ASSEMBLEA COSTITUENTE
CCLXXVIII.
SEDUTA ANTIMERIDIANA DI GIOVEDÌ 30 OTTOBRE 1947
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI
INDICE
Congedi:
Presidente
Comunicazione del Presidente:
Presidente
Sull’ordine dei lavori:
Nitti
Presidente
Progetto di Costituzione della Repubblica italiana (Seguito della discussione):
Presidente
Micheli
Salizzoni
Fabbri
Macrelli
Corbino
Zuccarini
Persico
Codignola
Cifaldi
Fuschini
Tonello
Zaccagnini
Gronchi
Moro
Cosattini
La seduta comincia alle 11.
MOLINELLI, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta antimeridiana.
(È approvato).
Congedi.
PRESIDENTE. Comunico che hanno chiesto congedo i deputati Bertone e Gasparotto.
(Sono concessi).
Comunicazione del Presidente.
PRESIDENTE. Comunico che avendo l’onorevole Uberti rinunciato a far parte della Commissione per l’esame del disegno di legge sulla stampa, ho chiamato a sostituirlo l’onorevole Bulloni.
Sull’ordine dei lavori.
NITTI. Chiedo di parlare sull’ordine dei lavori dell’Assemblea.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NITTI. Se le notizie diffuse anche dalla stampa sono vere, noi dovremmo oggi sospendere i nostri lavori per alcuni giorni. Io debbo dichiararmi in colpa, perché ieri non assistetti all’ultima delle tre sedute dello stesso giorno. La mia assenza mi dà però il motivo di chiedere al Presidente, con tutto il rispetto che gli debbo, se queste sedute notturne devono ripetersi e se si deve ancora e se si possa, in una forma irresistibile di stanchezza da parte di tutti quelli che vi partecipano, discutere dei più gravi problemi e se queste sedute siano veramente utili.
Io devo dire che per quanto abituato ad essere al lavoro fin dalle cinque del mattino e per quanto abituato a lavorare a lungo, giunto ad un certo punto non so proprio come si possa, specie in un argomento così delicato come la preparazione della Costituzione, discutere ancora dopo due sedute della stessa giornata, prendendo parte ad una terza seduta notturna e ciò fino quasi al mattino.
Non è possibile che vi sia un uomo così forte che riesca a compiere questo sforzo, non solo di fare dieci, undici, dodici ore, ma di decidere su argomenti così gravi per la vita nazionale come la Costituzione, all’ultima ora, in stato di confusione dello spirito. Dopo due lunghe sedute nelle ore del giorno, le sedute notturne sono sempre pericolose ed avvengono in esse le più gravi cose in materia di stravaganza. Si può deliberare e si delibera a caso.
Dunque, poiché dovremo riprendere il lavoro fra sei o sette giorni (non so che cosa di preciso deciderà l’Assemblea) facciamo in modo che non ci sia la sorpresa di queste sedute notturne.
Io avrei dovuto parlare ieri lungamente, se l’Assemblea me l’avesse permesso, sulla questione delle Regioni. Ormai si è deciso o si crede di aver deciso. Avremo le Regioni. Le Regioni saranno la rovina dell’Italia. (Commenti – Proteste).
Una voce al centro. Questa volta, onorevole Nitti, lei è pessimista! (Commenti).
NITTI. Lo vedremo. Ma la questione non è esaurita. Vuol dire che la lotta, esaurita qui dentro, sarà ripresa fuori di qui. Io considero le Regioni come una delle più grandi aberrazioni e preparazione di disordini e di rovine. È vero, io avrei dovuto assistere alla seduta di ieri notte; ma non prevedevo che dopo la mezzanotte ci sarebbe stata ancora una discussione sulle Regioni, cioè su una questione che è fra le più importanti per la vita d’Italia.
Vedo dal processo verbale che la seduta è finita alle due e quaranta minuti di notte. Si è votato in piena conoscenza? Esiste forza umana capace di tanta resistenza? Solo il nostro Presidente, che ha una resistenza meravigliosa e che ha voluto sobbarcarsi a questo sacrificio, poteva esserne capace. Ma tutti, non credo.
La questione delle Regioni è finita forse in questa Aula; ma fuori di qui voi ne vedrete ancora gli sviluppi. Io non ho potuto parlare qui, ma ne parlerò altrove, resisterò fuori come meglio potrò, convinto di rendere un servigio al Paese creando la diffidenza per questa forma pericolosa di malefiche e dissolventi autonomie.
Io chiedo ora al nostro Presidente che ci faccia l’onore di meditare sulla nostra stanchezza e veda se non sia il caso, fra sette od otto giorni, quando riprenderemo i lavori, di disporre le cose in guisa che non vi siano sedute notturne. Perché nelle sedute notturne possiamo avere le più gravi sorprese, ora soprattutto che l’Assemblea diventa nervosa. Lavorare sulla stanchezza e distrattamente, porta inevitabilmente all’eccitazione dei nervi e al disordine delle idee. Siamo, a quanto si dice, alla vigilia delle elezioni generali: si vogliono precipitare i lavori. Il semplice fatto di determinare questo stato d’animo, rende impossibile all’Assemblea di fare delle sedute notturne, sia per l’eccitazione che vi è, e sia perché qualunque Assemblea, quando vede il pericolo della sua fine, cioè delle elezioni, (Interruzioni) entra in un tale stato di nervosità che non è più in grado di lavorare con calma.
E perciò mi rivolgo rispettosamente al Presidente, ammirando il suo spirito di sacrificio, la sua volontà di fare tutto il suo dovere, pregandolo di voler evitare che vi siano sedute notturne alla prossima ripresa dei nostri lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Nitti, posso assicurare che non è intenzione prestabilita di nessuno fare le sedute notturne e che si ricorre ad esse solo nel caso di necessità, perché, se i termini imperativi, che ci siamo proposti, cominciano a non essere osservati, il nostro intero programma minaccia di cadere e la scadenza ultima, che tutti conosciamo, potrebbe sopravvenire prima che abbiamo potuto compiere il nostro dovere.
Ad ogni modo, assicuro l’onorevole Nitti che, nonostante la volontà di sacrificio – non solo mia ma comune – sarà evitato al massimo di richiedere ai membri dell’Assemblea uno sforzo eccezionale.
Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
Onorevoli colleghi, dobbiamo esaminare l’articolo 123. Se ne dia lettura.
MOLINELLI, Segretario, legge:
«Le Regioni sono così costituite:
Piemonte;
Valle d’Aosta;
Lombardia;
Trentino-Alto Adige;
Veneto;
Friuli e Venezia Giulia;
Liguria;
Emiliana lunense; Emilia e Romagna; Toscana;
Umbria;
Marche;
Lazio;
Abruzzi;
Molise;
Campania;
Puglia;
Salento;
Lucania; Calabria;
Sicilia;
Sardegna.
«I confini ed i capoluoghi delle Regioni sono stabiliti con leggi della Repubblica».
PRESIDENTE. Nella seduta di ieri sera è stato approvato l’ordine del giorno Targetti, con l’intendimento che esso precluderà il riconoscimento di Regioni non comprese nell’elenco di quelle storico-tradizionali di cui al nuovo testo dell’articolo 123 presentato dalla Commissione: rimane ora da votare questo articolo, che, nel nuovo testo del Comitato di redazione, è così formulato:
«Oltre alle Regioni indicate dall’articolo 108, che hanno forme speciali di autonomia, sono costituite, con le funzioni ed i poteri stabiliti dalla Costituzione, le Regioni seguenti:
Piemonte;
Lombardia;
Veneto;
Liguria;
Emilia e Romagna;
Toscana;
Umbria;
Marche;
Lazio;
Abruzzi e Molise;
Campania;
Puglia;
Basilicata;
Calabria».
Sono stati proposti degli emendamenti a questo nuovo testo. Alcuni di questi emendamenti, dato il carattere preclusivo che l’Assemblea ha dato ieri sera alla votazione dell’ordine del giorno Targetti, evidentemente non possono più essere né svolti, né posti in votazione. Così ad esempio il primo emendamento, che porta le firme degli onorevoli Nobile, Corbino, Marchesi, Rubilli, Giannini, Cevolotto, Gullo Fausto, Paratore, Benedetti, Bergamini, Martino Gaetano, Preziosi, Mancini, Nobili Tito Oro, Cifaldi, Lombardi Riccardo, Rodi, De Falco, Condorelli, Fresa, Abozzi, Marinaro, Venditti, Mastrojanni, Morelli Renato, Crispo e Fornara:
«Sostituire il nuovo testo del Comitato col seguente:
«A parte le Regioni della Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige e Val d’Aosta, tutte le altre verranno costituite con legge del Parlamento da emanarsi entro due anni dall’entrata in vigore della Costituzione. La legge stessa stabilirà i confini ed il capoluogo di ogni singola Regione».
La stessa sorte segue l’emendamento proposto dagli onorevoli Bosco Lucarelli e Perlingieri, in quanto comprende fra le Regioni il Sannio:
Sostituirlo col seguente:
Il numero, la denominazione, i confini ed i capoluoghi delle Regioni saranno stabiliti con legge della Repubblica.
In attesa della legge, le circoscrizioni regionali, oltre quelle indicate nell’articolo 108, che hanno forme speciali di autonomia, restano per un triennio cosi stabilite:
Piemonte, comprendente le provincie di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli. Capoluogo Torino;
Lombardia, comprendente le provincie di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Milano, Pavia, Sondrio e Varese. Capoluogo Milano;
Veneto, comprendente le provincie di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza. Capoluogo Venezia;
Liguria, comprendente le provincie di Genova, Imperia, La Spezia e Savona. Capoluogo Genova;
Emilia, comprendente le provincie di Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Capoluogo Parma;
Romagna, comprendente le provincie di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna. Capoluogo Bologna;
Toscana, comprendente le provincie di Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Pisa, Pistoia e Siena. Capoluogo Firenze;
Umbria, comprendente le provincie di Perugia e Terni. Capoluogo Perugia;
Marche, comprendente le provincie di Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro ed Urbino. Capoluogo Ancona;
Lazio, comprendente le provincie di Frosinone, Latina, Rieti, Roma e Viterbo. Capoluogo Roma;
Abruzzi, comprendente le provincie di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo. Capoluogo L’Aquila;
Sannio, comprendente le provincie di Avellino, Benevento, Campobasso. Capoluogo Benevento;
Campania, comprendente le provincie di Caserta, Napoli e Salerno. Capoluogo Napoli;
Puglia, comprendente le provincie di Bari, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto. Capoluogo Bari;
Basilicata, comprendente le provincie di Matera e Potenza. Capoluogo Potenza;
Calabria, comprendente le provincie di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. Capoluogo Catanzaro.
Subordinatamente, aggiungere all’elenco delle Regioni proposto dalla Commissione il Sannio, togliendo, dopo la parola: Abruzzi, la parola: Molise.
Subordinatamente ancora, aggiungere alla parola: Campania, la parola: Sannio, togliendo la parola: Molise dopo la parola: Abruzzi.
L’onorevole Micheli, ha presentato il seguente emendamento:
«Nell’elenco delle Regioni, dopo: Liguria, aggiungere: Emilia e Lunigiana».
Questo emendamento cade sotto quella stessa norma preclusiva.
MICHELI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELI. Mi pare che effettivamente, una volta che noi veniamo a discutere l’articolo 123 nel nuovo testo, è evidente che si può fare ogni discussione al riguardo.
Io non mantengo il mio emendamento; però desidero che l’Assemblea mi consenta di dire una brevissima parola, che spieghi le ragioni per le quali io mi sono indotto a non mantenere l’emendamento stesso, che era un po’ la ragione della mia presenza in quest’Aula. (Commenti).
Certamente io non posso tacere in questo momento – verrei meno al mandato che io ho avuto – e quindi prego l’Assemblea di confortarmi colla sua solidarietà nell’esplicazione del mio mandato. Dirò poche parole, giacché io comprendo il particolare momento nel quale io parlo.
Avendo il Gruppo del Partito democratico cristiano al quale io appartengo, ed appartiene buona parte degli onorevoli colleghi che avevano con me presentata la proposta della formazione della Regione emiliano-lunense o lunigianese – come indicai successivamente, comprensiva di Parma, Piacenza, Reggio, Modena e La Spezia e circondario di Pontremoli – deliberato di aderire all’ordine del giorno Targetti, già approvato, e all’articolo aggiuntivo dell’onorevole Mortati, il quale consente che entro 5 anni si possa provvedere con legge costituzionale alla modifica delle circoscrizioni regionali, quali risultano dall’articolo 123 ora letto e posto in discussione, ci siamo trovati obbligati a rinunciare in questa sede alla proposta da noi presentata in corrispondenza ai desiderata delle popolazioni che abbiamo l’onore di rappresentare.
La proposta, come è noto, era stata accolta dalla seconda Sottocommissione nella sua tornata del 17 dicembre 1946, per modo che la Regione da noi vagheggiata figurò per molto tempo nell’elenco contenuto nel testo ufficiale proposto per la Costituzione e in distribuzione in quest’Aula per molti mesi, sino a quando, recentemente, il Comitato di redazione, senza sentire l’avviso della Sottocommissione, né quello della Commissione dei Settantacinque, ha creduto di eliminarla dall’elenco stesso.
Appena presentato il nuovo, diminuito elenco io ho fatto dichiarazioni e proteste che mantengo e ripeto.
Ma soprattutto intendo e voglio ripetere qui i punti conclusivi della relazione che ho dato alle stampe e che ho presentato alla seconda Sottocommissione, in base alla quale la Sottocommissione ha approvato la nostra proposta. Dico nostra perché era presentata con me da altri undici colleghi.
Mi richiamo a questa relazione che è agli atti e lo faccio anche per quella brevità che è doverosa, particolarmente in questo momento della discussione, per non ripetere quanto io ho allora ampiamente dimostrato.
I punti conclusivi sono i seguenti:
1°) Non esservi argomenti storici e tradizionali e molto meno statistici che esigano la riunione in una sola Regione di tutto il territorio che va da Piacenza a Rimini.
2°) Incontestabili le ragioni di convenienza le quali reclamano che le popolazioni del golfo di La Spezia siano unite, anche amministrativamente, al loro naturale entro terra della Valle Padana.
3°) Indiscutibile la necessità nella quale si trova la Valle della Magra ed il suo centro maggiore Pontremoli, di fare parte finalmente di unità amministrative più rispondenti agli interessi di quelle popolazioni, eliminando l’attuale assurda situazione per cui, per arrivare al capoluogo della Provincia, bisogna passare attraverso un’altra Provincia finitima che si vuole ignorare.
Quanto poi al punto di vista generale della discussione debbo ripetere quanto ebbi ad esporre a questa Assemblea, nel mio discorso sulle finanze della Regione, il 15 luglio 1947, essere cioè, a mio avviso, essenziale che il primo esperimento di una organizzazione regionale nello Stato unitario debba compiersi – per la migliore formazione della tradizione nuova che dovrà integrare e sostituirsi in tutto o in parte a quella provinciale – attraverso Regioni piccole e grandi insieme, e perché questo darà modo di particolari risultati e confronti e di più fecondi studi, e perché le prime, cioè le Regioni piccole, oltre a giovare meglio alla preparazione di coloro che dovranno dirigere le nostre future organizzazioni politiche, consentiranno insieme un più facile e meglio ordinato sviluppo della iniziativa privata, una reale ed effettiva attuazione del pubblico controllo, rendendo più accessibili e comprensibili al popolo gli organismo del nuovo regime.
Con queste mie dichiarazioni, che oggi per me e per i miei colleghi sono un rinnovato punto di partenza, perché attraverso l’articolo Mortati che ha avuto non solamente l’adesione della mia parte, ma anche quella di molti altri autorevoli Gruppi della Camera, la Regione emiliano-lunigianese sarà domani un fatto compiuto, io ed i colleghi che mi hanno confortato della loro autorevole adesione, ritiriamo il nostro emendamento. (Applausi). Senza rammarico perché l’articolo aggiuntivo dell’onorevole Mortati, ci consente di mantenere la proposta della nostra Regione emiliano-lunigianese e di ripresentarla subito. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Comunico che, in seguito alle votazioni di ieri, sono superati i seguenti emendamenti al nuovo testo:
Nell’elenco delle Regioni, al posto della Regione:
Abruzzi e Molise,
sostituire:
Abruzzi;
Molise.
Colitto, Morelli Renato, Ciampitti, Rubilli, Venditti, Rodi, Miccolis, Perugi, Condorelli, Bordon.
Nell’elenco delle Regioni, al posto di:
Abruzzi e Molise,
sostituire:
Abruzzi;
Molise.
Camposarcuno, Mannironi, Codacci Pisanelli, Zotta, Gabrieli, Micheli, De Palma, Foresi, Mastino Gesumino.
Nell’elenco delle Regioni, fare del Molise una Regione a sé, staccata dagli Abruzzi.
Lussu.
Nell’elenco delle Regioni, al posto di: Abruzzi e Molise, ripristinare il testo primitivo, facendo due distinte e separate formulazioni:
Abruzzi;
Molise.
Ciampitti.
Nell’elenco delle Regioni, dopo: Calabria, aggiungere: Sannio.
Cifaldi, De Caro Raffaele.
Nell’elenco delle Regioni, aggiungere: Salento.
Stampacchia, Grassi, Codacci Pisanelli, Gabrieli, Vallone, Camposarcuno, De Maria.
Penso che non sia il caso di svolgere gli emendamenti al vecchio testo perché ciò contrasterebbe con lo spirito dell’ordine del giorno Targetti, votato ieri sera.
Gli onorevoli Salizzoni e Mannironi hanno proposto il seguente emendamento:
«Sostituire, nell’elenco delle Regioni: Emilia e Romagna, con: Emilia-Romagna».
L’onorevole Salizzoni ha facoltà di svolgere l’emendamento.
SALIZZONI. Mantengo l’emendamento rinunziando a svolgerlo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione il primo comma dell’articolo 123:
«Oltre alle Regioni indicate dall’articolo 108, che hanno forme speciali di autonomia, sono costituite, con le funzioni ed i poteri stabiliti dalla Costituzione, le Regioni seguenti».
(È approvato).
Pongo in votazione i singoli alinea indicanti le Regioni:
«Piemonte».
(È approvato).
«Lombardia».
(È approvato).
«Veneto».
(È approvato).
«Liguria».
(È approvato).
A questo punto si deve votare l’emendamento dell’onorevole Salizzoni che propone di sostituire alla dizione «Emilia e Romagna», l’altra «Emilia-Romagna».
FABBRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE, Ne ha facoltà.
FABBRI. Non vedo la ragione di questo emendamento e quindi voterò contro di esso perché io non mi sono mai eretto a vindice investito delle ragioni dei regionalisti, per le quali è noto che ho ben scarso entusiasmo, ma nel caso particolare non vedo perché, trattandosi di una questione di denominazione, l’Emilia e la Romagna dovrebbero avere un trattamento diverso dell’Abruzzo e Molise. Si è discusso se il Molise rientri o no a certi effetti nell’Abruzzo. Nel caso particolare della Romagna, si discuterà se la Romagna deve a certi effetti considerarsi compresa o no nell’Emilia, ma il fatto che la Romagna, come tradizionalmente si intende, non si identifica come estensione territoriale con l’Emilia mi pare assurdo metterlo in dubbio e quindi, non capisco le ragioni per cui l’espressione geografica Emilia e Romagna dovrebbe avere un trattamento diverso dell’espressione geografica Abruzzo e Molise. Mi pare lo stesso, identico problema relativamente al punto della denominazione e non capisco perché relativamente ad una Regione ci dovrebbe essere una «lineetta» e relativamente ad un’altra Regione una «e». Mi pare che dovrebbe essere assolutamente identica la grafia. Non voglio aprire una questione, ma confermo che dal punto di vista del nome nessuno pensa che la Romagna possa avere a che vedere con Parma e Piacenza riferendosi ai confini ed alla tradizione, storica e geografica.
MACRELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MACRELLI. Mi associo alle dichiarazioni dell’onorevole Fabbri e voterò il testo della Commissione.
CORBINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORBINO. Abbiamo deciso ieri di dare alle Regioni i nomi che corrispondono alle pubblicazioni ufficiali statistiche; e nelle pubblicazioni ufficiali statistiche la parola Romagna non esiste; si parla soltanto di Emilia.
Propongo, pertanto, che le parole «Emilia e Romagna» siano sostituite, nell’articolo 123, con la parola «Emilia».
ZACCAGNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZACCAGNINI. Mi pare che nella dichiarazione dell’onorevole Lami Starnuti sia stato chiaramente ed esplicitamente espresso questo pensiero: che l’ordine del giorno votato si richiamava sostanzialmente all’elenco del progetto.
Il richiamo alle pubblicazioni statistiche doveva avere questo preciso significato. In questo nuovo elenco la dizione è Emilia e Romagna, così come del resto risulta da varie pubblicazioni statistiche non recentissime.
Dichiaro di votare contro l’emendamento Salizzoni ed in favore del mantenimento della dizione dell’elenco proposto dalla Commissione.
PRESIDENTE. Porrò in votazione per prima la proposta dell’onorevole Corbino di dire semplicemente «Emilia». Successivamente, l’emendamento dell’onorevole Salizzoni «Emilia-Romagna»; ed infine il testo della Commissione «Emilia e Romagna».
Pongo in votazione l’emendamento Corbino.
(Dopo prova e controprova è approvato).
MACRELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MACRELLI. Non vorrei mettere in dubbio la proclamazione del risultato della votazione testé fatta dalla Presidenza: cioè, l’approvazione della proposta dell’onorevole Corbino. Mi si consenta di dire, senza ombra di offesa – è una impressione personale – che la votazione non ha avuto l’esito annunziato dalla Presidenza; comunque esiste un dubbio nell’animo di alcuni di noi.
Pregherei, quindi, la Presidenza di voler ripetere la votazione per divisione.
PRESIDENTE. Non posso accedere alla richiesta dell’onorevole Macrelli perché fondata su di un dubbio che non ha ragione di sussistere. Avendo di nuovo consultato gli onorevoli Segretari della Presidenza, posso dichiarare che la differenza tra voti favorevoli e voti contrari è risultato superare la decina. Pertanto, non può essere ammessa alcuna possibilità di errore.
Per questa ragione credo che la votazione eseguita debba essere convalidata, sia pure con amarezza per qualcuno di noi.
Pongo in votazione i successivi alinea nella elencazione delle Regioni:
«Toscana».
(È approvato).
«Umbria».
(È approvato).
«Marche».
(È approvato).
«Lazio».
(È approvato).
«Abruzzi e Molise».
(È approvato).
«Campania».
(È approvato).
«Puglia».
(È approvato).
«Basilicata».
(È approvato).
«Calabria».
(È approvato).
Abbiamo, quindi, approvato l’elenco delle Regioni contenuto nell’articolo 123, proposto dalla Commissione, con la sola modificazione relativa alla sostituzione della dizione «Emilia», alla primitiva «Emilia e Romagna».
Pongo ora in discussione l’ordine del giorno presentato dagli onorevoli Codignola, Parri, Cevolotto e Binni:
«L’Assemblea Costituente,
ritenendo che siano venuti meno i presupposti che a suo tempo determinarono l’introduzione del Friuli-Venezia Giulia fra le Regioni fornite di autonomia speciale,
persuasa di esprimere la volontà della popolazione interessata,
riaffermando il solenne impegno di tutela delle minoranze etniche e linguistiche, già consacrato dalla Costituzione,
fa voti che, in sede di approvazione dell’articolo 123, sia revocata l’autonomia speciale già concessa al Friuli-Venezia Giulia, rinviando alla legge l’eventuale erezione del Friuli in Regione fornita di autonomia ordinaria».
Si potrebbe fare osservare da qualche collega che la votazione dell’ordine del giorno Targetti sarebbe preclusiva per le proposte contenute nell’ordine del giorno Codignola. Ma l’ordine del giorno Targetti si riferiva alle Regioni storico-tradizionali, mentre l’onorevole Codignola si riferisce a Regioni di nuova costituzione.
ZUCCARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZUCCARINI. Io trovo strano che su una deliberazione già presa, contrariamente a quanto in precedenza stabilito si proponga addirittura il capovolgimento di una precedente regolamentazione. Ciò mi sembra, non solo poco serio, ma inammissibile. Dirò anche che non so rendermi ragione dei motivi che possono aver consigliato questa proposta di annullamento di una deliberazione già presa in tema costituzionale. Quando si parla sulla particolare questione delle popolazioni interessate, non esiste, intanto, nessuna delimitazione, almeno dal punto di vista…
PRESIDENTE. Ma lei, onorevole Zuccarini, entra nel merito e non fa una questione pregiudiziale.
ZUCCARINI. Vorrei, infatti, entrare nel merito.
PRESIDENTE. In questo caso è necessario che, prima di lei, l’onorevole Codignola entri nel merito.
ZUCCARINI. Mi fermo allora alla pregiudiziale riservandomi di intervenire se l’onorevole Codignola svolgerà il suo ordine del giorno.
PERSICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PERSICO. Ricordo che noi abbiamo testé approvato un preciso riferimento all’articolo 108. Ora, il Friuli-Venezia Giulia appartiene alle Regioni indicate nell’articolo 108. Non mi pare che si debba, a cinque minuti da una precedente deliberazione, votare su un principio che le è contrario.
PRESIDENTE. Onorevole Persico, la sua è una questione di merito, ed ora siamo in tema di pregiudiziale. Se mai, potrà riprendere la questione da lei posta dopo che l’onorevole Codignola avrà svolto l’ordine del giorno.
Onorevole Zuccarini, mantiene la sua pregiudiziale?
ZUCCARINI. Insisto nella pregiudiziale.
PRESIDENTE. Sta bene. Secondo questa pregiudiziale, l’ordine del giorno non è ammissibile perché l’Assemblea ha già preso una deliberazione, la quale stabilisce per l’appunto il contrario di ciò che l’ordine del giorno Codignola vorrebbe proporre.
CODIGNOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CODIGNOLA. Onorevole Presidente, per poter decidere circa la pregiudiziale proposta dall’onorevole Zuccarini, ritengo che sia necessario che io prima esponga i motivi che mi inducono a presentare la mia proposta, poiché fra questi motivi vi è appunto quello che son venuti meno i presupposti che a suo tempo determinarono l’Assemblea a votare in favore della concessione al Friuli di una autonomia speciale. Essendo venuti meno i presupposti, io ritengo che l’Assemblea possa legittimamente riprendere in esame il problema.
PRESIDENTE. Faccio presente che, a norma di Regolamento, sulla pregiudiziale possono parlare soltanto due deputati a favore e due contro.
CODIGNOLA. Chiedo di parlare contro la proposta pregiudiziale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CODIGNOLA. Mi limiterò a brevissime considerazioni. Quando nella seduta del 27 giugno 1947, l’Assemblea approvò l’autonomia speciale per la Regione Friuli-Venezia Giulia, come gli onorevoli colleghi sanno, non era stato ancora ratificato né entrato in vigore il Trattato di pace. L’introduzione della parola «Venezia-Giulia» nel testo della nostra Costituzione, aveva un significato che a nessuno poteva allora sfuggire. Ed è per questo che da tutti i settori dell’Assemblea, senza entrare nel merito del problema assai delicato che allora veniva messo in discussione, si ritenne opportuno in quel momento di non avanzare pregiudiziali sopra la questione che era in discussione.
Passò così, improvvisamente, senza che ci fosse stata alcuna discussione approfondita, ed in contrasto coi voti che erano stati espressi dagli enti locali in seguito alle richieste fatte dalla Commissione, l’autonomia speciale per la Regione Friuli-Venezia Giulia.
Successivamente, da un lato tutti gli onorevoli colleghi sono stati informati delle reazioni molto vaste e serie che la deliberazione dell’Assemblea ha avuto nelle popolazioni interessate, le quali hanno dichiarato che la deliberazione presa da questa Assemblea era in contrasto con la loro volontà; dall’altro questa Assemblea ha proceduto alla ratifica del Trattato di pace.
Ora, dopo questa ratifica, mi pare che noi possiamo legittimamente rimettere il problema in discussione in quanto le parole «Venezia Giulia», che sono legate alla parola «Friuli», non rispondono più ad una Regione che appartenga allo Stato italiano. Le ragioni formali per cui io ritengo che l’Assemblea possa rimettere in discussione il problema, sono queste due: il fatto che la Venezia Giulia non è più una Regione che appartiene allo Stato italiano, e la volontà delle popolazioni interessate.
CIFALDI. Chiedo di parlare a favore della pregiudiziale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIFALDI. Mi pare che ci sia l’impossibilità di esaminare, nel merito, la proposta dell’onorevole Codignola, perché vi è un ostacolo insormontabile, costituito da quanto ieri sera l’Assemblea ha deciso, quando cioè è stata preclusa la possibilità di formare nuove Regioni.
Ci si è fermati ad esaminare il complesso di quello che aveva stabilito la Commissione, al punto che questa mattina siamo giunti a dover modificare, attraverso un riferimento esplicito alle statistiche, cioè in base alla indicazione ufficiale della statistica, un fatto acquisito alla coscienza italiana, avendo dovuto accettare la dizione esclusiva dell’Emilia, cancellando la Romagna dal novero delle Regioni italiane.
FUSCHINI. Questa decisione non è degna dell’Assemblea, perché non si può negare l’esistenza di una Regione che ha le sue tradizioni e la sua storia.
PRESIDENTE. Onorevole Fuschini, se lei fosse stato presente, avrebbe potuto parlare ieri sull’argomento.
CIFALDI. Ora, onorevoli colleghi, se l’Assemblea, in ossequio a quanto ha votato ieri sera nell’ordine del giorno, ultima parte, ha dovuto arrivare alla cancellazione della Romagna (e questo è ormai stato deliberato dalla Assemblea) è impossibile per analogia, modificare quanto già deliberato per altra Regione.
Comunque, io mi permetterei di ricordare il monito del Presidente a proposito della votazione intervenuta, dicendo all’onorevole Codignola che noi dobbiamo uniformarci alla volontà dell’Assemblea già manifestata.
TONELLO. Chiedo di parlare contro la pregiudiziale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TONELLO. Mi preme precisare un fatto. Qui non si tratta di rigettare o di cancellare nuove Regioni.
Abbiamo votato e votammo che il Friuli facesse una circoscrizione sua e tutti fummo concordi. In fin dei conti, il Friuli domanda adesso di rimanere con una sua autonomia regionale, rinunziando solo allo statuto speciale, che avrebbe dovuto comportare il suo distacco dal Veneto. Quindi, il Friuli domanda di rimanere Regione separata ma non di avere lo statuto speciale, al quale rinunzia. Sono quindi contro la pregiudiziale, perché togliere al Friuli lo statuto speciale non significa cancellarlo dal numero delle Regioni.
CODIGNOLA. Ritiro il mio ordine del giorno e chiedo di parlare per darne ragione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CODIGNOLA. Ritiro il mio ordine del giorno poiché ritengo di potere, in linea di massima, aderire ad un altro testo, presentato dall’onorevole Gronchi sotto forma di articolo aggiuntivo, da collocare nelle norme transitorie.
Come ha detto poc’anzi l’onorevole Tonello, il problema che ci preoccupa non è l’autonomia del Friuli a carattere ordinario, ma quello dell’autonomia a carattere speciale.
Ora se l’Assemblea ritiene più opportuno seguire la proposta dell’onorevole Gronchi, che non propone un ordine del giorno ma un articolo aggiuntivo e dichiarativo rispetto all’articolo 108, non ho alcuna difficoltà a ritirare il mio ordine del giorno e ad aderire alla proposta dell’onorevole Gronchi.
PRESIDENTE. Passiamo, allora, all’esame dell’articolo aggiuntivo, da collocarsi tra le norme transitorie, proposto dagli onorevoli Gronchi, Piccioni, Piemonte, Facchinetti, Macrelli, Vigna e Scoccimarro.
Se ne dia lettura.
MOLINELLI, Segretario, legge:
«La Regione Friuli-Venezia Giulia, di cui all’articolo 108, sarà provvisoriamente retta secondo le norme generali contemplate nel Titolo V, essendo assicurata la tutela delle minoranze linguistiche dalle apposite norme previste dalla Costituzione».
PRESIDENTE. L’onorevole Gronchi ha facoltà di illustrare l’articolo aggiuntivo proposto.
GRONCHI. Farò brevi dichiarazioni, perché la stessa discussione sulla pregiudiziale opposta all’ordine del giorno Codignola ha ormai chiarito le posizioni.
In sostanza, noi realisticamente diciamo che questo momento non è il più adatto per definire lo statuto speciale per una Regione la quale, per i recenti avvenimenti internazionali, rappresenta un punto particolarmente delicato e sensibile non solo per la nostra politica interna, ma anche per la politica internazionale.
D’altra parte, molti di noi si rendono conto essere inopportuno politicamente rimettere oggi in discussione quella concessione di autonomia regionale, sancita non oltre due mesi dalla presente discussione. Quello che interessa, come l’onorevole Codignola ha detto, è di riprendere in esame la questione dello statuto speciale che il 27 giugno fu dall’Assemblea indicato. E l’articolo aggiuntivo che io ho proposto, anche a nome di colleghi di altra parte dell’Assemblea, si propone appunto questo, di mantenere cioè un’autonomia di carattere generale al Friuli-Venezia Giulia, che fu eretto in Regione il 27 giugno, rimandando alla prossima Camera la questione se, anche in conseguenza di una situazione internazionale la quale potrà orientarsi verso forme e soluzioni che oggi non prevediamo, risponda agli interessi delle popolazioni interessate il creare un’autonomia speciale, uno statuto speciale per questa Regione.
E con ciò mi pare che la posizione sia sufficientemente chiara perché occorra prolungare la presente discussione.
ZUCCARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZUCCARINI. Io credo che con la proposta dell’onorevole Gronchi si tenda pur sempre a modificare una deliberazione dell’Assemblea Costituente in materia costituzionale. Se il principio venisse accettato, bisognerebbe infatti accettarlo anche nei confronti degli articoli che sono stati già approvati.
Non credo che ciò sarebbe male; io credo anzi che ciò sarebbe bene, perché verremmo in tal modo a modificare molte decisioni che sono state prese senza la dovuta maggioranza e anche senza la dovuta ponderazione. Per quello che si riferisce poi allo statuto speciale per il Friuli-Venezia Giulia, io non vedo il motivo per cui, secondo l’ipotesi affacciata qui da alcuni colleghi, le popolazioni interessate dovrebbero non trovarsi consenzienti.
L’avere infatti accettato per il Friuli una posizione speciale, qui nell’Assemblea Costituente, fu appunto in considerazione del fatto che noi intendevamo porre una Regione di confine in una situazione tale che rendesse democraticamente accettabili le nostre istituzioni dalle popolazioni di minoranza incluse nel nostro territorio nei confronti anche dell’influenza che queste nostre istituzioni democratiche possono esercitare sulle popolazioni limitrofe e che ora ci sono state strappate.
Fummo favorevoli a quella deliberazione appunto perché non dimenticava quanto grande e funesto sia stato l’errore commesso daii precedenti governi nel sopprimere quelle autonomie locali che esistevano già sotto il Governo austriaco, e nell’avere obbligato di conseguenza le Regioni di confine a sottostare ad un unico ordinamento ed ad un unico sistema amministrativo centralista e accentratore. Noi ci riferiamo anche ad un esempio che i democratici non dovrebbero mai perdere di vista: all’esempio della Svizzera..
Noi volevamo cioè dimostrare, con questo statuto speciale allo stesso modo e nelle stesse condizioni dell’Alto Adige, come le minoranze incluse nel territorio italiano possono rimanerci senza alcuna preoccupazione che nel nostro sistema politico ed amministrativo esse non godano di tutti i diritti che sono riconosciuti agli altri cittadini. Non vediamo quindi come e perché coloro i quali sono ammessi a beneficiare dell’autonomia, e il beneficio è comune per gli allogeni e per gli altri, dovrebbero, proprio essi, ribellarsi, quasi si trattasse di un’offesa, quasi questa concessione fosse loro accordata per danneggiarli o per opprimerli.
E per vero, l’aver concesso una maggiore autonomia quali pericoli potrebbe presentare? Io vedrei, onorevoli colleghi, un pericolo soltanto se questa maggiore autonomia concessa alle minoranze costituisse un pericolo per la nostra Costituzione e per l’italianità della Regione. Ma se quelle autonomie servono, serviranno invece – come era nelle intenzioni dei proponenti e della Costituente – ad affezionare alle nostre istituzioni le popolazioni di confine, specialmente là dove esistono regimi totalitari in cui la democrazia non si esercita; se questo potranno fare le nostre istituzioni speciali di confine (e lo potranno fare!) credo che noi dobbiamo mantenere ferma la nostra deliberazione. Non solo, perché si tratta di una deliberazione già votata e come tale non può essere cancellata – in quanto sarebbe un gravissimo precedente –, ma soprattutto perché a queste autonomie speciali noi dobbiamo dare un carattere speciale, una funzione speciale. Quella stessa funzione che la Val d’Aosta esercita ai confini con la Francia, quella stessa funzione che l’Alto Adige-Trentino esercita nei confronti dell’Austria e della Germania, quella stessa funzione vogliamo che eserciti l’autonomia del Friuli – chiamatelo anche Friuli solamente – verso le popolazioni che sono strappate ai nostri confini e alla nostra sovranità.
Bisogna dimostrare praticamente che la democrazia, quando è bene esercitata – e sarà esercitata bene solo in regime di autonomie speciali, perché altrimenti cadremmo in quel sistema amministrativo che noi bene conosciamo e che qui in Italia è rimasto sempre lo stesso – può attrarre le simpatie verso la nostra Nazione di quelle popolazioni, le quali, appunto, in questo momento meno godono di quella libertà cui erano abituate col vecchio sistema austriaco e che il regime fascista soppresse.
Ed a quelli che si preoccupano che l’autonomia speciale concessa al Friuli possa servire a beneficio degli slavi, e cioè per immettere nel nostro territorio un numero straordinario, eccessivo di slavi e quindi per contestare successivamente la sovranità dell’Italia sui territori dello stesso Friuli, io chiedo se invece proprio questa immigrazione di slavi nel nostro territorio non sarebbe la documentazione della bontà delle nostre istituzioni, e se queste nostre istituzioni speciali in quanto più democraticamente applicate non abbiano ad esercitare proprio quella funzione di propaganda e di attrazione che ha esercitato ed esercita la Svizzera di fronte a tutte le Nazioni europee. (Commenti). Badate bene, a questo esempio probativo non c’è tedesco che avendo esercitata la libertà in Svizzera, con quelle autonomie, abbia cercato o abbia desiderato di riunirsi alla Germania o all’Austria; non c’è francese in Svizzera che si sia pronunciato per una annessione alla Francia (Commenti a sinistra), non c’è italiano del Canton Ticino che abbia desiderato di abbandonare le libertà di cui godeva nel Canton Ticino, nella libera Svizzera, per ritornare coll’Italia.
Il che vuol dire, amici e colleghi, che la democrazia ha un’influenza assimilatrice maggiore anche del principio di nazionalità; e solo la democrazia supera i particolarismi. Invece qui gli ordini del giorno e le pubblicazioni, che sono venute all’Assemblea per premere nel senso di una modifica delle sue decisioni, sono ispirati ad una preoccupazione nazionalistica (Commenti al centro), dalla preoccupazione che anche il territorio del Friuli ci possa essere strappato. Ma bisognerebbe vedere chi ha scritto questi ordini del giorno, chi li ha diramati, quali atteggiamenti abbia preso prima. E io credo che non ci sarebbe allora molto da discutere per vedere che l’autonomia concessa al Friuli è stata una buona concessione e gioverà assai a rendere democratiche anche al di fuori di noi le nostre istituzioni, proprio nei confronti di quella Jugoslavia che in questo momento ha assorbito una gran parte dei nostri connazionali. Bisogna che le nostre istituzioni – e le abbiamo volute democratiche per questo – attraggano, siano cioè anche elementi di espansione e di propaganda. Questa è l’espansione che vogliamo, quella di far desiderare le istituzioni nostre. Per questo noi siamo venuti qui a formare questa Costituzione e desideriamo che essa, per quanto possibile, risponda a questo scopo, di dare libertà e con la libertà assicurare all’Italia istituzioni solide e una solida compagine nazionale. (Approvazioni).
TONELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all’onorevole Tonello, vorrei far presente che, poiché l’onorevole Codignola ha ritirato il suo ordine del giorno di fronte alla pregiudiziale che era stata posta, in questo momento non si discute se concedere l’autonomia speciale. È già concessa, e perciò tutto il discorso molto appassionato dell’onorevole Zuccarini, mi pare si sia risolto in un combattimento per qualcosa che nessuno minaccia. C’è una norma transitoria e pregherei i colleghi di attenersi a questa norma.
Ha facoltà di parlare l’onorevole Tonello.
TONELLO. Tutte le belle cose che ha detto il collega Zuccarini noi possiamo sentirle, ma non hanno nulla a che fare con la questione che trattiamo adesso.
Qui non si tratta di mettere in dubbio e di revocare l’autonomia del Friuli. Si tratta di dire che, siccome c’è un regolamento per quella Regione, esso resta sospeso anche per il momento politico che attraversiamo: prima di tutto perché tutte le organizzazioni del Friuli hanno detto che non vogliono questa legislazione speciale. Non è questo il momento di farla, perché altrimenti si acuiscono i dissidi fra la popolazione slava e quella italiana. Non c’è di peggio che fare del nazionalismo ai confini del proprio Paese per creare antipatie al proprio Paese.
Nel Friuli e sulle terre che ci sono contestate, ci sono queste due minoranze, questi due nazionalismi arrabbiati che cozzano e cercano di invelenire i reciproci rapporti. Noi dobbiamo dire ai friulani che il Paese concede loro una autonomia speciale perché essi, che sono sul luogo e conoscono uomini e cose, e sanno quello che si deve fare, lo facciano per il meglio. Diciamo, dunque, ai friulani: fate voi; verrà poi un momento in cui dovremo fare questo Statuto speciale per il Friuli. Ma non prima che le condizioni speciali politiche fra l’Italia e la Jugoslavia si siano calmate e siano tornate allo stato normale.
Perché voi sapete meglio di me, onorevoli colleghi, che esiste un profondo dissidio in quelle terre. Noi abbiamo i nostri italiani, i nostri fratelli in Jugoslavia che non ci sono ancora stati restituiti; abbiamo questo motivo ed altri per cui non dobbiamo venire a condizioni antipatiche.
Quando le cose si saranno calmate, quando gli animi saranno rientrati in se stessi, quando le ragioni essenziali del dissidio saranno tramontate, allora si dovrà fare anche questo Statuto speciale del Friuli e della Venezia-Giulia.
Per ora si sappia che al Friuli l’Assemblea dà il mandato di fare buona guardia al confine per il nostro Paese e per il nostro diritto. Questo noi vogliamo e nient’altro. (Approvazioni).
MORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORO. Poche parole, signor Presidente, per rispondere alle obiezioni che sono state sollevate dall’onorevole Zuccarini, il quale opponeva una preclusione all’articolo aggiuntivo proposto dall’onorevole Gronchi, quasi che esso fosse in contraddizione con un’altra norma, che è stata votata da questa Assemblea qualche tempo fa.
Vorrei fare osservare all’onorevole Zuccarini che non si tratta, in quest’ordine del giorno, di contraddire ad un’altra norma, ma soltanto – con una norma transitoria – di sospenderne nel tempo l’applicazione. Il che mi pare sia stato fatto in altri casi, e certamente, in base ai principî, può esser fatto anche in questo.
È una norma transitoria che obbedisce a necessità di carattere pratico, le quali si sono venute determinando ad un certo momento per lo svolgimento della politica internazionale. Se da parte nostra non si è consentito alla richiesta di considerare la situazione internazionale del nostro Paese in conseguenza del Trattato come elemento che potesse indurre a modificare la norma precedente, certamente però noi vediamo in questa situazione ragioni che giustificano la nostra proposta di sospendere nel tempo l’attuazione dell’autonomia speciale della Regione del Friuli-Venezia Giulia.
Mi pare che su questo punto non vi sia molto da dire, perché l’onorevole Gronchi, pur parlando brevemente, ha fatto chiaramente intendere quali sono le ragioni di opportunità che consigliano questa decisione. Siamo in un momento di passione, in un momento difficile per questa zona di confine del nostro Paese, e si può perciò fondatamente dubitare che la concessione dell’autonomia speciale invece che contribuire – come opinava l’onorevole Zuccarini – alla pacificazione degli animi e ad una migliore intesa fra le popolazioni interessate, costituisca invece un motivo per il sorgere di nuove difficoltà per il nostro Paese.
Ma, ripeto, nulla è pregiudicato, perché si tratta di una sospensione nel tempo, sospensione che obbedisce a ragioni contingenti, mentre restano validi tutti i principi inerenti alla tutela delle minoranze, che sono stati solennemente consacrati nella nostra Costituzione, sia all’articolo 3 – che prevede l’uguaglianza di tutti i cittadini a prescindere da ogni differenziazione dì carattere linguistico e di nazionalità – sia attraverso l’emendamento Codignola, che fu approvato da questa Assemblea anche se non è ancora collocato, col quale s’impegna lo Stato italiano ad adottare norme le quali intendano ad una adeguata protezione delle minoranze linguistiche nel territorio dello Stato italiano.
Perciò io credo che non debba esservi nessuna preoccupazione nel senso esposto dall’onorevole Zuccarini e che noi possiamo con tranquilla coscienza votare l’articolo proposto dall’onorevole Gronchi.
COSATTINI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COSATTINI. Onorevoli colleghi, con la proposta dell’onorevole Gronchi si viene a riparare ad un errore, ad un grave errore, in cui era stata indotta l’Assemblea per attribuire – sarebbe meglio addirittura dire imporre – lo statuto per una autonomia speciale alla regione friulana.
Occorre aver presente quale sia la funzione di tale statuto e quali mete si vogliano raggiungere mediante la attribuzione di questa particolare autonomia. La ragion d’essere della stessa altro non è che la sussistenza di una popolazione mistilingue, che nel caso non ricorre.
A me pare che l’oratore del Partito repubblicano abbia confuso quanto è funzione di autonomia amministrativa con ciò che è obietto della tutela delle minoranze.
Vi è al riguardo una deliberazione dell’Assemblea che rivendica alla Repubblica, e cioè allo Stato, la tutela delle minoranze. La tutela delle minoranze, nel conflitto gravissimo dei contrasti di confine, se lasciata alle autonomie locali, e cioè ad libitum delle maggioranze locali, che hanno sempre possibilità di predominio e tendenza a schiacciare le minoranze, porterebbe ad un effetto opposto a quello a cui accennava l’onorevole Zuccarini.
Di più è da avvertire che, data la acerbità della situazione locale, è opportuno che lo Stato abbia mezzo di valersi di una carta di discussione nelle provvidenze che saranno da prendere per le minoranze etniche al confine, minoranze del resto molto esigue, perché in tutto gli slavi che sono rimasti al di qua in effetto superano appena la cifra di diecimila, in confronto circa di un milione del resto della popolazione della regione, quindi l’uno per cento. Tuttavia tutti convengono che anche a questa minoranza, per quanto modesta, e quantunque in tutto bilingue, debba essere resa giustizia e cioè data garanzia della possibilità di svolgere nel modo migliore ogni sua aspirazione a difesa della sua cultura e della sua lingua. Ma sarebbe errore lasciare libertà e incondizionata potestà di decidere in questo ad autonomie locali.
Di più, nessuno dimentica che al di là del confine, purtroppo, rimangono minoranze ben rilevanti di nostri fratelli. È pertanto opportuno sia lasciata al Governo la possibilità di trattare e discutere per ottenere dai nostri vicini, su un piano di reciprocità che le concessioni, che indubbiamente faremo, a difesa di queste piccole minoranze, domani su un terreno internazionale di mutua comprensione, trovino uguale trattamento per gli italiani dolorosamente rimasti nell’altra sponda.
Ora, è avventatezza il pregiudicare comunque ciò; il consentire questa autonomia particolare al Friuli esclude la possibilità di dominare la situazione, può esporre ai gravissimi pericoli derivanti dal prepotere delle maggioranze, che, come sempre è avvenuto nella storia, pervengono a schiacciare le minoranze. Voi comprendete quanto ciò sia errore.
In Friuli sono seguite notevoli manifestazioni per ottenere l’autonomia regionale, ma nulla più che una autonomia uguale a quella di tutte le altre Regioni italiane; nessuno mai pretese di voler spiegare una funzione internazionale e coloro che ciò hanno dimenticato non hanno avvertito quanto grave sugli sviluppi della storia potesse essere un tale stato di fatto, dato che ognuno ricorda che nelle trattative svoltesi a Parigi ed in una infinità di altre manifestazioni le rivendicazioni dei vicini miravano a portare il confine al Tagliamento. Quindi ammettere che il Friuli possa essere una Regione cui senz’altro assegnare un trattamento appropriato alle popolazioni mistilingui, quale è il trattamento attribuito alla Val d’Aosta, all’Alto Adige, dove la popolazione non è solo mista, ma quasi completamente alloglotta, non è una offesa al Friuli, ma certamente una carta che domani può essere nelle relazioni internazionali molto pregiudizievole.
Quindi ritengo che giustamente l’Assemblea, ad onta dell’edulcoramento delle frasi della proposta, in fatto sostanzialmente ritorni sopra la deliberazione già presa e riconosca al Friuli quello che unicamente ha domandato e cioè l’autonomia uguale a quella di tutte le altre Regioni italiane.
Ed a questa soluzione diamo voto favorevole anche noi, fermi e convinti antiregionalisti. Sotto questo riflesso: che quando la Regione si minimizza e come nel caso si riduce a poco più dell’ambito della provincia, porta alla sua stessa negazione spogliandosi del suo carattere di regione. Ciò ci consente di approvare, in piena coerenza col nostro pensiero, la proposta.
PRESIDENTE. Desidero precisare, in relazione ad alcune affermazioni dell’onorevole Cosattini, che l’articolo aggiuntivo proposto dall’onorevole Gronchi ed altri colleghi non mira a fare ritornare sopra una decisione dell’Assemblea. Questo era invece il proposito dell’ordine del giorno Codignola. Con la proposta Gronchi, invece, si riconferma la decisione dell’Assemblea, salvo a proporre una norma transitoria per la sua applicazione.
Pongo in votazione l’articolo aggiuntivo, da collocarsi fra le disposizioni transitorie, proposto dall’onorevole Gronchi e da altri colleghi, di cui do ancora lettura:
«La Regione Friuli-Venezia Giulia, di cui all’articolo 108, sarà provvisoriamente retta secondo le norme generali contemplate nel Titolo V, essendo assicurata la tutela delle minoranze linguistiche dalle apposite norme previste dalla Costituzione».
(È approvato).
Vi sarebbero ancora da esaminare due articoli aggiuntivi, uno dell’onorevole Mortati e l’altro dell’onorevole Persico; ma, d’accordo con la Commissione, resta inteso che li esamineremo alla ripresa dei lavori, avendo completato, con la votazione or ora avvenuta, quanto era necessario per porre il Ministero dell’interno in condizione di redigere il progetto di legge elettorale per il Senato della Repubblica.
Il seguito dello svolgimento dell’ordine del giorno è rinviato alla seduta pomeridiana.
La seduta termina alle 12.35.