ASSEMBLEA COSTITUENTE
CLI.
SEDUTA DI SABATO 14 GIUGNO 1947
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI
INDICE
Congedo:
Presidente
Disegno di legge (Discussione):
Proroga del termine previsto dall’articolo 4 del decreto legislativo 16
marzo 1946, n. 98, per la durata dell’Assemblea Costituente (22)
Benedetti
Lucifero
Crispo
Meda
Grassi, Ministro di grazia e giustizia
Nitti
Cevolotto
Basso
Lussu
Piccioni, Relatore
Gasparotto
Presidente
Perassi
Votazione segreta:
Presidente
Risultato della votazione segreta:
Presidente
Interrogazioni ed interpellanze con richiesta d’urgenza (Annunzio):
Presidente
De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Laconi
Chieffi
Lussu
Mastino Gesumino
Fuschini
Silipo
Interrogazione (Annunzio):
Presidente
La seduta comincia alle 9.30.
CREMASCHI CARLO, Il Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta antimeridiana.
(È approvato).
Congedo.
PRESIDENTE. Comunico che ha chiesto congedo il deputato Canevari.
(È concesso).
Discussione del disegno di legge: Proroga del termine previsto dall’articolo 4 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98, per la durata dell’Assemblea Costituente (22)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Proroga del termine previsto dall’articolo 4 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98, per la durata dell’Assemblea Costituente.
BENEDETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENEDETTI. Onorevoli colleghi, è fuori dubbio che la nuova Carta costituzionale deve essere fatta ed è altrettanto fuori dubbio che siamo nell’impossibilità di farla entro il termine del 24 giugno.
Come uscire da questa situazione? A mio avviso si doveva scegliere la via maestra della democrazia, la via del rispetto della volontà del popolo, la via di una nuova consultazione popolare: domandare cioè al popolo se intendeva prorogare i poteri di questa Assemblea, oppure se, in considerazione anche degli scarsi risultati dati dall’Assemblea stessa, intendeva nominare altri delegati ad adempiere al compito di formulare la nuova Carta costituzionale.
Questa via non è stata scelta ed è sorto così un problema costituzionale di fondamentale importanza, cioè se l’Assemblea abbia o no il diritto di accordarsi una proroga non prevista dalla legge. C’è chi non ne dubita affatto partendo dal principio che l’Assemblea Costituente è sovrana ed è legge a se stessa.
Questa stessa opinione è quella della Commissione, la quale ha risolto il gravissimo quesito in modo molto sommario: se l’è cavata con quattro parole. Ha detto che l’Assemblea, depositaria ed interprete della volontà sovrana, ha il potere indiscusso di deliberare in proposito.
A me sembra assai dubbio che esista un simile potere, anzi mi sembra che questo potere non esista affatto. Il sovrano è il popolo al quale l’Assemblea Costituente dovrebbe far luogo nel caso non potesse compiere il mandato che dal popolo ha ricevuto.
Due Governi di emergenza, rappresentanti del popolo, interpreti unici della volontà popolare, fissarono rispettivamente, nel decreto legge del 25 giugno 1944 e nel decreto legislativo del 16 marzo 1946, il carattere ed i termini dell’Assemblea Costituente.
Il popolo, convocato nei comizi elettorali, implicitamente fece suoi quei decreti in base ai quali delegò la propria sovranità ai 554 costituenti: Nessun altro, tranne che il popolo stesso, può variare il tenore di queste disposizioni. All’articolo 4 del decreto legislativo 16 marzo 1946 è scritto: «L’Assemblea è sciolta di diritto il giorno dell’entrata in vigore della nuova Costituzione e comunque non oltre l’ottavo mese dalla sua prima riunione. Essa può prorogare questo termine per non più di quattro mesi».
Io sono ingegnere, non sono un giurista. Parlo col buonsenso del popolo, ma mi sento di sfidare i giuristi ed i costituzionalisti ad interpretare questa disposizione in altro modo che nel senso perentorio datogli dal legislatore.
A convalidare questa interpretazione basta mettere a confronto due articoli dello stesso decreto legislativo: il secondo ed il quarto. Il secondo fissa il termine delle funzioni del Capo provvisorio dello Stato fino a quando sarà nominato il Capo dello Stato senza limite di tempo; il quarto, come abbiamo visto, fissa il termine dell’Assemblea comunque a dopo otto mesi dall’inizio dei suoi lavori ed eventualmente consente quattro mesi di proroga. Né più e né meno. È evidente che in questo caso una proroga di poteri da parte dell’Assemblea sarebbe un colpo di Stato! (Interruzioni al centro).
Mi dispiace che da quella parte dell’Assemblea sorgano dei rumori di disapprovazione. Quello che io ho detto l’ho letto anche in un articolo di don Luigi Sturzo il quale è un eminente uomo politico che ha affermato esattamente questa stessa tesi: quindi non comprendo perché, proprio da quel settore dell’Assemblea partano dei rumori di disapprovazione; per quanto ho sempre saputo che quel settore dell’Assemblea ha, verso quell’uomo politico, una grande deferenza, come la ho io stesso. (Commenti al centro e a sinistra).
CARPANO MAGLIOLI. Quel che lei ha detto è pregiudiziale!
PRESIDENTE. La conclusione è pregiudiziale!
BENEDETTI. Sì, la conclusione è pregiudiziale! Se me lo permettono, ripeto che a giudizio di quell’eminente uomo politico, ed a mio modestissimo giudizio, la proroga dell’Assemblea è un colpo di Stato. Io credo, e lo credo fermamente, che bisogna attenerci al disposto del decreto 16 marzo, il quale stabilisce che l’Assemblea è sciolta di diritto il giorno in cui scadono i suoi poteri, cioè a dire il 24 giugno. (Interruzioni al centro e a sinistra). Mi rendo perfettamente conto, onorevoli colleghi, che qui tutti hanno desiderio di prorogare la durata dell’Assemblea. La divergenza fra loro consiste in questo soltanto: se la proroga debba essere più o meno lunga. Io ritengo che la questione non si ha nemmeno il diritto di discuterla e che si debba applicare integralmente un articolo di legge il quale non può essere variato da un’Assemblea che non ha i poteri per farlo.
Rendendomi però conto – e dico questo ora per non prendere più la parola in seguito nel corso della discussione – che l’Assemblea Costituente, probabilmente all’unanimità, salvo rarissime eccezioni, sarà di parere contrario al mio, io affermo che tutto quanto sarà fatto d’ora in avanti è fuori di ogni legalità e perciò evidente è la necessità assoluta che la nuova Carta costituzionale sia sottoposta al giudizio del popolo da esprimersi mediante referendum.
LACONI. Sicché il 24 giugno, per non essere illegale, lei si dimette?…
BENEDETTI. Senza attendere il 24 giugno io ho presentato questo ordine del giorno: «L’assemblea Costituente afferma che la nuova Costituzione dello Stato deve essere approvata dal popolo mediante referendum». (Interruzioni a sinistra). E ho chiesto che ce ne andiamo tutti.
LACONI. Si dimetta il 24 giugno per non essere illegale!
BENEDETTI. Può darsi che io mi dimetta, ma non è questa la soluzione di una questione costituzionale. Lei gradirebbe forse eliminare dall’Assemblea un suo oppositore. Mi sembra, oltre tutto, onorevole collega, che la sua domanda sia ingenua.
PRESIDENTE. Lei conclude dicendo che presenta questo ordine del giorno a titolo di abbondanza, per non prendere più la parola nel corso della discussione; ma mi permetta di dirle che non è pertinente alla discussione di oggi e pertanto non potrebbe essere messo in votazione nella seduta di oggi in cui è in discussione un altro argomento. Le ricordo un altro ordine del giorno che fu presentato tempo fa alla Presidenza da alcuni colleghi, i quali accettarono di sospenderne la discussione. Se mai il suo ordine del giorno potrà essere discusso dopo che avremo concluso l’esame del disegno di legge all’ordine del giorno.
BENEDETTI. Non sono d’accordo, perché trovo che il mio è piuttosto un emendamento, anzi, un articolo aggiuntivo al progetto di legge; ed andrebbe messo in votazione. Comunque io sono sempre estremamente remissivo e soprattutto deferente alla sua grande autorità: perciò mi rimetto al suo parere.
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti, se avesse voluto presentare un emendamento, avrebbe dovuto seguire una diversa procedura.
Apro la discussione sulla questione pregiudiziale posta dall’onorevole Benedetti, avvertendo che possono parlare due oratori a favore e due contro.
LUCIFERO. Chiedo di parlare a favore della pregiudiziale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Onorevoli colleghi, dichiaro innanzitutto che io parlo a titolo strettamente personale. Ritengo che la questione che noi affrontiamo è forse una delle più delicate che l’Assemblea Costituente abbia dovuto, fino ad oggi, discutere, perché un organo quale noi siamo, che ha ricevuto i suoi poteri dall’esterno, oggi dall’interno si appresta probabilmente a prorogare questi poteri. Si pone, quindi, per ciascuno di noi una questione di coscienza, ed io parlo proprio per rispondere ad una questione della mia coscienza e per scaricare la mia personale coscienza di quel cinquecentesimo di responsabilità che io ho delle decisioni di questa Assemblea.
Io penso che questa questione dell’ulteriore proroga dei poteri dell’Assemblea, al di là dei termini fissati dalla legge istitutiva, sia ingenerata da un grandissimo equivoco; da un equivoco che è anche un grandissimo errore; cioè il credere che le cose umane debbano essere perfette per forza, ed il volerle costruire perfette, anche se la sorte perfette non le fa.
Io non concordo con l’opinione espressa dall’onorevole Benedetti che questa Assemblea non abbia lavorato ed abbia dato scarsi risultati. Questa Assemblea ha dato quello che poteva. Chi come me ha fatto parte della Commissione dei settantacinque sa a quale lavoro i settantacinque si sono sottoposti; ed a quale lavoro presentemente siamo sottoposti lo vediamo e lo soffriamo tutti, perché – mi permetta il nostro Presidente – certe volte il suo parossismo lavorativo raggiunge addirittura il sequestro collettivo di persona, in quanto ci ha tenuto qua dentro, certi giorni, dalle 9 del mattino all’una di notte. Quindi che si dica che l’Assemblea ha dato scarsi risultati, mi pare una ingiustizia verso l’Assemblea stessa. L’Assemblea ha veramente lavorato, e la materia che essa ha elaborato (che è la Costituzione) e che a me non piace indubbiamente è il risultato di un grande lavoro, che non può essere né minimizzato né disprezzato. Ma questo non significa che l’Assemblea debba assolutamente finire la Costituzione, perché tante cose a questo mondo sono incominciate da un uomo e finite da un altro, da un consesso e finite da un altro, da una generazione e finite da un’altra. Ora, noi abbiamo lavorato in questa Costituzione come potevamo. Abbiamo fatto tutta la dichiarazione di diritti – perché quello che abbiamo fatto finora non era Costituzione, ma dichiarazione di diritti; abbiamo messo mano al lavoro costituzionale, propriamente detto, ed abbiamo preparato tutto il materiale di base per la costruzione della seconda parte. Non abbiamo finito; chi verrà dopo di noi finirà. Sarà a noi stessi lo stabilire i termini, perché questo entra nei nostri poteri costituzionali, cioè le norme per la nuova Assemblea. Potremo evitare gli errori di chi ha costituito noi dandoci termini troppo brevi e facendoci discutere tutta una Costituzione in un clima permanente elettorale. Cioè, si potrà tornare al principio, già accennato allora, di una Assemblea Costituente che esaurita la sua funzione costitutiva si trasforma in legislativa e continua regolarmente le sue funzioni per il periodo che la Costituzione stessa le assegna. Ma il credere che la Costituente debba assolutamente finire la Costituzione penso che sia un errore, un errore anche di onestà umana. La Costituente ha fatto quello che poteva fare. Forse sarebbe errore più grave il dire che la vogliamo finire per forza, questa Costituzione, benché nei termini che ci sono stati assegnati non l’abbiamo finita. Quindi, io ho voluto fare questa osservazione preventiva, perché la mia convinzione che la Costituzione possa essere fatta in due tappe, mi sembrerebbe anche la più logica.
La relazione presentata dalla Commissione, mi riferisco a quella approvata dalla maggioranza, si pone due domande: la prima domanda è sulla legittimità della proroga, la seconda domanda è sul termine in se stesso.
Dato che io mi trovo su un piano completamente opposto a quello in cui si è trovata la Commissione, risponderò anzitutto alla seconda domanda.
PRESIDENTE. In sede di pregiudiziale, però, lei non deve rispondere che alla prima domanda.
LUCIFERO. Io mi riservo allora di riprendere la parola per quanto riguarda la seconda parte. Ora, la domanda è questa: la proroga è legittima? Secondo me non lo è. I sostenitori della proroga affermano che, anzitutto, il mandato è limitato dall’esercizio della facoltà costituente, cioè, fino a che noi non avremo fatto la Costituzione, essi dicono, noi ci possiamo prorogare indefinitamente. Ma questo non è esatto, perché con questo principio noi ci potremmo prorogare per anni, non finendo la Costituzione. Il mandato si esaurisce quindi nel termine che è stato stabilito tanto più che il mandato prevedeva già una possibilità di proroga, e stabiliva, anzi, il periodo massimo di questa proroga.
Faccio notare la genesi di quel decreto legislativo, dal quale è nato il nostro mandato, e ricordo che fu l’unico caso – in tutta la durata dei vari Governi che si sono seguiti, da Bonomi a Parri e coi successivi Ministeri De Gasperi – in cui il Presidente del Consiglio ha ritenuto di consultare anche l’opposizione perché, per tutto il periodo della durata dei varî Governi dei Comitati di liberazione nazionale mai era passato a un Presidente del Consiglio per la mente che anche il pensiero dei gruppi di opposizione potesse avere la sua importanza in un paese senza Parlamento. In quel caso soltanto, l’onorevole De Gasperi si ricordò che l’opposizione ha pure una funzione democratica e quindi chiese di conoscere anche il nostro parere su questo decreto. Il decreto fu infatti compilato sulla base di una consultazione di tutte le forze politiche. Ricordo che egli ebbe con me un colloquio di oltre un’ora, per conoscere anche il nostro parere su questo punto. Fu quindi sentito il pensiero di tutte le correnti politiche operanti nel Paese: fu sanzionato col voto del 2 giugno, e quella fu la sanzione del Corpo elettorale; e quando qualcuno chiese che questa legge e la legge elettorale fossero sottoposte ad un referendum preventivo, si disse che la sanzione sarebbe venuta con questo voto del corpo elettorale.
Per me non c’è dubbio che questa proroga non potrà esser legittimamente affermata; né si può dire che la sovranità è passata dal popolo a noi, e quindi che noi esercitiamo una sovranità nostra. La nostra sovranità è derivata dal popolo; e noi non possiamo andare al di là del mandato del popolo. Io mi riserbo quindi di rientrare in discussione più profonda sul merito in altra sede, mentre in questa sede io debbo semplicemente affermare che ritengo che qualunque proroga non sarebbe legittima giuridicamente, non sarebbe opportuna politicamente e che metterebbe ciascuno di noi, e noi tutti nel nostro complesso, in una situazione enormemente delicata. Potrebbe infatti accadere domani – e prego di notare che questa osservazione viene fatta da questo banco – che questa proroga servisse di mezzo di invalidazione delle nostre deliberazioni ed io sono del parere che le nostre deliberazioni non debbano essere assolutamente attaccabili, quali che esse siano.
Questa è la ragione per la quale io ritengo che la pregiudiziale dell’onorevole Benedetti debba essere approvata, salvo a prendere tutte quelle deliberazioni che saranno richieste dalla avvenuta accettazione.
CRISPO. Chiedo di parlare contro la pregiudiziale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRISPO. Onorevoli colleghi! Io parlo in nome del Gruppo liberale e dichiaro subito che il Gruppo liberale esprime il proprio dissenso sulla opinione espressa dall’onorevole Lucifero. La sola questione, a mio avviso, da risolvere è quella della legittimità della proroga dell’Assemblea Costituente.
Per risolverla, occorre domandarsi in che cosa consista questa questione di legittimità. Io ritengo che la questione della legittimità debba essere esaminata sotto un triplice aspetto: sotto quello del potere proprio dell’Assemblea Costituente; sotto quello del compito specifico per il quale l’Assemblea Costituente fu eletta dal popolo; e, infine, sotto quello del significato da attribuire al termine posto alla durata dell’Assemblea Costituente.
Ora a me sembra che, comunque si consideri la questione, non possa dubitarsi della legittimità della proroga in rapporto alla necessità della proroga stessa.
In caso contrario, data la suddetta necessità, si dovrebbe riconoscere la competenza del Governo per la proroga dell’Assemblea a norma dell’articolo 3 del decreto 16 marzo 1946 che regola i rapporti tra Governo e Assemblea.
A me pare non si possa uscire dai termini di questo ragionamento; e vorrei osservare, a coloro i quali negano la legittimità della proroga, che il legislatore non può porsi sul terreno astratto; poiché la legge obbedisce ad esigenze concrete. Se si ponesse, difatti, il problema astrattamente, e si pretendesse di dare al termine efficacia operativa di decadenza, si dovrebbe prescindere dalla funzione per la quale noi siamo qui, eletti dal popolo: funzione specifica, determinata che non abbiamo potuto adempiere interamente, per ragioni assolutamente indipendenti dalla nostra volontà.
Ora, senza riferirmi al potere sovrano dell’Assemblea che nessuno può contestare, è innegabile il fatto che il 24 giugno la Costituzione sarà ancora in fieri ed esigerà ancora un lungo periodo di tempo per la sua definizione. La realtà è questa. Che cosa si dovrebbe fare, adunque? Eleggere una nuova Assemblea? Basta proporsi questa ipotesi per intenderne tutta l’assurdità. Né si comprende quali ostacoli possano opporsi alla proroga della durata di questa Assemblea, perché il compito iniziato sia portato a compimento. È evidente, adunque, o che l’Assemblea ha il potere di autoprorogarsi – e questo potere ha indubbiamente – o, se tale potere si disconoscesse, alla proroga dovrebbe provvedere il Governo, a norma dell’articolo 3 del decreto legislativo 16 marzo 1946, data la necessità assoluta della proroga stessa.
Il secondo aspetto della questione riguarda il compito dell’Assemblea. Non v’è alcuno il quale non intenda come il termine debba avere una diversa funzione. Vi è, cioè, un termine perentorio allo spirare del quale, ope legis, per effetto stesso della predeterminazione del termine, può verificarsi la decadenza d’un organo in rapporto ad una determinata funzione che aveva come limite prefissato un’epoca determinata.
Ora, nel caso nostro il termine non si può intendere se non in rapporto al mandato ricevuto.
Mandato e termine sono in intimo rapporto di connessione, nel senso che il termine non può svuotare il mandato del suo contenuto determinando la decadenza dell’organo delegato all’adempimento del mandato stesso. Si tratta, adunque, d’un termine prorogabile, e la proroga deve essere necessariamente in relazione all’importanza del lavoro che deve ancora espletarsi.
E allora qual è la soluzione? Nessuna altra che quella della proroga dell’Assemblea. Proroga legittima, per le ragioni che mi son permesso di illustrare; onde confido che l’Assemblea vorrà respingere la proposta pregiudiziale. (Applausi).
MEDA. Chiedo di parlare contro la pregiudiziale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MEDA. Ho poco da aggiungere a quanto ha detto l’onorevole Crispo per dimostrare la legittimità della nuova proroga che l’Assemblea Costituente intende concedersi. A coloro che sono favorevoli alla pregiudiziale, io devo rispondere che se ricordano l’articolo 4 del decreto legislativo 16 marzo 1946, dimenticano l’articolo 1 del decreto-legge luogotenenziale 25 giugno 1944, n. 151, il decreto base che fissa e stabilisce la convocazione dell’Assemblea istituente.
L’articolo 1 di questo decreto dice: «Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, un’Assemblea Costituente per deliberare la nuova Costituzione dello Stato.
«I modi e le procedure saranno stabiliti con successivo provvedimento».
Il decreto successivo, che è un decreto integrativo, normativo, non può aver mutato nella sostanza questo articolo 1. Si doveva nominare un’Assemblea Costituente, una sola che doveva e deve formare la nuova Costituzione della Repubblica italiana. Non si può supporre che l’Assemblea Costituente debba operare in diversi tempi, in diverse formazioni; ma deve operare in continuità per dare la Costituzione alla Repubblica italiana.
Quindi, la pregiudiziale non è accoglibile, appunto perché non è mai venuto meno, nello spirito e nella sostanza, l’articolo 1 del decreto 25 giugno 1944.
È verissimo, pertanto, ciò che ha detto il collega Crispo, che noi legittimamente possiamo prorogare i nostri lavori, per non venir meno al compito preciso che abbiamo avuto dal popolo italiano: quello di dargli una Costituzione.
Ma, onorevoli colleghi, se dovessimo accettare la pregiudiziale dell’onorevole Benedetti, quale situazione si creerebbe nel Paese? Quale nuovo organo potrebbe continuare i lavori che noi abbiamo iniziato?
Non voglio pensar male, ma quando si parla di colpo di Stato, accusando noi di volerlo fare prorogando i nostri poteri, sorge il sospetto che forse il colpo di Stato lo vogliano attuare altri, lasciando il Paese senza una Camera, senza rappresentanti, senza la possibilità di completare quel lavoro che abbiamo iniziato il giorno che ci siamo riuniti per dare la nuova Costituzione all’Italia.
Questa è la situazione. Non un colpo di Stato da parte nostra, ripeto, ma forse nostalgia di qualche colpo di Stato da parte di altri. Noi abbiamo il dovere di proseguire i nostri lavori, perché questo è il compito preciso che abbiamo avuto dal popolo italiano. (Applausi).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, prego il Governo di esprimere il suo parere sulla pregiudiziale.
GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. La questione pregiudiziale sollevata dagli onorevoli Benedetti e Lucifero involge, in fondo, la questione principale, la questione di merito cioè del provvedimento stesso, ossia la sua legittimità. Quindi credo che se discutiamo e risolviamo questa questione pregiudiziale, vuol dire che la difficoltà principale che poteva dividere l’Assemblea su tale argomento, sarà superata, e potremo procedere più rapidamente nell’esame del disegno di legge.
Mi pare che dopo le osservazioni fatte così acutamente da parte degli onorevoli Crispo e Meda non possano rimanere dubbi al riguardo. Ad ogni modo la questione è di tale importanza, che è indispensabile che l’Assemblea se ne occupi e decida.
È necessario tener presente che il sistema costituzionale provvisorio, su cui si fonda il nostro attuale ordinamento giuridico, deriva dai provvedimenti legislativi del 25 giugno 1944 e del 16 marzo 1946.
Con questa sistemazione provvisoria dell’ordinamento giuridico italiano, in attesa della futura Costituzione, il potere legislativo viene affidato al Governo, mentre il potere costituente rimane affidato all’Assemblea Costituente. Il divario fra il decreto-legge 25 giugno 1944 ed il decreto legislativo del 16 marzo 1946 è rappresentato soltanto da questo: che mentre il primo provvedimento (che fu un accordo fra il regime monarchico e il nuovo ordinamento formatosi durante la guerra di liberazione) stabiliva che a liberazione completa del territorio italiano sarebbe stata convocata l’Assemblea Costituente per decidere sulla forma istituzionale e sulla Costituzione del Paese; col provvedimento del 16 marzo si stabilì che la forma istituzionale venisse decisa da un referendum popolare, lasciando all’Assemblea Costituente il compito di formulare il nuovo ordinamento costituzionale italiano. Le elezioni del 2 giugno hanno determinato con il referendum il regime istituzionale del Paese, mentre hanno creato l’organo nuovo che deve dare il nuovo Statuto alla Repubblica italiana. Questi sono i termini della questione. Quindi non c’è dubbio che mentre il Governo rimane depositario del potere legislativo, durante questo periodo provvisorio, altrettanto è vero che tutta la competenza costituzionale per l’articolo 3 spetta all’Assemblea Costituente. Quindi non è questione di materia o di potere che si deve discutere in questo momento, ma di termine; ossia se il termine stabilito nel decreto legislativo 16 marzo sia un termine che possa essere prorogato. Mi pare assurdo giudicare che non vi sia possibilità di proroga. Anche durante periodi precedenti, quando, in momenti di necessità, gli organi legislativi si trovarono in circostanze analoghe, non discussero sull’improrogabilità del termine. È utile che legga a voi la dizione dell’articolo 42 dello Statuto Albertino, il quale suona così: «I deputati sono eletti per cinque anni; il loro mandato cessa di pieno diritto allo spirare di questo termine». Secondo l’articolo 42 dello Statuto Albertino, il termine della 24a legislatura scadeva di pieno diritto e sarebbe sembrato quindi illegittimo prorogare il termine di quella legislatura. Eppure durante la grande guerra, dopo un’elevata discussione sul disegno di legge per la proroga di un anno, presentato dal Presidente del Consiglio, che era Vittorio Emanuele Orlando, su relazione di Barzilai nella Camera e di Scialoja nel Senato, venne concessa la proroga perché si ritenne che il termine dell’articolo 42 non era perentorio, dato lo stato di necessità.
BENEDETTI. C’era la guerra!
GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. Allora lo stato di necessità era creato dalla guerra, oggi dalle condizioni eccezionali in cui ci troviamo. Il Parlamento nel 1918 prorogò di un anno la durata della Camera dei deputati, come avevano fatto la Francia e l’Inghilterra per la stessa ragione dello stato di guerra, con questa differenza che l’Inghilterra fece diverse proroghe successive mentre la Francia stabilì una proroga sino alla fine della guerra.
Ma al di fuori di questa differenza di forma, la sostanza fu la stessa, ossia tutti i Parlamenti che in quel momento combattevano una guerra di liberazione contro la Germania si trovarono d’accordo nella necessità di prorogare il termine delle Assemblee in quanto questa necessità si imponeva per lo stato di guerra. E non è esatto che questa necessità fosse da tutti ritenuta insuperabile, perché ricordo che in quelle discussioni vi fu l’onorevole Gambarotta che sostenne che le elezioni si potevano fare anche durante la guerra, stabilendo un sistema elettorale diverso: ma prevalse l’opinione che le elezioni bisognava farle in clima di libertà, che non era possibile farle in tempo di guerra.
L’onorevole Benedetti afferma che ora non è la stessa situazione; io dico che la situazione non è identica, ma è quasi analoga; perché se non c’è uno stato di necessità in quanto vi è la possibilità di convocare i comizi io domando: quali comizi il Governo può convocare oggi, con quali mezzi, se la legge elettorale del 10 marzo 1946 fu fatta esclusivamente per l’elezione dei deputati di questa Assemblea? E poi dico: non abbiamo ancora la Costituzione, non sappiamo quali saranno le future Assemblee legislative, e come possiamo fare le elezioni se non sono fissati gli organi ed i sistemi elettorali della Camera e del Senato? È desiderio del Governo procedere presto alle elezioni non solo per ragioni politiche, ma anche per scaricarsi del grave fardello del potere legislativo; ma occorre la Costituzione. Oggi lo stato di necessità si impone e quindi è legittima la proroga ed il termine può essere concesso dalla sovranità di questa Assemblea. (Applausi).
PRESIDENTE. La Commissione ha qualcosa da aggiungere?
PICCIONI, Relatore. No.
PRESIDENTE. Pongo allora in votazione la pregiudiziale posta dall’onorevole Benedetti.
(Non è approvata).
Dichiaro aperta la discussione generale sul disegno di legge.
NITTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NITTI. Qui non vi sono che due soluzioni logiche e ve ne è una che sembra illogica: la proposta Benedetti. Andare comunque avanti e sia pronta o no la Costituzione (e ora nulla è pronto) dichiarare finita la Costituente. Andare davanti a chi? e a che? Nessuna soluzione dunque fuori che l’inverosimile di nominare per suffragio universale una nuova Costituente che, se nominata con il metodo già usato, sarebbe peggiore e più confusionaria dell’attuale. Sarebbe questo un procedimento tumultuoso. Escluso questo metodo, la questione è se possiamo fare una proroga o se dobbiamo. Se possiamo non è dubbio; nessuno può negare questo nostro diritto.
L’onorevole Crispo, con precisione, con chiarezza e, come è suo costume, in forma definitiva, ha dimostrato il diritto che noi abbiamo, né altri lo ha seriamente contradetto. Finora non ho udito nessuna dimostrazione, dal punto di vista giuridico, che ci impedisca di prorogare il termine della nostra Assemblea. Questo punto è dunque sicuro. Ciò che occorre vedere è se possiamo fare le elezioni a breve termine. È una illusione e anche, se mi permettete, un falso spirituale. Molti come me e più di me e a differenza di me che sono indifferente, desiderano che le elezioni si facciano nell’anno prossimo, nel 1948. Ma parecchi sono che vogliono comunque prospettarsi come custodi di democrazia e vigili difensori dei diritti del popolo. Mentre si è perduto un anno in vane discussioni senza fare la vera Costituzione, ora vogliono che ciò che non si è fatto in un anno si faccia in qualche giorno, o in due mesi! Si parla di una volontà popolare che non si è manifestata in questa materia e non poteva manifestarsi. Ora, non si tratta invece che di una questione di necessità, e, se è permesso dirlo, di serietà.
Vi sono diecine di problemi su cui non è possibile decidere senza serio esame.
Prendo la questione che è certo, o sembra, più semplice: quella del Capo dello Stato. Come sarà eletto il Presidente della Repubblica? Lo schema di disegno che ci è stato presentato non lo dice. Lo elegge tutto il paese come in America o sono le due Camere legislative come in Francia? Non è una semplice questione, ma è una questione fondamentale. Non è argomento da trattare in dieci minuti, o forse in fine di seduta, o di sera, dopo, sei o sette ore di lunghe dispute. Non vale di prolungare quelle che chiamerò le «giornate lavorative» della nostra Assemblea delle ultime settimane, a cui si arriva in stato di stanchezza mentale. Possiamo continuare a fare due o tre sedute al giorno che per la loro stessa durata non sono efficienti né conclusive e discutere in questa forma disordinata e tumultuosa le più grandi questioni politiche? Prendiamo quella del Senato. Siamo tutti di accordo nel volere il Senato. Quali sono gli elettori? E quali le funzioni e i poteri del Senato? Tutti sono ora di accordo che un Parlamento senza la seconda Camera è necessariamente destinato a fallire. Tutte le prove di una Camera sola non sono riuscite e dovunque è stato il fallimento. La prova più recente in Spagna. La caduta della Spagna liberale e il regime di Franco soprattutto son dipesi dalla mancanza di una seconda Camera che potesse frenare o moderare gli errori e le intemperanze della prima Camera. Ma come va formato il Senato? Da chi sarà eletto e sarà puramente elettivo? Chi è pratico di Assemblee ha visto, e lo vedete anche qui, quando la Camera si eccita per nulla e si discutono le questioni più insignificanti: anche qui vediamo discutere come in Pretura, tra un partito ed un altro, le responsabilità di un individuo o di un altro: piccole cose. Se il Senato sarà elettivo, stabiliti i requisiti dell’elettorato, vi deve essere poi la lista degli elettori. Queste liste richiedono qualche mese e non sono le stesse della Camera dei deputati. E anche ciò richiede qualche mese.
Il Senato deve intervenire e compiere opera necessaria quando le Camere si abbandonano a movimenti di eccitazione e a frenare gli errori delle folle, che si comunicano alla prima Camera, come abbiamo visto in Francia, nel delirio militarista per Boulanger.
Il Senato è sempre sorto in tutti i paesi ed è elemento necessario di equilibrio.
Permettete una parentesi che mi pare necessaria. Vi prego di toglier da questa Costituzione la sconcia espressione di Camera dei senatori: espressione volgare voluta da ignoranti. Bisogna dire semplicemente Senato. Nulla è più grande che il nome Senato, nato qui in Roma, scritto in tutte le vie di Roma (S.P.Q.R.). Camera, dei senatori è espressione ridicola per noi, imitazione servile del linguaggio dei popoli vincitori. Gli inglesi dicono Camera dei Comuni e Camera dei Lords e noi crediamo di imitarli dicendo Camera dei deputati e Camera dei senatori. Nulla di più stolido.
Senato e solamente Senato! La sconcia idea di togliere la bellezza della nostra tradizione che tutti i popoli hanno imitato deve essere abbandonata subito. Tutti i popoli europei, e anche l’America, parlano solamente di Senato, e noi saremo così ridicoli che parleremo di Camera dei senatori? Qui dove è esistito il Senato di Roma faremmo una caricatura di Assemblea, che comincia con l’abolire ciò che è di meglio, il nome.
LUSSU. Camera unica!
NITTI. Misericordia! Dovunque vi è stata una Camera unica non è durata, dovunque ha fatto cadere tutte le democrazie, dovunque ha provocato disastri, questo fatale errore!
Abbiamo poi necessità di trattare tante altre questioni che saranno necessariamente messe in discussione. Fra le altre grandi questioni vi sono quelle dell’ordinamento costituzionale. E poi altre questioni di grande rilievo, le Regioni che pure devono essere ancora discusse. E così persino la Corte suprema di cui proprio non vedo né la necessità né la serietà, ma che pure bisogna esaminare sia pure soltanto per respingerla.
Parecchio tempo fa io dissi che l’Assemblea Costituente doveva essere prorogata per necessità fino al 31 dicembre e che le elezioni non potevano avvenire che nella primavera prossima. Alcuni protestarono, altri si mostrarono sorpresi, ma io sapevo che le proteste, anche se sincere, erano inutili e che lo stesso Governo manifestandosi contrario non poteva esserlo realmente. Vi è una logica e vi sono la necessità e il tempo. Quale è la questione da risolvere ora? Dobbiamo decidere se la proroga sarà come propone la maggioranza della Commissione al 16 settembre o, come propone la minoranza, al 31 dicembre. Questo termine che vi avevo già indicato qualche mese fa, sarà il termine più breve se si vogliono fare le elezioni sul serio.
È una necessità dipendente da un errore, e non voglio dire da una colpa. Che cosa abbiamo fatto finora? Abbiamo perduto gran tempo in cose e discorsi inutili. Voi dite che il pubblico sarà forse severo nel giudicare le proroga che ci diamo. Perché sarà severo? Sarà invece severo nel giudicare la Costituzione che abbiamo preparato e che, sinceramente, non è felice, e in molta parte inapplicabile. Cattivo metodo, cattivi risultati. È la prima volta che una Costituzione non esce da un cervello o da pochi cervelli di uomini competenti, ma da una Assemblea, numerosa e composta di uomini in gran parte impreparati. Non si era mai fatta questa prova. Il popolo può fare tante cose, ma vi sono cose che il popolo non può e non potrà mai fare. La preparazione di ogni riforma legislativa deve seguire un metodo logico.
Deve essere preparata seriamente da persone competenti e che rappresentano idee o programmi in un periodo determinato. È così una Costituzione. Il popolo non prepara riforme o Costituzioni: esso può essere chiamato ad approvarle o a respingerle, con plebisciti o referendum. Ma la preparazione di una Costituzione non può venire dal popolo. Questa nostra Costituzione è il frutto non so di chi e non so di che, è il frutto di molte persone in gran parte impreparate, che si sono trovate insieme, hanno dovuto in parte esse stesse istruirsi e han discusso all’infinito non i termini di una Costituzione soltanto, ma programmi politici e sociali avveniristici. Il mio amico onorevole Ruini che ha presieduto la Commissione per la Costituzione si è affaticato, pur con la sua fervida fantasia, a riunire tante cose e ha dovuto finire per accettare un progetto di Costituzione che non è il migliore possibile ed è, nella parte che abbiamo discusso, in gran parte inapplicabile.
Abbiamo perduto molto tempo invano e dopo aver tanto discusso e divagato ora soltanto entriamo nel vivo della Costituzione. Abbiamo finora parlato di tanti argomenti inutili, di cose che non hanno nessuna applicazione nella organizzazione politica e solo da poche settimane cominciamo a parlare della Regione. Dopo un anno, solo in questi giorni è cominciato dunque l’esame vero della Costituzione. Si è cominciato a discutere della Costituzione solo quando il Presidente è stato obbligato a stralciare la questione delle Regioni che avrebbe assorbito molto tempo e che coinvolge la definizione di altri argomenti. L’ha separata per metterla avanti. Ma siamo ancora agli inizi. Quella delle Regioni è una terribile questione e la leggerezza con cui se ne parla mi offende e mi angoscia. Le autonomie regionali che io considero e pavento, unite alla proporzionale, sarebbero la rovina dell’Italia. Vedremo se io o voi sbagliamo. Comunque ne discutiamo solo da pochi giorni e senza alcuna seria conclusione. E questo sarebbe l’inizio di quella che deve essere la parte politica della Costituzione, cioè il nostro compito essenziale.
Ma poi vengono fuori tutte le altre questioni, tutti i vari problemi: i veri problemi di una Costituzione. E su di essi non abbiamo nemmeno non dico deciso, ma nemmeno avuto occasione di parlare!
Vi è il problema della Corte suprema costituzionale che dev’essere accuratamente ponderato. A questo proposito si sono manifestati pareri derivanti da equivoco o da ignoranza. Corti dette supreme esistono negli Stati Uniti di America, in Germania, in Svizzera ecc. Io che le ho visitate ho assistito anche a qualcuna delle loro sedute, particolarmente della Corte di Washington. Penso che chi ha proposto una Corte suprema italiana non ha compreso che se la cosa si realizzasse non farebbe che accrescere la confusione, e creare una istituzione pesante, cattiva e inutile. In questo Paese, dove la Magistratura è già in tanta difficoltà di vita, questa Corte costituirebbe un pesante e costoso meccanismo di cui nessuno sa dire la necessità e dissiperebbe le somme meglio utilizzabili a pagare la Magistratura.
Molti problemi importanti, anzi i più importanti dobbiamo ancora esaminare e richiedono serietà e, anche lavorando bene, del tempo.
lì problema dunque per noi non è di decidere se possiamo fare la proroga, ma se possiamo adempiere onestamente al nostro mandato nel tempo necessario. Vi sono due soluzioni: bisogna scegliere fra la proposta Nenni, cioè una nuova Costituente con tutti i suoi pericoli derivanti da una decisione tumultuaria; o una proroga ragionevole per fare seriamente l’esame della Costituzione. O accordare una proroga che dovrebbe essere la base per lavorare sul serio o una situazione di caos.
Comunque, le elezioni quali sono normalmente previste non potremmo farle. Le elezioni a breve termine non ci darebbero modo di terminare la Costituzione. In conseguenza gli argomenti che riguardanti la Costituzione politica del paese li dobbiamo discutere con serietà e dignità. È evidente che la Costituzione non può essere finita in settembre, dato che vi è tutta la parte politica da definire e perché finora non abbiamo fatto quasi nulla. Ciò che abbiamo discusso e deciso finora non è cosa importante: i principî morali stabiliti nella prima parte, sono basati sul compromesso continuo fra l’estrema destra e l’estrema sinistra.
Quanti giorni sono stati perduti a discutere assurdità che dipendevano da posizioni politiche transitorie, quando si sosteneva da una parte e dall’altra che fra il cristianesimo e il marxismo non vi era nessuna differenza sostanziale e che il fondamento era comune. Io ho assunto il compito penoso, venendo in questa Assemblea, di dire che tutto ciò era una falsità dovuta a scopi politici ed elettoralistici. Il Cristianesimo da una parte, marxismo e bolscevismo dall’altra: due tendenze inconciliabili. Non si cercava la verità ma il compromesso per ragioni transitorie di partiti.
In questa situazione di equivoci e di silenzi discreti è nata la prima parte di questa Costituzione. La Camera legislativa che ci seguirà, certamente modificherà profondamente o trasformerà questa Costituzione, perché in gran parte non applicabile, e, nella parte applicabile, non vera.
Ora dobbiamo decidere solo sul termine della nostra Costituente. Sul fatto di prolungare i nostri lavori siamo tutti di accordo. Io non ho veduto una minima opposizione con seri argomenti. Occorre fare tutta la parte politica e rivedere tutto ciò che è stato fatto finora. Si può nel termine di settembre? No. Non esiste forza umana, nemmeno la tenace volontà del nostro Presidente, disposto a soffrire sulla breccia, non dirò a morire sulla breccia (Si ride), nemmeno la sua tenace volontà riuscirà a fare una Costituzione decente entro settembre, nemmeno lavorando intensamente; ed io darò prova alla mia età di ogni resistenza e anche se non vi saranno vacanze, io non mancherò mai. Tutto questo per rispetto verso noi stessi.
Ora, io credo che il volere fare entro così breve periodo la Costituzione, non avendola preparata e discussa prima, sia un assurdo. Noi, o stabiliremo il termine del 31 dicembre (ed è questo che io propongo con la minoranza della Commissione) o saremo costretti a riproporlo in seguito. Sapete quale sarebbe la conseguenza del termine di settembre? Che noi con il termine di settembre non avremo fatto niente. Quando si arriverà a luglio ed agosto, molti vorranno le vacanze. Io sono tra gli oppositori di ogni proposta di lunghe vacanze, ma capisco perfettamente che, uomini fragili come noi siamo, abbiamo bisogno di alcuni agi. Capisco quindi la necessità; ma noi dovremmo lavorare intensamente per arrivare a fare la Costituzione, ed anche con un lavoro frettoloso dobbiamo rimanere a lavorare anche in agosto…
CANEPA. In agosto non viene nessuno; lo abbiamo già fatto questo esperimento, un anno, ed abbiamo visto che non c’era nessuno, i banchi erano vuoti.
NITTI. Sono perfettamente convinto che sarà necessario un breve riposo; lo accetteremo, ma noi dobbiamo tornare qui al lavoro appena sarà possibile. Infine dopo che avremo votato tante disposizioni che son superflue o contradittorie, occorre che l’ultima parte del nostro tempo sia riservata ad una opera di coordinamento e di correzione. Vi sono tante cose che sono state votate e che vanno rivedute. Nell’ultima fase, probabilmente noi dovremo dedicare la nostra attività a correggere ciò che vi è di non utile e di contradittorio. Le ultime settimane saranno utilizzate quindi a questo scopo.
Ora, qual è il pericolo che noi corriamo? Se noi vogliamo limitare il termine a settembre, noi non esauriremo i nostri lavori, e nemmeno la maggior parte dei nostri lavori, neppure la più urgente, ed allora noi saremmo costretti a chiedere una nuova proroga, che sarebbe inevitabilmente fino a dicembre. Allora noi saremmo squalificati; perché, se ora si dice che noi non abbiamo adempiuto al nostro mandato con dignità e non abbiamo fatto quello che dovevamo fare, cioè la Costituzione, cosa si dirà dopo una fugace proroga che non serve a nulla, allorché si chiederà una nuova proroga? Il nostro discredito allora sarà completo. (Approvazioni).
Voi sapete che io non ho nessun interesse personale e vi assicuro che non ne ho alcuno, nemmeno di partito. Ed io vi chiedo quindi soltanto per nostra dignità di fissare il termine al 31 dicembre. Salveremo forse così il Paese da molti errori, ma salveremo soprattutto la dignità della nostra Assemblea. (Applausi).
CEVOLOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CEVOLOTTO. Onorevoli colleghi, la relazione della maggioranza della Commissione dice che i lavori dell’Assemblea sono già in una fase notevolmente avanzata. Non sembra invece sia questa l’opinione dell’onorevole Nitti e non sembra che le questioni più complesse e controverse che rimangono da discutere siano tali da poter essere risolte nei termini della nuova proroga che ci si propone di deliberare. Anche a questo proposito, l’onorevole Nitti ha espresso un parere nettamente contrario.
Certo, con la proposta di proroga al 9 settembre ci si chiede una continuità indefessa di lavoro, come quella che fin qui abbiamo dato, anzi ci si chiede – e possiamo essere pronti a farlo – un lavoro anche più intenso.
Ora, io dico: non sono più giovane; vi sono molti deputati, in quest’Assemblea, che sono non più giovani, come me. Con tutta la buona volontà, possiamo utilmente aumentare ancora lo sforzo che abbiamo sin qui compiuto e a cui ci ha sottoposto il rigore, del resto necessario, del nostro Presidente?
Per quanto concerne il cercare e l’imporci il mezzo più stringato di discussione, ricordo che l’Assemblea ha già deliberato; e se è vero, come è vero, quello che ha rilevato l’onorevole Nitti, che cioè adesso debbono venire in discussione gli argomenti più importanti e che vanno discussi più a fondo, sarebbe difficile rendere più rapida la discussione, perché ciò verrebbe in definitiva a significare l’abolizione di una parte della discussione stessa in quest’ultima fase dei nostri lavori.
Ricordo che, quando si trattò degli argomenti più controversi intorno ai quali la Commissione dei settantacinque si trovò divisa, si disse: deciderà l’Assemblea. Questi problemi – che sono i più importanti – vanno quindi ancora approfonditi.
Dice la relazione dell’onorevole Piccioni:
«Certo si richiede una continuità indefessa di lavoro non minore di quella fin qui sperimentata, un più stringato metodo di discussione e una massima applicazione dell’Assemblea al lavoro costituente vero e proprio. Se taluna di queste condizioni venisse a mancare, non v’è dubbio che più incerta si prospetterebbe la conclusione dei lavori nel termine previsto».
Ci si chiede dunque che nel mese di agosto e nei primi giorni di settembre noi si aumenti ancor più il nostro sforzo. Siamo pronti, ma questo – si riconosce – non è che un tentativo e la relazione prevede che questo tentativo possa non riuscire. E allora vogliamo metterci in condizione di doverci poi dare quella seconda proroga che giustamente l’onorevole Nitti depreca come una squalifica dell’Assemblea?
Ma queste sono questioni di indole pratica; vi è però anche una questione politica. Essa è stata chiaramente indicata dal Ministro guardasigilli. Egli ha detto: «Il Governo resta depositario del potere legislativo in questo periodo». In altre parole, se noi vogliamo tentare, e probabilmente invano, di fare la Costituzione per l’8 settembre, dobbiamo deferire completamente al Governo il potere legislativo ordinario, secondo un sistema che, in seguito ai temperamenti adottati dalla Costituente, era stato modificato dal voto dell’Assemblea e dall’accordo con il Governo.
Non potrebbero più funzionare le Commissioni legislative; con due sedute al giorno, non vi sarebbe più tempo neanche di deliberare alcuna legge. Si dovrebbe rinunziare a discutere qualunque legge in quest’Assemblea. Si staccherebbe nettamente il Governo dall’Assemblea. L’Assemblea dovrebbe rinunziare anche alle interrogazioni, alle interpellanze, alle mozioni; dovrebbe rinunciare a discutere persino la legge sulla stampa, che è necessaria e urgente, e che non può – a mio avviso – essere lasciata al Governo.
Non so come farebbe poi la Costituente a votare le leggi che sono necessarie, in quanto sono costituzionali: la legge elettorale, anzi le leggi elettorali, quella sulla Regione, quella sulla Corte costituzionale, se il principio sarà accolto. Vi è una discussione essenziale alla quale l’Assemblea non può sottrarsi: la discussione del Trattato di pace. Può darsi, poi, che qualche discussione, malgrado tutto, sorga sul terreno politico; e noi abbiamo visto nei giorni scorsi quale è la conseguenza di votare la Costituzione contemporaneamente ad una discussione di carattere politico. Quello che è successo nella votazione della Regione, la mancanza di possibilità di accordo, il nervosismo dell’Assemblea, non erano forse in relazione alla discussione politica sulle comunicazioni del Governo che si svolgeva contemporaneamente? E non dimostra quanto sarebbe stato più opportuno rinviare la discussione della Costituzione ad un momento più calmo, quando la questione politica fosse stata già discussa e superata?
Ma, ad ogni modo, staccando completamente il Governo dall’Assemblea, in un periodo pre-elettorale, urgentemente pre-elettorale, non verremmo noi stessi a dare al Governo quella qualifica che il Governo non vuole, cioè di cancellierato? Il Governo non lo vuole; vuole rimanere in contatto con l’Assemblea. Ma se votate la proroga all’8 settembre, voi mettete il Governo nell’impossibilità di tenersi in contatto con l’Assemblea la quale non potrà occuparsi che della Costituzione.
Se così è, io domando a voi: i deputati si sentono in grado di sacrificare tutta la loro attività oltre il limite delle proprie forze, per arrivare ad un risultato incerto, fino al 9 settembre, preparandosi così allo sforzo successivo della campagna elettorale e rinunziando fino al 9 settembre ad occuparsi di elezioni, perché dovranno occuparsi della Costituzione?
E d’altra parte domando anche questo: è proprio opportuno che le decisioni stesse sulla Costituzione siano dominate dal pensiero delle elezioni vicine?
Io credo che, perché una Costituzione si possa fare con calma, con tranquillità, con dignità – come diceva l’onorevole Nitti – sia necessario che nessuna preoccupazione elettorale imminente turbi troppo il pensiero o l’aspettazione dei deputati.
Non aggiungo altro, perché le argomentazioni sono già note ed è inutile ripeterle.
Per la serietà della nostra Assemblea, per l’utilità dei nostri lavori, noi dobbiamo approvare la proroga più lunga. (Approvazioni).
BASSO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BASSO. Onorevoli colleghi, la legge che è sottoposta al nostro esame implica dei gravi problemi non solo di ordine giuridico, ma anche di ordine politico. Si tratta di stabilire se la maggioranza dell’Assemblea ha o non ha il diritto di prorogare l’esistenza dell’Assemblea in modo da assicurare a se stessa la possibilità…
Una voce. È già stato deciso, abbiamo già votato.
BASSO. …di continuare indefinitamente. Gli oratori che mi hanno qui preceduto, anche gli oratori di maggioranza, tengono ad affermare puramente e semplicemente che l’Assemblea può prorogare il termine dei propri lavori.
Ora, noi crediamo che sia un fondamentale diritto delle minoranze di vedere garantito il rispetto delle norme che regolano la vita dell’Assemblea, in modo particolare il rispetto dei termini.
La legge in base alla quale questa Assemblea è stata convocata stabiliva che essa doveva decadere di diritto allo scadere di otto mesi, prorogabili una sola volta a dodici mesi. Questa scadenza sta per essere raggiunta e noi dobbiamo decidere se abbiamo o no la facoltà di continuare a prorogare i nostri lavori.
Io credo che noi possiamo oggi votare e noi voteremo la legge così come ci è proposta, ma la voteremo con uno spirito diverso da quello che è stato affermato da altri oratori, da quello che è stato affermato dal Guardasigilli e da quello che è stato affermato dal Relatore.
Noi riteniamo che questa proroga possa essere ancora concessa in quanto essa non incide sul principio fondamentale che crediamo debba essere rispettato, e cioè che la maggioranza non ha il diritto di eternarsi come maggioranza.
Io ricordo che nelle discussioni che hanno preceduto la formazione della legge per la convocazione di questa Assemblea si è molto discusso sulla utilità o meno del termine, e l’utilità del termine è stata sostenuta perché non si voleva che un’Assemblea Costituente straordinaria, durante la quale il Paese ha un regime non normale, durasse indefinitamente. Si voleva stabilire un termine massimo entro il quale dovesse cessare il regime eccezionale ed il Paese dovesse essere riportato alla normalità dei suoi organi legislativi.
Tenuto conto di questa ragione fondamentale che ha ispirato la fissazione di un termine, noi crediamo di poter essere anche nello spirito della legge se accettiamo una proroga che praticamente non ci porta al di là di quello che potrebbe essere il ritorno ad un ordine normale.
Cioè noi pensiamo che se anche l’Assemblea cessasse, com’è previsto dalla legge istitutiva, dai propri poteri il 24 giugno, non potrebbe ugualmente aver luogo la convocazione dei comizi elettorali e l’istituzione di un ordine legislativo normale se non per il prossimo autunno.
Noi crediamo di non violare lo spirito della legge quando accondiscendiamo ad una proroga che salvaguardi questo principio che al di là del prossimo autunno non si possa andare, non si possa prorogare il regime eccezionale in cui viviamo, nel quale il Paese ha soltanto l’Assemblea Costituente e non ha i suoi organi normali.
Crediamo quindi che la proroga eccezionale può essere concessa soltanto in questo spirito, ma non può costituire un principio in favore di ulteriori proroghe, che pensiamo sarebbero una violazione del diritto fondamentale della democrazia, che è rispetto delle minoranze e del diritto delle minoranze a diventare maggioranze attraverso il normale gioco democratico delle vicende elettorali. Ora questo diritto sarebbe posto nel nulla, se una maggioranza esigua ed effimera potesse dare a se stessa l’autorità di prorogare indefinitamente i propri poteri.
Noi crediamo che gli argomenti invocati per dimostrare che l’Assemblea è sovrana e che può prorogare i suoi poteri non reggano al lume della più semplice analisi, perché se è vero che la legge che ha istituito l’Assemblea Costituente ci ha fissato un compito, non è men vero che per questo compito ha fissato un termine, e che ha dato la precedenza al termine e non al compito, giacché l’articolo 4 dice bensì che l’Assemblea Costituente sarà sciolta quando entrerà in vigore la nuova Costituzione, ma dice anche: «comunque» non oltre gli otto mesi, prorogabili a dodici. Se quindi sorge conflitto fra il compito e il termine, è indubbio che con quel «comunque» il termine deve prevalere sul compito.
E non credo che possano valere i precedenti citati dal Guardasigilli che si riferivano a casi di vera e propria impossibilità materiale in tempo di guerra. Del resto è questo il pensiero della stessa Assemblea, espresso in modo evidente quando nell’articolo 58 del progetto di Costituzione si stabilisce che la legislatura può essere prorogata solo nel caso di guerra.
Qualunque ulteriore proroga dei nostri lavori rappresenterebbe dunque una sopraffazione della maggioranza sulla minoranza, un vero colpo di Stato.
È quindi in questo spirito di una interpretazione della «mens legis» che noi aderiamo a questa proroga, che non deve andare al di là del termine nel quale il Paese ha il diritto di avere i suoi normali organi legislativi. (Applausi a sinistra).
LUSSU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUSSU. Mi permetto di parlare esclusivamente a titolo personale, esprimendo il mio pensiero personale.
Per me la proroga, connessa con la data delle elezioni in autunno o in primavera, è perfettamente indifferente. Da quando io faccio parte di questa Assemblea non ho perduto quasi una sola seduta, e sono stato sempre qui, sicché gli elettori che hanno avuto la bontà di mandarmi al Parlamento hanno perduto di vista la persona del loro rappresentante, non solo, ma temo ne abbiano perduto anche il ricordo. Quindi sia che le elezioni si facciano in novembre, sia che si facciano in primavera, mi pare del tutto impossibile che gli elettori mi rimandino al Parlamento una seconda volta. Credo dunque di parlare assolutamente lontano da considerazioni di carattere personale.
Ma io parlo anche per un dovere di coerenza.
I colleghi della Commissione dei Settantacinque sanno che in gennaio ho sostenuto, contro tutti, che era impossibile che noi potessimo finire i nostri lavori il 24 giugno. I fatti mi hanno dato facilmente ragione. Oggi, per le stesse considerazioni, sento il dovere di dire che è impossibile che noi finiamo i nostri lavori a settembre; e quindi è impossibile che noi possiamo fare le elezioni a novembre. Questa è la mia convinzione derivatami dalle esperienze fatte, ed ho l’obbligo di dirlo. Quindi io concordo perfettamente con la proposta avanzata dall’onorevole Nitti la quale chiede una proroga fino al 31 dicembre.
Si pensa di poter aumentare il lavoro! Ma io vi dico che vado a dormire tutte le notti a mezzanotte. E quando mi metto a dormire dopo una discussione mattutina ed una pomeridiana io non sogno che cifre, cifre, articoli, articoli. (Commenti – Ilarità).
Ora, faccio appello al vostro buonsenso: come si può aumentare la mole di questo lavoro? Sono io mai arrivato una volta con cinque minuti di ritardo alle sedute? Mai. E mai sono mancato ad una riunione. Quindi nessuno penserà che io parli per sottrarmi al lavoro.
Dico che lavorare di più è impossibile,
E poi pensate: il mese di agosto! Noi possiamo veramente credere di poter fare nel mese di agosto quei lavori accelerati? Se vogliamo lavorare nel mese di agosto, ci dovremo far portare alla Camera e riportare a casa in palanchino. Non è possibile.
E poi c’è un’altra questione: si dice che noi discutiamo troppo. È vero: noi discutiamo troppo; ma non è colpa nostra: È da 25 anni che l’Italia non era più abituata a veder discutere assieme più di 25 persone riunite. Ci si riuniva solo in pochi fidati, e clandestinamente. Solo i rappresentanti del regime si riunivano spesso. Ma quelle non erano discussioni: In piedi! Seduti! Per fila sinistra! Per fila destra! (Ilarità). Queste nostre sedute sono i primi esperimenti di libera vita in comune. Piano piano impareremo e ci abitueremo a discutere meno.
Ora io dico: è delicato chiedere una proroga? E se noi chiediamo una proroga, così come propone la Commissione, e poi, dopo aver constatato che non abbiamo condotto a termine i nostri lavori, cosa che è evidente, è molto più delicato chiederne una seconda? Tanto vale chiederne una a grande scadenza e lavorare seriamente. La cosa principale e fondamentale è la Costituzione: la serietà e la dignità della Costituzione. Questo è il problema essenziale: il resto è secondario.
Debbo ricordare la situazione della Francia liberata un anno prima di noi: ha avuto definitivamente la sua Carta costituzionale il novembre scorso. Eppure era un Paese che usciva da 75 anni di regime ed abitudini democratiche e repubblicane, mentre noi usciamo dalla monarchia e dal fascismo e dobbiamo creare tutto ex novo. È una carta nuova quella che dobbiamo fare. Mi pare quindi che non faremmo di fronte al Paese e all’Europa brutta figura se ci comportassimo come si sono comportati i francesi.
C’è un’altra questione su cui si è sorvolato e che ho il dovere di fare rilevare. Se noi rinviamo al 31 dicembre, possiamo fare affidamento su di un Governo come quello che si onora presentarsi di fronte a questa Assemblea in queste condizioni? Ecco il problema. Ed io dico francamente che, con un Governo come questo, col rispetto personale dovuto a ciascuno dei membri componenti il Governo, a cominciare dal suo Presidente, non si ha nessuna garanzia. Ma io non credo affatto che una maggioranza fittizia che si è creata ieri e avantieri in questa Aula, possa reggersi compatta fino al voto.
Ci sono grandi perplessità ed inquietudini in tutti i settori di questa Aula, compreso quello democristiano, dove esistono democratici, come noi legati alla volontà di rafforzare la democrazia repubblicana. Io ho dei dubbi che si possa arrivare al voto di fiducia. E poi se un pericolo c’è che il governo (cosa al quale non credo) ottenga la fiducia, io credo che ci potremo facilmente mettere d’accordo per sbarazzarci di un Governo che non dà nessuna garanzia elettorale, perché il Partito della Democrazia cristiana ha grandi elementi di democrazia – lo sappiamo tutti – ma in campo elettorale la sua azione è pericolosissima. (Approvazioni).
Voci. Ai voti!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha facoltà di parlare l’onorevole Relatore.
PICCIONI, Relatore per la maggioranza. Sarò brevissimo in coerenza con la brevità della relazione che ho avuto l’onore di fare per conto della Commissione. Premetterò soltanto il ricordo, per coloro che non avessero letto la relazione stessa, di una circostanza fondamentale, cioè dell’accordo unanime dei membri della Commissione sul principio della legittimità della Costituente a deliberare una ulteriore proroga. Questo per rispondere a qualche lieve osservazione fatta in modo particolare dall’onorevole Basso, che riproponeva, anche dopo la votazione dell’Assemblea testé avvenuta sulla pregiudiziale proposta dall’onorevole Benedetti, il quesito della legittimità o meno in rapporto al fatto che una maggioranza potesse arrogarsi il diritto di concedere delle proroghe ai lavori dell’Assemblea Costituente.
Con tutto il rispetto verso l’onorevole Benedetti, qui non si tratta di una maggioranza e, tanto meno, di una maggioranza esigua; qui si tratta, mi pare, della unanimità meno due dell’Assemblea Costituente che ha stabilito di avere, precisamente in esecuzione di principî di carattere giuridico, sviluppati molto acutamente da alcuni colleghi, tale potere anche per effetto di una valutazione di carattere politico che ha anche la sua notevolissima importanza.
Io vi risparmierò quindi qualsiasi ripetizione dei motivi che sono stati accennati da altri colleghi.
Sul termine – cioè 8 settembre o 31 dicembre – la Commissione si è divisa, e la maggioranza ha stabilito di appoggiare il disegno di legge presentato dal Governo che prevede il termine di proroga per l’8 settembre. Per quale motivo? Per il motivo – è chiaro – essenzialmente politico che deriva in modo particolare dalla valutazione di una determinata situazione politica, di questa situazione politica connessa con la situazione generale, direi psicologica, del Paese.
Si dice: Il Paese è distaccato dal Governo ma più che dal Governo è distaccato anche dall’Assemblea Costituente. Ci sono state, come capita sempre, delle fluttuazioni, delle variazioni negli orientamenti politici del Paese. Non c’è da stupirsi che ci possano essere delle variazioni di questo genere in momenti così eccezionali come quelli che attraversiamo, se ci sono di solito anche in momenti di normalità. È doveroso per noi, uomini responsabili, di far sì che la traduzione in espressione politica operante delle variazioni che ci possono essere nel Paese sia la più sollecita possibile. D’altra parte l’Assemblea deve fare ogni sforzo per concludere i suoi lavori. Non è del tutto esatto – me lo consenta l’onorevole Nitti – ritenere che l’Assemblea abbia perso tempo. Il lavoro è stato veramente intenso, veramente indefesso. Si sarà sbagliato nel metodo, probabilmente, ma nella prima fase le Commissioni hanno lavorato assiduamente senza sosta. Si è sbagliato il metodo? È probabile.
L’onorevole Nitti diceva: Questa Costituzione non porterà incisa l’impronta che ci sarebbe voluta dello sforzo di una mente o di poche menti preparate a fare la Costituzione. In linea di fatto è esatto, ma in linea psicologica e politica io devo ricordare che questa Costituente anche se non è sorta da un movimento, direi, rivoluzionario, o meglio ancora romantico, è tuttavia sorta con l’impulso, con l’istinto di dover realizzare originalmente una forma di organizzazione politica democratica del Paese nel senso più vivo e completo, direi nel senso di una democrazia integrale.
D’altra parte è questa la caratteristica delle Costituenti, specialmente delle Costituenti moderne, di essere la espressione larga delle varie correnti politiche che si agitano nel Paese, e di realizzare il lavoro concreto per la formazione della Costituzione attraverso una conciliazione, una sintesi di opinioni diverse, ma sempre rispondenti ad una concezione democratica.
Ora questo non poteva essere fatto e non può essere fatto se non attraverso uno sforzo notevole per trovare quella linea di convergenza necessaria, ed attraverso un logorio di tempo non indifferente perché le discussioni, come abbiamo visto, sia in seno alla Commissione che in seno alla Costituente, sono, non direi eccessive, ma certo abbondanti dal punto di vista degli interventi, resi necessari dal proposito di precisare gli orientamenti politici particolari ed anche le sfumature di orientamento sui singoli problemi concreti. Ma, giunti a questo punto, e tenuto presente l’altro concetto, che non essendovi stata in Italia nessuna tradizione di lavoro costituzionale nel senso pieno della parola, e, d’altra parte essendovi nella coscienza pubblica democratica questa esigenza di non riportarsi ad un tipo di Costituzione puramente tecnico-politico, ma ad un tipo di Costituzione largamente aperto alle esigenze anche di carattere sociale e spirituale, ne è venuta, come conseguenza, che il tipo della Costituzione che noi adottiamo, supera i vecchi schemi delle Costituzioni più strettamente politiche dell’800, per realizzare un tipo nuovo che vada incontro, almeno dal punto di vista delle aspirazioni ideali, a quelle che sono le esigenze più profonde e complesse della vita moderna.
Oggi, è vero, siamo proprio di fronte alla Costituzione vera e propria, nel senso tecnico e politico: ci siamo appena addentrati in mezzo alla complessa e pregiudiziale questione dell’ordinamento regionale.
Però la Commissione nella propria maggioranza si è chiesta: termine dell’8 settembre – che e stata una lieve riduzione del termine del 15 settembre, venuto fuori da una convocazione dei capi dei Gruppi della Costituente presieduta dall’onorevole Presidente dell’Assemblea – cioè 76 giorni di proroga, possono essere sufficienti per ultimare il lavoro che resta da fare, quello più squisitamente tecnico e politico?
Rispondiamo: è necessario insistere su questo termine per quella esigenza politica che ho ricordato dianzi, per la stessa situazione direi più squisitamente politica di Governo, è necessario concludere i lavori per l’8 settembre, per modo che le elezioni per il rinnovamento degli istituti costituzionali permanenti possano avvenire nell’autunno prossimo, nel novembre prossimo. Ma è chiaro che la maggioranza della Commissione ha detto: ad un patto ci si può arrivare all’8 settembre, che si lavori ininterrottamente, tenacemente. Siamo uomini ragionevoli, uomini di buon senso; evidentemente, se i lavori di questi 76 giorni dovessero essere assorbiti da attività, da compiti, da discussioni su altri argomenti, e non dedicati esclusivamente, indefessamente al lavoro costituente, è evidente che noi dicendo di esser sicuri di compiere il nostro lavoro commetteremmo un falso spirituale, come ha detto l’onorevole Nitti. Quando io vi dico che da una breve statistica risulta che 43 sedute della Costituente sono state dedicate a discussioni completamente estranee al lavoro costituente, se si dovesse ripetere una situazione di questo genere o analoga, in questo breve spazio di tempo che ci rimane, è chiaro che noi non arriveremmo in fondo; non vi può essere nessuno in questa Assemblea – dico nessuno – che possa asserire il contrario, se non coll’apparente presupposto di arrivare all’8 settembre, per poi chiedere un’altra proroga. La qual cosa, evidentemente, non è simpatica e non è dignitosa per l’Assemblea.
Quindi, per concludere, onorevoli colleghi, se io ben riferisco il pensiero della Commissione, si tratta di questo: o muoverci con il proposito fermo da oggi fino all’8 settembre – agosto o non agosto, mattino o pomeriggio, Fiuggi o Montecatini lasciati in disparte – di lavorare duramente, anche più duramente di quello che si è fatto e che pure è stato moltissimo; ed allora noi possiamo in questo momento ritenere di arrivare seriamente in fondo, sia pure riducendo un po’ quel tipo di discussioni che abbiamo esperimentato in questi primi mesi forse con soddisfazioni personali, ma dal punto di vista della conclusività concreta non del tutto efficienti, e quindi facendo uno sforzo collettivo per tenere ferma la possibilità della conclusione dei lavori entro l’8 settembre o se, come da talune parti si è già fatto osservare, si vuol ritenere che non è possibile mantenere una separazione netta fra azione di Governo e controllo o contatto della Costituente, che non è possibile rinunciare ad altri compiti, ad altri lavori di carattere legislativo già imbastiti (ratifica dei trattati, legge sulla stampa, legge elettorale e via di seguito), e che il ritmo di lavoro della Costituente proceda più o meno come ha proceduto fin qui, allora affermeremmo veramente cosa non rispondente a verità se dicessimo che entro l’8 settembre il lavoro della Costituente sarà completato.
Onorevoli colleghi, per concludere, io ribadisco la mia relazione, che credo espressione del pensiero della maggioranza della Commissione, ma la ribadisco in tutta la sua interezza, in tutta la sua espressione, specialmente in quel richiamo preciso a queste condizioni pregiudiziali per ritenere che il lavoro possa essere veramente concluso nel termine stabilito. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Gasparotto come Relatore di minoranza.
GASPAROTTO, Relatore per la minoranza. L’ultima parte delle dichiarazioni del Relatore della maggioranza mi toglie dall’animo qualsiasi velleità di polemica.
Egli stesso ha detto che, ove fosse nella coscienza dei singoli deputati la convinzione della impossibilità di portare a compimento quella che è veramente la nostra missione, il mandato preciso, ricevuto dal popolo, entro l’8 settembre, un termine ulteriore si rivelerebbe fin da questo momento necessario. Do atto inoltre al Relatore della maggioranza che nella sua stessa relazione egli ha riconosciuto che il termine che oggi noi dovremmo fissare sarà riconosciuto fin da ora come improrogabile, perché una ulteriore deliberazione di proroga colpirebbe la dignità dell’Assemblea. Ecco perché il pensiero dell’onorevole Nitti e la relazione della minoranza coincidono col dire che, chiedendo eventualmente dopo l’8 settembre una ulteriore proroga dei nostri lavori, ciò tornerebbe a danno del prestigio dell’Assemblea Costituente.
Voi, onorevole Nitti, avete detto che in tal caso risulterebbero squalificati i deputati; la parola è troppo forte; noi l’abbiamo mitigata. Comunque, è nella convinzione profonda dei membri della minoranza che, dovendosi discutere, oltre che della Costituzione, anche della legge elettorale, dei trattati di pace, dei bilanci – ai quali non possiamo rinunciare –, della legge sulla stampa, che si impone e che ci è richiesta dalla pubblica opinione, nonché della imposta straordinaria patrimoniale, che è di particolare urgenza; e d’altro canto, non essendo lecito, per questioni di principio, che fin da ora la Assemblea rinunzi al diritto di interpellanza e di interrogazione, di fronte alla imponenza di questi temi, la convinzione nostra ci ha portato a proporre un termine più congruo, perché, se l’onorevole Piccioni ha detto giustamente che l’Assemblea Costituente deve fare ogni sforzo per chiudere i propri lavori, rettifico il suo pensiero, dicendo che essa deve chiuderli degnamente. (Applausi).
GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. Onorevoli colleghi, l’Assemblea ha esaurito la sua discussione sulla legittimità della proroga; quindi non rimane altro che stabilire il termine della proroga.
Come ha detto giustamente l’onorevole Piccioni, relatore della maggioranza della Commissione, il Governo, in seguito a comunicazioni ricevute da parte del Presidente di questa Assemblea sui pareri dei rappresentanti dei Gruppi circa la durata della proroga, ha tenuto presente tale richiesta insieme all’altra esigenza, manifestata dai Gruppi più numerosi dell’Assemblea, e ripetuta largamente dalla stampa, che la consultazione popolare dovesse farsi quanto più presto è possibile.
Non nascondo la mia impressione che questa esigenza l’ho vista molto attenuata qui dentro. In ogni modo questo non è più compito del Governo, ma è compito dell’Assemblea. In altri termini, con l’iniziativa presa in seguito alla richiesta fatta dal Presidente dell’Assemblea Costituente, il Governo ha dato modo all’Assemblea Costituente di potersi pronunciare, sia sulla questione della legittimità della proroga e sia sulla questione della durata della proroga.
Il Governo, presentando il disegno di legge con il termine dell’8 settembre, ha creduto di assolvere alle due esigenze, ossia concedere una proroga ristretta perché l’Assemblea possa completare i suoi lavori e mantenere la proroga nell’ultimo termine possibile per poter procedere all’elezioni nel novembre del 1947, ossia prima dell’inverno.
È necessario quindi che l’Assemblea, nella sua responsabilità politica e con la sua competenza costituzionale, esamini queste due esigenze: se l’Assemblea crede che nel termine previsto dal disegno di legge non potrà portare a complimento i suoi lavori, non potrà realizzare il fine precipuo per il quale essa è stata costituita, sarà l’Assemblea che dirà qual è il termine che ritiene necessario (Applausi) perché, in forma definitiva, possa dare una buona e una salda Costituzione alla nostra Repubblica. (Applausi).
PRESIDENTE. Abbiamo dunque, onorevoli colleghi, un testo proposto dalla maggioranza della Commissione e un testo della minoranza. Chiedo al Governo quale dei due accetta.
GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. Il Governo accetta il testo proposto dalla maggioranza della Commissione, in quanto, riferendosi al decreto legislativo del 16 marzo 1946, conferma il doppio termine: ossia la durata della Costituente sarà fino all’entrata in vigore della nuova Costituzione e non oltre il termine ultimo che sarà stabilito dall’Assemblea.
PRESIDENTE. Se l’Assemblea consente, passiamo all’esame degli articoli nel testo della Commissione.
L’articolo 1 è del seguente tenore:
«Il termine stabilito dall’articolo 4 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98, per la durata dell’Assemblea Costituente, è prorogato non oltre l’8 settembre 1947».
A questo articolo è stato presentato dagli onorevoli Gasparotto, Fabbri, Paratore e Bocconi il seguente emendamento:
«Alle parole: 8 settembre 1947, sostituire: 31 dicembre 1947».
Nessuno chiedendo di parlare, pongo in votazione questo emendamento.
Avverto che su di esso è stata presentata una domanda di appello nominale dagli onorevoli Nenni, Pertini, Togliatti, Farini, Barontini Anelito, Moranino, Farina, Basso, Rossi Maria Maddalena, Barbareschi, Amendola, Pellegrini e Grazia Verenin.
Comunico, inoltre, che è stata presentata una richiesta di votazione a scrutinio segreto dagli onorevoli Preziosi, Preti, Lami Starnuti, Filippini, Momigliano, Di Gloria, Mastino Pietro, Nasi, Candela, Villabruna, Varvaro, Crispo, Carboni, Bozzi, Pera, Canepa, Zanardi, Cairo, Cevolotto, Paris, Salerno, Bianchi Bianca, Molè, Gasparotto, Mazzoni, Reale Vito, Paratore, Bocconi, Martino Gaetano, Cuomo, Damiani, Piemonte e Gullo Rocco.
A norma di Regolamento, prevale la domanda di scrutinio segreto.
Votazione segreta.
PRESIDENTE. Procediamo alla votazione a scrutinio segreto. Si faccia la chiama.
SCHIRATTI, Segretario, fa la chiama.
(Segue la votazione).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione segreta, e invito gli onorevoli Segretari a procedere alla numerazione dei voti.
(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).
Risultato della votazione segreta.
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione a scrutinio segreto sull’emendamento presentato dall’onorevole Gasparotto e da altri deputati:
Presenti 435
Votanti 434
Astenuti 1
Maggioranza 218
Voti favorevoli 279
Voti contrari 155
(L’Assemblea approva l’emendamento).
Hanno preso parte alla votazione:
Abozzi – Adonnino – Aldisio – Allegato – Amadei – Ambrosini – Amendola – Andreotti – Angelini – Angelucci – Arata – Arcangeli – Assennato – Avanzini – Azzi.
Bacciconi – Baldassari – Balduzzi – Baracco – Barbareschi – Bardini – Bargagna – Barontini Anelito – Bassano – Basso – Bastianetto – Bazoli – Bei Adele – Bellato – Bellusci – Belotti – Bencivenga – Bennani – Bergamini – Bernabei – Bernamonti – Bernini Ferdinando – Bertini Giovanni – Bertola – Bertone – Bettiol – Biagioni – Bianchi Bianca – Bianchi Bruno –Bianchini Laura – Bibolotti – Binni – Bitossi – Bocconi – Bolognesi – Bonino – Bonomelli – Bonomi Ivanoe – Bonomi Paolo – Bordon – Borsellino – Bosco Lucarelli – Bosi – Bovetti – Bozzi – Braschi – Bruni – Bubbio – Bucci – Buffoni Francesco – Bulloni Pietro.
Cacciatore – Caccuri – Caiati – Cairo – Calamandrei – Calosso – Camangi – Campilli – Camposarcuno – Candela – Canepa – Cannizzo – Caporali – Cappa Paolo – Cappelletti – Cappi Giuseppe – Cappugi – Caprani – Capua – Carbonari – Carboni – Caristia – Carmagnola – Caroleo – Caronia – Carpano Maglioli – Cartia – Caso – Cassiani – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Castiglia – Cavalli – Cavallotti – Cerreti – Cevolotto – Chatrian – Chiaramello – Chieffi – Ciampitti – Ciccolungo – Cifaldi – Cimenti – Clerici – Codacci Pisanelli – Colitto – Colombi Arturo – Colombo Emilio – Colonna di Paliano – Colonnetti – Conci Elisabetta – Condorelli – Conti – Coppa Ezio – Coppi Alessandro – Corbi – Corbino – Corsi – Corsini – Cortese – Costa – Costantini – Cotellessa – Cremaschi Carlo – Cremaschi Olindo – Crispo – Cuomo.
Damiani – D’Amico Diego – D’Amico Michele – D’Aragona – De Caro Gerardo – De Filpo – De Gasperi – Del Curto – Della Seta – De Maria – De Martino – De Mercurio – De Michele Luigi – De Michelis Paolo – De Palma – De Unterrichter Maria – Di Fausto – Di Gloria – Dominedò – D’Onofrio – Dossetti.
Ermini.
Fabbri – Fabriani – Facchinetti – Faccio – Fanfani – Fantoni – Fantuzzi – Faralli – Farina Giovanni – Farini Carlo – Fedeli Armando – Ferrarese – Ferrari Giacomo – Ferrario Celestino – Ferreri – Fietta – Filippini – Finocchiaro Aprile – Fiore – Fiorentino – Fioritto – Firrao – Foresi – Franceschini – Froggio – Fuschini – Fusco.
Galati – Galioto – Gallico Spano Nadia – Garlato – Gasparotto – Gavina – Germano – Gervasi – Ghidetti – Ghidini – Ghislandi – Giacchiero – Giacometti – Giannini – Giordani – Giua – Gonella – Gorreri – Gortani – Gotelli Angela – Grassi – Grazi Enrico – Grazia Verenin – Grilli – Gronchi Guariento – Guerrieri Filippo – Gui – Guidi Cingolani Angela – Gullo Fausto – Gullo Rocco.
Imperiale – Iotti Leonilde.
Jacini – Jacometti – Jervolino.
La Gravinese Nicola – Lagravinese Pasquale – La Malfa – Lami Starnuti – Landi – La Rocca – Lazzati – Leone Francesco – Lettieri – Lizier – Lombardi Carlo – Lombardi Riccardo – Longo – Lopardi – Lozza – Luisetti – Lupis – Lussu.
Macrelli – Maffi – Maffioli – Magnani – Magrini – Malagugini – Maltagliati – Malvestiti – Mancini – Manzini – Marazza – Marconi – Marina Mario – Marinaro – Martinelli – Martino Gaetano – Marzarotto – Massola – Mastino Gesumino – Mastino Pietro – Mattarella – Mattei Teresa – Matteotti Carlo – Mazza – Mazzei – Mazzoni – Meda Luigi – Mentasti – Merighi – Merlin Angelina – Merlin Umberto – Mezzadra – Miccolis – Micheli – Minella Angiola – Minio – Molè – Molinelli – Momigliano – Montagnana Rita – Montalbano – Monterisi – Monticelli – Montini – Morandi – Moranino – Morelli Renato – Morini – Moro – Mortati – Moscatelli – Murgia – Musolino – Musotto.
Nasi – Negarville – Negro – Nenni – Nicotra Maria – Nitti – Nobile Umberto – Nobili Tito Oro – Noce Teresa – Notarianni – Numeroso.
Orlando Camillo – Orlando Vittorio Emanuele.
Pajetta Gian Carlo – Pajetta Giuliano – Pallastrelli – Paolucci – Paratore – Paris – Parri – Patrissi – Pecorari – Pellegrini – Penna Ottavia – Pera – Perassi – Perlingieri – Perrone Capano – Persico – Pertini Sandro – Perugi – Pesenti – Piccioni – Piemonte – Pignatari – Pignedoli – Pistoia – Platone – Pollastrini Elettra – Ponti – Porzio – Pressinotti – Preti – Preziosi – Priolo – Proia – Pucci – Puoti.
Quarello – Quintieri Adolfo.
Raimondi – Reale Eugenio – Reale Vito – Recca – Rescigno – Restagno – Ricci Giuseppe – Riccio Stefano – Rivera – Rodi – Rodinò Mario – Romano – Romita – Roselli – Rossi Giuseppe – Rossi Maria Maddalena – Rossi Paolo – Roveda – Rubilli – Ruggeri Luigi – Ruggiero Carlo – Ruini – Rumor.
Saccenti – Saggin – Salerno – Salizzoni – Salvatore – Sardiello – Scalfaro – Scarpa – Scelba – Schiavetti – Schiratti – Scoccimarro – Scotti Francesco – Segala – Selvaggi – Sereni – Sicignano – Siles – Silipo – Spano – Spataro – Stampacchia – Stella – Sullo Fiorentino.
Taddia – Tambroni Armaroli – Targetti – Taviani – Tega – Tessitori – Tieri Vincenzo – Titomanlio Vittoria – Togliatti – Tomba – Tonello – Tonetti – Tosato – Tosi – Tozzi Condivi – Tremelloni – Treves – Trimarchi – Tripepi – Trulli – Tumminelli – Turco.
Uberti.
Valenti – Vallone – Valmarana – Vanoni – Venditti – Vernocchi – Veroni – Viale – Vicentini – Vigna – Vigorelli – Vilardi – Villabruna – Villani – Vischioni – Volpe.
Zaccagnini – Zagari – Zanardi – Zannerini – Zerbi – Zotta – Zuccarini.
Si è astenuto:
Lucifero.
Sono in congedo:
Bernardi.
Canevari – Carratelli.
Lombardo Ivan Matteo.
Pellizzari.
Rapelli – Russo Perez.
Vinciguerra.
Si riprende la discussione del disegno di legge: Proroga del termine previsto dall’articolo 4 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98, per la durata dell’Assemblea Costituente (22)
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge.
Passiamo all’articolo 2, che dice:
«La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale».
A questo articolo l’onorevole Perassi ha presentato il seguente emendamento:
«Sostituirlo col seguente:
«La presente legge costituzionale sarà promulgata dal Capo dello Stato entro cinque giorni dalla sua approvazione ed entrerà in vigore il giorno stesso della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica».
L’onorevole Perassi ha facoltà di svolgerlo.
PERASSI. L’emendamento che ho presentato non ha bisogno di molti chiarimenti, anche perché ho motivo di credere che non darà luogo ad obiezioni.
Si tratta di mantenere la legge che stiamo approvando nella linea delle leggi costituzionali, la cui serie è stata aperta con la legge costituzionale 21 febbraio 1947, n. 1. In quella legge la formula usata fu precisamente questa: «La presente legge costituzionale sarà promulgata dal Capo dello Stato entro due giorni dalla sua approvazione».
Dato questo precedente, che corrisponde pienamente alla dizione dell’articolo 3 del decreto 16 marzo 1946, il quale attribuisce esclusivamente all’Assemblea Costituente la competenza in materia costituzionale, è opportuno che anche la legge attuale segua la stessa formula.
La circostanza che il disegno di legge sia stato presentato dal Governo, non ha a questo riguardo, evidentemente, nessuna rilevanza. L’importante è che la legge, che si sta approvando, segua, anche nella forma, il tipo delle leggi costituzionali, alle quali appartiene.
PRESIDENTE. Chiedo il parere della Commissione.
PICCIONI, Relatore. La Commissione accetta l’emendamento.
PRESIDENTE. Chiedo il parere del Governo.
GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. Il Governo non ha difficoltà di accettare questa modifica: è questione non solo di forma ma di squisita sensibilità costituzionale. Si tratta in sostanza di un provvedimento di ordine costituzionale, ed è bene seguire la forma che abbiamo dato e daremo alle leggi costituzionali. Il Governo non può che accettare l’emendamento Perassi.
PRESIDENTE. Pongo allora in votazione l’emendamento Perassi, sostitutivo dell’articolo 2:
«La presente legge costituzionale sarà promulgata dal Capo dello Stato entro cinque giorni dalla sua approvazione ed entrerà in vigore il giorno stesso della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica».
(È approvato).
Votazione segreta.
PRESIDENTE. Procediamo ora alla votazione a scrutinio segreto del disegno di legge. Si faccia la chiama.
SCHIRATTI, Segretario, fa la chiama.
(Segue la votazione).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione a scrutinio segreto e invito gli onorevoli segretari a procedere alla numerazione dei voti.
(Gli onorevoli segretari numerano i voti).
Risultato della votazione segreta.
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione segreta:
Presenti e votanti 307
Maggioranza 154
Voti favorevoli 292
Voti contrari 15
(L’Assemblea approva).
Hanno preso parte alla votazione:
Abozzi – Adonnino – Aldisio – Amadei – Ambrosini – Andreotti – Angelini – Angelucci – Arata – Arcaini – Arcangeli – Avanzini – Azzi.
Bacciconi – Balduzzi – Baracco – Bassano – Bastianetto – Bazoli – Bellato – Bellavista – Bellusci – Belotti – Bencivenga – Bennani – Benvenuti – Bergamini – Bernabei – Bernini Ferdinando – Bertini Giovanni – Bertola – Bertone – Bettiol – Biagioni – Bianchi Bianca – Bianchini Laura – Binni – Bocconi – Bonino – Bonomi Ivanoe – Borsellino – Bosco Lucarelli – Bovetti – Bozzi – Braschi – Bruni – Brusasca – Bulloni Pietro.
Caccuri – Caiati – Cairo – Calamandrei – Caldera – Calosso – Camangi – Campilli – Camposarcuno – Candela – Canepa – Cannizzo – Caporali – Cappa Paolo – Cappi Giuseppe – Cappugi – Carbonari – Carboni – Caristia – Caroleo – Caronia – Cartia – Caso – Cassiani – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Castiglia – Cavalli – Cevolotto – Chatrian – Chiaramello – Chieffi – Ciccolungo – Cifaldi – Cimenti – Clerici – Coccia – Colitto – Colombo Emilio – Colonna di Paliano – Conci Elisabetta – Condorelli – Conti – Coppa Ezio – Coppi Alessandro – Corbino – Corsi – Corsini – Cortese – Cotellessa – Cremaschi Carlo – Crispo – Cuomo.
Damiani – D’Amico Diego – D’Amico Michele – D’Aragona – De Caro Gerardo – De Caro Raffaele – De Falco– De Gasperi – Della Seta – Delli Castelli Filomena – De Maria – De Martino – De Mercurio – De Michele Luigi – De Palma – De Unterrichter Maria – Di Fausto – Di Gloria – Dominedò – Dossetti.
Ermini.
Fabbri – Fabriani – Facchinetti – Faccio – Fanfani – Fantoni – Federici Maria – Ferrarese – Ferrario Celestino – Ferreri – Fietta – Filippini – Finocchiaro Aprile – Firrao – Foresi – Franceschini – Froggio – Fuschini – Fusco.
Gabrieli – Galati – Galioto – Garlato – Gasparotto – Germano – Ghidini – Giacchiero – Giannini – Giordani – Gonella – Gortani – Gotelli Angela – Grassi – Grilli – Gronchi – Guariento – Guerrieri Emanuele – Guerrieri Filippo – Gui – Guidi Cingolani Angela – Gullo Rocco.
Jacini – Jervolino.
La Gravinese Nicola – Lagravinese Pasquale – Lami Starnuti – Lazzati – Lettieri – Lizier – Lombardi Riccardo – Longhena – Lucifero – Lussu.
Macrelli – Maffioli – Magrini – Malagugini – Malvestiti – Manzini – Marazza – Marconi – Marina Mario – Marinaro – Martinelli – Martino Gaetano – Mastino Gesumino – Mastino Pietro – Mastrojanni – Mattarella – Mattei Teresa – Mazza – Mazzei – Mazzoni – Mentasti – Merlin Umberto – Miccolis – Micheli – Molè – Momigliano – Monterisi – Monticelli – Morelli Luigi – Morelli Renato – Morini – Moro – Mortati – Murgia.
Nasi – Natoli Lamantea – Nicotra Maria – Nitti – Notarianni – Numeroso.
Orlando Camillo – Orlando Vittorio Emanuele.
Pallastrelli – Paolucci – Paratore – Paris – Parri – Pastore Giulio – Pat – Patrissi – Pecorari – Pella – Penna Ottavia – Pera – Perassi – Perlingieri – Perrone Capano – Persico – Perugi – Piccioni – Pignatari – Ponti – Porzio – Preziosi – Proia – Puoti.
Quarello – Quintieri Adolfo.
Raimondi – Reale Vito – Recca – Rescigno – Rivera – Rodi – Rodinò Mario – Rodinò Ugo – Romano – Roselli – Rossi Paolo – Rubilli – Ruggiero Carlo – Ruini – Rumor.
Saggin – Salerno – Salizzoni – Salvatore – Sampietro – Sardiello – Scalfaro – Schiavetti – Schiratti – Segala – Segni – Siles – Spataro.
Taddia – Tambroni Armaroli – Taviani – Tieri Vincenzo – Titomanlio Vittoria – Togni – Tomba – Tonello – Tosato – Tosi – Tremelloni – Treves – Trimarchi – Tripepi – Trulli – Tupini – Turco.
Uberti.
Valenti – Valmarana – Vanoni – Varvaro – Venditti – Veroni – Viale – Vicentini – Vigo – Vigorelli – Vilardi – Villabruna – Villani – Volpe.
Zaccagnini – Zanardi – Zerbi – Zotta – Zuccarini.
Sono in congedo:
Bernardi.
Canevari – Carratelli.
Lombardo Ivan Matteo.
Pellizzari.
Rapelli – Russo Perez.
Vinciguerra.
Interrogazioni ed interpellanze con richiesta di urgenza.
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate due interrogazioni con richiesta di risposta urgente.
La prima è dell’onorevole Tozzi Condivi, al Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere come intende contenersi dinanzi allo sciopero dipendenti Upsee ed Ucsee, quando questi dovrebbero provvedere al controllo per gli ammassi grano e mentre già il grano in qualche regione si sta trebbiando».
Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Sono in corso trattative in proposito. Spero che il Ministro dell’agricoltura e delle foreste sia in grado di rispondere nella prossima seduta.
PRESIDENTE. La seconda interrogazione è la seguente:
«Al Ministro dell’interno, per conoscere se è vero che gli organi di polizia di Palermo (Ispettorato di pubblica sicurezza, Brigata di carabinieri, Questura), siano in possesso di elementi secondo i quali la vita dei sottoscritti sarebbe minacciata dagli organizzatori dell’infame strage di Piana della Ginestra, e se non ritiene che il modo più efficace di tutelare la vita dei cittadini sia quello di reprimere energicamente ogni forma di delinquenza e in particolare di assicurare alla giustizia i responsabili diretti e indiretti della strage di Piana.
«Li Causi, Montalbano».
Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Nella prossima seduta il Ministro dell’interno preciserà quando intenda rispondere a questa interrogazione.
PRESIDENTE. Sono state presentate anche le tre seguenti interpellanze, con richiesta di svolgimento urgente:
«Al Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se non intenda dare esecuzione allo Statuto regionale sardo in conformità con l’impegno assunto dal Governo in occasione dell’approvazione dello Statuto siciliano, salvo il futuro coordinamento con la Costituzione.
«Mastino Gesumino, Murgia, Chieffi, Mannironi».
«Al Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se il Governo non intenda procedere immediatamente all’approvazione dello Statuto regionale sardo con modalità e cautele analoghe a quelle previste per lo Statuto siciliano in ordine al suo coordinamento con la Costituzione della Repubblica. Per sapere, altresì, se il Governo non ritenga opportuno fissare la data delle elezioni per l’Assemblea regionale sarda entro il termine più breve possibile.
«Laconi, Spano».
«Al Presidente del Consiglio dei Ministri, per chiedere che il Governo approvi subito lo Statuto regionale sardo, in conformità con la procedura usata per lo Statuto siciliano, ed in modo che possa essere presentato all’Assemblea Costituente per il coordinamento con la Costituzione dello Stato.
«Mastino Pietro, Lussu».
Chiedo al Governo quando intenda fissare lo svolgimento di queste interpellanze.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Sarei pronto a rispondere anche subito, qualora gli onorevoli presentatori consentano a trasformare le interpellanze in interrogazioni.
PRESIDENTE. Chiedo agli onorevoli interroganti se consentono a trasformare le loro interpellanze in interrogazioni.
LACONI. Sarei disposto allo svolgimento immediato della interpellanza, ma non alla trasformazione in interrogazione.
CHIEFFI. Mi associo all’onorevole Laconi.
LUSSU. Per accelerare la trattazione, accetterei la richiesta del Presidente del Consiglio.
MASTINO GESUMINO. Mi associo.
FUSCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FUSCHINI. Vorrei osservare che è costante consuetudine che il Governo non risponda ad interpellanze prima di avere ottenuto il voto di fiducia, perché non potrebbe assumere impegni.
DE GASPERI, Presidente dei Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Effettivamente il Governo non potrebbe assumere alcun impegno prima di avere ottenuto la fiducia dell’Assemblea.
PRESIDENTE. Le interpellanze potrebbero essere svolte nella prima seduta successiva a quella in cui il Governo avrà ottenuto il voto di fiducia.
(Così rimane stabilito).
SILIPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILIPO. Ho presentato il 12 giugno ai Ministri dei lavori pubblici, delle finanze e del tesoro e all’Alto Commissario per l’igiene e la sanità pubblica, una interpellanza relativa ai danni prodotti dall’ultimo terremoto in Calabria. Intendo ora trasformarla in interrogazione con carattere di urgenza.
PRESIDENTE. Poiché il Ministro dei lavori pubblici si è impegnato a rispondere lunedì prossimo ad altre interrogazioni sullo stesso oggetto, penso che il Governo potrà lunedì rispondere anche a quella dell’onorevole Silipo.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Consento.
PRESIDENTE. Lunedì prossimo si terrà seduta alle 16 per continuare la discussione sulle comunicazioni del Governo, premettendo lo svolgimento delle interrogazioni urgenti già fissato.
Interrogazione.
PRESIDENTE. Si dia lettura di una interrogazione pervenuta alla Presidenza.
SCHIRATTI, Segretario, legge:
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e del tesoro, per conoscere quali siano i motivi che ancora ostano ad omologare la deliberazione della Deputazione provinciale di Avellino, concernente la ricostituzione del Corpo dei cantonieri stradali.
«Detta deliberazione, benché approvata nella seduta del 19 ottobre 1946 dalla Sottocommissione per la riforma degli organici degli enti locali e inviata il 2 dicembre successivo per la controfirma del Ministro delle finanze e del tesoro, a distanza di oltre sei mesi non è stata ancora resa esecutiva. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«De Mercurio».
PRESIDENTE. L’interrogazione testé letta, per la quale si chiede la risposta scritta, sarà trasmessa ai Ministri competenti.
La seduta termina alle 13.10.
Ordine del giorno per la seduta di lunedì
16 giugno 1941.
Alle ore 16:
Seguito della discussione sulle comunicazioni del Governo.