. Per esempio, i colleghi della provincia di Udine mi hanno fatto presente il caso del Comune di Chiusaforte che aveva un patrimonio ingente boschivo. È stato spogliato nel 1936 per la somma di 400 mila lire; nel 1937 gli acquirenti (naturalmente, i favoriti del fascismo) incassarono, soltanto per il taglio di una annata, le 400 mila lire spese per l’acquisto di tutto il patrimonio. Tutta la popolazione di quel Comune è in attesa fiduciosa del vostro provvedimento. Se il provvedimento non si attuerà, sarà, non soltanto una disillusione, ma una prova che si aveva ragione di non nutrire fiducia nel vostro Governo.

Da ogni provincia, da diverse associazioni, noi riceviamo l’incitamento di muoverci, per indurre il Governo a mantenere la sua parola.

Prendo atto della risposta soltanto come impegno, ma non come una dichiarazione che possa farmi nutrire nuove e più forti speranze. Il provvedimento che attendiamo non è che un atto di giustizia riparatrice atteso dai contribuenti, dai poveri, dai mutualisti, dai cooperatori, ai quali, con la violenza e con la frode, sono stati distrutti, sperperati, carpiti, rubati i loro beni. È un atto riparatore dei peggiori delitti del fascismo, perché rivolti contro le vittime più innocenti. Signori del Governo, date almeno questa assicurazione, che per la fine di questo mese voi emanerete il provvedimento invocato, con i mezzi più idonei e pratici per la sua attuazione. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Arata, al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri dell’industria e commercio e delle finanze, «per sapere se, in relazione ai vincoli rigorosi stabiliti per le altre provincie d’Italia sulla circolazione delle automobili e sull’assegnazione del carburante, sussista per Roma un particolare regime, tale da consentire che le automobili – sia di privata proprietà, che di pubblico servizio – vengano usate anche come mezzo ordinario di accesso, specialmente nelle ore notturne, ai locali di divertimento o di ritrovo in genere, e tale anche da consentire la larga circolazione di automobili dei Ministeri ed enti pubblici senza stretta necessità di servizio. E, comunque, per sapere se l’onorevole Ministro delle finanze non ritenga conveniente disporre perché i locali uffici finanziari e fiscali provvedano ad opportune ispezioni, nei luoghi sopradetti, per l’accertamento della proprietà degli automezzi come sopra adibiti, ai fini dell’acquisizione di più completi elementi di valutazione tributaria, quale parziale rimedio, per l’imposizione di quella disciplina e solidarietà sociali alle quali sono, in parte, legate le sorti della ricostruzione nazionale».

L’onorevole Sottosegretario per l’industria e il commercio ha facoltà di rispondere.

CAVALLI, Sottosegretario di Stato per l’industria e il commercio. Le disposizioni emanate per la disciplina della circolazione automobilistica non prevedono alcuna eccezione per la città di Roma. Esiste già un divieto di sosta delle auto-vetture presso i locali di divertimento e di ritrovo. È però pacifico che tutte le autovetture circolanti nelle ore notturne devono essere in possesso della prescritta autorizzazione rilasciata dagli uffici U.P.I.C. presso le Camere di commercio. Si assicura inoltre che presso il Ministero dell’industria e commercio, è in corso di esame un provvedimento, diretto ad instaurare una più rigida disciplina della circolazione automobilistica nei giorni festivi e nelle ore serali. Su questo provvedimento si è già pronunciato in linea di massima il Consiglio dei Ministri.

PRESIDENTE. L’onorevole Sottosegretario di Stato per le finanze ha facoltà di rispondere per la parte che riguarda il suo Ministero.

MALVESTITI, Sottosegretario di Stato per le finanze. È chiaro che gli uffici distrettuali delle imposte dirette svolgono delle indagini atte a portare, anche induttivamente, un contributo all’accertamento vero e reale delle possibilità del contribuente.

Nel caso particolare, specialmente per ciò che riguarda la imposta complementare, gli uffici distrettuali si preoccupano di venire a conoscere la condotta di vita dei singoli contribuenti; e quindi il fatto che il contribuente possiede automobili o frequenta locali di lusso è un elemento di fatto induttivo per il relativo accertamento. Per la città di Roma, in modo particolare, l’Ufficio distrettuale si è preoccupato di giungere ad accertamenti il più che possibile positivi.

PRESIDENTE. L’onorevole Arata ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

ARATA. Ringrazio gli onorevoli Sottosegretari non tanto per il contenuto delle loro risposte, che data la materia e l’ambiente non potevano non intonarsi al chiaroscuro, quanto per avere riconosciuto la fondatezza della mia interrogazione e per avere quindi anche riconosciuto che da essa esula quel qualsiasi influsso agitatorio, che la dizione letteraria potrebbe indurre qualcuno a ravvisarvi. Io ho tenuto a denunziare un fatto, un fenomeno, che si verificava (e vorrei non poter dire che si verifica) a Roma, di giorno e specialmente di notte e particolarmente nel periodo estivo, epoca a cui risale la mia interrogazione.

È vero che quest’estate il Governo non aveva ancora adottati i provvedimenti resi noti o preannunziati soltanto in questi giorni, ma una disciplina legislativa esisteva già; ed esisteva pure il bisogno sentito, grave, urgente che questa disciplina venisse rispettata. Ora, io non insisterò nella descrizione delle manifestazioni di apparente inesistenza di qualsiasi disciplina della circolazione automobilistica a Roma. Mi rendo conto che nella capitale occorre avere molta comprensione, vorrei dire mondana, e molta rassegnazione; ma è questione di misura; perché credo che neppure a Roma sia già giunto il momento di consentire che tanta preziosa benzina venga consumata per andare a ballare a Villa Umberto e per recarsi comunque a divertire in pubblici ritrovi, o che si usino le macchine dei Ministeri o di altri Enti pubblici per persone e servizi, che nulla hanno a che vedere con le esigenze della pubblica amministrazione.

Può darsi – io ad ogni modo prendo atto della buona volontà espressa dal Governo – che il male, almeno in qualche parte, sia irrimediabile. Mi rendo conto dell’ambiente in cui si agisce; ma in tal caso, e se proprio è così, il Governo – come mi permetto di suggerire nella mia interrogazione e come me ne conforta la risposta dell’onorevole Sottosegretario per le finanze – cerchi almeno di rivalersi, ponendo a carico di coloro che ostentano tanta abbondanza, cioè quella abbondanza che permette loro di trascurare i buoni di assegnazione di benzina, perché hanno ogni possibilità di attingere alle fonti del mercato nero, tutti i possibili rigori di legge, se non proprio sul piano della circolazione automobilistica, almeno in quello fiscale, anche perché sia meno stridente il contrasto con la disciplina imposta nelle altre provincie italiane, dove il permesso per la circolazione automobilistica è negato sovente a persone e a ditte che pur ne avrebbero urgente bisogno per sbrigare i loro affari. Faccio dunque uno speciale affidamento sulla risposta dell’onorevole Sottosegretario alle finanze.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Morini, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, «per conoscere a che punto sono le trattative fra i dipendenti e industriali delle aziende gas: e sapere cosa intenda fare per evitare alle città italiane la iattura della sospensione della erogazione del gas; sospensione che si avrà martedì 11 novembre, a seguito dello sciopero già preannunciato per detto giorno di fronte all’ingiustificato irrigidimento padronale».

Onorevole Morini, intende che sia svolta?

MORINI. Ormai è superata.

PRESIDENTE. Sta bene. Segue l’interrogazione dell’onorevole Ciampitti, al Ministro dei trasporti, «per conoscere quali provvedimenti intenda adottare in ordine alla necessaria ed urgente ricostruzione della ferrovia Isernia-Vairano, reclamata da gravi ed evidenti ragioni di comunicazione e di traffico tra il Molise e l’Abruzzo coi grandi centri di Napoli e di Roma, e non più dilazionabile, specie ora che per le ricostruzioni e le riparazioni delle reti ferroviarie è stata fatta una nuova assegnazione di fondi per oltre 175 miliardi. Mentre si è provveduto e si continua a provvedere alla ricostruzione ferroviaria nell’Italia del nord e in quella centrale, anche nei tronchi di scarsa importanza, si trascura la ricostruzione del tratto Isernia-Vairano, che per la sua eccezionale importanza avrebbe dovuto avere un’assoluta precedenza. Il collegamento della rete adriatica con quella tirrenica, attraverso il Molise, non può essere effettuato se non col tronco della Isernia-Vairano. Ed enormi sono gl’interessi che vengono danneggiati, in ogni settore, dall’ingiustificato ritardo della invocata ricostruzione per le popolazioni del Molise che più delle altre la guerra ha colpito e funestato».

Poiché il Ministro dei trasporti non è presente, questa interrogazione s’intende rinviata.

Segue l’interrogazione degli onorevoli Cifaldi, De Caro Raffaele e Bosco Lucarelli, al Ministro dei lavori pubblici, «per conoscere quali provvedimenti intenda adottare al fine di risolvere l’intollerabile situazione per la quale, quantunque siano stati stanziati i fondi necessari ed appaltati i relativi lavori, onde venire incontro con 180 alloggi agli urgenti bisogni di una popolazione come quella della città di Benevento, distrutta per metà in conseguenza della guerra, non si ottiene ancora, dopo un anno di interruzione, che venga fornito il ferro necessario all’impresa, dopo che sono stati anche rilasciati dal competente ufficio del Genio civile i relativi buoni di assegnazione. E per conoscere, inoltre, se, in vista della tragica situazione di centinaia di famiglie che tuttora vivono in fetide baracche o in oscuri antri – situazione personalmente constatata dall’onorevole Ministro in una sua visita alla predetta città – non intenda il Governo intervenire in maniera più pronta ed efficace con lo stanziamento di adeguati fondi e la rapida costruzione di opportuni alloggi».

Poiché il Ministro dei lavori pubblici non è presente, questa interrogazione è rinviata.

Segue l’interrogazione dell’onorevole Carpano Maglioli, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, «per sapere se non ritenga opportuno assumere l’integrale assistenza degli emigrati all’estero, mandando presso le nostre rappresentanze consolari funzionari dello stesso Ministero, affinché l’operaio italiano in terra straniera abbia a ricevere ogni migliore cura per l’opera di personale tecnicamente preparato e particolarmente esperto».

Poiché l’onorevole interrogante non è presente, s’intende che vi abbia rinunziato.

Segue l’interrogazione dell’onorevole Lettieri, al Ministro dei lavori pubblici, «per conoscere le ragioni per cui sono rimasti sospesi i lavori stradali fra Sacco e Roscigno, fra Orria e Omignano Scalo, fra Perito ed Ostigliano, tutti paesi della provincia di Salerno, costretti, per la incompiuta opera di cui sopra, a fare lunghissimi e disagiati tragitti per raggiungere i rispettivi scali ferroviari».

Poiché il Ministro è assente, l’interrogazione s’intende rinviata.

Per lo stesso motivo è rinviata la seguente interrogazione dell’onorevole Cacciatore, al Ministro dei lavori pubblici, «per sapere se intende provvedere allo stanziamento dei fondi occorrenti per la costruzione dell’Asilo d’infanzia in comune di Agropoli (Salerno), ove attualmente circa duecento bambini si raccolgono in locali angusti, inadatti ed insalubri. La urgenza della nuova sede è stata già fatta presente all’ufficio del Genio civile di Salerno dall’Amministrazione comunale con l’accordo di tutti i partiti».

Segue l’interrogazione dell’onorevole Sansone, al Ministro dell’interno, «per conoscere in base a quale ordine e per quali motivi i carabinieri di Giugliano (Napoli) hanno perquisito senza preavviso le abitazioni di numerosi cittadini iscritti ai partiti socialista e comunista. Per conoscere, altresì, se tale abusiva operazione di polizia venne portata preventivamente a conoscenza del Ministero dell’interno o del comando dei carabinieri ed infine per conoscere quali energici provvedimenti intende adottare contro i responsabili».

Data l’assenza del Ministro, s’intende rinviata. E così pure è rinviata, per lo stesso motivo, la seguente interrogazione degli onorevoli Morini e Sampietro, al Ministro dei trasporti, «per sapere se si ha l’esatta sensazione della gravissima situazione cui si è ridotta la classe dei ferrovieri, trattenendo, sul mensile di ottobre, tutte le anticipazioni fatte nei mesi precedenti; e per chiedere che venga immediatamente corrisposta una nuova anticipazione – proporzionalmente minore al complesso di quelle rimborsate – da restituire ratealmente in quattro-cinque mesi».

Segue l’interrogazione dell’onorevole Varvaro, ai Ministri dell’interno e di grazia e giustizia, «per sapere: 1°) se è a loro conoscenza che da quattro anni la popolazione di Montelepre è posta in blocco fuori legge dalle autorità di polizia preposte alla lotta contro il banditismo, le quali si comportano – e talvolta lo dichiarano senza infingimenti – come se tutti i seimila abitanti di quella cittadina fossero dei banditi o dei loro complici; senza tener conto del fatto che la stragrande maggioranza è costituita da galantuomini e onesti agricoltori e che di essa fanno parte uomini che onorano i pubblici impieghi, la Magistratura e la scienza. Che nel corso delle indagini e dei rastrellamenti indiscriminati vengono commessi soprusi di ogni genere, senza alcun rispetto per la libertà, per il domicilio, per la proprietà e per la vita stessa dei cittadini; 2°) se questo avviene per ordini del Ministero dell’interno e in quale misura è voluto, permesso o tollerato dalla Magistratura; 3°) se e quali provvedimenti intendano adottare perché a Montelepre si ripristinino la legalità e il rispetto della legge; 4°) se non intendano provvedere all’accertamento imparziale e severo dello stato di cose denunziato, dandone mandato a funzionari non suscettibili di influenze di ufficio, solleciti soltanto della ricerca della verità e ispirati dal sentimento del dovere».

Data l’assenza dei Ministri interrogati, si intende rinviata.

È pure rinviata per lo stesso motivo l’interrogazione dell’onorevole Canevari, al Ministro della pubblica istruzione, «per conoscere la situazione attuale del Monte pensioni dei maestri elementari e i provvedimenti adottati per adeguare le pensioni degli insegnanti elementari a quelle dei pensionati dello Stato».

Segue l’interrogazione degli onorevoli Spallicci, Chiostergi, Camangi, Azzi, Magrini, Paolucci, Zuccarini e Longhena, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro della pubblica istruzione, «per sapere quali provvedimenti abbiano preso per evitare che la ristampa dell’Enciclopedia Treccani venga affidata ancora a quegli elementi fascisti che già ne avevano diretto la compilazione».

Data l’assenza degli interroganti, s’intende che vi abbiano rinunziato.

Segue l’interrogazione dell’onorevole Tumminelli, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro della pubblica istruzione, «per conoscere: 1°) se il Commissariato nazionale della G.I. (Gioventù Italiana), creato con decreto del 2 agosto 1943 con il compito di reperire il patrimonio della ex GIL e di predisporre i lavori di una Commissione interministeriale per decidere sulla destinazione di quel patrimonio, abbia espletato il suo compito e con quali conclusioni; 2°) se non si ritiene improrogabile imporre a partiti politici e ad enti l’immediata restituzione allo Stato degli immobili e delle attività tutte della ex GIL, di cui sono in illegittimo possesso o fanno arbitrario uso; 3°) se non sembra opportuno ed urgente che l’intero patrimonio della ex GIL venga conferito all’Ente dei patronati scolastici, tenendo presente che solo con questa destinazione quel cospicuo patrimonio del popolo italiano può considerarsi restituito al legittimo uso, fuori di ogni passione politica».

Data l’assenza dell’interrogante, s’intende decaduta.

Sono, invece, rinviate, per assenza dei Ministri interrogati le seguenti interrogazioni:

Nobile, al Ministro dei lavori pubblici, «per conoscere quale ingegnere sia stato designato, ed in base a quali criteri, per i lavori relativi ai beni immobiliari di proprietà dello Stato italiano in Varsavia»;

Perugi, al Presidente del Consiglio dei Ministri, «per conoscere: 1°) quali aiuti ed alleggerimenti fiscali intenda disporre il Governo a favore degli agricoltori del comune di Gradoli (provincia di Viterbo), i cui raccolti sono stati quasi interamente distrutti dalla grandine nel nubifragio verificatosi in quella zona il 28 giugno ultimo scorso; 2°) se in considerazione dell’attività quasi esclusivamente vinicola di quei lavoratori e del fatto che i danni subiti avranno ripercussioni negative sui raccolti ancora per circa due anni, non ritenga dare agli aiuti oltre che un carattere urgente, anche uno continuativo per alleggerire il disastro che ascende a più di cento milioni di lire»;

Perlingieri, Moro, Bettiol, Salvatore, Bosco Lucarelli, Fuschini, Ermini, Rescigno, Recca, Uberti e Gabrieli, ai Ministri dell’industria e commercio, delle finanze e dei lavori pubblici, «per conoscere se ravvisino di prorogare per un decennio le disposizioni della legge 5 dicembre 1941, n. 1572, concedente agevolazioni agli impianti industriali dell’Italia centro-meridionale, iniziati entro il termine del 31 dicembre 1946 e ciò sia in considerazione del fatto che, a causa del periodo bellico, la detta legge non ha potuto avere pratica attuazione, sia in considerazione della necessaria evoluzione industriale dell’Italia centro-meridionale, resa più urgente dalle distruzioni belliche e costituente un aspetto primario del problema meridionale»;

Cevolotto, Cianca e Lussu, al Ministro dei trasporti, «per conoscere in base a quali ragioni è stata concessa la carta gratuita di libera circolazione di prima classe sulla intera rete ferroviaria dello Stato al signor Giovanni Host-Venturi, ex Ministro del regime fascista»;

Caronia, Dominedò, Di Fausto, Angelucci, Giordani, Orlando Camillo, Corsanego, Guidi Cingolani Angela, De Palma e Bonomi Paolo, al Ministro dell’interno, «per conoscere i motivi per cui si è rifiutata all’amministrazione del Pio Istituto Santo Spirito ed Ospedali riuniti di Roma l’autorizzazione a contrarre con la Cassa depositi e prestiti un mutuo di lire 400.000.000 per completare e mettere in efficienza l’Ospedale sanatoriale di Monte Mario, ospedale di urgente necessità per sgombrare i congestionati ospedali di Roma delle molte centinaia di ammalati di tubercolosi, che limitano la disponibilità dei posti-letto per le malattie per cui si richiede più immediata assistenza, e costituiscono un pericolo per gli altri infermi»;

Lopardi, ai Ministri dell’interno, delle finanze e dell’agricoltura e foreste, «per conoscere se siano a cognizione delle furiose grandinate e conseguenti piene che hanno devastato nel mese di settembre ed in alcuni territori ripetutamente in giorni diversi le già fiorenti campagne di Lanciano (frazione Sant’Onofrio), Atessa, Casalbordino, Vasto, Ortona a Mare, Villalfonsina, Fossacesia, Rocca San Giovanni, il dorsale collinoso di Chieti, San Giovanni Teatino, Torrevecchia Teatina, Pizzoferrato, Pennapiedimonte, Tollo, Canosa Sannita, Poggiofiorito, Crecchio e di numerose altre località della provincia di Teramo, distruggendo il raccolto totalmente per migliaia di ettari ed arrecando danni per centinaia e centinaia di milioni, con la conseguente miseria di quelle laboriose popolazioni; e quali provvedimenti intendano adottare per almeno attenuare la loro iattura, avvalendosi dei decreti-legge 28 settembre 1930 e 30 marzo 1933, o adottando – di urgenza, come è suggerito dalla gravità eccezionale del caso – speciali ed adeguati provvedimenti».

È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni.

Interrogazioni con richiesta d’urgenza.

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti interrogazioni con richiesta di risposta urgente:

«Al Ministro dell’interno, per sapere quali motivi lo abbiano indotto a ordinare all’autorità militare di assumere a Milano i poteri prefettizi, misura che l’autorità militare stessa giudicò inopportuna e pericolosa.

«Pajetta Giancarlo, Alberganti».

«Al Ministro dell’interno, per conoscere quali siano stati i precisi motivi che lo hanno indotto ad ordinare all’autorità militare di sostituirsi al prefetto, assumendo tutti i poteri; e per quali ragioni non abbia creduto di tener in alcun conto i voti che da tutti gli enti, associazioni, organizzazioni sindacali e partiti politici, giungevano al Governo stesso, richiedendo la permanenza in carica del prefetto Troilo, unanimemente considerato elemento equilibratore della vita della città e della provincia. L’interrogante – preoccupato dello stato di agitazione che permane nella provincia di Milano – chiede, inoltre, se e in qual modo il Ministro intenda oggi prendere in considerazione i voti della intera provincia.

«Mariani Francesco»

Il Governo ha facoltà di dichiarare quando intenda rispondere.

ANDREOTTI, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. Ne darò notizia al Ministro dell’interno perché comunichi quando intende rispondere.

Interrogazioni.

PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

MOLINELLI, Segretario, legge;

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro del tesoro, per sapere se, date le gravi condizioni economiche dei piccoli comuni rurali, il Governo voglia, come da fatta promessa dell’ex Ministro del tesoro, onorevole Campilli, autorizzare l’applicazione della tassa famiglia (focatico) ai proprietari terrieri, che attualmente ne sono esenti, perché non residenti sul luogo.

«Tonello».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se non ritenga opportuno, per venire incontro ai produttori e vinificatori di vino moscato, la cui produzione dell’annata passata è ancora tutta invenduta, di abolire a detto vino la qualifica di vino di lusso.

«L’interrogante fa presente come in certe città il dazio sul vino moscato raggiunge le 55 lire al litro, rendendo così impossibile, per l’alto prezzo, la vendita di un vino che dovrebbe essere di largo consumo popolare. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Scotti Alessandro».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per sapere a quale stato di istruttoria trovasi la pratica di pensione (dall’interrogante personalmente consegnata all’ufficio competente il giorno 16 ottobre 1947) alla vedova del colonnello genio alpini Gnecchi Mario, morto in Russia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Canevari».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere i motivi del ritardo della emanazione dei provvedimenti atti a mettere la Commissione unica per gli affari del personale, nella possibilità di formulare le proprie decisioni sul personale esonerato dal servizio durante il periodo fascista. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Canevari».

PRESIDENTE. La prima delle interrogazioni testé lette sarà iscritta all’ordine del giorno e svolta al suo turno, trasmettendosi ai Ministri competenti le altre per le quali si chiede la risposta scritta.

La seduta termina alle 17.5

Ordine del giorno per la seduta di domani.

Alle ore 16:

  1. Votazione a scrutinio segreto dei seguenti disegni di legge:

Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia ed i Paesi Bassi, il 30 agosto 1946. (30).

Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia e la Danimarca, il 2 marzo 1946. (31).

Approvazione degli Accordi di carattere economico, conclusi in Roma, tra l’Italia e l’Ungheria, il 9 novembre 1946. (32).

Approvazione dei seguenti Accordi conclusi ad Ankara tra l’Italia e la Turchia, il 12 aprile 1947: a) Accordo commerciale; b) Accordo di pagamento; c) Scambio di Note. (39).

Approvazione degli Accordi commerciali e di pagamento conclusi in Roma, tra l’Italia ed il Belgio, il 18 aprile 1946. (40).

Approvazione dei seguenti Accordi, conclusi a Roma, fra l’Italia e la Svezia, il 19 aprile 1947: a) Accordo italo-svedese relativo all’emigrazione di operai italiani in Svezia; b) Protocollo addizionale all’Accordo italo-svedese relativo all’emigrazione di operai italiani in Svezia. (41).

Approvazione dei seguenti Accordi, conclusi a Roma tra l’Italia ed il Belgio: a) Protocollo italo-belga per il trasferimento di 50.000 minatori italiani in Belgio e scambio di Note 23 giugno 1946; b) Scambio di Note per l’annullamento dell’articolo 7 del Protocollo suddetto 26-29 ottobre 1946; c) Annesso al Protocollo di emigrazione italo-belga 26 aprile 1947; d) Scambio di Note per l’applicazione immediata a titolo provvisorio dell’Annesso suddetto 27-28 aprile 1946. (42).

  1. – Seguito della discussione sul progetto di Costituzione della Repubblica italiana.