ASSEMBLEA COSTITUENTE
CL.
SEDUTA POMERIDIANA DI VENERDÌ 13 GIUGNO 1947
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI
indi
DEL VICEPRESIDENTE PECORARI
INDICE
Presentazione di relazioni:
Presidente
Interrogazioni (Svolgimento):
Presidente
Scelba, Ministro dell’interno
Pressinotti
Caporali
Cappi
Bernamonti
Selvaggi
Sulle accuse mosse al Ministro dell’interno:
Presidente
Cifaldi
Taviani
Assennato
Chieffi
Pajetta Giancarlo
Scelba, Ministro dell’interno
Scoccimarro
Bellavista
Cerreti
Dossetti
Giannini
Lucifero
Codignola
Togliatti
Mastrojanni
Vernocchi
Nenni
Selvaggi
Gullo Rocco
Dugoni
Votazione nominale:
Presidente
Risultato della votazione nominale:
Presidente
Interrogazioni con richiesta d’urgenza:
Presidente
Gonella, Ministro della pubblica istruzione
Tupini, Ministro dei lavori pubblici
Grassi, Ministro di grazia e giustizia
Pignatari
Scelba, Ministro dell’interno
Segni, Ministro dell’agricoltura e delle foreste
Sull’ordine dei lavori:
Presidente
Interrogazioni (Annunzio):
Presidente
La seduta comincia alle 17.
MOLINELLI, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta pomeridiana:
(È approvato).
Presentazione di relazioni.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione nominata per l’esame del disegna di legge: «Proroga del termine previsto dall’articolo 4 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98, per la durata dell’Assemblea Costituente» ha presentato alla Presidenza la sua relazione.
È stata pure presentata una relazione di minoranza.
Ambedue le relazioni saranno stampate e distribuite in serata.
Interrogazioni.
PRESIDENTE. Ieri sera, in fine di seduta, il Ministro dell’interno, onorevole Scelba, aveva dichiarato di essere pronto a rispondere, all’inizio della seduta pomeridiana di oggi, alle interrogazioni presentate, con carattere d’urgenza, sui fatti di Cremona.
Chiedo all’onorevole Ministro dell’interno, se intende ora rispondere.
SCELBA, Ministro dell’interno. Sono pronto a rispondere.
PRESIDENTE. Le interrogazioni presentate sono le seguenti:
«Al Ministro dell’interno, sugli incidenti occorsi a Cremona la domenica 8 giugno ultimo scorso in occasione di un’assemblea politica, in conseguenza dei quali il questore di quella città è stato destituito dalla carica.
«Caporali».
«Al Ministro dell’interno, per sapere se il provvedimento nei confronti del questore di Cremona è stato preso al lume di precisi fatti controllati, o se invece è stato determinato da generiche informazioni, pervenutegli da fonti non completamente serene e disinteressate.
«L’interrogante è in condizione di affermare, dopo un’accurata inchiesta, che il questore di Cremona predispose regolare servizio d’ordine per garantire lo svolgimento del Congresso provinciale del fronte qualunquista.
«Senonché la popolazione di quella laboriosa e pacifica città, ravvisando, fra i partecipanti al Congresso in parola, taluni fra i più noti manganellatori, seviziatori, ufficiali di brigate nere e responsabili dell’invio di lavoratori nei campi della morte in Germania, di fronte a tanta provocazione, che coincideva con la giornata commemorativa di Giacomo Matteotti, non potevasi trattenere dal manifestare il suo disprezzo e la sua giusta indignazione.
«Dal sereno esame dei fatti, i quali si riducono a cazzottature e frasi dispregiative, l’interrogante deduce che il questore di Cremona non poteva che impiegare, a tutela dell’ordine, i mezzi normali, rifiutandosi di ricorrere a forme che potevano essere nei desideri di taluni ceti interessati.
«L’interrogante, rendendosi interprete del locale Comitato d’intesa della Repubblica, nel quale tutti i partiti democratici sono rappresentati, invita l’onorevole Ministro al riesame del provvedimento, ritenendolo un incoraggiamento alla riorganizzazione fascista.
«Pressinoti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere la reale entità degli incidenti avvenuti a Cremona l’8 giugno in occasione del Congresso provinciale del partito liberal-democratico dell’Uomo Qualunque.
«Cappi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere le ragioni che hanno determinato il grave provvedimento adottato in data 9 giugno a carico del questore di Cremona e la pubblicità data per radio al provvedimento stesso ancora prima che giungesse ufficialmente a destinazione.
«E per chiedere, inoltre, che con la stessa pubblicità venga ricondotto alle sue vere, modestissime proporzioni, l’episodio verificatosi domenica scorsa a Cremona, sul quale la stampa – male informata dall’Ansa e da altre fonti tendenziose di informazione – e la radio italiana e straniera hanno inscenato una montatura, il cui risultato non può essere altro che quello di invelenire la lotta politica e provocare nuovi incidenti.
«Bernamonti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere quali provvedimenti concreti sono stati presi in dipendenza dei gravi fatti di Cremona.
«Selvaggi».
L’onorevole Ministro dell’interno ha facoltà di rispondere.
SCELBA, Ministro dell’interno. Onorevoli colleghi, un prefetto ispettore inviato a Cremona per compiere una accurata inchiesta sui fatti e accertare tutte le responsabilità, trovasi tuttora sul posto, e per conseguenza oggi io non sono ancora in grado di precisare i fatti stessi variamente riferiti dalla stampa. Ma un fatto è pacifico, incontestabile: un partito politico, che in questa Assemblea ha una sua rappresentanza, non ha potuto tenere in una città capoluogo di provincia il suo Congresso regolarmente preannunciato, perché un gruppo di avversari politici bloccavano, fin dalle prime ore del mattino, gli accessi al luogo fissato per il Congresso, col proposito d’impedirlo, riuscendo nell’intento.
La pubblica sicurezza non poté impedire la violenza, perché, secondo rapporti ufficiali, non avendo il questore prevista la possibile violenza, non aveva chiesto tempestivamente rinforzi atti a fronteggiare la situazione e garantire le libertà politiche dei cittadini. Allorché, la mattina, si accorse del pericolo e chiese rinforzi, questi giunsero troppo tardi. Il Congresso, data la situazione, era stato nel frattempo sospeso.
In base a questi elementi fornitimi dalle Autorità locali ho ritenuto di disporre il richiamo del questore e la sua messa a disposizione, dando pubblica comunicazione del provvedimento.
Onorevoli colleghi, dovere primordiale di un Governo democratico è quello di garantire ed assicurare le libertà politiche e civili dei cittadini. Se l’autorità non riuscisse a realizzare questo, sarebbe l’anarchia, la rivolta. Di fronte alla carenza dei poteri dello Stato, i cittadini, i partiti cercherebbero in sé, nelle proprie forze armate, l’auto-difesa; e sarebbe la rovina della democrazia. L’esperienza l’abbiamo già fatta e le conseguenze sono ancora in atto.
Ora il fatto che un partito non abbia potuto tenere un Congresso, si noti, in un locale chiuso, e che la pubblica sicurezza non abbia saputo prevenire o reprimere la violenza inaudita, a me è parsa cosa di una particolare gravità; e non poteva passare sotto silenzio, senza creare precedenti assai pericolosi.
Il severo provvedimento preso a carico del questore di Cremona, per me, è non soltanto giusta punizione per la insufficienza del funzionario, ma monito a tutte le forze chiamate a presidiare la libertà dei cittadini, che nessuna debolezza sarà consentita nella difesa delle libertà democratiche; ed è manifestazione dei propositi del Governo di voler garantire a tutti i costi e con tutti i mezzi a disposizione, il patrimonio sacro della libertà, conquistata dal popolo italiano a prezzo di tanti sacrifici.
Nessuno, io penso, che abbia sinceramente a cuore le sorti della rinata democrazia in Italia, nessuno di coloro che, partiti e deputati che hanno qui dentro sancito col loro voto le libertà politiche, può solidarizzare con coloro, che io vorrei fossero senza partito, i quali si sono resi responsabili, in una città italiana, di un così grave attentato alle libertà costituzionali; e tutti, io mi auguro, vorranno trovarsi concordi nel deplorare il fatto e nell’approvare l’azione vigile del Governo per la tutela della libertà. (Vivissimi applausi al centro e a destra).
PRESIDENTE. L’onorevole Pressinotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.
PRESSINOTTI. Io non mi ritengo soddisfatto della risposta dell’onorevole Scelba, perché convengo che la Repubblica si difende mantenendo l’ordine, ma, specialmente in questi ultimi tempi, si è autorizzati a pensare che troppe forme repressive vengono adottate nei confronti del popolo, mentre troppi nemici del popolo agiscono indisturbati.
È evidente che sui fatti di Cremona si è fatta una speculazione da parte di determinata stampa. È evidente che il provvedimento di sostituzione del questore di Cremona è stato preso dall’onorevole Scelba quando non aveva ancora elementi sufficienti.
Abbiamo assistito per vent’anni a forme del genere e queste non possono venire approvate dai partiti democratici che anche a Cremona, in un ordine del giorno, hanno unanimemente riprovato questa forma. È provato da una mia inchiesta personale… (Rumori al centro).
Una voce. Bisogna nominarlo questore!
PRESIDENTE. Gli onorevoli colleghi hanno sentito dalla lettura delle interrogazioni che su ogni settore dell’Assemblea sono degli interroganti e pertanto ogni voce avrà possibilità di farsi sentire in maniera ordinata. Li prego di ascoltare senza interrompere.
PRESSINOTTI. È provato nella mia inchiesta personale che nel giorno 8 giugno a Cremona vennero mobilitate tutte le forze disponibili di polizia e del corpo dei carabinieri unitamente a 200 soldati in pieno assetto di guerra, di servizio. Quindi tutti i mezzi necessari furono impiegati. Ma esistono fatti che l’onorevole Scelba non conosce e non conosceva all’atto del provvedimento, e che, cioè, da tempo la popolazione di Cremona era contraria ad un lavorio sordo di riorganizzazione reazionaria appoggiata dagli agrari, di traffici d’armi il cui reperimento avvenuto anche nella sede dell’«Uomo Qualunque». Ad ogni modo io leggo la mozione votata da partiti ed associazioni, che rappresentano la grande maggioranza della popolazione della provincia di Cremona, mozione firmata dal partito socialista italiano, dal partito comunista italiano, dal partito socialista lavoratori italiani, dal partito repubblicano italiano, dall’ANPI, dai reduci, dai mutilati del lavoro, dai combattenti, dall’UDI, dal Fronte della Gioventù, dalla Camera del lavoro (Interruzione del deputato Giannini).
Il Comitato di difesa della Repubblica, dopo aver esaminato obiettivamente i fatti, ha deplorato l’atteggiamento assunto da certa stampa che ha cercato di metter su una grossolana montatura, con l’esagerazione dell’incidente stesso. Risulta infatti che, contrariamente a quanto è stato pubblicato, la forza pubblica non è stata in nessun caso travolta né oltraggiata e che il comportamento della folla, del resto non molto numerosa, è stato nei suoi riguardi corretto e composto. Si smentisce inoltre nella maniera più assoluta che vi siano state delle manifestazioni, delle bandiere rosse o simboli di partiti e che siano stati ricoverati o medicati individui nell’ospedale della guardia medica di Cremona. Lo sdegno dei presenti è stato provocato non già dal Congresso dell’Uomo Qualunque, che qualora agisca nella legalità, come ogni altro partito, ha il pieno diritto di riunirsi (Commenti), ma per la presenza di elementi notoriamente conosciuti come criminali, rastrellatori, trafficanti di armi automatiche (Rumori a destra) trovate anche nella stessa sede dell’Uomo Qualunque.
Le forze armate della polizia, dei carabinieri e dell’esercito, chiamate per il mantenimento dell’ordine pubblico, hanno assolto il loro compito con tatto e fermezza. È pertanto ingiustificato il provvedimento del Ministro dell’interno, che destituisce il questore prima ancora che abbia appurato i fatti.
Il Comitato di difesa protesta contro questa misura che colpisce ingiustamente un funzionario dello Stato che ha compiuto il suo dovere, evitando conseguenze gravi e ritiene che la motivazione stessa è senza fondamento, perché il Congresso, dopo i primi incidenti del mattino, era stato rinviato. Il Comitato di difesa della Repubblica ravvisa nella misura ingiustificata che è stata presa un incoraggiamento ai criminali fascisti che complottano nella sede dell’Uomo Qualunque in Cremona.
Io vorrei far rilevare un’altra cosa, cioè che questo fatto è stato una ancor maggiore provocazione nei confronti della pacifica e laboriosa cittadinanza cremonese, perché nello stesso giorno si svolgeva la commemorazione di Giacomo Matteotti; oratore ufficiale era un mio collega e compagno, l’onorevole Malagugini, commemorazione che ha avuto la commossa e totale partecipazione della cittadinanza sana di Cremona.
Io credo che il provvedimento dell’onorevole Scelba, adottato affrettatamente, si richiami ad altri provvedimenti che noi abbiamo esperimentati nei tragici venti anni di regime. (Applausi a sinistra).
PRESIDENTE. L’onorevole Caporali ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.
CAPORALI. Nemmeno io sono soddisfatto, in quanto ho avuto da Cremona un rapporto preciso sugli incidenti della giornata di domenica. Non bisogna mai dimenticare che Cremona è stata nell’Italia un feudo dell’impero mussoliniano. Non bisogna mai dimenticare che a Cremona si sono compiute, sotto il regime fascista, tutte le infamie che tutti conoscono. Ora è evidente, colleghi dell’«Uomo Qualunque», che quando qualcuno dei vostri viene a Cremona, sotto l’usbergo del vostro «Uomo Qualunque» e porta i gambaloni alla fascista e la camicia nera, è evidente (Rumori a destra – Interruzioni) che chi ha subìto tutto il peso della oppressione mussoliniana e farinacciana, si senta indignare e possa eventualmente reagire. Ed ha reagito, però, secondo il gusto e la tradizione della nostra bella popolazione cremonese.
Non ci sono stati feriti, c’è stato soltanto qualche schiaffeggiato: l’onorevole Venditti ha potuto constatare che i miei concittadini non gli hanno recato alcun malanno. Tuttavia vi è un problema grave ed è questo: il Ministro dell’interno ha preso un provvedimento prima di avere delle notizie precise su quello che era avvenuto a Cremona. (Rumori al centro e a destra). Onorevole Scelba, lei è siciliano e probabilmente non conosce l’atmosfera di una provincia che per venti anni è stata dominata dal «farinaccismo», e quindi non comprende questa ipersensibilità delle nostre popolazioni contro tutto ciò che ricorda appena la eventualità della rinascita fascista.
Io vorrei dire anche questo: la provincia di Cremona ha dato, nell’immediato periodo dopo la liberazione, un quantitativo limitato di crimini, di quei crimini di folla che sono un po’ comuni a tutte le popolazioni che hanno tanto sofferto nel lungo periodo di oppressione. È una gloria ed un onore per la mia provincia che non ci siano state queste vendette, che pure potevano apparire legittime (Rumori a destra). Posso deplorare quello che è avvenuto perché penso che tutti i partiti hanno il diritto di organizzarsi ed hanno diritto di fare in modo che le loro idee possano avere udienza. Penso però, onorevoli colleghi, che c’è troppo fascismo in Italia ed il fascismo continua ad esserci in tutti i partiti (Applausi a destra – Commenti), vi è un diffuso senso di intolleranza e di incomprensione della nostra libertà che è poi la libertà degli altri: vuol dire che gli italiani sono, purtroppo, ancora immaturi alla democrazia ed alla comprensione esatta della libertà. (Interruzioni – Rumori).
Io deploro quello che ha potuto fare, con troppa precipitazione, l’onorevole Scelba; deploro quello che è avvenuto, nella mia città., e mi auguro che l’Italia democratica e la Repubblica italiana sappiano conciliare i problemi e le esigenze della libertà e della democrazia. (Applausi).
PRESIDENTE. L’onorevole Cappi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.
CAPPI. Mi dichiaro soddisfatto, in linea di massima, delle dichiarazioni del Ministro dell’interno. Non ho fatto una inchiesta per conto mio, come l’onorevole Pressinotti, però qualche notizia ho cercato di averla. La verità, se non spiace ai colleghi, anche questa volta sta al centro. (Commenti a sinistra). I fatti, fortunatamente, non hanno avuto quella gravità che era apparsa dalle prime notizie dei giornali, e francamente io devo deplorare che un’agenzia ufficiosa abbia diramato in tutta Italia delle notizie esagerate. Credo che non sarebbe male sapere come e perché il corrispondente da Cremona dell’Ansa…
Una voce a sinistra. È un fascista!
SELVAGGI. Allora, perché non lo denunciate?
CAPPI. …che non conosco, abbia dato notizie simili.
Ad ogni modo, però, i fatti non vanno così minimizzati come dall’altra parte si cerca di fare. Voglio fare due semplici rilievi obiettivi. Si dice nella mozione del Comitato di difesa repubblicana, al quale la Democrazia cristiana non ha creduto di apporre la sua firma (Commenti a sinistra) emanando un altro comunicato proprio, che poche erano le persone dimostranti, le quali tenevano per di più un contegno composto; viceversa, numerose ed agguerrite, come è stato detto, erano le forze dell’ordine. Ed allora non si spiega perché, data la pochezza e la compostezza dei dimostranti e il largo spiegamento delle forze dell’ordine, il congresso non si sia potuto tenere. (Applausi al centro e a destra).
La seconda osservazione è questa: non si può, obiettivamente, parlare di provocazione. Bisognerebbe parlare forse di premeditazione, perché sta di fatto che prima ancora che comparissero i gambaloni e le camicie nere…
Una voce a sinistra. C’erano. (Interruzioni – Commenti).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non interrompano. Si grida quando si sentono cose piacevoli, si grida quando si sentono cose spiacevoli. Facciano silenzio, li prego.
CAPPI. Io non ho fatto apprezzamenti; non capisco queste interruzioni.
Agli accessi stradali che conducevano al luogo dove si doveva tenere il congresso, vi erano gruppi e gruppetti di persone fin dal mattino.
Detto questo, vorrei rivolgere, se mi è consentito, alla direzione del Partito liberal-democratico dell’Uomo Qualunque, un consiglio: credo che, specialmente nella mia città, non sarebbe male accogliere nel partito non uomini qualunque, ma uomini il cui passato dia per lo meno una minima garanzia di corrispondere anche agli altri due aggettivi di liberale e democratico. (Applausi a sinistra – Rumori).
È una disavventura, questa di avere certi relitti di un brutto passato, che può capitare anche ad altri partiti. (Commenti). In ogni modo, cerchiamo di essere almeno d’accordo in questo: nella soddisfazione che fatti gravi non siano avvenuti e nell’augurio che gli incidenti del genere, più o meno gravi, non abbiano più a ripetersi né a Cremona né in altre città. (Applausi al centro).
Una voce a sinistra. E il questore cosa ne pensa? (Commenti – Rumori).
PRESIDENTE. L’onorevole Bernamonti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.
BERNAMONTI. Non posso dichiararmi soddisfatto della risposta del Ministro Scelba. Egli dimostra di avere poca simpatia con le inchieste: se avesse aspettato il risultato della sua inchiesta, prima di prendere provvedimenti, sarebbe stato molto meglio. Ancora oggi questi risultati non ci sono, neanche parziali. Ora, veda, onorevole Scelba, le sue notizie sono parziali e unilaterali e quindi facilmente tendenziose.
Io mi sono recato personalmente a Cremona per rendermi ragione di come si sono svolti i fatti ed ho fatto la mia personale inchiesta. (Commenti – Rumori).
Ebbene, io sono in possesso di una documentazione di fotografie, di nomi e di stampa pubblicata a Cremona: quindi sono in grado di documentare, eventualmente, anche l’onorevole Ministro.
Per quanto riguarda il comunicato della Democrazia cristiana, che si è staccato da quello del Fronte di difesa repubblicana, leggerò io la valutazione dei fatti che è in esso contenuta: «La Democrazia cristiana deplora l’eccessiva deformazione e gonfiatura operata da una parte della stampa sugli incidenti verificatisi a Cremona domenica 8 giugno, in occasione del Congresso provinciale dell’Uomo qualunque.
«Parte della stampa ha esagerato i fatti. Invero non vi sono stati, per quanto consta, feriti.
«Riconosce che la presenza al Congresso di elementi oggi aderenti all’Uomo qualunque, che già appartenevano all’U.P.I.»…
Sapete che cosa significa l’U.P.I.?
GIANNINI. No! (Rumori – Commenti).
BERNAMONTI. «…già appartenenti all’U.P.I. e alle organizzazioni della repubblica fascista e che avrebbero dovuto avere il buon senso di non presentarsi in pubblico, costituiva, per la popolazione di Cremona, una grave provocazione». (Applausi a sinistra – Rumori).
SCELBA, Ministro dell’interno. Vuole continuare la lettura dell’ordine del giorno, per essere esatto, onorevole Bernamonti? (Commenti – Rumori).
BERNAMONTI. C’è poi la deplorazione.
Una voce al centro. Fuori le fotografie, per favore! (Rumori – Commenti – Scambio di apostrofi).
BERNAMONTI. Perché io non possa essere tacciato di parzialità verso il partito che rappresento, leggerò anche il resoconto di un giornale indipendente: «Poco dopo che gli iscritti e simpatizzanti, venuti anche dalla provincia, ebbero preso posto nel luogo della riunione, una folla composta di alcune centinaia di persone si stanziava in via Platina, all’imbocco di via XI Febbraio, con l’evidente intenzione di passare a vie di fatto contro i qualunquisti.
«Alcuni di questi ultimi, arrivati in ritardo, venivano identificati dalla folla che inveiva contro di loro e malmenava i malcapitati che tentavano di reagire».
Ora, quindi, vedete: la folla non si è scagliata contro coloro che volevano andare al congresso, ma contro i fascisti, quando ha visto le stesse grinte che aveva incontrato durante il ventennio fascista e dalle quali aveva tanto sofferto. (Applausi a sinistra – Rumori e proteste a destra).
Il partito qualunquista cremonese…
Una voce a destra. Perché non fanno lo stesso coi vostri?
Una voce a sinistra. Eravate tutti fascisti a Cremona! (Proteste a destra – Interruzioni).
PRESIDENTE. Onorevole Bernamonti, concluda: sono trascorsi i cinque minuti.
BERNAMONTI. Si sono presentati sul camion gli agrari fascisti della provincia. Per esempio, Vico Moscano è un paese vicino a Casalmaggiore che è stato la culla del fascismo e che ora è la culla del qualunquismo; ebbene, gli agrari qualunquisti di questo paese hanno avuto persino il toupet di chiedere la restituzione della casa del fascio. (Rumori).
PRESIDENTE. Onorevole Bernamonti, la prego di concludere.
BERNAMONTI. Aggiungo solo… (Rumori – Interruzioni).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, sono loro responsabili se l’onorevole Bernamonti non ha potuto utilizzare i suoi cinque minuti.
BERNAMONTI. Aggiungo dunque questo, che, nella provincia di Cremona, mentre non ha avuto luogo alcun episodio di violenza dal periodo della liberazione in poi, abbiamo avuto tre assassinî a danno di contadini ed operai.
Noi sappiamo che in tutta la provincia l’Uomo qualunque si arma: volete che possano rimanere tranquilli i lavoratori di Cremona? Il qualunquismo, quando ha la faccia che ispira umorismo dell’onorevole Giannini (Si ride – Commenti a destra), può sembrare anche simpatico; ma quando ha ancora la grinta di quegli agrari fascisti che spararono sui lavoratori, e dei quali uno pochi mesi or sono, a Scandolara Ravara ha sparato alla schiena ad un contadino che stava lavandosi ad una pompa, ed è tuttora a piede libero, cari miei, i contadini e i lavoratori hanno ragione di essere molto sospettosi. (Applausi a sinistra).
PRESIDENTE. L’onorevole Selvaggi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.
SELVAGGI. Onorevoli colleghi, non mi sono assentato da Roma e non ho potuto fare inchieste in loco (Commenti a sinistra); mi limiterò pertanto a porre alcune domande precise.
Anzitutto ringrazio per il riconoscimento che noi siamo qui legalmente. Se siamo qui legalmente, abbiamo il diritto di esercitare i diritti che la democrazia ci conferisce e che si chiamano: libertà di parola, libertà di riunione, libertà di pensiero; e non possiamo tollerare che queste libertà si vogliano coartare. (Interruzioni a sinistra).
Una voce a sinistra. Ma senza stivaloni!
SELVAGGI. E ora, le domande precise: se ci sono dei fascisti voi avete il mezzo e il diritto di denunziarli; ma non avete il diritto di lanciare delle accuse anonime con un metodo che è fin troppo facile.
Una voce a sinistra. A chi li vuol denunciare?
SELVAGGI. Se alla riunione sono intervenuti individui con gambali e camicia nera, perché non sono stati denunciati?
Dopo una serie di episodi come quello di Cremona, che non è che l’ultimo di una serie, parlate di provocazioni, di fascisti? Il nostro Comitato di Cremona ha inviato ai vostri partiti una lettera scritta, che è stata pubblicata, chiedendo che ogni partito comunichi i nomi dei propri iscritti. Si vedrà allora a quale parte appartengono questi manganellatori, dei quali ho sentito parlare. (Approvazioni a destra). E allora vedremo chi è in condizioni di scagliare la prima pietra; perché – signori – i littori fascisti si sa dove sono oggi. (Applausi a destra – Proteste a sinistra).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, li prego di rientrare nella tranquillità. Lo svolgimento delle interrogazioni è chiuso.
Sulle accuse mosse al Ministro dell’interno.
PRESIDENTE. Stamane, in fine di seduta, per accordo e consenso di tutta l’Assemblea, è stata rinviata al pomeriggio la comunicazione alla quale la Presidenza è stata impegnata dalla decisione presa ieri sera.
Ricordo che nel corso della discussione sulle comunicazioni del Governo, nell’intervento che egli ha fatto, l’onorevole Cerreti ad un certo punto ha pronunciato queste parole:
«Aggiungo che un altro elemento di preoccupazione seria, preoccupazione del modo come oggi è diretto il Ministero dell’interno, è che non si riesce più a mandare avanti le denunce documentate, presentate al Procuratore generale. Intervengono sempre dei prefetti che le trattengono, che le ritirano, quando non intervengono dei fonogrammi di cui io ho la copia, a mezzo dei quali si chiede che tale denuncia firmata dall’Alto Commissario non abbia luogo, o allorquando, con altro documento, si impedisce, o si vorrebbe impedire, che un comandante dei carabinieri proceda a una denuncia per un reato annonario vergognoso».
Successivamente l’onorevole Cerreti, nel corso sempre del suo intervento, ha detto:
«Insisto per la nomina di una Commissione parlamentare d’inchiesta per esaminare se le interferenze di cui ho accusato il Ministro dell’interno (Rumori – Interruzioni) per impedire che denunce fossero fatte, o che quelle già fatte andassero avanti…». I rumori hanno coperto la voce dell’oratore ma si comprende che egli volesse dire: «hanno avuto luogo». E infine ha aggiunto: «Tengo a precisare che sono giunto soltanto incidentalmente su una questione concreta che può toccare il metodo di direzione di un dicastero da parte di un collega o di un altro. Ma sono spinto, all’infuori delle ragioni politiche, a precisare che il fatto, o i fatti, a cui ho accennato esistono e che del fatto fondamentale ho qui il documento».
L’onorevole Scelba ha detto: «Desidero che l’onorevole Cerreti (ed è suo dovere, è sua lealtà di deputato e di gentiluomo) indichi e precisi i fatti affinché io possa essere messo in grado di rispondere, indipendentemente dalla Commissione di inchiesta, se i fatti sono veri o sono falsi».
A seguito di questa richiesta del Ministro dell’interno, l’onorevole Cerreti ad un certo punto ha esposto: «Come Alto Commissario per l’alimentazione, io ho dovuto, negli ultimi tempi, procedere ad una inchiesta rigorosa sulla situazione alimentare a Padova». E più oltre: «Ho mandato un ispettore, un capitano dei carabinieri, per fare la denuncia, prendendo la precauzione, forse dovuta alla mia attività clandestina, di fotografare tutti i documenti, in modo che non ci fossero dubbi, e pregandolo di non prendere contatto con la Prefettura di Padova, prima di aver presentata la denuncia al Procuratore. Fortunatamente non prese contatto. Con sua dichiarazione esplicita, presentandosi alla Prefettura, il signor Prefetto di Padova gli comunicava un telegramma del Ministro, col quale gli chiedeva di sospendere l’inchiesta in attesa di ulteriori disposizioni».
L’onorevole Scelba ha successivamente detto: «Ora l’onorevole Cerreti precisa i contorni della sua accusa e li precisa dicendo che un capitano dei carabinieri da lui inviato a compiere una ispezione a Padova, avrebbe avuto comunicazione da parte del Prefetto di un fonogramma che il Ministro dell’interno avrebbe inviato al Prefetto per sospendere l’inchiesta in attesa di ulteriori istruzioni».
E più oltre: «Prego l’onorevole Cerreti di volermi comunicare la data del fonogramma diretto dal Ministro dell’interno al Prefetto di Padova».
E ancora: «Ho il diritto di pretendere questo, perché, ripeto, un fonogramma ha una data ed ha un numero di protocollo».
E poi: «Io chiedo di essere messo in condizione di poter rispondere immediatamente all’onorevole Cerreti, chiedendo a lui che mi precisi pubblicamente, di fronte all’Assemblea – dal momento che possiede il documento – che mi precisi soltanto questo: la data del telegramma».
Ancora una frase dell’onorevole Scelba ripete la stessa richiesta: «Poiché egli ha fatto chiaro e preciso riferimento ad un documento di cui possiede la copia fotografica, io non vedo perché l’onorevole Cerreti non debba comunicare la data per accertare questo documento».
È stato in seguito a questo contrapporsi di domande, di risposte, di precisazioni che in fine di seduta ieri sera è stata votata la seguente risoluzione: «La Camera invita l’onorevole Cerreti a depositare presso il Presidente dell’Assemblea i documenti dai lui indicati nelle sue dichiarazioni, restando stabilito che l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea, esaminatili e sentito il Ministro Scelba, riferirà domattina all’Assemblea per le sue decisioni».
L’ora tarda a cui si chiuse ieri sera la seduta ha impedito che la consegna dei documenti avvenisse immediatamente. (Commenti al centro).
CHIEFFI. Non è esatto!
PRESIDENTE. Poiché l’onorevole Chieffi afferma non essere esatto, mi permetto ricordargli che ieri sera (ed egli lo sa) immediatamente dopo la seduta, l’Ufficio di Presidenza ha rivolto invito all’onorevole Cerreti di depositare i documenti. L’Ufficio di Presidenza si è riunito infatti (vi erano i tre Vicepresidenti, i Questori e parte dei Segretari) per ricevere appunto questa consegna, per quanto l’ordine del giorno votato dall’Assemblea stabilisse che i documenti dovessero essere consegnati al Presidente. Ho preferito fosse la Presidenza, e per l’appunto (e mi è parso che questa sensazione tutti avessero) l’ora tarda ha impedito che questo avvenisse immediatamente, perché l’onorevole Cerreti, uscito dal palazzo, come tutti i colleghi, non ha potuto rientrare ad un’ora in cui i membri della Presidenza potessero stare ad attenderlo. (Vive proteste al centro e a destra).
BENEDETTINI. Questo è fuggire di fronte all’Assemblea! (Rumori).
PRESIDENTE. I commenti si potranno fare dopo, ma per ora io sto riferendo obiettivamente su quanto è avvenuto. (Commenti).
Vorrei sapere che cosa c’è di non obiettivo in ciò che ho detto. (Commenti). È vero o non è vero, e me ne appello ai colleghi della Presidenza, che ieri sera dalla mezzanotte e mezzo ad oltre l’una nel mio gabinetto particolare abbiamo atteso? Questo è un dato obiettivo, e non comprendo per quale ragione si facciano commenti. (Interruzioni). Se vi saranno considerazioni da fare, si faranno dopo. Adesso, onorevoli colleghi, ascoltino la relazione.
Stamattina alle ore nove l’onorevole Cerreti è venuto e ha consegnato i documenti, i quali consistono in due fogli. Uno di essi è una lettera di accompagnamento del secondo. Sono due fogli scritti a macchina e recano la firma autentica di coloro che li hanno trasmessi all’Alto Commissario dell’alimentazione, che era in quell’epoca l’onorevole Cerreti.
Il secondo documento è costituito da una dichiarazione rilasciata dal funzionario del quale l’onorevole Cerreti aveva parlato nel corso del suo intervento di ieri: il funzionario che, inviato a Padova, era stato convocato dal Prefetto e aveva ricevuto dal Prefetto quella tale comunicazione. Nel documento è indicato ciò che particolarmente interessava ieri l’onorevole Scelba e con lui tutta l’Assemblea: è indicato il giorno e l’ora precisa nel quale la comunicazione telefonica è giunta al Prefetto di Padova, e la comunicazione è indicata sommariamente, perché non vi è il testo del fonogramma (Interruzioni – Rumori). Ho detto che è l’attestazione rilasciata dal funzionario il quale a Padova ha avuto quell’incontro col Prefetto e in essa è indicato il giorno e l’ora in cui la comunicazione telefonica è stata fatta da Roma al Prefetto di Padova. È indicata la persona che ha fatto per telefono la comunicazione, ed è indicata la sostanza della comunicazione stessa (Interruzioni). Non riesco a capire perché a queste informazioni che sto dando si debba rispondere con delle reazioni di carattere ingiustificato. Si parlerà dopo di questo. In questo momento prego di permettere che io informi l’Assemblea.
Questi sono i due documenti depositati dall’onorevole Cerreti alla Presidenza… (Interruzioni).
Una voce al centro. Si legga!
PRESIDENTE. Non sono autorizzato a leggere, poiché la Presidenza ha avuto semplicemente, secondo la dizione della risoluzione che i colleghi hanno votato ieri sera, l’incarico di ricevere i documenti, di esaminarli e di riferire all’Assemblea, perché la Assemblea prenda le sue decisioni… (Interruzioni – Commenti).
Perché io dia comunicazione all’Assemblea del documento, io chiedo che l’Assemblea me ne faccia esplicita richiesta. Fino a questo momento ho un solo dovere: quello di fare avere questi documenti a quelle persone od a quell’organo che l’Assemblea delibererà a questo scopo.
Se l’Assemblea nel suo complesso vuole averne comunicazione, essa lo decida ed io eseguirò. Aggiungo che l’onorevole Cerreti ha ritenuto opportuno e necessario, dal suo punto di vista, di consegnarmi anche un breve pro-memoria nel quale sono riassunti i fatti nel cui quadro si è svolto l’episodio al quale si è riferito nel suo intervento d’ieri. E con questo l’incarico che ieri sera l’Assemblea ha dato alla Presidenza è esaurito: era un incarico di carattere non so se interlocutorio o pregiudiziale: sta in questo momento all’Assemblea trarne le conseguenze e svolgerlo con i mezzi che riterrà più opportuni.
CIFALDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIFALDI. Desidero pregarla di voler dare lettura, all’Assemblea, della relazione che l’onorevole Cerreti ha ricevuto in conseguenza dell’inchiesta da lui ordinata. Credo che quando sarà stata data comunicazione all’Assemblea del testo di questi documenti, potrà l’Assemblea decidere quello che crede di fare nella sua sovranità. L’onorevole Presidente ha riassunto quanto è contenuto in questa comunicazione. L’Assemblea credo abbia ora interesse, e direi il diritto, di sentire il testo integrale del documento, in maniera da poter prendere le deliberazioni conseguenti al contenuto del documento stesso.
TAVIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TAVIANI. Volevo fare la medesima richiesta e mi associo a quanto ha detto l’onorevole Cifaldi.
PRESIDENTE. Comunico che l’onorevole Benedettini si è associato con richiesta scritta. Se non vi sono altre osservazioni, do lettura del documento. (Rumori al centro – Commenti prolungati).
ASSENNATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ASSENNATO. Si fa preghiera perché l’onorevole Presidente dia lettura di tutto il carteggio trasmesso dall’onorevole Cerreti cioè degli altri documenti e del pro-memoria allegato.
CHIEFFI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CHIEFFI. Ho fatto una breve interruzione, quando il Signor Presidente comunicava che, a causa dell’ora tarda, l’onorevole Cerreti non aveva potuto depositare i documenti. La mia interruzione aveva fondamento per il fatto che il Signor Presidente ieri aveva fatto sapere ai membri della Presidenza che l’onorevole Cerreti sapeva che lo si attendeva, tanto che il Signor Presidente ha fatto una dichiarazione alla stampa (Interruzioni a sinistra); leggo la dichiarazione testuale, che egli ha fatto ai giornalisti: «Ho fatto sapere all’onorevole Cerreti che lo attendo nel mio ufficio». Quindi, l’onorevole Cerreti sapeva che lo si attendeva (Rumori a sinistra – Commenti); questo ha molta importanza. «La Costituente lo ha impegnato a depositare il documento e quindi non vedo perché non lo dovrebbe consegnare».
Durante la notte (Rumori a sinistra) vi è stato un allarme a Montecitorio, perché si riteneva che l’onorevole Cerreti sarebbe venuto verso le tre di notte. La presentazione dei documenti da parte dell’onorevole Cerreti è avvenuta semplicemente alle 9 di questa mattina. È una cosa strana – non so se sia lecito svelare un segreto riservato all’ufficio di Presidenza – ma dato che ormai è stata data lettura pubblica del documento, devo fare osservare che la lettera del capitano dei carabinieri non porta alcuna piegatura e non è scritta su carta intestata dell’Alto Commissariato (Rumori a sinistra) e quindi può far supporre che sia stata approntata questa notte. (Applausi al centro –Rumori e proteste a sinistra).
Una voce a destra. È stata fabbricata in casa!
CHIEFFI. Ad ogni modo devo fare osservate che il documento era indirizzato all’Ispettorato generale della SEPRAL ed è strano che questo documento indirizzato ad un servizio della SEPRAL nella sua edizione originale sia nelle mani dell’onorevole Cerreti. (Applausi a destra e al centro – Rumori a sinistra).
Questa considerazione fa rafforzare in me il sospetto che, non avendo l’onorevole Cerreti presentato il documento nella nottata, nonostante fosse stato avvertito dall’ufficio di Presidenza, e non essendo l’onorevole Cerreti intervenuto alla fine della seduta notturna, nonostante che il Signor Presidente lo avesse chiamato, la lettera è stata solo consegnata questa mattina alle 9, nella forma che io ho detto, e poiché un documento di pertinenza della SEPRAL si trovava nelle mani dell’onorevole Cerreti, tutto mi fa supporre che il documento non sia autentico e che invece sia stato fatto questa mattina. (Applausi al centro ed a destra – Rumori e commenti a sinistra).
PAJETTA GIANCARLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAJETTA GIANCARLO. Confesso che le parole del collega che ha parlato, mi hanno gravemente preoccupato. Io credo che in tutti i banchi dell’Assemblea sia la stessa preoccupazione e da questa preoccupazione credo che possa sorgere una richiesta comune: una Commissione di inchiesta che indaghi. (Approvazioni a sinistra – Rumori vivissimi al centro e a destra).
PRESIDENTE. Mi perviene una mozione d’ordine firmata dagli onorevoli Sardiello, Magrini, Preziosi e Candela, con la quale si chiede che sia data lettura di tutti i documenti presentati dall’onorevole Cerreti e sia data poi la parola all’onorevole Scelba per rispondere e successivamente sia aperta la discussione.
D’altra parte, anche l’onorevole Assennato aveva già rivolto la prima delle richieste contenute nella mozione d’ordine. Ritengo che, non essendovi osservazioni, la mozione d’ordine debba ritenersi accettata.
(Così rimane stabilito).
Leggo allora i documenti.
La lettera d’accompagnamento è così redatta…
Una voce a destra. Il numero di protocollo!
PRESIDENTE. Desidera anche le impronte digitali? (Si ride).
Voci al centro. Desideriamo sapere se c’è o no.
PRESIDENTE. Io mi stupisco che di fronte ad un fonografo qualcuno si permetta di protestare contro le parole che lo strumento pronuncia. In questo momento non sto che leggendo. I commenti li facciano dopo. La mozione d’ordine che è stata accettata rinvia a fra poco le discussioni che potranno anche comprendere questi commenti. Per il momento mi permettano di leggere.
«Alto Commissariato dell’alimentazione
Servizio centrale ispettivo
Roma, 23 maggio 1947.
Al signor Ispettore generale – Sede
«Riferisco, a richiesta, che, durante l’inchiesta giudiziaria da me eseguita a Padova, sono stato convocato il giorno 13 corrente alle ore 11.30 nell’ufficio del prefetto, il quale mi riferì che la sera precedente alle ore 20.30 aveva ricevuto telefonicamente l’incarico dal Capo di Gabinetto del Ministro dell’interno onorevole Scelba, di comunicarmi di sospendere l’inchiesta in attesa di ulteriori disposizioni.
«Feci presente al prefetto che l’inchiesta era stata ultimata e che avevo già presentato regolare rapporto giudiziario al signor Procuratore della Repubblica di Padova.
Il capitano dei carabinieri
firmato: Giuseppe Cancilla».
(Commenti).
Ed ecco ora il promemoria:
«All’Onorevole Presidente della Assemblea Costituente
Onorevole Presidente,
Dopo aver ottemperato all’obbligo di consegnare il documento originale concernente l’interferenza degli Interni sui fatti di Padova, da me denunciati ieri alla Camera, mi sento in dovere di inviarle il presente promemoria a illustrazione delle conclusioni del mio discorso.
Sui fatti di Padova. – Nella terza decade di gennaio fu fermato dalla squadra annonaria di Grosseto un autotreno con 160 quintali di pasta e farina indirizzati alla Pontificia Commissione Assistenza di Roma. Il fermo fu originato dalla falsificazione della data della bolletta. Successivamente per l’intervento della Commissione Pontificia di Roma e di Padova e della questura di Padova, la questura di Grosseto revocò il fermo del Toffanin accompagnatore della merce e il rilascio del carico che fu fatto proseguire per Roma – alla Commissione Pontificia – per l’intervento di Monsignor Buccefari di Roma. La pratica fu archiviata.
Dopo il mio arrivo all’Alto Commissariato, a seguito di una circostanziata segnalazione da Grosseto, feci riaprire l’inchiesta dall’Ispettore generale, il quale si recò a Grosseto, conferì con il questore e risulta che questo fu dal mio funzionario rimproverato per la leggerezza con cui la pratica era stata condotta.
Il questore, a sua discolpa, mostrò e dette copia di tutta la documentazione in suo possesso. L’Ispettore generale proseguì per Padova e ordinò all’Ispettore regionale dell’Alimentazione, dottor Soldan, di sequestrare tutti i bollettari in possesso della Sepral di Padova. Dall’esame di detti bollettari risultò:
1°) che la bolletta n. 10111 era stata alterata;
2°) che la merce non era indirizzata alla Commissione Pontificia Assistenza di Roma;
3°) che il mittente della merce non era la Commissione Pontificia di Padova;
4°) che il traffico era fatto da Padre Bianchi, fuori dell’Abbadia di Santa Giustina col beneplacito dei dirigenti della Sepral e del Prefetto di Padova;
5°) che il traffico non era soltanto di 160 quintali di cui alla bolletta n. 10111, ma era fatto su larga scala per migliaia di quintali di pasta, farina, grano, granoturco, zucchero e latte in polvere e olio.
Gli elementi di cui al punto cinque furono accertati e documentati dal dottore D’Amore dei servizi amministrativi dell’Alto Commissariato, il quale, trovandosi a Venezia, era stato invitato dall’Ispettore generale ad eseguire una rigorosa inchiesta. Successivamente, dopo le relazioni degli Ispettori, fu inviato a Padova un Capitano dei carabinieri che procedette, dopo tutti gli interrogatori del caso, alla denuncia alla Procura della Repubblica di Padova di tutti i responsabili fatta eccezione per la Commissione Pontificia di Roma, pur avendo essa compiuto un reato di ricettazione col suo intervento su Grosseto, avendo dichiarato che la merce era propria; e i signori Monsignor della Zuana, della Commissione Pontificia di Padova e Monsignor Buccefari della C.P. di Roma, pur essendo imputabili di occultazioni di reato, sapendo, sia l’uno che l’altro, che la merce apparteneva alla Commissione Pontificia di Assistenza. Queste eccezioni furono fatte dal Capitano, nell’intento di non far troppo dilagare lo scandalo rimettendo queste eventuali denunce alle risultanze dell’istruttoria stessa.
Aggiungo che pressioni particolari furono esercitate su di me, affinché rinunciassi a demandare i fatti alla Autorità giudiziaria, dall’onorevole Saggin, Alto Commissario Aggiunto e sull’Ispettore generale da parte dello stesso onorevole Saggin e da Padre Angeli, giunto specialmente da Padova, in aereo, assieme ad un Sindaco comunista.
Fatti di Montorio Romano. – Debbo segnalare che con fonogramma n. 1572 U.D.A. del 6 corrente ore 14 a firma del Prefetto di Roma si è chiesto all’Alto Commissario di sospendere la denuncia essendo il Sindaco e l’Assessore dell’Annona di Montorio Romano incolpati di sottrazione di generi razionati.
Negli archivi dell’Alto Commissariato esiste tutta la pratica.
La denuncia firmata da me il 30 maggio, ha però avuto corso solo il 4 giugno.
Infrazioni annonarie a Luringa (Catanzaro). – Denuncia alla Procura della Repubblica di Nicastro del 28 febbraio così motivata:
1°) per avere il Sindaco, dottore Perugini Fortunato, fatto restituire oltre 400 cedole e buoni di prelevamento di generi da minestra già decurtati dalle carte annonarie a produttori approvvigionati per l’intiero anno;
2°) per non avere il citato Sindaco obbligato n. 175 produttori a fornirsi di bollette di macinazione, produttori che avevano già denunziato all’U.C.S.E.A. i cereali prodotti;
3°) per non avere obbligato 25 produttori a definire la loro pratica di rilascio definitivo della bolletta macinazione in sostituzione di quella rilasciata in via provvisoria;
4°) per avere distribuito alla popolazione grammi 250 di pane in luogo di grammi 235 confezionati con farina all’85 per cento;
5°) per sottrazione al normale consumo di quintali 8,40 di orzo destinati, dietro assegnazione della S.E.P.R.A.L., alla popolazione di Curinga; orzo ripartito invece fra alcuni componenti del Consiglio comunale, a loro amici e parenti.
I denunciati sono: sindaco, vice-sindaco e i consiglieri comunali Senese Pietro e Palleria Giuseppe, ed altri.
L’Alto Commissariato avuto sentore, a seguito di manifestazioni di malcontento da parte della popolazione, che la denuncia non era istruita, chiese spiegazioni al Direttore della S.E.P.R.A.L. di Catanzaro e all’Ispettore regionale della Calabria, circa i provvedimenti presi dalle Autorità prefettizie a carico degli accusati. A risposta del nostro intervento ci fu un intervento del Ministro Scelba, con lettera in data 10 maggio 1947 protocollo 4176/838A per dire che non era di nostra competenza il passo su riferito. (Originale archivio Alto Commissariato). Constato che a tutt’oggi nulla si è fatto per colpire gli amministratori imputati dei reati suesposti.
Questo le dovevo, onorevole Presidente, a illustrazione di certe parti del mio intervento di ieri alla Camera.
Con deferenza
Firmato: Giulio Cerreti».
13 giugno 1947.
La seconda parte della mozione d’ordine approvata dall’Assemblea chiede che sia data la parola all’onorevole Scelba per la risposta. Se l’onorevole Scelba intende parlare, ne ha facoltà.
SCELBA, Ministro dell’interno. Onorevoli colleghi, ieri l’onorevole Cerreti nel suo discorso dichiarava esplicitamente che il Ministro dell’interno aveva mandato un telegramma al Prefetto di Padova, invitandolo a sospendere l’inchiesta in attesa delle proprie istruzioni. Questo era stato riferito all’onorevole Cerreti dal capitano dei carabinieri, al quale egli aveva dato l’incarico di presentare la denuncia. L’onorevole Cerreti dichiarò pubblicamente e ciò è risultato dalla lettura fatta del Presidente, che aveva copia del telegramma inviato dai Ministro Scelba.
Io chiesi ripetutamente all’onorevole Cerreti di voler precisare la data del telegramma o del fonogramma che il Ministro dell’interno aveva mandato e di voler precisare, eventualmente, anche il numero di protocollo, perché i telegrammi e i fonogrammi hanno un loro numero di protocollo. Non riuscii ad ottenere soddisfazione in questo senso, pur avendo sbandierato, in quest’Assemblea, lo stesso onorevole Cerreti la copia del documento.
A seguito della discussione l’onorevole Cerreti ha depositato stamani un documento. I giuristi che sono qui presenti possono insegnare a me che cosa è un documento. (Interruzioni – Rumori a sinistra).
Si tratta di una dichiarazione, possiamo dire di una attestazione, o di una testimonianza, rilasciata dal Capitano dei Carabinieri, cui il Cerreti aveva commesso di presentare la denuncia, nella quale si dichiara che, recatosi a Padova, egli sarebbe stato chiamato dal Prefetto del posto, che a lui avrebbe comunicato che, la sera avanti, aveva ricevuto una comunicazione dal Capo di Gabinetto del Ministro dell’interno con la quale lo si invitava a sospendere una inchiesta, in attesa di istruzioni.
È questo il contenuto del documento a cui si è riferito il Presidente e che è stato depositato stamane dall’onorevole Cerreti.
Allora, una prima precisazione mi pare vada fatta, ed è questa: che non esiste né un telegramma, né un fonogramma del Ministro dell’interno al Prefetto di Padova. (Commenti – Interruzioni all’estrema sinistra). Noi dobbiamo cercare la verità, e la verità richiede precisazioni. Non esiste, quindi – e non è provato, anzi risulta perfettamente il contrario – un documento, o un telegramma, o un fonogramma mandato dal Ministro dell’interno. Esisterebbe invece una comunicazione, una conversazione telefonica, avvenuta col Capo di Gabinetto del Ministro dell’interno. Io dichiaro di fronte all’Assemblea che intendo assumere la piena responsabilità dell’operato del mio Capo di Gabinetto. (Applausi al centro).
Una voce all’estrema sinistra. È una confessione.
SCELBA, Ministro dell’interno. Intendo assumerla pienamente, e posso farlo perché il contenuto stesso della comunicazione riferita dal Capitano dei carabinieri è tale che entra nel pieno e legittimo diritto del Capo di Gabinetto.
Noi, come Ministero dell’interno, riceviamo tutti i giorni centinaia di telegrammi e di segnalazioni. Ora, un Capo di Gabinetto diligente, la mattina, prima ancora che il Ministro si rechi in ufficio, ha già fatto lo spoglio di questi telegrammi e, per suo conto, ha già dato le disposizioni necessarie del caso.
Ripeto ancora, ed aggiungo, che le denunce all’autorità giudiziaria per fatti del genere debbono essere fatte sentito il parere del Prefetto; e se il Capo di Gabinetto viene informato, da una comunicazione qualsiasi, che c’è un fatto, uno scandalo, o qualche cosa che può turbare la vita politica del Paese, il Ministro dell’interno, o il suo organo, attraverso il Capo di Gabinetto, ha il diritto di indagare e di chiedere informazioni e precisazioni per suo conto. Ha questo diritto.
L’onorevole Cerreti ci ha dichiarato che egli, per considerazioni di alta politica, per non turbare la pace tra i partiti che stavano al Governo, per non denunciare un fatto molto grave, che avrebbe fatto scalpore nel Paese egli, che pure è espressione e rappresentante di un organo squisitamente tecnico, quale Alto Commissario per l’Alimentazione, aveva ritenuto di soprassedere alla denuncia dei fatti, che egli ha denunciato soltanto il 12 maggio, due giorni dopo le dimissioni del Gabinetto.
Se l’Alto Commissario per l’Alimentazione, organo squisitamente tecnico, riteneva che, per motivi politici, poteva o meno soprassedere ad una denunzia, ritengo che il Ministro dell’interno, organo squisitamente politico, avesse il diritto di informarsi di queste circostanze per poter esprimere anche ed eventualmente il proprio avviso sulla questione, tanto più, ripeto, che denunzie di questo genere – a quanto consta a me, e non so se la legislazione di guerra fatta dal fascismo sia stata modificata – denunzie di questo genere non possono essere presentate, se non sentito il parere del Prefetto.
Una voce a sinistra. È stata modificata! (Commenti).
SCELBA, Ministro dell’interno. Ripeto che posso assumere pienamente la responsabilità dell’azione del mio Capo di Gabinetto, se avesse agito in questo senso, perché il Ministero dell’interno, ripeto, come organo squisitamente politico, aveva il diritto di informarsi sull’esistenza di un fatto di questo genere.
Ma, onorevoli colleghi, di fronte alla denunzia fatta dall’onorevole Cerreti ieri, che esisteva un telegramma del Ministro dell’interno, di cui egli dichiarava di possedere la copia…
Una voce al centro. Fotografica!
SCELBA, Ministro dell’interno. …oggi abbiamo una semplice dichiarazione, dichiarazione – notate – fatta su richiesta, cioè a questo fine specifico di documentare e di provare l’interferenza del Ministro dell’interno in questa faccenda, perché il documento dice: «Riferisco, a richiesta, che, ecc.»
Una voce al centro. Il 23 maggio! (Commenti).
SCELBA, Ministro dell’interno. Io non intendo minimamente mettere in dubbio il valore di detto documento. Sarà vero, non sarà vero, sarà autentico, non sarà autentico (Rumori a sinistra), non importa. Io intendo prenderlo per autentico, nella sua autenticità e nel suo contenuto.
Permettano gli onorevoli colleghi che io senta se questa dichiarazione privata rilasciata dal capitano dei carabinieri corrisponda al vero, cioè a dire se l’organo dipendente dal Ministero effettivamente ha fatto questa comunicazione.
È un mio diritto di indagare; io, come capo responsabile dell’Amministrazione, ho il diritto di domandare al prefetto di Padova, se è vero, se è esatto che egli ha fatto al capitano dei carabinieri quella comunicazione.
Io intendo esercitare questo mio diritto e riferire all’Assemblea appena avrò potuto compiere l’indagine. (Rumori a sinistra – Commenti – Scambio di apostrofi).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, facciano silenzio!
SCELBA, Ministro dell’interno. Io vorrei dichiarare all’Assemblea che le indagini da me tempestivamente fatte stamane sono in contrasto con i risultati e con la dichiarazione rilasciata dal capitano dei carabinieri.
Ma io non posso limitarmi a fare mere affermazioni verbali; io desidero fornire all’Assemblea delle documentazioni, così come ha fatto l’onorevole Cerreti. Io intendo cioè esercitare il mio diritto di capo dell’amministrazione. E poiché non risulta che sono stato io a… (Rumori – Interruzioni).
PRESIDENTE. Facciano silenzio!
SCELBA, Ministro dell’interno. Ho dichiarato, mi pare abbastanza esplicitamente e chiaramente, che ritengo di assumermi tutte le responsabilità. (Rumori). Ho dichiarato, in secondo luogo, che ritengo l’atto e il gesto compiuto nel pieno esercizio delle funzioni del Ministero dell’interno, atto squisitamente politico, atto dell’amministrazione dell’interno perfettamente legittimo.
In quanto poi al pro-memoria che l’onorevole Cerreti ha creduto di accompagnare al documento, io manifesto la mia sorpresa per il fatto che il Presidente abbia ritenuto di accogliere siffatto documento, che non è poi un documento, poiché l’Assemblea ieri sera aveva dato mandato alla Presidenza di accogliere i documenti cui ieri l’onorevole Cerreti aveva fatto cenno. (Rumori – Proteste a sinistra).
PRESIDENTE. Facciano silenzio! Lascino proseguire.
SCELBA, Ministro dell’interno. Manifesto dunque la mia sorpresa, poiché esisteva un voto formale e preciso della Assemblea sul mandato conferito alla Presidenza. Ed inoltre, se all’onorevole Cerreti è stata data la possibilità di presentare un pro-memoria, un appunto, una comparsa, come si direbbe in termini civili, in cui si fa riferimento ad altri fatti di cui ieri non si era parlato e se di questo pro-memoria il Ministro dell’interno non ha avuto alcuna comunicazione né dal Presidente, né dalla Presidenza (Approvazioni al centro), salvo la comunicazione data qui all’Assemblea, mettendo me in condizione di non poter rispondere anche per la complessità dei fatti che nel pro-memoria stesso sono esposti, io credo di aver almeno un diritto pari a quello dell’onorevole Cerreti, di poter presentare alla Presidenza una memoria aggiunta in risposta a quella presentata dall’onorevole Cerreti. (Applausi al centro).
Io non avrei altro da aggiungere. Mi riservo, se mi sarà consentito, di comunicare all’Assemblea i risultati, documentati naturalmente, delle indagini che esperirò nell’ambito della mia Amministrazione (Interruzioni e commenti a sinistra) e di presentare le conclusioni (Rumori a sinistra).
PRESIDENTE. Facciano silenzio, perché l’onorevole Scelba possa proseguire.
SCELBA, Ministro dell’interno. Assicuro l’Assemblea che mi riservo di dare comunicazione, non nascostamente, né alle 9 del mattino, ma in pubblica seduta, dei risultati delle indagini che saranno da me esperite e di presentare una memoria per illustrare il pro-memoria dell’onorevole Cerreti. (Vivi applausi al centro e a destra – Rumori a sinistra – Commenti).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, darò la facoltà di parlare a chiunque la chieda.
Desidero poi notare, per mio conto, che stamane ho comunicato personalmente all’onorevole Scelba che l’onorevole Cerreti, avendomi consegnato due documenti, si era riservato di consegnarmi in successione di tempo, un appunto o pro-memoria. Non è pertanto riuscita del tutto nuova all’onorevole Scelba l’esistenza di questo pro-memoria. (Interruzioni al centro – Proteste).
In secondo luogo rammento all’Assemblea che se ho dato lettura del pro-memoria è perché l’Assemblea, unanime, mi ha invitato a farlo. (Applausi a sinistra – Commenti).
SCOCCIMARRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCOCCIMARRO. Onorevoli colleghi, io credo che non siamo qui in un tribunale, ma bensì in una Assemblea politica. Sulla questione se i documenti presentati possono o no considerarsi tali dal punto di vista giuridico, cioè, se rivestono o no le forme legali, potrà giudicare una commissione. (Proteste al centro e a destra).
Per noi quel che importa è che ci troviamo di fronte ad una indicazione di fatti, e vogliamo sapere se quei fatti sono veri o falsi. (Rumori al centro e a destra).
L’Assemblea si trova di fronte a un dilemma: o c’è una scorrettezza da parte dell’Amministrazione, o c’è una scorrettezza da parte dell’onorevole Cerreti. (Commenti al centro e a destra).
Noi abbiamo il diritto di sapere se la dichiarazione fatta dall’onorevole Cerreti era legittima o no, se ha detto il vero o no (Commenti al centro e a destra), come abbiamo diritto di sapere se l’intervento dell’Ammirazione in episodi come questi è un fatto senza importanza, o richiede invece un giudizio da parte nostra.
Intanto devo rilevare che in quella tale comunicazione telefonica non si chiede di sospendere un giudizio o una denuncia; bensì di sospendere una inchiesta, cioè la ricerca degli elementi del giudizio e della denuncia (Commenti al centro). Che il Ministro dell’interno voglia ed abbia il diritto di appurare tutti gli elementi di fatto, nessuno lo contesta. Se il Ministro dell’interno vuole fare una inchiesta amministrativa ne ha pieno diritto.
Però abbiamo anche noi il diritto, come Assemblea, di giudicare sopra quanto ci è stato riferito. Il pro-memoria che ci è stato letto mi pare di tale importanza che sarebbe invero molto strano che ci dichiarassimo soddisfatti quasi che non avessimo bisogno di sapere null’altro su questo incidente. (Proteste – Rumori al centro).
CHIEFFI. Il Ministro andrà fino in fondo.
SCOCCIMARRO. Il Paese giudicherebbe assai strano, e ne trarrebbe una ancora più strana impressione se di fronte agli episodi riferiti dimostrassimo di non sentire il bisogno di andare fino in fondo nella ricerca della verità. Daremmo prova di un’insensibilità morale che ogni galantuomo ed ogni uomo onesto non potrebbe tollerare.
Chiunque qui dentro vuole non solo difendere la dignità dell’Assemblea, ma anche la dignità personale di ciascuno di noi… (Rumori al centro – Interruzioni). Noi vogliamo uscire da questo palazzo in modo che nessuno ci possa dire: tu sei corresponsabile di aver messo a tacere delle porcherie! (Proteste al centro). Poiché non potete smentire che qui sono affiorate delle irregolarità. A chi pensa che tutto ciò non vale la pena di essere chiarito, o che l’intervento in tali questioni del Capo di Gabinetto del Ministro è un fatto di ordinaria amministrazione perfettamente lecito, noi dobbiamo far rilevare che c’è il dubbio che si siano esercitate influenze non del tutto corrette, e pertanto riteniamo che tale dubbio debba essere chiarito. Perciò, oltre l’accertamento del Ministro, è necessario anche un accertamento della verità da parte dell’Assemblea. (Vivi applausi a sinistra – Rumori al centro – Commenti).
BELLAVISTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BELLAVISTA. Onorevoli colleghi, come ieri, anche oggi ho la immodesta pretesa di correre al soccorso dell’onorevole Cerreti, reagendo decisamente a quanto di offensivo per lui, e può darsi che mi sbagli, ho inteso trapelare nella parola dell’onorevole Scoccimarro. L’onorevole Scoccimarro ha detto che il Paese deve sapere chi consente a che sia sottaciuta la verità e chi non consente. Io ho visto chiara l’allusione in ciò al comportamento tenuto dall’onorevole Cerreti che, essendo in possesso di un documento in data 23 maggio, lo ha «taciuto» e «sottaciuto» per farlo conflagrare il giorno dopo che è uscito dal Gabinetto. (Applausi al centro – Rumori – interruzioni).
Credo quindi che il Paese non possa porsi altro che imparzialmente questo interrogativo, e credo che l’organo del partito al quale si onora di appartenere l’onorevole Scoccimarro, abbia già nella sua manchette di stamattina anticipato la risposta e il giudizio che si attende dall’Assemblea. «Non vogliamo al Governo chi protegge gli affamatori del popolo»; e non c’è nessun riferimento evidentemente a quella che è stata la complicità, di almeno due settimane, dell’onorevole Cerreti. (Ilarità al centro).
Ma entriamo piuttosto in quella che è la vera questione che si agita in questo momento e che non poteva essere – lealmente lo riconosco – nelle «prime intenzioni» dell’onorevole Cerreti. Io ho ottima memoria ritentiva. Ricordo perfettamente il discorso dell’onorevole Cerreti di ieri e l’inizio delle vaghe allusioni: prova perfetta che non c’era intenzione da parte dell’onorevole Cerreti di arrivare fino a questo punto; poi l’onorevole Cerreti è stato costretto dalle nostre pressanti richieste, a dar corpo alle sue ombre, che avevano quel carattere generico che hanno, quasi sempre, i discorsi degli oppositori sulle dichiarazioni del Governo.
E quando è stato costretto a dar corpo a quelle ombre (cito sempre un organo che, per voi almeno, raramente sbaglia: «l’Unità») «ha agitato» (avete un resocontista parlamentare intelligente e fedele, anche se un po’ di colore) «ha agitato, ripeto, dinanzi agli occhi della Assemblea esterrefatta la copia del famoso telegramma Scelba» (Applausi al centro).
Anche se i molti lettori dell’«Unità» non avessero letto la manchette avrebbero avuto la giusta sensazione – che tutti noi ieri sera qui si aveva – che l’onorevole Cerreti fosse in possesso delle prove – della copia fotografica di quel fonogramma – per l’apprentissage del periodo clandestino al quale egli faceva riferimento ieri. E noi si aspettava che il telegramma o il fonogramma, che rappresenta la fonte unica direttamente riappiccabile a quello che dovrebbe provenire dal Ministro Scelba e non dal capitano Cancelli o Canciglio (non so come si chiama), fosse prodotto dinanzi all’Assemblea. L’onorevole Cerreti ieri sera fu malauguratamente contumace.
La Presidenza attese pazientemente oltre tre quarti d’ora.
Stamane, secondo informazioni di giornali, che vanno anche prese cum grano salis, si è riunita la direzione del Partito comunista italiano, che forse ha dato il suo exequatur alla presentazione di qualcosa, che è certamente quello che i giuristi (l’onorevole Scoccimarro vorrebbe far divorziare il diritto dalla politica, mentre sono fraterni compagni o amici e non possono divorziare) chiamano un principio di prova, ma un principio di prova molto sospetto, per la fonte da cui promana, il tempo della presentazione, la sostanziale diversità tra l’annunziato ed il presentato.
PAJETTA GIANCARLO. Voi siete sospetti.
BELLAVISTA. Onorevole Pajetta, io voglio evitare la polemica. Ma non vorrei esser costretto a ripetere all’Assemblea che lo ignora quello che un giornale del pomeriggio pubblica (perché credo, fino a prova in contrario, da galantuomo, alla smentita dell’onorevole Cerreti) che stamani a Pistoia, per un grave reato annonario, è stato arrestato certo Oscar Brighenti, che si proclama suo segretario (Applausi al centro e a destra – Commenti).
Questo non ha alcuna importanza; la stampa è quasi sempre faziosa; ne abbiamo le prove ogni giorno leggendo l’«Unità».
Ed allora, che c’è in fondo a questa, non so, se felix o infelix culpa?
Il tentativo di mettere sotto inchiesta il governo, prima di arrivare al voto di fiducia?
L’onorevole Pajetta, che, essendo giovane, è impulsivo e spontaneo, non ha avuto pazienza, ha scoperto le batterie e ad un certo punto ha detto: la commissione d’inchiesta.
PIAJETTA GIANCARLO. L’hanno chiesta gli onorevoli Giannini e Gronchi.
BELLAVISTA. Sì, ma lei lo ha ripetuto oggi; forse lo ha sognato ieri, lo sognerà domani e penso che continuerà a sognarlo ancora per qualche tempo inutilmente, onorevole Pajetta! (Vivi Applausi al centro ed a destra – Rumori – Commenti a sinistra).
CERRETI. Chiedo di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CERRETI. Onorevoli colleghi, dall’allusione fatta dall’onorevole Bellavista, a proposito d’una pubblicazione comunicata dall’Ansa, si capisce dove ci può portare questo dibattito, cercando di giuocare a colpi di maggioranza, anche se non si conosce il carattere particolare e composto di questa materia. Si rischia di cadere nel ridicolo.
Si badi che il signor Brighenti, del quale parlano i giornali, non è mai stato mio segretario particolare né facente funzione di mio segretario particolare; il mio segretario particolare si trova in quella tribuna ed è con me da un anno e mezzo.
CAPPA, Ministro della marina mercantile. C’era o non c’era nella Segreteria?
CERRETI. Non andiamo su questo terreno, onorevole Cappa.
SCOCCIMARRO. Abbiamo altre cosette da dire.
Una voce al centro. Anche noi. (Rumori – Interruzioni).
CERRETI. Si tratta di un addetto alla Segreteria e ve ne erano dodici. (Commenti al centro). In un anno e mezzo, di addetti all’Alto Commissariato ne sono stati arrestati diversi, credo in numero di sette, e questo addetto, che nel mio ufficio non ha mai messo piede, è stato arrestato anche perché, pur non essendo più io Alto Commissario, al Presidente della SEPRAL di Pistoia che aveva chiesto se in quel caso si poteva procedere, dato che l’assegnazione era stata regolarmente fatta alla Cooperativa di Pistoia, ho fatto dire senza nessun ritegno che, quando si trattava di colpire qualcuno che ha sbagliato, bisognava colpire più forte quelli vicini a me, che non quelli che erano lontani. (Applausi a sinistra). E questo è stato sempre il contegno da me tenuto al dicastero dell’alimentazione.
Ho detto ieri, e ripeto che, prima di fare colpire chicchessia, fu un comunista ad essere colpito, un mese e mezzo fa, perché era un disonesto, in altro campo. (Interruzioni).
SCOCCIMARRO. Noi abbiamo il coraggio di dirlo, voi no.
CERRETI. Mentre li scopriamo e li denunziamo ed aiutiamo a fare scoprire coloro che non sono onesti, da altre parti si coprono i disonesti, e questo è il problema in discussione.
Voce al centro. Come al Poligrafico!
Una voce a destra. Fuori le prove!
CERRETI. Io mi riservo di riprendere la parola in questo dibattito.
Per adesso ho chiesto di parlare a titolo personale, per smentire recisamente quello che dicono i giornali circa i legami fra l’arrestato e l’onorevole Cerreti. Per il resto, vedremo.
GUERRIERI FILIPPO. Se pensassimo un po’ al nostro Paese non sarebbe meglio? È ora di finirla; sono miserie enormi.
DOSSETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOSSETTI. Onorevole Presidente, vorrei esordire con un ammonimento a me stesso è anche un po’, brevemente, con una confessione. Nell’agitata riunione di ieri anch’io non sono stato di quelli che ha dato un maggiore esempio di calma e di pacatezza. Lo riconosco ora per propormi di affidare nelle mani del nostro Presidente, perché mi richiami durante la mia dichiarazione, che del resto non sarà lunga, il proposito di non dire alcunché che possa in qualche maniera indisporre un settore dell’Assemblea o qualcuno degli onorevoli colleghi.
Vi sono dei momenti nella vita dei popoli, e credo che ne stiamo attraversando appunto uno, in cui il giudizio che si può fare della democrazia dipende in gran parte dal costume, dal senso di dignità e pacatezza che l’Assemblea rappresentativa ha nei confronti del Paese. È dunque in base a questo rilievo che io cercherò oggi, brevemente, di muovermi su dati assolutamente obiettivi, anche se sarò costretto a ripetere alcune cose che l’Assemblea ha già avuto occasione di udire più di una volta, cioè alcune delle principali dichiarazioni fatte ieri dall’onorevole Cerreti.
Se mi permettono i colleghi, vorrei rileggere il testo della prima delle dichiarazioni relative all’argomento in questione fatte dall’onorevole Cerreti, perché in questa prima dichiarazione era contenuta una frase che, nella lettura fattane or ora dall’onorevole Presidente, è stata forse sorvolata o, per lo meno, al mio orecchio non è pervenuta, e quindi credo che lo stesso possa essere avvenuto anche per altri colleghi:
«Aggiungo – e l’onorevole Presidente mi potrà controllare sul resoconto stenografico – che un altro elemento di preoccupazione seria, preoccupazione del modo come oggi è diretto il Ministero dell’interno, è che non si riesce più a mandare avanti le denunce documentate, presentate al Procuratore generale. Intervengono sempre dei prefetti che le trattengono, che le ritirano, quando non intervengono quei fonogrammi, di cui io ho la copia – (e questa è la frase) – a mezzo dei quali si chiede che la tale denuncia firmata dall’Alto Commissario non abbia luogo, o allorquando, con altro documento, si impedisce, o si vorrebbe impedire, che un comandante dei carabinieri proceda a una denuncia per un reato annonario vergognoso».
Ora, se i colleghi mi permettono, io devo sottolineare che questa enunciazione contiene specificamente la denuncia di ben tre reati, cioè: primo reato: quello dei prefetti che trattengono e ritirano le denunce documentate, già presentate al Procuratore generale; secondo reato: denunce firmate dall’Alto Commissario di cui si dispone che non debbano aver luogo; terzo reato: impedire ad un comandante dei carabinieri che proceda ad una denuncia per un reato annonario.
E tanto vero che queste affermazioni contengono l’enunciazione dell’accusa di tre reati, che lo stesso onorevole Cerreti, raccogliendo una voce dell’Assemblea, ha detto: È un reato, lo so, per questo dico, ecc. ecc.
Successivamente, tralasciando altre dichiarazioni dell’onorevole Cerreti, e venendo a quella centrale, in cui ha fornito i primi elementi di individuazione generica del fatto oggi dibattuto, egli ha detto: «Ho mandato un ispettore, un capitano dei carabinieri, per fare la denuncia, prendendo la precauzione, forse dovuta alla mia attività clandestina, di fotografare tutti i documenti, in modo che non ci fossero dubbi, e pregandolo di non prendere contatto con la Prefettura di Padova, prima di aver presentato la denuncia al Procuratore. Fortunatamente non prese contatto. Per sua dichiarazione esplicita, presentatosi alla Prefettura, il signor Prefetto di Padova gli comunicava un telegramma del Ministro, col quale si chiedeva di sospendere l’inchiesta, in attesa di ulteriori disposizioni. Ero io il solo a doverle dare. Il firmatario fece presente al Prefetto che l’inchiesta era stata ultimata e che aveva presentato rapporto giudiziario al signor Procuratore della Repubblica di Padova. Ho il documento autentico».
Da questa successiva dichiarazione dell’onorevole Cerreti risultano annullate le accuse dei tre reati che egli aveva delineato nella dichiarazione precedente (Interruzioni), perché non si può più parlare di denunce ritirate, in quanto queste erano state già presentate; non si può più parlare di intervento per impedire che una denuncia presentata dall’Alto Commissario avesse corso, e soprattutto non si può più parlare di un fonogramma o telegramma di cui l’onorevole Cerreti doveva avere copia, in cui si ordinava ad un capitano dei carabinieri di non presentare la denuncia che egli aveva deciso ai presentare.
Le affermazioni dell’onorevole Cerreti ieri sono state su questo punto tanto contradittorie che lo stesso onorevole Presidente – e lo prego ancora di controllare il resoconto stenografico – riassumendo il punto della discussione, direi facendo la contestatio litis, stabilendo quello che doveva essere oggetto di una eventuale inchiesta, si è espresso con queste parole – e la prego di controllare, onorevole Presidente – dopo aver ripetuto le dichiarazioni centrali dell’onorevole Cerreti: «In sostanza, l’onorevole Cerreti ha mosso accusa al Ministro dell’interno di avere, con un fonogramma, di cui egli avrebbe copia, chiesto che la denuncia firmata dall’Alto Commissario per l’alimentazione non avesse luogo, ecc., ecc. come ho letto poco fa. Questi – soggiunge sempre l’onorevole Presidente – sono i termini precisi della questione. E, ove si debba procedere alla nomina di una Commissione d’inchiesta, questa sarebbe la materia di esame per tale Commissione».
Siccome il punto del dibattito era stato chiaramente e perspicuamente riassunto ieri dallo stesso onorevole Presidente, io debbo attenermi a ciò che il Presidente ha detto e far constatare – perché è una constatazione che si può fare immediatamente e de visu – come sia venuto meno e sia completamente crollato ciò che doveva essere, secondo le stesse indicazioni dell’onorevole Presidente, il punto del dibattito e l’oggetto dell’eventuale inchiesta da parte della Commissione parlamentare.
Non insisterò né sul fatto che l’onorevole Cerreti, dopo aver ripetutamente affermato – e tale affermazione risulta dal resoconto stenografico, ma non dai resoconti dei giornali – di avere copia del fonogramma, o del telegramma che sia, questa copia non ha potuto esibire.
Né insisto sul fatto che il telegramma, o fonogramma che sia – che è invece semplicemente una conversazione telefonica, secondo il documento esibito dallo stesso onorevole Cerreti – ha contenuto radicalmente diverso da quello che era stato prospettato inizialmente.
Il documento presentato dall’onorevole Cerreti non dà più in nessuna maniera la possibilità di accusare il Ministro ai sensi dell’articolo 328 del Codice penale, ma semplicemente, com’è già stato rilevato in maniera difficilmente oppugnabile, dà, se mai, la prova di un intervento telefonico effettuato dal Gabinetto del Ministro, al semplice scopo di sospendere in via amministrativa un’inchiesta amministrativa, che si presumeva ancora in corso, perché l’onorevole Cerreti, come ha detto egli stesso ieri, aveva avuto cura di far sì che l’inchiesta pervenisse alla sua conclusione, cioè alla denuncia, senza che si fosse data conoscenza al Ministro dell’interno, né alla Prefettura di Padova.
E molto chiaro ciò di cui prendiamo atto oggi. In base al documento esibito, un capitano dei carabinieri, che aveva già presentato regolare denuncia, si è semplicemente sentito chiedere dal Prefetto se supponeva che questa denuncia avrebbe avuto ancora corso e se credeva che l’inchiesta avrebbe dovuto essere sospesa per valutazioni di carattere politico, di cui lo stesso onorevole Cerreti, in più enunciazioni, ci ha mostrata la possibilità e talvolta persino la necessità.
Non discuto il merito della questione, mi basta accertare questo fatto. Ogni uomo in buona fede, in base ai soli dati forniti dall’onorevole Cerreti, dimenticando tutto il resto e qualunque altra dichiarazione fatta dalle parti in causa, deve riconoscere che egli, dopo avere accusato un Ministro in carica di un triplice reato, configurato nettamente nel Codice penale, ci viene a fornire un documento che è semplicemente la prova di un intervento amministrativo, durante la fase amministrativa, e quindi perfettamente giusto e legittimo e persino, secondo lo stesso onorevole Cerreti, conveniente ed opportuno durante lo svolgimento amministrativo. Ora, in relazione a tutti gli altri fatti, nei quali l’onorevole Cerreti ha voluto inquadrare il problema che deve formare oggetto esclusivo della nostra indagine, mi limito solo ad osservare che questi fatti sono ormai di dominio dell’autorità giudiziaria, la quale deve condurre le relative indagini.
Ed allora, mi pare che la conclusione non lasci alcun dubbio; la conclusione è quella che lo stesso onorevole Cerreti ci aveva proposto ieri, in una delle molte frasi che ha detto, e che è opportuno ricordare. Ad un certo momento, egli ha detto di aver voluto dare a questo suo accenno un carattere incidentale, in una discussione politica. È precisamente questo che noi dobbiamo prendere atto. L’onorevole Cerreti ha fatto una affermazione incidentale nella vivacità polemica della agitata seduta di ieri. Egli è stato portato, nel calore della discussione, a fare delle affermazioni che egli per primo, ieri, ed oggi in maniera documentata, riconosce infondate. Queste affermazioni infondate non possono in nessuna maniera fornire materia di inchiesta di carattere parlamentare; in caso contrario esse servirebbero a spostare un dibattito che, nelle intenzioni di tutti, e dello stesso onorevole Cerreti, si deve limitare unicamente al carattere politico della questione che ci sta di fronte, e non deve spostarsi su di un terreno giudiziario o morale, che non ha nessuno spunto di legittimità e di convenienza per essere giudicato tale. Il dibattito è politico e noi dobbiamo avere la franchezza ed il coraggio di riconoscere che è tale. Non vi è nessuna questione morale, e la responsabilità che ciascuno di noi dovrà assumersi è di carattere politico, responsabilità che va presa a viso aperto, in sede di discussione politica. (Approvazioni – Commenti).
Ho detto e sostengo, che avrei cercato di essere pacato. Credo e spero di non avere offeso nessuno con le mie dichiarazioni. Vorrei però aggiungere che questa pacatezza e questa serenità, questo sforzo di obiettività sono un elemento – e vorrei che tutti i colleghi di tutti i settori ne tenessero conto – il quale prova la consapevolezza del nostro buon diritto, e la consapevolezza anche che, ove la questione fosse deviata su di un terreno nel quale non può essere assolutamente portata, si tratterebbe evidentemente di una manovra in cui di morale non vi è assolutamente nulla, e che avrebbe soltanto un significato politico. Perciò, con questa stessa pacatezza, amici e colleghi di tutti i settori, noi vi diciamo: badate, se credete che in sede politica ci si possa valere di queste armi, e se pensate di potere, con queste armi, come in più di una occasione ieri avete fatto, portare lo smarrimento fra di noi, ebbene, noi vi diciamo, con estrema serenità, che è questo che noi vogliamo, perché questo ci garantisce di conseguire una piena unità fra di noi ed una piena unità col popolo italiano (Applausi vivissimi al centro), perché il popolo italiano, in questo momento, non vuole false questioni morali, ma vuole soltanto un Governo che lavori per dargli pane, libertà e giustizia. (Vivissimi applausi al centro e a destra – Rumori a sinistra – Commenti).
GIANNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’onorevole Dossetti mi ha giocato il terribile tiro di dire i tre quarti di quello che volevo dire io, sicché ne guadagnerà l’Assemblea, perché parlerò molto di meno.
Volevo semplicemente fare osservare che, secondo me, la questione non è impostata giustamente. Questo è un problema che non può che avere due soli aspetti: uno politico e uno amministrativo. Avrebbe l’aspetto politico, ove l’accusa precisa a carico del Ministro dell’interno, anche configurata come è stata configurata, avesse avuto non dico un serio fondamento, ma un fondamento. Ed in questo caso la responsabilità del Ministro, e del Governo di cui egli fa parte, sarebbe stata in giuoco, ed il problema sarebbe stato politico. È stato appunto per questo che io, ieri, ho proposto (e sono lieto che alla mia proposta si siano associati anche gli onorevoli Gronchi e Taviani) un’inchiesta parlamentare, in quanto tutto faceva supporre che esistesse una responsabilità politica del Ministro dell’interno.
Non starò qui a ripetere che la esistenza di un documento, la cui paternità si faceva direttamente risalire al Ministro dell’interno, è stata ripetutamente affermata ieri. È stata questa la ragione per cui ho chiesto l’inchiesta parlamentare ed ho invitato anche io l’onorevole Cerreti a voler depositare nelle mani del Presidente dell’Assemblea questo documento.
Ora, questo documento non c’è; ce n’è un altro, che non involge la responsabilità del Ministro dell’interno. Ed allora, che cosa importa a noi di un fatto amministrativo? Ma è possibile che noi dobbiamo chiedere ai singoli Ministri di render conto di tutto quanto fanno i propri dipendenti? Questo è oggetto di inchiesta amministrativa e nell’ambito delle amministrazioni se ne facciano pure dieci, venti, trenta. Noi abbiamo il diritto e il dovere di sottoporre ad inchiesta parlamentare i membri del Governo per colpe a loro attribuite e documentate; ma non abbiamo certo la facoltà, né avremmo il tempo, di trasformarci in tribunale per giudicare, caso per caso, tutte le malefatte che si possono verificare in una amministrazione.
Ora, se non ho capito male, sono stati denunciati fatti di questo genere: c’è stato un contrabbando di 160 quintali di pasta. Ma è forse il primo o l’unico contrabbando di pasta che c’è stato? Ci sono stati contrabbandi di ben altro genere!
Una voce a sinistra. Questo è il guaio!
GIANNINI. Chi di noi non si è macchiato di qualche contrabbando, sia per fumare di frodo, sia per portare qualche pasticcino ai propri figliuoli? Noi siamo più o meno tutti quanti colpevoli di contrabbando, appunto in ragione diretta della idiozia dell’economia controllata, che spinge tutti i cittadini al contrabbando.
Ora, che ci siano questi 160 quintali di merce contrabbandata, è certamente un fatto molto grave, che potrà coinvolgere la responsabilità di un prefetto, di un questore, di un brigadiere o sottobrigadiere delle guardie di finanza; ma, per carità, non ce ne immischiamo noi, perché altrimenti dove andremmo a finire? Noi ci dovremmo occupare in tutti i dettagli di tutto ciò che succede nelle pubbliche amministrazioni!
Questo capitano dei carabinieri – (ed ha fatto benissimo l’onorevole Commissario Cerreti di servirsi di un capitano dei carabinieri, per esperire delle indagini, perché, come ufficiale, è un perfetto galantuomo) – ha fatto le sue dichiarazioni, ma non c’è ragione che si debba credere ed esclusivamente credere ad un capitano dei carabinieri anziché ad un prefetto, che si deve interrogare. È tutta materia di indagine amministrativa da svolgere, questa.
Io non vedo la drammaticità che vogliamo dare a questo fatto. Si potrebbe supporre che si voglia mettere il Governo sotto inchiesta. E va bene, mettiamolo pure sotto inchiesta, ma non per 160 quintali di pasta. È troppo poco!
Una voce a sinistra. E la borsa nera?
GIANNINI. Ma ringraziamo questa borsa nera, con la quale viviamo, perché se dovessimo vivere con le tessere, differenziate o meno, che ci dà lo Stato, a quest’ora, almeno io, non avrei più la pinguedine che mi ha fatto diventare un uomo politico abbastanza noto. (Si ride).
Signori, io proporrei che a questo sciagurato episodio si desse l’importanza che merita: ossia l’importanza di una – diciamo – precipitosa frase dell’onorevole Cerreti, il quale, come me novellino, si è forse lasciato trascinare. Non voglia raccogliere voci di speculazioni; per me, qui, speculazioni non se ne fanno, per me, qui, noi siamo divisi unicamente dal diverso modo col quale intendiamo servire il nostro Paese. E, alle volte, sbagliamo ed esageriamo in questa preoccupazione.
Oramai, questo incidente ha dimostrato precisamente questo: che noi ci troviamo di fronte ad una delle tante, delle molte, delle inevitabili irregolarità di tutte le amministrazioni annonarie, che il Signore dovrebbe una buona volta distruggere, per nostra pace e per nostra felicità. (Si ride).
Non c’entra nessuna responsabilità politica di un Ministro; c’entrerà la responsabilità amministrativa di un funzionario: ebbene, si ricerchi questo funzionario, e lo si punisca, se ha sbagliato.
Ma andiamo avanti, in nome di Dio, con i nostri lavori, perché altrimenti, coi 160 quintali di pasta e col capitano dei carabinieri, signori, noi ci copriamo di ridicolo di fronte al Paese, che aspetta da noi qualche cosa di molto più serio che non questa discussione. (Applausi a destra – Commenti).
LUCIFERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIFERO. Io, in verità, confesso che sono un poco imbarazzato, perché mi trovo nella situazione dello studioso di diritto che non ha mai fatto l’avvocato e qui esiste, in fondo, un processo: tutti accusano qualcuno e tutti difendono qualcuno, come se ci fosse qualcuno da condannare o qualcuno da assolvere.
Per me, la situazione è completamente diversa e non è nei termini in cui l’ha posta l’onorevole Scoccimarro. L’onorevole Scoccimarro ha detto: «Uno dei due mente». Io vi dico che probabilmente tutti e due dicono la verità: il Ministro Scelba, che si è sentito promettere un telegramma e si vede presentare invece una letterina postergata di un capitano dei carabinieri, perché la lettera del capitano dei carabinieri non l’ha scritta lui, ed è evidente; e l’onorevole Cerreti che dice di aver visto delle irregolarità. E l’onorevole Bellavista si è già posto alcune domande, ed ha posto alcune domande all’onorevole Cerreti su questa questione.
Io mi permetterò, se mi è consentito, di fare una domanda, che per me è fondamentale, all’onorevole Cerreti e al Presidente del Consiglio, perché qui la questione non è tanto – per me – che si siano commesse delle irregolarità, non è tanto che queste irregolarità possano essere state commesse più in alto o più in basso, perché questo significa colpire più in alto, o più in basso: quello che mi preoccupa è che delle irregolarità si possano commettere e si possano tacere.
Ora, l’onorevole Cerreti ha detto che per ragioni di opportunità politica, ha ritenuto di non dover dare pubblicità a quanto era venuto a sua conoscenza. Io non condivido questa opinione, perché penso che, quando vi sono cose che non vanno, più in alto si sta, più responsabili si è, e più si ha il dovere di parlare. È questione di apprezzamento.
Però, una domanda devo fare all’onorevole Cerreti o al Presidente del Consiglio: l’onorevole Cerreti ha informato sì o no il Presidente del Consiglio? (Segni di diniego dell’onorevole De Gasperi). Perché questo ha un significato e un colore politico, perché questo significa che, se irregolarità sono state commesse, esse sarebbero state taciute, ed allora anche l’accusa perde ogni valore.
Ecco perché, per me, è su questa domanda che si basa il valore politico e morale della questione. Se nemmeno il Capo responsabile del Governo è stato informato, vuol dire che questa questione o non esisteva, o veniva riservata non a fini di giustizia, ma a fini diversi. E allora rimane semplicemente questo: rimane un oratore di opposizione il quale si è fatto prendere la mano e ha detto di più di quello che avrebbe doluto dire, perché ha promesso delle prove che non possedeva.
Di fronte a questa affermazione, c’è la smentita di un ministro, non più coimplicato direttamente, come era ieri, ma, caso mai, chiamato in causa per la irregolarità di un ufficio cui egli è preposto.
Oggi non ci resta altro da fare se non di invitare il ministro a provvedere al più presto a fare questa inchiesta. Se poi tale inchiesta e le spiegazioni che fornirà il ministro dovessero esser tali da non soddisfare l’Assemblea, questa potrà allora prendere tutte le deliberazioni che vorrà: ma, fino a quando questo non sarà avvenuto, a noi non resta altro da fare che passare all’ordine del giorno e tornare ai nostri lavori. (Applausi a destra).
Ma da ciò dobbiamo almeno trarre un insegnamento: che quando succedono cose che non dovrebbero succedere, si ha il dovere di parlare subito e non di aspettare il momento in cui conviene. (Vivi applausi al centro e a destra – Commenti).
PRESIDENTE. Sono pervenuti alla Presidenza alcuni ordini del giorno. Il primo, dell’onorevole Cifaldi, è del seguente tenore:
«L’Assemblea, udita l’esposizione dell’onorevole Presidente e le dichiarazioni del Ministro dell’interno, passa all’ordine del giorno».
Il secondo, dell’onorevole Selvaggi, è del seguente tenore:
«L’Assemblea Costituente, udite le dichiarazioni dell’onorevole Scelba e nell’attesa delle nuove dichiarazioni da lui preannunciate, passa all’ordine del giorno».
Il terzo è dell’onorevole Caroleo e suona così:
«L’Assemblea Costituente, avuta notizia, attraverso la lettura fatta dal Presidente, del contenuto dei documenti presentati dall’onorevole Cerreti, esclude che possano ravvisarsi, negli stessi, elementi a carico del Ministro dell’interno».
CODIGNOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CODIGNOLA. Onorevoli colleghi! Non rientrerò nel merito della questione che è stata discussa davanti a questa Assemblea oggi e nelle ultime ore della seduta di ieri, poiché invero non mi sembra che questa Assemblea abbia il potere di discutere il merito della questione stessa.
Io vorrei, prima di tutto, tornare un momento indietro, cioè al momento in cui ieri sera fu stabilito, d’accordo tutti i settori dell’Assemblea, che l’onorevole Cerreti avrebbe depositato presso il Presidente dell’Assemblea i documenti sulla base dei quali egli aveva portato le proprie accuse in sede di Assemblea nei riguardi dell’onorevole Scelba.
Una volta superata questa pregiudiziale, si sarebbe dovuta decidere la successiva procedura. Ricordo, a questo riguardo, quanto esattamente il Presidente dell’Assemblea ebbe a dire, riassumendo: «Vi sono tre proposte: una del Presidente del Consiglio, un’altra dell’onorevole Benedetti e infine quella dell’onorevole Giannini.
«La proposta del Presidente del Consiglio è questa: si depositino al banco della Presidenza i documenti; la Presidenza ne prenda visione, e comunichi al Ministro gli estremi dei documenti, in modo che questi possa domattina venire all’Assemblea a confermare o a smentire la validità dei documenti stessi.
«Vi è poi la proposta dell’onorevole Benedetti, il quale vorrebbe porre in essere uno speciale meccanismo, una commissione sul tipo della Commissione degli undici. Vi è infine la proposta dell’onorevole Giannini, accettata dall’onorevole Gronchi e dall’onorevole Valiani, che si proceda alla nomina di una Commissione di inchiesta parlamentare sulla base di un progetto di legge che l’Assemblea discuterà e approverà».
Questi sono i termini della questione dal punto di vista procedurale; e debbo esprimere la mia meraviglia che oggi, dopo aver ascoltato le dichiarazioni del Presidente dell’Assemblea e quelle dell’onorevole Scelba, l’Assemblea abbia ripreso in esame il merito della questione, senza affrontare il primo problema, che già ieri era stato discusso, cioè il problema della procedura da adottarsi in questa discussione.
Invero, mi pare che i documenti presentati dall’onorevole Cerreti, anche se indubbiamente si notino alcune contradizioni fra la forma di questi documenti, quale in un primo tempo era apparsa dalle dichiarazioni dell’onorevole Cerreti, è quella che è risultata invece dalle dichiarazioni del nostro Presidente, e nonostante la svalutazione che all’ultimo momento ne è stata fatta in modo strano da alcune parti della Camera, le quali sembrerebbero avere un diretto interesse politico in questa questione, mi pare, dico, che queste comunicazioni conservino tutta la loro gravità. Direi che le comunicazioni lette dall’onorevole Presidente e le dichiarazioni successive dell’onorevole Scelba abbiano aggiunto motivi di gravità a quanto era già noto a questa Assemblea fin da ieri sera.
Anzitutto, l’onorevole Presidente ci ha letto, oltre al documento rilasciato dal capitano dei carabinieri, un esposto che l’onorevole Cerreti ha depositato, esposto che contiene accuse molto più gravi di quelle contenute nel documento firmato dal capitano dei carabinieri. Le accuse che l’onorevole Cerreti muove devono, evidentemente, essere chiarite.
L’onorevole Dossetti poc’anzi diceva che la forza della democrazia dipende in larga parte dalla serietà, dalla responsabilità che questa Assemblea dimostra in questioni di questo genere. Mi associo a queste dichiarazioni; ma credo che non sarebbe certamente uno spettacolo molto edificante per la nostra democrazia se, dopo che l’Assemblea ha avuto nozione di accuse così gravi, quali quelle denunciate nel suo esposto dall’onorevole Cerreti, si limitasse semplicemente a passare all’ordine del giorno, come se non fossimo stati investiti di una questione così seria. Noi potremmo anche dolerci che questa questione sia stata portata in Assemblea, potremmo anche pensare che, dietro a questa questione, si muovano interessi di carattere politico: tuttavia, la questione è stata portata in tutti i suoi particolari davanti all’Assemblea e l’Assemblea non può e non deve disinteressarsene. (Commenti a sinistra). L’Assemblea è stata investita di questa questione, ed ora occorre, evidentemente, andare in fondo.
Ma devo aggiungere un’altra cosa. Nelle dichiarazioni dell’onorevole Scelba è forse sfuggito a qualcuno un elemento che mi pare di estrema importanza. L’onorevole Scelba ha affermato, come un dato di fatto, che in materia annonaria le denunce all’autorità giudiziaria devono essere fatte, sentito il prefetto.
Una voce al centro. Ha detto che non lo sapeva.
CODIGNOLA. E pertanto l’onorevole Scelba ritiene che la procedura adottata, e l’ordine di fermare la famosa inchiesta, rientrasse nei poteri ordinari del Ministero dell’interno.
Ora, mi meraviglia come l’onorevole Scelba, Ministro dell’interno, non sappia quello che tanti poveri deputati conoscono, cioè che non esiste più questa disposizione, disposizione estremamente grave, perché essa importava un intervento del potere esecutivo nell’ambito del potere giudiziario. Questa disposizione non esiste più, da oltre un anno; e pertanto il Ministro dell’interno non può ad essa riferirsi per sostenere che era legittimo, comunque, il suo intervento presso il prefetto di Padova.
D’altra parte, dagli opposti settori, si sono fatti alcuni rilievi che non ci hanno lasciati indifferenti. Per esempio, è stato osservato da qualcuno, che il documento presentato stamane dall’onorevole Cerreti all’onorevole Presidente non porta il segno di alcuna piegatura e che la sua autenticità può essere messa in dubbio. Naturalmente, noi non abbiamo alcun mezzo per provare se questa accusa, che proviene dalla controparte, sia vera o falsa.
Noi chiediamo quindi che anche su codeste dichiarazioni dell’onorevole Chieffi, che ha posto in dubbio l’autenticità del documento, si faccia luce piena, perché è chiaro che da una delle due parti ci deve essere una responsabilità e vogliamo sapere da quale parte la responsabilità ci sia. Se il documento presentato a tutta l’Assemblea fosse un documento falso – come ha fatto supporre l’onorevole Chieffi – tanto più è necessario che si vada in fondo, attraverso una regolare procedura, per vedere dove stiano le effettive responsabilità.
Ho poi ascoltato le dichiarazioni dell’onorevole Giannini. L’onorevole Giannini era forse in vena di umorismo, cosa che gli capita di frequente, e ci ha fatto conoscere che non sarebbe serio che l’Assemblea Costituente si occupasse di questioni del genere, perché i casi di reati annonari sono innumerevoli e il fatto che un funzionario del Ministero dell’interno sia intervenuto presso un prefetto è un fatto puramente amministrativo. Per quale ragione dunque l’Assemblea Costituente, che ha tante cose assai più importanti da fare, dovrebbe perdere tempo intorno a questo episodio?
Ma l’onorevole Giannini (e mi dispiace che non sia presente) mi permetta di fargli osservare che la questione di cui si parla è ormai stata portata al giudizio dell’Assemblea Costituente, e vi è stata portata sotto il profilo di una responsabilità politica e amministrativa del Ministro dell’interno, il quale a sua volta ha dichiarato dinanzi all’Assemblea che se ne assume piena e completa responsabilità.
Di fronte a questo non possiamo più pensare, onorevoli colleghi, che si tratti di una qualsiasi azione amministrativa su cui sarebbe competente lo stesso Ministro interessato e di cui l’Assemblea potrebbe disinteressarsi. Noi abbiamo qui una questione di grande delicatezza morale e anche politica (Rumori al centro e a destra), una questione di estrema gravità morale, alla quale, se è insensibile una parte dell’Assemblea, non sono insensibili le altre parti. (Applausi a sinistra). E soprattutto, onorevoli colleghi, nonostante i vostri commenti, non è insensibile il Paese. (Commenti).
Pertanto, io ritengo di esprimere l’esigenza di molti colleghi di questa Assemblea col proporre che il problema qui aperto, lasciando da parte ogni giudizio sul merito, venga affrontato e interamente chiarito: e va da sé – come io stesso ebbi a dichiarare in occasione d’altro episodio consimile – che saremmo noi i primi ad essere lieti se il risultato delle indagini dimostrasse l’assoluta innocenza dell’accusato. (Rumori).
Io debbo dichiarare che, a nostro giudizio, l’Assemblea è chiamata a dare in questa occasione la misura della sua dignità e della sua responsabilità morale e politica. (Applausi a sinistra – Rumori al centro e a destra).
Onorevoli colleghi, non è la prima volta che al Parlamento italiano si presentano episodi di questo genere; e anche se certa stampa attribuisce ad essi carattere di scandalo, io penso che sia piuttosto benefico che codesti casi siano portati pubblicamente davanti al Parlamento e quindi all’opinione pubblica del paese. Meglio è portarli di fronte al Parlamento che regolarsi come faceva il fascismo, cioè compierli e tenerli nascosti (Applausi a sinistra).
Nella giornata del 26 novembre 1895 (Commenti) il deputato Barzilai, in un caso molto simile a questo – era allora Presidente del Consiglio e Ministro dell’interno l’onorevole Crispi – denunziò che un prefetto del Regno aveva detto ad un magistrato: «Il Governo è costretto a combattervi perché voi avete pronunziato una sentenza di assoluzione per certi socialisti»; e che ad un altro magistrato un sottoprefetto aveva osato proporre una indennità perché si ritirasse dalla lotta elettorale per far posto ad un altro candidato, desiderato dal Ministero dell’interno. L’onorevole Crispi, Presidente del Consiglio e Ministro dell’interno, intervenendo, chiedeva seduta stante un’inchiesta per appurare i fatti denunziati dall’onorevole Barzilai. Infatti nella stessa seduta il Presidente provvedeva a nominare una Commissione parlamentare col compito di riferire immediatamente il risultato delle proprie indagini.
Come vedete, noi non ci troviamo di fronte ad un caso assolutamente nuovo. Non per nulla il regolamento della Camera prevede in due articoli diversi due possibilità diverse di soluzione.
Vi è l’articolo 80-bis che dice: «Quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al Presidente della Camera di nominare una Commissione la quale giudichi il fondamento dell’accusa; alla Commissione può essere assegnato un termine per riferire».
Ricordo che di questo articolo si è valso a suo tempo l’onorevole collega Parri, quando venne accusato di fatti che ledevano la sua onorabilità.
L’onorevole Scelba non ha ritenuto tuttavia di far uso della facoltà che gli è conferita dall’articolo 80-bis del Regolamento della Camera, chiedendo egli stesso, come ci saremmo aspettati tutti noi, che si aprisse immediatamente una inchiesta sui fatti qui denunziati. L’onorevole Scelba può ritenere che, essendo egli Ministro in carica, il suo caso non rientri in quelli previsti dall’articolo 80-bis. È un giudizio che riguarda esclusivamente la sua coscienza di uomo politico, e gliene lasciamo l’intera responsabilità.
Ma, in altri casi, questa Assemblea procedette, indipendentemente dalla richiesta dell’interessato, alla nomina di una Commissione di inchiesta, e questo precedente può ben essere ritenuto valido in questa occasione. (Interruzioni a destra).
Una voce al centro. Siamo stanchi!
CODIGNOLA. Un collega della Democrazia cristiana ha dichiarato che essi sono stanchi: rispondo che anche noi siamo stanchi. (Applausi a sinistra).
Dunque, anche al di fuori dell’articolo 80-bis vi è un precedente parlamentare recente, che autorizza questa Assemblea ad eleggere nel proprio seno una Commissione parlamentare di inchiesta, che prenda in esame le accuse mosse dall’onorevole Cerreti e le difese dell’onorevole Scelba; giudichi (Interruzioni) e porti questo giudizio di fronte all’Assemblea. Io mi auguro, nell’interesse di tutti, che questa sia la soluzione prescelta: soprattutto nell’interesse del partito più degli altri compromesso in questa questione (Interruzioni al centro), il partito della Democrazia cristiana. Mi auguro che provenga proprio dai vostri banchi la richiesta di questa Commissione. (Interruzioni a destra – Commenti).
Evidentemente, siete padroni di fare quello che credete. Padroni tuttavia fino ad un certo limite, fino al limite cioè, in cui la vostra azione non comprometta il prestigio di tutta l’Assemblea. (Applausi a sinistra).
Vi ricordo anche che l’onorevole Gronchi, non più tardi di ieri sera, dichiarò di aderire alla proposta formulata poco prima dall’onorevole Giannini, di nominare una Commissione d’inchiesta. (Interruzioni).
Una voce al centro. No! Niente inchiesta parlamentare!
CODIGNOLA. L’onorevole Giannini ci ha detto poc’anzi che secondo lui non esistono più oggi le condizioni perché la sua richiesta sia mantenuta. Vorrei sapere se è dello stesso parere l’onorevole Gronchi; se cioè per la sensibilità politica dell’onorevole Gronchi e del suo gruppo, le comunicazioni lette dall’onorevole Terracini, nostro Presidente, non siano sufficienti ad aprire una inchiesta parlamentare.
Voci al centro. No! No!
CODIGNOLA. Vi ringrazio della risposta, che considero ufficiale da parte del vostro gruppo, e pertanto valendomi dell’articolo 135 del Regolamento, presento formale domanda di inchiesta parlamentare; ed a norma degli articoli 133 e 134 propongo il seguente disegno di legge di iniziativa parlamentare:
«Per un’inchiesta parlamentare sugli interventi del Ministero dell’interno in relazione all’azione di repressione di reati annonari promossa dall’Alto Commissario per l’alimentazione.
«Art. 1. – «È istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta coll’incarico di indagare e di accertare la consistenza e la veridicità delle accuse mosse nella seduta del 12 giugno 1947 dal deputato onorevole Cerreti nei confronti del deputato onorevole Scelba, Ministro dell’interno, relativamente ad un preteso intervento di quest’ultimo presso la Prefettura di Padova, per sospendere l’azione legale, già in corso, promossa dall’Alto Commissario per l’alimentazione per la repressione di reati annonari.
«Art. 2. – «Il Presidente dell’Assemblea è autorizzato a nominare i membri della Commissione ed a consegnare al Presidente di essa i documenti presso di lui depositati dalle parti.
«Art. 3. – «Sono deferiti alla Commissione, per l’esercizio del suo mandato ed allo scopo di consentire il migliore accertamento della verità, tutti i poteri attribuiti dalla legge al magistrato inquirente.
«I funzionari chiamati eventualmente a deporre davanti alla Commissione sono prosciolti dal vincolo del segreto d’ufficio.
«Art. 4. – «La Commissione riferirà all’Assemblea Costituente sui risultati delle proprie indagini al più presto e comunque non oltre un mese dalla data della sua costituzione».
Per concludere, presentando ufficialmente questo disegno di legge, dichiaro di assumerne piena ed intera la responsabilità.
Mi auguro che tutti gli altri settori dell’Assemblea si assumano la propria. (Applausi a sinistra – Commenti).
TOGLIATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOGLIATTI: Signor Presidente, onorevoli colleghi, poiché l’onorevole Dossetti ha incominciato il suo intervento rilevando che ieri l’Assemblea è stata troppo nervosa e promettendo per oggi serenità, io, che ritengo di non essere stato ieri troppo nervoso, ma altrettanto calmo quanto oggi, prometto uguale serenità, ma ne chiedo altrettanta ai colleghi di parte democristiana, i quali spero vorranno ascoltarmi sino alla fine, con la stessa obiettività con la quale io ho ascoltato loro.
La questione ha differenti aspetti: un aspetto giuridico, un aspetto politico ed altri.
Giuridicamente si tratta d’un atto condannato dalla legge, che sarebbe stato commesso da un funzionario strettamente legato al Ministro dell’interno, non sappiamo se per sua disposizione oppur no.
Era in corso un’inchiesta giudiziaria, fase prima del processo.
Ora, esiste una legge (relativa a reati annonari) che, all’articolo 23, dice:
«L’ufficiale e l’agente di polizia giudiziaria danno notizia al prefetto dei fatti che presentano caratteri di reato, ai sensi del presente decreto. Il prefetto, dopo 20 giorni, presenta denunzia all’autorità giudiziaria. Il prefetto può ordinare la sospensione dell’inchiesta ecc. ecc.». A questo articolo 23 della legge 22 aprile 1943 relativa a reati annonari, fa seguito l’articolo 24 che precisa e allarga i poteri del prefetto riguardo alle persone arrestate e alle cose sequestrate. Questo stato di fatto legislativo dura fino al giorno 26 dicembre 1944, nel quale un decreto-legge luogotenenziale, all’articolo 11 dice esattamente che le disposizioni degli articoli 23 e 24 del decreto-legge, che prima ho citato, «sono abrogate».
Ecco lo stato giuridico: noi siamo passati, passando dal regime fascista al regime democratico (non ancora in quel momento repubblicano) da una situazione in cui il prefetto poteva intervenire nel corso dell’attività della polizia giudiziaria, nel corso dell’inchiesta giudiziaria preliminare alla denunzia di reati annonari, ad uno stato giuridico in cui il prefetto non può intervenire e, se interviene, viola una legge. A maggior ragione però, viola la legge, se interviene il Ministro dell’interno, in quanto le sue facoltà e i suoi poteri nel nostro ordinamento giuridico sono analoghi a quelli del prefetto. Questo è, ripeto, lo stato di diritto. Al Ministro dell’interno è stata mossa l’accusa che, da parte di uno dei suoi uffici, consenziente, consapevole egli oppure no, essendo in corso il procedimento della polizia giudiziaria, è stato compiuto un atto che la legge proibisce, ed è stato portato un documento da cui risulta che l’intervento non ha avuto luogo. Si dice bensì: non è un documento! Orbene, è un documento o non lo è, è una prova testimoniale, o non è prova testimoniale?
Non lo so. Non spetta a me dirlo; però dalla lettera, che qui ci è stata letta, risulta la precisa attestazione di un fatto: il prefetto chiama a sé l’ufficiale della polizia giudiziaria incaricato da un’alta autorità dello Stato (Alto Commissario dell’alimentazione) di un procedimento di inchiesta di carattere giudiziario, e gli dice: questa inchiesta non si fa, questa inchiesta non si deve fare. Ecco tutto: il fatto ha avuto luogo, almeno fino a prova contraria. Era giustificato? Vi è stata da parte dell’amministrazione violazione di legge, sì o no? Questo è, ora, il problema che bisogna risolvere. E qui vi è un accusatore e un accusato. L’accusatore è colui che porta a sostegno di quanto dice una prova o un principio di prova; accusato è il Ministro dell’interno o il suo Gabinetto.
Da questa impostazione non si esce e tutto il resto non serve a niente, tutto il resto è fronzolo, tutto il resto, mi permettano, colleghi, lo dico senza voler offendere nessuno, è cavillo. Bisogna indagare se il fatto è vero, se esso esiste. Siamo noi in grado di indagare se il fatto esiste, se esso è vero, noi, Assemblea di 556 eletti del popolo? No, non ne siamo capaci, a meno che ci vogliamo erigere in Alta Corte per giudicare il Ministro Scelba, cosa che nessuno di noi ha voluto proporre. Noi abbiamo unicamente constatato che un principio di prova è stato fornito e proposto di incaricare un organismo eletto nel nostro seno, chiamiamolo come vorremo, Commissione d’inchiesta o di indagine o altro, alla quale si diano tutti i poteri che intendiamo dargli, affinché conduca a termine una ricerca e ci dica se il fatto è avvenuto o non è avvenuto, e se il fatto era corretto, o no.
Quanto alla gravità dei fatti che avevano dato luogo all’inchiesta troncata per l’ordine di cui abbiamo avuto notizia, abbiamo sentito la lettura di un memoriale abbastanza preciso, ed io non voglio andare ora a vedere se siano importanti centosessanta quintali di pasta come ha detto l’onorevole Giannini, o se non abbiano importanza. Ripeto che personalmente, ignoro questi fatti precedenti, non avendo qui sentito altro che la lettura fuggevole fatta dal nostro Presidente. Però l’onorevole Giannini non crede che anche se il fatto riguarda soltanto alcuni quintali, la reazione di quello che egli è solito chiamare l’uomo qualunque non sarà sempre la stessa?
Andiamo a vedere se le cose sono state fatte a dovere o se non sia stata invece commessa qualche porcheria: questa sarà in ogni caso la reazione dell’uomo qualunque. E l’onorevole Giannini, che qualche volta conserva la coscienza dell’uomo qualunque, ha avuto come sua prima reazione proprio questa. Ha detto: facciamo una Commissione di inchiesta e vediamo come stanno le cose.
L’onorevole Giannini, però, il quale ha cominciato a essere uomo qualunque, è diventato poi, non dico un politicante, ma il dirigente di un partito politico, il quale deve destreggiarsi in un’atmosfera politica determinata, e la reazione, non dico del politicante, ma dell’uomo politico sopprime in lui la reazione dell’uomo qualunque e allora egli dichiara: 160 quintali di più o 160 quintali di meno, che cosa importa? Che cosa importa, che l’autorità amministrativa sia intervenuta violando la legge oppure no? Lasciamo stare tutte queste cose! Non occupiamocene! L’uomo qualunque, onorevole Giannini, a questo punto non la comprenderà più.
GIANNINI. Non ho detto questo!
TOGLIATTI. L’uomo della strada non la comprenderà più, perché l’uomo qualunque, quando sente dire che qualche porcheria è stata fatta, anche in settore non molto importante, dice: «Andiamo a vedere, veglio sapere se la nostra amministrazione funziona bene ed è pulita, oppure no. Accertiamolo. Voglio sapere se nei procedimenti di inchiesta giudiziaria viene rispettata oppure no la legge che vieta gli interventi amministrativi. Facciamo una inchiesta e vediamo come stanno le cose».
Qui è tutta la questione.
L’onorevole Dossetti, che è esperto non solo in diritto civile, ma anche in diritto canonico, è riuscito, e figuratevi se non poteva riuscirvi, a trovare argomenti per contradire e negare questa che è la più semplice impostazione del problema e la più giusta. Egli però non mi ha convinto.
Onorevoli colleghi, ognuno di noi è arrivato nella vita politica per strade diverse, ed io alle volte non posso dimenticare di aver fatto anche degli studi di letteratura italiana. Nel sentire ieri l’intervento dell’onorevole Scelba e quello dell’onorevole De Gasperi ed oggi quelli degli altri colleghi di parte democristiana, non ho potuto sfuggire ad alcune rimembranze. Mi è tornato a mente un capolavoro della nostra letteratura.
Onorevole Calamandrei, ella che si commuove tanto quando si citano i capolavori della nostra letteratura, sarà oggi particolarmente contento di questa citazione. Parlo di un grande libro: delle Avventure di Pinocchio, dove si narra un episodio che fa meditare. Ricordano tutti i nostri ragazzini come avvenga che il povero Pinocchio abbia un giorno in regalo, non mi sovviene il perché, alcuni zecchini d’oro. Egli va errando per qualche tempo, e ha una serie di avventure, assillato dal problema di far sì che da questi zecchini ne escano degli altri.
Finalmente trova due impostori che lo consigliano di sotterrare i suoi zecchini perché il giorno dopo dalla buca verrà fuori una pianta dalla quale Pinocchio potrà cogliere tutti gli zecchini che vuole.
Onorevole Einaudi, non le consiglio di seguire questo metodo, sotterrare i suoi zecchini per risanare il bilancio dello Stato (Ilarità)… fatto sta che il povero Pinocchio crede ai consigli dei due impostori, sotterra i suoi zecchini, che nella notte i due malandrini gli portano via. Il giorno dopo Pinocchio si accorge del furto e va davanti a un Tribunale.
Una voce. Tribunale di cani!
TOGLIATTI. Risultato: venne condannato a tre mesi di prigione. Questo è l’episodio bizzarro che volevo ricordarvi, perché è rimasto un poco l’espressione della concezione che il nostro popolo ha della giustizia e dell’abilità che determinati organi e ausiliari della giustizia hanno, di trasformare da parte lesa in accusato e l’accusatore in imputato, in modo che nessuno ne capisce più nulla e il poveretto, che sarebbe poi l’uomo qualunque, va sempre a finire, come dire, nel sacco. (Ilarità al centro e a destra). Ora io mi chiedo come può avvenire che questa nostra Assemblea si trovi a dare un così clamoroso esempio, davanti a tutto il popolo, di giustizia alla Pinocchio. Come può avvenire, – e oramai so che avverrà, perché ho sentito le dichiarazioni di voto e ho visto lo schieramento dei gruppi – che, alla elementare richiesta di condurre una indagine su di un fatto attestato da un pubblico ufficiale e che pertanto non può essere messo in dubbio, a meno che non sorga una seria prova in contrario, si risponda di no, e per poco non si risponda che bisogna mettere sotto inchiesta l’accusatore?
Una voce al centro. Sì, perché è un calunniatore! (Rumori a sinistra – Commenti).
TOGLIATTI. Mi sono chiesto, e mi sto chiedendo perché questo è possibile, come può avvenire questa stortura, questo ritorno alla giustizia delle Avventure di Pinocchio. Onorevoli colleghi, tutto questo può avvenire per un fatto molto semplice: perché il gruppo democratico cristiano conta in questa Assemblea 207 deputati ed in questo momento ha dalla sua i qualunquisti, i liberali e gli altri partiti di destra. (Rumori al centro). Arrivato a questo punto, colleghi democratici cristiani, sopportate – perché la sopportazione, anche se non sempre la praticate, dovrebbe però essere una delle vostre virtù – che vi dica che in sostanza, quando per il voto di 207 deputati democristiani, più l’appendice che ho testé indicata, si deciderà che non abbia luogo quella inchiesta che ciascuno di noi riconosce legittima e necessaria, questo voto non solo non ci stupirà per niente, ma per un certo aspetto persino ci potrebbe far piacere, se non si trattasse di fatto così grave perché ci permetterà di andare davanti al Paese e dire a tutto il Paese: ecco che cosa vuol dire avere nel Parlamento un gruppo di 207 deputati democratici cristiani alleati con i gruppi della destra... (Approvazioni a sinistra – Vivaci interruzioni a destra – Rumori – Commenti).
Una voce al centro. E il fonogramma?
TOGLIATTI. Voi ci fornite un’arma tra le più convincenti per dimostrare al Paese, che cosa questo vuol dire… (Interruzioni al centro).
CHIEFFI. Vi farebbe comodo far cadere il Governo in questa maniera! Ricorrete a tutti i mezzi: aspettate di essere dimissionari, per parlare!
TOGLIATTI. Vuol dire che si può avere una legge che vieta l’intervento dell’autorità amministrativa in ordine ad un procedimento che comporta una inchiesta giudiziaria, ma che, anche se la legge lo vieta, la cosa si potrà fare lo stesso, perché 207 voti democristiani più quelli delle destre reazionarie metteranno della sabbia sulla legge, e impediranno persino che sulla cosa si indaghi. Vuol dire che si possono commettere scorrettezze gravissime contro la nostra amministrazione, e la cosa passerà senza conseguenze per l’intervento di quella maggioranza. (Interruzioni al centro e a destra). Vuol dire che, mentre la maggioranza del popolo ha fame, e vuole che il pezzo di pane che gli si dà… (Interruzioni al centro).
TOGLIATTI. …sia difeso dagli speculatori, si potrà fare a meno di questa difesa… (Interruzioni – Rumori).
ANGELINI. Siete responsabili anche voi. Allora, eravate al Governo anche voi. Perché denunciate adesso queste cose e non quando eravate al governo?
TOGLIATTI. …perché 207 voti democristiani, più l’appendice di destra, impediranno anche questa difesa. (Vive interruzioni al centro e a destra).
Ora, onorevoli colleghi, l’onorevole Cerreti non ha sollevato questo problema per amor di polemica o per amor di scandalo. (Rumori al centro).
Una voce al centro. Non ci crede nessuno! (Commenti).
TOGLIATTI. Voi mi insegnate, o troppo spesso ululanti colleghi della Democrazia cristiana, che è necessario che qualche volta avvenga lo scandalo. Ma non è per questo che l’onorevole Cerreti ha voluto sollevare questa questione, bensì per porre il dito sopra problemi politici, e particolarmente su quello della possibilità o meno che un Governo composto in questo modo, con simile maggioranza parlamentare, con simili uomini ai posti decisivi dell’amministrazione pubblica, abbia non soltanto la fiducia di quelli che voteranno per lui, ma anche quel certo grado di fiducia degli altri settori, per cui un Governo può chiamarsi Governo nazionale, Governo democratico, e non governo di una sola parte e nell’interesse di essa. Quando questo Governo farà le elezioni con un Ministro dell’interno come l’onorevole Scelba, saremo noi sicuri che queste elezioni saranno fatte in modo onesto, e in generale siamo noi sicuri che in modo onesto venga amministrata la cosa pubblica? L’onorevole Cerreti non ha voluto sollevare altro problema che questo, che non tocca in particolare lui stesso, o lei (Indica l’onorevole Scelba), o l’onorevole Nenni, più di quanto non tocchi l’onorevole Giannini o un uomo del partito liberale, o della destra, o di altri gruppi del centro sinistra. Il problema ci tocca tutti allo stesso modo. Noi vogliamo avere alla testa dell’amministrazione pubblica uomini che non intervengano se non in base alla legge, conformemente alla legge (Rumori al centro). Ogni atto compiuto in aperta violazione della legge, distrugge quella fiducia che tutti devono avere nel Governo. (Interruzioni e commenti al centro – Rumori).
Il fatto che qui è stato portato dimostra che questa qualità di rispettare ad ogni costo la legge, nell’onorevole Scelba, per lo meno per quel determinato atto della sua amministrazione, non è esistita. Ebbene, poiché questo oramai è stato provato, non vi resta che un compito: cancellate questa macchia, e a questo scopo fate almeno una Commissione di inchiesta che ci faccia sapere la verità. (Interruzioni e commenti al centro). Se voi non lo fate, ed io sono perfettamente convinto che non lo farete… (Interruzioni al centro).
Una voce al centro. Perché avete ritirato l’accusa.
TOGLIATTI. …ebbene la macchia, onorevoli colleghi della Democrazia cristiana, resterà e sul Governo e sulla Democrazia cristiana e il Paese la vedrà. (Vivi applausi a sinistra – Rumori e proteste al centro – Scambio di apostrofi fra il centro e la sinistra).
GIANNINI. Chiedo di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’onorevole Togliatti mi ha rivolto un rimprovero che ferisce crudelmente il mio cuore di uomo qualunque. Mi ha accusato di essere diventato un uomo politico. Io gli potrei agevolmente rispondere che chi pratica lo zoppo, finisce sempre con lo zoppicare. (Si ride).
Ma, in ogni modo, questa accusa di essere diventato un uomo politico, se potrà essere giustificata in altri casi, non mi sembra che lo sia nel caso in esame. Difatti, che cosa mi rimprovera l’onorevole Togliatti? Di avere proposto, come uomo qualunque, una inchiesta parlamentare a carico dell’onorevole Scelba; di avere quindi rimangiata la mia proposta, di avere ringoiato, diciamo, questo rospo, questo drago che avevo messo fuori, per interessi di partito.
È vero che gli interessi di partito ormai coprono molta merce avariata; senonché la nostra merce è ancora fresca, tanto è vero che noi possiamo forse avere una idealità di partito, una ostinazione di partito, una testardaggine di partito; ma, onorevole Togliatti, noi non abbiamo interessi di partito, perché al Governo noi non sediamo.
Inoltre, io avevo chiesto questa inchiesta parlamentare, precisamente per le ragioni che l’onorevole Togliatti ha detto: la tutela della dignità di tutti e di ciascuno di noi, la quale dignità veniva, secondo il mio criterio di uomo qualunque, ad essere vulnerata dal fatto che un Ministro si fosse reso colpevole di una scorrettezza nell’esercizio delle sue funzioni.
Ora, è la prova di questa scorrettezza che noi abbiamo chiesto all’onorevole Cerreti, che sosteneva l’accusa, e l’onorevole Cerreti non ci ha recato questa prova di una scorrettezza che io non voglio nemmeno discutere. Egli ha recato una prova di scorrettezza da accertarsi contro altri, contro funzionari che eventualmente dipendono dall’onorevole Scelba, ma non una prova contro l’onorevole Scelba, di modo che non si tratta del Ministro… (Rumori – Commenti a sinistra).
Una voce a sinistra. Ne ha assunto la responsabilità!
Una voce al centro. Responsabilità politica, però!
GIANNINI. Ora, questa accusa noi la attendevamo contro il Ministro. Cosa interessa a noi una accusa di altro genere? Non che si voglia mettere a tacere, no: ci sarebbe tanto da mettere a tacere in Italia! Ma io ho detto semplicemente che non è questa materia di inchiesta parlamentare; si tratta di un procedimento amministrativo che si deve esperire a carico di questo prefetto e a carico di questo funzionario del Ministero. E si deve esperire per un fatto, che è indipendente persino dalla nostra volontà, perché questo capitano dei carabinieri, di cui sì è parlato, ha detto di aver già iniziato l’azione giudiziaria, di aver presentato delle denunzie, Quindi, essendo un reato di azione pubblica, indipendentemente dalla nostra volontà, andrà avanti e certamente si concluderà o con una sentenza di non luogo, o con una sentenza di condanna o di assoluzione; ma avrà, comunque, una conclusione giudiziaria. (Commenti).
E allora, mi sono domandato: ma noi siamo un corpo politico o siamo il tribunale di Roccapizzopapero di Sotto? Dobbiamo stare ad indagare sull’operato del dipendente di un Ministro? Ma non solamente i dipendenti del Ministro Scelba; dipendenti di qualsiasi Ministro possono cadere in qualche reato.
Onorevole Togliatti, vorrei che lei si rassicurasse: io non ho cessato e non cesso di essere un uomo qualunque che ragiona col suo buon senso. Se c’è un Ministro accusato, in questo momento ripresento la mia domanda di inchiesta a carico di questo Ministro; ma voglio la prova dell’accusa.
Una voce a sinistra. Ma il Ministro Scelba ha assunto la responsabilità!
Una voce al centro. Ma politica! (Rumori – Commenti).
GIANNINI. Non vorrei che gli onorevoli colleghi mi costringessero a parlare a lungo. Vorrei concludere, scusatemi.
Mi si porti una accusa precisa, un fondamento di accusa contro il Ministro e allora mi impegno, a nome del mio Gruppo, di chiedere una inchiesta parlamentare a carico del Ministro.
E s’intenda bene che noi non abbiamo nessuna alleanza con la Democrazia cristiana (Commenti): ve lo dimostrerò in sede di discussione sulle dichiarazioni del Governo. Noi facciamo il nostro interesse di partito, se interesse di partito si può chiamare quello che facciamo qui dentro, senza nemmeno ottenere una croce di cavaliere, visto che non si può avere: noi siamo qui al servizio del Paese e possiamo anche sbagliare; tutti siamo fallibili. Ma noi non abbiamo nessun impegno con i signori della Democrazia cristiana, che continuano a combatterci come se nulla fosse.
Io dico semplicemente questo: mi si rechi una prova a carico del Ministro ed io ripresenterò la mia domanda di inchiesta parlamentare. Ma se si tratta di irregolarità da parte di un funzionario, di un prefetto, di un altro nobilissimo cittadino italiano che non ricopre la carica di Ministro, non vedo perché dobbiamo interrompere i nostri lavori, mettere virtualmente in crisi, un Governo che non ha ancora cominciato a funzionare e che mena una vita abbastanza difficile. A quale scopo? Per seguire una manovra parlamentare?
Poiché l’onorevole Togliatti ci accusa e ci fa una minaccia, di andare dicendo nel paese che l’Uomo Qualunque non vuole una inchiesta, cosa gli devo rispondere? Io gli devo rispondere che l’Uomo Qualunque non vuole l’inchiesta per non prestarsi ad una manovra contro il Governo, io debbo rispondergli che lui vuole l’inchiesta, invece, per mettere in imbarazzo il Ministero, di cui faceva parte il giorno prima, e che quindi non c’è una questione di modalità, non c’è una questione di correttezza: c’è semplicemente una questione politica, sulla quale a chicchessia è concesso di prendere un atteggiamento; e quindi lo prendiamo anche noi.
Si rassicuri, quindi, l’onorevole Togliatti che io sono e rimangono un uomo qualunque ed è in questa qualità che ho esposto il mio pensiero e che spero di spiegare il resto quando parlerò in sede di dichiarazioni di Governo. (Applausi al centro e a destra – Commenti a sinistra).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei pregare di ascoltare in silenzio gli oratori per evitare che la seduta abbia termine troppo tardi.
MASTROJANNI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASTROJANNI. Onorevoli colleghi, desidero brevemente rispondere alle argomentazioni che l’onorevole Togliatti ha rappresentate, anche sotto l’aspetto politico, sulla questione sottoposta al nostro giudizio. Poiché si è detto che la questione è politica e giuridica insieme, è bene ricordare che i due aspetti sono sempre strettamente legati e che ogni orientamento politico porta di conseguenza un coerente orientamento di natura giuridica.
Che la norma .giuridica non debba essere piegata alla pretesa politica, e che la politica possa solo illuminare la norma giuridica, è cosa che rientra nella onestà politica e giuridica; ma che si debbano capovolgere le questioni di natura squisitamente giuridica, trasmutandole in speculazioni politiche, è cosa che noi decisamente respingiamo, e contro la quale decisamente ci leviamo a combattere. (Commenti – Interruzioni – Applausi a destra).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, sono compiaciuto che la mia preghiera di poco fa sia stata accolta in pieno!
VERNOCCHI. Chiusura!
PRESIDENTE. La domanda di chiusura non deve essere un grido anonimo: chi la chiede si alzi e faccia la proposta.
VERNOCCHI. Io domando la chiusura.
PRESIDENTE. Adesso sta parlando l’onorevole Mastrojanni: quando avrà finito, metterò in votazioni la domanda di chiusura.
Prosegua, onorevole Mastrojanni.
MASTROJANNI. A mio avviso, è stato commesso un errore sostanziale, che ad arte è stato mascherato, nell’intento di sostenere una pretesa che è infondata in fatto e destituita d’ogni fondamento in diritto. La materia che dovrebbe costituire, quella che noi chiamiamo la generica del fatto, non esiste. Infatti si è dimenticato che, quel presunto documento, inserito negli atti presentati al Presidente dell’Assemblea, non costituisce, per se stesso e per sé solo, un principio o un indizio di prova che consenta di identificare un’ipotesi delittuosa attribuita al Ministro dell’interno.
Perché? Perché il documento presunto, in atti, parla di una presunta richiesta di sospensiva di un’inchiesta. Ma la sospensiva di un’inchiesta, fino a prova contraria, non significa la proibizione dell’inchiesta stessa. Se i sostenitori della Commissione di inchiesta avessero dimostrato, sia pure attraverso uno pseudo-documento, che la presunta attività del Ministro si è manifestata nel senso di pretendere o di ordinare di non fare l’inchiesta, bene allora si potrebbe discutere sulla necessità o sull’opportunità di sottoporlo alla Commissione di inchiesta; ma, dal momento che la sostanza, il contenuto, l’oggettività del documento in atti, ictu oculi, non consentono di identificare una ipotesi delittuosa, tutto quanto qui finora si è detto, non ha altro sapore che quello di una polemica a scopo politico e nient’altro che politico.
Non posso presumere che persone colte e addestrate in tema di diritto, possano non aver visto quanto affiora dalla più elementare indagine, che deve essere fatta prima di iniziare atti giudiziari. Non posso presumere che uomini di intelletto, i quali hanno sferrata questa offensiva con evidente e preventiva meditazione e con logico esame analitico, non abbiano esaminato pacatamente il documento e non si siano domandati se esso documento avesse i crismi, il fondamento, l’oggettività perché in esso potesse identificarsi un’ipotesi delittuosa.
D’altra parte, onorevoli colleghi, nessuno di noi qui è avulso dal più elementare od empirico orientamento giuridico, nessuno di noi è incapace di considerare, in modo elementare, se un fatto possa assurgere alla gravità di reato. Nel nostro Codice processuale penale esistono norme per cui il pubblico ministero ha il dovere e il diritto di archiviare le denunce le quali non presentino alcun elemento concreto, che giustifichi e consenta un’indagine, o un’istruttoria sommaria. Anche noi, del pari, abbiamo il diritto, dopo questo esame superficiale ed elementare, di respingere qualsiasi richiesta di Commissione d’inchiesta perché, essendo in grado di comprendere che cosa significhi in lingua italiana sospendere un’inchiesta, e che cosa significhi ordinare che l’inchiesta non si faccia, possiamo convenire che la sospensione di una procedura d’inchiesta non costituisca alcun illecito, né penale, né amministrativo.
Ecco perché, in questo modo, ritengo che si debba ritenere sgomberato in modo definitivo il terreno per qualsiasi richiesta diretta a reclamare la Commissioni d’inchiesta. È destituita altresì la pretesa per la Commissione d’inchiesta per altre considerazioni, che ricavo dalle stesse argomentazioni che l’onorevole Togliatti ha ritenuto di esporre a conforto della sua tesi. Egli, infatti, ha distinto la legislazione in tema di repressione di delitti annonari in due epoche: ha ricordalo la precedente, per la quale non poteva instaurarsi procedimento penale fino a quando non si avesse avuto la preventiva autorizzazione da parte dell’autorità prefettizia ed ha ricordato quella successiva, per la quale tale autorizzazione preventiva è stata abrogata.
Da tali considerazioni discendono logiche conseguenze: se il presunto comportamento del Capo di Gabinetto del Ministro dell’interno si fosse verificato nell’epoca nella quale doveva l’autorità tutoria intervenire prima di mandare all’autorità giudiziaria le eventuali denunce, allora noi avremmo ben potuto coltivare un sospetto in ordine al comportamento del Capo di Gabinetto del Ministro dell’interno; ma quando i presunti fatti, noi sappiamo, si sono verificati in epoca successiva, quando cioè l’autorità tutoria era stata completamente esonerata da qualsiasi intervento in materia, allora dobbiamo concludere che quel qualsiasi intervento, anche se si fosse verificato, da parte dell’autorità prefettizia, nessuno peso avrebbe potuto apportare e nessuna influenza avrebbe potuto esercitare, sicché alcun apprezzamento negativo a noi non è consentito di fare, in quanto che l’autorità giudiziaria, comunque, avrebbe proceduto ad instaurare un regolare procedimento.
Ma, altra considerazione, onorevoli colleghi, in tema di diritto è da farsi. Poiché il protagonista di questa vicenda è un capitano dei carabinieri, e poiché a nessuno è ignoto il fatto che l’arma dei carabinieri esplica funzioni di polizia giudiziaria ma, nel contempo, di informazione politica, di polizia militare, di pubblica sicurezza, ecc., è conseguenziale, è logico, è inevitabile, che all’ufficiale di polizia giudiziaria incombono personalissimi obblighi precisi e tassativi ai quali egli assolutamente non può sottrarsi, dai quali egli assolutamente non può esimersi, anche se la sua volontà venisse coartata da un esponente della politica o da più alta autorità dello Stato. Se anche fosse vero dunque, che il prefetto di Padova ebbe a chiamare il capitano dei carabinieri e che ebbe allo stesso a dire che, per ordine del Ministero degli interni doveva sospendersi l’inchiesta in corso, quel capitano dei carabinieri avrebbe avuto egualmente il dovere di informare l’autorità giudiziaria e di presentare all’autorità giudiziaria la denuncia, anche ed in contrasto col desiderio o con gli ordini a lui impartiti dal Ministro dell’interno.
Noi siamo pienamente sicuri e convinti che il Ministro dell’interno, essendo anche un avvocato (gli avvocati sono sempre i più fanatici e scrupolosi osservanti delle norme legislative e regolamentari) e poiché – nel caso nostro – non è un empirico né un impreparato, egli o i suoi diretti dipendenti, non si sarebbero mai permessi di dare ordini ad un capitano dei carabinieri, sapendo essi che, rivolgendosi ad un ufficiale di polizia giudiziaria, questi avrebbe avuto ugualmente l’obbligo di presentare la denuncia all’autorità giudiziaria.
Concludo quindi col dire che, mancando ogni e qualsiasi indizio o principio di prova sulla presunta responsabilità del Ministro dell’interno, e d’altra parte avendo anche nel merito esaminata la questione, anche nei termini maliziosamente impostati da parte avversa, ed anche in questo caso, avendo tratta l’esatta e piena convinzione che nel fatto, in ispecie, esula qualsiasi possibilità di identificazione di reato o di illecito amministrativo, non resta che l’archiviazione della denuncia. (Applausi a destra – Commenti).
PRESIDENTE. È stata chiesta la chiusura della discussione. Domando se sia appoggiata.
(È appoggiata).
La pongo in votazione.
(È approvata).
Si tratta ora di concludere la discussione. Fra gli ordini del giorno presentati, di cui ho dato lettura, ha la precedenza quello dell’onorevole Cifaldi, che chiede il puro e semplice passaggio all’ordine del giorno. Esso infatti dice: «L’Assemblea, udita l’esposizione dell’onorevole Presidente e le dichiarazioni del Ministro dell’interno, passa all’ordine del giorno».
La proposta dell’onorevole Codignola è indipendente dagli ordini del giorno, in quanto è una proposta di iniziativa parlamentare, e pertanto si deciderà in un secondo tempo ciò che l’Assemblea intenda fare.
Sull’ordine del giorno Cifaldi è stata chiesta la votazione per appello nominale dagli onorevoli Dugoni, Gullo Fausto, Jacometti, Faralli, Mattei Teresa, Molinelli, De Michelis, Basso, Lopardi, Grazia, Giua, Musotto, Mancini.
NENNI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NENNI. Nessun rappresentante del Gruppo del Partito socialista italiano essendo intervenuto nel dibattito che ha preceduto il voto che stiamo per dare, reputo doveroso verso l’Assemblea intervenire con una breve dichiarazione di voto. Noi voteremo contro l’ordine del giorno Cifaldi; col che daremo implicitamente la nostra adesione al progetto di legge Codignola per l’inchiesta parlamentare. Vorrei, a questo proposito, richiamare l’Assemblea ad una recente esperienza. Siamo tutti convinti che, in una occasione recente in cui alcuni colleghi e alcuni Ministri furono oggetti di attacchi, sbagliammo, nell’interesse stesso di quanti furono ingiustamente accusati, a non promuovere un’inchiesta rapida e personale. Ora la maggioranza che si è costituita ieri su questa questione, e che sta per ricostituirsi – pare a me che ripeta esattamente l’errore di alcune settimane or sono. Che dopo quanto è stato detto ieri una inchiesta sia indispensabile, non è messo in dubbio né dal Governo né dall’Assemblea. L’onorevole Scelba ha preso personalmente l’impegno di fare questa inchiesta e non ho nessun motivo di credere che nel fare questa inchiesta, egli mancherà al. suo dovere di correttezza e di imparzialità. Tuttavia, quando l’onorevole Scelba verrà davanti a noi con le conclusioni della sua inchiesta e ci comunicherà le sue conclusioni, una parte dell’opinione pubblica non sarà convinta del risultato.
Sono convinto che, se l’onorevole Scelba verrà davanti all’Assemblea tra qualche giorno ad annunciarci dei provvedimenti contro questo o quel funzionario, molti resteranno convinti che si è sacrificato un funzionario agli interessi politici di un Ministro o di un Governo. Ciò non conviene né al Ministro, né al Governo, né all’Assemblea.
Quanto alla giustizia, della quale parlava poco fa l’onorevole Togliatti: la giustizia…
Una voce al centro. Da burattini!
NENNI. …di Pinocchio, vorrei dire che, fortunatamente, non si tratta qui di trasformare l’accusatore in accusato, né di precostituire una sentenza. La procedura dell’inchiesta pone sullo stesso piano l’accusatore e l’accusato. Chiedere un’inchiesta non può significare, non deve significare che c’è già la sentenza. Chiedere un’inchiesta vuol dire sodisfare il legittimo desiderio che su un fatto determinato, di cui oggi ci sfuggono gli elementi essenziali, si faccia luce completa. (Interruzioni).
Casi di questo genere non si risolvono con un voto di maggioranza, risponda questa ad una formazione politica permanente o effimera e momentanea.
Ieri sera ho creduto che fossimo arrivati al punto giusto delle nostre deliberazioni, quando dai banchi della Democrazia cristiana e dal Presidente stesso del Gruppo democristiano, è partita l’adesione alla domanda di inchiesta. (Interruzioni). Sono convinto che, senza entrare nel merito del documento (Interruzioni a destra), perché l’Assemblea non è una pretura, serviremmo la causa della dignità collettiva dell’Assemblea, se accettassimo l’inchiesta e domandassimo ai commissari di fare luce completa nello spazio di pochi giorni. (Applausi a sinistra).
PRESIDENTE. Comunico che l’onorevole Cifaldi ha ritirato il suo ordine del giorno.
Ritengo allora che debba essere posto in votazione quello dell’onorevole Selvaggi del seguente tenore:
«L’Assemblea Costituente, udite le dichiarazioni dell’onorevole Scelba e nell’attesa delle nuove dichiarazioni da lui preannunciate, passa all’ordine del giorno».
SELVAGGI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SELVAGGI. Avevo presentato l’ordine del giorno, che a un dipresso è come quello del collega Cifaldi con l’aggiunta relativa all’attesa di conoscere le nuove dichiarazioni che il Ministro Scelba ha promesso. Mi sembrava in questo modo di venire incontro ad un’esigenza sentita da ogni parte di questa Assemblea e, nello stesso tempo, di essere coerente con quanto ieri sera noi stessi avevamo proposto. Mi sono ancora di più confermato nell’idea che la via da me scelta era la giusta, dopo le parole un po’ umoristiche dell’onorevole Togliatti, con le quali egli, in definitiva, ha messo in stato di accusa l’onorevole Cerreti, perché egli ha detto che, se le cose stanno come stanno, l’onorevole Scelba è responsabile; e allora noi, proprio per la tutela della serietà dell’Assemblea e proprio perché si tratta di cose, fra l’altro, nelle quali non entriamo, dobbiamo domandare che le cose siano chiarite e dovremmo, a nostra volta, chiedere un’inchiesta perché l’onorevole Cerreti, Alto Commissario per l’alimentazione, non ha denunciato quei fatti al momento in cui sono avvenuti. (Approvazioni al centro).
Ma l’onorevole Togliatti ha aggiunto dopo: provata o non provata che sia. E io mi voglio limitare a questo punto che incide su un principio morale, che investe l’Assemblea di fronte al Paese.
È stato ricordato un altro episodio avvenuto qui dentro. Anche in quell’occasione noi parlammo di questione morale, cioè ricordammo di andare molto cauti col sistema di accusare con enorme facilità, senza poi potere portare delle prove concrete. (Applausi a destra). In questo caso una Commissione di inchiesta o fa una brutta figura in sé e per sé, e mette quindi in pessime condizioni morali i membri dell’Assemblea stessa, oppure deve dimostrare di fronte al Paese che non c’è stato più un accusatore, ma un calunniatore. E allora, per essere coerenti, per garantire la nostra posizione morale, dico nostra di ogni settore, mi pare che, allo stesso modo che si sono presi come elementi, diciamo, probanti quelli portati dall’onorevole Cerreti, sia altrettanto equo e giusto attendere che dall’altra parte in causa siano portati i suoi elementi, altrimenti dovremmo domandare: perché dobbiamo prestar fede agli elementi dell’onorevole Cerreti e non a quelli dell’onorevole Scelba? Quando avremo anche gli altri elementi, forse saremo in condizione di esprimere un giudizio preciso e allora, confermando quanto a nome del nostro gruppo ha chiesto l’onorevole Giannini, saremo noi a renderci iniziatori di una inchiesta parlamentare, ampia, precisa, definitiva. (Applausi al centro e a destra – Commenti).
CIFALDI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIFALDI. Desidero chiarire la ragione per la quale, avendo presentato un ordine del giorno, l’ho ritirato aderendo a quello dell’onorevole Selvaggi.
Ritengo che allo stato attuale delle cose si possa giungere alla conclusione di questo incidente.
Inizialmente credo di potere osservare che l’Assemblea è vincolata dalla votazione di ieri sera, in quanto, avendo approvato che i documenti dovevano essere presentati alla Presidenza e dalla Presidenza comunicati all’Assemblea per il giudizio di merito, oggi l’Assemblea può, alla stregua di quella chiara documentazione presentata, emettere il suo giudizio definitivo. Ed a me pare, esaminando i documenti che l’onorevole Cerreti ha esibito, che noi possiamo in serena coscienza concludere che non vi è elemento alcuno che consenta una ulteriore inchiesta. (Proteste a sinistra).
Io dico il mio parere. L’accusa rifletteva indiscutibilmente un profilo morale. L’accusa era chiara e precisa, in quanto si attribuiva ad un Ministro in carica, non per quello che era il suo mandato attuale, ma nel precedente Ministero, di essere intervenuto per fermare una inchiesta in corso e per impedire lo svolgimento di una azione giudiziaria.
Dal documento presentato dall’onorevole Cerreti è risultato semplicemente che è partito dal Ministero degli interni un fonogramma che diceva al prefetto di sospendere l’inchiesta. Con questo, a mio modesto parere, non si commetteva un’interferenza di carattere morale che dovesse imporre un’inchiesta contro un Ministro in carica, ma si viene a cadere su un profilo di carattere politico. Innanzi tutto si può trarre una illazione, cioè che non vi era da parte del Ministero degli interni una predisposizione per interferire illecitamente nell’eventuale procedimento penale che potesse sorgere (Rumori a sinistra) ricollegandosi ad una norma abrogata di legge, perché se questo ci fosse stato si sarebbe saputo che non vi era più tempestività nell’intervento, in quanto il prefetto di Padova poteva interferire sull’organo di polizia giudiziaria per non far fare un’inchiesta, per non far fare una denuncia, ma non poteva intervenire allorché una denuncia era già stata presentata all’Autorità giudiziaria. (Rumori a sinistra).
PRESIDENTE. Onorevole Cifaldi, lei sta esaminando la questione di merito.
CIFALDI. Concludo. Si trattava eventualmente di una irregolarità di carattere politico e per questa ragione a me pare che l’Assemblea possa esprimere il suo parere con un voto sul terreno politico ma non sul campo morale. (Proteste a sinistra).
In questa Camera siamo in sede politica e possiamo con il nostro voto dare la nostra approvazione o la nostra disapprovazione all’opera dal Governo, ma non disporre una inchiesta parlamentare, laddove manca totalmente ogni base di accusa a carico di un nostro collega.
Tuttavia aderisco all’ordine del giorno Selvaggi nel senso di dare un giudizio terminale in conseguenza delle comunicazioni che l’onorevole Ministro dell’interno si è riservato di dare sul contenuto del materiale che l’onorevole Cerreti ha presentato al Presidente dell’Assemblea in aggiunta ed illustrazione dei documenti in suo possesso. (Commenti).
GULLO ROCCO. Chiedo di parlare. (Rumori).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GULLO. ROCCO. Sono dolente di essere accolto da unanimi rumori – ma è bene raccogliere ogni tanto unanimità –, ma poiché nessuno del nostro Gruppo ha parlato in merito, è opportuno che qualcuno dica la nostra opinione. Onorevoli colleghi, ciò che noi discutiamo da ieri sera a questa parte è molto divertente per le tribune, per la stampa e più tardi anche per gli strilloni. Non è divertente però per gli uomini politici e per tutti i cittadini italiani, pensosi della sorte del proprio Paese.
Ciò che è più doloroso si è che, in casi di questo genere, ci si divida a seconda dei settori in cui siamo seduti. E più doloroso ancora il fatto che ci si divide, e che si manifesta un’opinione, piuttosto che un’altra, a seconda che si è assieme al Governo con un altro partito o si sia distanti. (Approvazioni).
Ricordo che proprio da autorevolissimi banchi dell’estrema sinistra, a proposito di una altra accusa fatta ad altri uomini del precedente Governo, si ebbe a deplorare che con queste accuse, sia dalla tribuna parlamentare, sia dalla stampa, si fornissero nuove armi per insidiare le sorti della nascente democrazia. Ricordo che la Commissione degli Undici ebbe a chiedere l’ampliamento dei propri poteri. Fui urlato anche allora per essermi opposto ad un ordine del giorno che portava le autorevolissime firme degli onorevoli Nenni, Togliatti e Gronchi, ed in cui si diceva che, sentite le dichiarazioni del Governo, prima ancora dell’inchiesta, le si approvava e si concedevano poteri alla Commissione d’inchiesta. (Interruzioni a sinistra). Questo l’ordine del giorno contro cui io parlai e che poi fu ritirato. Allora noi dicevamo che non potevamo approvare o disapprovare nulla perché sarebbe stato un giudizio preventivo, e noi non potevamo né volevamo dare un giudizio preventivo. E dicevamo allora che formulavamo l’augurio che le accuse risultassero infondate, ma che volevamo che queste accuse, a cui l’Assemblea aveva dato corso e per cui la Commissione degli Undici aveva chiesto un ampliamento dei suoi poteri d’indagine, fossero valutate, nell’interesse degli stessi accusati.
Oggi molti hanno cambiato opinione, ma noi non abbiamo cambiato opinione (Ilarità all’estrema sinistra). E diciamo che, di fronte a un fatto di questo genere, non ci si deve limitare ad accusare, o a difendere, né a votare un ordine del giorno o l’altro a seconda che ci si trovi nella coalizione del Governo o all’opposizione: questioni di questo genere non debbono dividerci, a seconda della tendenza a cui si appartiene, perché ciascuno deve rivendicare piena libertà di giudizio alla propria coscienza. (Approvazioni).
Da questa premessa deriva la conseguenza, almeno per il mio Gruppo – perché parlo per il mio Gruppo, né ho interesse a parlare in nome di altri Gruppi –…
Una voce all’estrema sinistra. Ci mancherebbe altro!
GULLO ROCCO. …di lasciare ad ogni suo componente piena libertà di giudizio alla propria coscienza, e di votare secondo la propria coscienza. Il nostro pensiero, onorevoli colleghi, è che sarebbe bene che luce venisse fatta, – ma su tutto, non su questo episodio soltanto – abbia o non abbia esso valore – ma su tutti gli episodi di cui sentiamo parlare, qualche volta qui e più spesso fuori di qui. Ogni giorno, leggendo giornali, riviste, settimanali, non troviamo soltanto le sciocche accuse del barbiere, ma sullo stesso giornale che portava le accuse del barbiere abbiamo visto altre accuse che hanno formato oggetto di interrogazioni…
MAZZA. Non mi hanno mai risposto.
GULLO ROCCO. …interrogazioni a proposito del Ministero della post-bellica, dei paracadute di seta o di altra roba del genere. Noi vorremmo che la luce venisse fatta su tutto ciò che si fa al Governo, ci siano i nostri amici o ci siano i nostri avversari politici, e vorremmo che quando accuse fondate vengono a galla non si faccia la congiura del silenzio o della difesa, intorno ad uomini del proprio partito o uomini di parte che in quel momento ci sono vicini per una coabitazione più o meno forzata.
Dunque, vorremmo la luce su tutto e vorremmo che tutti ci chiedessero di fare questa luce: vorremmo la luce non soltanto su questo fatto, di cui possiamo anche ammettere che abbia una portata limitata, ma anche su altri fatti denunciati all’opinione pubblica, se non dalla tribuna parlamentare, da altre tribune che, se non sono altrettanto autorevoli, sono però sempre degne di essere prese in considerazione. Amici del Ministero dell’assistenza post-bellica, non sappiamo se sia vero o no… (Commenti) io non intendo formulare nessuna accusa. Dico che saremmo ben lieti se questa accusa fosse infondata, perché non ho alcun piacere, nonostante sieda ad un banco dell’opposizione, di sentire dire che gli uomini della nuova democrazia, appartengano a questo o a quel partito, si sono macchiati degli stessi errori di cui si macchiarono i predecessori. E sarei ben lieto che queste accuse fossero infondate, anziché provare che vi sono al Governo degli uomini politici i quali fanno cattivo uso della loro carica.
Ho voluto dire tutto questo non per lanciare delle accuse ma per dire che roba di questo genere non dev’essere portata in discussione soltanto in un determinato momento, e in sede di discussione sulle dichiarazione di Governo, perché ciò che noi deploriamo profondamente, è che per denunciare questi fatti si sia atteso lo scioglimento del Tripartito, che per poco non stava per ricostituirsi con gli stessi uomini, di cui alcuni siedono ora sul banco dell’accusa, ed altri viceversa sul banco del Governo (Applausi al centro – Proteste a sinistra).
Onorevoli colleghi, noi diciamo che ormai la questione è scivolata su un terreno di equivoco, perché può sorgere il dubbio a qualcuno che, sotto l’aspetto di una questione morale, si introduca di contrabbando una questione politica. Noi dobbiamo dire chiaramente quando vogliamo fare delle questioni morali e quando intendiamo fare soltanto delle questioni politiche. (Approvazioni). Ed allora, poiché la questione non dev’essere contrabbandata e poiché in questo momento si tradurrebbe in un voto politico, e noi invece non intendiamo dare ad essa alcun significato di voto politico, perché se qualcuno di noi fosse accusato, vorremmo lo stesso che si facesse luce e non faremmo nessuna congiura del silenzio, neppure nell’interesse di un uomo di parte nostra, diciamo che la questione, così come è stata impostata per lo meno nell’ordine del giorno che viene presentato, è diversa da quella prospettata dall’onorevole Nenni, che non è stato urlato, ma che in fondo è arrivato presso a poco alle mie stesse conclusioni. Mi pare che l’intervento dell’onorevole Nenni in sostanza si è ridotto a questo: togliere un preciso sapore di accusa ad una determinata persona o ad un determinato Ministro.
Se non ho compreso male, l’onorevole Nenni ha detto che si trattava di fare una inchiesta sulle accuse. Noi diciamo: se una inchiesta deve essere fatta, deve essere sui fatti. Noi, per quanto da un banco che non è quello del Governo, diciamo che, in linea di principio, non ci sembra opportuno che ad ogni piè sospinto si possa mettere sotto inchiesta un Ministro e a questo dovreste pensarci soprattutto voi, (Accenna all’estrema sinistra) che siete stati tante volte partito di Governo e che, probabilmente, ritornerete ad essere partito di Governo.
Una voce a destra. Speriamo di no! (Commenti).
GULLO ROCCO. Io non vorrei che ad ogni minuto si possa mettere sotto inchiesta un Ministro. Questa è una cosa così grave, per cui occorre che ci pensino soprattutto i partiti che possono diventare di Governo. Noi possiamo in questa sede ammettere – e voteremo in questo senso – che l’ordine del giorno Codignola rappresenta non la messa sotto inchiesta di una determinata persona e neppure la messa sotto inchiesta di questa persona e contemporaneamente dell’accusatore, ma che qui, serenamente, da parte di tutti (ed è un invito che vorrei fare anche agli uomini che in questo momento sono accusati, o al cui Gruppo appartengono i pretesi accusati), che in questo momento ci sia una votazione unanime che dica come noi non vogliamo mettere sotto inchiesta questo Ministro, ma che, di fronte ad una accusa che viene lanciata e che riguarda un determinato fatto, vogliamo che sia fatta la luce sul fatto in se stesso, senza con questo indicare fin da ora che vi sia un accusato o un accusatore. Questa è l’opinione del Gruppo che ho l’onore di rappresentare. (Rumori – Proteste a sinistra).
PRESIDENTE. Passiamo ora alla votazione dell’ordine del giorno Selvaggi:
«L’Assemblea Costituente, udite le dichiarazioni dell’onorevole Scelba e nell’attesa delle nuove dichiarazioni da lui preannunziate, passa all’ordine del giorno».
Per l’ordine del giorno Cifaldi era stata richiesta votazione per appello nominale. Chiedo ai proponenti se intendano trasferire la loro richiesta in sede di questa votazione.
DUGONI. Sì.
PRESIDENTE. Procediamo all’appello. nominale.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà.
(Segue il sorteggio).
Comincerà dall’onorevole Rodinò Mario. Si faccia la chiama.
MOLINELLI, Segretario, fa la chiama.
Rispondono sì:
Abozzi – Adonnino – Alberti – Aldisio – Ambrosini– Andreotti – Angelini – Angelucci – Arcaini – Arcangeli – Avanzini – Ayroldi.
Bacciconi – Balduzzi – Baracco– Bastianetto – Bazoli – Bellato – Bellavista – Belotti – Benedettini – Benvenuti – Bertola – Bertone – Bettiol – Biagioni – Bianchini Laura – Bonino – Bonomi Paolo – Borsellino – Bosco Lucarelli – Bovetti – Bozzi – Braschi – Brusasca – Bulloni Pietro – Burato.
Caccuri – Caiati – Campilli – Camposarcuno – Candela – Cannizzo – Cappa Paolo – Cappelletti – Cappi Giuseppe – Cappugi – Capua – Carbonari – Carignani – Caristia – Caroleo – Caronia – Caso – Cassiani – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Cavalli – Chatrian – Chieffi – Ciccolungo – Cifaldi – Cimenti – Cingolani Mario – Clerici – Coccia – Codacci Pisanelli – Colitto – Colombo Emilio – Colonna di Paliano – Colonnetti – Conci Elisabetta – Condorelli – Coppa Ezio – Coppi Alessandro – Corbino – Corsanego – Corsini – Cortese – Cotellessa – Cremaschi Carlo – Cuomo.
Damiani – D’Amico Diego – De Caro Gerardo – De Caro Raffaele – De Gasperi – Del Curto – Delli Castelli Filomena – De Maria – De Martino – De Michele Luigi – De Palma – De Unterrichter Maria – Di Fausto – Dominedò – Dossetti.
Einaudi – Ermini.
Fabriani – Fanfani – Fantoni – Federici Maria – Ferrarese – Ferrario Celestino – Ferreri – Firrao – Foresi – Franceschini – Froggio – Fuschini – Fusco.
Galati – Galioto – Garlato – Germano – Geuna – Giacchero – Giannini – Giordani – Gonella – Gortani – Gotelli Angela – Grassi – Gronchi – Guariento – Guerrieri Emanuele – Guerrieri Filippo – Gui – Guidi Cingolani Angela.
Jervolino.
La Gravinese Nicola – Lagravinese Pasquale – La Pira – Lazzati – Leone Giovanni – Lettieri – Lizier – Lucifero.
Maffioli – Malvestiti – Mannironi – Manzini – Marazza – Marconi – Marina Mario – Marinaro – Martinelli – Martino Gaetano – Marzarotto – Mastino Gesumino – Mastrojanni – Mattarella – Mazza – Meda Luigi – Medi Enrico – Mentasti – Merlin Umberto – Miccolis – Micheli – Monterisi – Monticelli – Montini – Morelli Luigi – Morelli Renato – Moro – Mortati – Motolese – Murgia.
Nicotra Maria – Notarianni – Numeroso.
Orlando Camillo.
Pallastrelli – Pastore Giulio – Pat – Patrissi – Pecorari – Pella – Penna Ottavia – Perlingieri – Perrore Capano – Petrilli – Piccioni – Pignedoli – Ponti – Proia – Puoti.
Quarello – Quintieri Adolfo.
Raimondi – Recca – Rescigno – Restagno – Riccio Stefano – Rivera – Rodi – Rodinò Mario – Rodinò Ugo – Romano – Roselli – Rubilli – Rumor.
Salizzoni – Salvatore – Sampietro – Scalfaro – Schiratti – Scoca – Segni – Selvaggi – Sforza – Siles – Spataro – Stella – Storchi – Sullo Fiorentino.
Tambroni Armaroli – Taviani – Terranova – Tessitori – Tieri Vincenzo – Titomanlio Vittoria – Togni – Tosato – Tosi – Tozzi Condivi – Trimarchi – Tripepi – Tumminelli – Tupini – Turco.
Uberti.
Valenti – Vallone – Valmarana – Vanoni – Venditti – Viale – Vicentini – Vigo – Vilardi – Villabruna – Volpe.
Zaccagnini – Zerbi – Zotta.
Rispondono no:
Allegato – Amadei – Amendola – Assennato – Azzi.
Baldassari – Barbareschi – Bardini – Bargagna – Barontini Anelito – Barontini Ilio – Basso – Bei Adele – Bellusci – Bennani – Bernamonti – Bianchi Bruno – Bibolotti – Binni – Bitossi – Bocconi – Boldrini – Bolognesi – Bonomelli – Bordon – Bosi – Bucci – Buffoni Francesco.
Cacciatore – Calamandrei – Caldera – Caporali – Caprani – Carmagnola – Cartia – Cavallari – Cavallotti – Codignola – Colombi Arturo – Corbi – Corsi – Costa – Costantini – Cremaschi Olindo.
D’Amico Michele – D’Aragona – Della Seta – De Mercurio – De Michelis Paolo – Di Giovanni – D’Onofrio – Dugoni.
Faccio – Fantuzzi – Faralli – Farina Giovanni – Farini Carlo – Fedeli Armando – Ferrari Giacomo – Filippini – Finocchiaro Aprile – Fiore – Fiorentino – Fioritto.
Gallico Spano Nadia – Gavina – Gervasi – Ghidetti – Ghislandi – Giolitti – Giua – Gorreri – Grazi Enrico – Grazia Verenin – Grilli – Gullo Fausto.
Imperiale – Iotti Leonilde.
Jacometti.
Laconi – La Malfa – Lami Starnuti – Landi – La Rocca – Leone Francesco – Lombardi Carlo – Lombardi Riccardo – Longo – Lopardi – Lozza – Luisetti – Lupis – Lussu.
Maffi – Magnani – Magrini – Malagugini – Maltagliati – Mancini – Marchesi – Massola – Mastino Pietro – Mattei Teresa – Matteotti Carlo – Mazzei – Merighi – Merlin Angelina – Mezzadra – Minella Angiola – Minio – Molinelli – Montagnana Rita – Montalbano – Morandi – Moranino – Moscatelli – Musolino – Musotto.
Nasi – Negarville – Negro – Nenni – Nobili Tito Oro – Noce Teresa.
Pacciardi – Pajetta Gian Carlo – Pajetta Giuliano – Paolucci – Parri – Pellegrini – Pesenti – Piemonte – Pistoia – Platone – Pollastrini Elettra – Pressinotti – Priolo – Pucci.
Ricci Giuseppe – Romita – Rossi Giuseppe – Rossi Maria Maddalena – Roveda – Ruggeri Luigi.
Saccenti – Sansone – Saragat – Sardiello – Scarpa – Schiavetti – Scoccimarro – Scotti Francesco – Secchia – Sereni – Sicignano – Silipo – Spano – Stampacchia.
Targetti – Tega – Togliatti – Tomba – Tonello – Tonetti.
Varvaro – Vernocchi – Vigna – Villani – Vischioni.
Zagari – Zanardi – Zannerini – Zuccarini.
Si è astenuto:
Scelba.
Sono in congedo:
Bernardi.
Carratelli.
Ghidini.
Lombardo Ivan Matteo.
Mariani Enrico.
Pellizzari.
Rapelli – Russo Perez.
Vinciguerra.
Presidenza del Vicepresidente PECORARI
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione nominale e invito gli onorevoli Segretari a procedere al computo dei voti.
(Gli onorevoli Segretari procedono al computo dei voti).
Presidenza del Presidente TERRACINI
Risultato della votazione nominale.
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per appello nominale:
Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno risposto sì 247
Hanno risposto no 173
(L’Assemblea approva l’ordine del giorno Selvaggi – Applausi).
Avverto che in seguito a questa votazione che rappresenta una specie di sospensiva, l’onorevole Codignola si riserva di depositare il disegno di legge – del quale ha annuncialo la presentazione – al momento in cui questa sospensiva sarà risolta.
Sui lavori dell’Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che l’onorevole Giannini ha presentato la seguente richiesta:
«Il sottoscritto chiede di parlare sull’ordine dei lavori con precedenza e carattere di mozione d’ordine per svolgere il seguente ordine del giorno: L’Assemblea Costituente, allo stato dei fatti, ravvisa l’opportunità di rinunciare alle normali continuative sedute antimeridiane e delibera che le sedute, salvo casi eccezionali, abbiano luogo soltanto nel pomeriggio».
L’onorevole Giannini si riserva di svolgere questa sua proposta dopo che sarà stato approvato il disegno di legge sulla proroga dei poteri della Costituente.
Interrogazioni con richiesta di urgenza.
PRESIDENTE. Sono state presentate alcune interrogazioni con richiesta di urgenza. La prima è quella dell’onorevole Cavallotti:
«Al Ministro della pubblica istruzione, per sapere se intenda prendere in considerazione le richieste formulate da maestri e funzionari della Scuola elementare, mai iscritti al partito fascista, nel convegno di Bologna (15 marzo 1947). Tali richieste tendono a ricostruire la carriera di coloro che rinunciarono, o furono costretti a rinunciare, ad avanzamenti per non piegarsi alle imposizioni del fascismo. L’urgenza è motivata dall’immediatezza dei concorsi».
Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
GONELLA, Ministro della pubblica, istruzione. Risponderò nella seduta di lunedì o in quella di martedì della prossima settimana.
PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Caroleo:
«Al Ministro dei lavori pubblici, per conoscere se sia edotto delle tragiche condizioni delle popolazioni calabresi colpite dal recente disastro tellurico e se non creda di dare urgenti disposizioni al Provveditorato delle opere pubbliche per la Calabria per la ricostruzione nel periodo estivo di case o almeno di ricovero ai senza-tetto, ora ammucchiati in attendamenti provvisori».
Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Risponderò anch’io in una delle due sedute di lunedì o martedì della prossima settimana.
PRESIDENTE. Infine vi è la seguente interrogazione:
«Ai Ministri dell’interno e di grazia e giustizia, per conoscere della fondatezza o meno delle notizie pubblicate dalla stampa sul cosiddetto scandalo giudiziario di Sciacca ed in particolare sulla denunciata sottrazione di verbali dell’istruttoria del processo Miraglia e sulle sevizie inflitte ad imputati, i quali hanno, davanti il magistrato penale, denunziato le sevizie medesime.
«Per conoscere, ancora, quali provvedimenti, nell’affermativa delle circostanze precedenti, si siano presi o s’intendano prendere contro i funzionari, che si sarebbero resi colpevoli di tali gravi reati.
«Volpe, Salvatore, Adonnino».
Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. Risponderò in una delle sedute della prossima settimana.
PIGNATARI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIGNATARI. Vorrei sollecitare la risposta ad una mia interrogazione già da tempo presentata con carattere di urgenza, riguardante gravi incidenti verificatisi a Potenza.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
SCELBA, Ministro dell’interno. Risponderò lunedì o martedì della prossima settimana.
PRESIDENTE. Comunico che l’onorevole Perugi ha sollecitato la risposta ad una sua interrogazione urgente, presentata il 19 maggio scorso, relativa ad irregolarità nelle consegne del grano agli ammassi verificatesi in provincia di Viterbo.
Chiedo al Governo quando intenda rispondere.
SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Risponderò martedì prossimo.
Sull’ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Propongo di tenere domani una seduta unica con inizio alle 9.30, eventualmente con un intervallo di un’ora, per discutere ed approvare il disegno di legge sulla proroga dei poteri della Costituente.
(Così rimane stabilito).
Interrogazioni.
PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni pervenute alla Presidenza:
MOLINELLI, Segretario, legge:
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se è a sua conoscenza che, per le cure del Ministero dei trasporti, è imminente l’inizio dei lavori di riparazione del ponte ferroviario su Chioggia, già adattato a carrettiera per l’inefficienza del servizio ferroviario, e per conoscere se sono stati presi provvedimenti urgenti per la riattivazione del ponte carrettiere rovinato dalla guerra, sul quale dovrà entro breve contare il traffico stradale e la vita civile della città di Chioggia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Ghidetti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non ritiene giustificato un provvedimento che, riparando gli effetti ingiusti ed antigiuridici della legge del 1923 e le parzialità da cui sono viziati i provvedimenti successivi, riapra il termine per l’iscrizione all’albo degli architetti di quei professori di disegno architettonico, i quali si siano trovati, alla data di entrata in vigore della legge del 1923, a possedere il diploma o ad essere vicini al suo conseguimento e che abbiano successivamente svolto una attività professionale tale da garantire la loro idoneità all’esercizio della professione d’architetto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Pellegrini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle poste e delle telecomunicazioni, per conoscere le ragioni per le quali ai dipendenti dell’Ufficio postale di Rovereto Borgo Sacco non vengono corrisposte le indennità previste dall’articolo 2 del decreto legislativo 11 gennaio 1946, n. 18, estese alla città di Rovereto con decreto ministeriale 31 agosto 1946, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, n. 203 del 9 settembre 1946, mentre tali indennità sono regolarmente liquidate agli altri dipendenti statali che lavorano e abitano nello stesso rione di Borgo Sacco della città di Rovereto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Paris».
PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette, per le quali si chiede la risposta scritta, saranno trasmesse ai Ministri competenti.
La seduta termina alle 22.30.
Ordine del giorno per la seduta di domani.
Alle ore 9.30:
Discussione del disegno di legge:
Proroga del termine previsto dall’articolo 4 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98, per la durata dell’Assemblea Costituente. (22).