Come nasce la Costituzione

MARTEDÌ 23 SETTEMBRE 1947

ASSEMBLEA COSTITUENTE

CCXXIX.

SEDUTA DI MARTEDÌ 23 SETTEMBRE 1947

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI

indi

DEL VICEPRESIDENTE CONTI

INDICE

Congedi:

Presidente

Progetto di Costituzione della Repubblica italiana (Seguito della discussione):

Presidente

Rubilli

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione

Macrelli

Condorelli

Piccioni

Giolitti

Laconi

Lussu

Targetti

Fuschini

Nitti

Colitto

Bozzi

Conti

Morelli Renato

Cevolotto

Togliatti

Fabbri

Uberti

Carboni Angelo

Nasi

Caporali

Corbi

Gullo Fausto

Votazione nominale:

Presidente

Risultato della votazione nominale:

Presidente

Votazione segreta:

Presidente

Risultato della votazione segreta:

Presidente

Interrogazioni con richiesta d’urgenza (Annunzio):

Presidente

Andreotti, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri

Grassi, Ministro di grazia e giustizia

Sui lavori dell’Assemblea:

Presidente

Uberti

Interrogazioni e interpellanza (Annunzio):

Presidente

La seduta comincia alle 16.

MOLINELLI, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta pomeridiana.

(È approvato).

Congedi.

PRESIDENTE. Comunico che hanno chiesto congedo i deputati Codignola, Pignatari e Mastino Pietro.

(Sono concessi).

Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Poiché, chiusa la discussione generale, sono stati svolti gli ordini del giorno e l’onorevole Relatore ha esposto le sue considerazioni al riguardo, dobbiamo ora occuparci della loro votazione. Erano stati presentati dagli onorevoli Rubilli, Macrelli, Condorelli, Piccioni e Moro, Fuschini, Giolitti, Gullo Fausto e Corbi. Non mi resta ora che domandare a ciascuno dei presentatori se mantenga il proprio.

Onorevole Rubilli, lo mantiene?

RUBILLI. Sì, mantengo l’ordine del giorno per la prima parte; per la seconda parte lo trasformo in un emendamento (per ciò che si riferisce al collegio uninominale), chiedendo che venga unito agli analoghi emendamenti che sono stati presentati rispettivamente dall’onorevole Nitti, dall’onorevole Laconi, ed altri.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Rubilli. Questo significa che lei mantiene il suo ordine del giorno per ciò che si riferisce alla proposta che un quarto dei membri del Senato venga costituito con nomina del Presidente della Repubblica?

RUBILLI. Si, onorevole Presidente, questo lo mantengo.

PRESIDENTE. L’onorevole Nitti, in realtà, non ha presentato un ordine del giorno, ma un emendamento agli articoli 55 e 56. Allora, onorevole Rubilli, lei non lega la seconda parte del suo ordine del giorno ad un ordine del giorno Nitti; ma bensì aderirà agli emendamenti Nitti quando, esaminando gli articoli 55 e 56, l’onorevole Nitti svilupperà i suoi emendamenti.

RUBILLI. Solo dichiaro che per questa parte trasformo il mio ordine del giorno in un emendamento, che mi riservo di precisare. Ma insomma, a parte la forma, mantengo completamente i concetti esposti nel mio ordine del giorno.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Vorrei pregare l’onorevole Rubilli di considerare se, anche per la parte che egli intende mantenere, non sia più opportuno rinunciare alla forma dell’ordine del giorno e farne un emendamento. Questo problema, trattato così, in forma di «considerato», non consente all’Assemblea di pronunciarsi con quella precisione che sarebbe opportuna e che è invece possibile su di un emendamento. La questione del numero dei senatori, la cui nomina sia o no da riservare al Capo dello Stato, potrà essere trattata quando si parlerà della composizione del Senato. Non c’è, secondo me, onorevole Rubilli, una ragione per adottare un criterio differente per la prima e la seconda parte del suo ordine del giorno. La pregherei dunque di ritirare per ora l’ordine del giorno, e presentare un emendamento anche per questa parte. Vi sono a riguardo parecchi altri emendamenti, e lei ne potrebbe presentare un altro nella forma che meglio le sembrerà opportuna.

RUBILLI. Aderisco pienamente alla proposta dell’onorevole Presidente della Commissione per la Costituzione, perché la trovo opportuna. Quindi anche per la prima parte del mio ordine del giorno, mi riserbo di presentare un emendamento, che sarà discusso al momento opportuno e sempre sull’articolo 55.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. La ringrazio.

PRESIDENTE. Onorevole Macrelli, Ella mantiene il suo ordine del giorno?

MACRELLI. Il mio ordine del giorno contiene diverse proposte, che sono già nel progetto di Costituzione presentato dalla Commissione. Per esempio, nella prima parte, quando si parla della seconda Camera eletta su basi regionali, non si fa che ripetere quanto è detto nel primo comma dell’articolo 55. Per quello che riguarda il n. 1 del mio ordine del giorno, si ripete quanto è contenuto nel secondo comma dello stesso articolo; e altrettanto per il n. 2, che si riferisce al terzo comma dell’articolo 55.

La materia nuova, dirò così, del mio ordine del giorno fa parte invece dei n. 3, 4 e 5. Per quello che riguarda il n. 3, ossia l’attribuzione al Presidente della Repubblica della nomina di un ristretto numero di senatori, se ne potrebbe parlare al momento in cui discuteremo la composizione del Senato. Per il n. 4, ricordo che c’è già un emendamento presentato dall’onorevole De Vita, che è identico alla mia proposta. Il n. 5 si riferisce alla soppressione…

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. È già stata proposta da altri.

MACRELLI. …delle categorie contenute nell’ultima parte dell’articolo 56. Quindi si ripeterà tutta quanta la discussione quando dovremo esaminare l’articolo 56.

PRESIDENTE. Sta bene. Allora, per intanto, non porrò in votazione il suo ordine del giorno.

Lei, onorevole Condorelli, mantiene il suo ordine del giorno?

CONDORELLI. Il mio ordine del giorno non contiene che dei principî generali i quali daranno luogo a degli emendamenti che mi riservo di presentare, e pertanto lo ritiro.

PRESIDENTE. Onorevole Piccioni, ella mantiene il suo ordine del giorno?

PICCIONI. Lo mantengo.

PRESIDENTE. L’onorevole Fuschini non è presente e il suo ordine del giorno si intende decaduto.

Onorevole Giolitti, ella mantiene il suo ordine del giorno?

GIOLITTI. Lo ritiro, in quanto è già tradotto nell’emendamento all’articolo 55 presentato dagli onorevoli Laconi e Grieco.

PRESIDENTE. L’onorevole Gullo Fausto non è presente e si intende decaduto l’ordine del giorno da lui presentato.

Anche l’onorevole Corbi non è presente e il suo ordine del giorno si intende decaduto.

Resta, quindi, da porre in votazione l’ordine del giorno degli onorevoli Piccioni, e Moro, che è del seguente tenore:

«L’Assemblea Costituente,

considerato che l’esistenza di una seconda Camera accanto a quella eletta a suffragio universale indifferenziato risponde alla necessità di integrare la rappresentanza politica, in modo che essa rispecchi la realtà sociale nelle sue varie articolazioni e tutti gli interessi politicamente rilevanti ed assicuri inoltre al lavoro legislativo, divenuto sempre più tecnicamente qualificato, il concorso di speciali competenze,

ritiene

che queste finalità si raggiungono, chiamando a partecipare alla seconda Camera i gruppi, nei quali spontaneamente si ordinano le attività sociali;

che tale rappresentanza deve essere realizzata – secondo un criterio di ripartizione a base territoriale regionale – con metodo democratico, mediante elezioni a doppio grado alle quali concorrano tutti gli appartenenti alle categorie sociali e in modo da promuovere la coordinazione degli interessi dei gruppi con l’interesse generale;

che la ripartizione dei seggi deve obbedire di massima al criterio della proporzione con l’entità numerica delle categorie ed insieme a quello della maggiore responsabilità del lavoro qualificato».

LACONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LACONI. Vorrei avanzare una riserva pregiudiziale alla votazione di questo ordine del giorno. Vorrei far notare ai presentatori e all’Assemblea le difficoltà in cui noi verremmo a trovarci, qualora quest’ordine del giorno venisse votato e approvato.

Questo ordine del giorno prevede la costituzione di una seconda Camera su basi completamente diverse, non dico dal progetto di seconda Camera che è previsto nel Progetto dei Settantacinque, bensì anche su basi completamente diverse da quelle che noi abbiamo previsto per l’ordinamento generale dello Stato italiano.

L’onorevole Piccioni – credo molto giustamente – nel discorso in cui ha illustrato questo ordine del giorno ha rilevato che l’attuazione di una Camera di questo tipo verrebbe a presupporre tutto un ordinamento, all’interno dello Stato, di determinate categorie ed un censimento dei cittadini al fine di poterne determinare l’appartenenza alle categorie stesse.

Io direi che una simile formazione della seconda Camera presuppone qualche cosa di più, presuppone tutta una Costituzione diversa da quella che noi abbiamo delineato nei Titoli già approvati.

D’altra parte, l’ordine del giorno è estremamente vago. Comprenderei che l’onorevole Piccioni e l’onorevole Moro sottoponessero all’attenzione dell’Assemblea un progetto concreto, particolareggiato, che ci consentisse di valutare la portata reale della proposta e di votare con cognizione di causa; ma quando si propone semplicemente all’Assemblea di stabilire che la seconda Camera verrà costituita in base al criterio delle categorie e secondo la proporzione delle categorie, ma insieme tenendo conto della maggiore responsabilità del lavoro qualificato, io penso che si dica troppo poco, perché l’Assemblea sia in grado di prendere posizione. Nell’ambito di queste proposte si può dare una serie di soluzioni concrete tra le quali qualcuna accettabile, altre discutibili, altre ancora da respingere. L’Assemblea non può votare se non conosce a cosa darebbe luogo la votazione di questo ordine del giorno.

Chiedo, quindi, alla lealtà dei presentatori di questo ordine del giorno o che lo ritirino e si contentino di presentare un emendamento che concreti e precisi la proposta, o che dettaglino maggiormente la proposta, in modo che la Camera possa votare sapendo quel che vota; allo stato attuale, se questo ordine del giorno dovesse essere approvato, noi ci troveremmo dinanzi a un’affermazione vuota di contenuto, che impegnerebbe la Camera in un lavoro estenuante per riuscire a concretare e a realizzare queste formule in qualche cosa di coerente ed in qualche modo efficiente.

Questo semplicemente volevo dire. Comprendo perfettamente che, se gli onorevoli Piccioni e Moro mantengono il loro ordine del giorno, esso deve essere necessariamente votato. È nel loro diritto; però penso che sia dovere mio e di tutti coloro che condividono le mie preoccupazioni, pregare gli onorevoli Piccioni e Moro di ritirare essi stessi l’ordine del giorno, tenendo conto delle difficoltà che presenta questa votazione, e di presentare invece delle proposte dettagliate e concrete che consentano alla Camera di valutare il loro intendimento.

PICCIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PICCIONI. Avevo già esplicitamente indicato, nel mio breve discorso illustrativo dell’ordine del giorno, che noi intendevamo proporre all’Assemblea Costituente un’affermazione di principio in ordine alla Costituzione della seconda Camera, principio che si sarebbe dovuto identificare, a nostro avviso, nella cosiddetta rappresentanza degli interessi, specificando – perché non rimanesse il principio in una formulazione assolutamente astratta – che intendevamo gli interessi come rappresentati dalle categorie entro le quali si articola in modo particolare la struttura sociale in uno Stato moderno, specificando altresì che intendevamo concretare tale rappresentanza nell’ambito regionale, perché le varie categorie non venissero intese nel loro aspetto nazionale, ma venissero anch’esse rese aderenti alle caratteristiche peculiari delle singole Regioni. Aggiungevamo che doveva essere salvaguardato in pieno il carattere democratico, cioè elettivo, della rappresentanza delle categorie in ciascuna Regione, attraverso una forma di elezione di secondo grado. Aggiungevamo, infine, come altro criterio caratterizzatore di questo sistema di costituzione della seconda Camera, che bisognava tener presente un criterio di proporzionalità con l’entità numerica delle singole categorie ed insieme con le responsabilità diverse del lavoro qualificato. Però immediatamente, io dissi che, nella condizione in cui si trova oggi la struttura sociale italiana, non era possibile pensare ad una attuazione immediata di un piano di costituzione della seconda Camera così com’era previsto nel mio ordine del giorno, in quanto che bisognava, prima di tutto, sperimentare il modo di realizzazione anche di taluni principî di carattere sociale già fissati nella Carta costituzionale, e bisognava precisare meglio, in un periodo di tempo sufficiente, quella che è la varia articolazione delle principali categorie produttive, rappresentanti degli interessi politicamente rilevanti del Paese. Per fare questo, io dissi, è necessario prevedere una disposizione transitoria che si riferisca alla Costituzione della seconda Camera, immediatamente in applicazione della nuova Carta costituzionale, rinviando a dopo – cioè ad una seconda fase, quando saranno rinnovate le prossime Camere legislative – l’applicazione del principio da noi formulato nell’ordine del giorno. Quindi non c’è contradizione tra la formulazione di principio e la sua possibile realizzazione pratica. Ritengo che nello spazio di quattro o cinque anni – durata della prossima legislatura – evidentemente l’assetto, l’ordinamento economico-sociale del Paese verrà a configurarsi in maniera più chiara e concreta, in modo tale che le future Camere possano avere la possibilità di dettare le norme di applicazione e di esecuzione del principio della rappresentanza degli interessi nella seconda Camera.

Per queste considerazioni mantengo l’ordine del giorno, e mi pare che nulla si opponga a che nella Carta costituzionale, pur rinviandone l’applicazione a un secondo momento, venga fissato il principio da noi propugnato. (Applausi al centro).

LUSSU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUSSU. Io sento – e credo che con me lo sentiranno altri colleghi – un imbarazzo di ordine diverso da quello esposto dal collega onorevole Laconi, ed è questo: che, se si votasse adesso quest’ordine del giorno, verrebbe ad essere immediatamente affrontata la questione della seconda Camera.

Se, infatti, questo ordine del giorno passasse, noi saremmo obbligati alla seconda Camera ed anche nel modo in cui è detto in questo ordine del giorno, mentre in questa Aula non sono parecchi, ma molti, quei colleghi che o sono contrari in linea di principio alla seconda Camera oppure sono favorevoli alla seconda Camera, ma non nel modo che in questo ordine del giorno è previsto.

E allora può accadere questo inconveniente, che parecchi colleghi che vogliono la seconda Camera, ma hanno il dubbio che in altra sede non possa prevalere, possano votare quest’ordine del giorno che sarebbe contro il loro principio politico, diversamente concepito, sulla seconda Camera. Inoltre esso impedirebbe anche una presa di posizione dei colleghi presenti rispetto alla seconda Camera. Per questo ordine di considerazioni credo che, nell’interesse del chiarimento del problema e della votazione, sarebbe opportuno – e credo che la cosa sarà possibile – che il collega onorevole Piccioni rinunciasse alla votazione in questa sede del suo ordine del giorno e lo presentasse in veste di emendamento quando voteremo l’articolo 52 sulla prima e sulla seconda Camera. In altre parole, quell’articolo 52, quando noi saremo chiamati a votarlo, lo voteremo certamente per divisione.

La prima parte è la Camera dei deputati; la seconda parte è o il «Senato» o la «Camera dei senatori» o la «seconda Camera».

Se sarà accettata la seconda Camera, alla seconda votazione, fatta per divisione, potrà essere presentato l’emendamento Piccioni, che comprende quest’ordine del giorno; se, invece la seconda Camera non sarà approvata, evidentemente non si potrà fare luogo al suo inserimento. Oppure potranno essere presentati in quel momento, nella eventualità che l’ordine del giorno presentato come emendamento Piccioni venga respinto, altri emendamenti, che contemplino una diversa organizzazione della seconda Camera.

LACONI. Chiedo di parlare per domandare un chiarimento all’onorevole Piccioni.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LACONI. Mi pare che l’ordine del giorno presentato dall’onorevole Piccioni non esprima chiaramente il pensiero che egli ha formulato in questo momento.

PICCIONI. Perfettamente, per la disposizione transitoria, siamo d’accordo.

LACONI. Cioè, dovrebbe figurare in un determinato punto della Costituzione l’affermazione che le Camere future dovranno esaminare la costituzione della seconda Camera secondo questi criteri. Però figurerebbe nella Costituzione anche una disposizione transitoria per la costituzione del primo Senato, che verrà eletto.

PICCIONI. In Francia è avvenuto così.

LACONI. Soltanto questo chiarimento desideravo.

PRESIDENTE. Onorevole Laconi, la cosa mi sembra molto semplice. Il progetto di Costituzione porta già un articolo transitorio, il quale, prevedendo che al momento della prima elezione del Senato non potranno essere già costituiti gli strumenti amministrativi e tecnici necessari allo scopo secondo le proposte del progetto, detta una norma di carattere provvisorio, per una volta tanto. È evidente che alla seconda elezione dovrà poi entrare in funzione il metodo stabilito nel testo costituzionale. L’onorevole Piccioni ripropone la stessa sistematica, applicandola ad una diversa concezione della seconda Camera. Naturalmente l’onorevole Piccioni, dovrà proporre un nuovo testo di norma transitoria che si adegui al modo diverso col quale egli concepisce la formazione del permanente Senato.

TARGETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TARGETTI. A me sembra che dalla esposizione dell’onorevole Piccioni, messa in relazione anche alla illustrazione che nelle passate sedute egli fece del suo ordine del giorno, con quella chiarezza che è una sua dote particolare, la questione appaia ben chiara. La richiesta dell’onorevole Laconi credo che possa ritenersi sodisfatta dall’indicazione del modo col quale l’onorevole Piccioni ha detto che avrebbe inteso procedere.

È però chiaro – su questo vorrei richiamare, se fosse necessario, l’attenzione dell’Assemblea – che, quando l’Assemblea avesse approvato l’ordine del giorno Piccioni, eppoi venisse a determinare la Costituzione a indicare le caratteristiche del Senato della Repubblica italiana, queste caratteristiche, questa formazione, questa costituzione dovrebbero corrispondere esattamente ai concetti espressi dall’onorevole Piccioni.

Poiché l’onorevole Piccioni riconosce la impossibilità di una immediata applicazione di questa norma, egli per il primo ritiene che una norma transitoria dovrà provvedere alla prima formazione del Senato. Ma, se anche questa norma transitoria, con la quale si provvederà alla formazione del primo Senato della Repubblica italiana, fosse di nostro pieno gradimento, non per questo cesserebbe la nostra assoluta contrarietà nei riguardi dell’ordine del giorno Piccioni, che ci vincolerebbe in modo assoluto per l’avvenire. Ci vincolerebbe in modo che soltanto con una revisione della Costituzione, attraverso tutte le norme cui saranno sottoposte tali revisioni, ci si potrebbe – me lo permetta l’onorevole Piccioni – liberare da questa forma di Senato che non corrisponde in nessun modo alle nostre convinzioni in materia.

Come i colleghi ricordano per aver partecipato ai lavori della Commissione o per aver letto gli atti della Commissione stessa, la proposta dell’onorevole Piccioni si richiama alla tesi che egli aveva sostenuto nei lavori preparatori della Costituzione. Se ben ricordo – e qui faccio una citazione un po’ memoria – la sua tesi si ricollegava (l’eccellentissimo nostro Presidente, che con tanta insuperabile valentia ha presieduto i lavori della seconda Sottocommissione, lo ricorderà meglio di me) e si richiamava ad una proposta specifica fatta dall’onorevole Mortati, la quale non ebbe fortuna. I concetti informatori della proposta dell’onorevole Mortati e dell’ordine del giorno dell’onorevole Piccioni combaciano quasi interamente.

E come noi fummo recisamente contrari, durante l’elaborazione del progetto, a questa forma di Senato, la nostra opposizione resta piena oggi, per le stesse ragioni. L’opinione nostra sulla formazione della seconda Camera – mi sembra inutile far perdere tempo all’Assemblea trattenendola a lungo su questo punto – può essere così sintetizzata: che la seconda Camera giacché ci deve essere, rappresenti non meno della prima un’espressione piena, diretta, pura e genuina della volontà popolare. Questa è la nostra precisa esigenza.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Così si entra nel merito della discussione!

TARGETTI. Ora, il Senato che l’onorevole Piccioni vorrebbe che venisse istituito nella Repubblica italiana, sarebbe un Senato eletto anzitutto a base regionale e qui comincia il male, perché non vediamo le ragioni per cui questa elezione del Senato debba essere fatta a base regionale. Ma quel che è peggio si tratta di una elezione a doppio grado…

PRESIDENTE. La prego, onorevole Targetti, di non entrare nel merito della discussione.

TARGETTI. Ma sono queste le ragioni del nostro voto contrario. Dovuto più che altro al fatto che, secondo l’ordine del giorno dell’onorevole Piccioni, il Senato sarebbe la rappresentanza non equamente distribuita di gruppi, di categorie d’interessi che, secondo noi, sono già rappresentati e fatti valere nell’elezione a suffragio diretto dei deputati e dei senatori. Vorrei chiedere all’onorevole Piccioni e ad altri colleghi che l’hanno applaudito cosa rappresentano i deputati o i senatori eletti dal suffragio diretto della massa popolare, se non determinati interessi, perché è evidente che interessi e principî sono alla base di tutti i partiti. Per questo siamo decisamente contrari a questa forma di Senato.

RUBILLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUBILLI. Se, com’è desiderio di tutti quanti poi, dobbiamo prendere delle decisioni veramente consapevoli, mi pare che sia proprio prematuro decidere sull’ordine del giorno Piccioni in questo momento. (Interruzione al centro). Potete anche essere contrari, onorevoli colleghi, ma è pure indispensabile che io spieghi il mio concetto. Io ho di già dimostrato la mia recisa ostilità al sistema di classi e categorie; ma in ogni modo, a prescindere da quella che è stata la mia opinione personale e quella del Gruppo a cui appartengo, io credo che potremo per lo meno essere d’accordo in questo, che per il momento non è possibile impegnarsi in soluzioni così gravi, con tanta fretta. Non sappiamo ancora con certezza se sorgerà la seconda Camera, cioè il Senato. Non sappiamo ancora come sarà formata nel caso che sorga, e come dovrà funzionare. Vogliamo proprio, in questo momento in cui a stento stiamo elucubrando come dev’essere formato per la prima volta il Senato, pensare come dovrà essere formato in avvenire fra cinque anni? Mi pare che non abbiamo elementi per poter deliberare con coscienza ora, su questioni di un’importanza assai notevole, e forse non sarà inopportuno vedere prima come funzioni il nuovo Senato, raccogliendone il parere che darà senza dubbio un altro elemento autorevole per stabilire quale potrà essere per l’avvenire, ed in via definitiva, la migliore costituzione della seconda Camera.

Quindi, pur non volendo per ora una soluzione nel merito, su cui amo però di ripetere la mia ostilità, dico che per lo meno la proposta inoltrata dal Partito democristiano non può non essere rinviata a momento più opportuno. Per ora pensiamo alla prima costituzione del Senato, e, comunque sia, da ora non dimentichiamo che occorre sempre costituire un’Assemblea politica con persone che non si facciano guidare da interessi di classi o di categorie, ma che si informino soltanto a criteri di carattere generale e nazionale nella formazione delle leggi.

FUSCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FUSCHINI. Onorevoli colleghi, consentitemi una dichiarazione che si riferisce al mio ordine del giorno, che è stato dichiarato decaduto in mia assenza per un impedimento che mi ha fatto giungere in ritardo alla seduta.

Io avrei dichiarato, se fossi stato presente, di essere disposto a ritirare il mio ordine del giorno associandomi per la prima parte a quello dell’onorevole Piccioni, perché l’unica differenza che v’è fra il mio ed il suo, relativamente a questa parte, è che il mio ordine del giorno prevede una rappresentanza, oltreché degli interessi di categoria, anche degli interessi territoriali.

Però amo dichiarare che la seconda parte del mio ordine del giorno, che si riferisce alla costituzione dell’Assemblea Nazionale in un organo separato e distinto dalle due Camere, ed alla prevalenza della prima Camera sulla seconda, io l’avrei ritirata, ma avrei anche dichiarato, come dichiaro in questo momento, di riservarmi di presentare su questi due argomenti degli emendamenti a tempo opportuno.

PICCIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PICCIONI. Io non intendo minimamente polemizzare con i vari colleghi che fanno delle dichiarazioni di voto, naturalmente contrarie, perché tutte le opinioni sono rispettabili e gli atteggiamenti sono conseguenti alle singole opinioni. Mi limito soltanto a rispondere a due esortazioni a ritirare l’ordine del giorno: a quella dell’onorevole Laconi, ho risposto precedentemente; la seconda, quella dell’onorevole Lussu, si vorrebbe basare sul fatto che la votazione del mio ordine del giorno implicherebbe, se positiva, una votazione definitiva sull’ammissione o meno della seconda Camera. Ora, a me pare che al punto in cui è arrivata la discussione, e visto il progetto presentato dalla Commissione stessa, nel quale progetto nel primo articolo (art. 52) è prevista appunto la formazione della seconda Camera, senza che da parte di nessuno dei settori dell’Assemblea si sia levata una voce concreta, seguita da una formulazione di emendamento, contro la seconda Camera, mi pare che questo basti per ritenere che ormai è pacifico e acquisito da parte dell’Assemblea che si debba arrivare alla creazione della seconda Camera. D’altra parte, faccio osservare all’onorevole Lussu che sarebbe una questione di ritardo di pochi minuti soltanto, perché evidentemente, non essendovi altri ordini del giorno a seguito della discussione generale, e dovendosi quindi passare immediatamente all’esame dell’articolo 52, ed avendo egli riconosciuto che proprio in quella sede io dovrei chiedere la votazione dell’ordine del giorno, è chiaro che la sua richiesta si ridurrebbe ad una perdita di tempo, perché all’approvazione dell’articolo 52 saremo chiamati immediatamente.

Quindi, per queste considerazioni, io insisto sul mio ordine del giorno.

Dirò infine all’onorevole Rubilli che quando si parla di precipitazioni, di soluzioni nuove, di impostazione di tesi non sufficientemente maturate, e questo si teme sia ricorso con eccessiva frequenza nelle discussioni duella Costituente, mi pare che si voglia suggestionare un po’ la libertà di iniziativa, di atteggiamento, di proposizione di tesi diverse, anche innovatrici su quelli che sono i vecchi schemi costituzionali. Questo è il nostro compito ed anche il nostro dovere. Le tesi possono essere innovatrici o meno, maturate o no: il giudizio sulla loro maturazione e sulla loro aderenza alle necessità costituzionali e politiche del Paese lo dà l’Assemblea col suo voto.

Quindi mi pare che non ci sia ragione per indurci, anche sotto questo profilo, a ritirare l’emendamento.

PRESIDENTE. Poiché l’onorevole Piccioni ha dichiarato di conservare il suo ordine del giorno, passiamo alla sua votazione.

È stata chiesta la votazione per appello nominale dagli onorevoli Uberti, Monticelli, Codacci Pisanelli, Bosco Lucarelli, Valenti, Restagno, Cremaschi Carlo, Mattarella, Pat, Siles, Restivo, Tessitori, Zerbi, Giacchèro, Vicentini, Di Fausto.

Pongo dunque in votazione, per appello nominale, l’ordine del giorno dell’onorevole Piccioni.

LACONI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LACONI. Il nostro Gruppo voterà contro l’ordine del giorno proposto dall’onorevole Piccioni e voterà contro per i seguenti motivi. L’ordine del giorno dell’onorevole Piccioni contiene sostanzialmente due cose: la prima è una affermazione di principio, di un principio che deve ispirare l’Assemblea legislativa di domani; contiene poi una norma secondo la quale l’Assemblea legislativa di domani dovrà muoversi all’interno di questi principî scegliendo essa la più appropriata soluzione.

Se esaminiamo queste proposte, notiamo in sostanza, che il principio che viene affermato, e che deve orientare l’Assemblea legislativa di domani nella definizione della seconda Camera, è sostanzialmente questo: che i gruppi sociali devono essere investiti del potere politico in quanto tali, cioè non in quanto aggregati di cittadini, bensì in quanto gruppi sociali. Sta poi all’Assemblea legislativa di domani realizzare questo principio, tenendo conto di due criteri che sono stati stabiliti dall’ordine del giorno dell’onorevole Piccioni, cioè da un lato il criterio della proporzionalità e dall’altro il criterio della maggiore responsabilità del lavoro qualificato.

Vorrei far notare alla Camera che questi due criteri entro i quali si deve muovere l’Assemblea legislativa di domani sono due criteri differenti, e che portano a conseguenze praticamente opposte. Entro questi due criteri l’Assemblea legislativa di domani può concretare una serie infinita di progetti di seconda Camera che si muovono su direttrici assolutamente opposte. L’Assemblea legislativa di domani potrebbe realizzare una seconda Camera muovendosi tanto sulla linea del corporativismo fascista, quanto sulla linea della dittatura del proletariato, a seconda che scegliesse, come suo criterio prevalente, o quello della maggiore responsabilità del lavoro qualificato, che darebbe luogo ad una rappresentanza paritetica di categorie di tipo fascista, o quello della proporzionalità numerica, che darebbe luogo ad una seconda Camera in cui prevarrebbero, in modo schiacciante, le classi lavoratrici.

Ora, concedendo una latitudine simile all’attività legislativa dell’Assemblea di domani, siamo noi sicuri di servire minimamente gli interessi del nostro Paese e della democrazia? Io credo che non sia questo l’ufficio di noi costituenti. Se siamo stati eletti per dare una Costituzione al nostro Paese, ciò significa che dobbiamo delineare gli istituti fondamentali dello Stato, secondo un indirizzo generale unitario che è per noi quello del regime democratico di tipo parlamentare.

Ora, l’ordine del giorno dell’onorevole Piccioni si allontana da questo principio e consente soluzioni che escono al di fuori dei criteri che ci hanno finora ispirato nel nostro lavoro costituzionale.

Per questo, pur sapendo che tanto la nostra parte politica quanto altre parti politiche, avendo la maggioranza nella Camera, potrebbero domani giovarsi sensibilmente di questa norma, pur sapendo questo, noi votiamo contro, in quanto riteniamo che sia compito nostro creare istituti che si muovano sul terreno della democrazia parlamentare, e predisporre norme che orientino in questo senso l’Assemblea legislativa di domani.

Votazione nominale.

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione, per appello nominale, dell’ordine del giorno a firma degli onorevoli Piccioni e Moro:

«L’Assemblea Costituente,

considerato che l’esistenza di una seconda Camera accanto a quella eletta a suffragio universale indifferenziato risponde alla necessità di integrare la rappresentanza politica, in modo che essa rispecchi la realtà sociale nelle sue varie articolazioni e tutti gli interessi politicamente rilevanti ed assicuri inoltre al lavoro legislativo, divenuto sempre più tecnicamente qualificato, il concorso di speciali competenze,

ritiene

che queste finalità si raggiungono, chiamando a partecipare alla seconda Camera i gruppi, nei quali spontaneamente si ordinano le attività sociali;

che tale rappresentanza deve essere realizzata – secondo un criterio di ripartizione a base territoriale regionale – con metodo democratico, mediante elezioni a doppio grado alle quali concorrano tutti gli appartenenti alle categorie sociali e in modo da promuovere la coordinazione degli interessi dei gruppi con l’interesse generale;

che la ripartizione dei seggi deve obbedire di massima al criterio della proporzione con l’entità numerica delle categorie ed insieme a quello della maggiore responsabilità del lavoro qualificato».

Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

Comincerà dall’onorevole Patricolo.

Si faccia la chiama.

MOLINELLI, Segretario, fa la chiama.

Rispondono sì:

Adonnino – Alberti – Aldisio – Ambrosini – Andreotti – Angelucci – Arcaini – Arcangeli – Avanzini.

Balduzzi – Baracco – Bastianetto – Bazoli – Bellato – Belotti – Bertone – Bettiol – Biagioni – Bianchini Laura – Bonomi Paolo – Borsellino – Bosco Lucarelli – Bovetti – Braschi – Bruni – Brusasca – Burato.

Caccuri – Caiati – Camposarcuno – Cappa Paolo – Cappelletti – Cappi Giuseppe – Cappugi – Carbonari – Carboni Enrico – Carignani – Carìstia – Caronia – Carratelli – Caso – Cassiani – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Chatrian – Chieffi – Ciampitti – Ciccolungo – Cimenti – Cingolani Mario – Clerici – Coccia – Codacci Pisanelli – Colombo Emilio – Colonnetti – Conci Elisabetta – Coppi Alessandro – Corsanego – Cotellessa – Cremaschi Carlo.

De Caro Gerardo – De Falco – De Gasperi – Delli Castelli Filomena – De Maria – De Martino – De Michele Luigi – De Palma – De Unterrichter Maria – Di Fausto – Dominedò.

Ermini.

Fabriani – Fanfani – Federici Maria – Ferrarese – Ferreri – Firrao – Foresi – Franceschini – Fresa – Froggio – Fuschini.

Galati – Garlato – Germano – Giacchèro – Giordani – Gonella – Gortani – Gotelli Angela – Guariento – Guerrieri Filippo – Guidi Cingolani Angela.

Jervolino.

Lazzati – Leone Giovanni – Lettieri – Lizier.

Malvestiti – Mannironi – Marconi – Martinelli – Mastino Gesumino – Mattarella – Meda Luigi – Merlin Umberto – Micheli – Monterisi – Monticelli – Montini – Mortati – Motolese – Murdaca – Murgia.

Nicotra Maria – Notarianni – Numeroso.

Orlando Camillo.

Pallastrelli – Pastore Giulio – Pat – Pecorari – Perlingieri – Piccioni – Pignedoli – Ponti.

Quarello – Quintieri Adolfo.

Raimondi – Recca – Restagno – Restivo – Riccio Stefano – Rivera – Rodinò Ugo – Romano – Roselli.

Saggin – Sampietro – Scalfaro – Scelba – Schiratti – Segni – Siles – Spataro – Stella – Sullo Fiorentino.

Taviani – Terranova – Tessitori – Titomanlio Vittoria – Tosato – Tosi – Tozzi Condivi – Trimarchi – Tupini – Turco.

Uberti.

Valenti – Viale – Vicentini – Vilardi.

Zaccagnini – Zerbi – Zotta.

Rispondono no:

Abozzi – Allegato – Amadei – Amendola – Assennato – Ayroldi – Azzi.

Baldassari – Bargagna – Barontini Anelito – Barontini Ilio – Basile – Basso – Bei Adele – Bellusci – Bergamini – Bernabei – Bernini Ferdinando – Bianchi Bianca – Bianchi Bruno – Bibolotti – Binni – Bitossi – Bocconi – Bolognesi – Bonfantini – Bonino – Bonomelli – Bordon – Bozzi – Bucci.

Cacciatore – Calamandrei – Calosso – Camangi – Canevari – Cannizzo – Capua – Carboni Angelo – Caroleo – Carpano Maglioli – Cartìa – Castiglia – Cavallari – Cavallotti – Cerreti – Cevolotto – Chiarini – Chiostergi – Cianca – Cifaldi – Condorelli – Conti – Coppa Ezio – Corbi – Corsi – Corsini – Costa – Costantini – Cremaschi Olindo – Crispo.

De Filpo – Della Seta – De Michelis Paolo – De Vita – Di Giovanni – Di Gloria – Di Vittorio – Donati – D’Onofrio – Dozza.

Fabbri – Facchinetti – Faccio – Fantuzzi – Faralli – Farina Giovanni – Fedeli Aldo – Fedeli Armando – Ferrari Giacomo – Fietta – Fiore – Fiorentino – Fioritto – Flecchia – Foa – Fogagnolo.

Gallico Spano Nadia – Gasparotto – Gervasi – Ghidini – Giacometti – Giolitti – Gorreri – Grazia Verenin – Grieco – Grilli – Gullo Fausto.

Iotti Nilde.

Labriola – Laconi – Lagravinese Pasquale – Lami Starnuti – Landi – La Rocca – Leone Francesco – Lombardi Carlo – Lombardo Ivan Matteo – Longhena – Lozza – Lucifero – Luisetti – Lussu.

Macrelli – Maffi – Magnani – Magrini – Malagugini – Maltagliati – Marchesi – Mariani Enrico – Marina Mario – Marinaro – Martino Gaetano – Mattei Teresa – Matteotti Matteo – Mazza – Mazzoni – Merlin Angelina – Mezzadra – Miccolis – Molè – Molinelli – Momigliano – Morandi – Morini – Moscatelli – Musolino – Musotto.

Nasi – Negro – Nenni – Nitti – Nobile Umberto – Nobili Oro – Novella.

Paratore – Paris – Pastore Raffaele – Pellegrini – Pera – Perassi – Persico – Pertini Sandro – Perugi – Pesenti – Piemonte – Pieri Gino – Platone – Pollastrini Elettra – Pratolongo – Preti – Priolo – Pucci.

Quintieri Quinto.

Ravagnan – Reale Vito – Ricci Giuseppe – Rodinò Mario – Rognoni – Romita – Rossi Maria Maddalena – Rossi Paolo – Rubilli – Ruggeri Luigi – Ruggiero Carlo  – Russo Perez.

Saccenti – Salerno – Sansone – Santi  – Sapienza – Saragat – Scarpa – Schiavetti – Scoccimarro – Secchia – Sereni – Sicignano – Silipo – Simonini – Spallicci  – Spano – Stampacchia.

Targetti – Tega  – Togliatti – Tomba – Tonello – Tonetti – Treves – Trulli.

Valiani – Varvaro – Venditti – Vernocchi – Veroni – Vigna – Vigorelli – Villabruna – Villani.

Zanardi – Zuccarini.

Si sono astenuti:

Benedettini.

Ruini.

Sono in congedo:

Arata.

Campilli – Canepa – Carmagnola – Codignola.

Geuna – Gullo Rocco.

Jacini.

La Gravinese Nicola – La Malfa.

Marazza – Mastino Pietro – Montemartini.

Paolucci – Parri – Pellizzari – Pignatari.

Tremelloni.

Vischioni.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione ed invito gli onorevoli Segretari a procedere al computo dei voti.

(Gli onorevoli Segretari fanno il computo dei voti).

Risultato della votazione nominale.

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per appello nominale:

Presenti                  383

Votanti                   381

Maggioranza           191

Hanno risposto      166

Hanno risposto no   213

Astenuti                   2

(L’Assemblea non approva).

Si riprende la discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame del Titolo I – Il Parlamento, Sezione I – Le Camere.

Articolo 52:

«Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e della Camera dei senatori.

«Le Camere si riuniscono in Assemblea Nazionale, nei casi preveduti dalla Costituzione».

A proposito di questo articolo vi è una proposta degli onorevoli Mortati, Tosato, Andreotti ed altri, del seguente tenore:

«Si propone la soppressione di ogni deliberazione sull’ultimo comma dell’articolo 52, fino a quando non saranno deliberate le disposizioni relative alla formazione del Senato e al Capo dello Stato».

Il secondo comma dell’articolo 52 è quello che prevede la riunione delle due Camere in Assemblea Nazionale. Su di esso sono stati presentati emendamenti. Se fosse accolta la proposta Mortati limiteremmo però, per ora, l’esame dell’articolo 52 al primo comma.

L’onorevole Ruini ha facoltà di esprimere il pensiero della Commissione.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Stamane il Comitato di redazione, avendo esaminato la proposta che è stata testé letta, ha deliberato a maggioranza di accoglierla e di rinviare la decisione sull’Assemblea Nazionale a dopo che si saranno, caso per caso, esaminate le attribuzioni da darsi a quest’Assemblea, in modo che sia possibile un giudizio d’insieme, per decidere su questo istituto.

NITTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NITTI. Vorrei che si parlasse di Senato, non di Camera dei senatori.

PRESIDENTE. Attenda, per questo, onorevole Nitti, a quando discuteremo gli emendamenti, presentati sull’argomento. Per ora si tratta dell’Assemblea Nazionale, e precisamente se dobbiamo deciderne in sede di articolo 52 o se si debba invece rinviare la decisione a dopo che si sia esaminato nel suo complesso il sistema di formazione delle due Camere.

Pongo in votazione la proposta dell’onorevole Mortati, che il Comitato di redazione ha accettato.

(È approvata).

Pertanto, esamineremo ora solamente il primo comma dell’articolo 52. Su di esso sono stati presentati vari emendamenti. Uno è dell’onorevole Colitto:

«Al primo comma, alle parole: si compone, sostituire le parole: è formato».

L’onorevole Colitto intende svolgere il suo emendamento?

COLITTO. Non insisto.

PRESIDENTE. L’onorevole Macrelli ha presentato il seguente emendamento, firmato anche dall’onorevole De Vita:

«Al primo comma sostituire alle parole: della Camera dei senatori, le altre: del Senato della Repubblica».

L’onorevole Macrelli ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

MACRELLI. Non credo di aver bisogno di spiegare le ragioni del mio emendamento, ragioni che del resto ho già esposto quando ebbi occasione di parlare giorni fa in via generale sul Titolo primo, cioè io propongo che alle parole «della Camera dei senatori» si sostituisca le parole «del Senato della Repubblica». Io ho già fatto mie le osservazioni che fece in proposito l’onorevole Nitti, in quanto sembra strano e vorrei dire assurdo che proprio noi parliamo di Camera dei senatori nella nostra situazione attuale. Quindi io insisto perché la modifica avvenga in questo senso.

PRESIDENTE. L’emendamento dell’onorevole Macrelli sul secondo comma resta in sospeso fino a che questo comma sarà preso in esame. Qual è il pensiero della Commissione?

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Il Comitato accoglie la proposta dell’onorevole Macrelli.

LUSSU. Chiedo che si voti per divisione, cioè prima la formula: «Il Parlamento si compone della Camera dei deputati»; poi la formula: «e del Senato della Repubblica».

PRESIDENTE. Secondo la richiesta dell’onorevole Lussu il primo comma dell’articolo 52 verrà posto in votazione per divisione, dapprima nella sua prima parte: «Il Parlamento si compone della Camera dei deputati» e successivamente nella seconda «e del Senato della Repubblica».

Pongo in votazione la prima parte: «Il Parlamento si compone della Camera dei deputati».

(È approvata).

Passiamo alla seconda parte.

LUSSU. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUSSU. Io voterò contro la seconda parte e dichiaro che se in questo senso eventualmente non votasse la maggioranza dell’Assemblea io presenterei un emendamento per la costituzione di una Consulta, che sostituisse il Senato della Repubblica.

PRESIDENTE. Se il testo non fosse approvato nella forma nella quale lo porrò in votazione, ognuno potrà presentare emendamenti o nuove formulazioni. Ma lei, che ha già un’idea in proposito, potrebbe presentare un emendamento prima che io ponga in votazione la formula accettata dalla Commissione.

LUSSU. Il mio emendamento sarebbe subordinato.

PRESIDENTE. No, è primordiale. D’altra parte, venendo, se mai, il suo emendamento proposto in sede di discussione, dovrà portare dieci firme.

LUSSU. Il collega Gullo ha fatto decadere il suo ordine del giorno, ed io non ho presentato nessun emendamento, in quanto avrei votato questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. In verità sono già passate due ore dal momento in cui l’onorevole Gullo ha rinunciato al suo ordine del giorno.

BOZZI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOZZI. Io sono d’accordo con l’emendamento Macrelli. Mi permetterei suggerire di togliere però la parola «della Repubblica» perché qui facciamo la Costituzione della Repubblica italiana e se mettiamo «Senato della Repubblica» sembra che la Camera dei Deputati non sia della Repubblica.

MACRELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MACRELLI. Insisto sulla mia formulazione. Nel progetto di Costituzione purtroppo non si parla molto spesso di Repubblica. (Commenti). È bene che una volta tanto l’Assemblea dica che il Senato è della Repubblica.

PRESIDENTE. Onorevole Bozzi, lei ha sentito la risposta dell’onorevole Macrelli. Suppongo che voglia proporre di votare per divisione questa seconda parte.

BOZZI. Sì, per divisione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione delle parole: «e del Senato».

Tengano presente che successivamente porrò in votazione le parole «della Repubblica», proposte dall’onorevole Macrelli.

(Sono approvate).

Pongo in votazione le parole: «della Repubblica».

(Sono approvate).

Il primo comma dell’articolo 52 resta allora del seguente tenore:

«Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica». (Applausi a sinistra).

Resta inteso che il secondo comma verrà esaminato in successione di tempo.

Passiamo all’articolo 53 che è del seguente tenore:

«La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto, in ragione di un deputato per ottantamila abitanti o per frazione superiore a quarantamila».

Su questo articolo sono stati presentati alcuni emendamenti. Il primo, degli onorevoli Giolitti, Grieco, La Rocca, è del seguente tenore:

«Dopo le parole: universale e diretto, inserire: e segreto, secondo il sistema proporzionale».

L’onorevole Giolitti ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

GIOLITTI. Il motivo del nostro emendamento è questo: che a nostro avviso il sistema di elezione ha una grande rilevanza per quella che è la fisionomia della rappresentanza popolare. Pensiamo anzi che questo particolare del sistema di elezione, nel caso specifico del sistema proporzionale, abbia un rilievo costituzionale anche maggiore che non altre norme che sono state inserite nel progetto di Costituzione, come la data di convocazione delle Camere e la durata delle Camere stesse; perché, indubbiamente, il sistema di elezione ha una influenza grandissima sulla fisionomia della rappresentanza. Abbiamo proposto il sistema proporzionale come quello che riteniamo più idoneo e adeguato allo sviluppo della democrazia moderna.

Non è il caso che io ricordi quale significato, anche rivoluzionario, abbia avuto l’introduzione del sistema proporzionale, e come sia quello che meglio consenta di esprimere nell’Assemblea legislativa la reale influenza che i partiti hanno nel Paese. E infine voglio ancora ricordare la garanzia che il sistema proporzionale costituisce per i diritti delle minoranze, in particolare per il loro diritto ad essere adeguatamente rappresentate nel Parlamento e ad avere quell’influenza che corrisponde al loro peso e alla loro entità nella vita politica del Paese.

Per questi motivi presentiamo l’emendamento aggiuntivo all’articolo 53.

PRESIDENTE. L’onorevole Conti ha presentato un emendamento all’articolo 53, con cui propone di sostituire alla parola «ottantamila» l’altra «centocinquantamila».

L’onorevole Conti ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

CONTI. Ho avuto occasione, giorni fa, di dimostrare che le Assemblee numerose non possono compiere un lavoro legislativo utile, devono necessariamente compiere un cattivo lavoro, possono essere funeste.

Nell’esame di questo problema si deve tener conto anche del fatto che noi avremo un Senato della Repubblica – mi dispiace per l’onorevole Bozzi – elettivo. Bisogna tener conto dei dati che risultano per queste due elezioni. Se mantenessimo la norma del progetto – un deputato per ogni ottantamila abitanti – evidentemente avremmo una Camera molto più numerosa dell’attuale, la quale è già troppo numerosa; bisogna ridurre il numero. Io ho proposto centocinquantamila in confronto di ottantamila abitanti. Sono disposto a portare la mia proposta a centoventicinquemila, ma non al disotto.

È necessario che l’Assemblea si renda conto della grandissima importanza di questa votazione.

Aggiungo che non chiederò l’appello nominale, perché ho fiducia che ogni deputato sentirà il dovere di votare per un numero che non sia quello proposto nel progetto. Si dovrà tener conto del contegno dei deputati in questa materia. (Commenti). Denunzieremo al Paese coloro i quali voteranno per un numero impossibile.

Confido che l’Assemblea accoglierà l’emendamento da me proposto.

PRESIDENTE. L’onorevole Nitti propone che la cifra di ottantamila sia elevata a centomila abitanti.

L’onorevole Nitti desidera illustrare la sua proposta?

NITTI. No, è sufficiente averne dato notizia.

PRESIDENTE. Il Presidente della Commissione per la Costituzione ha facoltà di esprimere il parere della Commissione sulle proposte di emendamento all’articolo 53.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Circa la proposta dell’onorevole Giolitti, d’inserire nella Costituzione che la Camera dei Deputati deve essere eletta col sistema proporzionale, debbo ricordare che la seconda Sottocommissione votò un ordine del giorno impegnativo in tal senso, ma ritenne, quasi concorde, che per ragioni tecniche non fosse opportuno inserire nella Costituzione il principio della proporzionale, rinviandolo alla legge elettorale.

Il Comitato di redazione non può che confermare questo criterio.

Ad ogni modo, dalla proposta dell’onorevole Giolitti andrebbero tolte le parole «e segreto» perché all’articolo 45, già approvato, è stabilito che la votazione deve essere segreta in tutti i casi.

Veniamo alla questione del rapporto tra il numero dei deputati ed abitanti.

In origine, la seconda Sottocommissione aveva votato il rapporto tra un deputato e 100.000 o frazione superiore a 50.000 abitanti. In Commissione plenaria si abbassò la cifra ad 80.000 e 40.000. Abbiamo ora la proposta dell’onorevole Nitti di ripristinare il numero di 100.000 e 50.000 e la proposta dell’onorevole Conti di salire a 150.000 e 75.000. Il Comitato ha ritenuto, a maggioranza, questa mattina, che sarebbe opportuno tornare alla cifra iniziale di 100 e 50 mila.

Debbo qui, onorevoli colleghi, mettere questo tema in relazione con l’articolo 59 del nostro progetto. Esso dice che il numero dei deputati e dei senatori sarà commisurato ai risultati dell’ultimo censimento.

L’ultimo censimento a tutt’oggi è quello del 1936, nel quale la popolazione ammontava a 42.990.000. Possiamo dire, popolazione complessiva di 42.900.000 abitanti; cioè, in cifra tonda, di quasi 43 milioni, nei quali sono naturalmente compresi anche i fratelli della Venezia Giulia, di poi strappati all’Italia. Un censimento, dunque, di 12 anni fa. L’Istituto centrale di statistica ha aggiornato queste cifre, tenendo conto dei morti e dei nati, Comune per Comune, ed ha determinato a fine del 1942 una cifra di 45.500.000 abitanti, compresa sempre la Venezia Giulia. Per gli anni successivi non si hanno aggiornamenti definitivi perché sono mancati i rilievi esatti, Comune per Comune. Si sono fatti soltanto calcoli provvisori che dànno per la fine del 1946 una cifra complessiva di 45.600.000, esclusa la Venezia Giulia. Tali le cifre di cui disponiamo. Aggiungo che sono in corso rilievi che consentirnno aggiornamenti definitivi, riguardo la popolazione alla fine del 1947. Decideremo, in occasione dell’articolo 59, a quale cifra sarà bene attenerci per la costituzione del primo Parlamento.

Intanto, sono compiti molto all’ingrosso, anzi piuttosto ordini di grandezza che cifre; possiamo prendere a base, per vedere quale sarà il numero dei deputati, una cifra almeno di 45-46 milioni di abitanti. Se prendiamo il quoziente 100 mila, saranno più di 450 deputati; se prendiamo invece 150 mila, discenderanno a più di 300; se ci atterremo ad un quoziente di 80.000, andremo a più di 570. Non tengo conto, in nessun caso, degli aumenti che vi possono essere per le frazioni superiori alla metà del quoziente-base, giacché si deve tener conto che vanno perdute le frazioni inferiori alla metà. Ma insomma non è inesatto dire che per le tre ipotesi abbiamo: verso 600 deputati con un quoziente di 80.000; verso 500 con un quoziente di 100 mila; di poco più che 300 con un quoziente di 150.000. Il Comitato preferisce stare al quoziente intermedio di 100.000.

Debbo far notare che le cifre addotte sono un punto di partenza, un minimo, che andrà ad ingrossarsi nelle successive legislature con gli incrementi demografici.

CONTI. Ritiro il numero di 150.000 e lo riduco a 120.000. (Commenti).

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Permetterà l’onorevole Conti che non entriamo in un giuoco di ribasso o rialzo delle cifre. Io debbo riferire che il Comitato proponendo 100.000 ha creduto di attenersi a cifra giusta.

PRESIDENTE. Passiamo ora alla votazione dell’articolo 53.

MORELLI RENATO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORELLI RENATO. Dichiaro che voterò contro gli emendamenti Nitti e Conti perché, a prescindere dall’esempio di altre democrazie europee, è certo che l’aumento del numero favorisce i partiti di massa e danneggia i partiti meno numerosi; favorisce i grossi agglomerati urbani e danneggia le popolazioni rurali.

CEVOLOTTO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CEVOLOTTO. Io voterò per il numero di 100 mila, facendo presente all’Assemblea (questo non per l’interesse dei piccoli partiti, ma del sistema elettorale) che se noi facciamo le elezioni con il sistema proporzionale e riduciamo, come è nel proposito di molti, l’estensione di collegi, diminuendo il numero dei deputati, la proporzionale non funziona più. Faccio presente questo inconveniente. Noi ci troveremo con collegi che avranno cinque o sei deputati soltanto, ed in questo caso la proporzionale non raggiungerà lo scopo di dare una rappresentanza a tutte le correnti politiche.

Per queste ragioni, voterò per il numero di 100 mila.

TOGLIATTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOGLIATTI. Onorevoli colleghi, nonostante i fulmini che ci ha minacciato l’onorevole Conti, il nostro Gruppo parlamentare voterà per la cifra più bassa. E questo per due motivi. In primo luogo perché una cifra troppo alta distacca troppo l’eletto dall’elettore; in secondo luogo perché l’eletto, distaccandosi dall’elettore, acquista la figura soltanto di rappresentante di un partito e non più di rappresentante di una massa vivente, che egli in qualche modo deve conoscere e con la quale deve avere rapporti personali e diretti.

Avremo una Camera che oscillerà intorno ai 550 deputati. Mi pare che sia poco male.

Per queste ragioni noi voteremo per la cifra più bassa.

FABBRI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABBRI. Io voterò contro l’inserzione della parola «proporzionale», non tanto perché creda ad una soluzione diversa di questa questione, ma perché ritengo che metterla per la Camera obbligherebbe necessariamente a precisare il sistema anche per il Senato. Ora, non mi pare che allo stato attuale delle cose sia abbastanza matura, da parte della Costituente, la decisione relativa agli eventuali diversi sistemi. Ritengo che sarebbe utile che le due Camere avessero ciascuna una base di suffragio universale e che un criterio differenziale potrebbe proprio essere costituito dal sistema di elezione, proporzionale per l’una uninominale per l’altra. Ma se noi stabiliamo senz’altro il metodo relativamente alla Camera dei deputati, credo che sia indispensabile stabilirlo anche per il Senato, e mi pare che non sia matura la decisione in questo momento.

UBERTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Mi permetta, onorevole Uberti. Noi avremo da fare cinque o sei votazioni ed è bene che le relative dichiarazioni di voto non si intreccino e non si confondano. Prego perciò gli onorevoli colleghi di sentire dapprima su cosa si vota e di fare poi dichiarazioni di voto pertinenti.

Ora, noi dobbiamo in questo momento votare la prima parte dell’articolo 53, per la quale non sono stati proposti emendamenti:

«La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto».

La pongo in votazione.

(É approvata).

Vi è adesso l’emendamento proposto dagli onorevoli Giolitti, Grieco e La Rocca, del seguente tenore:

«Dopo le parole: universale e diretto, inserire: e segreto, secondo il sistema proporzionale».

A proposito dell’inciso «e segreto» il Presidente della Commissione, onorevole Ruini, ha fatto presente che in un articolo precedente già votato è stabilito in forma generale che, qualunque forma di votazione venga adottata in qualunque organo della Repubblica, essa deve avvenire in modo segreto. La proposta dell’onorevole Giolitti costituirebbe dunque una ripetizione. Se l’onorevole Giolitti lo consente, possiamo evitare questa superfluità.

GIOLITTI. Sì, acconsento.

PRESIDENTE. Allora resta da votare la seconda parte dell’emendamento Giolitti:

«secondo il sistema proporzionale».

L’onorevole Fabbri ha già fatto sull’argomento la sua dichiarazione di voto.

UBERTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UBERTI. A nome del mio Gruppo dichiaro che noi desideriamo che il problema del sistema elettorale con la rappresentanza proporzionale sia posto non soltanto per una Camera, bensì per entrambe le Camere.

Nella Commissione dei 75 si è deliberato un ordine del giorno impegnativo circa il sistema da seguire nella legge elettorale, e cioè di attuare il sistema della proporzionale, pur senza includerlo nella Costituzione, per lasciar libero il Parlamento, nella eventualità che questo si rendesse opportuno per una qualche situazione particolare, di modificare il sistema elettorale senza modificare la Costituzione. Ad ogni modo, siccome siamo favorevoli al sistema proporzionale per tutte le elezioni, non possiamo votare contro l’ordine del giorno Giolitti, che pertanto voteremo; però desideriamo che lo stesso sistema sia seguito per la seconda Camera.

TARGETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TARGETTI. L’onorevole Uberti impropriamente ha parlato di un ordine del giorno generico dell’onorevole Giolitti perché, se si trattasse di un simile ordine del giorno generico, il nostro atteggiamento potrebbe essere diverso da quello che sarà verso la sua proposta che tende a stabilire, in sede di Costituzione, il sistema elettorale.

Come l’onorevole Uberti ha ricordato, nei lavori di elaborazione del testo della Costituzione, venne presentata questa questione; ma mi sembra che si fosse tutti d’accordo…

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. D’accordo.

TARGETTI. …proporzionalisti e non proporzionalisti, della opportunità di escludere qualsiasi accenno al sistema elettorale, ritenendo che questa non fosse materia di Costituzione. Quindi il nostro Gruppo voterà contro questa specificazione.

GIOLITTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOLITTI. Consento a trasformare l’emendamento in ordine del giorno.

PRESIDENTE. Allora, in attesa che l’onorevole Giolitti rediga l’ordine del giorno, passiamo alla votazione dell’emendamento successivo, che si riferisce al numero di abitanti richiesto per l’elezione di un deputato. Faccio presente che il progetto a questo proposito propone 80.000 abitanti; l’onorevole Nitti ne propone 100.000 o frazione superiore a 50.000; l’onorevole Conti 120.000. Quindi tre cifre. Voteremo per prima quella dell’onorevole Conti che si allontana di più dalla proposta della Commissione.

COLITTO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COLITTO. Per le ragioni chiaramente espresse sia dall’onorevole Morelli Renato, che dall’onorevole Togliatti, le quali si completano e si integrano, noi dichiariamo che voteremo per la cifra più bassa.

CARBONI ANGELO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARBONI ANGELO. A nome del mio Gruppo, conformemente alle dichiarazioni che furono fatte dai nostri rappresentanti in sede di seconda Sottocommissione e condividendo completamente il pensiero espresso dall’onorevole Togliatti, voteremo per la cifra più bassa di ottantamila.

TARGETTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TARGETTI. Noi dichiariamo di votare contro l’emendamento dell’onorevole Conti, intendendo votare in favore della proposta che porta a centomila il numero degli elettori per ciascun deputato.

UBERTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIBERTI. Il problema del numero dipende da due esigenze, una quella di un’Assemblea che non sia eccessivamente numerosa, che non sia pletorica, per rendere meno arduo il compito legislativo della Camera, e l’altra che la rappresentanza popolare sia la più adeguata possibile.

Riteniamo pertanto che la formula media di un deputato ogni centomila abitanti sia la migliore, in quanto concilia le due esigenze, e perciò voteremo per questa formula.

NASI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NASI. A nome del Gruppo demolaburista dichiaro di essere favorevole al numero più basso, che è quello di ottantamila.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta dell’onorevole Conti, del seguente tenore:

«Alle parole: ottantamila abitanti, sostituire: centoventimila abitanti».

(Non è approvata).

Passiamo alla proposta dell’onorevole Nitti, che indica in centomila il numero richiesto.

L’onorevole Ruini ha dichiarato di accettare questa proposta.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Volevo ricordare che il numero di centomila è stato accettato, in sede di Comitato, da tutti, anche dai rappresentanti del partito comunista…

LACONI. Non è esatto.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, sopra questo emendamento viene richiesta la votazione per scrutinio segreto dall’onorevole Morelli Renato.

A norma dell’articolo 97 del Regolamento chiedo se sia appoggiata.

(È appoggiata).

Votazione segreta

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la votazione segreta sull’emendamento Nitti.

Si faccia la chiama.

MOLINELLI, Segretario, fa la chiama.

Presidenza del Vicepresidente CONTI

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione e invito gli onorevoli Segretari a procedere alla numerazione dei voti.

(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).

Presidenza del Presidente TERRACINI

Risultato della votazione segreta.

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione segreta sull’emendamento dell’onorevole Nitti:

Presenti e votanti     362

Maggioranza           182

Voti favorevoli        133

Voti contrari           229

(L’Assemblea non approva).

Hanno preso parte alla votazione:

Abozzi – Adonnino – Alberti – Aldisio – Allegato – Amadei – Ambrosini – Amendola – Andreotti – Angelucci – Arcangeli – Assennato – Avanzini – Ayroldi – Azzi.

Badini Confalonieri – Baldassari – Balduzzi – Baracco – Bargagna – Barontini Anelito – Barontini Ilio – Basile – Basso – Bastianetto – Bazoli – Bei Adele – Bellato – Bellusci – Belotti – Benedettini – Bennani – Benvenuti – Bernabei – Bernini Ferdinando – Bertone – Bettiol – Biagioni – Bianchi Bianca – Bianchi Bruno – Bianchini Laura – Bibolotti – Binni – Bitossi – Bocconi – Bolognesi – Bonfantini – Bonino – Bonomelli – Bonomi Paolo – Bordon – Borsellino – Bosco Lucarelli –Bosi – Bovetti – Bozzi – Braschi – Bucci – Burato.

Cacciatore – Caccuri – Caiati – Camangi – Camposarcuno – Canevari – Cannizzo – Caporali – Cappelletti – Cappi Giuseppe – Cappugi – Carbonari – Carboni Angelo – Carboni Enrico – Caristia – Caroleo – Caronia – Carpano Maglioli – Carratelli – Cartia – Caso – Cassiani – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Cavallari – Cavallotti – Cerreti – Cevolotto – Chatrian – Chiarini – Chieffi – Ciampitti – Cianca – Ciccolungo – Cifaldi – Cimenti – Cingolani Mario – Clerici – Coccia – Codacci Pisanelli – Colitto – Colombo Emilio – Colonnetti – Conci Elisabetta – Condorelli – Coppi Alessandro – Corbi – Corsanego – Corsi – Corsini – Costa – Costantini – Cotellessa – Cremaschi Carlo – Cremaschi Olindo – Crispo.

De Caro Gerardo – De Gasperi – Del Curto – Della Seta – Delli Castelli Filomena – De Maria – De Martino – De Michele Luigi – De Michelis Paolo – De Palma – De Unterrichter Maria – De Vita – Di Giovanni – Di Gloria – Di Vittorio – Dominedò – Donati – D’Onofrio – Dozza – Dugoni.

Ermini.

Fabbri – Fabriani – Facchinetti – Faccio – Fanfani – Fantuzzi – Farina Giovanni – Farini Carlo – Fedeli Armando – Federici Maria – Ferrarese – Ferrari Giacomo – Ferreri – Finocchiaro Aprile – Fiore – Fiorentino – Fioritto – Firrao – Flecchia – Foa – Fogagnolo – Foresi – Franceschini – Froggio – Fuschini.

Galati – Garlato – Gasparotto – Germano – Gervasi – Ghidini – Giacchero – Giolitti – Giordani – Gonella – Gorreri – Gortani – Gotelli Angela – Grassi – Grazi Enrico – Grieco – Grilli – Gronchi – Guariento – Guerrieri Filippo – Guidi Cingolate Angela – Gullo Fausto.

Iotti Leonilde.

Labriola – Laconi – Lagravinese Pasquale – Lami Starnuti – Landi – La Rocca – Lazzati – Leone Francesco – Leone Giovanni – Lettieri – Lizier – Lizzadri – Lombardi Carlo – Lombardo Ivan Matteo – Longhena – Lozza – Lucifero – Luisetti – Lussu.

Macrelli – Maffi – Magnani – Magrini  – Malagugini – Maltagliati – Malvestiti – Mannironi – Marchesi – Marconi – Mariani Enrico – Marina Mario – Martinelli – Martino Gaetano – Massola – Mastino Gesumino – Mattarella – Mattei Teresa – Mazza – Meda Luigi – Merlin Angelina – Mezzadra – Micheli – Molè – Molinelli – Momigliano – Monterisi – Monticelli – Montini – Morandi – Morelli Luigi – Morelli Renato – Morini – Mortati – Moscatelli – Mùrdaca – Murgia – Musolino – Musotto.

Nasi – Negro – Nenni – Nicotra Maria – Nitti – Nobile Umberto – Nobili Tito Oro – Notarianni – Novella.

Orlando Camillo.

Pallastrelli – Paratore – Paris – Pastore Giulio – Pastore Raffaele – Pat – Pecorari – Pellegrini – Pera – Perassi – Perlingieri – Perrone Capano – Persico – Pertini Sandro – Pesenti – Petrilli – Piccioni  – Piemonte – Pignedoli – Platone – Pollastrini Elettra – Ponti – Pratolongo – Pressanotti – Preti – Priolo – Pucci.

Quarello – Quintieri Adolfo – Quintieri Quinto.

Raimondi – Ravagnan – Reale Vito – Recca – Restivo – Ricci Giuseppe – Riccio Stefano – Rivera – Rodinò Mario – Rodinò Ugo – Romano – Romita – Roselli – Rossi Maria Maddalena – Rossi Paolo – Rubilli – Ruggieri Luigi – Ruggiero Carlo – Ruini.

Saccenti – Saggin – Sampietro – Sansone – Santi – Scalfaro – Scarpa – Schiavetti – Schiratti – Scoca – Scoccimarro – Scotti Alessandro – Secchia – Sereni – Sicignano – Siles – Silipo – Silone – Simonini – Spallicci – Spataro – Stampacchia – Stella – Storchi – Sullo Fiorentino.

Targetti – Taviani – Terranova – Tessitori – Titomanlio Vittoria – Togliatti – Tomba – Tonello – Tonetti – Tosato – Tosi – Tozzi Condivi – Treves – Trimarchi – Trulli – Tumminelli – Turco.

Uberti.

Valenti – Varvaro – Vernocchi – Veroni – Viale – Vicentini – Vigna – Vigorelli – Villabruna – Villani – Vinciguerra – Volpe.

Zaccagnini – Zagari – Zanardi – Zerbi – Zotta – Zuccarini.

Sono in congedo:

Arata.

Campilli – Canepa – Carmagnola – Codignola.

Geuna – Gullo Rocco.

Jacini.

La Gravinese Nicola – La Malfa.

Marazza – Mastino Pietro – Montemartini.

Paolucci – Parri – Pellizzari – Pignatari.

Tremelloni.

Vischioni.

Si riprende la discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

PRESIDENTE. Passiamo ora alla seconda parte dell’articolo 53:

«in ragione di un deputato per ottantamila abitanti o per frazione superiore a quarantamila».

La pongo in votazione.

(È approvata).

L’articolo 53 risulta, così, approvato nel suo complesso.

Comunico che l’onorevole Giolitti, sciogliendo la sua riserva, ha fatto pervenire il seguente ordine del giorno:

«L’Assemblea Costituente ritiene che l’elezione dei membri della Camera dei deputati debba avvenire secondo il sistema proporzionale».

Lo pongo ai voti.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 54. Se ne dia lettura.

MOLINELLI, Segretario, legge:

«Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che hanno compiuto i venticinque anni di età al momento delle elezioni».

PRESIDENTE. Su questo articolo sono stati presentati alcuni emendamenti. Il primo è quello degli onorevoli Montemartini, Chiaramello e Caporali, del seguente tenore:

«Alle parole: gli elettori, sostituire l’altra: i cittadini».

L’onorevole Caporali ha facoltà di svolgerlo.

CAPORALI. Rinuncio all’emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Segue un emendamento dell’onorevole Perassi, del seguente tenore:

«Alle parole: tutti gli elettori, sostituire le seguenti: i cittadini aventi i requisiti per essere elettori, che».

Non essendo presente l’onorevole Perassi s’intende che abbia rinunciato a svolgerlo.

Segue l’emendamento degli onorevoli Corbi, Pajetta Gian Carlo e Mattei Teresa, del seguente tenore:

«Sopprimere le parole: che hanno compiuto i venticinque anni di età al momento delle elezioni».

L’onorevole Corbi ha facoltà di svolgerlo.

CORBI. Desidero osservare che la condizione prevista dall’articolo 54 per l’eleggibilità a deputato importa una grave limitazione a danno di una grande categoria di cittadini: quelli che vanno dai 21 ai 25 anni non compiuti; e mi sembra che ciò contrasti con i principî altrove affermati in questa stessa Carta costituzionale. Infatti, mentre si riconoscono a questa così numerosa categoria di cittadini tutti i doveri e tutti i diritti (in sostanza questi cittadini sarebbero buoni per fare la guerra, potrebbero e possono ricoprire importanti posti e nell’esercito e nell’Amministrazione dello Stato e sono tenuti al rispetto di tutte le leggi così come gli altri di maggiore età) non si vuol concedere ad essa di poter rappresentare la Nazione nel Parlamento.

Credo perciò che questa limitazione non abbia ragion d’essere. Avrebbe, sì, forse, una giustificazione qualora le nomine venissero dall’alto; poiché ciò non è, tale restrizione non ha fondati motivi. Saranno le stesse centinaia di migliaia di elettori a giudicare se, a prescindere dall’età (21, 22, 23 anni), i candidati abbiano i requisiti necessari, requisiti che soprattutto devono ritrovarsi nella fiducia che essi godono presso gli elettori. Pertanto insisto nel mio emendamento.

PRESIDENTE. Segue l’emendamento dell’onorevole Colitto, del seguente tenore:

«Alle parole: al momento delle elezioni, sostituire le parole: entro il giorno delle elezioni».

Ha facoltà di svolgerlo.

COLITTO. Insisto nel mio emendamento, che peraltro è di pura forma. A me sembra che la dizione «entro il giorno delle elezioni» sia più precisa di quella del progetto «al momento delle elezioni».

PRESIDENTE. Segue l’emendamento dell’onorevole Rescigno, del seguente tenore:

«Aggiungere in fine le parole: salvo le eccezioni stabilite dalla legge».

Non essendo presente l’onorevole Rescigno, s’intende che abbia rinunciato a svolgerlo.

Invito l’onorevole Relatore ad esprimere il pensiero della Commissione sui vari emendamenti.

RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Il Comitato accetta l’emendamento dell’onorevole Colitto. Sull’emendamento dell’onorevole Corbi il Comitato si pronuncia in senso non favorevole, tenendo conto che una differenza per il minimo di età fra elettori ed eleggibili è criterio ormai consueto ed accettato per quasi tutti i Parlamenti e in quasi tutte le Costituzioni. Il criterio dell’età non ha valore assoluto, come ha esposto l’onorevole Corbi; è vero che tutti a 21 anni possono entrare negli uffici. Ma ai posti direttivi arrivano ad un’età maggiore. Si può chiedere qualcosa più della minima età a chi diventa deputato.

D’altra parte, venticinque anni è un’età piuttosto bassa; prima il limite era a trenta anni.

Il Comitato, a maggioranza, non ha accettato l’emendamento.

PRESIDENTE. Chiedo all’onorevole Corbi di dichiarare se insiste nel suo emendamento.

CORBI. Insisto.

PRESIDENTE. L’emendamento dell’onorevole Colitto è stato accettato dalla Commissione.

Non essendo presenti gli onorevoli Perassi e Rescigno, i loro emendamenti si intendono decaduti.

Passiamo ora alle votazioni.

L’onorevole Corbi propone di sopprimere tutta la seconda parte, dalle parole «che hanno compiuto» sino alla fine.

Si deve votare per divisione. Votando la prima parte «Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori» non ci si impegna nei confronti della proposta Corbi; d’altra parte, è pacifico che anche chi vuol votare la seconda parte, deve per intanto votare la prima parte. Sarà soltanto in sede di voto della seconda parte che si constaterà se l’emendamento Corbi verrà accolto o respinto.

Pongo, pertanto, in votazione la prima parte dell’articolo 54:

«Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori».

(È approvata).

Devo ora porre in votazione la seconda parte, includendovi l’emendamento Colitto accettato dalla Commissione:

«che hanno compiuto i venticinque anni di età entro il giorno delle elezioni».

Coloro che approvano questa seconda parte respingono implicitamente l’emendamento soppressivo proposto dall’onorevole Corbi.

GULLO FAUSTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GULLO FAUSTO. Io chiederei che si mettesse prima in votazione la proposta dell’onorevole Corbi, nel senso che gli eleggibili debbono avere soltanto la maggiore età.

PRESIDENTE. L’onorevole Corbi non ha proposto questo; l’emendamento Corbi è semplicemente soppressivo; se egli proporrà un’altra formula, la metterò in votazione.

GULLO FAUSTO. Noi, che siamo favorevoli ai 21 anni, siamo costretti a votare contro il limite dei venticinque anni. Ma voteranno contro anche coloro che sono favorevoli al limite di trent’anni.

PRESIDENTE. Nessuno ha fatto quest’ultima proposta.

GULLO FAUSTO. L’onorevole Corbi ha formulato la proposta che basti avere ventuno anni per essere eleggibile; chiedo che sia posta ai voti.

PRESIDENTE. Ella sa, onorevole Gullo, che le proposte soppressive si affermano votando contro le proposte positive. È pacifico che coloro che negano il limite dei venticinque anni, dato che non c’è una proposta di altro genere, accettano quella dell’onorevole Corbi.

GULLO. FAUSTO. Ma alcuni sono favorevoli al limite di trenta anni!

PRESIDENTE. Ripeto che nessuno, onorevole Gullo, ha fatto questa proposta.

GULLO FAUSTO. Eppure so che ci sono colleghi che la pensano così.

PRESIDENTE. Noi non siamo tenuti a conoscere il pensiero recondito dei colleghi.

Pongo ai voti la seconda parte dell’articolo 54, di cui do nuovamente lettura: «che hanno compiuto i venticinque anni di età entro il giorno delle elezioni».

(È approvata).

L’articolo 54 rimane pertanto approvato nella seguente formulazione:

«Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che hanno compiuto i venticinque anni di età entro il giorno delle elezioni».

Il seguito di questa discussione è rinviato alle ore 11 di domani.

Interrogazioni con richiesta d’urgenza.

PRESIDENTE. Gli onorevoli Valiani, Pacciardi, Magrini, Treves, Lombardi Riccardo e Facchinetti hanno presentato la seguente interrogazione con richiesta di risposta urgente:

«Al Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere il motivo per il quale – dopo che il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ha riconosciuto il diritto del quotidiano Corriere Lombardo di Milano, edizione del mattino, di cambiare la propria testata in quella di Corriere di Milano – il prefetto di Milano rifiuta di autorizzare il cambiamento medesimo e procede al sequestro del giornale».

Chiedo al Governo quando intenda rispondere.

ANDREOTTI, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Risponderò al termine della seduta pomeridiana di domani.

PRESIDENTE. È stata presentata anche la seguente interrogazione con richiesta di risposta urgente:

«Al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri dell’agricoltura e foreste e di grazia e giustizia, per sapere se, in considerazione della mancata registrazione da parte della Corte dei conti, per dichiarata incostituzionalità, del decreto relativo allo sdoppiamento del prezzo dei cereali soggetti a vincolo di ammasso, agli effetti del pagamento dei canoni di affitto e delle richieste dei proprietari terrieri, richieste che mirano ad ottenere l’integrale pagamento dei canoni di affitto non solo per l’annata agraria 1946-47, ma anche per quelle precedenti; non ritengano opportuno – onde ovviare alla grave agitazione che già si va delineando tra gli affittuari di tutte le provincie italiane – elaborare un provvedimento legislativo da sottoporre, con urgenza, all’approvazione dell’Assemblea Costituente per regolare e definire con rapidità la delicata materia.

«Bonomi Paolo, Galati, Storchi, Camangi, Stella, Quarello, Bellato, Del Curto, Giacchero, Pastore Giulio, Monticelli, Carbonari, Ferrari, Burato, Caiati».

Chiedo al Governo quando intenda rispondere.

GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. Risponderò al termine della seduta di domani.

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti altre interrogazioni urgenti:

«Al Ministro degli affari esteri, per sapere quando si provvederà al ripristino dell’Ispettorato di emigrazione di Messina, per il quale vivissima è da tempo l’attesa della città, nonché delle altre provincie siciliane e calabresi interessate. Detto Ispettorato venne creato nel 1906 e poi soppresso nel 1929 (in virtù della politica antiemigratoria instaurata dal fascismo) e ne fu praticamente decisa la reintegrazione nel 1945, quando vennero istituiti gli Uffici di frontiera di Domodossola, Tarvisio e Chiasso.

«L’importanza del provvedimento è grande anche a fini sociali, per la tutela degli emigranti della Sicilia orientale e della Calabria, cui verrebbero evitati notevoli disagi e non lieve dispendio. Il ritardo nell’emanazione del provvedimento non si giustifica: non può essere giustificato da motivi finanziari, dato che il Comune e la Camera di commercio di Messina hanno dichiarato di voler contribuire all’onere delle spese di impianto, fornendo altresì i locali per gli uffici. A riprova della inopportunità del provvedimento soppressivo attuato nel 1929 dal Governo fascista può ricordarsi che in molte occasioni, dopo la soppressione, il personale dell’Ispettorato di Palermo dovette trasferirsi a Messina per le operazioni preliminari di visita definitiva degli emigranti, i quali si imbarcavano tuttavia nel porto di Messina.

«Martino Gaetano».

«Al Ministro della pubblica istruzione, per conoscere la situazione attuale del Monte pensione dei maestri elementari, e i provvedimenti adottati per adeguare le pensioni degli insegnanti elementari a quelle dei pensionati dello Stato.

«Canevari».

«Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della difesa e al Ministro del tesoro, per sapere se abbiano sentore del vivissimo sdegno col quale i combattenti della guerra 1915-18 hanno accolto le disposizioni riguardanti il pagamento della polizza ad essi rilasciata al momento del loro congedo e che, avendo anche potuto costituire in quei tempi lontani un dono dignitoso, si è trasformata oggi, per la svalutazione della moneta, in una elemosina umiliante che gli interessati da ogni parte dichiarano di respingere con indignazione;

e se non ritengano doveroso e urgente sospendere provvisoriamente il corso legale della disposizione emanata, per disporre una congrua rivalutazione dell’ammontare del premio.

«Moscatelli, Secchia, Leone Francesco, Barontini».

Interesserò i Ministri interrogati, stante la loro assenza, perché facciano sapere quando intendano rispondere.

Sui lavori dell’Assemblea

PRESIDENTE. All’ordine del giorno della seduta antimeridiana di domani porremo il seguito della discussione del disegno di legge sull’elettorato attivo. Onorevoli colleghi, l’Assemblea ha giorni fa deciso la sospensiva sull’articolo 47 di questo disegno di legge, in attesa della votazione sul terzo comma della prima disposizione finale e transitoria del progetto di Costituzione. Ciò non può impedirci di andare avanti con gli articoli successivi, tanto più che ancora una volta il Ministro dell’interno ha fatto presente la grande urgenza della legge elettorale. Esamineremo dunque domani mattina i rimanenti articoli del disegno di legge.

UBERTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UBERTI. Dobbiamo concludere sull’articolo 55 relativo alla formazione del Senato, la cui importanza è manifesta. È opportuno che i Gruppi concretino definitivamente il rispettivo atteggiamento e possibilmente si mettano d’accordo su tale articolo. Noi speravamo che la mattinata di domani fosse esente da sedute in modo da poter tentare un accordo.

Propongo pertanto di non tenere seduta domattina, anche perché gli articoli seguenti all’articolo 47 della legge elettorale possono essere approvati in pochi minuti.

PRESIDENTE. Domani mattina all’ordine del giorno vi sarà non soltanto il disegno di legge sull’elettorato attivo ma anche il seguito della discussione sul progetto di Costituzione. Lei, onorevole Uberti, parla dell’articolo 55, che è uno dei più complicati del progetto. Ma le discussioni che si potrebbero fare in un piccolo comitato per cercare l’accordo si rifarebbero un’altra volta in Assemblea. Ed allora, facciamole senz’altro in Assemblea.

Gli emendamenti a tale articolo non sono poi molti.

UBERTI. Sicuramente ne saranno presentati altri.

PRESIDENTE. Li svolgeremo in Assemblea e sarà meglio, perché ciascuno sentirà tutti gli argomenti. Le discussioni che si fanno in un piccolo comitato praticamente non riescono mai a convincere gli assenti.

Pertanto, se non vi sono altre osservazioni, nella seduta antimeridiana di domani, alle 11, proseguirà la discussione del disegno di legge sull’elettorato attivo e quindi del progetto di Costituzione; al quale ultimo sarà dedicata anche la seduta pomeridiana.

(Così rimane stabilito).

Interrogazioni e interpellanza.

PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni e di una interpellanza pervenute alla Presidenza.

MOLINELLI, Segretario, legge:

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se non ritenga necessario prolungare fino a Lecce il rapido Roma-Foggia in partenza rispettivamente da Roma alle ore 11.30 e da Foggia alle ore 10.30. Tale prolungamento già si effettua nel percorso Foggia-Bari con automotrici.

«Attualmente il servizio sulla linea Roma-Lecce è espletato da due soli treni, che hanno delle vetture assolutamente disagevoli (spesso vetture di terza classe in servizio di prima) e straordinariamente affollate. Ciò è tanto più rimarchevole, quando si tenga conto dell’attuale costo dei trasporti. Qualora per ragioni tecniche fosse assolutamente impossibile disporre ciò, si cerchi di far coincidere coi treni in oggetto l’orario delle automotrici della Sud-Est in servizio tra Bari e Lecce.

«De Maria, Codacci Pisanelli».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro degli affari esteri, per sapere come intenda conciliare il mantenimento nella motivazione della medaglia d’oro concessa alla memoria del capitano di fregata Vittorio Meneghini (Gazzetta Ufficiale 31 maggio 1947) di un’espressione ambigua relativa a pretesi diritti dell’Italia su le isole dell’Egeo con la necessità di eliminare qualsiasi dubbio o sospetto su la sincerità della politica estera della Repubblica italiana.

«Schiavetti, Lussu, Cianca, Magrini, Nasi, Cevolotto, Zuccarini, Lami Starnuti, Costa».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere le ragioni per cui non ha inteso estendere, analogamente a quanto disposto per gli incarichi e le supplenze nelle scuole medie ed elementari, anche ai reduci aspiranti all’incarico annuale di direttore didattico il beneficio del conferimento riservato del 50 per cento dei posti disponibili.

«Non sembrando sufficiente il motivo che l’incarico è conferibile a insegnanti di ruolo già in servizio, l’interrogante confida che l’onorevole Ministro vorrà tempestivamente provvedere a che i reduci non siano privati di questo beneficio.

«Sullo».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno e l’Alto Commissario per l’alimentazione, per conoscere se intendano una buona volta intervenire e porre fine allo stato di disordine amministrativo della Sepral di Avellino a carico della quale non passa mese senza che la stampa elevi critiche aspre e giustificate su scandali a ripetizione che si verificano.

«Sullo».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se non ritenga opportuno provvedere, con decreto legislativo, alla riforma della composizione della Giunta provinciale amministrativa in sede di tutela, in conformità del pensiero espresso da alcuni deputati e condiviso dalla Commissione parlamentare durante la discussione avanti all’Assemblea Costituente del disegno di legge recante modifiche al testo unico della legge comunale e provinciale, nel senso cioè di dare la prevalenza – in ossequio ad un elementare principio di libertà democratica – agli elementi elettivi in confronto di quelli governativi, come era nella legge prefascista. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).

«Carboni Angelo, Persico».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere se non sia il caso di mantenere in servizio e passare a ruolo, senza concorso, quegli ufficiali sanitari che hanno, in qualità di interini, compiuto un decennio di servizio ininterrotto. Uniformandosi ad analogo provvedimento adottato dal Ministero della pubblica istruzione per alcuni insegnanti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Ayroldi».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro del tesoro, per sapere con quali provvedimenti il Governo intende venire incontro, nel più breve termine, alle non più dilazionabili esigenze alimentari e alla fiduciosa attesa dei ciechi civili, che hanno presentato in forma motivata e concreta un progetto per un assegno di assistenza continuativa. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).

«Calosso, Momigliano, Sapienza, Bianchi Bianca, Bocconi, Corsi, Lami Starnuti».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se intende ufficialmente confermare, venendo incontro alle legittime richieste dei concorrenti, quanto ufficiosamente la Direzione generale delle scuole elementari ha avuto modo di chiarire in merito ai concorsi magistrali, che cioè, nel caso che risultino vincitori di concorso in una determinata provincia insegnanti di ruolo, questi non graveranno sul numero dei posti messi a concorso nella provincia, privandone così gli aspiranti non di ruolo, ma troveranno la loro sistemazione in posti in soprannumero rispetto al bando. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Sullo».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere se intenda far affrettare e concludere i lavori che la Commissione per il riordinamento degli Uffici del registro va compiendo da molti mesi senza che si giunga ad alcun risultato concreto in sede di applicazione, rimanendosi fermi sul terreno degli studi preliminari. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).

«Sullo, Gortani, Quintieri Adolfo».

«I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del commercio con l’estero e dell’agricoltura e foreste, per sapere se non ritengano di revocare l’ordine col quale è stata subordinata l’esportazione del sughero di macinazione al rilascio di un permesso speciale.

«L’onorevole Ministro del commercio con l’estero ha dato assicurazione che le singole richieste di permessi saranno esaminate con la massima benevolenza. Tale dichiarazione però non tranquillizza le categorie interessate (produttori e commercianti), le quali ritengono che l’andamento dei prezzi nazionali ed internazionali e l’abbondanza del prodotto nella corrente annata garantiscono abbondantemente il fabbisogno nazionale e pertanto rendono inutile il controllo che ostacolerebbe il normale andamento delle relative operazioni di scambi.

«Mannironi, Mastino Gesumino, Carboni Enrico, Murgia, Chieffi, Lussu».

PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno iscritte all’ordine del giorno e svolte al loro turno, trasmettendosi ai Ministri competenti quelle per le quali si chiede la risposta scritta.

Così pure la interpellanza sarà iscritta all’ordine del giorno, qualora, i Ministri interessati non vi si oppongano nel termine regolamentare.

La seduta termina alle 19.55.

Ordine del giorno per le sedute di domani.

Alle ore 11:

  1. Seguito della discussione sul disegno di legge:

Norme per la disciplina dell’elettorato attivo e per la tenuta e revisione annuale delle liste elettorali. (16).

  1. – Seguito della discussione sul progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Alle ore 16:

Seguito della discussione sul progetto di Costituzione della Repubblica italiana.