ASSEMBLEA COSTITUENTE
CCLI.
SEDUTA ANTIMERIDIANA DI GIOVEDÌ 9 OTTOBRE 1947
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI
INDICE
Progetto di Costituzione della Repubblica italiana (Seguito della discussione):
Presidente
ScelbA
Lucifero
Laconi
Rodi
Bertone
Codacci Pisanelli
Mastino Pietro
Nitti
Uberti
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione
Condorelli
Targetti
Nobile
Costantini
Clerici
Leone Giovanni
Togliatti
Schiratti
Votazione segreta:
Presidente
Risultato della votazione segreta:
Presidente
La seduta comincia alle 11.
SCHIRATTI, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta antimeridiana.
(È approvato).
Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
Onorevoli coreghi, ricordo che l’Assemblea deve continuare l’esame dell’articolo aggiuntivo 55-bis.
Ieri sera si è proceduto ad una votazione a scrutinio segreto, a conclusione della quale è risultato che l’Assemblea ha rifiutato di includere nel Senato come membri di diritto gli ex Presidenti del Consiglio e gli ex Presidenti delle Assemblee legislative della Repubblica. Se bene rammentano, la votazione è stata fatta su di una formula che conteneva la condizione particolare che si richiedeva perché queste persone potessero far parte del Senato, purché non rinunciassero a questo loro diritto. Infatti la formula votata fu: «ex Presidenti del Consiglio ed ex Presidenti delle Assemblee legislative della Repubblica, salvo rinuncia». Naturalmente, essendosi posta in votazione a scrutinio segreto tutta la formula, anche l’inciso condizionante è stato respinto.
Tuttavia questa particolare condizione, che libera dall’obbligo dell’accettazione coloro che per diritto devono far parte del Senato, nel testo presentato dall’onorevole Alberti si riferiva anche agli ex Presidenti della Repubblica. Sarebbe, quindi, necessario che con un accorgimento interpretativo o con una votazione apposita, per alzata è seduta, noi aggiungiamo la clausola alla formula accettata in precedenza in relazione agli ex Presidenti della Repubblica, dei quali si è riconosciuto la partecipazione di diritto all’Assemblea ma ai quali, per ora non si è esplicitamente accordata la facoltà di rinuncia.
Data questa spiegazione, propongo di votare in aggiunta alla dizione già accettata, che dispone che gli ex Presidenti della Repubblica facciano parte di diritto del Senato, la formula: «salvo rinunzia».
Tale formula, resta bene inteso – dovrà essere posta in connessione alla votazione già avvenuta relativa alla inclusione di diritto degli ex Presidenti della Repubblica.
SCELBA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCELBA. La rinunzia era condizionata ad un certo termine, entro il quale doveva essere manifestata. La rinunzia può essere sempre sottintesa, perché ognuno può rinunziare ad un proprio diritto. La formula: «salvo rinunzia» aveva un significato perché era previsto che la rinunzia dovesse essere fatta prima di un certo termine.
LUCIFERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Io voterò contro, perché noi siamo in regime di libertà e non abbiamo bisogno di consacrare il diritto del cittadino di rinunciare ad una determinata carica o incarico.
Questo mi sembrerebbe in contrasto con tutta la nostra legislazione costituzionale. È evidente che chi vuole rinunciare ad un diritto può farlo. A me sembra una formula illiberale e quindi voterò contro.
LACONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LACONI. Desidero far notare che nella Costituzione sarà probabilmente sancita l’incompatibilità fra l’appartenenza all’una o all’altra Camera. Affermare il diritto di rinuncia dei senatori di diritto significa quindi affermare la facoltà, per questi uomini, di potere avere invece l’elezione per la prima Camera.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la formula «salvo rinunzia» non è contenuta letteralmente nel testo preciso proposto dall’onorevole Alberti; la cui formulazione è la seguente: «A tale diritto si può rinunziare, purché la rinunzia sia fatta prima della firma del decreto di nomina da parte del Capo dello Stato».
Ieri sera tuttavia, nel corso della discussione, da parte di qualche collega è stata sollevata eccezione su questo procedimento che dovrebbe sanzionare partitamente la nomina di coloro che pure avrebbero il diritto, costituzionalmente riconosciuto, di far parte del Senato.
Si è detto che, dato appunto il loro diritto costituzionale, costoro potrebbero vedere subordinato ad un atto particolare di pubblicazione il suo godimento. Ecco perché, alla fine della discussione, quando ieri sera si trattò di porre in votazione la formula relativa agli ex Presidenti del Consiglio e agli ex Presidenti della Repubblica, sì suggerì – e nessuno ha allora fatto eccezione – che il testo dell’onorevole Alberti, si riducesse a quello più sintetico e che naturalmente escludeva la criticata modalità di nomina, di «salvo rinunzia».
Si può ora riprendere – però – se la si preferisce la formula intera dell’onorevole Alberti, che implica una certa procedura per il riconoscimento del diritto di ciascuno di coloro che posseggono titolo ad entrare automaticamente nel Senato, oppure – se si ritiene meglio – la formula che dissi più sintetica, ma in realtà di diverso contenuto, secondò le osservazioni che ha fatto l’onorevole Laconi.
RODI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RODI. Credo che basti dire «salvo rinunzia». In queste parole è sintetizzato il concetto e non credo sia opportuno precisare che la rinunzia debba avvenire prima o dopo un determinato momento. Si intende che la legge speciale prevede quando debba essere fatta la rinunzia.
BERTONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERTONE. Credo che sia opportuno mantenere la formula proposta dall’onorevole Alberti, perché la questione della rinunzia del senatore, dopo avvenuta la nomina, può dar luogo a discussioni non lievi.
La questione si è presentata già per il vecchio Senato, quando l’onorevole Ciccotti, nominato senatore sotto il Governo di Mussolini, fece un discorso di opposizione. Mussolini, con un atto volgare, gli rinfacciò che, dopo tutto, lo aveva fatto nominare lui senatore. L’onorevole Ciccotti immediatamente rinunziò alla carica e diede le dimissioni. La Presidenza del Senato si radunò e ritenne che fosse discutibile se si potevano dare le dimissioni da parte di un senatore nominato a vita. Infatti le dimissioni non furono accettate, ma l’onorevole Ciccotti non pose più piede in Senato.
Ora, la questione non sorgerebbe per i senatori che fossero nominati temporaneamente, ma per il Presidente della Repubblica che viene nominato a vita parmi sia necessario, se non intende accettare, che lo dichiari prima della nomina.
CODACCI PISANELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CODACCI PISANELLI. Sono d’accordo con l’onorevole Lucifero, cioè ritengo che sia superfluo inserire le parole «salvo rinunzia», perché nessuno può essere costretto ad accettare. Quanto al precedente che è stato ora invocato, ritengo che non possa considerarsi come perfettamente analogo, in quanto allora ci trovavamo di fronte ad un Senato completamente diverso da quello che noi stiamo adesso per costituire. Quindi, ritengo che anche quell’inconveniente a cui si era accennato prima, cioè la possibilità di vedere pubblicato il proprio nome come senatore anche contro la propria volontà, si può evitare, perché basterà che quella persona rinunci sotto qualunque forma per vedere esclusa la sua nomina. Voterò perciò contro l’inclusione di questa aggiunta, in quanto la ritengo superflua.
LUCIFERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Ho poco da aggiungere. Voglio soltanto, far notare che la formula dell’onorevole Alberti è ancora peggiore delle altre, perché stabilirebbe addirittura il principio che una volta nominati, cioè una volta fatto il decreto di nomina, si è legati a questo decreto per tutto il resto della vita, cioè l’individuo non può rinunciare successivamente. Credo che qui non siamo nel caso dei deputati, cioè nella vecchia prassi, che purtroppo abbiamo abbandonato, per cui non si poteva rinunciare al mandato ricevuto dagli elettori. Qui si tratta di un diritto che può essere esercitato o può non essere esercitato. Non abbiamo bisogno di consacrare un concetto che poi, posto al rovescio, potrebbe stabilire il principio dell’obbligo di accettare certe cariche.
Quanto a quello che dice l’onorevole Laconi, mi pare irrilevante perché l’incompatibilità sarà stabilita con apposite norme di legge che verranno approvate; e quindi la rinunciabilità si eserciterà o non si eserciterà quando ve ne sarà la circostanza. Ma consacriamo che i cittadini italiani siano uomini liberi e che possano accettare quanto vogliono, e che non ci sia una norma di legge che tolga loro i diritti del libero cittadino.
MASTINO PIETRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASTINO PIETRO. Sono d’avviso che esplicitamente deve essere riconosciuta la facoltà della rinunzia o delle eventuali dimissioni: la rinunzia, prima che la nomina sia avvenuta; le dimissioni, in un periodo successivo. L’osservazione fatta dall’onorevole Lucifero, secondo la quale questo esplicito riconoscimento di rinunzia parrebbe partire dal presupposto che non si viva in regime di libertà, non mi sembra una eccezione che meriti accoglimento; in quanto, anzi, riconoscere esplicitamente il diritto alla rinunzia o alle dimissioni, è la riconferma del clima di libertà. D’altra parte, ancora poc’anzi, l’onorevole Codacci Pisanelli ha rilevato come durante il regime mussoliniano sia stata per lo meno indecisa, non definita, la posizione in cui venne a trovarsi l’onorevole Ciccotti. Questo basta a dimostrare come in quest’Aula affiori la possibilità di una dubbia interpretazione che deve essere senz’altro tolta, con l’aggiungere alla votazione già fatta quello che adesso il nostro Presidente ha proposto, un riferimento ad una rinunzia a cui si abbia diritto senz’altro. Io parlerei di rinunzia senza limitazione di tempo, o meglio, per essere più precisi, parlerei di rinunzia e di dimissioni, indicando i due periodi diversi in cui queste due dichiarazioni possono essere fatte: la rinunzia prima della nomina, le dimissioni, in un periodo successivo.
PRESIDENTE. Ritengo che si possa votare la formula più succinta «salvo rinunzia», che appare come un emendamento alla formulazione dell’onorevole Alberti; e successivamente, ove questa formula non fosse accettata, porrò in votazione quella appunto, dell’onorevole Alberti.
LUSSU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUSSU. Proporrei che si aggiungessero le parole: «o dimissioni».
PRESIDENTE. Mi pare che nella parola «rinuncia» sia implicito il concetto di dimissioni. La rinuncia è un atto che esclude l’inizio stesso del godimento del diritto.
MASTINO PIETRO. Il diritto di rinuncia dev’essere accordato senza limitazione di tempo.
PRESIDENTE. In realtà non soltanto è sempre esistito il diritto, delle dimissioni dal Senato, ma, come c’insegna la rubrica dei senatori attraverso i tempi, molti senatori hanno dato a loro tempo, le dimissioni che sono state accettate; ed hanno cessato di far parte del Senato antico per dimissioni e non – fortunatamente per loro – per morte.
Quindi, il diritto di presentare le dimissioni già esiste: non vi sarebbe la necessità di riaffermarlo. Di qualunque Assemblea si faccia parte, si ha il diritto di dimissione. Comunque, nella formula «salvo rinunzia» mi sembra sancito il principio delle dimissioni.
MASTINO PIETRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASTINO PIETRO. Ritengo che, ove si parli di rinuncia, condizionandola ad una determinata data, cioè se si vuole che la rinunzia debba avvenire prima del decreto di nomina, possa essere messo in discussione il diritto alle dimissioni, ponendo la differenza fra rinunzia e dimissioni.
PRESIDENTE. Prima voteremo la formula «salvo rinunzia»; in un secondo momento la formula completa proposta dall’onorevole Alberti relativa sempre alla rinunzia; infine passeremo alla votazione delle parole: «o dimissioni».
Pongo in votazione la proposta di aggiungere dopo la dizione, già approvata: «Sono senatori di diritto gli ex Presidenti della Repubblica» la formula: «salvo rinunzia».
NITTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NITTI. Dichiaro di astenermi dalla votazione.
(È approvata).
La formula proposta dall’onorevole Alberti è così assorbita.
Pongo in votazione le parole: «o dimissioni».
(Non sono approvate).
Gli altri emendamenti, che si riferiscono alla partecipazione di diritto al Senato, prevedono un certo numero di alte cariche dello Stato: cioè – secondo la proposta dell’onorevole Nitti – il Primo Presidente della Corte di Cassazione, il Presidente del Consiglio di Stato, il Presidente della Corte dei conti e ci limitiamo per ora a queste categorie.
L’onorevole Clerici, a sua volta, ha proposto che facciano parte di diritto del Senato: il Primo Presidente della Corte di Cassazione, il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, il Presidente del Consiglio di Stato, il Presidente della Corte dei Conti, l’Avvocato generale dello Stato, il Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, il Presidente dell’Accademia dei Lincei, il Capo di Stato Maggiore generale.
Chiedo all’onorevole Uberti se insiste ancora nella richiesta fatta ieri di votazione segreta, per tutte quelle categorie che riguardino membri dell’Assemblea Costituente.
UBERTI. Insisto.
PRESIDENTE. Porrò anzitutto in votazione per alzata e seduta l’inclusione di quelle categorie che non riguardano membri dell’Assemblea, quali il Primo Presidente della Corte di Cassazione, il Presidente del Consiglio di Stato, il Presidente della Corte dei Conti.
LACONI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LACONI. Mi spiace che la proposta venga da una fonte così autorevole come quella dell’onorevole Nitti. Ben lungi dall’approvare il concetto informatore di questa proposta, eravamo nell’intenzione di porre all’Assemblea la questione della incompatibilità tra le cariche di Primo Presidente della Corte di Cassazione o del Consiglio di Stato o della Corte dei Conti, e quella di senatore. Accogliere la proposta significherebbe compromettere l’autonomia di questi organi ed, in qualche misura, l’autonomia degli organi del potere legislativo.
Per queste ragioni voteremo contro.
RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Debbo dichiarare che il Comitato, quando esaminò questa materia, si pronunziò contro l’ammissione di diritto delle alte cariche dello Stato perché (a prescindere dalla deviazione dal carattere elettivo del Senato) ritenne che le funzioni di questi alti funzionari riecheggiano piena indipendenza ed autonomia e non giova interferirle col Parlamento. Mi sia lecito aggiungere a titolo personale, che io non sono per nulla interessato a questa proposti, perché a metà dicembre lascio per limiti di età, la presidenza del Consiglio di Stato: dunque non vi sarebbe per tale carica nessuna questione personale di membri attuali della Costituente da richiedere lo scrutinio segreto, secondo la proposta dell’onorevole Uberti.
CONDORELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CONDORELLI. Onorevoli colleghi, voglio augurarmi che il voto espresso ieri sera abbia il significato di un puntuale dissenso in rapporto a quella proposta e non il significato di un indirizzo preciso in merito all’elencazione di categorie che dovrebbero far parte di diritto del Senato. Perché queste proposte – e sono varie – sono determinate da un duplice scopo: quello di assicurare al Senato alcune altissime personalità e l’altro, che io considero forse più rilevante, di accrescere prestigio all’altissimo consesso che deve essere il Senato. Noi, esaminando il progetto, abbiamo man mano abbandonato una serie di proposte che tendevano ad attribuire al Senato una funzione specifica, che gli avesse dato specifica ragion d’essere accrescendone l’autorità. Ora siamo su un’altra direttiva, cioè sulla direttiva di accrescere autorità al Senato, migliorando, quanto più è possibile, i criteri selettivi e di scelta dei senatori. In questo senso sì è scelto, per esempio, il sistema del collegio uninominale diretto quale metodo di formazione del Senato.
Le varie proposte presentate dagli onorevoli Nitti, Clerici, Alberti, da me e da altri, tendono ad assicurare al Senato il prestigio che gli deriverà certamente dalla collaborazione di uomini eminenti della vita politica, della cultura, delle scienze. Ora io vorrei che si esaminasse attentamente questo problema, perché ho la sensazione che non il principio democratico, ma il pregiudizio democratico possa danneggiare la democrazia che noi vogliamo istituire. Infatti danneggeremmo la democrazia se creassimo una Camera che dovrebbe essere la prima Camera, la Camera Alta, ma che fatalmente diventerebbe la Camera bassa. Invero, quando noi abbiamo stabilito che l’elezione si debba fare col sistema del collegio uninominale, noi abbiamo reso indubbiamente più difficile l’elezione…
LIBERTI. Le grandi personalità se ne avvantaggeranno ancora di più!
CONDORELLI. …più difficile l’elezione al mandato parlamentare meno ambito. Io credo che la quasi totalità degli uomini politici preferirà la vita militante della Camera dei Deputati al seggio senatorio che, per ragioni di tradizione, è considerato di giubilazione. Avremmo così che, con mezzi più duri, si conseguirebbero minori risultati: noi dobbiamo ritenere che alla Camera Alta verrebbero ad aspirare figure politiche secondarie. Allora perché non rendere più ambita la Camera Alta, riunendo in essa quella che è l’élite della politica, della cultura e del lavoro della Nazione? (Commenti a sinistra).
Io penso che noi operando così non comprometteremo minimamente il principio democratico perché in fondo quando una persona è mandata in questa Camera dalla legge, che in regime democratico è espressione della volontà generale, cioè della volontà popolare, e perciò non tradiremo minimamente i principi democratici.
D’altro canto, riflettete, colleghi, sul significato costituzionale che ha il Senato quando voi lo rendete totalmente elettivo. Quando esso è totalmente elettivo, è una Camera parallela e concorrente con la Camera dei Deputati. Se invece voi gli aggiungete delle personalità eminenti, che siano nominate e scelte in modo diverso che col sistema elettivo, voi imprimete a questa Camera un carattere diverso: quel carattere di controllo e di supervisione delle leggi, che veramente salva totalmente il principio democratico, perché la direzione politica dello Stato e del Governo, della politica rimarrà proprio alla Camera dei deputati ed il Senato adempirà alla durissima funzione di controllo e supervisione delle leggi, che non potrà ostacolare, nella prassi politica, l’attività della Camera dei deputati, ma che eserciterà una funzione diversa, ugualmente indispensabile, che non incrinerà minimamente la necessaria determinanza dell’elemento democratico nella struttura dello Stato.
LACONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LACONI. Vorrei proporre che invece di votare sulle singole cariche, si procedesse ad un’unica votazione a scrutinio segreto. Questo per una ragione molto semplice: se si adottassero due sistemi diversi di votazione, noi potremmo giungere all’assurdo che il sistema di votazione ci porti a decidere in un modo per certe categorie ed in un altro modo per certe altre, ed ammettere, per esempio, il Presidente della Corte di Cassazione nel Senato ed invece il Presidente del Consiglio di Stato no; cosa fuori senso.
Mi pare che siccome la proposta ha la sua organicità, si possa addivenire ad un’unica votazione, a scrutinio Segreto, per tutte queste cariche.
RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Credo accettabile la proposta Laconi, perché se si procedesse ad una votazione carica per carica – e tanto più se a scrutinio segreto – si potrebbe compromettere la linea unica della proposta; ed avere soluzioni disparate e non coerenti. Vi deve essere un principio unico. Caso mai, si potrebbe votare per due gruppi: la proposta Nitti, che riguarda alte magistrature, e quella Clerici che aggiunge altre cariche.
LUSSU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUSSU. Chiederei ai colleghi firmatari, Clerici ed altri, di ritirare il loro emendamento. Se essi lo ritirassero dimostrerebbero una sensibilità morale e politica, di cui molti di noi dovrebbero essere sodisfatti. Infatti, dopo che l’Assemblea ha deliberato che non facciano parte di diritto del Senato il Presidente del Consiglio e il Presidente dell’Assemblea, non potrebbe apparire come una stonatura che vi facciano parte di diritto persone indubbiamente inferiori?
Se poi essi all’emendamento vogliono dare un altro senso, dirò così fiscale, ed allora aggiungiamo pure, ed io me ne faccio propugnatore, il Comandante dell’Arma dei carabinieri, il Comandante della polizia, e qualche altro. Io pregherei i colleghi firmatari di ritirare l’emendamento. Credo che sia nel desiderio della Camera che questo avvenga.
NITTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NITTI. A seguito della votazione di ieri sera, dichiaro di ritirare il mio emendamento. (Applausi a sinistra).
PRESIDENTE. Allora, onorevoli colleghi, vi è una proposta dell’onorevole Laconi di procedere con una unica votazione alla decisione in ordine alle varie proposte di senatori per diritto.
TARGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TARGETTI. Mi permetto far presente che la questione alla quale ella accenna potrà essere proposta quando sarà in discussione una proposta di nomina a vita. L’onorevole Nitti ha ritirato il suo emendamento.
RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Rimane la proposta dell’onorevole Clerici.,
PRESIDENTE. Onorevole Targetti, mi pare che il dissenso sorga su questo: se si ha diritto ad essere senatori per il fatto di ricoprire una determinata carica. Il fatto se il seggio sia a vita o no costituisce un’altra questione. Nella proposta dell’onorevole Clerici, ad esempio, non si parla di coprire dei seggi del Senato a vita, ma durante l’esercizio dell’ufficio, e ciò, ad esempio, per il Presidente della Corte di Cassazione, il Procuratore Generale ed altri. Ieri invece, abbiamo votato a proposito degli ex Presidenti del Consiglio e delle Assemblee legislative per una nomina a vita. Ma qui altra è la questione. L’onorevole Laconi ed altri si sono soffermati su questa domanda: se ricoprire queste cariche dia diritto alla nomina a senatori. Questa è la questione.
NOBILE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NOBILE. Non sono d’accordo sulla proposta fatta dall’onorevole Laconi, perché l’Assemblea deve essere in condizioni di poter esprimere il suo avviso sulla possibilità che l’una o l’altra di quelle cariche siano comprese fra queste nomine. Per esempio io non ho nulla in contrario a che vi sia compreso il Presidente del Consiglio delle ricerche; ma allora, mi domando, perché non includervi anche altre cariche analoghe, per esempio il Presidente dell’Accademia dei Lincei od il Rettore di università? Ora, mettere l’Assemblea in condizioni di non potere esprimere il suo avviso su ciascuna di queste cariche a me sembra che non si possa accettare. Ecco perché sono del parere che si votino le categorie una per una.
COSTANTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COSTANTINI. Dissento dal pensiero esposto dall’onorevole Nobile anche per un’altra ragione, onorevoli colleghi, che è la seguente. Ieri sera l’Assemblea Costituente, a scrutinio segreto, ha stabilito che gli ex Presidenti del Consiglio e gli ex Presidenti di questa Assemblea non dovranno far parte del Senato. Come una conseguenza logica di questa deliberazione mi sembrerebbe assai strano, a parte i rilievi fatti da altri colleghi, che dovessimo oggi stabilire che hanno diritto di far parte del Senato il Presidente del Consiglio di Stato, il Presidente della Corte di Cassazione, cariche indubbiamente elevatissime, ma che sono sempre inferiori a quelle di Presidente del Consiglio o di Assemblea legislativa.
Una voce a destra. Il criterio è diverso.
COSTANTINI. Ecco perché è opportuno che si faccia una votazione unica.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per procedere ad una votazione unica mi pare che la miglior cosa sarebbe di votare il principio che vi possano essere senatori di diritto.
Evidentemente se il principio è respinto, non si procederà a nessuna votazione; se invece il principio è accettato, allora si può scendere alla votazione delle singole proposte.
LUCIFERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Mi permetta, onorevole Presidente, il principio è già stato accettato; sul principio non v’è più nessuna discussione. (Commenti). Il principio è già stato accettato quando abbiamo votato che gli ex Presidenti della Repubblica hanno il diritto di essere membri del Senato. Con questo abbiamo ammesso il principio che vi possano essere dei cittadini membri di diritto del Senato. Il principio ormai non si discute più: si tratta di discuterne l’applicazione a determinate categorie. Ed allora, concordo con l’onorevole Nobile, perché, ad esempio, si può trovare che le categorie comprese nell’emendamento Clerici sono troppe, un altro invece può aggiungerne qualche altra. Bisogna quindi votare le categorie una per una; ma sul principio no, perché l’abbiamo già consacrato.
PRESIDENTE. In realtà, se pure si possa ammettere che, attraverso una votazione specifica abbiamo già accettato il principio che riconosce il diritto di far parte del Senato a vita per carica ricoperta, è certo che le proposte attuali pongono, invece, se mai, il diritto di far parte del Senato solo per il tempo durante il quale si ricopri una certa carica. Si tratta quindi di un principio diverso da quello già approvato.
LACONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LACONI. Vorrei far notare che, dal punto di vista morale, c’è un abisso fra le due questioni. Con la prima votazione si trattava di determinate persone che hanno avuto delle cariche e che, al momento che cessano dalla carica, acquistano di diritto il titolo di Senatore. Ora, invece, si tratta di persone che dovrebbero ricoprire la carica di senatore, in funzione della carica ricoperta. Mentre, ad esempio, la questione dell’incompatibilità non sorgeva per i primi, sorge per i secondi.
PRESIDENTE. Onorevole Laconi, ella propone formalmente di fare una votazione cumulativa?
LACONI. Sì.
PRESIDENTE. Allora la sottopongo all’Assemblea.
CLERICI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CLERICI. V’è anche una proposta degli onorevoli Nobile e Lucifero, di votare per divisione; quindi credo che la votazione per divisione debba avere la precedenza, a termini di Regolamento.
Io mi associo alla proposta dell’onorevole Nobile di procedere alla votazione per divisione delle otto categorie elencate nel mio emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Clerici, indichi come attuerebbe la divisione del suo emendamento, il quale è così redatto:
«Sono Senatori di diritto, durante l’esercizio del loro ufficio, il Primo Presidente della Corte di cassazione, il Procuratore generale presso la Corte di cassazione, il Presidente del Consiglio di Stato, il Presidente della Corte dei conti, l’Avvocato generale dello Stato, il Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, il Presidente dell’Accademia dei Lincei, il Capo di Stato Maggiore generale».
CLERICI. Io direi di dividere e votare carica per carica, oppure, se non vi è ostacolo da parte dei colleghi, si potrebbe anche dividere così: i primi quattro che sono magistrati, nel senso lato della parola, e gli altri quattro che non sono magistrati. (Commenti).
LUCIFERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Vorrei specificare, per quanto mi concerne, la richiesta di votazione per divisione.
Io chiedo che si voti prima la proposizione: «Sono senatori di diritto», poi l’inciso: «durante l’esercizio del loro ufficio».
Io, ad esempio, voterò sì per la prima parte e no per la seconda.
Si dovrebbero votare poi, una per una, le singole cariche indicate. Chiedo quindi che la votazione per divisione proceda con questo metodo.
LACONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LACONI. Onorevole Presidente, io concreto la mia proposta in questi termini: si voti prima la proposizione iniziale, che contiene un’enunciazione di principio: «Sono senatori di diritto»; poi l’altra espressione: «durante l’esercizio del loro ufficio».
PRESIDENTE. Sta bene. Poiché dunque è accettato che si voti per divisione, questa dovrà essere fatta secondo le proposte più articolate.
Porrò quindi in votazione la prima proposizione dell’emendamento Clerici: «Sono senatori di diritto».
LACONI. Propongo che la votazione avvenga per scrutinio segreto. (Commenti).
PRESIDENTE. Chiedo se, a norma dell’articolo 27 del Regolamento, questa proposta sia appoggiata.
(È appoggiata).
Onorevoli colleghi, desidero ancora chiarire il significato della votazione sulla formula: «Sono senatori di diritto».
Questa votazione riguarda una norma permanente per la costituzione del Senato, ma non coinvolge le votazioni alle quali dovremo procedere per la formazione del primo Senato della Repubblica. Vi sono altri emendamenti a questo proposito, che esamineremo.
In secondo luogo, tengano presente che votando contro questa formula, si esclude qualsiasi altra votazione per la partecipazione di diritto al Senato; e non soltanto in relazione alle alte cariche della Magistratura, ma a qualunque altra carica dello Stato.
LUCIFERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Questo esclude anche la possibilità che si possa votare sulla eventuale ammissione di diritto nel Senato di qualunque altra categoria?
PRESIDENTE. In modo permanente.
LEONE GIOVANNI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEONE GIOVANNI. Intendo prospettare un dubbio che può invalidare la sostanza di questa votazione. Può darsi che sulla base di questa formula si voti affermativamente. Può darsi (è illogico, ma può accadere, perché anche le cose illogiche accadono spesso in questa Assemblea) che, se si dà voto contrario a tutte le singole categorie, ci troveremo di fronte ad un solo senatore di diritto, che entra nella Carta costituzionale. Ora ritengo che si dovrebbe cominciare col votare le singole categorie.
PRESIDENTE. Non cerchi di ritornare su quanto è stato già deciso, perché lei mi insegna che talvolta accadono cose illogiche, ma che la logica le corregge.
Abbiamo chiarito ormai la questione.
Votazione segreta.
PRESIDENTE. Si proceda alla votazione a scrutinio segreto sulla formula dell’emendamento Clerici:
«Sono senatori di diritto».
Presidenza del Vice Presidente BOSCO LUCARELLI
(Segue la votazione).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione ed invito gli onorevoli Segretari a procedere alla numerazione dei voti.
(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).
Risultato della votazione segreta.
Presidenza del Presidente TERRACINI
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione a scrutinio segreto:
Presenti e votanti 368
Maggioranza 185
Voti favorevoli 160
Voti contrari 208
(L’Assemblea non approva – Applausi a sinistra).
Hanno preso parte alla votazione:
Abozzi – Adonnino – Alberti – Aldisio – Allegato – Ambrosini – Amendola – Andreotti – Angelucci – Arata – Arcangeli – Assennato – Avanzini – Azzi.
Bacciconi – Badini Confalonieri – Baldassari – Balduzzi – Baracco – Bardini – Bargagna – Barontini Anelito – Barontini Ilio – Bastianetto – Bazoli – Bei Adele – Bellato – Bellusci – Belotti – Benvenuti – Bergamini – Bernabei – Bernamonti – Bertola – Bertone – Bettiol – Biagioni – Bianchi Bianca – Bianchi Bruno – Bianchini Laura – Bibolotti – Bitossi – Bocconi – Bolognesi – Bonino – Bonomelli – Bonomi Paolo – Bordon – Borsellino – Bosco Lucarelli – Bosi – Bovetti – Bozzi – Braschi – Bruni – Bucci – Bulloni – Burato.
Cacciatore – Camangi – Camposarcuno – Candela – Canevari – Cappa Paolo – Cappi Giuseppe – Capua – Carbonari – Carboni Angelo –Carboni Enrico – Carignani – Caristia – Caronia – Carratelli – Caso – Cassiani – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Cavalli – Cavallotti – Chatrian – Chiarini – Chieffi – Chiostergi – Ciampitti – Cianca – Ciccolungo – Cifaldi – Cimenti – Cingolani Mario – Clerici – Coccia – Codacci Pisanelli – Colitto – Colombi Arturo – Colombo Emilio – Conci Elisabetta – Condorelli – Conti – Coppa Ezio – Coppi Alessandro – Corbi – Corbino – Corsanego – Cortese – Costa – Costantini – Cotellessa – Covelli – Cremaschi Carlo – Cremaschi Olindo – Cuomo.
De Caro Gerardo – De Caro Raffaele – De Filpo – De Gasperi – Del Curto – Delli Castelli Filomena – De Maria – De Martino – De Michelis Paolo – De Palma – De Unterrichter Maria – De Vita – Di Fausto – Di Gloria – Di Vittorio – Dominedò – Donati – D’Onofrio – Dossetti – Dozza.
Einaudi – Ermini.
Fabriani – Facchinetti – Faccio – Fanfani –Fantoni – Fantuzzi – Farina Giovanni – Farini Carlo – Fedeli Armando – Federici Maria – Ferrarese – Ferrario Celestino – Ferreri – Filippini – Finocchiaro Aprile – Fiore – Fiorentino – Fioritto – Flecchia – Foa – Fogagnolo – Foresi – Fornara – Franceschini – Froggio.
Galati – Gallico Spano Nadia – Gasparotto – Gavina – Germano – Gervasi – Geuna – Ghidetti – Ghislandi – Giacchero – Giacometti – Giolitti – Giordani – Giua – Gonella – Gotelli Angela – Grassi – Grazia Verenin – Grieco – Grilli – Guariento – Guerrieri Filippo – Gui – Guidi Cingolani Angela – Gullo Fausto.
Imperiale – Iotti Leonilde.
Jacometti.
Labriola – Laconi – Lagravinese Pasquale – La Malfa – Lami Starnuti – Landi – La Pira – La Rocca – Lazzati – Leone Francesco – Leone Giovanni – Lettieri – Li Causi – Lizier – Lizzadri – Lombardi Carlo – Lombardi Riccardo – Longo – Lozza – Lucifero –Lussu.
Maffi – Magnani – Magrini – Malagugini – Maltagliati – Malvestiti – Mancini – Manzini – Mariani Enrico – Marinaro – Martinelli – Marzarotto – Massola – Mastino Gesumino – Mastino Pietro – Mastrojanni – Mattarella – Mazza – Mentasti – Merlin Angelina – Merlin Umberto – Mezzadra – Miccolis – Minella Angiola – Minio – Molè – Molinelli – Momigliano – Montagnana Mario – Montagnana Rita – Monterisi – Monticelli – Montini – Morandi – Moranino – Morelli Renato – Moro – Mortati – Moscatelli – Mùrdaca – Murgia – Musolino.
Nasi – Negarville – Nenni – Nicotra Maria – Nitti – Nobile Umberto – Nobili Tito Oro – Noce Teresa – Notarianni – Novella – Numeroso.
Pacciardi – Pajetta Gian Carlo – Pajetta Giuliano – Pallastrelli – Paolucci – Paratore – Paris – Pastore Giulio – Pastore Raffaele – Pat – Pella – Pellegrini – Penna Ottavia – Perassi – Persico – Perugi – Petrilli – Piccioni – Piemonte – Pignedoli – Pistoia – Platone – Pollastrini Elettra – Ponti – Preziosi – Priolo – Proia – Pucci.
Quarello – Quintieri Adolfo.
Raimondi – Rapelli – Ravagnan – Reale Eugenio – Reale Vito – Recca – Restagno – Rodi – Rodinò Mario – Rodinò Ugo – Romano – Romita – Roselli – Rossi Giuseppe – Rossi Maria Maddalena – Rossi Paolo – Roveda – Ruggeri Luigi – Ruini – Rumor.
Saccenti – Salizzoni – Sampietro – Santi – Sapienza – Sartor – Scalfaro – Scarpa – Scelba – Schiavetti – Schiratti – Scoca – Scoccimarro – Scotti Alessandro – Scotti Francesco – Secchia – Segala – Segni – Sereni – Siles – Silipo – Spallicci – Spano – Spataro – Stampacchia – Stella.
Tambroni Amaroli – Targetti – Taviani – Tega – Terranova – Tessitori – Titomanlio Vittoria – Togliatti – Togni – Tonello – Tonetti – Tosi – Tozzi Condivi – Trimarchi – Tripepi – Tupini – Turco.
Uberti.
Valmarana – Vanoni – Venditti – Vernocchi – Veroni – Viale – Vicentini – Vigna – Villabruna – Villani.
Zaccagnini – Zanardi – Zerbi – Zuccarini.
Sono in congedo:
Angelini.
Cairo – Caporali – Carmagnola – Caroleo – Cevolotto.
Dugoni.
Jacini.
Mannironi – Martino Enrico – Martino Gaetano.
Perrone Capano – Porzio.
Russo Perez.
Si riprende la discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
PRESIDENTE. Con la votazione eseguita testé si è quindi deciso che del Senato non faranno parte Senatori di diritto.
Resta, tuttavia, ancora aperta la questione posta dall’onorevole Alberti con la proposta di aggiungere il seguente comma:
«Cinque Senatori sono nominati a vita dal Capo dello Stato fra coloro che, con meriti insigni, nel campo sociale, scientifico, artistico, letterario hanno illustrata la Patria».
Non si tratta di Senatori di diritto, ma di Senatori da prescegliersi a facoltà del Capo dello Stato, subordinatamente però alla condizione che abbiano conseguito meriti insigni in determinati campi.
Pongo, pertanto, in votazione la proposta dell’onorevole Alberti.
NITTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NITTI. Dichiaro di votare contro.
(La votazione si effettua per alzata e seduta – Il Presidente ne comunica l’esito negativo).
PRESIDENTE. Faccio presente che, nel momento stesso in cui avevo determinato la mia comunicazione, l’onorevole Schiratti, segretario, mi ha comunicato che egli non aveva terminato il computo. (Proteste a sinistra).
Procediamo, pertanto, alla votazione per divisione. (Rumori a sinistra).
(Segue la votazione per divisione – La proposta è approvata – Applausi al centro e a destra – Rumori a sinistra).
Onorevoli colleghi, l’onorevole Lussu mi aveva fatto pervenire, nel corso della votazione, la richiesta di non computare, agli effetti di questa votazione, i voti dei Ministri assenti alla prima votazione per alzata e seduta. Orbene, nell’Assemblea attuale e nelle Camere italiane, non è stata mai accettata la norma, per quanto alcune volte proposta, ed ancora pochi mesi fa attraverso la Giunta del Regolamento nella elaborazione di quelle tali modificazioni che furono respinte, che si chiudano le porte al momento in cui si inizia una votazione, per evitare appunto la gara, alcune volte non troppo seria, di richiami e affluenza improvvisa dei colleghi momentaneamente assenti che accorrono per dare il loro voto, senza aver seguito la discussione.
Onorevole Lussu, la norma non esiste; ed in questa stessa votazione abbiamo visto che, se sono entrati all’ultimo nell’Aula alcuni Ministri che stavano nel transatlantico, sono entrati con loro anche dei deputati. Pertanto mi pare che la misura sia stata colmata dall’una parte e dall’altra. (Applausi al centro e a destra – Commenti).
Per questa ragione, non ho creduto, onorevole Lussu, di dare corso alla sua richiesta, ma ho voluto darle in questo momento la risposta.
LUSSU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUSSU. Tutti abbiamo assistito all’ingresso in Aula di parecchi deputati, e della destra e della sinistra, e se dovessimo fare, secondo coscienza, un calcolo potremmo affermare genericamente che sono entrati in egual. numero e dall’una e dall’altra parte. Però, tutti abbiamo constatato che durante la prima votazione per alzata e seduta – che noi ritenevamo valida, se non fosse intervenuto, in un certo senso non correttamente, il segretario Schiratti – (Proteste al centro) mancavano in blocco tutti i Ministri, mentre poi abbiamo assistito all’ingresso in Aula in blocco di tutti i Ministri per partecipare alla seconda votazione. (Commenti al centro).
Ora, i precedenti parlamentari sono quelli che sono. Il Regolamento non parla di esclusione, ma io credo, nell’interesse di tutti, nell’interesse di tutte le correnti politiche rappresentate in quest’Aula, che sarebbe più opportuno che questa votazione fosse ripetuta con calma in un altro momento, possibilmente nel pomeriggio.
È quello che io mi permetto di proporre. (Commenti al centro).
TOGLIATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOGLIATTI. Onorevoli colleghi, sono contrario alla richiesta che è stata avanzata dall’onorevole Lussu. Per quanto noi in questa votazione siamo stati la seconda volta battuti, mentre la prima credevamo di aver avuto il successo, ritengo che creeremmo un pericolosissimo precedente se ammettessimo che unicamente perché dei colleghi stavano nei corridoi o altrove e non sono stati nell’Aula nel momento in cui è avvenuta quella votazione che il Presidente ha ritenuto valida agli effetti del risultato, la votazione dovesse essere annullata. Vi è stato un incidente che avremmo voluto che fosse evitato e che riguarda l’Ufficio di Presidenza. Noi non c’entriamo. L’Ufficio di Presidenza ha le sue norme che sono sancite a tutela di tutti noi e deve rispettarle. In questo momento però l’esito della votazione è stato proclamato e sarebbe un errore se volessimo ritornare indietro. (Applausi – Commenti).
SCHIRATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCHIRATTI. Non entro nel merito della validità o meno della votazione. Desidero soltanto dire una parola all’onorevole Lussu il quale, se non sono male informato, perché in quel momento ero fuori dell’Aula, avrebbe detto che il mio contegno non è stato completamente corretto.
PREZIOSI. Verso il Presidente. (Commenti animati al centro).
PRESIDENTE. Mi pareva che l’onorevole Togliatti avesse ridato a questa conclusione di seduta un tono di dignità e di cortesia che sarebbe opportuno fosse conservato sino alla fine.
Prosegua, onorevole Schiratti.
SCHIRATTI. Desidero protestare contro questo apprezzamento e non mi riconduco ai fatti. Esercitavo una mia funzione, perché il controllo delle votazioni spetta ai segretari, e al Presidente spetta soltanto dichiarare quanto dai segretari viene accertato. Perciò ho ritenuto e ritengo di avere compiuto nient’altro che il mio dovere.
Se di diversa opinione dovesse essere l’Assemblea, pongo a disposizione dell’Assemblea stessa il mio mandato di segretario. (Applausi al centro – Commenti a sinistra,).
LUSSU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUSSU. Dichiaro che, per quella deferenza e per quel rispetto che tutti qui dentro abbiamo nei confronti del nostro Presidente, qualunque decisione parta dal nostro Presidente io la accetto, senza discutere.
Devo aggiungere questo: io ho detto che l’intervento del collega segretario era stato in un certo senso non corretto. Lo confermo e preciso: non è stato cronologicamente corretto. Infatti, egli ha presentato le sue rimostranze dopo che il nostro onorevole Presidente aveva dichiarato l’esito della votazione.
SCHIRATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCHIRATTI. Per la verità – ed il Presidente mi perdoni – io ho sempre pensato che, allorché i Segretari stanno facendo la numerazione, debbano essere precisi e scrupolosi. Può essere stata – ed io non faccio nessuna imputazione all’onorevole Presidente – una sua momentanea dimenticanza di seguire le norme che ha sempre seguito, per la verità, di chiedere cioè a tutti i Segretari se essi avevano compiuto la loro numerazione. Infatti, questa volta il Presidente non mi ha rivolto la richiesta: ha proclamato l’esito senza chiedere a tutti i Segretari presenti sul banco della Presidenza se avessero ultimato la numerazione. Mentre stava proclamando il risultato della votazione, io ho detto: non ho finito di numerare.
Quindi, se una deficienza vi fu – e non è certo una deficienza dolosa o colposa – essa è stata per una dimenticanza, scusabile, da parte dell’onorevole Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il seguito di questa discussione è rinviato alle ore 16.
La seduta termina alle 13.5.