ASSEMBLEA COSTITUENTE
CCXII.
SEDUTA DI MARTEDÌ 9 SETTEMBRE 1947
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI
indi
DEL VICEPRESIDENTE TARGETTI
INDICE
Commemorazioni:
Presidente
Caronia
Pieri
Nasi
La Rocca
Mastrojanni
Bernamonti
Bonomelli
Bellavista
Persico
Bulloni
Cianca
Scelba, Ministro dell’interno
Congedi:
Presidente
Comunicazioni del Presidente:
Presidente
Domande di autorizzazione a procedere in giudizio:
Presidente
Risposte scritte ad interrogazioni (Annunzio):
Presidente
Sui lavori dell’Assemblea:
Presidente
Fuschini
Scelba, Ministro dell’interno
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione
Lussu
La Rocca
Annunzio di una mozione:
Presidente
Scelba, Ministro dell’interno
Nenni
Mazza
Interrogazioni e interpellanze (Annunzio):
Presidente
La seduta comincia alle 16.10.
RICCIO, Segretario, legge il processo verbale della seduta pomeridiana del 30 luglio 1947.
(È approvato).
Commemorazioni.
PRESIDENTE. Ben due nomi, devo oggi, a triste inizio della, ripresa dei nostri lavori, pronunciare, poiché due colleghi nostri sono stati, per morte improvvisa, sottratti in uno e per sempre alla dolce intimità dei loro focolari ed al fervido pulsare della nostra vita nazionale.
Il 6 agosto si spegneva infatti a Roma, dopo una brevissima violenta infermità, il collega onorevole professore Diego D’Amico, Alto Commissario aggiunto per l’igiene e la sanità pubblica. Pervenuto all’esercizio della funzione parlamentare da una attività scientifica e professionale, che aveva dato già chiara fama al suo nome come valente studioso e pubblicista e come apprezzato docente universitario, egli rappresentava nella Costituente il collegio della Sicilia occidentale. Pieno di fervore appassionato per la medicina in genere e la scienza oculistica in particolare, aveva fatto del più valido ordinamento sanitario del Paese il tema di una assidua, perseverante indagine che per più di un venticinquennio diede fra l’altro frutto di numerosi scritti anche polemici, e di utili iniziative. La sua particolare formazione spirituale e morale lo aveva poi sospinto a ricerche più difficili e sottili in rami connessi oltre che alla medicina, e cioè ai fenomeni più direttamente legati alla vita materiale, anche ai più misteriosi processi della psicologia.
La stessa passione operosa l’onorevole D’Amico portò nell’Assemblea Costituente, facendosi fra l’altro promotore del Gruppo parlamentare medico, del quale era autorevole Segretario; e la imprevedibile immaturità della sua scomparsa (era nato nel 1895) rende più vivo il nostro compianto e più doloroso il lutto dell’Assemblea.
Non meno profondi il rammarico ed il cordoglio per la scomparsa del collega onorevole avvocato Aldo Caprani, anch’egli – appena quarantottenne – abbattuto con crudele repentinità dalla morte nella notte dell’11 agosto a Brescia. Dopo essere stato nella guerra 1915-18 soldato valoroso, sospinto poi dal maturare dei tempi e dal suo vivo sentimento di umana comprensione verso le classi diseredate, non poteva non essere e fu nobile combattente della libertà e della giustizia sociale. Per questo, nei tempi del trionfo pieno del regime obbrobrioso, egli conobbe i rigori polizieschi, l’esilio, l’internamento in terra straniera. La guerra di liberazione lo trovò fra le schiere della resistenza, nei primi gruppi partigiani del bresciano, tra i valorosi combattenti della 54a Brigata Garibaldi, Commissario interdivisionale di guerra.
Uomo dagli entusiasmi generosi ed oratore appassionante, anche per queste sue doti era stato prescelto dagli elettori di Brescia quale loro rappresentante nell’Assemblea Costituente. E questa si unisce oggi ad ogni altro che lo ebbe caro per compiangerne la scomparsa ed onorarne il ricordo. (Segni di generale consenso).
CARONIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARONIA. Onorevoli colleghi, a nome del Gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana e del Gruppo parlamentare siciliano, dirò brevemente di Diego D’Amico, così immaturamente ed improvvisamente scomparso.
È assai triste per i più vecchi commemorare i più giovani, ed è specialmente penoso per me, che ebbi il D’Amico allievo, collega, collaboratore prezioso, amico fraterno.
Tutti noi ricordiamo Diego D’Amico, sempre presente in quest’Aula, sempre pronto ad intervenire in tutte le questioni di carattere sanitario, sempre giovialmente accogliente verso i colleghi, che a lui ricorrevano per consigli o per favori. E lo ricordiamo specialmente noi del Gruppo medico-parlamentare, che lo abbiamo avuto attivissimo segretario ed animatore.
Non dirò per brevità della sua promettente giovinezza. Egli, dopo avere compiuto brillantemente gli studi classici, si indirizzò verso la scienza medica, attrattovi dal suo amore per la ricerca scientifica e dal suo alto senso umanitario. Nel 1915 entrò come studente di medicina nell’Università di Palermo. Ma gravi eventi distolsero ben presto il D’Amico dagli studi. L’Italia entrava in guerra per la difesa delle idealità democratiche e per la riconquista dei suoi territori ancora in mano allo straniero. Il D’Amico accorse a dare l’opera sua, non nelle comode retrovie della sanità, ma tra i combattenti, volontario come ufficiale di fanteria. Fu ferito nel maggio del 1916 davanti a Gorizia e per il suo valore fu decorato della Croce di guerra al merito. .
Compiuto questo suo primo dovere verso la Patria, il D’Amico riprese con ardore i suoi studi prediletti e nel 1920 conseguì brillantemente la laurea in medicina presso l’Università di Roma. Entrò immediatamente nella scuola del grande Maestro dell’oculistica Giuseppe Cirincione, che del giovane D’Amico aveva già apprezzato le doti non comuni. In quella vera fucina di studi, sotto la guida di tanto Maestro, il D’Amico ben presto ebbe a distinguersi e rapidamente da semplice assistente assurse nel 1925 al grado di aiuto, conseguendo nello stesso tempo la libera docenza per titoli ed il grande premio nazionale di oculistica. In quel periodo la sua produzione scientifica fu varia e notevole, facendo prevedere in lui uno dei futuri maestri dell’oculistica. Purtroppo in quel momento avvenne qualche cosa che doveva stroncare la carriera del giovane studioso e la vita del suo Maestro. Eravamo, come ricordate, in un triste periodo, eravamo nel periodo torbido del delitto Matteotti, quando il fascismo, buttata la maschera, procedeva inesorabilmente alla soppressione sistematica dei suoi avversari, non più materialmente, perché la prova Matteotti si era dimostrata pericolosa, ma moralmente; gli uomini d’intelletto furono l’obiettivo preferito.
L’Università, fino a quel momento, aveva resistito alla dittatura. Bisognava flettere la resistenza degli universitari. Un numero trascurabile di professori aveva piegato ai servizi della dittatura. Alla Minerva, alla dura ma per lo meno intelligente dittatura del Gentile, era subentrata la vile servitù del Fedele, che aveva chiesto l’onore di occupare nel fascismo il posto lasciato vacante dalla morte del povero Casalini. Imperava nel partito Farinacci, che dava gli ordini di colpire senza pietà gli universitari, e Fedele colpiva.
Tra i designati alla soppressione morale erano in prima linea il Cirincione e chi vi parla. L’ordine era di colpire a qualunque costo questi due professori che non piegavano. Ripeto, non potendo procedere alla soppressione materiale e nemmeno alla soppressione legale – perché vigeva ancora la legge sulla inamovibilità dei professori – si tentò di sopprimerci moralmente. Quindi denunzie, inchieste, sospensioni ed altro. Figuratevi che il Cirincione era accusato di essersi appropriato dei fondi della clinica, dei miseri fondi della clinica (allora la dotazione era di poche migliaia di lire!) per la quale egli aveva profuso non soltanto i tesori della sua intelligenza, ma anche quelli del suo ben fornito portafoglio.
Il sottoscritto era accusato anch’egli di peculato per aver permesso ai suoi assistenti di guardia di prender parte ai pasti nella clinica a loro spese!
Queste erano le accuse, che funzionari e giudici e ministri non ebbero vergogna di prendere in considerazione perché bisognava dimostrare che eravamo ladri, assassini, incapaci, per evitare la reazione del mondo culturale.
In questo triste frangente il giovane D’Amico restò vicino ai suoi Maestri. Mi permetto qui rivelare un episodio che ancora ci dirà quale fosse il cuore di questo giovane collega che ci è venuto oggi a mancare.
Egli, di spirito veramente antifascista, pensò di iscriversi al fascismo per cercare di conoscere i piani che si preparavano per colpire i suoi Maestri, per tentare di sventarli, per esplicare più efficace opera di difesa dei suoi Maestri. Tra le carte del povero D’Amico probabilmente si troverà una mia dichiarazione nella quale, venuto a conoscenza del suo gesto, scrivevo che il D’Amico, conservando il suo spirito nettamente ribelle alla dittatura, era ricorso alla finzione di inchinarsi alla dittatura per poter difendere i valori morali che si tentava offuscare.
Certamente l’opera generosa fino al sacrificio dovette essere di giovamento ai suoi calunniati Maestri, i quali riuscirono a dimostrare la loro integrità morale, la loro dirittura scientifica, e vinsero contro la forza bruta del fascismo. Ma vinsero soltanto moralmente, perché la dittatura non rinunziò alla sua preda. Fallito il tentativo di soppressione morale, la lotta assunse il suo vero carattere politico ed, in mio onore, venne abrogata la legge della inamovibilità dei professori, per cui chi vi parla fu colpito dal trasferimento e privato per lungo tempo della sua attività scientifica e morale con la distruzione di una fiorente scuola, ed il Cirincione, prima che dal trasferimento, venne colpito dalla morte, contro la quale non volle difendersi. Alla memoria del grande Maestro vada un riverente pensiero in quest’Aula, che Egli per molti anni onorò della sua presenza, in cui spesso risuonò la sua sapiente parola. (Approvazioni).
Dopo questo tristissimo episodio, il D’Amico, privato del suo Maestro, allontanato dalla sua scuola, espulso dal fascismo che non doveva tardare a scoprire la sua manovra, non si perdette di animo, e sostenuto dalla sua fede nel bene e dalla sua passione scientifica, lasciò Roma ed andò a prestare il suo servizio nell’Ospedale psichiatrico di Palermo. Qui intraprese altra opera. Il D’Amico, non era solamente un valoroso ricercatore, ed un provetto clinico, era anche un cultore di scienze sociali, economiche e storiche. Assunse in quel periodò la redazione della rivista Cultura medica moderna e dalle pagine di questa rivista condusse un’attiva campagna di indole sanitaria e sociale, che doveva preludere all’attività dell’ultimo recente periodo.
Quando avvenne il crollo del fascismo il D’Amico, che intanto era rientrato a Roma, uscì dall’ombra in campo aperto per mettersi a servizio del Paese.
Fu tra i primi ad accorrere nelle file della Democrazia cristiana e gli elettori di Sicilia, che ben conoscevano i suoi meriti, lo mandarono a questa Assemblea.
Della Sua attività in questa Assemblea io non vi dirò, perché tutti ne siete testimoni. Vi dirò soltanto che, come ha detto il nostro Presidente, Egli volle, fin dal primo giorno, che sorgesse un Gruppo medico parlamentare, Gruppo che ben presto con la cordiale adesione di tutti i colleghi, venne formato, diventando la vera espressione del corpo sanitario italiano in seno alla Costituente.
Del Gruppo, per unanime volontà dei suoi componenti, Egli divenne il segretario e fu il vero animatore. Una sola voglio citare delle iniziative del Gruppo sotto la spinta del D’Amico, quella del referendum presso tutta la classe medica italiana per preparare la riforma sanitaria, referendum che ha dato veramente risultati preziosi e che è la prima dimostrazione di quanto si possa fare con una stretta collaborazione fra il centro e la periferia. Un materiale preziosissimo, fatto di esperienza e di scienza, è stato in brevissimo tempo raccolto, materiale che riuscirà certamente di grande vantaggio per raggiungere quella sana organizzazione sanitaria che attende il nostro Paese. Per compiere in breve tempo questa impresa, per venire incontro ai bisogni della classe sanitaria, per meglio studiare le condizioni sanitarie del Paese, il D’Amico percorse in breve tempo quasi tutta l’Italia, senza risparmiarsi fatiche e sacrifici e certamente questa sua eccessiva attività non deve essere estranea al precipitare delle sue condizioni di salute, all’affrettare la sua fine, che possiamo considerare la morte sul campo.
Egli, da poco, per questa sua grande attività, per le prove di capacità e competenza, era stato chiamato all’Alto Commissariato per l’igiene e la sanità, dove, insieme al collega dottor Perrotti, aveva intrapreso un’opera assai proficua in servizio del Paese, e si cominciava già a sentire l’influenza benefica dell’opera sua, quando la triste Parca, che infierisce sui migliori, recideva il filo della sua vita.
Oggi la classe sanitaria italiana piange unanimemente la sua dipartita, perché vede scomparire dall’agone uno dei suoi più validi campioni, uno dei più valorosi militi della difesa sanitaria del Paese.
Ma la fiamma accesa dal D’Amico è ancora viva. I colleghi, pur sbigottiti ed affranti, raccolti intorno alla sua memoria, sono fermamente decisi a continuare e completare l’opera con lui iniziata facendo proprio il motto che un giovane artista scrisse un giorno sotto l’immagine marmorea del D’Amico: «L’uomo vale per quel che sa rendere all’umanità». Per quello che il D’Amico ha reso all’umanità il suo ricordo resterà imperituro fra di noi. (Applausi).
PIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERI. Onorevoli colleghi! L’onorevole Diego D’Amico, che con calda e commossa eloquenza hanno commemorato il Presidente Terracini ed il professor Caronia, era Segretario del Gruppo medico parlamentare, che ha designato me a rievocarne il ricordo.
Diego D’Amico era l’anima del Gruppo medico parlamentare ed aveva la mentalità del costruttore: ne aveva l’originalità e l’entusiasmo, la sagacia e la tenacia. Sua fu l’idea, sua e del collega Giuseppe Alberti (che, eletto alla Costituente, poi si dimise) di riunire i medici in un Gruppo parlamentare, in modo che, spogliandosi di ogni spirito di parte, dessero il loro contributo alla soluzione del problema grave e indilazionabile della riforma sanitaria.
Diego D’Amico analizzò gli elementi di questo problema e li affidò per lo studio alle commissioni in cui aveva suddiviso il Gruppo medico parlamentare.
Egli percorse per un anno in lungo e largo tutta l’Italia, per poter portare la parola del Gruppo medico parlamentare tra i medici e rinunziò anche al suo riposo domenicale, per poter convocare i medici nei capoluoghi di provincia, sottoporre loro problemi della riforma sanitaria e spronarli a studiarli.
Nel marzo scorso, essendosi reso libero il posto di Alto Commissario aggiunto alla sanità, fu nominato Diego D’Amico. Mai scelta fu più indovinata. Egli era veramente, come dice una frase inglese, «l’uomo adatto nel posto adatto».
Appena insediato – e in ciò è la riprova del suo talento di organizzatore – egli creò una commissione di studio che sceverasse tutti gli elementi del referendum indetto tra i medici italiani, li coordinasse e ne estraesse la soluzione per i singoli problemi.
Il mese scorso il Pensiero Medico pubblicò la prima parte del referendum indetto fra i medici italiani. Il nostro Collega non poté vedere pubblicata la seconda parte, perché la sera del 6 agosto la morte lo ghermì e lo atterrò a tradimento.
Davanti alla sua Salma, composta nell’augusta maestà della morte, l’animo nostro si ribellava all’idea che fosse spenta quella fiamma d’intelligenza, quell’ansia inesausta di azione, quell’ardore di generosità.
Nessuno di noi si sente degno di raccogliere la fiaccola caduta dalle mani di Diego D’Amico; ma tutti noi ci sentiamo impegnati a continuare ed a perfezionare l’opera sua. Ecco: il Corpus di principî, di direttive e d’azione è pronto e la prossima Assemblea Legislativa dovrà tradurlo in provvide leggi che porteranno l’Italia all’avanguardia delle conquiste igieniche e sanitarie.
Questa sarà la più efficace commemorazione che Diego D’Amico avrebbe potuto desiderare; sarà il monumento ideale che l’Assemblea Legislativa dedicherà alla memoria del collega così immaturamente scomparso. (Applausi).
NASI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NASI. A nome dei demolaburisti e quale rappresentante della circoscrizione occidentale della Sicilia, alla quale apparteneva Diego D’Amico, mi unisco alle parole commosse che sono state pronunciate alla memoria del Collega scomparso.
Ho visto Diego D’Amico sul suo letto di morte: conservava la stessa serenità che gli era consueta in tutti i momenti della sua vita privata e politica, di scienziato e di uomo, sicché il suo carattere gli faceva vedere molte miserie, anche politiche, con senso di obiettività e di serenità.
Ricordo i lunghi discorsi che egli mi faceva in tema di politica e in tema di costume politico; egli era veramente un uomo superiore. L’ho ammirato e l’ho amato; ora, in questo momento, rivolgo a lui un reverente saluto, al quale credo si associ unanime il sentimento della Camera, poiché egli fu, soprattutto, un amico di tutti. (Applausi).
LA ROCCA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LA ROCCA. A nome del Gruppo parlamentare comunista, mi associo al rimpianto e al cordoglio espresso per la perdita dell’onorevole D’Amico. Ricordo, qui, soprattutto, lo spirito che lo condusse nella lotta per la conquista delle libertà democratiche; l’amore che lo guidò nel consacrarsi alla causa di tutta l’umanità, per difenderla con la sua attività scientifica, dalle insidie e dalle percosse della sorte e del caso.
Credo che l’Assemblea Costituente onorerà in maniera degna la memoria di lui, cercando di tradurre in opere concrete lo spirito e l’amore del collega scomparso. (Applausi).
MASTROJANNI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASTROJANNI. A nome del Gruppo parlamentare del Fronte liberale democratico dell’Uomo qualunque e mio particolare, mi associo alle nobili espressioni di esaltazione e di cordoglio che l’onorevole Presidente di questa Assemblea ha testé pronunziato per degnamente commemorare gli onorevoli colleghi D’Amico e Caprani, recentemente scomparsi.
Noi ricordiamo la loro vita breve, ma intensamente ed operosamente vissuta nel culto per la patria, nell’amore per la scienza, nel dovere per l’esercizio del mandato parlamentare. Ci inchiniamo reverenti per la loro scomparsa e conserviamo nel nostro cuore commosso il ricordo della loro vita illustre ed operosa. (Applausi).
BERNAMONTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERNAMONTI. A nome del Partito comunista, mi associo alle nobili parole del Presidente per la memoria del compagno e collega avvocato Aldo Caprani.
Egli, nato da una famiglia di piccoli proprietari, nella Val Camonica, nel 1899, non perseguì miraggio di maggiore ricchezza. La sua vita fu tutta improntata a disinteresse, a rinuncia, a modestia. Si può dire che egli ebbe l’amore, il culto della povertà, perché donò, e si lasciò persino spogliare, senza resistenza, di quelli che erano i suoi pochi beni. Questa sua profonda umanità ebbe senza dubbio una parte notevole nella sua attività politica. Egli, dopo aver partecipato valorosamente alla prima guerra mondiale e averne visto gli orrori, e dopo aver vissuto le sofferenze del popolo, si orientò verso il Partito socialista, a cui si iscrisse nel 1919. E nel 1924, durante il periodo successivo all’assassinio di Giacomo Matteotti, egli venne al Partito comunista. Egli intendeva combattere, insieme con tutti i compagni di questo partito, insieme con la classe lavoratrice italiana, senza alcuna rinuncia, senza alcun riguardo alle difficoltà del momento; e scelse quel partito che, anche nell’Aula parlamentare, in condizioni particolarmente difficili, contrastò al fascismo la sua albagia e gli rinfacciò i suoi delitti.
All’Università di Pavia Caprani fu compagno di studi di Ferruccio Ghinaglia, un grande martire della nostra idea; lo vide combattere in mezzo ai lavoratori della città e della campagna, con quell’ardore da apostolo che lo distingueva, e lo vide cadere a pochi passi da lui, sul ponte del Ticino, assassinato dai fascisti.
La violenza del fascismo imperante si abbatté anche fisicamente sopra di lui: fu più volte percosso, e nel 1926, dopo l’attentato di Bologna, fu ferito a Brescia. Nel 1931 assunse la responsabilità del partito per la provincia di Brescia. Sopravvennero le immancabili persecuzioni, per cui egli dovette emigrare, ed il suo esilio fu in Francia. Là sofferse la fame. Privo di quei mezzi che egli aveva largamente donato, dovette sottoporsi alle fatiche manuali più umili, ed il suo esilio in Francia si concluse poi, sotto il Governo di Pétain, col campo di concentramento.
Quando la giovane repubblica democratica spagnola fu attaccata dalla concentrazione fascista nazionale e internazionale, con la compiacenza di alcuni paesi, o per lo meno delle classi capitalistiche di alcuni paesi sedicenti democratici, Caprani varcò i Pirenei, perché voleva andare a combattere nelle file del popolo spagnolo, nelle file delle brigate internazionali; ma egli era già ammalato, il suo cuore era già assai debole, e la visita medica gli impedì di essere arruolato.
Dopo il 25 luglio 1943 rientrò in Italia, raccolse le prime file dei partigiani della sua provincia, divenne Commissario politico della 54a Brigata garibaldina e poi Commissario interdivisionale.
Svolse la sua opera specialmente in Valcamonica, in mezzo ai suoi contadini, in mezzo a quei montanari che, pur dissentendo da lui generalmente per le sue idee politiche, lo apprezzavano per il suo cuore e per la sua sincerità.
Nella vita egli fu solo, e fu solo anche per l’abbandono di persone vicine che preferirono lasciarlo isolato, allo sbaraglio, nella lotta.
Come avvocato egli fu valente, e fu soprattutto l’avvocato dei poveri e dei perseguitati.
Qui alla Camera fu un deputato taciturno. Io credo che la maggioranza di voi non l’abbia nemmeno conosciuto personalmente, malgrado che egli fosse qui a tutte le sedute. Parlò una volta sola dal suo banco, quando avverti i pericoli che il decreto-legge, che aboliva la disciplina sugli alloggi, costituiva per i meno abbienti, i quali, senza quella disciplina, sarebbero stati impossibilitati a trovarsi una casa; e l’esperienza immediata ha confermato la realtà delle sue previsioni.
La sua dedizione alla propria idea fu completa, totale. Egli non risparmiò nulla di se stesso. Ancora il 10 agosto egli tenne un grande comizio a Vestone e parlò per un’ora e mezza, entusiasmando una numerosa folla di ascoltatori. Quel comizio (mi è stato detto da chi vi assistette) fu veramente il suo canto del cigno. Egli si sentì male dopo aver terminato il discorso e voleva tornare immediatamente a Brescia; ma volle il caso che un bambino che stava per affogare, salvato in quel momento, avesse bisogno di essere trasportato d’urgenza all’ospedale vicino. Egli diede la sua macchina. Fu un’ora e mezza di ritardo nel suo ritorno a Brescia. Il bambino fu salvo, ma forse quel ritardo influì sulla morte del nostro carissimo compagno.
Ed egli tornò a casa. La mattina dopo, contrariamente alle sue abitudini mattiniere, non si alzò e fu trovato morto tranquillamente nel suo letto.
La costernazione della sua gente fu grande. In Valcamonica io ho parlato con sacerdoti, con insegnanti, con contadini, con uomini di qualsiasi pensiero politico: tutti unanimemente avevano un compianto ed un rimpianto per la triste ed improvvisa fine di Aldo Caprani. Il funerale fu una apoteosi: il popolo, dalle montagne, dalle valli, dalle città accorse unanime a dare l’ultimo saluto ad Aldo Caprani.
Il suo ricordo vive d’una vita attiva ancora e vivrà imperituro in mezzo alla sua gente. Egli fu uno di quei capi che sono capi per essersi fatti amare. Infatti seppe farsi amare da tutto il suo popolo.
Ebbe un grande rispetto per la religione della sua gente. Egli sostenne sempre quello che è anche nella linea politica del nostro partito, lealmente osservato: il rispetto delle coscienze, il rispetto della libertà dell’esercizio del culto in tutta la più larga espressione del termine, il rispetto per la religione.
Si è detto in questi giorni, da voce altamente autorevole che questa è un’ora di prova. Ciò solitamente coincide con l’ora del maggiore pericolo; l’ora di coloro che accorrono a combattere, per salvare una fede, per salvare qualche cosa che è prezioso all’umanità.
Il nostro partito, Caprani in prima fila, avverti già l’ora della prova, per la difesa della libertà, della dignità stessa della persona umana, per la difesa della libertà e dell’indipendenza della nostra Nazione; sentì l’ora della prova quando il fascismo, imperante con tutte le sue forze, soverchiava ogni anelito di libertà e combatté con tutto il suo fervore per vincere la prova. Riconosciamo tuttavia che ogni giorno della vita dei popoli ha la sua ora di prova; e anche oggi può essere l’ora della prova per il popolo italiano.
Io ritengo che questa sia l’ora della prova della buonafede democratica dei vari raggruppamenti politici che siedono in quest’Aula e che vivono la vita del nostro popolo. (Applausi).
BONOMELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BONOMELLI. Il Partito socialista italiano si associa alle nobili parole di rievocazione della figura di Aldo Caprani, fatta dal Presidente di questa Assemblea e dal collega Bernamonti per il Partito comunista.
Ma, sicuro interprete di quel popolo bresciano e bergamasco che ci ama e che ci segue, io porto qui il cordoglio della ferrea Brescia operaia e della paziente Bergamo laboriosa.
Intendo far riecheggiare in quest’Aula, per l’immatura perdita del collega Caprani, l’intimo, doloroso stupore delle migliaia di operai dei nostri cantieri, dei lavoratori tutti delle officine e degli stabilimenti, delle operaie dei molti opifici, dei contadini chinati sulle feconde zolle delle nostre due provincie.
Aldo Caprani ci è stato rapito alla vita ed alla lotta, ancora giovane se non giovanissimo, orbando il popolo nostro lavoratore d’uno dei suoi più tenaci difensori.
Figlio di autentici popolani, fin da fanciullo si era nutrito di quei sani principî della democrazia socialista che lo indussero alle battaglie politiche in difesa del proletariato.
Presente sempre ed ovunque si accendesse la lotta per la emancipazione dei lavoratori, entrò nella mischia negli anni più duri, allorquando il regime fascista si palesò feroce dittatura.
Ma la sua tempra di alfiere dei diritti del popolo, il suo cuore generoso ed altruista, malgrado la sua malferma salute, non gli concessero alcuna, tregua.
Lo troviamo irriducibile oppositore al dispotismo fascista; instancabile organizzatore della resistenza alla dittatura, pervicace propagandista delle moderne dottrine sociali, capo e gregario nella lotta clandestina per la vittoria della democrazia.
Inseguito, spiato, perseguitato, imprigionato, torturato, esiliato.
Il giorno della tanto attesa liberazione nazionale, rientrò finalmente nella sua Brescia a capo della 54a brigata garibaldina, di cui era commissario.
Tutta la sua vita testimonia la grande sua anima di vero amico del popolo, ed egli si consacrò, con la più completa dedizione, alla lotta diuturna per la redenzione delle classi lavoratrici.
Unico deputato bresciano del Partito di sua elezione, lascia un cumulo di eredità d’amore e di riconoscenza nella mente e nel cuore di tutto il popolo bresciano.
Noi deputati socialisti, suoi concittadini, mandiamo alla sua memoria l’estremo, fraterno omaggio di cordoglio e di fede. (Applausi).
BELLAVISTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BELLAVISTA. A nome dei colleghi di parte liberale, mi associo alle nobili parole pronunciate per i colleghi Aldo Caprani e Diego D’Amico. Del primo, ricorderò quella pagina fulgida che fu il suo volontario esilio di Verné, in Francia, scelto per non sottostare a un regime che aveva lottato e che continuò a lottare con implacabile e cosciente tenacia. Del secondo, dirò che egli appariva a tutti noi, specie a quelli che più vicino gli erano, come il rappresentante tipico di quella che è stata detta la poesia dell’azione, perché Diego D’Amico era veramente un uomo che non sapeva rinunciare ad una intelligente ed ordinata attività, spesa alle opere del bene. Anche quando dovette trasferirsi per motivi professionali ed universitari a Roma (qui svolgeva la massima parte della sua attività professionale) tornava spesso all’isola natia e alla nativa Bagheria, ma non era questo l’excursus rapido del medico, diventato celebre nel campo nazionale, che veniva a drenare una clientela attirata dal nome e dalla celebrità, perché queste rapide visite erano svolte ad esclusivo vantaggio dei più umili e dei meno abbienti ai quali Diego D’Amico prestò sempre costantemente e gratuitamente la sua opera professionale. (Applausi).
PERSICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PERSICO. Onorevoli colleghi, a nome del Gruppo parlamentare socialista dei lavoratori italiani, mi associo, con animo reverente e commosso, alle nobili parole che in questa Aula hanno rievocato la memoria dei colleghi Aldo Caprani e Diego D’Amico.
Il collega Caprani era a noi quasi ignoto e se il collega Bernamonti non ce ne avesse tracciato oggi la nobile figura, noi avremmo ignorato di avere accanto a noi un’anima così buona, così semplice e così devota alla causa della umanità e del popolo. Ci rincresce di aver appreso tutto ciò troppo tardi, ma tuttavia ci riconforta, perché dimostra come in mezzo a noi ci siano delle gemme ignorate, come era la figura di Aldo Caprani, alla quale inviamo un commosso saluto.
Diego D’Amico era in mezzo a noi come un fratello. Tutti gli volevamo bene. Egli spandeva intorno a sé un sorriso di bontà e di cordialità e chiunque di noi si è rivolto a lui per un’opera buona, ha trovato sempre il suo cuore leale, aperto e pronto a dare tutto quanto era possibile dare. Il ricordo di Diego D’Amico e di Aldo Caprani resterà indelebile nella nostra memoria. (Applausi).
BULLONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BULLONI, A nome del Gruppo parlamentare democristiano, e quale deputato di Brescia, mi associo alle espressioni di cordoglio per la scomparsa del collega onorevole Aldo Caprani, che la morte ha improvvisamente ghermito durante il sonno ristoratore della fatica spesa il giorno precedente nel lavoro tra i suoi fedeli amici delle valli bresciane.
La sorte vuole che si associ all’unanime compianto chi da lunghissimi anni aveva stretto cordiali rapporti professionali e di amicizia con Aldo Caprani, consolidatisi quando, sopravvenuta la bufera, la persecuzione poliziesca e la violenza ci colpirono entrambi. Caprani fu modesto e generoso sempre: si esaltava nella difesa dei suoi ideali, che servì sempre con grande dignità e disinteresse. La causa della libertà lo volle, infine, sui monti della sua Valle Camonica, al comando di formazioni garibaldine, dove profuse l’ardore della sua fede, del suo slancio e del suo coraggio. Quanti gli vollero bene e lo apprezzarono, ne onorano la memoria. (Applausi).
CIANCA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIANCA. Anche a nome dei colleghi del mio Gruppo, rendo omaggio con reverente dolore alla memoria dei colleghi Caprani e D’Amico. Conobbi il collega Caprani in esilio, ed ebbi subito modo di apprezzare la sincerità della sua fede. Egli fu un uomo che seppe affrontare, per la difesa delle proprie idee, tutte le prove e tutti i sacrifici.
Il collega D’Amico era un grande scienziato ed un altissimo spirito, il quale traeva dal suo generoso senso di umanità l’ispirazione e la forza necessaria a respingere qualunque motivo o qualunque sentimento settario e di bassa polemica politica.
Mi permetta la Camera di ricordare con speciale riconoscenza l’iniziativa di D’Amico perché una borsa di studio fosse intitolata al nome di un altro giovane scienziato immaturamente scomparso: Federico Nitti.
Io penso che noi dobbiamo essere grati a questi nostri colleghi morti, perché essi ci dànno modo d’innalzarci spiritualmente nel momento stesso in cui ricordiamo i loro nomi che hanno dato e dànno prestigio a questa Assemblea. (Applausi).
SCELBA, Ministro dell’interno. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCELBA, Ministro dell’interno. A nome del Governo mi associo al tributo di omaggio reso dall’Assemblea Costituente alla memoria di Diego D’Amico e di Aldo Caprani, così immaturamente scomparsi e perduti alla causa della scienza e della Nazione. Alle desolate famiglie dei colleghi scomparsi i sensi del più vivo e sentito cordoglio. (Applausi).
Congedi.
PRESIDENTE. Comunico che hanno chiesto congedo i deputati Bassano, Canepa, Pallastrelli e Parri.
(Sono concessi).
Comunicazioni del Presidente.
PRESIDENTE. Adempio all’incarico gradito di comunicare il seguente telegramma pervenuto alla Presidenza dell’Assemblea:
«Rappresentanti Unione Parlamentare europea pregano comunicare Assemblea Costituente avvenuto inizio lavori scopo assicurare libera pacifica convivenza popoli nel quadro unità europea. Comitato direttivo: Giacchero, Macrelli, Badini, La Gravinese, Colonnetti».
Comunico che la seconda Commissione permanente per l’esame dei disegni di legge (finanze e tesoro), nella riunione di stamane, ha eletto all’unanimità suo Vice presidente l’onorevole Paratore.
Domande di autorizzazione a procedere in giudizio.
PRESIDENTE. Comunico che il Ministro di grazia e giustizia ha trasmesso le seguenti domande di autorizzazione a procedere in giudizio:
contro i deputati Li Causi e Meda per il reato di cui all’articolo 595, primo e secondo comma, del Codice penale (diffamazione a mezzo della stampa), e contro il deputato Patrissi, per il reato dell’articolo 341, Codice penale (oltraggio ad un pubblico ufficiale).
Saranno stampate, distribuite e inviate alla Commissione competente.
Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.
PRESIDENTE. Comunico che i Ministri competenti hanno inviato risposte scritte alle interrogazioni presentate da onorevoli deputati.
Saranno pubblicate in allegato al resoconto stenografico della seduta di oggi.
Sui lavori dell’Assemblea.
PRESIDENTE. È iscritto all’ordine del giorno il disegno di legge per la disciplina dell’elettorato attivo. Il Governo ha trasmesso ieri numerosi emendamenti al testo elaborato dalla Commissione, che ha preso in esame il primitivo progetto, al quale aveva già apportato modificazioni.
Questi emendamenti agli emendamenti saranno stampati, in modo che tutti gli onorevoli colleghi abbiano la possibilità di averne conoscenza prima che si inizi la discussione del provvedimento.
FUSCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FUSCHINI. La presentazione di emendamenti così numerosi da parte del Governo ad un disegno di legge, su cui la Commissione ha già presentato la sua relazione, rende, direi, quasi impossibile l’inizio della discussione, dato che la Commissione deve esaminare gli emendamenti proposti dal Governo e giudicare se possano essere accolti prima della discussione in seduta pubblica.
Quindi, ritengo che, oltre al distribuire gli emendamenti agli onorevoli colleghi, sia necessario che gli emendamenti stessi vengano esaminati dalla Commissione prima che il disegno di legge venga iscritto all’ordine del giorno.
SCELBA, Ministro dell’interno. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCELBA, Ministro dell’interno. Il Governo non si oppone a che sia rinviata la discussione sul disegno di legge, in attesa che la Commissione esamini gli emendamenti da esso proposti, benché si tratti di emendamenti di carattere formale e non sostanziale.
PRESIDENTE. Questo disegno di legge, che era iscritto, per la discussione, all’ordine del giorno della seduta di oggi, molto probabilmente, se lo svolgimento dei lavori andasse con una certa correntezza e senza gli inconvenienti rilevati dalle giustificate osservazioni fatte dall’onorevole Fuschini, sarebbe necessario esaminarlo nella seduta di domani. Rendendomi conto della validità di quanto ha detto l’onorevole Fuschini, penso che possiamo evitare di rimettere il provvedimento all’ordine del giorno della seduta di domani. Ma vorrei pregare la Commissione di volere domani dedicarsi a questo esame, in modo che dopodomani si possa iniziare la discussione in seduta pubblica. Se no, si corre il pericolo di trascinare troppo a lungo l’esame di questo disegno di legge, quando sovrasta la necessità dell’esame successivo della legge elettorale; se ne potrebbe avere grave nocumento. In questo senso, se non vi sono osservazioni, resta così stabilito.
(Così rimane stabilito).
L’ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
Ritengo, tuttavia, opportuno non iniziare oggi l’esame delle interrogazioni, rinviandolo invece alla seduta di domani. Possiamo, piuttosto, intrattenerci oggi brevemente sopra il nostro piano di lavoro.
Noi avevamo al proposito fatto ottimi progetti prima dell’inizio delle ferie. Ma certamente ciascuno di noi li ha riesaminati e rielaborati durante le ferie stesse. Si tratterebbe ora di vedere come le singole conclusioni coincidono per quindi stabilire concretamente il da fare.
Dopo che avremo su di ciò concluso, darò lettura di una mozione presentata da alcuni colleghi sull’attività del Governo, e per la quale si dovrà stabilire la data di discussione, dopo che il Governo stesso avrà espresso il suo avviso.
Se non vi sono proposte in contrario, e, cioè, se nessuno propone di affrontare lo svolgimento delle interrogazioni, intratteniamoci dunque del modo e del ritmo dei lavori, del loro calendario e del loro programma.
L’Assemblea Costituente aveva deciso, ed in effetti ha dato corso prima delle ferie a questa sua decisione, di mutare l’ordine di discussione dei titoli della seconda parte del progetto di Costituzione, esaminando appunto per primo il titolo relativo alle Regioni. Ciò è stato fatto; ma abbiamo lasciato in sospeso alcuni articoli di questo titolo per i quali, con giustificazioni di ordine vario, è stato chiesto ed approvato il rinvio.
Ci si pone ora il problema se dobbiamo subito riaffrontare quei punti lasciati in sospeso o se si debba invece iniziare l’esame della seconda parte del progetto di Costituzione incominciando dal titolo primo, salvo poi, giunti che fossimo al titolo sulla Regione, esaminare gli articoli rinviati.
In tal senso ci consiglia il fatto che mentre per alcuni articoli la ragione del rinvio è stata data dalla necessità di decidere dapprima altre questioni che ne condizionavano i termini, queste questioni ancora stanno insolute dinanzi a noi.
L’unico articolo che potremmo subito affrontare è quello che comprende l’elencazione nominativa delle regioni. Ma anche per esso è forse meglio lasciare trascorrere qualche tempo ancora, affinché i pensieri si orientino e si maturi qualche decisione comune, riprendendo il suo esame quando, nello svolgimento ordinato dei nostri lavori, sarà giunto il suo turno numerico.
Se nessuno fa obiezione, possiamo restare dunque intesi che riprenderemo domani, nella seduta pomeridiana, la discussione sul progetto di Costituzione, iniziando dal titolo relativo al potere legislativo. A questo proposito l’onorevole La Rocca mi ha fatto pervenire la seguente richiesta scritta: «Chiedo che la discussione generale sul titolo primo e sul titolo terzo del progetto di Costituzione, in merito all’ordinamento dello Stato, cioè sul Parlamento e sul Governo, avvengano non in due tempi separati, ma congiuntamente per una trattazione organica dei due argomenti intimamente legati e connessi tra di loro».
La richiesta dell’onorevole La Rocca echeggia considerazioni che l’onorevole La Rocca aveva già fatto, assieme a tutti noi, in seno alla seconda Sottocommissione della Commissione costituzionale, quando, affrontando questa materia, ci trovammo nella necessità di parlare anche dei problemi relativi al potere esecutivo mentre discutevamo quelli pertinenti al potere legislativo e viceversa. Tempestivamente l’onorevole La Rocca ci offre ora il prezioso contributo della sua esperienza, ed io credo – se non vi sono proposte in contrario – che possiamo accettare la sua proposta, nel senso appunto che congiuntamente esamineremo, nella discussione generale, i titoli relativi al legislativo e quelli relativi all’esecutivo, intendendo per esecutivo solo il Governo, e non il Capo dello Stato.
Naturalmente, per ciò che si riferisce all’articolazione, ogni articolo dovrà poi essere esaminato e votato a sé, tornandosi a dividere, nella trattazione analitica, ciò che compete al legislativo da ciò che compete all’esecutivo. Se non vi sono obiezioni – e prego i colleghi che fossero di avviso contrario di farlo subito presente – restiamo intesi che domani incominceremo la discussione generale relativa ai due primi titoli della seconda parte del progetto costituzionale.
RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Questa mattina il Comitato di redazione del progetto di Costituzione si è riunito ed ha deciso di accogliere la proposta che era già stata fatta e che era stata svolta dal Presidente della Costituente, di rinviare, al momento in cui saranno discussi gli altri articoli sulla Regione che sono rimasti sospesi, anche il tema dell’elenco delle Regioni ed il modo di modificare la struttura delle Regioni stesse. Non entro nell’argomento perché mi pare che vi sia un diffuso consenso, dato che alcuni dubbi sono stati superati.
Sulla proposta dell’onorevole La Rocca, il Comitato non ha potuto pronunciarsi, perché la proposta è stata avanzata ora per la prima volta. Io esprimerò il mio punto di vista personale. Penso che potrebbe essere opportuna la discussione unitaria dei problemi attinenti al potere legislativo ed al Governo; dubito però che si possa lasciare da parte, in questo caso, il tema del Capo dello Stato, per alcune ragioni molto ovvie. La Commissione è convinta per ciò che riguarda la posizione del Capo dello Stato; per quanto riguarda il potere legislativo vi è, per esempio, il caso del dissenso fra i due rami del Parlamento, che può essere risolto in maniera diversa, ma che nel progetto di Costituzione è stato risolto dando al Capo dello Stato la facoltà di intervenire, di indire un referendum. D’altra parte, avverrebbe che si discuterebbero, in via generale, i titoli I e III, lasciando sospeso il II. Che cosa avverrebbe? Si farebbe, subito dopo la votazione del I e del III, la discussione del titolo II, in via generale, e poi si discuterebbe articolo per articolo. Non mi pare che questo sia simmetrico; quindi farei questa sommessa proposta: personalmente, non sono contrario ad accettare la proposta dell’onorevole La Rocca, anche perché semplifica ed armonizza la discussione, ma io pregherei di discutere il I, il II e il III titolo, cioè tanto il potere legislativo, quanto il Capo dello Stato ed il Governo, e poi procedere alla votazione articolo per articolo. In caso diverso, dovrei insistere sulle riserve che ho fatto e che mi paiono molto ovvie, perché, diversamente, vi sarebbe una specie di disordine nella discussione.
Quindi, faccio questa proposta: o di mantenere la discussione separata, o di unire tutti e tre i titoli in una discussione generale – il che è un risparmio di tempo – salvo poi a procedere alla singola discussione degli articoli.
LUSSU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUSSU. A me pare che sia necessario precisare oggi che questa impostazione dell’ordine dei lavori debba considerarsi in linea generale, ma non come un sistema rigido, perché ricordo all’onorevole Presidente ed all’Assemblea che il Comitato delle autonomie – la cui prima riunione effettiva è quella di domani – deve al più presto riferire all’Assemblea (e l’Assemblea deciderà) sullo Statuto della Regione sarda. Il che significa che ad un certo momento dovremo fermare i lavori e discutere questo problema. Mi pare che qualora venga accettato l’ordine dei lavori, esso debba considerarsi in linea generale, salva la possibilità di discutere anche altri problemi.
FUSCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FUSCHINI. Credo che sia opportuno che l’Assemblea si convinca della necessità di accelerare, nel miglior modo possibile, i lavori della Costituente stessa, in riferimento ai compiti specifici che ha la Costituente, cioè di mettere in prima linea, avanti ad ogni cosa, la discussione del progetto di Costituzione, e che ognuno di noi tenga presente la necessità di attendere a questa discussione in limiti prudenti ed in limiti che rispecchino veramente la situazione in cui oggi noi ci troviamo.
L’articolo 3 del famoso decreto del 16 marzo 1946 aveva dato alla Costituente il compito di approvare la nuova Costituzione, le leggi elettorali ed i trattati internazionali. Ora, di questi compiti uno solo, per ora, è stato esaurito, l’approvazione di trattati internazionali, e potrà essere ancora completato con la discussione di altri trattati che dovranno essere approvati dalla Costituente.
Ma credo che sia necessario affrettarsi – questa è una breve premessa che mi permetto di fare all’Assemblea – perché non ritengo molto lato il tempo disponibile per la discussione: abbiamo dinanzi a noi non molte sedute, in confronto al lavoro che dobbiamo compiere, non solo per i molti articoli che ci rimangono da discutere, ma soprattutto per la discussione delle leggi elettorali che la Costituente deve approvare.
Non parlo della legge elettorale per la elezione della Camera dei Deputati, ma mi riferisco soprattutto ad una legge elettorale nuovissima che noi dovremo approntare e discutere, vale a dire la legge elettorale che dovrà servire di base per la nomina dei membri della seconda Camera.
Ora, dato il breve tempo che sta dinanzi a noi, breve in raffronto al lavoro che dobbiamo compiere, è necessario restringere le discussioni il massimo possibile. E mi permetto di fare appello all’onorevole Presidente, perché nelle discussioni sia di carattere generale, che nelle discussioni particolari degli articoli, si applichi rigorosamente il Regolamento, senza eccezioni di sorta, e non si creino dei precedenti che hanno dato luogo a perdita di tempo nel precedente periodo dei lavori di questa Assemblea.
Per quanto si riferisce al modo di discutere, ai temi da discutere, credo che sia giusta l’osservazione che ha fatto l’onorevole Ruini, a proposito della proposta dell’onorevole La Rocca. Non è possibile scindere il capitolo che si riferisce al Capo dello Stato dai titoli che si riferiscono alle due Camere legislative ed al Governo, perché il Capo dello Stato è collegato al Governo come è collegato alle Assemblee legislative. Vi sono interferenze negli stessi articoli e non è possibile dividere questa discussione in due tempi. Si deve fare, cioè, una discussione unica per tutto quello che si riferisce alla struttura politica dello Stato, che ancora non abbiamo potuto discutere e sulla quale vi sono molte cose che abbiamo bisogno di discutere chiaramente ed esplicitamente, perché vi sono lacune, ombre, imprecisioni e non vi è fra noi una concezione precisa che rispecchi la possibilità di risolvere con chiarezza i problemi relativi a questi punti fondamentali della Costituzione.
Egregi colleghi, finora abbiamo discusso dei principî, abbiamo posto le basi filosofiche, sociali, morali del nuovo Stato italiano; ma ancora non abbiamo discusso il meccanismo di funzionamento di questo nuovo Stato, eccetto la parte che si riferisce alla Regione, che è la parte più nuova della nostra Costituzione.
Quindi, io, signor Presidente, credo che sia opportuno modificare – se l’amico La Rocca vi accede – modificare la proposta La Rocca: si faccia, cioè, una discussione generale unica sui primi tre titoli della seconda parte, passando poi, alla parte che si riferisce all’organizzazione della Magistratura e della Suprema Corte.
Insisto quindi, tornando al punto iniziale del mio discorso, nell’affermare che tutte le discussioni le quali non si riferiscano alla Costituzione debbono essere senz’altro bandite perché, se noi inserissimo discussioni di altro genere, come disegni di legge che hanno pure, sì, notevole importanza se volete, ma non quanta ne ha la Costituzione, dato che da troppo tempo ormai viviamo in uno stato di provvisorietà costituzionale che è tempo di chiudere – noi correremmo veramente il rischio di non condurre a termine la nostra opera.
Non portiamo dunque più all’Assemblea disegni di legge che possono essere ampiamente e liberamente discussi in sede di Commissione. Certamente io non sono qui per proporvi di eliminare le discussioni politiche che sono contemplate nel famoso articolo 3 del decreto del 16 marzo; non vi chiedo cioè di bandire dai nostri lavori quelle discussioni politiche che investono la fiducia o la sfiducia al Governo: queste sono tassativamente indicate e ogni parte della Camera può provocarle quando creda. Ma, all’infuori di queste, tralasciamo di recare in Assemblea tutte quelle altre leggi che non farebbero se non distrarre l’Assemblea stessa da quelle che sono, in definitiva, le sue peculiari funzioni.
Questo noi dobbiamo fare se vogliamo che il 31 dicembre il nostro dovere sia compiuto di fronte al popolo. (Applausi al centro).
PRESIDENTE. Vi è allora la proposta degli onorevoli Ruini e Fuschini di allargare l’ambito della discussione generale che inizieremo domani.
LA ROCCA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LA ROCCA. Sono d’accordo con quanto hanno detto i colleghi onorevoli Ruini e Fuschini circa l’opportunità e l’utilità di trattare unitariamente i tre titoli. Mi ero astenuto dal far menzione precisa del Titolo III perché, nel progetto di Costituzione, si è dato praticamente al Capo dello Stato un rilievo particolare. Ecco perché avrei desiderato che si fosse fatta una trattazione separata intorno ai primi due titoli, unicamente allo scopo di fermare la discussione, in un primo momento, su quelli che possono considerarsi i rapporti essenziali fra Parlamento e Governo, che costituiscono l’essenza della vita politica del Paese.
Ero animato, in altre parole, dall’intento di realizzare una economia della discussione, senza che essa ne restasse mutilata: ma intendevo soprattutto di dare una trattazione organica ad argomenti intimamente connessi e legati tra loro.
Sono tuttavia persuaso che, per una più ampia comprensione, ci si debba logicamente occupare anche del titolo relativo alle prerogative e alle funzioni del Capo dello Stato, salvo poi, si intende, a trattare minutamente le varie questioni quando si passerà alla discussione degli emendamenti e all’approvazione degli articoli.
PRESIDENTE. Mi pare allora che non vi sia disaccordo, sostanzialmente, tra il punto di vista dell’onorevole La Rocca e quello degli onorevoli Ruini e Fuschini: possiamo quindi senz’altro restare d’intesa che la discussione generale che inizieremo domani si riferirà a tutti e tre i Titoli iniziali della II parte del progetto.
All’onorevole Lussu risponderò che è perfettamente naturale che, ove nuove materie di discussione insorgano nel corso dei nostri lavori, esse dovranno venire inserite nei nostri ordini del giorno.
Concordo poi pienamente con l’onorevole Fuschini circa l’esigenza da lui sottolineata di imprimere ai nostri lavori un ritmo che sia della maggior possibile speditezza, liberandoli da quanto non si ravvisi strettamente necessario ai loro fini.
Ed una delle norme che dovremo osservare – ciò mi è suggerito proprio dal decorso di questa nostra attuale discussione – sarà quella di non accavallare i temi dei dibattiti.
Le questioni si sovrappongono ad altre questioni, si complica lo svolgimento dei lavori, e là dove si crede di guadagnare tempo, se ne impiega di più e malamente.
Io stavo parlando del modo con cui procedere nella discussione, proposto dall’onorevole la Rocca; ma, mentre le osservazioni dell’onorevole Fuschini erano assolutamente pertinenti, non così mi pare lo fossero quelle dell’onorevole Lussu. Per finire debbo aggiungere che io vedo il nostro calendario in questo schema: nel mese attuale, di settembre, e in quello di ottobre noi porteremo a fine ciò che si riferisce al potere legislativo ed esecutivo, cioè concluderemo sui primi tre Titoli della seconda parte, e nel mese di novembre esamineremo e voteremo ciò che si riferisce al potere giudiziario ed alla Corte costituzionale. Nella prima decade di dicembre affronteremo poi e concluderemo la discussione sugli articoli transitori, in maniera che verso la metà del mese di dicembre avremo completato l’esame e l’approvazione del testo intero della Costituzione. Tengano presente, gli onorevoli colleghi, che gli articoli votati dovranno poi subire ancora un coordinamento definitivo e quel perfezionamento stilistico e letterario, del quale tutti avvertono, o hanno già avvertita, la necessità. E dovremo poi ancora trovarci per pochissime sedute allo scopo di approvare il testo definitivo, che abbia subito già cioè queste operazioni di rettifica e di coordinamento che lo renderanno più elegante nella forma e nello stile.
Credo che, volendolo, – e non dubito che noi tutti lo vogliamo – questo programma, questo calendario può essere perfettamente osservato. Ma forse, ad aiutarci, sarebbe bene che noi non dicessimo troppo frequentemente, fra noi, che il tempo che ci resta è breve e la strada da percorrere, invece, molto lunga. Da oggi al 31 dicembre, tenuto conto delle domeniche e di tutte le feste in calendario, comprese le natalizie, noi disporremo ancora di 82 giorni. Calcolando che solo per metà di questi 82 giorni noi terremo sedute mattutine, giungiamo ad una disponibilità di 123 sedute. 123 sedute sono molte; e se saranno sedute di quattro ore avremo modo di svolgere un ampio lavoro. Non suggestioniamoci, dunque, da noi stessi asserendo la precarietà del tempo in relazione alla vastità del compito! Il compito è vasto, certamente, ma il tempo sufficiente. L’importante è il saggio impiego di queste 123 sedute. Io ritengo che noi dovremmo dedicare tutte quelle pomeridiane al lavoro costituzionale. Naturalmente, se intervenissero ad un certo momento discussioni di natura squisitamente o esclusivamente politica – e i colleghi intendono ciò a cui io alludo – queste discussioni non potranno essere fatte solo la mattina né essere spezzettate. Allora noi saremmo obbligati ad aprire una parentesi nei nostri lavori costituzionali. Ma, in mancanza di queste interruzioni, o anche con queste interruzioni, per tutti i giorni che saranno disponibili, noi dedicheremo le mattine ai provvedimenti legislativi: a quelli che abbiamo già dinanzi a noi e agli altri che potrebbero ancora eventualmente esserci sottoposti. Nel pomeriggio: lavoro costituzionale.
E con questa amministrazione del tempo noi abbiamo tutta la possibilità di portare a conclusione il lavoro principale che, come l’onorevole Fuschini giustamente ricordava, è quello costituzionale, al quale spetteranno, fino a dicembre, 82 sedute. Quali sono le leggi ordinarie non di testo costituzionale che abbiamo ancora da votare? Vi sono i Trattati di commercio già stretti con varie Nazioni. A questi potranno forse ancora altri aggiungersene, ed io me lo auguro, come tutti ve lo augurate. Poi, vi è il progetto di legge per l’elettorato attivo; e poi le leggi elettorali, delle quali quella per la prima Camera è già stata depositata all’Assemblea Costituente, ed esaminata in parte dalla Commissione apposita. Può essere che il Governo vi abbia da apportare alcune modifiche, ma, lo spero, senza procrastinare così l’inizio dell’esame in seduta plenaria. Poi avremo la legge elettorale per la seconda Camera, alla quale l’onorevole Fuschini ha accennato, ma che sino a questo momento non è stata ancora naturalmente redatta né presentata all’Assemblea Costituente.
Ed infine ricordo i progetti di legge per il consolidamento della Repubblica ed il progetto di legge sulla stampa. Tutta questa materia legislativa sarà posta all’ordine del giorno delle sedute mattutine.
Io sono intenzionato di dedicare i primi quaranta minuti di tutte le sedute mattutine allo svolgimento delle interrogazioni, in maniera che queste abbiano una certa tempestività di svolgimento. Invito i colleghi, però, ad attenersi al Regolamento per i limiti di tempo concessi per la replica degli interroganti alla risposta del Ministro competente; ed insieme a rinunciare alla consuetudine degli ultimi tempi per la quale ogni interrogazione viene presentata con carattere di urgenza, ciò che praticamente toglie questo carattere a tutte le interrogazioni.
Le interrogazioni con carattere di urgenza non devono essere evidentemente soppresse; ma ricordo che, in definitiva, l’urgenza è affidata, per la sua valutazione, al Governo, e l’impazienza dell’interrogante non fa legge in proposito.
Infine non si trascurino le interrogazioni che richiedono risposta scritta, le quali hanno trovato ormai un loro ritmo abbastanza normale di svolgimento da parte dei Ministeri.
Ho così delineato, nel suo quadro generale, il programma dei nostri lavori. C’è possibilità di applicare alcune norme particolari che ci consentano di accelerarli?
L’onorevole Fuschini ha chiesto che la Presidenza applichi senza eccezione e severamente il Regolamento. Ma l’onorevole Fuschini sa per esperienza che il Regolamento della Camera legislativa, fatto proprio dalla Costituente, si è dimostrato, in mancanza di una spontanea collaborazione nell’applicarlo da parte dei colleghi, forse non sufficientemente idoneo a questa maggiore snellezza di lavoro che da noi si esige.
Io credo quindi che l’invito rivolto dall’onorevole Fuschini alla Presidenza, e che la Presidenza con gratitudine accetta, sia da considerare anche come un invito che i membri dell’Assemblea si rivolgono reciprocamente e che cercheranno reciprocamente di osservare e di fare osservare.
Se qualche collega ha qualcosa da aggiungere o qualche questione da porre chieda di parlare; altrimenti a questo proposito possiamo fare punto. (Approvazioni).
Annunzio di una mozione.
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente mozione:
«L’Assemblea Costituente, di fronte ai risultati della politica generale del Governo ed in particolare di quella economico-finanziaria che compromette lo sforzo solidale della ricostruzione del Paese, l’ordine interno e il tenore di vita delle masse popolari, nega la sua fiducia al Governo e passa all’ordine del giorno.
«Nenni, Basso, Romita, Cosattini, Faralli, Giacometti, Giua, Jacometti, Lizzadri, Morandi, Nobili Tito Oro, Cacciatore, Stampacchia, Tonello, Vernocchi».
Questa mozione evidentemente è presentata in base al capoverso terzo dell’articolo 3 della legge 16 marzo 1946.
Secondo questo capoverso, il rigetto di una proposta governativa da parte dell’Assemblea non comporta le dimissioni del Governo. Ma queste conseguono all’approvazione di una apposita mozione di sfiducia, approvazione intervenuta non prima di due giorni dalla presentazione della mozione e adottata a maggioranza assoluta dei membri dell’Assemblea. È certo che però la disposizione di questo articolo 3 non si sovrappone e non annulla le disposizioni contenute nel Regolamento della Camera, che l’Assemblea Costituente ha fatto proprio, in tema di mozione.
Orbene, a tenore dell’articolo 125 del Regolamento: «Dopo la lettura di una mozione presentata a norma degli articoli 123 e 124, la Camera, udito il Governo ed il proponente, e non più di due deputati, determinerà il giorno in cui dovrà essere svolta e discussa secondo le norme del Capitolo XIII».
L’articolo 3 del decreto che ho ricordato interviene in questo senso: che la data di discussione deve essere fissata in modo tale che, comunque, la votazione non intervenga prima di 48 ore dalla presentazione della mozione stessa.
In questo momento ci troviamo di fronte a una mozione depositata.
Si tratta di stabilire quando debba essere esaminata, discussa e votata. Pongo pertanto innanzitutto il quesito al Governo.
SCELBA, Ministro dell’interno. Stante l’assenza del Presidente del Consiglio, il Governo si riserva di precisare, salvo il diverso avviso dell’Assemblea, in una delle prossime sedute la data che esso propone per la discussione di questa mozione.
NENNI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NENNI. Onorevoli colleghi, sono sorpreso delle precauzioni con le quali il Governo chiede non so quanti giorni, per dare una risposta circa la data di discussione della mozione del Gruppo parlamentare socialista. Nel presentare questa mozione il Gruppo socialista non presumeva di poter contare sul consenso del Governo, circa il fondo del problema.
Ciò non era nelle nostre aspettative e nelle nostre speranze. Siamo però convinti che ci deve essere il pieno consenso del Governo sulla necessità che la discussione si faccia. Non voglio qui entrare nel merito, ma ritengo di essere interprete del pensiero, forse unanime, dell’Assemblea se dico che il Paese è turbato, che il Paese è inquieto, che il Paese soffre, e che su questo turbamento, su questa inquietudine, su questa sofferenza il Governo ha certamente qualche cosa da dire.
In tali condizioni, il Presidente del Consiglio avrebbe potuto muoversi dal Viminale per venire a Montecitorio e sacrificare qualche istante del suo tempo, certamente prezioso, al desiderio non soltanto del Gruppo socialista, ma di tutta l’Assemblea di avere delle spiegazioni sulla situazione.
Comunque, ricordo al Governo che la légge alla quale si è riferito l’onorevole Presidente della Costituente, del 16 marzo 1946, se non ha annullato il Regolamento interno dell’Assemblea, ha però inteso di fissare un principio al quale il Governo avrebbe torto di sottrarsi. Quando abbiamo discusso quella legge in Consiglio dei Ministri abbiamo inteso di offrire alle minoranze in particolare, e comunque a uno qualsiasi dei Gruppi dell’Assemblea, la possibilità di provocare, quando lo ritenesse opportuno, una discussione sulla politica generale del Governo.
Abbiamo pensato allora di ricorrere alla procedura eccezionale della mozione di sfiducia da discutere non prima di 48 ore dal momento del suo deposito, per garantire ad un tempo i diritti dell’Assemblea e quelli del Governo.
Vorrei perciò pregare il Governo di fissare una data prossima per la discussione della nostra mozione senza sottrarsi all’obbligo morale di accettare la discussione da noi sollecitata.
Presidenza del Vicepresidente TARGETTI
MAZZA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAZZA. A me pare che sia necessario, per il rispetto che noi dobbiamo all’Assemblea ed ai nostri colleghi – circa cinquanta – che sono fuori d’Italia, in Isvizzera, a rappresentare la Costituente italiana, che questa mozione di carattere eccezionale e vitale per la Nazione sia discussa per lo meno non prima del ritorno di tutti i colleghi che possono considerarsi comandati in Svizzera. (Commenti).
Insisto perché l’assenza di moltissimi colleghi faccia rimandare la discussione, in attesa del loro ritorno. Ricordo benissimo che nell’ultima seduta, da qualche parte di questa Assemblea si chiese la riapertura proprio dopo il ritorno dei deputati che dovevano recarsi in Svizzera.
PRESIDENTE. Onorevole Mazza, non ha il dubbio di essere un po’ fuori argomento?
MAZZA. Non credo, perché ho voluto fare osservare che in questo momento mancano ben cinquanta deputati. (Commenti a sinistra).
Presidenza del Presidente TERRACINI
SCELBA, Ministro dell’interno. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCELBA, Ministro dell’interno. Forse non sono stato sufficientemente chiaro. Non intendevo affermare che il Governo voglia sfuggire alla discussione; d’altronde, non sarebbe nei suoi poteri, perché spetta all’Assemblea di discutere sempre, in ogni momento, la politica generale del Governo. Intendevo, data l’assenza del Presidente del Consiglio, pregare il proponente di attendere una delle prossime sedute, anche quella di domani, per dar modo al Presidente stesso di dire il sub pensiero in ordine alla data della discussione della mozione.
NENNI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NENNI. Se si tratta di un rinvio a domani, non abbiamo nessuna obiezione da fare.
PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono altre osservazioni, resta inteso che domani, salvo che sopravvengano impedimenti imprevisti, il Governo farà conoscere il suo pensiero circa la data di discussione della mozione. Resta salvo il diritto dell’Assemblea di decidere in proposito.
(Così rimane stabilito).
In ordine alla seduta di domani, poiché la Commissione che deve esaminare il progetto di legge per l’elettorato attivo, secondo quanto fu detto in principio di seduta, avrà a disposizione la giornata di domani per l’esame degli emendamenti presentati dal Governo, penso sia bene non tener seduta domattina, per lasciare alla Commissione la possibilità di svolgere i suoi lavori.
Quindi, domani terremo solo la seduta pomeridiana, alle ore 16, per il seguito della discussione sul progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
Si inizierà la discussione generale sui primi tre Titoli della seconda parte.
Interrogazioni e interpellanze.
PRESIDENTE. Durante la sospensione dei lavori parlamentari sono state presentate numerose interrogazioni e interpellanze.
Alcune di queste interrogazioni sono state presentate con carattere di urgenza. Con ciò esse denunciano una comprensibile preoccupazione degli interroganti, ma insieme una non giusta considerazione del valore relativo dei vari problemi.
Faccio ancora una volta notare che l’urgenza delle interrogazioni deve essere, a norma del Regolamento, valutata dal Governo. Gli interroganti possono proporla, ma non la fissano senz’altro. E pertanto, prima di assegnare alle proprie interrogazioni il carattere di urgenza, sarebbe opportuno che gli interessati ascoltassero l’avviso del Ministro competente, in maniera da non venire poi delusi dal ritardo eventuale della risposta. Comunque, i membri del Governo presenti, dopo aver udito il contenuto di queste interrogazioni, mi faranno sapere quando intendono rispondere.
Se ne dia lettura.
RICCIO, Segretario, legge:
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’interno, per conoscere in base a quale utilità reale e alla stregua di quale criterio di opportunità, si consente, in una città come Napoli, colpita, forse, come nessun’altra città italiana dalla crisi delle abitazioni, l’abolizione del Commissariato degli alloggi.
«Anche ad ammettere che tale Commissariato, per colpa o per debolezza di dirigenti, non abbia funzionato sino ad oggi come sarebbe stato desiderabile, resta sempre il fatto, certissimo, che l’abolizione del Commissariato non significa e non può significare altro se non il dare mano libera agli speculatori, i quali, profittando delle circostanze, fanno salire alle stelle i prezzi di un qualsiasi piccolo appartamento e provvedono di un alloggio, sia pure a condizioni usuraie, i ricchissimi, cioè quelli che hanno rubato e rubano al mercato nero, e condannano a rimanere sul lastrico i lavoratori onesti e senza casa che, nonostante la migliore loro volontà, non hanno modo di alimentare lo strozzinaggio e soddisfare l’ingordigia insaziata di taluni proprietari, affittuari, mediatori e speculatori d’immobili urbani.
«La Rocca».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se, vista la continua diminuzione delle superfici coltivate a grano e l’insufficienza delle assegnazioni di concimi chimici (circa 13 chilogrammi per ettaro) non ritenga di dovere urgentemente stabilire, prima degli inizi dei lavori di semina, il prezzo del grano per il futuro raccolto del 1948 e impegnarsi ad assegnare ad ogni comune, ed a prezzo ragionevolmente proporzionale a quello del grano e tempestivamente, un quantitativo sufficiente di concimi chimici.
«Giacchero».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere come intenda sistemare giuridicamente la posizione di alcuni insegnanti delle scuole di avviamento al lavoro, i quali, non essendo di ruolo, non godono dei benefici di legge pur prestando a volte per decenni il loro incondizionato servizio allo Stato; e se non ritenga opera di giustizia promuovere un decreto legislativo che parifichi agli altri funzionari statali il trattamento da farsi doverosamente agli insegnanti delle scuole di avviamento al lavoro.
«Caso».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere:
- a) quali risultati positivi abbia dato l’inchiesta su quanto è accaduto nel carcere giudiziario di Poggio Reale di Napoli e quali provvedimenti siano stati presi al riguardo. Ciò anche in relazione alle pubblicazioni fatte sul giornale L’Umanità, e sul n. 32 del 10 agosto della rivista L’Europeo;
- b) se si sia indagato sulla sussistenza dei gravi fatti denunciati dal giornale Avanti! del 7 agosto, come avvenuti nel carcere giudiziario di «Regina Coeli» di Roma.
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se non ritenga opportuno assumere l’integrale assistenza degli emigrati all’estero, mandando presso le nostre rappresentanze consolari funzionari dello stesso Ministero, affinché l’operaio italiano in terra straniera abbia a ricevere ogni migliore cura per l’opera di personale tecnicamente preparato e particolarmente esperto.
«Carpano Maglioli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere quali provvedimenti intenda adottare contro coloro che abusando delle proprie funzioni, si sono resi responsabili dell’arresto di un valoroso comandante partigiano capitano della polizia ausiliaria di Genova, e poiché il fatto ha generato un grave malessere d’ordine morale e civico, l’interrogante invoca una rigorosa inchiesta per chiarire le penombre che gli organi del Governo proiettano da qualche tempo sul movimento partigiano e sulle persone dei suoi eroici esponenti.
«Faralli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e di grazia e giustizia, per conoscere quali provvedimenti intendano adottare rispettivamente nei confronti degli organi di polizia di Vittoria e del pretore di Vittoria, in relazione al loro passivo ed ostruzionistico comportamento di fronte alla esplicita ed insistente richiesta dei dirigenti la sezione del Partito socialista lavoratori italiani di Vittoria, diretta a conseguire la immediata reintegra nel possesso del locale della sezione, dal quale sono stati spogliati con violenza e nottetempo dal barone Antonio Paternò di Vittoria, che ciò facendo ha commesso reato.
«Sta di fatto che il barone Paternò, locante del vano adibito a sede della sezione del Partito socialista dei lavoratori italiani in Vittoria, pretendeva il rilascio del locale entro fine luglio e, anziché rivolgersi all’autorità giudiziaria, con la tradizionale mentalità baronale siciliana, provvide con suoi uomini (i non tramontati armigeri feudali) all’occupazione violenta dei locali.
«I dirigenti della sezione del Partito socialista dei lavoratori italiani, rispettosi della legalità democratica, desistendo dal primo impulso di farsi ragione direttamente, si sono rivolti alle autorità provinciali e locali, sollecitando l’immediato intervento della pubblica sicurezza per la reintegrazione del possesso delittuosamente violato, salvi in seguito gli apprezzamenti giudiziari di merito, e la pubblica sicurezza si è limitata a svolgere una inutile pratica burocratica, senza intervenire nei confronti del barone violatore della legge.
«Il pretore dal suo canto, investito del caso con regolare ricorso, mentre in un primo tempo, di fronte alla clamorosa notorietà del fatto delittuoso, disponeva la reintegrazione infra le ventiquattro ore nel possesso, successivamente e senza disporre nemmeno notifica, accettando un motivo di peregrina formalità inerente al contratto di locazione, e se mai discutibile in sede di merito, disponeva la sospensiva del precedente giusto ed opportuno provvedimento, in base al quale intanto, essendo trascorso invano il termine in esso fissato, gli iscritti alla sezione procedevano alla diretta immissione in possesso.
«I fatti vanno apprezzati politicamente in relazione all’ambiente, perché la conclusione sostanziale che se ne trae è che in Sicilia ai baroni riesce sempre possibile usare prepotenze e violenze senza che contro di esse vi siano tempestivi ed opportuni interventi delle autorità, per quelle rapide riparazioni di giustizia, che sono essenziali alla fiducia nella democrazia.
«Cartia».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se intenda provvedere allo stanziamento dei fondi occorrenti per la costruzione dell’Asilo d’infanzia in comune di Agropoli (Salerno), ove attualmente circa duecento bambini si raccolgono in locali angusti, inadatti ed insalubri. L’urgenza della nuova sede è stata già fatta presente all’ufficio del Genio civile di Salerno dall’amministrazione comunale con l’accordo di tutti i partiti.
«Cacciatore».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se, in vista del primo Festival internazionale e della Mostra internazionale del cinema a passo ridotto, che si svolgeranno in Salerno nella seconda decade del prossimo settembre, considerata l’importanza delle due manifestazioni, di cui un gruppo di giovani volenterosi, con scarse disponibilità finanziarie, ha preso l’iniziativa, non ritenga opportuno erogare un adeguato contributo dello Stato, onde garantire il regolare e decoroso svolgimento delle manifestazioni stesse.
«Cacciatore».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’industria e commercio, di grazia e giustizia e dell’interno, per chiedere che l’Assemblea Costituente sia – appena possibile – ampiamente informata delle direttive e delle conclusioni dell’inchiesta relativa allo scandalo delle gomme, in quanto la criminale speculazione investe con l’A.T.A.C. uno dei più vitali servizi della Capitale.
«La pubblica opinione, stanca della sistematica impunità e delle risibili penalità generalmente inflitte per reati contro l’interesse generale, esige sanzioni esemplari pronte ed adeguate.
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non intenda emanare opportune disposizioni perché l’articolo 283 del Regolamento per gl’Istituti di prevenzione e di pena 18 giugno 1931, n. 787, venga opportunamente modificato, o almeno interpretato cum grano salis, onde impedire la possibilità del ripetersi di casi che – come quello del pazzo omicida Bruno Strolighi – offendono la morale e mettono in serio pericolo la tranquillità pubblica e privata.
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere quali provvedimenti intenda adottare in ordine alla necessaria ed urgente ricostruzione della ferrovia Isernia-Vairano, reclamata da gravi ed evidenti ragioni di comunicazione e di traffico tra il Molise e l’Abruzzo coi grandi centri di Napoli e di Roma, e non più dilazionabile, specie ora che per le ricostruzioni e le riparazioni delle reti ferroviarie è stata fatta una nuova assegnazione di fondi per oltre 175 miliardi.
«Mentre si è provveduto e si continua a provvedere alla ricostruzione ferroviaria dell’Italia del Nord e in quella Centrale, anche nei tronchi di scarsa importanza, si trascura la ricostruzione del tratto Isernia-Vairano, che per la sua eccezionale importanza avrebbe dovuto avere un’assoluta precedenza.
«Il collegamento della rete Adriatica con quella Tirrenica, attraverso il Molise, non può essere effettuato se non col tronco della Isernia-Vairano.
«Ed enormi sono gl’interessi che vengono danneggiati, in ogni settore, dall’ingiustificato ritardo della invocata ricostruzione, per le popolazioni del Molise che più delle altre la guerra ha colpito e funestato.
«Ciampitti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere le ragioni che hanno indotto l’Alto Commissario per l’alimentazione a rifornire l’Italia meridionale, ed in particolare la città di Messina, di pasta alimentare (fabbricata nei pastifici dell’Italia settentrionale) piuttosto che di grano, arrecando così un grave danno alle maestranze ed alle industrie locali.
«Martino Gaetano».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere le cause del grave disastro sulla linea ferroviaria Camigliatello-Cosenza, gestita dalla Società Calabro-Lucana, nel quale hanno incontrato la morte cinque padri di famiglia, e si lamentano numerosi feriti.
«Si chiede se sia consentito su queste linee a forte pendenza, il movimento di automotrici, logorate dal tempo e dall’uso, e per giunta sottoposte quotidianamente ad un sovraccarico di viaggiatori. I quali non lasciano nemmeno libero – con evidente e continuo pericolo – lo spazio riservato al conducente, di cui limitano vigilanza e possibilità di movimento e di immediata e provvida manovra.
«Mancini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri del tesoro e del commercio con l’estero, per conoscere le ragioni di carattere economico e monetario, le esigenze tecniche e pratiche che hanno determinato il recente provvedimento che stabilisce la parità legale del dollaro a lire 350.
«Marinaro».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per chiedere se, dinanzi alla persistente campagna avversa alle nuove direttive per un più razionale ed aggiornato completamento della stazione di Roma, non ravvisi l’opportunità di riesumare le molteplici responsabilità legate al progetto iniziale e sommerse nella catastrofe della Nazione.
«Quel progetto, non movendo da presupposti essenzialmente tecnici e logici, non poteva non riassumersi che in un orrore architettonico ed in un errore funzionale.
«E se il recente intervento di organi responsabili migliorerà la situazione, non risanerà però l’enorme danno finanziario la cui responsabilità deve essere individuata, per l’evidente colposo consenso portato ad una realizzazione, nella quale la tecnica ha sistematicamente ceduto a pretese direttive politiche (se tali possono chiamarsi la megalomania ed il cafonismo veramente tipici in quell’opera) dietro le quali, comunque, agiva quella organizzazione di interessi, che trova ancora eco nella stampa.
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere se non creda opportuno di accogliere l’invito che l’interrogante gli rivolge, di voler effettuare una breve visita al porto di Civitavecchia durante l’imbarco dei viaggiatori diretti in Sardegna. In tal modo, l’onorevole Ministro potrà accertare come, a causa dell’enorme ed inqualificabile ritardo col quale procedono i lavori di ricostruzione delle banchine di quel porto, l’imbarco e lo sbarco delle molte centinaia di viaggiatori si svolga in condizioni di disagio e di pericolo attraverso una banchina ristretta, inidonea, fangosa o polverosa, dove sostano carri ferroviari, dove si caricano merci voluminose e sulle persone assiepate premono in disordine carriaggi di ogni specie. Soprattutto, l’onorevole Ministro potrà rilevare come, a causa del predetto ritardo nella esecuzione dei lavori, non sia possibile destinare al servizio Civitavecchia-Olbia un piroscafo più capace, per cui sono necessari fondali più alti. Da questo fatto consegue che ogni giorno, dopo scenate indecorose e fatti dolorosi, centinaia di viaggiatori, per lo più sprovvisti di mezzi di soggiorno, vengono respinti perché non possono essere imbarcati; e ciò mentre il piroscafo denominato Città di Tunisi, che potrebbe soddisfare le esigenze dei traffico sardo se fossero apprestati adatti fondali, viaggia quasi vuoto fra Napoli e Palermo con un deficit di dieci milioni di lire al mese, altro autentico sperpero e disservizio da reprimere al più presto.
«Corsi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere i criteri che hanno presieduto alla distribuzione ed assegnazione del «Premio della ricostruzione» fra il personale delle ferrovie dello Stato.
«Morini»..
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri delle finanze e dell’interno, per conoscere se non si ritiene urgente ed indispensabile – in rapporto e riferimento al decreto legislativo 29 marzo 1947, n. 177 – emanare disposizioni le quali:
- a) permettano anche ai comuni interessati il controllo sui cinematografi, contemplato nell’articolo 62 del testo unico 30 dicembre 1933, n. 3276;
- b) modifichino radicalmente l’attuale procedura di versamento dei contributi ai comuni; procedura che attualmente rende utilizzabili i proventi spettacoli solo a distanza di anni.
«Morini».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dell’interno, delle finanze e dell’agricoltura e foreste, per conoscere se siano a cognizione delle furiose grandinate e conseguenti piene che hanno devastato nel corrente mese ed in alcuni territori ripetutamente in giorni diversi le già fiorenti campagne di Lanciano (frazione Sant’Onofrio), Atessa, Casalbordino, Vasto, Ortona a Mare, Villalfonsina, Fossacesia, Rocca San Giovanni, il dorsale collinoso di Chieti, San Giovanni Teatino, Torrevecchia Teatina, Pizzoferrato, Pennapiedimonte, Tollo, Ganosa Sannita, Poggiofiorito, Crecchio e di numerose altre località della provincia di Teramo, distruggendo il raccolto totalmente per migliaia di ettari ed arrecando danni per centinaia e centinaia di milioni, con la conseguente miseria di quelle laboriose popolazioni; e quali provvedimenti intendano adottare per almeno attenuare la loro iattura, avvalendosi dei decreti-legge 28 settembre 1930, e 30 marzo 1933, o adottando – di urgenza, come è suggerito dalla gravità eccezionale del caso – speciali ed adeguati provvedimenti.
«Lopardi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere – dopo che inutilmente si è rivolto, allo stesso fine, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla Direzione Generale dell’assistenza post-bellica – i motivi per i quali sono stati, nel luglio scorso, ritirati dagli Istituti di educazione ed istruzione in cui erano ricoverati, e restituiti alle macerie, alla fame, alle malattie, 256 bambini dei 23 comuni della Maiella terribilmente sinistrati dalla guerra e nei quali si vive ancora una vita di inferno.
«Si chiede che l’inumano provvedimento – che, non potendo essere validamente giustificato da esigenze di bilancio, inconcepibili in questa materia, ha provocato enorme, preoccupante risentimento in quelle martoriate popolazioni di montagna fin troppo esasperate per lo stato di completo abbandono in cui sono lasciate dagli organi responsabili del Governo – venga revocato d’urgenza almeno per quelli (circa 120) dei predetti, disgraziati bambini che sono orfani di militari e partigiani caduti in combattimento o dispersi o di vittime civili, tanto più che ad essi non può provvedere, per mancanza di fondi, l’Opera nazionale orfani di guerra.
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se, di fronte alla palese e riconosciuta imperfezione delle disposizioni di legge vigenti in tema di procedimenti a carico di ex fascisti imputati di collaborazionismo, alla quale imperfezione è dovuto il costante susseguirsi di decisioni giudiziarie disformi e contraddittorie, le quali commuovono sfavorevolmente l’opinione pubblica e pregiudicano il prestigio della giustizia, non ravvisi la necessità urgente di un provvedimento legislativo che, eliminando e correggendo le deviazioni e le anomalie delle vigenti norme di legge, limiti l’intervento della giustizia punitiva ai soli casi di delinquenza comune occasionati da motivi politici.
«Villabruna».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri del lavoro e previdenza sociale, delle finanze e del tesoro, per stabilire l’esattezza della notizia, diffusa negli ambienti politici di Bologna, secondo la quale l’ex Stabilimento poligrafico editore del Resto del Carlino, già centro di propaganda delle teorie fasciste e cassa di risonanza degli interessi dei maggiori esponenti del passato regime e dopo la liberazione affidato ad una cooperativa – detta S.T.E.B. – forte di 400 tipografi, che hanno durante due anni compiuto opera lodevole sotto tutti i punti di vista, dimostrando l’attitudine della loro classe all’autogoverno, sarebbe stato riscattato per un pugno di moneta svalutata dai rappresentanti di correnti politiche, che l’opinione pubblica dell’Emilia ha già ripetutamente con indubbie prove elettorali sconfessato.
«In caso affermativo il sottoscritto domanda se il riscatto dell’importante istituto, con il consenso del Governo, non sia contrario alle premesse fondamentali dell’Italia democratica e repubblicana, che nel suo progetto di Costituzione riconosce la funzione sociale della cooperazione (articolo 42) e proibisce la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista (articolo 1 delle disposizioni transitorie).
«Zanardi».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere quali provvedimenti intenda prendere nei confronti del Procuratore generale della Repubblica di Napoli, il quale, durante la discussione del processo Basile, conclusosi in modo tanto offensivo per la giustizia, ha dichiarato che le leggi eccezionali per le sanzioni contro i fascisti sono una mostruosità ed ha insinuato che la Magistratura del Nord nel giudicare i fascisti ha subito interferenze estranee ed ha perciò compiuto non opera di giustizia, bensì di vendetta; affermazioni queste che non sono assolutamente compatibili con la qualità di magistrato e che suonano aperta sconfessione delle leggi dello Stato da parte di chi dovrebbe sentire solo il dovere di applicarle.
«Barbareschi, Faralli, Pertini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se non creda di dare opportune istruzioni ai Commissari regionali per gli usi civici, di restringere la loro azione agli atti di pura amministrazione ordinaria, posto che la materia – per deliberazione dell’Assemblea Costituente – sarà in breve di dominio legislativo dell’ente Regione.
«Un tale provvedimento appare tanto più necessario in quanto da parte di tali organi esecutivi si insiste sull’applicazione della legge fascista sul riordinamento degli usi civici del 16 giugno 1927, n. 1766, la quale nelle zone montane dell’Alta Italia e in particolare in Friuli, non avrebbe altro esito di quello di determinare grave disordine e sconvolgimento dell’economia locale.
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se, tenuto conto:
- a) che gravi errori ed ingiustificate sperequazioni si lamentano in ordine agli accertamenti compiuti dai funzionari dell’Amministrazione finanziaria ai fini dell’applicazione dell’imposta generale sull’entrata a carico dei negozi di vendita al dettaglio, dei pubblici esercizi, degli artigiani; dei professionisti ed agenti di cambio, degli spedizionieri ed agenti di viaggio, degli esercenti trasporti di persone con mezzi di trasporti da piazza e da noleggio: errori e sperequazioni dovute ai criteri di verifica e di accertamento sbrigativi e puramente congetturali che sono adottati nei confronti di alcuni singoli contribuenti, e i cui risultati vengono arbitrariamente estasi agli appartenenti alla medesima categoria, senza la necessaria identificazione della effettiva importanza di ogni singola attività;
- b) che la Commissione provinciale istituita col decreto legislativo 27 dicembre 1946, n. 469, non offre, per la sua composizione, seria garanzia di un esatto ed imparziale giudizio: circostanza tanto più deprecabile ove si tenga conto del carattere definitivo attribuito alle decisioni di detta Commissione, ed alla comminatoria di sanzioni pecuniarie irrevocabili a carico dei contribuenti, anche quando l’applicazione di tali sanzioni in concreto sia del tutto ingiustificabile;
- c) che il sovra lamentato metodo di accertamento e di tassazione non soltanto determina un grave stato di disagio e di malcontento nei riguardi delle categorie colpite, ma è destinato a risolversi in un ulteriore aumento dei prezzi a danno dei consumatori;
non ravvisi la necessità urgente di apportare alle vigenti disposizioni opportuni ritocchi e modifiche, diretti ad assicurare un più razionale ed equo sistema di accertamento, che si ritiene di poter proporre come segue:
1°) comunicazione obbligatoria al contribuente del referto della polizia tributaria, o di ogni altro organo inquirente, in modo di consentire al contribuente stesso un effettivo e tempestivo esercizio del suo diritto di difesa;
2°) formulazione degli accertamenti da effettuarsi in collaborazione tra gli Uffici delle imposte dirette e gli Uffici del registro, con il concorso di Commissioni qualificate appartenenti alle singole categorie interessate;
3°) istituzione di un nuovo organo giurisdizionale di primo grado, rappresentato da una Commissione presieduta da un magistrato in servizio od a riposo, e composta di membri designati dalle varie categorie: attribuendo alla Commissione provinciale funzioni giurisdizionali di secondo grado;
4°) esenzione da qualunque sopratassa e pena pecuniaria nei casi di concordato concluso avanti la Commissione di primo grado.
«Villabruna».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se il Governo intende mettere finalmente un termine alla vita della A.R.A.R., che occupa da anni impianti dell’industria privata con pregiudizio dell’economia nazionale e con aggravamento del problema della disoccupazione.
«De Martino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere:
1°) se gli consti che taluni uffici distrettuali delle imposte dirette – e segnatamente quello di Sant’Angelo dei Lombardi – stiano dando prova di eccessivo ed inconsulto zelo, avendo proceduto e continuando a procedere solo dopo la pubblicazione del decreto legislativo presidenziale 29 marzo 1947, n. 143, alla notifica di numerosi accertamenti per l’imposta ordinaria sul patrimonio, con effetto dal 1° gennaio 1943, in confronto di modestissimi proprietari od esercenti, i quali finora erano rimasti indisturbati, pur essendo l’imposta in vigore dal 1940, ingenerando così il sospetto che la procedura, formalmente avviata per un tributo che viene a cessare, sia in realtà preordinata ad acquisire contribuenti alla straordinaria proporzionale; e se non creda di dare disposizioni perché gli Uffici – fatta eccezione per i rari casi di gravi ed evidenti erronee omissioni – si astengano dal notificare nuovi avvisi di accertamento per l’imposta ordinaria sul patrimonio e revochino quelli già notificati;
2°) se gli consti che taluni uffici siano riluttanti ad accogliere il principio della legge che gli imponibili della straordinaria proporzionale devono essere stabiliti in base ai valori del triennio 1937-39 moltiplicati per i coefficienti fissi di 10 (terreni) e 5 (fabbricati) e se non creda, ad evitare fastidi per i contribuenti più modesti e meno attrezzati alla difesa dei loro interessi, di dare istruzioni perché siano rettificati, sulla base dei detti coefficienti, tutti gli imponibili per i quali vi sia stata variazione in aumento dell’imposta ordinaria sul patrimonio dopo la prima applicazione di essa;
3°) se, per quanto concerne le piccole aziende industriali e commerciali, agli effetti della determinazione dei valori assoggettabili alla straordinaria proporzionale, non creda che si debbano adottare criteri analoghi a quelli stabiliti per i terreni ed i fabbricati, che sostanzialmente riescono a stabilire valori imponibili medi inferiori a quelli correnti, onde stabilire criteri uniformi e perequati nell’applicazione dello stesso tributo.
«Scoca».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della marina mercantile, per conoscere quali inoppugnabili ragioni hanno consigliato il dirottamento verso altro porto del piroscafo Conte Biancamano appartenente di fatto e di diritto al compartimento di Genova, dove avrebbe dovuto arrivare fin dal giorno 30 agosto.
«Faralli, Barbareschi, Pertini».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’interno, sulle ragioni per le quali la polizia di Terni non è intervenuta, in occasione di una recente dimostrazione, contro quei dimostranti colpevoli del reato di cui all’articolo 297 Codice penale, e nella flagranza di esso, per aver scritto ed esposto cartelli offensivi della dignità del Sovrano Pontefice.
«Bellavista, Condorelli, Mazza».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere quali provvedimenti intenda adottare al fine di risolvere l’intollerabile situazione per la quale, quantunque siano stati stanziati i fondi necessari ed appaltati i relativi lavori, onde venire incontro con 180 alloggi agli urgenti bisogni di una popolazione come quella della città di Benevento, distrutta per metà in conseguenza della guerra, non si ottiene ancora, dopo un anno di interruzione, che venga fornito il ferro necessario all’impresa, dopo che sono stati anche rilasciati dal competente ufficio del Genio civile i relativi buoni di assegnazione.
«E per conoscere, inoltre, se, in vista della tragica situazione di centinaia di famiglie che tutt’ora vivono in fetide baracche o in oscuri antri, situazione personalmente constatata dall’onorevole Ministro in una sua visita alla predetta città, non intenda il Governo intervenire in maniera più pronta ed efficace con lo stanziamento di adeguati fondi e la rapida costruzione di opportuni alloggi.
«Cifaldi, De Caro Raffaele, Bosco Lucarelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non reputi opportuno revocare la disposizione in base alla quale è fatto obbligo alle amministrazioni universitarie di versare al Tesoro, a partire dal prossimo anno accademico, l’importo della sopratassa speciale di iscrizione, incamerata negli anni passati dalle stesse università in virtù dell’articolo 30 del decreto legislativo luogotenenziale 5 aprile 1945, n. 238: disposizione che aggrava ulteriormente le già gravi condizioni finanziarie degli istituti di cultura superiore.
«Martino Gaetano».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Governo, per sapere quali provvedimenti di urgenza intenda adottare per far fronte alla grave e allarmante disoccupazione di Napoli e della ragione campana.
«Salerno, Persico, Ruggiero Carlo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere come mai non si sia ancora provveduto all’approvazione dei sottoelencati progetti concernenti la sistemazione di Altino (Chieti): 1°) riparazione acquedotto; 2°) riparazione cimitero; 3°) pavimentazione e fognature al paese; 4°) scuole elementari. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Venditti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se non intenda estendere, seguendo ampio criterio di equità, alle vedove ed ai figli e figlie nubili minorenni dei pensionati civili e militari e dell’Amministrazione delle ferrovie dello Stato (anche se il matrimonio fu contratto durante lo stato di quiescenza, oppure nel biennio precedente al collocamento a riposo) e alle figlie nubili maggiorenni del pensionato, rimaste orfane, le disposizioni contenute nel capo I del titolo IV del testo unico delle leggi sulle pensioni civili e militari, approvato con regio decreto 21 febbraio 1895, n. 70, e dell’articolo 15 del testo unico delle disposizioni per le pensioni del personale delle ferrovie dello Stato, approvato con regio decreto 22 aprile 1909, n. 229, colle successive rispettive modificazioni, e nei limiti propri di ciascuna; subordinando il godimento del detto beneficio alle seguenti circostanze:
1°) che si tratti di vedova o di figli di pensionato rimasto vedovo prima o dopo la cessazione del servizio attivo e passato a seconde nozze dopo la messa in quiescenza oppure nel biennio precedente ad essa;
2°) che dalla data del matrimonio del pensionato a quella del suo decesso sia trascorso il termine non minore di 18 mesi compiuti;
3°) che le orfane maggiorenni del pensionato siano nubili, inabili a qualsiasi lavoro redditizio e non godano altra pensione od assegno a carico dello Stato, come già previsto dalla legge per le pensioni del personale delle ferrovie dello Stato. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Selvaggi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per sapere se gli risulta che il Comando generale dell’Arma dei carabinieri non ha ancora dato esecuzione al decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 maggio 1947, n. 500, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 25 giugno 1947. Poiché sembra che quel Comando generale, assumendo deficienze organiche, abbia intenzione di avanzare proposte per rendere inapplicabile all’Arma il decreto stesso, l’interrogante si permette di far rilevare all’onorevole Ministro che alle paventate deficienze si potrebbe ovviare potenziando l’arruolamento, anziché trattenendo coloro che aspirano al collocamento a riposo, su domanda, e coloro che eventualmente avessero demeritato dopo la proclamazione dell’armistizio.
«E pertanto chiede all’onorevole Ministro se non ritenga opportuno respingere eventuali proposte tendenti a non far applicare all’Arma il predetto decreto, e dare nel contempo urgenti disposizioni per l’immediata esecuzione dello stesso. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Coppa».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per richiamare la sua attenzione sul regio decreto 6 gennaio 1942, n. 47, che riservava a favore dei reduci e categorie similari il 50 per cento delle cattedre d’insegnamento che si sarebbero rese vacanti fino a sei mesi dopo la fine dello stato di guerra. Nell’articolo 7 si faceva speciale menzione di coloro che, dopo aver superato favorevolmente la prova scritta, non hanno potuto prendere parte a quelle orali, perché impossibilitati da cause di guerra.
«Un recente provvedimento stabilisce che metà di detti posti venga conferita in base alla sola valutazione dei titoli a coloro che abbiano precedentemente conseguita un’abilitazione. L’interrogante domanda se non si ritenga giusto aprire tale concorso per titoli anche a coloro che, ai sensi del surriferito articolo 7, avendo già favorevolmente superato le prove scritte, non abbiano poi potuto partecipare agli orali o per sopravvenuta prigionia, o per altre riconosciute cause di guerra.
«Con ciò, infatti, non si verrebbe meno al criterio fondamentale cui il recente provvedimento è ispirato, cioè che non si possa conseguire la nomina in ruolo senza aver sostenuto un esame. D’altra parte, mentre coloro che sono in possesso di una completa abilitazione, o l’hanno conseguita prima della guerra, non riuscendo in condizioni normali a vincere il concorso, hanno potuto sostenere regolarmente esami durante la guerra stessa, non riportando quindi da essa quei danni, cui lo spirito del regio decreto 6 gennaio 1942 mira a porre rimedio; con il provvedimento di cui sopra si viene a stornare una metà dei posti loro riservati a coloro che dalla guerra sono stati impossibilitati a completare gli esami di concorso già da essi iniziati con buone probabilità di riuscita, ledendo così uno stato giuridicamente già acquisito da una categoria cui con minori possibilità di dubbi si deve riconoscere un effettivo danno subito a causa di servizio di guerra. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Macrelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se il Governo non intende con esplicito provvedimento stabilire quale sia la precisa data in cui si deve ritenere proclamata la pseudo repubblica sociale italiana, ad evitare contestazioni in linea di ricorso da parte di funzionari lesi nei loro diritti, tenendo presente: 1°) che il decreto legislativo luogotenenziale 5 ottobre 1944, n. 249, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 18 ottobre 1944, n. 70, relativo all’assetto della legislazione nei territori liberati, all’articolo 2 dichiara, tra l’altro, la inefficacia giuridica dei provvedimenti adottati «sotto l’impero del sedicente governo della repubblica sociale italiana», concernenti «la nomina, la carriera e la cessazione dal servizio dei dipendenti dello Stato, degli enti pubblici e degli enti sottoposti a vigilanza o tutela dello Stato e rispetto ai quali lo Stato abbia, comunque, partecipato alla formazione del capitale o, sotto qualunque forma, al finanziamento»;
2°) che in base a questo decreto, alcune amministrazioni dell’Italia non liberata all’8 settembre hanno dichiarato privi di ogni efficacia giuridica tutti i provvedimenti adottati dopo l’8 settembre 1943.
«Ora, poiché fino al 24 settembre 1943 non intervenne alcuna innovazione nell’ordinamento giuridico dello Stato e poiché solo dopo questa data si delinea la costituzione nei territori occupati dai nazisti di uno pseudo governo fascista repubblicano, appare arbitrario il provvedimento adottato da tali enti con la pronuncia di nullità dei provvedimenti indicati all’articolo 2 del decreto legislativo del 5 ottobre 1944, n. 249, anche anteriori al 24 settembre 1943, presi da amministrazioni non repubblichine di enti pubblici o parastatali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Cevolotto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri della difesa e della marina mercantile, per conoscere per quale motivo è cessato, dopo solo due viaggi, il servizio di trasporto dei prigionieri di guerra e degli internati civili dall’Eritrea, pel quale servizio il Governo americano ha posto a disposizione di quello italiano fin dal novembre 1946 le navi Vulcania e Saturnia; e ciò mentre numerosi ex militari e civili anelano di rimpatriare. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri delle finanze e di grazia e giustizia, per conoscere se non ritengano opportuno, per ragioni di giustizia ed equità, emanare un provvedimento che sancisca l’efficacia retroattiva del decreto legislativo luogotenenziale 20 marzo 1945, n. 212, in tema di abrogazione della sanzione di nullità degli atti privati non registrati aventi per oggetto trasferimenti di beni immobili e di diritti immobiliari, stabilita con decreto-legge 27 settembre 1941, n. 1015, ovviando, in tal modo, alle ben note storture pratiche che in realtà derivano dalla mancanza di tale retroattività che, convalidando la nullità delle scritture private in data anteriore al suddetto decreto-legislativo luogotenenziale 20 marzo 1945, n. 212, e privandole di ogni azionabilità, favorisce in conseguenza la mala fede dei contribuenti inadempienti, mentre reca danno non indifferente ai moltissimi cittadini che acquistarono beni immobili e diritti immobiliari nel periodo intercorrente tra i due decreti, con piena e provabile buona fede. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tieri».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per sapere quello che ha fatto per eliminare la incresciosa situazione che si è verificata fra i dipendenti dell’Arsenale militare marittimo di Taranto, in seguito alle elezioni recentemente avvenute per la nomina delle Commissioni interne. Per tali elezioni gli organi direttivi della F.N.D.S., dopo aver preteso che la lista dell’Uomo qualunque dovesse avere 1200 firme, mentre tale condizione non era fatta per gli altri Partiti, successivamente, dopo cioè che la lista aveva raccolto le firme richieste, hanno escluso con arbitraria quanto faziosa decisione la lista qualunquista dalle elezioni. In tale circostanza i rappresentanti dell’Uomo qualunque in seno al Comitato elettorale della F.N.D.S. sono stati aggrediti e malmenati, mentre sono stati minacciati i firmatari stessi della lista qualunquista. Ciò premesso, l’interrogante reputa opportuno chiedere se l’autorità militare intende riconoscere valide le elezioni suddette, i cui risultati vanno considerati non rispondenti alla volontà degli arsenalotti, molti dei quali, dopo aver sottoscritto la lista dell’Uomo qualunque, si sono astenuti dal voto, deplorando l’atteggiamento delle autorità militari marittime, le quali benché richieste di intervenire per prevenire gli accennati abusi, non hanno ritenuto opportuno evitare tempestivamente gli incresciosi incidenti lamentati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tieri».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se sia tollerabile che in regime di democrazia si possa tentare d’imporre ad un cittadino o a diversi cittadini di lasciare il luogo di loro abituale residenza e le loro normali occupazioni.
«Ciò con riferimento a quanto si è verificato o si vorrebbe fare verificare in comune di Bomporto (provincia di Modena), ove da parte della locale Camera del lavoro si esige che il signor Piccinini Gaetano con i suoi familiari abbandoni il paese e conseguentemente anche la abituale professione di fattore di campagna. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Coppi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro della difesa, in relazione con l’immane tragedia avvenuta a Cefalonia negli infausti giorni del settembre 1943, in cui perirono oltre 5000 soldati e 500 ufficiali italiani, ed i superstiti furono deportati in Germania, dove trovarono quasi tutti una lenta morte; tragedia causata da insipienza e incoscienza di capi lontani e da spietata ferocia dei barbari tedeschi-nazisti, l’interrogante chiede di sapere, prescindendo dalla questione delle responsabilità alte e basse, quali provvedimenti siano stati adottati o si trovino allo studio per onorare degnamente le vittime e dare allo loro famiglie quel conforto morale e materiale che è anche una doverosa riparazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bernamonti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere quali provvedimenti si intendono adottare per ovviare alla difficile situazione in cui vengono a trovarsi i proprietari di alberghi requisiti per le truppe e i servizi alleati, specialmente nelle stazioni balneari e di cura come Viareggio ed altre.
«Ai detti proprietari vengono corrisposte, a titolo di indennizzo per la requisizione, delle somme assolutamente inadeguate ai costi attuali, e appare urgentissimo, fra l’altro, un provvedimento per una sollecita revisione dei prezzi-letto, che si confaccia alle esigenze odierne, essendo inconcepibile che si possa far fronte alle spese di gestione con sole 17 lire giornaliere per letto, cifra attualmente fissata.
«Provvedimenti di estrema urgenza si impongono anche per il rimborso mensile dei consumi, come acqua, luce, legna, ecc. e per la liquidazione totale che dovrebbe essere fatta ogni trimestre per poter mettere l’albergatore in condizione di far fronte ai propri impegni. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pera».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se non intenda emanare norme integrative al decreto legislativo luogotenenziale 26 marzo 1946, n. 134, per rendere più facile e più sollecita la riscossione dei profitti di regime, determinando una data fissa alla quale debba riferirsi la valutazione dei profitti avocabili e stabilendo criteri di valutazione quanto più è possibile automatici, in analogia a ciò che si è fatto per l’avocazione dei profitti di guerra e di speculazione e per l’imposta straordinaria sul patrimonio. (L’interrogante. chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro degli affari esteri, per sapere se trova corretto che il Direttore generale addetto all’emigrazione non risponda alle lettere dei deputati alla Costituente che prospettano casi di speciale rilievo per l’inclusione nella quota negli S.U.A., o se creda di dare disposizioni precise per evitare, perché il grave inconveniente non debba ripetersi e sia invece consentito, attraverso queste segnalazioni e richieste, il costante controllo sull’operato di quella direzione generale, ed il rilascio di passaporti, per accertare che siano rilasciati secondo l’ordine di precedenza e secondo un criterio non di favore, ma di giustizia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Reale Vito».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere se crede di intensificare i lavori per la ricostruzione della Manifattura tabacchi «San Pietro Martire», sezione Scafati, in vista delle gravi condizioni della disoccupazione locale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«De Falco».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere i motivi per i quali l’Istituto sperimentale dei tabacchi di Scafati, che ha avuto vita gloriosa dal 1865, è stato soppresso e le ragioni per cui si è creduto di sistemare i servizi relativi ponendoli alla dipendenza di una sezione dell’agenzia di Cava dei Tirreni.
«Evidenti ragioni logiche, tecniche, ambientali consigliano invece di dare sede proprio in Scafati, giovandosi delle attrezzature colà esistenti, all’Istituto scientifico sperimentale dei tabacchi di nuova creazione, in perfetta autonomia.
«Tutto questo a prescindere dalla legittima e doverosa tutela dei diritti dei funzionari e del personale, da anni stabilitosi in Scafati, e che non sarebbe giusto sottoporre, nei gravi momenti attuali, alle enormi e gravi difficoltà di un trasferimento. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«De Falco».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se per motivi etici ed economici non intenda estendere, nei riguardi di tutti i concedenti, il provvido decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato (4 dicembre 1946, numero 671) riflettente la temporanea sospensione dell’esercizio del diritto di affrancazione dei canoni enfiteutici, censi ed altre prestazioni perpetue, nei riguardi dei comuni, provincie ed istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«De Falco».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere quali ragioni ostacolino l’accoglimento della istanza di erezione in ente morale dell’Associazione volontari del sangue di Milano.
«L’istanza, corredata di tutti i documenti rituali, presentata da oltre un anno all’Alto Commissariato per l’igiene e la sanità pubblica, rimane inevasa per ragioni incomprensibili.
«L’interrogante ritiene legittima e giusta l’aspirazione della benemerita Associazione milanese dei donatori del sangue costituita alla data del 30 giugno 1947 da 9983 volontari con ben 59.714 donazioni. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tumminelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se intende emanare un provvedimento legislativo, per il quale possano partecipare ai concorsi per direttore didattico tutti gli insegnanti elementari forniti di laurea e non solo quelli forniti del diploma di vigilanza scolastica rilasciato dalla facoltà di magistero, come previsto dall’articolo 2 della legge 31 maggio 1943, n. 570.
«L’interrogante ritiene giustificato il desiderio dei maestri che si trovano nelle condizioni predette, perché con un tale provvedimento si verrebbe a sanare la lacuna, per cui con un titolo superiore detti insegnanti non potrebbero partecipare ad un concorso aperto ai loro colleghi non laureati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tumminelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri della difesa e della pubblica istruzione, per conoscere quali ragioni hanno ispirato il provvedimento di adibire a casa di svago e divertimento del soldato l’edificio scolastico della ex scuola Martignoni di Milano, mentre istituti scolastici governativi sono sopraffollati di alunni e debbono alternare nelle stesse aule anche tre turni al giorno di insegnamento per carenza di locali e impossibilità di ottenere dall’autorità provinciale nuovi edifici.
«In modo particolare appare ingiustificato e inopportuno l’uso che si vuole fare della ex scuola Martignoni (un edificio scolastico moderno con sessanta o settanta aule) mentre c’è un liceo scientifico governativo con circa duemila scolari senza sede, accampato alla men peggio, presso due scuole già per conto proprio sovraccariche di scolari.
«È pertanto urgente disporre che la sede dell’ex scuola Martignoni sia messa a disposizione dell’autorità scolastica milanese perché possa sistemarvi il secondo liceo scientifico governativo, provvedendo diversamente per la casa di svago del soldato, che non presenta lo stesso carattere di urgenza. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tumminelli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se ritenga o meno opportuno emanare un provvedimento legislativo per l’assicurazione obbligatoria contro i danni prodotti dalla grandine nella coltivazione del tabacco per conto dello Stato.
«In proposito l’interrogante ebbe a presentare, di sua iniziativa, una proposta di legge che fu svolta e presa in considerazione nella seduta del 3 giugno 1922 (Atti parlamentari, Camera dei Deputati, Legislatura XXVI, sessione 1921-22, Documento n. 1599) e che non poté aver seguito per i successivi eventi politici. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri del tesoro e dei lavori pubblici, per conoscere se sia in corso l’equiparazione dei cantonieri statali ai cantonieri ferroviari e se con tale provvedimento stiano per essere concretate anche le altre richieste presentate dalla Associazione nazionale di categoria nell’interesse dei cantonieri statali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Chieffi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere se non ritiene opportuno, per eliminare la incresciosa situazione che si è verificata tra i dipendenti dell’Arsenale militare marittimo di Taranto, in seguito alle elezioni recentemente avvenute per la nomina delle Commissioni interne, disporre l’annullamento delle elezioni stesse, i cui risultati vanno considerati non rispondenti alla volontà degli arsenalotti, molti dei quali, dopo aver sottoscritto la lista dell’Uomo qualunque, si sono astenuti dal voto.
«Infatti per tali elezioni gli organi direttivi della F.N.D.S., dopo aver preteso che la lista dell’Uomo qualunque doveva avere 1200 firme, mentre tale condizione non era fatta per gli altri partiti, successivamente, dopo cioè che la lista aveva raccolto le firme richieste, hanno escluso con arbitraria quanto faziosa decisione la lista qualunquista dalle elezioni. In tale circostanza i rappresentanti dell’Uomo qualunque in seno al Comitato elettorale della F.N.D.S. sono stati aggrediti e malmenati, mentre sono stati minacciati i firmatari stessi della lista qualunquista. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«La Gravinese Nicola».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro degli affari esteri, per conoscere se risponda a verità la notizia pubblicata dai giornali che una Corte alleata avrebbe, a Livorno, condannato a morte per impiccagione un cittadino italiano reo di aver ucciso un paracadutista calatosi in borghese in territorio italiano in istato di guerra; e, ove la notizia fosse vera, come il Governo intenda reagire a questa patente offesa ai principî di giustizia e a quella sovranità italiana di cui tanto si è parlato durante la discussione per la ratifica anticipata del «Trattato». (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Russo Perez».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se non ritiene opportuno estendere la concessione di tradotte per il trasporto di legna da ardere anche alle stazioni ferroviarie situate al sud della linea Battipaglia-Potenza-Metaponto-Brindisi.
«Sta di fatto che l’esclusione dal beneficio dell’intera regione calabrese, mentre ha suscitato vivo malcontento fra i numerosi industriali boschivi, i quali hanno visto perduta ogni possibilità di commercio con ditte ed enti del Settentrione, ove la legna da ardere, mancando il carbone fossile, è insistentemente richiesta, ha provocato nei più importanti scali ferroviari della Calabria l’affardellamento di enormi montagne di legna da tempo in attesa di carico.
«Tale incresciosa situazione ha causato gravissimi danni agli industriali i quali, dopo aver impiegato cospicui capitali per l’acquisto dei boschi, la lavorazione in loco ed il trasporto agli scali, hanno dovuto subire gravissime crisi economiche e sono stati costretti a sospendere la lavorazione, mettendo in stato di disoccupazione un considerevole numero di lavoratori, che nella produzione e nel commercio della legna in quella regione trova largo impiego. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tieri».
«Il sottoscritto fa presente al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro degli affari esteri, che in data 16 giugno 1947 presentò la seguente interrogazione:
«Per sapere se consti della esistenza in Albania, e precisamente a Korce, di circa settecento lavoratori italiani cui non è stato finora consentito di rientrare in patria, e per conoscere quali provvedimenti siano stati presi o siano in corso di adozione allo scopo suddetto, tenuto presente che gli stessi prigionieri di guerra sono rientrati da tempo in famiglia.
«L’onorevole Presidente del Consiglio, presente alla seduta del 16 giugno 1947 dell’Assemblea, dichiarò di riconoscere l’urgenza dell’interrogazione.
«Soltanto però nella seduta del 28 luglio 1947, l’onorevole Ministro degli affari esteri, come risulta dal relativo resoconto, diede, sollecitato dall’interrogante, una risposta incompleta ed assai vaga.
«L’interrogante ripete, pertanto, l’interrogazione, soprattutto al fine di sapere quali provvedimenti intenda attuare il Governo onde ottenere l’immediato rimpatrio dei nostri connazionali, i quali non possono continuare ad essere trattati con dispregio delle più elementari norme del diritto internazionale e della libertà e dignità dell’uomo civile. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Costantini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere quale attività il Governo abbia svolto e intenda svolgere per rendere possibile alle varie migliaia di ex prigionieri, residenti prima della guerra coi loro familiari all’estero o nei territori coloniali italiani, di ricongiungersi con le loro famiglie, facendo finalmente ritorno alle loro case o alle sedi del loro lavoro.
«Non può, infatti, non apparire degna del maggiore interessamento da parte del Governo la dolorosa situazione in cui si trovano questi nostri connazionali che dopo avere servito la Patria in guerra e dopo avere trascorso lunghi anni in prigionia, trattenuti ancora oggi nei centri di raccolta, versano in condizioni materiali e morali di estremo disagio; costretti all’ozio e sottoposti ad un trattamento di quasi prigionia in patria, sono ancora tenuti lontani dai loro cari, che non vedono da oltre sei anni, e, preoccupati delle condizioni di indigenza in cui versano i loro familiari, assistono con crescente sconforto al costante rinvio della soluzione del loro problema. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Cortese».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro degli affari esteri, per conoscere se, dopo quattro anni di ritardo, la direzione generale degli italiani all’estero (ufficio scuole) abbia intenzione di corrispondere al professore Vincenzo Forti, profugo dalla Tunisia, gli stipendi di maggio e giugno 1943. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«De Vita».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri del lavoro e della pubblica istruzione, per conoscere se sia fondata la notizia della rimozione degli uffici dell’Ispettorato regionale del lavoro nonché di quelli della Deputazione di storia patria dalla città di Reggio Calabria, dove hanno sede; ed in caso affermativo quali motivi abbiano determinato tali provvedimenti, di cui la sola notizia – che è da augurarsi infondata – ha già suscitato vivissima agitazione nella popolazione ed unanimi manifestazioni di protesta in seno alle rappresentanze cittadine e provinciali di Reggio Calabria. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Sardiello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri dei lavori pubblici, delle finanze e del tesoro, per sapere quali provvedimenti intendano adottare, in linea d’urgenza, a favore delle 40 famiglie duramente colpite dal disastroso incendio sviluppatosi il 7 agosto 1947 a Sant’Eufemia d’Aspromonte, in seguito al quale ben 40 abitazioni furono compietamente distrutte. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musolino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per conoscere quali provvedimenti ha preso o intenda prendere ai fini della sistemazione e riattivazione del campo di aviazione di Comiso.
«Detto campo, per la sua ubicazione e per le sue condizioni di vasta attrezzatura, suscettibili di essere ripristinate nella efficienza che ebbero durante la guerra, si presta a diventare uno dei più importanti aeroporti civili mediterranei e ciò va tenuto presente nelle concessioni di linee aeree ai fini di più ampio sviluppo della nostra aeronautica civile.
«Inoltre detto campo è al centro di una estesa zona agraria a cultura intensiva, rinomata in Italia e all’estero per la produzione ed esportazione di primaticci e prodotti ortofrutticoli in genere, che con grande vantaggio dell’economia collettiva potrebbero essere aviotrasportati nei lontani centri di consumo.
«Infine i lavori di sistemazione per ripristinare il campo nella primitiva efficienza sarebbero immediatamente opportuni per fronteggiare la grave disoccupazione che affligge la provincia di Ragusa, specie nel campo edile, e che ha dato luogo a recenti scioperi.
«Non ultima considerazione che si impone, e di natura schiettamente politica, è che la Sicilia non è soltanto il trinomio Palermo, Messina, Catania, ma vi è anche non ultima, ma purtroppo negletta e trascurata, tutta la zona sud-orientale, che rappresenta una popolazione di circa mezzo milione e un centro di intensa produzione agricola pregiata e di attività commerciale nonché di solerte avviamento industriale, per cui si impone di andare incontro al bisogno dei nuovi tempi relativo ad un collegamento aereo coi grandi mercati, alla quale esigenza risponde pienamente l’aeroporto di Comiso. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Cartia ».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro della difesa, per sapere se, di fronte alla situazione che si è creata colla proroga dei lavori dell’Assemblea e il conseguente ritardo nella convocazione di un regolare Parlamento, di fronte alla gravità del problema del riordinamento delle Forze armate sulla base imposta dall’ingiusto trattato di pace, ed all’evidente malumore derivante dalla sistemazione dei quadri:
non si ritenga opportuno portare la questione dinanzi all’Assemblea per una esauriente discussione;
o, qualora altre esigenze vi si oppongano, provocare dall’Assemblea la nomina di una Commissione parlamentare, assistita da elementi tecnici delle singole Forze armate, per gettare le basi del definitivo ordinamento e risolvere con equità i gravi problemi della sistemazione del personale, evitando il diffondersi e l’aggravarsi di quello stato di malessere nato dai vari provvedimenti; che, da coloro, che si ritengono danneggiati, vengono attribuiti a criteri ingiusti e settari, con grave danno di quel cameratismo che deve esistere tra i quadri dell’esercito permanente e quello in congedo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bencivenga».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della marina mercantile, per conoscere i motivi pei quali in data 1° agosto è stata data disposizione che non sia applicato alcun aumento alla misura dei contributi previsti dall’articolo 1279, primo e secondo comma, del Codice della navigazione, sospendendo così l’applicazione del decreto presidenziale 26 aprile 1947, n. 547, il quale dispone sia decuplicata la misura dei contributi predetti, decreto già entrato in vigore il giorno 3 luglio 1947, ed in base al quale le Capitanerie di porto avevano già dato le disposizioni del caso; ed altresì per conoscere come si intenda provvedere a normalizzare il regime dei contributi in questione, nell’interesse dei lavoratori portuali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Sardiello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere:
se è a conoscenza della pubblicazione, da parte di un giornale romano della sera, del diario scritto da una detenuta responsabile di un orrendo crimine che ebbe a commuovere profondamente l’anima del popolo;
e come tale pubblicazione – a parte le ovvie considerazioni morali che la deplorano – sia stata possibile, dal momento che le norme regolamentari vigenti nelle carceri giudiziarie non consentono ai detenuti d’inviare all’esterno manoscritti senza il consenso dell’autorità giudiziaria;
e per conoscere inoltre quali provvedimenti s’intendano prendere contro i responsabili dell’avvenuta infrazione alle norme suddette. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Minio».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per sapere se nel piano generale di ricostruzione e di potenziamento delle linee ferroviarie italiane non possa essere compresa la costruzione del tratto Roccasecca-Formia, che completerebbe il congiungimento trasversale tra l’Adriatico e il Tirreno, con enorme vantaggio di tutta l’economia nazionale.
«Il sottoscritto desidera ricordare che, nella seconda tornata di sabato 6 agosto 1921 della Camera dei Deputati (Legislatura XXVI, prima sessione, Discussioni n. XXXIII, pagina 1547) ad una sua esplicita richiesta, il Ministro dei lavori pubblici dell’epoca, onorevole Micheli, ebbe a rispondere che avrebbe tenuto «nella massima considerazione la linea Roccasecca-Formia per la grande importanza che effettivamente riveste». Da allora (e sono passati ben 26 anni!) non se n’è fatto più nulla! (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere le ragioni che inducono le Intendenze di finanza e gli uffici distrettuali delle imposte dirette a non dare immediata comunicazione alle rispettive esattorie delle imposte stesse degli avvenuti riscatti dell’imposta straordinaria proporzionale sul patrimonio, onde ne derivano sì il pericolo di ingiusti atti coattivi contro contribuenti che hanno effettuato l’intero pagamento e sì affievolimento nella volontà di molti altri a determinarsi al riscatto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Cifaldi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere:
se gli è noto che alcuni comandi della Guardia di finanza ed, in particolare, quello di Caserta, non dànno alcun valore alle norme esecutive, emesse dal Ministero dell’agricoltura e confermate dall’Alto Commissariato dell’alimentazione (circolari 20255 e 20303 del 7 dicembre 1946 e 9 dicembre 1946), allo scopo di regolare le modalità e la procedura per l’ammasso dell’olio disposto con il decreto ministeriale 31 ottobre 1946, n. 252. Ciò, mentre dette norme hanno avuto dovunque in Italia piena esecuzione e completo riconoscimento di legalità e sono state, poi, confermate e convalidate dal decreto ministeriale 11 maggio 1947, n. 120, che fa espresso richiamo ad esse;
quali provvedimenti intenda di prendere con l’urgenza richiesta dal caso, dato che il detto comando della Guardia di finanza di Caserta arresta, denunzia e sequestra i prodotti, come in questi giorni è avvenuto a Teano, di coloro che disciplinatamente si sono attenuti a dette norme e disposizioni, cosa che risulta dalle dichiarazioni scritte della UCSEA e degli altri organi locali preposti al controllo, dichiarando esso Comando di ritenere le norme stesse incapaci di modificare la esecutorietà di quanto prescritto dal succitato ed iniziale decreto 31 ottobre 1946.
«Si fa presente che la posizione va chiarita e regolarizzata con ogni urgenza, dato che anche la magistratura del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che è in possesso delle denunzie presentate dal comando della Guardia di finanza di Caserta contro i presunti trasgressori, ha dimostrato di non avere una precisa opinione in proposito. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rodinò Mario».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per conoscere quali difficoltà si frappongono alla promulgazione dei provvedimenti legislativi, già da tempo predisposti, circa l’allineamento del sistema e dell’entità delle prestazioni all’assicurazione di malattia per i lavoratori rispettivamente dell’agricoltura, del commercio e del credito ed assicurazione.
«Chiede inoltre di conoscere le ragioni del ritardo nella determinazione dell’adeguamento delle aliquote contributive per il settore dell’agricoltura per l’anno 1947, riferito all’assicurazione di malattia, ritardo che toglie all’Istituto assicuratore ogni possibilità funzionale in tale campo, con grave pregiudizio degli interessi dei lavoratori. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bibolotti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere quanto già chiesto con altra interrogazione presentata nella seduta dell’Assemblea del 30 luglio 1947 (sin oggi senza risposta) e cioè i motivi che ritardano la sanzione dell’accordo «già intervenuto» fra il comune di Reggio Calabria ed il Ministero della pubblica istruzione per la nazionalizzazione del Museo di Reggio Calabria.
«La pratica si trova dal dicembre 1946 all’esame del Ministero dell’interno e già quello della pubblica istruzione ne ha fatto presente l’urgenza, segnalando anche «eventuali resistenze al provvedimento da parte di elementi locali, per ragioni personali», come dalla risposta ad analoga interrogazione del sottoscritto data dal Ministro della pubblica istruzione il 28 luglio 1947. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Sardiello».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere i motivi che sinora hanno impedito, nonostante l’assicurazione data dal Ministero con foglio n. 17500 dell’8 gennaio 1947 diretto al prefetto di Roma, di adottare i provvedimenti ripetutamente invocati dalla deputazione provinciale della Capitale per eliminare l’anormale situazione determinatasi nell’ufficio di segretario generale dell’Amministrazione provinciale, ricoperto nominalmente dall’avvocato Giovanni Lorenzo Imbriaco, il quale però non presta servizio essendosi ritenuto inopportuno ch’egli riprenda le funzioni esercitate durante tutto il periodo fascista, ed effettivamente disimpegnato dal dottor Pasquale Catarinella, designato alla carica dalla deputazione provinciale; per conoscere altresì se non ritenga che sia ora di porre fine agl’indugi, liberando l’Amministrazione provinciale dall’aggravio di un doppio stipendio. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Carboni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per conoscere quali criteri vennero adottati dalla Commissione costituita in seno al Ministero per lo sfollamento degli ufficiali in base al decreto 20 maggio 1946, n. 384, essendosi verificato il caso di allontanamento dall’esercito di giovani ufficiali superiori, con brillante passato militare, internati nei campi di concentramento e che hanno compiuto tutto e intero il loro dovere, mentre vennero richiamati dalla posizione di «attesa di reimpiego» ufficiali che aderirono e giurarono fedeltà alla infausta repubblica di Salò. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Ferrarese».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri delle finanze, dell’agricoltura e foreste e l’Alto Commissario per l’alimentazione, per sapere quali provvedimenti intendano adottare per alleviare almeno in parte i gravissimi danni del violento uragano che si è abbattuto nei giorni scorsi sul territorio del comune di San Giovanni Lipioni (Chieti) distruggendo completamente i raccolti dell’ulivo e dell’uva, le piante da frutta e gli ortaggi e danneggiando persino l’abitato mercé la rottura di tegole e vetri.
«Si chiede innanzi tutto l’esenzione da tutte le imposte e la concessione di speciali beneficî nel campo dell’agricoltura e dell’alimentazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dei lavori pubblici e dell’interno, per sapere se siano a conoscenza che il piccolo comune di Lentella (Chieti) di mille anime, che ha dato ai granai del popolo, pur avendo un agro poverissimo, ben 1200 quintali di grano, il doppio dello scorso anno, è tra i paesi più trascurati d’Italia e attende da anni che siano riparati l’unica strada di accesso al paese, l’acquedotto che è in fin di vita ed è in parte franato, il cimitero e la strada che vi conduce, nonché le fognature.
«Si chiede che si provveda d’urgenza a tali lavori, mai effettuati nonostante le promesse delle autorità comunali e provinciali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri delle finanze, del tesoro, dell’agricoltura, dei lavori pubblici e l’Alto Commissario per l’alimentazione, per conoscere quali provvedimenti intendano adottare, nei limiti della rispettiva competenza, per alleviare in qualche modo i gravissimi danni (valutati a circa un miliardo di lire) della terribile grandinata che, con chicchi di eccezionale grandezza (del peso di mezzo chilo) si è abbattuta il 12 agosto 1947 su una vasta zona della campagna di Ortona distruggendo completamente il raccolto della pregiata uva da tavola di esportazione «Pergolone», del vino e dell’ulivo, nonché tutti gli ortaggi.
«Si chiede, per quei disgraziati agricoltori, che con sacrifizi sovrumani e con la perdita di centinaia di loro congiunti erano riusciti a far rinascere e prosperare i loro campi già schiantati dalla furia devastatrice della guerra e insidiati da innumerevoli mine, oltre all’esenzione da ogni genere di tributi, la concessione dei seguenti benefici che valgano ad attenuare le condizioni di angosciosa miseria in cui sono nuovamente piombati per effetto di questo secondo flagello:
1°) versamento immediato di un altro anticipo sui danni di guerra per la perdita di beni mobili domestici;
2°) versamento cumulativo di due acconti a quelli che non hanno ancora riscosso alcun anticipo;
3°) liquidazione e pagamento dei danni di guerra subiti dalle loro aziende agricole;
4°) pronta liquidazione del contributo statale a quelli tra loro che hanno riparato o ricostruito le case di abitazione danneggiate o distrutte dagli eventi bellici;
5°) speciali provvidenze nel campo alimentare e dell’agricoltura. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se e quando cesserà il monopolio dei pubblici servizi automobilistici, tuttora detenuto da grosse imprese privilegiate ed inamovibili che riescono sempre ad impedire il sorgere di altre libere ed oneste iniziative di società minori od a soffocarle appena nate, per eliminare senza scrupoli la concorrenza e dominare senza contrasti in un campo che involge, tra gli altri e soprattutto, gli interessi di intere popolazioni, specie nelle zone che sono ancora prive di comunicazioni ferroviarie.
«Si chiede, in concreto – citandosi uno dei tanti episodi incresciosi – perché è stato soppresso il servizio (ottimo sotto tutti gli aspetti) – che veniva effettuato dalla Società italiana riparazioni e trasporti (S.I.R.E.T.) tra Lanciano e Roma e Lanciano e Napoli e che non solo collegava tra loro importanti centri intermedi come Ortona, Francavilla, San Vito, ecc., ma aveva ridata la vita a quelle ampie zone dell’Aventino e del Sangro, martoriate dalla guerra, tuttora tagliate dal mondo per la mancata e tanto attesa ricostruzione della ferrovia Sangritana che prima le attraversava.
«Si impone il ripristino immediato di tale servizio, la cui ingiustificata soppressione ha provocato energiche proteste unanimi dei comuni, dei partiti, delle associazioni ed altri enti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per sapere se non ritenga opportuno, al fine di evitare eventuali casi di corruzione e per rassicurare il pubblico interessato, di disporre l’affissione nei locali dei Distretti militari degli elenchi dei cittadini esonerati dal servizio militare con la specificazione del motivo dell’esonero. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Scarpa».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e foreste, sulla opportunità di prorogare la scadenza del premio di sollecito conferimento del grano agli ammassi almeno fino al 31 agosto in favore dei produttori della provincia di Potenza, i quali, pur essendo animati da spirito di solidarietà e di premura, non sono in grado di godere del premio stesso, non essendo per la maggior parte forniti di trebbie e di altri attrezzi necessari per il compimento dei lavori di raccolta del grano e debbono perciò attendere lungo tempo prima che sia giunto il loro turno per usufruire delle pochissime trebbie esistenti in provincia.
«Tale condizione di svantaggio di fronte ai produttori delle altre zone determina gravissimo malumore. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Zotta».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri del tesoro, delle finanze e dell’industria e commercio, per conoscere esattamente, tenuto conto degli stanziamenti originari e di quelli successivi, l’importo dei fondi finora erogati per la ricostruzione ed il ripristino degli impianti industriali, in dipendenza del decreto legislativo luogotenenziale 1° novembre 1944, n. 367, e di quello 8 maggio 1946, n. 449, fondi che l’opinione pubblica ritiene, in complesso, ammontanti a circa 35 miliardi. E perché sia precisato in che modo l’importo stesso è stato ripartito tra l’Italia settentrionale e quella centrale e meridionale.
«Ciò allo scopo di verificare se all’Italia meridionale, che ha il triste privilegio di aver sopportato il più alto onere di distruzioni – onere che nel suo maggior centro, Napoli, ha raggiunto il 70 per cento circa della consistenza degli impianti – è stata assegnata o, quanto meno, riservata su detti fondi, come prescritto da ogni più elementare criterio di equità e di giustizia, una quota proporzionata all’importo dei danni subiti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rodinò Mario».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere quali provvedimenti in via d’urgenza intenda adottare in favore degli agricoltori (piccoli proprietari e coltivatori diretti) di Soligo, frazione del comune di Farra di Soligo in provincia di Treviso, che si trovano in condizioni pietose causa la distruzione delle case, mobilia e bestiame avvenuta nel periodo nazi-fascista. Lamentano infatti detti agricoltori che la situazione è notevolmente aggravata in seguito all’aumento della pressione fiscale, che non tiene conto di tante rovine consumate, di reddito notevolmente diminuito, delle condizioni pietose in cui versano centinaia di famiglie. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Ferrarese».
Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere quali provvedimenti in via del tutto straordinaria intenda adottare per la ricostruzione di 12 case di abitazione e 25 stalle, distrutte in rappresaglie nazi-fasciste nel disgraziatissimo Soligo, frazione del comune di Farra di Soligo, provincia di Treviso.
«La miseria di quella popolazione è spaventosa e non si può chiedere alla stessa alcun ulteriore sacrificio. Si invocano, pertanto, provvedimenti urgenti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Ferrarese».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se, considerata la gravissima situazione granaria verificatasi nel corrente anno non solo a causa dell’annata sfavorevole, ma anche per la ridotta superficie investita e per le minori cure dedicate alle culture cerealicole, e tenuto conto che nell’ambiente agricolo è diffuso un preoccupante fermento, dovuto a convinzione e propaganda, che lascia prevedere per la nuova campagna un investimento ancor più ridotto, non ritengano urgentissimo che il Governo si pronunci subito con precisione sulla futura disciplina granaria per il fatto che gli agricoltori, nel breve volgere di pochi giorni, debbono predisporre i lavori per la semina. E per sapere in particolare a qual punto sia la preparazione delle norme per le nuove forme di ammasso per contingente previste per il nuovo anno, per le quali sarà bene aver cura che:
1°) per incoraggiare le colture cerealicole le nuove norme da emanarsi siano note almeno entro la prima quindicina di settembre;
2°) la disciplina si basi su quantitativi fissati indistintamente per ettaro in coltivazione, in modo che all’ammasso per contingente contribuiscano tutti gli agricoltori, siano o no produttori di cereali;
3°) siano fissate le quote pro capite per uso famigliare, quelle per semina e usi aziendali considerandole come facenti parte del conferimento all’ammasso per contingente;
4°) sia prevista l’esclusione delle piccolissime aziende;
5°) il decreto sull’ammasso per contingente fissi delle norme di carattere generale lasciando che l’attuazione pratica sia regolata da disposizioni provinciali in quanto in ogni provincia ci sono situazioni ambientali e sistemi di lavoro (menda, cottimo, ecc.) che sarebbe impossibile prevedere con un unico decreto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Guariento».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Governo, per sapere se non sia giunta l’ora di liquidare l’abbondante serie di Commissari e Commissariati che, a più di due anni dalla liberazione, detengono come un’arbitraria e vantaggiosa sinecura la rappresentanza di Associazioni e di Istituti pubblici, di cui è doveroso nei congrui casi ristabilire la legittima rappresentanza, mediante la libera elezione degli aventi diritto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bertini».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non credano addivenire prontamente alla liquidazione dell’Ente nazionale di previdenza avvocati, e ciò conforme ai ripetuti voti della classe forense, giacché l’Istituto stesso è mancato completamente ai suoi scopi e la sua gestione continua ad impinguarsi inutilmente dei gravosi contributi degli interessati e delle tasse giudiziarie, esatte con grave imbarazzo della stessa Amministrazione giudiziaria. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bertini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri della difesa e della pubblica istruzione, per sapere:
- a) se è a loro conoscenza che un grande edificio dell’ex scuola Martignoni a Milano sia dedicato a casa di svago e divertimento per il soldato, mentre il secondo Liceo scientifico milanese manca di una sede propria e deve ospitare una crescente popolazione scolastica;
- b) se, in caso in cui la notizia sia vera, non ritengano di adottare d’urgenza il provvedimento di restituire all’autorità scolastica l’edificio in parola, che consentirebbe la disponibilità di 60 o 70 aule, e quindi risolverebbe il grave problema che si affaccia nel veniente anno scolastico per gli studenti del Liceo scientifico milanese. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Tremelloni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per sapere se intenda provvedere a sollecitare le promozioni dei sergenti maggiori dell’Esercito, da tempo bloccate, e all’assegnazione di alloggi ai sottufficiali ammogliati; se non creda di subordinare il trasferimento di detti sottufficiali alla disponibilità di alloggio nella nuova sede di destinazione: le quali provvidenze costituirebbero una prova che il Dicastero della difesa cerca di adeguare le condizioni economico-morali di questi suoi dipendenti a quelle, indubbiamente migliori, di ogni altro dipendente statale e parastatale di parità di grado se non di funzione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Filippini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere quali provvedimenti sono stati presi a favore degli studenti che si iscrissero e frequentarono i corsi della scuola di medicina e chirurgia che si istituì in Asmara nel 1941 a seguito delle cessate relazioni con la Madre patria, e vi sostennero regolari esami alla fine di ogni corso.
«La Facoltà di medicina di Roma, interessata dal Ministero della pubblica istruzione, nella seduta del 25 febbraio 1945 esprimeva parere favorevole al riconoscimento degli studi compiuti, non autorizzando per altro la Scuola al conferimento della laurea. Riconfermava tale parere favorevole nella seduta dell’11 aprile 1946.
«Oggi molti studenti sono in grado di conseguire la laurea in Patria, solo a seguito delle opportune decisioni del Ministero della pubblica istruzione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«La Gravinese Nicola».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se è vero che l’ispettore agrario compartimentale di Catanzaro, dottor Berna, valendosi della sua carica e con mezzi illeciti, sia venuto in possesso di terreni tratti dai relitti di bonifica nel comprensorio di Brancaleone (Reggio Calabria), sfera di sua competenza, intestandoli alla moglie e alla figlia, alle quali ha erogato sussidi per miglioramenti agricoli.
«In caso affermativo quali provvedimenti intenda prendere a carico del suddetto funzionario, che, fra l’altro, è un epurato fascista, affinché la scandalosa speculazione, oggetto di vivaci commenti, sia severamente repressa. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musolino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro della marina mercantile, per sapere quali provvedimenti intendano adottare affinché venga distribuito equamente – secondo le attrezzature di cui sono forniti i porti d’Italia ed il numero dei componenti le compagnie – l’arrivo dei piroscafi di grano, carbone ed altro, e ciò perché tutte le città marinare abbiano eguale possibilità di lavoro. Se intendano espletare un’azione per accertare il funzionamento della Commissione di coordinamento trasporti e se, accertata la inefficienza o la mancanza di detta Commissione che avrebbe il compito di coordinare il lavoro dei porti con obiettività ed unicità d’indirizzo, quali provvedimenti verranno adottati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Sapienza».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri (Alto Commissariato per l’igiene e la sanità), per sapere se non ritenga opportuno ed utile attrezzare un padiglione degli Ospedali riuniti di Reggio Calabria, oggi disponibile, come sanatorio antitubercolare, indispensabile a questa città, dove non esiste istituzione del genere e dove il diffondersi, in questi ultimi tempi, della tubercolosi nelle classi popolari, ha acuito in modo preoccupante la situazione generale, rendendo difficile l’assistenza agli ammalati e la profilassi sanitaria per carenza di sanatori.
«L’interrogante fa rilevare che fin’oggi gli ammalati di questa provincia sono costretti ad essere ricoverati in altre provincie con grande disagio delle famiglie povere, ragion per cui la richiesta in oggetto si appalesa maggiormente necessaria. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musolino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere le ragioni della ritardata emanazione del provvedimento di estensione agli agenti di custodia dei benefici che loro competono a mente di quanto è disposto dall’articolo 2, terzo capoverso, del decreto legislativo luogotenenziale 21 novembre 1945, n. 722, e ciò a partire dalla data in cui sono stati chiamati per legge a far parte delle Forze armate dello Stato; provvedimento che, oltre ad eliminare la disuguaglianza di trattamento tra il personale di custodia e gli appartenenti agli altri corpi di polizia, varrà a sollevare le condizioni di grave disagio economico e morale, in cui gli agenti si trovano a vivere attualmente, tenuto presente il delicato servizio cui devono assolvere. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Ghidetti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se non ritenga opportuno dare al Commissario dell’Ente edilizio di Reggio Calabria, integrato da una Commissione consultiva, la facoltà di regolare gli alloggi dei complessi edilizi di sua competenza, mediante redistribuzione ai concessionari, in quei casi che l’alloggio risulti eccedente al fabbisogno familiare, secondo lo stato di famiglia, documentato dall’ufficio anagrafe della città.
«Ciò per evitare nella crisi attuale, come in effetti si verifica, la speculazione di subaffitti simulati, da una parte, e la privazione di un tetto ad aventi diritto, in conseguenza della guerra, dall’altra.
«L’interrogante fa osservare che la concessione, da parte dell’Ente edilizio, degli alloggi agli aventi diritto non deve avere il carattere di contratto privato per il motivo che tale carattere non consente all’organo concedente di eliminare la sperequazione e la speculazione. Ragion per cui è desiderabile dare alla concessione il carattere pubblico e regolabile secondo la necessità, specie dopo lo scioglimento dei Commissariati degli alloggi, che ha sensibilmente aggravato la situazione dei senzatetto, in condizioni economiche non sufficienti a procurarsi un’abitazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musolino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere:
- a) se non ritenga urgente sospendere il taglio di piante forestali nella zona dell’Aspromonte in Calabria, dove ditte industriali, venute dal Nord e spinte da criteri speculativi, compiacentemente favorite dagli agenti forestali, spogliano la foresta delle piante utili, anzi indispensabili alla sistemazione montana idrico-forestale ed alla bonifica delle zone vallive in via di programmazione e di attuazione;
- b) se non riconosca, invece, necessario procedere al rimboschimento continuo, oggi sospeso per mancanza dei fondi occorrenti, della suddetta zona mediante un programma razionale, in breve tempo eseguibile e concordato con gli enti tecnici di bonifica valliva, al fine di valorizzare tutte le opere fin qui eseguite a valle, che costarono milioni all’erario e che ancora sono sotto il pericolo continuo di alluvioni, per mancato coordinamento di azione tra il Ministero dell’agricoltura e quello dei lavori pubblici;
- c) se, al fine di cui sopra, non ritenga procedere al riordinamento del corpo forestale, non ancora sistemato e rispondente alle immediate necessità, tenendo presente che la Calabria per la sua speciale costituzione orografica è la regione che ha immediato bisogno del servizio forestale, competente per tecnica ed adeguato alle esigenze della vigilanza e della disciplina delle foreste. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Musolino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se non ritenga giusto provvedere d’urgenza a che l’importante nodo stradale Cesena-Cesenatico venga classificato statale, accogliendo così i voti delle amministrazioni e popolazioni interessate. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Braschi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non crede necessario revocare prontamente un enorme errore verso il sergente Brunati Ermelindo di Carlo e di Fumagalli Rosalia, nato il 26 ottobre 1916 a Lentate sul Seveso ed ivi abitante in via Verdi, 5.
«Risulta all’interrogante, come del resto è palese dagli atti, che il 23 marzo 1943 il nominato Brunati ebbe ad apostrofare il colonnello Gambassi, il quale commemorava la fondazione dei fasci nella caserma «Giacomo Medici» a Roma con la frase: «Piantala, buffone!», esprimendo in tal modo la sua avversione al fascismo che il detto colonnello si apprestava a commemorare.
«Per questo fatto il sergente Brunati venne condannato in data 23 luglio 1943 a 12 anni di reclusione militare. Scontati 15 mesi il coraggioso sergente, avvenuta la liberazione di Roma, venne liberato dal capitano Palma. Se non che, attualmente il sergente in parola è stato nuovamente arrestato per scontare la pena inflittagli sotto il Governo fascista.
«Il sergente in parola è riuscito a rendersi latitante.
«L’interrogante chiede che l’onorevole Ministro di grazia e giustizia intervenga prontamente a revocare l’arresto, in quanto l’atto del sergente Brunati fa parte dei tanti episodi di eroismo e di resistenza al fascismo, di cui si sono resi responsabili centinaia di migliaia di soldati, civili e militari. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mariani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere se non ritenga opportuno e necessario che l’amnistia, di cui all’articolo 1 del decreto 5 aprile 1944, n. 96, sia applicata d’ufficio ai condannati dell’ex tribunale speciale per la difesa dello Stato di fascista memoria per reati contro il cessato regime fascista.
«Ciò per evitare lungaggini procedurali a danno di tali condannati che debbono provvedere alla richiesta di applicazione della citata amnistia a loro spese, per di più col danno che può derivare dal non ottenere subito il certificato penale senza l’annotazione del reato, commesso appunto, come previsto dall’articolo 1 del citato decreto, per ridare al popolo italiano le libertà soppresse. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mariani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere le ragioni che consigliarono la sospensione dei lavori di ricostruzione della stazione ferroviaria di Mortara, e per chiedere se non sia d’avviso che debbano essere ripresi al più presto, al fine di ripristinare il normale funzionamento di tutti gli uffici tutt’ora sistemati, in parte, in ambienti di fortuna.
«È superfluo aggiungere che alla stazione di Mortara convergono, e fanno capo, diverse linee con enorme affluenza di viaggiatori, per cui si rende necessario il sollecito riassesto della medesima. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pistoia».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri delle finanze, del tesoro, dei lavori pubblici, dei trasporti e dell’industria e commercio, per sapere se ritengano – anche per dimostrare, coi fatti, che il Governo non intende trascurare gli interessi vitali dell’Italia centro-meridionale – che sussista la imprescindibile, urgente necessità di proporre che la legge 5 dicembre 1941, n. 1572, sul decentramento degli stabilimenti industriali in connessione coi nuovi impianti idroelettrici dell’Italia centro-meridionale ed insulare, riprenda il proprio vigore e ne venga prorogata l’efficacia almeno pel decennio 1947-56.
«Tale necessità è stata dimostrata con ragioni inoppugnabili dalla Camera di commercio, industria ed agricoltura di Teramo in una mozione, allegata alla presente interrogazione e già comunicata direttamente ai predetti Ministri, con la quale si confutano ampiamente i rilievi, vaghi, inesatti ed incompleti, formulati nella risposta negativa dell’ex Ministro Morandi ad una precedente interrogazione del sottoscritto sullo stesso argomento. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se non creda urgente disporre per la pronta ricostruzione della stazione ferroviaria di Codroipo, la quale, in seguito agli eventi di guerra, è stata ridotta nel suo corpo centrale a tale esiguo numero di ambienti da rendere penoso e difficile il lavoro del personale e il traffico viaggiatori, mentre i depositi merci sono così ridotti che la maggior parte delle merci in sosta sono lasciate all’aperto, con continuo e grave pericolo di deterioramento per intemperie e moltiplicate ed incerte le cautele di custodia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri delle finanze, del tesoro, dell’agricoltura, dei lavori pubblici e l’Alto Commissario per l’alimentazione, per conoscere quali provvedimenti intendano adottare, nei limiti della rispettiva competenza, per alleviare in qualche modo i gravissimi danni delle terribili, eccezionali grandinate che si sono abbattute, distruggendo tutti i raccolti, sulle campagne dei comuni, già sinistrati dalla guerra, di Ari, Arielli, Canosa Sannita, Crecchio, Filetto, Giuliano Teatino, Lanciano, Orsogna, Poggiofiorito, Ripateatina, Vacri, Villamagna ed altri viciniori.
Si chiede, per quei disgraziati agricoltori, oltre all’esenzione da ogni genere di tributi, la concessione dei seguenti benefici che valgano ad attenuare le condizioni di angosciosa miseria in cui sono nuovamente piombati per effetto di questo secondo flagello:
1°) versamento immediato di un altro anticipo sui danni di guerra per la perdita di beni mobili domestici;
2°) versamento cumulativo di due acconti a quelli che non hanno ancora riscosso alcun anticipo;
3°) liquidazione e pagamento dei danni di guerra subiti dalle loro aziende agricole;
4°) pronta liquidazione del contributo statale a quelli tra loro che hanno riparato o ricostruito le case di abitazione danneggiate o distrutte dagli eventi bellici;
5°) speciali provvidenze nel campo alimentare e dell’agricoltura. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paolucci».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se non ritenga opportuno e doveroso un sollecito e definitivo esame della situazione critica, e talvolta tragica, di quei cittadini italiani che svolgevano in Africa Orientale Italiana una libera attività e sono stati duramente colpiti nei loro interessi, senza che sia stato finora adottato alcun provvedimento per il risarcimento dei danni industriali o commerciali da essi subiti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«de Martino Carmine».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non ritenga di dover includere nei concorsi banditi con decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 luglio 1947 tra ex combattenti, mutilati ed invalidi per la lotta di liberazione, partigiani combattenti e reduci dalla prigionia e dalla deportazione, per la nomina ad insegnanti negli istituti governativi d’istruzione media, anche gli orfani di ex combattenti, di mutilati ed invalidi per la lotta di liberazione, di partigiani combattenti e di reduci dalla prigionia o dalla deportazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Carboni Angelo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se gli organi responsabili del patrimonio di Arte sono al corrente dei propositi dell’Amministrazione di Milano – rivelati dalla stampa – circa l’alienazione di oggetti e di opere appartenenti a gallerie e musei di proprietà di quel Comune, e come – nel caso affermativo – si pensi di provvedere alla tutela dell’interesse nazionale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dell’interno e degli affari esteri, per conoscere quali provvedimenti si intenda adottare – ai fini del non più prorogabile ravvio alla normalità – per la graduale eliminazione di tutte le organizzazioni a carico del bilancio statale, le quali, sorte nell’immediato tragico dopoguerra, oggi, a distanza di vari anni, non dovrebbero avere più ragione di essere.
«Più particolarmente chiede se sia nota la esistenza in Roma di un Centro di assistenza per i figli degli italiani all’estero, abusivamente installatosi, da oltre quattro anni, nella proprietà privata denominata Villa Stuart sulla via Trionfale; che i componenti di detto Centro, i quali vivono a carico dello Stato, sono nella maggioranza impiegati a stipendio fisso o comunque addetti ad attività redditizie; che alcuni di questi, in convivenza promiscua, compiono anche atti vandalici contro la proprietà illegittimamente occupata, commettendo atti di violenza privata che nemmeno gli organi di pubblica sicurezza hanno potuto contenere, evocando in piena Roma i fasti della zona di Tombolo.
«La pronta eliminazione di questa situazione intollerabile determinerà l’impostazione di un vasto programma edilizio, che iniziative private straniere sollecitano di poter realizzare con evidente maggior decoro di Roma e con apporto effettivo alla soluzione dell’angoscioso problema della disoccupazione operaia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, perché, con la nomina di una Commissione idonea, si provveda, appena possibile, al riordinamento della Galleria nazionale d’arte moderna in Roma, restituendole con l’indirizzo di origine – compromesso da facile inclinazione a gusti polemici ed a mode anche straniere – l’importanza internazionale che le spetta.
«Collocate che siano le pitture e le sculture che hanno sicuramente varcato le soglie del temporaneo successo, o che rappresentino documentazione significativa di correnti costruttive, le tendenze nuove, dopo obiettiva selezione, troveranno la loro sede provvisoria in un apposito reparto della Galleria stessa, in attesa di quel collaudo del tempo che manifesta infallibilmente la caducità delle opere che non siano pervase dal divino afflato dell’arte. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se non creda sollecitare il decreto di approvazione e di finanziamento, in base alla legge 13 febbraio 1933, n. 215, dei lavori di sistemazione dei pascoli alpini Fossa di Stevenà, Coda di Bosco, Pizzoch di proprietà del comune di Caneva di Sacile il cui progetto per un importo di 2.440.000 lire è stato preparato ancora il 26 aprile 1947.
«I lavori in corso devono esser in breve sospesi per mancanza del contributo governativo, con pericolo dei lavori eseguiti e con aumento della già impressionante disoccupazione locale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della difesa, per conoscere quali sono le ragioni del differente trattamento – relativamente alla corresponsione della razione viveri in natura od in contanti – tra i sottufficiali dell’Aeronautica militare, non effettivamente impiegati ma considerati in «attesa di destinazione», e quelli della Marina militare, pure considerati nella medesima posizione.
«Ciò perché consta che, mentre ai primi non sono state – a tutt’oggi – corrisposte le razioni viveri in natura od in contanti, a quelli della Marina militare – come da dispaccio del Ministero della marina, Direzione generale C.E.M.M., Direzione generale di Commissariato, protocollo n. 2000548 del 30 gennaio 1947 – è stato disposto di corrispondere tale razione viveri in natura od in contanti, rispettivamente se residenti in sede ove esistano magazzini viveri o se residenti in sede ove non esistano tali magazzini.
«Ora, considerato il caso di una forte aliquota di sottufficiali dell’Aviazione militare, trovantisi nella identica posizione dei sottufficiali della Marina militare, si ritiene che le disposizioni intese a regolare il trattamento economico ed amministrativo per i dipendenti della Marina debbano essere identiche – come per il passato – a quelle per i dipendenti dell’Aviazione, perché se uno stato di disagio economico esiste per i primi, è vero che lo stesso stato di disagio esiste per i secondi.
«Si chiede pertanto che venga, con urgenza, esaminata la situazione dei sottufficiali dell’Aviazione militare nella posizione di «attesa di destinazione» e che venga quindi esteso a questi ultimi il trattamento che è goduto dai loro colleghi della Marina militare. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rognoni».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se, presso i depositi dell’U.N.R.R.A. di Livorno e di Mestre, esistano giacenze di macchine agricole di probabile distribuzione ai Consorzi agrari provinciali per soddisfare le richieste di assegnazione, espresse dai vari centri di motoaratura.
«Ciò perché, tra le altre, nella provincia di Padova sono state assegnate – da parte del locale Consorzio agrario provinciale – macchine agricole ai centri di motoaratura dei comuni di Montagnana, Este e Campodarsego, mentre non è stata data evasione alla richiesta di assegnazione presentata dal nuovo centro di motoaratura del comune di Rubano – recentemente costituitosi – avendo, il predetto Consorzio agrario, esaurite le scorte. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Rognoni».
«Il sottoscritto chiede d’interpellare il Ministro del tesoro, sui gravissimi fatti dichiarati da un comunicato della Questura di Roma e che dimostrano come esista in Italia la possibilità – incontrastata ed incontrollata – di fabbricare ed emettere moneta dello Stato senza il concorso dello Stato medesimo.
«Se non ritenga urgente ed indispensabile una severa inchiesta su tutta la gestione del Poligrafico per colpire inesorabilmente i responsabili di fatti che gettano luce sinistra sulla vita amministrativa, tecnica e finanziaria dello Stato italiano.
«Se non ritenga, infine, evidente la necessità che si sappia finalmente, attraverso la stampigliatura o il cambio della moneta, quale è il suo effettivo volume – lecito od illecito – in libera circolazione, allo scopo di dare alla nostra sventurata moneta almeno un elemento di concretezza e restituendo così allo Stato quella serietà, di propositi e di sistemi, che costituisce base essenziale ed inderogabile di ogni sistema monetario.
«Santi».
«Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri di grazia e giustizia e dell’agricoltura e foreste, per conoscere quali provvedimenti si siano adottati per far cessare le già segnalate persecuzioni contro i coltivatori della terra in Calabria, che vivono nelle tradizionali condizioni di fame e sono scambiati per affamatori. Essi si trovano oggi esposti a vessatorie perquisizioni domiciliari ad opera di incaricati di enti parassitari dello Stato, che girano in lussuose macchine e in abiti sportivi, e, agendo per lo più in base a denunzie anonime, con audace offesa alla libertà individuale, provocano facili mandati di cattura e iniqui sequestri di tutto il misero frutto del lavoro, in danno di chi ha sudato un’intera annata per un pezzo di pane.
«Caroleo».
PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno iscritte all’ordine del giorno e svolte al loro turno, trasmettendosi ai Ministri competenti quelle per le quali si chiede la risposta scritta.
Così pure le interpellanze saranno iscritte all’ordine del giorno, qualora i Ministri interessati non vi si oppongano nel termine regolamentare.
La seduta termina alle 18.
Ordine del giorno per la seduta di domani.
Alle ore 16:
Seguito della discussione sul progetto di Costituzione della Repubblica italiana.