ASSEMBLEA COSTITUENTE
CXLII.
SEDUTA DI LUNEDÌ 9 GIUGNO 1947
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI
INDICE
Congedo:
Presidente
Costituzione del Gabinetto:
De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Commemorazione dei fratelli Carlo e Nello Rosselli:
Calamandrei
Cevolotto
Giua
Maffi
Macrelli
Tumminelli
Corbino
Gronchi
Fietta
Einaudi
Bergamini
De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Presidente
Dichiarazioni del Governo:
De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Presidente
Sulla proroga dei poteri dell’Assemblea Costituente:
Benedetti
De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Presidente
Lussu
Giannini
Macrelli
Fabbri
Tonello
Persico
Grassi, Ministro di grazia e giustizia
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione
Corbino
Interrogazioni (Annunzio):
Presidente
La seduta comincia alle 16.
RICCIO, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta pomeridiana.
(È approvato).
Congedo.
PRESIDENTE. Comunico che ha chiesto congedo il deputato Pellizzari.
(È concesso).
Costituzione del Gabinetto.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Comunico che il Capo provvisorio dello Stato, con decreti in data 31 maggio 1947, ha accettato le dimissioni che gli sono state da me presentate anche a nome dei colleghi Ministri Segretari di Stato ed ha, altresì, accettato le dimissioni dalla carica rassegnate dai Sottosegretari di Stato.
Con altro decreto pari data, il Capo provvisorio dello Stato mi ha incaricato di comporre il nuovo Ministero.
In relazione a tale incarico, con decreti del 31 maggio 1947, il Capo provvisorio dello Stato mi ha nominato Presidente del Consiglio dei Ministri, Primo Ministro Segretario di Stato e Ministro, ad interim, per l’Africa Italiana, e, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, ha nominato Ministri Segretari di Stato per:
le finanze ed il tesoro, con le funzioni di Vicepresidente del Consiglio dei Ministri: l’onorevole professore Einaudi Luigi, deputato all’Assemblea Costituente;
gli affari esteri; l’onorevole dottore Sforza Carlo, deputato all’Assemblea Costituente;
l’interno: l’onorevole avvocato Scelba Mario, deputato all’Assemblea Costituente;
la grazia e giustizia: l’onorevole professore avvocato Grassi Giuseppe, deputato all’Assemblea Costituente;
la difesa: l’onorevole professore dottore Cingolani Mario, deputato all’Assemblea Costituente;
la pubblica istruzione: l’onorevole professore Gonella Guido, deputato all’Assemblea Costituente;
i lavori pubblici: l’onorevole avvocato Tupini Umberto, deputato all’Assemblea Costituente;
l’agricoltura e le foreste: l’onorevole professore Segni Antonio, deputato all’Assemblea Costituente;
i trasporti: il dottore ingegnere professore Corbellini Guido;
le poste e le telecomunicazioni: l’onorevole avvocato Merlin Umberto, deputato all’Assemblea Costituente;
l’industria ed il commercio: l’onorevole professore Togni Giuseppe, deputato all’Assemblea Costituente;
il lavoro e la previdenza sociale: l’onorevole professore Fanfani Amintore, deputato all’Assemblea Costituente;
il commercio con l’estero: il dottore Merzagora Cesare;
la marina mercantile: l’onorevole avvocato Cappa Paolo, deputato all’Assemblea Costituente.
Con altro decreto in data 31 maggio 1947, il Capo provvisorio dello Stato ha incaricato di reggere per interim il Ministero del commercio con l’estero l’onorevole professore Togni Giuseppe, Ministro dell’industria e del commercio, durante la temporanea assenza del dottor Merzagora Cesare.
Con decreto, poi, del Capo provvisorio dello Stato, in data 4 giugno 1947, sono stati ricostituiti il Ministero delle finanze ed il Ministero del tesoro, e con decreto legislativo in data 4 giugno 1947 si è provveduto alla istituzione del Ministero del bilancio e ne sono state determinate le attribuzioni.
Conseguentemente il Capo provvisorio dello Stato, con decreto 6 giugno 1947 ha, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, nominato il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, onorevole professore Einaudi Luigi, Ministro Segretario di Stato per il bilancio; l’onorevole professore dottore Pella Giuseppe Ministro Segretario di Stato per le finanze ed il professore Del Vecchio Gustavo Ministro Segretario di Stato per il tesoro.
Con decreti in data 4 giugno 1947, sentito il Consiglio dei Ministri, sono stati nominati Sottosegretari di Stato per:
la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con le funzioni di Segretario del Consiglio stesso: l’onorevole dottore: Andreotti Giulio, deputato all’Assemblea Costituente;
la Presidenza del Consiglio dei Ministri (assistenza ai reduci e partigiani): il professore Martino Edoardo Angelo;
gli affari esteri: l’onorevole avvocato Brusasca Giuseppe, deputato all’Assemblea Costituente;
l’interno: l’onorevole avvocato Marazza Achille, deputato all’Assemblea Costituente;
il tesoro: l’onorevole avvocato Petrilli Raffaele Pio, deputato all’Assemblea Costituente;
i trasporti: l’onorevole professore avvocato Jervolino Angelo Raffaele, deputato all’Assemblea Costituente;
la difesa: l’onorevole generale dottor Chatrian Luigi.
Infine, con decreto del Capo provvisorio dello Stato, in data 4 giugno 1947, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, il dottor professore Ronchi Vittorio è stato nominato Alto Commissario per l’alimentazione, in sostituzione dell’onorevole Cerreti Giulio.
Commemorazione dei fratelli Carlo e Nello Rosselli.
CALAMANDREI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CALAMANDREI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, all’inizio d’una seduta piena di attesa e di tensione può sembrare inopportuno e indiscreto che io vi chieda cinque minuti per ricordare un argomento che non ha immediata attinenza con l’evento parlamentare che qui ci aduna. Ma forse il tema è meno lontano di quel che sembri dalle ragioni profonde del nostro lavoro. Ed io penso che mancherei ad un dovere, non solo di amicizia e di fedeltà personale, ma anche di coscienza e di riconoscenza nazionale, se oggi, 9 giugno 1947, non ricordassi a questa Camera che 10 anni fa, il 9 giugno 1937, forse in questa stessa ora in cui io vi parlo, furono assassinati in Francia, a Bagnoles-de-l’Orne, due italiani: Carlo e Nello Rosselli.
Noi li ricordiamo in questo primo decennale, non per imprecare contro i loro assassini. Non vogliamo pensare deturpati dalle ferite e dalla morte i loro volti. Vogliamo ricordarli sereni e sorridenti, pieni di fierezza ma incapaci di odio, quali furono sempre in vita. E le ombre dei sicari e dei loro sinistri mandanti le disperda il vento!
E neanche li ricordiamo per fare di loro una celebrazione occasionale, come si fa con le grandi figure del passato ormai rimaste dietro di noi nella storia.
I Rosselli non sono ancora passati alla storia, il loro lavoro non è concluso, la loro giornata non è finita. Non sono ancora rimasti alle nostre spalle in modo che per vederli ci si debba volgere indietro; ma sono ancora più avanti di noi e ci indicano con gesto fraterno la via del lavoro di domani.
No, noi li ricordiamo unicamente per trarre da essi ispirazione e conforto, per avere da loro la conferma che non s’è spenta mai, neanche nel funesto ventennio, questa vocazione italiana di valore universale, per la quale in ogni tempo sono partite dai nostri pensatori e dai nostri uomini d’azione quelle grandi idee, quelle grandi correnti di giustizia e di redenzione umana che poi hanno viaggiato nel mondo e segnato il cammino della civiltà per tutti i popoli.
Questi due fratelli, che fin da giovanetti rinunciarono consapevolmente alla ricchezza e alla comodità degli studi per dedicare tutte le loro forze e il patrimonio e la vita a combattere per la giustizia e per la libertà, furono per diverse vie, che alla fine si ricongiunsero nel sacrificio, i due rappresentanti tipici di due aspetti dell’Italia antifascista: Carlo del fuoruscitismo che combatté a viso aperto dal di fuori, Nello dell’antifascismo clandestino che rimase in Italia a preparare la riscossa dal di dentro. Ed il loro programma comune fu tutto in quel motto che fu trovato da Carlo nel ’25 in una casa di Via Giusti in Firenze ove ieri fu posto un ricordo marmoreo: «Non mollare!» Non mollare; non transigere, non indulgere, non scoraggiarsi, non rassegnarsi. Da allora questa intransigenza morale, prima verso sé stessi che verso gli altri, questa coerenza serena del pensiero con l’azione fu per tutti e due, come per Mazzini, regola mai tradita di vita. Quella spietata critica fatta da Carlo al vecchio liberalismo di maniera e insieme al vecchio marxismo di scuola, quello sforzo di capire il fascismo non come episodica e transitoria degenerazione di un regime sano, ma come sintomo rivelatore del disfacimento di tutta una società minata irrimediabilmente nelle basi economiche, quella sua intuizione del fermento di libertà che è nel socialismo, quel generoso proposito di vivificarlo e rinnovarlo con spirito di idealismo e di volontarismo, tutto questo sarebbe rimasto nel campo delle inutili teorie, se le teorie non fossero state testimoniate giorno per giorno dall’azione, dal sacrificio, dalla morte. «Non mollare!». Confino, prigionia, esilii per tutti e due; il romanzesco espatrio di Turati, la prodigiosa fuga da Lipari, il processo di Savona, il processo di Bellinzona; il movimento di Giustizia e Libertà; la guerra di Spagna; e poi l’imboscata e l’assassinio. In questa Camera, in diversi settori, seggono i compagni ed i testimoni (e il Presidente di questa Assemblea è uno di essi) di quelle prigionie, di quegli esilii, di quelle imprese che sembrano già oggi leggendarie; essi sanno che i motti di «socialismo liberale» e di «Giustizia e libertà» che oggi sembrano luoghi comuni a disposizione di tutti i comizianti, costarono allora, quando furono da loro indelebilmente impressi nella storia della nostra redenzione, persecuzioni, agguati, torture, galere e sangue.
Da Carlo Rosselli esule vennero in quegli anni, attraverso la stampa clandestina e la radio, quelle parole presaghe, che a rileggerle oggi hanno il misterioso fascino delle previsioni. Ricordate: nel 1933, appena Hitler si fu impadronito del potere, il monito, che le democrazie non seppero raccogliere: «la guerra viene; la guerra verrà»… È poi nel ’36, quella voce italiana che annunciava dalla radio di Barcellona: «Oggi in Spagna, domani in Italia».
Prima che il vaticinio si compiesse, i Rosselli furono assassinati. Ma quando spuntò l’alba, si videro al loro posto, nei monti e nelle pianure d’Italia, mille e mille giovinetti con il loro stesso volto: accanto alle brigate Garibaldi ed alle brigate Matteotti, le brigate che sulla fiamma portavano scritto: «Giustizia e Libertà», si chiamarono «Brigate Rosselli».
Rosselli, Gobetti, Gramsci, triade giovanile che ha salvato per venti anni la continuità del pensiero italiano nel mondo; diverse ideologie, ma una comune ispirazione morale; diverse soluzioni, ma lo stesso problema, lo stesso impegno, la stessa dedizione, la stessa religione.
Attraverso figure come queste l’avvenire dell’Europa e del mondo, che sarà socialista e internazionale, si ricongiunge colle tradizioni più alte e più umane del nostro risorgimento, liberale e nazionale. I fratelli Bandiera, i fratelli Ruffini, i fratelli Cairoli; e poi, nell’altra guerra, i fratelli Garroni, i fratelli Stuparich; e così continua nel sacrificio dei fratelli Rosselli questa tradizione luminosa di gentile eroismo fraterno, che segna e distingue la nostra storia.
Permettetemi, onorevoli colleghi, che io mandi da qui un pensiero di riverenza alla loro mamma, alla signora Amelia Rosselli.
Ella ebbe tre figli: il primo cadde nel 1916 sul Pal Piccolo, tenente degli alpini; gli altri due caddero dieci anni fa in Francia; ma tutti e tre per la stessa causa, per fare l’Italia libera e giusta.
Nella nostra povertà di popolo, non dimentichiamo che queste sono ricchezze, che nessuno può toglierci; questo rinnovarsi di esempi, questa mai interrotta capacità di sacrificio per un’idea generosa ed umana. Non rammarichiamoci della nostra povertà; mentre l’oro tenta di ricattare la nostra libertà, ritroviamo in questi morti la ragione indistruttibile per difendere la nostra indipendenza e la nostra dignità di popolo libero e giusto. (Vivissimi generali applausi).
CEVOLOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CEVOLOTTO. A nome del mio gruppo, mi associo al commosso ricordo dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, assassinati 10 anni fa in Francia per ordine del governo fascista.
Il sacrificio di questi giovani, che tutto diedero alla Patria, all’idea, sacrificando una posizione economica favorevole, rinunziando alla cattedra, rinunziando agli agi ed all’affetto delle loro famiglie, appena formate, dimostra come nella nostra gioventù fosse anche allora fiero, forte il sentimento del dovere verso la Patria, per resistere, in nome della libertà, al governo che ci opprimeva.
Il ricordo di questo sacrificio è in noi e ci animerà anche in seguito, per resistere a qualunque tentativo, da qualunque parte venisse, per sacrificare questa nostra repubblica, che è nata e che resta per la libertà del popolo italiano (Applausi).
GIUA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUA. Il gruppo parlamentare socialista si associa alla commemorazione di Carlo e di Nello Rosselli.
Il sacrificio di Carlo Rosselli è la conseguenza diretta della vita spesa da questo giovane socialista nella lotta contro il fascismo.
Carlo Rosselli fu veramente un socialista. Io lo ricordo direttore di «Quarto Stato» insieme al nostro compagno Nenni ed al compagno Basso. Ma io lo ricordo anche a Parigi, nel 1933, e alcuni amici si ricordano di quella riunione in casa di Carlo Rosselli e la discussione sulla possibilità di eliminare fisicamente il capo del fascismo. E ricordo anche il consiglio d’un socialista, il quale disse che ormai il popolo italiano era stanco di tentativi, che non raggiungevano il risultato positivo.
E ricordo anche le osservazioni di Carlo Rosselli e degli altri; i quali dissero che l’emigrazione italiana era povera e che non era possibile fare diversamente.
È un problema questo impostato da Carlo Rosselli, che non è il problema, onorevole De Gasperi, di ordinaria delinquenza; è un problema politico mazziniano che io vorrei fosse ricordato da tutti coloro che da quei banchi avessero intenzione di attentare alla libertà e alla democrazia del popolo italiano. (Applausi a sinistra).
Ma Carlo Rosselli rappresentava ancora qualche altra cosa: Carlo Rosselli rappresentava lo spirito socialista e lo spirito antifascista nello stesso tempo. Il fascismo ha stroncato fisicamente i fratelli Rosselli. Il socialismo ricorda Carlo Rosselli e mette questo nome accanto a quello del nostro grande martire, perché vede, dal sacrificio di Giacomo Matteotti a quello di Carlo Rosselli e di tanti e tanti altri socialisti, una continuità spirituale, che non è sola emancipazione politica, ma che è anche emancipazione economica e sociale del popolo italiano. (Applausi).
MAFFI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAFFI. Il gruppo comunista si associa alla nobile commemorazione dei fratelli Rosselli. Essi sono vivi più che mai oggi nel cuore di tutti coloro che hanno non solo una fede, ma una coscienza, una conoscenza di ciò che è il periodo storico che sta svolgendosi, periodo storico pieno di pericoli, di nostalgie delittuose. È in noi vivo il ricordo di questi veri eroi, di questi veri martiri, ricordo che viene da tutti i luoghi di esilio, da tutte le isole di confino, da tutte le carceri, da tutti i luoghi di tortura, ricordo che viene come un monito, poiché coloro che hanno creduto, sopprimendo i fratelli Rosselli di spegnere l’idea della libertà e di rivendicazione dei diritti dei lavoratori, hanno commesso il più grande errore. I fratelli Rosselli sono vivi in noi in questo momento in cui si cerca di seminare discredito, diffidenza, disfattismo nel popolo italiano, che ha diritto a risorgere. (Applausi).
MACRELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MACRELLI. Onorevoli colleghi, la commemorazione di Nello e Carlo Rosselli assume oggi un significato speciale, perché coincide quasi col primo anniversario della proclamazione di quella Repubblica italiana per la quale essi lottarono affrontando anche il supremo sacrificio.
La loro vita, soprattutto nelle ore buie e dure della storia d’Italia, fu una continua battaglia per quegli ideali di libertà politica, di libertà umana, di giustizia sociale, che noi, rappresentanti del popolo, abbiamo consacrato ormai nella Carta costituzionale della Repubblica.
Il gruppo repubblicano ed il mio partito si associano all’alta ideale rievocazione che in questa ora solenne di raccoglimento accomuna tutti quanti i caduti per la nuova Italia, noti ed ignoti, e per ciascuno dei quali oggi possiamo ripetere la strofa dettata dal grande poeta di nostra gente:
È della storia…
Della civile storia d’Italia
è quest’audacia tenace…
che posa nel giusto ed a l’alto
mira e s’irradia nell’ideale.
(Applausi).
TUMMINELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TUMMINELLI. A nome del gruppo qualunquista mi associo alle nobili parole dell’onorevole Calamandrei per la commemorazione dei fratelli Rosselli. La violenza contro gli uomini che sono vessilliferi di una idea non può far morire le idee e perciò la nostra adesione trascende il fatto puramente formale per esaltare nei fratelli Rosselli l’idea ed i cavalieri dell’idea che essi rappresentano. (Applausi).
CORBINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORBINO. A nome del gruppo parlamentare liberale mi associo a quanto è stato testé detto per Carlo e Nello Rosselli, coi quali ebbi la ventura di collaborare nella lotta contro il fascismo in quel periodo in cui una lotta aperta fu possibile ancora in Italia. I due giovani, animati dall’ideale della libertà, dalla fiamma della libertà, sostenuti da quanti intorno a loro condividevano lo stesso ideale, ed erano arsi dalla stessa fiamma, hanno spinto la loro azione fino al sacrificio, dandoci così ancora un esempio delle rinunce massime a cui uomini e popoli che tengono alla libertà devono essere pronti in qualsiasi momento. Carlo e Nello Rosselli, dunque, sono nostri nel senso che sono di tutti gli italiani che desiderano una Italia libera, con cittadini liberi. (Applausi).
GRONCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRONCHI. Non può mancare la nostra piena, sincera adesione di omaggio alla memoria dei fratelli Rosselli. Chi vi parla, non essendo più fra i giovani di questa Assemblea, ricorda direttamente quanto nobile, coraggioso, alto fu l’apostolato di questi uomini che credettero nella libertà, quando il credervi rappresentava anche il rischio supremo della vita. Ed i giovani succeduti a noi forse difficilmente comprendono che cosa fosse questo apostolato, perché assai difficilmente valutano come tremenda fosse la difficoltà di difendere la libertà quando lo spirito della libertà era spento non solo nelle classi dirigenti del nostro Paese, ma era anche ottuso ed offuscato negli strati più umili. Essi credettero nella libertà, e per la libertà testimoniarono col sacrificio supremo. E questo gruppo, e questo movimento, che rimane assertore e custode di libertà, si inchina a questi esempi di devozione ad una idea di una più alta umanità. (Applausi).
FIETTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FIETTA. Onorevoli colleghi, non per aggiungere parole alla nobile ed elevata eloquenza dell’onorevole Calamandrei ed a quanto dissero gli altri colleghi che si sono uniti nella commemorazione, ma per associarmi a nome del mio gruppo, dico una parola in memoria dei fratelli Rosselli. Vorrei rievocare un episodio a cui ho personalmente partecipato nei momenti più difficili della oppressione. Nella casa ospitale di via Borghetto in Milano si poterono radunare nel lontano 1926 oltre 150 uomini, tutti decisi alla grande lotta; nella casa di quei due giovani, che erano gli antesignani e che avevano posto a disposizione della lotta per la resistenza e per la libertà tutto ciò che essi possedevano oltre il coraggio, lo spirito di intraprendenza e l’ingegno. Ed anche consentitemi di dirvi come, qualche anno dopo, quando mi fu possibile andare in terra di Francia, il mio primo omaggio sia stato quello di portare un fiore sulle ceneri vigilato dei Rosselli.
Oggi è per me grande ventura, onorevoli colleghi, rendere in quest’Aula omaggio alla loro memoria; omaggio in nome del popolo italiano che anche dal sacrificio dei Rosselli ebbe la sua libertà, la quale mi auguro gli sia sempre conservata. (Applausi).
EINAUDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EINAUDI. Consentite, onorevoli colleghi, che io mandi alla memoria di Carlo Rosselli il saluto di chi ha avuto con lui lunga consuetudine di studio e di discussione, io insegnante, lui mio assistente nell’Istituto di economia dell’Università Bocconi di Milano. In quell’epoca, come ancora dopo, il tormento ideale della sua vita, era di cercare la conciliazione e la sintesi tra il socialismo e la libertà.
Quelle erano discussioni feconde in cui noi convenivamo i nostri giovani allievi dell’Università di Milano. Ed il ricordo di quei giorni che mi torna dinanzi alla mente mi fa augurare che quei problemi che ci assillavano allora ed ancora ci assillano tuttavia siano, grazie alla sua memoria, fecondi di nobili risultati e di una sintesi necessaria ed utile per l’avvenire del nostro Paese. (Applausi).
BERGAMINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERGAMINI. Anche da questi banchi, anzi da questo banco, si leva una parola reverente e affettuosa per la memoria dei fratelli Rosselli, giacché, dinanzi al loro fulgido sacrificio, non vi sono divisioni di partito e contrasti di opinioni, ma siamo tutti uniti in un sincero sentimento di ammirazione e di pietà. E siamo concordi nel trarre dallo olocausto dei fratelli Rosselli forza e fede per un’Italia migliore di quella oppressa, mortificata, dolorante dei venti anni, un’Italia dove le forme selvagge e sanguinose delle competizioni politiche siano ripudiate perché disonorano un Paese, perché offendono la civiltà e l’umanità. (Applausi).
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Il Governo, che ha pregato l’onorevole Cianca di rappresentarlo alla solenne commemorazione dei due fratelli Rosselli a Parigi, si unisce anche alle parole celebrative pronunciate qui per le due vittime della libertà politica, e aderisce all’auspicio che tutti ci uniamo nel culto e nella difesa della libertà politica e della giustizia sociale. (Vivi applausi).
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui si levano in piedi tutti i componenti del Governo, i deputati e il pubblico delle tribune). Questa Assemblea Costituente, che per prima ha dato voce al pensiero ed ai sentimenti popolari sciolti dai ceppi della dittatura, ha già solennemente celebrato nell’Aula la memoria di molti che furono membri del Parlamento italiano e che, avendolo con l’opera loro onorato, caddero nella lotta contro il fascismo e contro il tedesco.
L’età giovanile ed il rapido declino delle nostre libere istituzioni tolsero ai fratelli Rosselli di poter assurgere alla dignità di legislatori. Ma di altra dignità, luminosa ed imperitura, essi hanno circonfuso il loro nome, fattisi ambasciatori all’estero della nostra certezza di resurrezione politica e di liberazione sociale per propria elezione e con tacita delega di quanti, in Italia, ancora conservavano altezza e nobiltà di spiriti.
Dignità per dignità, il fascismo non perdonava però a nessuno che una ne rivestisse, per servire la causa del bene popolare. E non perdonò ai fratelli Rosselli, contro i quali giunse ad armare in terra straniera mani omicide. Ma il sangue dei fratelli Rosselli, se anche versato lontano dall’Italia, fecondò potentemente le virtù italiane; e tutti, da subito, avvertirono che il loro sacrificio era incitamento a perseverare nell’impresa cui essi avevano dato sin dall’inizio adesione contro la dittatura.
Così i fratelli Rosselli si sono acquistati titolo a riconoscenza riverente non solo di fronte al nostro popolo, ma anche di fronte all’Assemblea Costituente la quale, gettando i primi fondamenti dello Stato repubblicano, sa di placare un’attesa fervida che fu anche la loro. E pertanto, dopo le parole pronunciate da ogni parte dell’Assemblea, posso ben dichiarare che nel ricordo della loro morte eroica e pietosa si raccoglie la riverenza di tutti i rappresentanti del popolo italiano, che saprà custodirne gelosamente il lascito prezioso di civili e umane virtù. (Vivissimi generali applausi).
Dichiarazioni del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri. Ne ha facoltà.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. (Segni di viva attenzione). Onorevoli colleghi, presentandomi dinanzi all’Assemblea con un nuovo Governo e dopo tante accese polemiche che hanno investito anche me personalmente (Commenti a sinistra), non pretendo da voi nessun pregiudizio favorevole alla mia persona che si riferisca al passato, né in nome delle battaglie in questa stessa sede del Parlamento combattute per la libertà politica e per la dignità e sovranità della Rappresentanza popolare, né per la lunga resistenza alla dittatura, né per la cordiale collaborazione fra i partiti antifascisti nel periodo cospirativo, e nemmeno per l’opera triennale che da Salerno a Roma abbiamo svolto assieme a tanti uomini e partiti della democrazia rappresentati nei Comitati di liberazione, nell’Assemblea consultiva e poi in questa Costituente, uscita dal suffragio popolare del 2 giugno. Questi riferimenti appartengono alla storia e non all’apologetica odierna, e voi avete diritto di giudicare sui propositi e sugli uomini come si presentano oggi. Tuttavia forse tali riferimenti, se non in mio favore personale, possono essere invocati innanzi al Paese, in favore della democrazia e in favore di questa Repubblica (Applausi al centro) che, dopo un anno di consolidamento, abbiamo testé celebrata riuniti attorno al suo illustre e benemerito Capo (Vivissimi applausi), come il regime permanente e definitivo della nuova democrazia italiana, che non può e non deve essere messo in discussione per mutamenti di Governi e di maggioranze.
Colleghi, al di sopra delle nostre differenze momentanee, constatiamo innanzi al mondo che l’unità nazionale va rifacendosi sotto la bandiera repubblicana, che le forze più solide del Paese, le tradizioni più nobili, militari e civili, confluiscono e concorrono lealmente al servizio della Repubblica italiana; noi rientriamo nella vita internazionale con un’Italia unita; il nostro stesso spasimo della rinascita e della ricostruzione, pur negli accesi dibattiti, e ci avvicina e ci riunisce, e ne è esempio il Congresso sindacale di Firenze, chiusosi dopo immenso travaglio con un’affermazione unitaria.
Giudicate, come volete, la crisi che abbiamo attraversata, ma essa è venuta, per quanto mi riguarda personalmente, da questo sforzo, da questa passione unitaria che anima tutto il Paese, alla quale unità (Commenti – Vivi applausi al centro – Interruzioni all’estrema sinistra) e concordia esso chiede la salvezza e attinge la fede nel suo avvenire.
Ho collaborato con lealtà con i miei colleghi dei passati Ministeri, ed essi allo sforzo comune dedicarono ingegno e fatica in modo degno di riconoscimento e un accordo era stato possibile su linee programmatiche e d’azione immediata; e purtuttavia ho avuto la sensazione che esigenze psicologiche e politiche richiedessero una collaborazione più ampia (Commenti), che fosse di tregua generale e di raccolta di tutte le forze su di un programma di salvezza. (Interruzioni – Commenti all’estrema sinistra). Un giorno, in seguito ad accurato esame della situazione economico-finanziaria e a segni concreti di sfiducia, ho creduto di vedere il fondo dell’abisso dell’inflazione, abisso che hanno già toccato Nazioni a noi non lontane. Come riacquistare la fiducia all’interno e all’estero? Da questa domanda è nata la crisi, ma non da questa sola; altre cause e occasioni ne hanno determinato lo scoppio ed il corso. Personalmente non ho cercato questa quarta responsabilità, speravo che la concordia venisse raggiunta sotto direzione diversa. Non entriamo per ora in particolari.
Affermo solo che questo Ministero serve la stessa causa della solidarietà nazionale, e anche se non può rappresentare visibilmente l’unità ricercata, la vuole rappresentare nella risultante dei suoi sforzi lungo una linea mediana fra le ali opposte.
Il Ministero è un atto di fiducia verso l’Assemblea, perché non solo esso si sottopone al suo giudizio (Commenti all’estrema sinistra), ma è disposto, in quanto l’Assemblea lo consenta, a facilitare in tutti i modi il compimento dell’alto dovere, comune a tutti noi, di assicurare rapidamente alla Repubblica le sue permanenti istituzioni rappresentative. A tal uopo il Governo, sempre interpretando i propositi della Assemblea, presenterà un disegno di legge in base alla richiesta e alle indicazioni della vostra Presidenza, e concorrerà, in quella forma e misura che sarà desiderata, a facilitare la sollecita deliberazione della legge elettorale per le due Camere.
A proposito del tenore del progetto elettorale, ora innanzi alla Commissione, va osservato che esso non si può considerare come un progetto impegnativo per il Governo in tutti i suoi elementi.
La questione, ad esempio, dell’utilizzazione dei resti o di altri particolari di struttura, non vincola il Governo e i partiti che intendono sostenerlo. Tutto quello che accelera le elezioni e le rende possibili e attuabili in autunno, rientra nelle intenzioni del Governo, il quale farà tutto il possibile perché si affretti la consultazione popolare.
Il Governo intende con ciò rimettere al verdetto del popolo tutto quello che ci divide come ideologia e come partito, tutto ciò che appartiene ad un programma d’azione non urgente, ma di lunga lena e che ha bisogno per riuscire a compimento del voto e della collaborazione delle Camere.
Il Governo d’oggi rappresenta uno sforzo di collaborazione per i problemi d’urgente soluzione e per la preparazione tecnica necessaria alla soluzione dei problemi di domani.
Se economisti come Einaudi e Del Vecchio hanno dato il loro consenso a collaborare in questo Ministero, vuol dire che, da uomini di coscienza e di merito, hanno sentito che li invitavo a servire non un partito, ma il Paese. (Vivi applausi al centro e a destra).
Ed ecco a spiegarvi il nostro impegno di Governo che mal si giudicherebbe dal punto di vista della topografia parlamentare o delle ideologie di scuola o di partito.
Ho sostenuto anche nei colloqui durante la crisi che in questo momento esiste un programma comune, un binario obbligato, una procedura di emergenza, che s’impone a chiunque voglia salvarci. (Interruzioni all’estrema sinistra).
Ve ne do la prova dichiarando che il nuovo Ministero assume senz’altro la responsabilità dei provvedimenti finanziari a voi sottoposti dal cessato Governo o da esso direttamente promulgati (comprese le imposte sugli utili di congiuntura, sui consumi voluttuari e sui titoli azionari) e in modo particolare fa suo il progetto dell’imposta straordinaria patrimoniale, sulla quale è pronto ad accettare le deliberazioni o i suggerimenti della Commissione di finanza e di codesta Assemblea.
La patrimoniale costituisce un contributo necessario delle classi abbienti alle spese di guerra.
Queste imposte e tasse rappresentano complessivamente per l’anno finanziario un peso ulteriore sui contribuenti di 200 miliardi.
Come è noto, il Ministero precedente nella seduta conclusiva di una lunga tornata del 4 aprile accoglieva un programma economico di 14 punti, elaborato in parte sulla base di proposte presentate dall’onorevole Morandi. Alcuni di questi punti sono già trasfusi in decreti o disegni di legge presentati all’Assemblea. Il Governo attuale accetta questi punti già codificati e si propone di attuare gli altri sulla base della stessa direttiva che il Consiglio dei Ministri antecedente del 4 aprile così formulava. (Commenti all’estrema sinistra).
Il Governo svolgerà l’azione più strenua per la difesa della lira secondo queste fondamentali direttive:
risanamento progressivo del bilancio;
contenimento massimo degli aumenti che più direttamente incidono sul costo della vita;
compressione dei consumi non essenziali e stroncamento della speculazione;
disciplina razionale degli scambi, degli investimenti e del credito;
potenziamento della produzione mediante un maggiore rifornimento delle materie prime essenziali ed una rigorosa graduazione delle spese pubbliche, secondo il criterio della massima produttività economica.
Non vi è dunque, per quanto riguarda l’azione immediata e di emergenza, né per la direttiva di marcia, una soluzione di continuità; vi è invece una concentrazione degli sforzi su precisi punti d’attacco.
Tutto si tiene nel meccanismo economico e non è possibile agire su un punto senza determinare mutamenti vasti e talora profondi in tutti gli altri punti della struttura economica del Paese. Ora, è possibile che un Governo nelle condizioni di incipiente riorganizzazione in cui si trova il Paese tenti di operare contemporaneamente su tutti i punti, in modo che la manovra agisca, con effetti concentrici?
Bisognerebbe possedere, sin d’ora, organi perfetti di rilevazione statistica; organi di deliberazione di enti competenti affiatati fra loro ed organi di attuazione immediata ed elastica che noi non abbiamo mai posseduto e che tanto meno possediamo ora, usciti appena dallo sconquasso della guerra, organi che ora appena si stanno faticosamente, e non sempre con successo, assicurando in Paesi meglio organizzati e disciplinabili del nostro. Bisogna prepararli ed organizzarli questi organi che servono ad un’azione coordinata e programmata. Perciò accanto al Comitato interministeriale per la ricostruzione ci proponiamo di attuare il Consiglio economico consultivo, già proposto nelle ultime sedute del cessato Governo, la cui direzione effettiva sarà affidata ad un uomo esperto non assorbito da cure ministeriali; perciò tutto quello che riguarda prestiti esteri verrà preparato e coordinato sotto la cura dell’ex Ministro del tesoro e infine, al medesimo scopo, il Comitato dei prezzi verrà riorganizzato nel suo organo centrale e nei suoi strumenti periferici. Il Consiglio consultivo economico abbraccerà tutte le organizzazioni dell’economia e del lavoro allo scopo di farne un organo di solidarietà nazionale. Così ci prepareremo per il momento in cui potremo affrontare i problemi con una visione ed un’azione integrale.
Ma intanto bisogna agire subito, scegliendo immediatamente i punti d’attacco. Il nemico più pericoloso è l’inflazione ed il punto più dolente quello monetario.
Il Governo non vuol dire con ciò che la lira sia alla radice di tutto, e che esistano rimedi taumaturgici atti a sanare sicuramente e rapidamente i mali infiniti i quali derivano dalla svalutazione della lira. Si dice solo che, «puntando sulla lira, la soluzione degli altri problemi sarà meno ardua».
Se si riuscisse, anche solo nei pochi mesi che ci separano dalle elezioni generali, a raggiungere lo scopo di rendere meno ardua al Governo, il quale sarà designato dalla volontà popolare, la soluzione di tanti problemi i quali angustiano ed angustieranno per lungo tempo ancora il nostro Paese, noi riterremmo di non essere venuti meno in tutto all’adempimento del nostro dovere.
Sinora il fabbisogno della Tesoreria è stato fronteggiato con la disponibilità di cassa, che dopo la emissione del Prestito di ricostruzione ammontava al 31 gennaio scorso a lire 31 miliardi, con i normali mezzi di Tesoreria e con una mobilitazione di vari crediti dello Stato, senza aumentare le anticipazioni straordinarie della Banca d’Italia al Tesoro. Sulla via della mobilitazione dei crediti dello Stato si dovrà proseguire alacremente, e giova sperare che per tal modo il conto corrente del Tesoro continui a chiudersi con un saldo attivo e non dia luogo, perciò, ad aumenti della circolazione.
Ma qui il nostro Vicepresidente, con la sua autorità indiscussa, ci ha fatto rilevare che quel che importa non è di fermare la circolazione su una cifra precisa, quanto di ristabilire un equilibrio fra circolazione e prezzi, che non sia spinto all’insù da forze estranee. Bisogna agire su tali cause fra le quali la prima si sostanzia nei continui bisogni della Cassa dello Stato.
Questo è il fatto essenziale il quale ci ha persuasi della necessità propostaci dall’onorevole Einaudi di ricorrere all’espediente tutto affatto temporaneo della creazione del nuovo Ministero del bilancio. Rimanendo invariata l’attribuzione dei due Ministeri delle finanze e del tesoro, riconosciuta la necessità assoluta di non perdere un tempo prezioso col modificare con attriti imprevedibili l’organizzazione ed il funzionamento degli organi ministeriali e l’applicazione delle leggi relative all’amministrazione del patrimonio ed alla contabilità generale dello Stato, il Ministro del bilancio, aiutato da pochi uomini tratti dalle altre amministrazioni statali, eserciterà un controllo generale sulla spesa e sull’entrata pubblica. Senza il suo consenso preventivo non potranno essere presentati i disegni di legge di approvazione dei bilanci preventivi e dei rendiconti consuntivi. Le leggi le quali importino impegno di spese ordinarie di carattere generale a carico di bilanci di più Ministeri dovranno essere proposte di concerto con lui, e così pure sarà necessario concertarsi col Ministro del bilancio prima di assumere impegni di spese straordinarie, quando l’importo da autorizzare sia superiore ad un miliardo di lire. Il Ministro del bilancio potrà, inoltre, prendere ogni altra iniziativa diretta a promuovere dai Ministri competenti i provvedimenti intesi a controllare e a incrementare, anche mediante l’istituzione di nuove fonti, il gettito delle entrate, nonché a regolare e a contenere gli impegni e le erogazioni delle spese.
Naturalmente, con la nuova istituzione non ci si propone di conseguire il risultato che da un lato sarebbe assurdo e dall’altro sarebbe contrario al fine della ricostruzione di ricoprire colle imposte tutte indistintamente le spese, anche quelle in conto capitale, anche le spese, ad esempio, di ricostruzione delle ferrovie o di lavori pubblici necessari e produttivi, che sono destinate ad incremento del patrimonio dello Stato. Si dovrà continuare a ricorrere al credito, purché si tratti di credito fornito da risparmio sia nazionale, sia estero.
Ma questa energica autodisciplina che ci imponiamo, noi, Amministrazione dello Stato, sarà un esempio al Paese che ha tanto bisogno di disciplina, perché gli interessi particolari non soverchino quelli della comunità e tutti siano coordinati al bene comune.
Sarà soprattutto per l’istituzione stessa e per merito dell’illustre uomo che la dirige, un elemento di fiducia.
In base alla relazione Campilli, alla fine di aprile, la situazione del bilancio con 920 miliardi di spese e 310 di entrate aveva un deficit di 610 miliardi. Il bilancio di previsione invece per il 1947-48, in seguito ai nuovi provvedimenti fiscali, alla abolizione dei prezzi politici e alla compressione delle spese in tutti i bilanci, si poteva calcolare in 832 miliardi di spese e 520 di entrate con un deficit di 312 miliardi. In questo preventivo le entrate ordinarie sono state valutate in 384 miliardi, ma se faremo una politica fiscale veramente severa che faccia pagare anzitutto i tributi ordinari a chi guadagna e può pagare, le entrate fiscali ordinarie, che sono già cresciute da 25,6 miliardi in gennaio a 32 miliardi e mezzo nello scorso aprile, speriamo possano toccare durante l’anno prossimo la media di 40 miliardi.
In quanto ai tributi straordinari oltre alla patrimoniale, per la quale il termine inderogabile della denuncia scade il 13 luglio, termine che sarà mantenuto fermo, il Governo si propone di condurre a fondo al più presto e con criteri di severa giustizia l’avocazione dei profitti di regime e degli utili di guerra, nonché l’imposizione straordinaria dei profitti eccezionali di congiuntura.
In relazione al sodisfacente ritmo negli incassi dei tributi ordinari si potrà esaminare anche la possibilità di accordare più larghe e sostanziali esenzioni a favore dei redditi di lavoro.
Resta la questione altrettanto grave dell’equilibrio della bilancia dei pagamenti con l’estero.
Economisti e studiosi, fra cui qualche collega che siede sui banchi dell’Assemblea, calcolano che nei tre o quattro anni prossimi avremo bisogno di un notevole apporto di dollari all’anno per pareggiare la nostra bilancia di pagamento. È ad ottenere un equivalente prestito che dobbiamo tendere, onde poter assicurare la nostra ricostruzione e dare lavoro e pane al nostro popolo. È a tale meta che in tutti i contatti che prendiamo dobbiamo mirare facendo tutti i preparativi di rilevazione tecnica e di programmazione che sono necessari. Ho accennato che tali preparativi dovranno ora venire coordinati e condotti organicamente.
Ma intanto si impone d’urgenza il problema del secondo semestre 1947.
Per arrivare alla fine del 1947, mantenendo l’attuale andamento della produzione industriale, noi dobbiamo importare per 430 milioni di dollari, in materie prime industriali, ed al minimo per 240 milioni di dollari in generi alimentari, cifra che purtroppo non sembra sufficiente date le ultime notizie sull’andamento del raccolto granario.
A fronte pertanto di un bisogno valutario per coprire le importazioni (compresi i rifornimenti per l’agricoltura e la sanità) di 685 milioni di dollari, potremo contare su esportazioni per circa 300 milioni di dollari, cui potranno aggiungersi 35 milioni di dollari per partite invisibili.
Resta quindi da fronteggiare lo scoperto nella bilancia commerciale di 350 milioni di dollari per il prossimo semestre.
Ora, anche ritenendo di poter attingere largamente al fondo post-U.N.R.R.A., testé votato dal Congresso americano, calcolata una rimanenza attiva dei conti di occupazione e tenuti presenti gli importi risultanti dallo scongelamento dei beni italiani all’estero e da altri contributi minori, possiamo ancora considerare incerta la copertura dei fabbisogni per una cifra approssimativa di 200 milioni di dollari.
È qui che dobbiamo puntare con tutte le forze, perché all’estero, e specie il popolo americano, al quale dobbiamo la maggior parte di aiuti, che ci hanno sostenuto dalla fine della ostilità in qua, non neghi al popolo italiano, sobrio e laborioso, amante della pace e della libertà democratica, un contributo ricostruttivo che metta l’Italia in condizione di ritornare ad essere una Nazione libera ed indipendente, e la sua economia trovi nel reddito del lavoro il modo di fare onore ai suoi impegni. Anche qui, dunque, questione di fiducia reciproca.
Se sapremo inspirare questa fiducia, i prestiti all’estero gioveranno dal canto loro a raggiungere l’equilibrio nel bilancio dello Stato. Prestito vuol dire acquisto di prodotti, di macchinari a pagamento differito; ma i prodotti acquistati e venduti sul mercato interno, contro lire esistenti, procacciano frattanto all’Erario entrate atte ad integrare quelle da imposte senza premere sulla circolazione.
Ma accanto alla moneta cartacea, alle lire uscite dall’Istituto di emissione, vi è un’altra specie di moneta, quella creditizia, che può diventare fonte di inflazione e di svalutazione monetaria quanto e forse più della moneta cartacea.
Nel mondo moderno, accanto ai depositi provenienti da risparmio propriamente detto, ci sono depositi i quali nascono dalle aperture di credito concesse dalle Banche. Operazione normale e feconda entro certi limiti; pericolosa ove quel limite sia oltrepassato. Vi sono indizi i quali fanno ritenere che in Italia, se non è ancora raggiunto quel limite, ci si stia avvicinando. L’incremento appare tuttavia ancora sano, ma potrebbe facilmente degenerare.
Sta dinanzi alla Commissione delle Finanze e del Tesoro dell’Assemblea un disegno di legge sulla ricostruzione dell’Ispettorato del credito, al quale non appena gli sia restituito, il Governo intende dare sollecita e rigorosa applicazione. Gli strumenti posti oggi a disposizione del Tesoro e della vigilanza sul credito sono divenuti antiquati e si sono perciò arrugginiti.
Importa per far fronte alle imminenti esigenze che il Comitato dei Ministri abbia l’autorità di adottare ed applichi con energia provvedimenti atti a frenare, finché sia in tempo, l’inflazione creditizia e a vigilare perché i depositi delle banche non vengano utilizzati dalla speculazione. La difesa della moneta è la premessa di ogni altra politica. Nulla può essere costrutto, nessuna società può sussistere sulla sabbia mobile della moneta instabile. Il Governo che uscirà fuori dalla consultazione popolare dovrà accingersi all’opera integrale della costruzione di una migliore Italia. Unica nostra ambizione è quella di rendere ad esso meno aspro il cammino.
Rapidamente ancora alcuni accenni sulla particolare azione immediata e preparatoria di alcuni Dicasteri. Abbiamo affidato il Dicastero annonario al miglior tecnico dell’alimentazione che possieda l’Italia. (Commenti). Il Governo accetta il proposito espresso già nel quarto dei quattordici punti «di estendere il sistema di tesseramento differenziato e preferenziale per il pane, la pasta, i grassi e altri generi alimentari allo scopo di garantire il fabbisogno necessario alla popolazione meno abbiente». In quanto alle possibili immediate applicazioni e alla loro misura, il professore Ronchi si riserva di fare delle comunicazioni quando avrà completa visione del materiale statistico raccolto dall’inchiesta Cerreti. È evidente che una applicazione integrale del sistema ci porterà anche all’ammasso contingentato, invece che all’ammasso totalitario dei cereali. Per il raccolto di quest’anno dato il termine stagionale si è dovuto provvedere d’urgenza all’ammasso totale; ma è certo che bisogna esaminare subito l’eventualità di predisporre per l’anno prossimo il sistema di contingentamento, mirando anche allo scopo di riprendere parte del terreno perduto.
Sono circa 800.000 ettari di minori coltivazioni a grano dal 1941 ad oggi che bisogna in parte riguadagnare se si vuole limitare le importazioni ad una media di 10 milioni di quintali annui. Ma è chiaro che per il sistema contingentato converrà predisporre una adatta organizzazione sia per il reperimento che per il controllo della distribuzione.
Qui l’azione dei Dicasteri dell’agricoltura, dell’alimentazione e del commercio estero sono in stretta connessione per cui essi dovranno agire di conserva e secondo un piano organico.
Se si riuscisse, ad esempio, ad importare un quantitativo sufficiente di carne argentina buttandola massimamente sui principali centri di consumo, si avrebbero senza dubbio una flessione dei prezzi, ora altissimi e fuori di ogni proporzione, del bestiame, e un arresto dell’estendersi dell’erbaio e del prato a detrimento dei cereali.
L’agricoltura è affidata alle mani esperte del professore Segni: il quale insiste a ragione per l’esecuzione del programma delle bonifiche, irrigazioni e miglioramenti, come preliminare indispensabile alla riforma agraria che dovrà attuare il prossimo Parlamento.
Tra i problemi di particolare urgenza, che sono giunti a maturazione attraverso molte discussioni nel C.I.R. e che sarebbe dannoso rinviare, è quello dei nuovi impianti per la energia elettrica: dovremo deliberare su un progetto già concordato in seno al C.I.R., a scanso di compromettere tutto il nostro avvenire industriale nei prossimi anni. Dobbiamo fare dei passi avanti anche nell’organizzazione del turismo e dell’emigrazione, provvedendo al primo con un organismo snello e semplice che utilizzi parte del personale dell’ex Ministero della cultura popolare, e risolvendo il problema della valuta; costituendo per l’altro un Consiglio superiore, e assicurando il coordinamento dell’opera dei due Ministeri che se ne occupano.
Il Ministro del lavoro trova tutta una serie di provvedimenti già pronti o in corso di elaborazione riguardanti il collocamento, l’istruzione professionale in rapporto alla disoccupazione e all’emigrazione, la cooperazione, gli Istituti di assistenza ed altri.
Egli cercherà di sodisfare questi ed altri postulati rapidamente in base allo spirito della Costituzione ed ai voti del Congresso sindacale.
Nella recente rinnovata tregua fra Confederazione del lavoro e Confindustria si è raggiunto un accordo sulle funzioni delle commissioni interne; sarà utile che, prima della regolamentazione per legge, si tenti un accordo interconfederale anche circa le funzioni dei «consigli di gestione».
Alla marina mercantile si continuerà lo sforzo per promuovere l’aumento del tonnellaggio. Si sta trattando per nuovi acquisti; si mira a favorire l’armamento privato e le cooperative dei marittimi.
La nomina di uno dei più valorosi Comandanti partigiani della Guerra di liberazione al Sottosegretariato per reduci e partigiani (Commenti) significa che anche il presente Governo intende rivolgere tutte le cure possibili alle necessità dei reduci, dei partigiani, dei pensionati di guerra, dei mutilati e degli ex combattenti, verso i quali la Patria, pur nelle sue presenti strettezze, è legata da obblighi consacrati nel sangue.
È nostro dovere di non dimenticare i danneggiati di guerra. Le erogazioni finora effettuate a favore dei vari settori di attività nazionale per riparare gli enormi danni prodotti dalla guerra e dalla cobelligeranza ammontano a circa 900 miliardi di cui circa 200 rappresentano la spesa per riparazione e ripristino di proprietà private e costruzioni di case per gli sfollati e per i senza-tetto. Si è elaborato un provvedimento legislativo organico che il Governo esaminerà per poter accertare entro quali limiti di tempo e di misura è possibile fare uno sforzo più intenso e più sistematico.
Onorevoli colleghi, il permanere dell’onorevole Sforza (Commenti a sinistra) alla direzione della politica estera ha già di per se stesso il significato che essa non muta né può mutare. (Applausi).
I problemi di politica estera sono essenzialmente gli stessi che ebbi ad illustrare in quest’Assemblea l’8 febbraio scorso. Né sono in nulla mutate quelle direttive che voi stessi, onorevoli colleghi, avete mostrato di approvare nelle varie occasioni in cui esse sono state esposte sia in quest’Aula sia alla Commissione dei Trattati.
Per quanto riguarda il Trattato di pace, il problema della firma è diventato quello della ratifica, o meglio, secondo quanto è previsto dalla nostra legge, dell’approvazione. Le informazioni che ci giungono da Londra, Mosca, Parigi e Washington fanno ritenere come non lontano il momento in cui voi, onorevoli colleghi, sarete chiamati nella vostra libera e sovrana potestà a deliberare su questa materia, di vitale importanza per l’avvenire dell’Italia, sul piano dei rapporti internazionali.
Altra questione di grande rilievo è quella della nostra ammissione all’O.N.U., ammissione che, come vi è noto, il Ministro degli affari esteri ha chiesto con formale domanda il 19 maggio scorso. L’accoglienza del Consiglio di Sicurezza alla nostra richiesta è stata favorevole all’unanimità. Ora la domanda stessa è all’esame della competente Commissione.
Al problema principale della nostra ammissione si innesta quello della applicabilità ed interpretazione degli articoli 53 e 107 dello Statuto delle Nazioni Unite, articoli relativi agli Stati ex nemici. È da tempo in corso un’azione diplomatica di chiarificazione e piena assicurazione a questo proposito. E noi non nutriamo dubbi; l’Italia vivrà ed opererà all’O.N.U. pari tra pari.
In questi ultimi tempi sono stati raggiunti sodisfacenti accordi colla Gran Bretagna, l’Uruguay, la Turchia, la Polonia, la Svezia, l’Olanda, il Belgio, la Francia, la Danimarca e la Grecia. Sono prossimi a conclusione accordi con l’Argentina e con la Cecoslovacchia, accordi condotti nello spirito della tradizionale amicizia che è sempre esistita tra l’Italia e quelle due Nazioni; anche con il Portogallo, la Jugoslavia, e le zone di occupazione in Germania sono state iniziate trattative che si spera di concludere quanto prima. Noi confermiamo la nostra speranza che si possano presto riprendere con la Russia quei traffici commerciali che si svolgevano nell’anteguerra a vantaggio dei due Paesi.
Le trattative condotte a Washington dalla Missione diretta dal nostro collega Ivan Matteo Lombardo sembrano ormai giunte ad una fase molto avanzata.
Sempre più vigile, sempre più sollecita, esclusivamente ispirata ai desideri e agli interessi delle nostre masse lavoratrici, sarà l’azione del Governo ai fini di una soluzione sodisfacente del problema della nostra emigrazione.
A tale scopo perseguiamo la conclusione di appositi accordi con tutti gli Stati interessati ad accogliere i lavoratori italiani, accordi il cui spirito non potrà essere che di rispetto e dignità per i nostri fratelli che emigrano.
Questi per sommi capi i principali problemi della nostra politica estera.
Il collega Sforza parlerà presto con più ampi ragguagli circa le più gravi questioni. Egli vi indicherà le direttive che il Governo della Repubblica si propone di seguire per assicurare la dignità ed il benessere del nostro popolo, dignità e benessere che sono indissolubilmente legati al mantenimento ed allo sviluppo della pace tra le Nazioni.
Come vedete, in questa rassegna di Dicasteri, ho accennato quasi soltanto ai problemi economici più urgenti perché tale è la cura più immediata e più incalzante del nuovo Governo. Non intendiamo però venir meno agli impegni e alle direttive che abbiamo assunto per gli altri Dicasteri, sui quali i Ministri rispettivi potranno prendere la parola durante o alla fine del dibattito.
Onorevoli colleghi, in questa esposizione, forse arida, ma oggettiva, ho evitato di fare della polemica rilevando le accuse che mi sono state rivolte (Interruzioni – Commenti a sinistra), questo non vuol dire che io mi senta in fallo o non abbia la tranquilla coscienza di poterle fronteggiare; ma mi è parso doveroso nella gravità della situazione del Paese di non prendere per mio conto l’iniziativa di una polemica parlamentare che si imperniasse sul corso della crisi. Mi tengo, tuttavia, a disposizione. (Applausi al centro e a destra).
Domani noi celebreremo la memoria di Matteotti. Ricordo di lui ch’Egli, alla vigilia della minaccia fascista, dopo i lunghi dibattiti del suo Gruppo, venne ad annunziarmi che almeno parte dei suoi colleghi, una settantina circa, aveva deciso di rompere la tradizionale consegna negativa e di partecipare ad un Governo coi popolari e con altri Gruppi. Accolsi con gioia tale annunzio come segno di un’epoca nuova, che, purtroppo, in quel momento non si iniziò. Ma amici ed avversari sanno che quella gioia era sincera, perché corrispondeva alla mia sempre professata convinzione che se le masse, alle quali era stato predicato il socialismo, avessero accolto lealmente il metodo dello Stato democratico, si sarebbe compiuto un secolare progresso. (Interruzioni all’estrema sinistra). Tale convinzione si è rafforzata nel dopo-guerra attraverso il cameratismo antifascista nel periodo costruttivo dello Stato democratico; né vi vengo meno oggi presentando un Ministero di emergenza che vuole fare uno sforzo supremo per evitare la rovina economica e finanziaria che colpirebbe in prima linea i lavoratori e i ceti medi (Vivissimi applausi al centro e a destra – Commenti a sinistra) e per assicurare rapidamente e col vostro concorso l’accesso del popolo alle nuove istituzioni repubblicane. (Vivissimi, prolungati applausi al centro e a destra – Commenti all’estrema sinistra – I deputati del centro si levano in piedi gridando: Viva l’Italia!).
PRESIDENTE. La discussione sulle comunicazioni del Governo avrà inizio domani alle 16. (Commenti).
Una voce a sinistra. Perché?
PRESIDENTE. Per una ragione semplicissima, onorevoli colleghi: perché, se non si rinviasse la seduta, vi sarebbe certamente la richiesta di sospenderla per dare modo ai Gruppi di riunirsi allo scopo di esaminare le comunicazioni testé fatte dal Governo.
Nella stessa giornata di domani, alle ore 10, si avrà una seduta per il seguito della discussione del progetto di Costituzione.
Non vorrei che si dimenticasse che abbiamo anche il compito di esaminare il progetto di Costituzione. Domani mattina dovranno svolgersi e votarsi gli ordini del giorno presentati sul problema della Regione. Lo dico perché ci si renda conto della importanza della seduta di domani mattina, nella quale avverranno votazioni di carattere molto importante e grave.
Sulla proroga dei poteri dell’Assemblea Costituente.
BENEDETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENEDETTI. Signor Presidente, io ricordo che il 24 giugno terminano i poteri di questa Assemblea. Abbiamo soltanto 15 giorni di tempo e in questi 15 giorni è necessario che noi decidiamo se i nostri poteri debbono effettivamente cessare, come stabilisce la legge, oppure se possono essere prorogati.
La questione non è irrilevante neanche ai fini della discussione sulle dichiarazioni del Governo e sul prossimo voto. E spiego perché non è irrilevante. Se io sono un uomo sano e debbo scegliere un amministratore dei miei beni, penso che avrò il tempo di controllare quello che questo amministratore farà. Io non mi curerò gran che di sapere se l’amministratore è completamente idoneo. Dirò: beh, in fin dei conti, i miei occhi sono lunghi, avrò tempo di vedere e di provvedere a sostituirlo.
Se io ritengo, invece, che fra quindici giorni potrò essere morto, diverrò molto più cauto nella scelta, e prima di accordare la mia fiducia a qualcuno, vaglierò con estremo scrupolo tutte le circostanze pro e contro.
Se, onorevole Presidente, la nostra vita sta per finire, se la nostra vita cesserà il 24 giugno, è evidente che la cura nel dare un voto di fiducia al Governo deve essere molto più attenta: perché potrebbe darsi che si instaurasse, con quel voto, un regime dittatoriale. Il Governo funzionerebbe con poteri dittatoriali, con piena libertà, al di fuori del controllo e delle decisioni dell’Assemblea ormai inesistente.
È per questa ragione che il sapere se il 24 giugno cesseremo dalle nostre funzioni o se i nostri poteri saranno prolungati, è anche influente sulla nostra coscienza nel dare o non dare il voto in favore del Governo. È per questa ragione che io mi domando se non fosse più opportuno, anziché portare nella seduta mattutina di domani il progetto di Costituzione, portare un disegno di legge che determini se e per quanto tempo questa Assemblea sarà prorogata. Desidero da voi, signor Presidente, e dal Governo stesso, una dichiarazione esplicita, affinché non capiti che si giunga al termine dei nostri poteri senza avere più il tempo di decidere, trovandoci così ad avere aperto la via alla dittatura.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Il Governo acconsente, in seguito all’iniziativa presa dal Presidente della Assemblea, interprete della volontà dell’Assemblea stessa, a presentare un disegno di legge concernente la proroga dei poteri della Costituente. Ricordo di aver fatto appello alla collaborazione dell’Assemblea per stabilire il nuovo termine, tenendo conto dell’esigenza di indire nel prossimo autunno le elezioni.
PRESIDENTE. Il Governo presenterà quindi nei prossimi giorni un progetto per la proroga dei poteri della Assemblea Costituente. All’Assemblea spetterà di decidere, in ultima istanza, sul termine di questa proroga.
BENEDETTI. Mi devo dichiarare non sodisfatto di questa risposta. La mia domanda mirava a fare stabilire la data precisa di presentazione del progetto di legge con il quale si determinerà la proroga dei lavori di questa Assemblea o ne sarà confermata la fine alla data del 24 giugno.
PRESIDENTE. Ella ha sempre diritto di presentare un progetto di iniziativa parlamentare, nel caso le paresse che il Governo tardi troppo nel presentare il progetto annunziato.
LUSSU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUSSU. Nella riunione che alcuni giorni fa avemmo coi rappresentanti dei gruppi parlamentari presso la Presidenza, con l’intervento di autorevoli membri, che sono anche cultori di diritto pubblico, se non erro, fu concluso che la questione della proroga dovesse essere esclusiva espressione di questa Assemblea. (Approvazioni).
Ora, è vero, così come ci viene annunciato, che il Governo presenterà un disegno di legge in seguito all’intervento dell’autorevole Presidente della nostra Assemblea; però è evidente che, in ciascuno di noi, è legittima la preoccupazione di distaccare la discussione sulle comunicazioni del Governo dalle deliberazioni che prenderemo sulla proroga. (Approvazioni). In altre parole non dovrebbe mai sorgere il dubbio che la questione della proroga di questa Assemblea possa essere debitamente od indebitamente legata alla costituzione di questo Governo. Io chiedo pertanto – ed esprimo la preoccupazione di molti colleghi, che siedono in questa aula – che la questione della proroga sia affrontata e risolta prima che l’Assemblea si pronunzi con la fiducia o no sulle dichiarazioni del Governo. (Applausi).
GIANNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNINI. Ci associamo a quanto ha detto l’onorevole Lussu. (Commenti).
PRESIDENTE. Torno a far presente ai colleghi in generale, ed all’onorevole Lussu in particolare, ciò che ho detto ora all’onorevole Benedetti. I gruppi dell’Assemblea o colleghi isolati godono del diritto di iniziativa, e dovrei ricordare che se ad un certo momento mi sono fatto partecipe di un’iniziativa del genere è perché, da lunghissimo tempo, constatavo che nessuno intendeva valersi di questo diritto, e la mia diligenza si è avviata sull’unica strada che le era aperta, sboccando poi nell’impegno preso dal Governo di presentare esso stesso questo progetto di proroga. Se l’Assemblea, o qualche suo membro, ritiene di presentare un disegno di proroga può ancora sempre farlo.
LUSSU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUSSU. Propongo che concretamente l’onorevole Presidente convochi nel suo ufficio, questo stesso pomeriggio, tutti i rappresentanti dei vari Gruppi parlamentari, per decidere sulla questione.
PRESIDENTE. L’onorevole Lussu sa che, ove io accettassi – e, per cortesia consuetudinaria, non vorrei respingere la sua proposta, – sarebbe la terza volta che i rappresentanti dei Gruppi si riunirebbero presso di me per deliberare in proposito. Ma l’onorevole Lussu sa anche che nelle due volte precedenti non fu possibile raggiungere l’intesa fra tutti i partiti. Per questa ragione, la Presidenza dell’Assemblea ha ritenuto di non poter prendere ancora una volta l’iniziativa. Se i rappresentanti degli undici Gruppi parlamentari in cui sono divisi i membri dell’Assemblea avessero raggiunto un’intesa, la Presidenza se ne sarebbe fatta esecutrice. Ritiene l’onorevole Lussu che l’accordo, non realizzato pochi giorni fa, possa realizzarsi oggi? Se così è, potrei aderire alla proposta; ma poiché, personalmente, non spero nel successo, riterrei più opportuno evitare una terza dimostrazione delle nostre impossibilità di accordo.
LUSSU. Io riterrei di togliere al Governo questa iniziativa.
PRESIDENTE. Lei può togliere al Governo questa iniziativa, prendendola lei.
GIANNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io credo che la proposta dell’onorevole collega Lussu possa essere messa in pratica, solo se così modificata: invitando cioè l’onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri a presenziare alla riunione dei Capi dei Gruppi. Si potrà così prendere una decisione.
BENEDETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENEDETTI. Onorevole Presidente, io so benissimo che ella ha adunato nei giorni scorsi, per ben due volte, i rappresentanti dei Gruppi, al fine di trovare un accordo in merito alla proroga di questa Assemblea. L’accordo non è stato trovato evidentemente perché ognuno ha la preoccupazione di dire che desidera una proroga e che questa deve essere, meglio che di due mesi, di sei mesi o di un anno. E questa preoccupazione è giustificata dal fatto della ripercussione che una proroga, e tanto più una lunga proroga, può avere sull’opinione pubblica. Ma io trovo che la questione è mal posta e trovo che il continuare discussioni segrete, sui due o i sei o i dodici mesi, nel chiuso del suo Gabinetto, al di fuori di questa Assemblea…
PRESIDENTE. Vi erano undici testimoni!
BENEDETTI. …sia fuori luogo, perché la questione è un’altra, La questione fondamentale è di sapere se il termine del 24 giugno deve essere rispettato o non deve o può non essere rispettato. Per chiarire questo punto, io trovo che lei, signor Presidente, nella sua autorità e rappresentanza di tutta l’Assemblea, ha il diritto di porre, di sua iniziativa, la questione, senza riunioni particolari. Se questa Assemblea decidesse, per avventura, che si dovesse prorogare il termine della propria validità, sarà allora questione di stabilire se deve esservi proroga per due mesi, per sei mesi o per un anno, ma intanto – ripeto – si tratta di stabilire, in linea pregiudiziale, se la proroga ci deve o non ci deve essere. Comunque, io sono dell’opinione che non ci deve essere e che il termine dei nostri poteri scade il 24 giugno. Lei, signor Presidente, ha il diritto, e potrei dire anche il dovere, di mettere all’ordine del giorno la questione in questi precisi termini: se la Costituente deve o non deve prolungarsi oltre il 24 giugno.
MACRELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MACRELLI. La preoccupazione dell’Assemblea è questa: che sia sottratta al Governo la iniziativa per la presentazione di un progetto di proroga.
Ora, noi ci siamo riuniti – e lo ha già detto l’illustre Presidente – due volte in rappresentanza dei vari Gruppi per affrontare il problema. Si sono manifestate due tendenze. Sulla proroga si sono dimostrati perfettamente d’accordo tutti. Al punto in cui siamo arrivati, non è possibile esaurire il compito specifico che spetta all’Assemblea Costituente, e tanto meno affrontare la discussione di altri progetti di legge. D’accordo, quindi, sulla proroga. L’urto, o meglio il dissenso, si è manifestato sul termine: alcuni hanno proposto il 15 settembre, altri invece, persuasi che non sia possibile, nemmeno entro questo termine, di esaurire il nostro compito, hanno proposto il 31 dicembre. È tutto qui il dissenso che, naturalmente, incide su un altro problema gravissimo: quello delle elezioni.
PRESIDENTE. Non anticipi, onorevole Macrelli, la discussione che sarà fatta quando il progetto sarà presentato.
MACRELLI. Mi permettevo soltanto di far notare che il dissenso era esclusivamente sulla data.
Io penso che dai banchi della nostra Assemblea, da parte dei vari Gruppi, possa venire una proposta di iniziativa nostra, ed assicuriamo il Presidente dell’Assemblea ed il Presidente del Consiglio, che questo sarà fatto. Fra breve una proposta sarà presentata: l’Assemblea discuterà, deciderà ed emetterà il suo voto per il termine fra il 15 settembre e il 31 dicembre. (Commenti – Approvazioni).
FABBRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABBRI. Data la distinzione fondamentale – durante il sistema vigente – fra la materia costituzionale di esclusiva competenza di questa Assemblea, e la materia strettamente legislativa di competenza del Governo, io dubito molto che una disposizione relativa alla proroga dei poteri di questa Assemblea Costituente rientri nella iniziativa e nelle facoltà del Governo. La mia tendenza è per negare questo. Ritengo invece che la iniziativa e la discussione su questa materia di natura strettamente costituzionale siano di competenza specifica di questa Assemblea Costituente.
Ed allora, piuttosto che la inorganica, e starei per dire casuale proposta, di uno o di un altro dei singoli componenti di questa Assemblea, come pure le iniziative dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, i quali, per il modo unitario onde sono rappresentati, non danno la ripercussione del dinamismo e della composizione numerica delle forze politiche che si contrastano in questa Assemblea, io mi domando se la Commissione dei 75 (la quale, volere o no, e nonostante tutto il male che ne è stato detto, ha una competenza specifica, non ne è stata in nessun modo svestita ed ha attuale facoltà di riunirsi ad opera del suo Presidente, in ordine a proposte di carattere costituzionale) non sia l’organo più adatto ed immediato per risolvere, in seno a quella Commissione, i modi e i termini di questa eventuale proposta di proroga. Il Comitato di redazione o la Presidenza della Commissione dei settantacinque, dopo un’unica riunione potrebbero addivenire ad una proposta concreta di progetto di legge da essere sottoposto all’Assemblea Costituente.
In quest’ordine di idee, la mia proposta precisa è questa: l’Assemblea richieda che l’onorevole Presidente della Commissione dei Settantacinque, che è il riflesso numerico proporzionale dei vari partiti, convochi la Commissione stessa e sottoponga ai suoi componenti questo problema, portando immediatamente dopo le proposte concrete di maggioranza all’Assemblea, per le relative deliberazioni. (Commenti).
TONELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TONELLO. Esprimo il mio dissenso sulla proposta di convocare i «soloni» per decidere in merito alla proroga. Non vorrei che tirassero tanto per le lunghe quelli che hanno interesse a non risolvere questo problema, che urge sul Paese.
Noi vogliamo che al più presto possibile il Paese sia interrogato; vogliamo che siano gli elettori, sia il popolo italiano a manifestare la sua volontà. Fate in qualunque modo, ma in due o tre giorni decidete, perché questo tirare in lungo le cose, questo lasciar sospeso il popolo italiano danneggia tutti i partiti.
Il Governo ha detto che farà la proroga; ma dietro di voi, onorevole De Gasperi, vi sono anche altre forze che potrebbero darvi dei cattivi suggerimenti (Commenti). Sapete cosa voglio dirvi: molte volte venite con buone intenzioni, ma avete anche dei diavoli neri che suggeriscono cattive cose. (Commenti – Interruzioni).
Sarà bene che questo problema si risolva. I «soloni» riposino i loro sonni in pace, tranquilli nella loro coscienza. Dobbiamo decidere noi, se si deve andare a casa presto e chiamare il popolo a dire il suo pensiero.
PERSICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PERSICO. Onorevoli colleghi, mi sembra che abbiamo resa complicata una questione semplicissima. Domattina non si tenga seduta; dopo domani mattina discuteremo una proposta che ci impegniamo di presentare noi, una qualsiasi proposta perché, superato l’ostacolo della necessità della proroga, si tratta soltanto di stabilire un termine.
Ora, basta che un Gruppo qualsiasi proponga un termine qualsiasi sul quale si discuterà: si proporrà più corto o più lungo, si voterà e si delibererà.
Mercoledì mattina alle dieci noi presenteremo una proposta che potrà essere il canovaccio della discussione, senza incomodare la Commissione dei settantacinque, né i Gruppi. Su questa proposta ogni Gruppo voterà come meglio crede. Mi sembra che questa soluzione sia lapalissiana e credo che tutti noi potremo accettarla.
GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. L’Assemblea mi consenta di ricordare che della questione della proroga dovrà certamente occuparsi, in quanto è convinzione di tutti e anche del Governo, per le dichiarazioni fatte dal Presidente del Consiglio, che una proroga è indispensabile affinché questa Assemblea possa portare a termine il suo compito, per il quale è stata eletta.
Il Governo ha già pronto il disegno di legge; è un disegno di legge che si compone di due articoli. Esso sarà presentato al più presto all’Assemblea e questa potrà apportarvi tutti gli emendamenti che crederà.
Il Presidente del Consiglio ha già detto che tale disegno di legge è predisposto nel senso che la proroga sia compatibile con la possibilità che le elezioni abbiano luogo nel mese di novembre. In ogni modo, su questo punto, l’Assemblea è sovrana e potrà prendere le sue determinazioni.
Mi pare sia quindi inutile discutere su chi debba prendere l’iniziativa della presentazione di tale disegno di legge e se possa essere d’iniziativa parlamentare. Il disegno di legge è predisposto e verrà comunque presentato quanto prima all’Assemblea. (Commenti).
Ricordo che il Governo ha preso l’impegno, in seguito a richiesta del Presidente dell’Assemblea, di presentare il disegno di legge e il disegno di legge sarà presentato; e sul disegno di legge l’Assemblea, sovrana, prenderà le sue decisioni.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei, se mi permettono, riassumere la discussione e trarne la conclusione. È evidente che non soltanto le notti, ma anche i giorni portano consiglio, ed infatti, benché ancora soltanto dieci minuti fa, tutti i colleghi fossero all’oscuro della procedura stabilita, nessuno ha sollevato obiezioni.
Onorevole Benedetti, è naturale che lei sia invece contrario a questa procedura, ma solo perché lei è contrario alla proroga; ma tutti coloro che sono favorevoli alla proroga non possono avere preoccupazioni al riguardo: si tratta solo di trovare la procedura idonea.
Mi sembra comunque sufficiente l’avere udito le dichiarazioni dell’onorevole Benedetti per dire che non può la Presidenza stessa farsi iniziatrice della proposta di proroga, perché la Presidenza o parla a nome di tutta l’Assemblea, o non parla. La Presidenza, d’altronde, non vuole correre per la quarta volta il rischio di essere sconfessata una volta ancora dall’Assemblea.
Non restano quindi che le due alternative: o un’iniziativa parlamentare, o un’iniziativa del Governo. Onorevoli colleghi, la strada di un’iniziativa parlamentare è sempre stata aperta e vi è da stupirsi, avendo udite esprimere oggi tante preoccupazioni per gli altri metodi, che questa strada non sia stata finora imboccata.
Faccio presente all’onorevole Persico, che ha voluto però mostrarcela come la più semplice, che c’è un capitolo – il XVII – del Regolamento della Camera dei deputati, il quale insegna che quella strada è invece la più lunga. Dice infatti l’articolo 133:
«Allorché una proposta di legge d’iniziativa di uno o più deputati è annunziata, la Camera fissa il giorno in cui essa può essere svolta».
E l’annunzio di cui qui si parla non è l’annunzio familiare, quale quello che ci ha fatto in questo momento l’onorevole Persico. L’annunzio di una proposta di legge d’iniziativa parlamentare deve seguire infatti una determinata procedura, la quale occupa non certo dei mesi, non delle settimane, ma probabilmente più delle ventiquattr’ore di cui poco fa ci si è parlato.
È vero che il Regolamento aggiunge che «è in facoltà del proponente di rinunziare allo svolgimento e di chiedere che la proposta stessa sia subito trasmessa alla Commissione competente».
Comunque bisognerebbe annunziare che c’è una proposta dell’onorevole Persico e l’Assemblea dovrà allora determinare il giorno in cui essa può essere svolta. Nel giorno fissato, il proponente svolgerà i motivi della proposta e un altro oratore potrà parlare contro la presa in considerazione. Il proponente avrà diritto di replicare, dopo di che l’Assemblea deciderà se prendere o meno in considerazione la proposta.
Ciò però non costituisce ancora la discussione del progetto di legge, il quale dovrà andare alla commissione competente.
Onorevoli colleghi, anche sul piano parlamentare vi possono essere, come vedono, degli errori di prospettiva e di ottica e strade che paiono le più brevi ma che sono in realtà le più lunghe.
Ma se, come l’onorevole Ministro della giustizia ha preannunciato, il progetto di legge per la proroga sarà presentato dal Governo – il Governo, su invito dell’Assemblea, potrebbe anche indicarne il giorno: domani, dopodomani, fra tre giorni – noi ne saremo subito investiti e l’Assemblea sarà tranquillizzata al proposito. Chiedo quindi all’onorevole Ministro della giustizia se egli ritiene di poter presentare nella giornata di domani il suo progetto.
GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. Senz’altro.
PRESIDENTE. Il progetto sarà immediatamente messo all’ordine del giorno dell’Assemblea, il che non ci esonera, onorevoli colleghi, dall’impiegare utilmente la mattina di domani nel senso che ho indicato.
Non credo infatti che si voglia rinviare la ripresa dei lavori della Costituzione sino a quando non sia ultimata la procedura relativa al progetto di legge per la proroga; anzi, sino a che non sia approvata la proroga. La proroga ci sarà, onorevole Benedetti, purtroppo; ma, non è questa una buona ragione perché noi perdiamo inutilmente i giorni residui dell’investitura di poteri che abbiamo ricevuto in precedenza.
Se in questo modo e secondo queste indicazioni l’Assemblea accetta la procedura prospettata, e alla quale il Governo si è impegnato, penso che non vi sia altro da aggiungere. Se vi sono proposte contrarie, chiedo che si facciano in maniera formale.
FABBRI. Io l’avevo fatta.
PRESIDENTE. Onorevole Fabbri, lei ha sufficiente esperienza delle possibilità di decisione della Commissione dei Settantacinque. (Commenti).
RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUINI, Presidente della Commissione per la Costituzione. Voglio ricordare come si è svolta la discussione su questo tema in seno alla riunione dei rappresentanti dei Gruppi, alla quale io assistevo come invitato dal Presidente.
Si è messo anzitutto in chiaro che il diritto di decisione in questa materia è pieno ed assoluto dell’Assemblea Costituente. Io espressi chiaramente questo punto di vista e volli che fosse escluso ogni pur inammissibile dubbio a proposito dell’annunciata presentazione d’un progetto di legge da parte del Governo sulla proroga dei nostri lavori. La presentazione non può in nessun modo implicare che, perché l’Assemblea possa prendere le sue decisioni, sia necessario un atto del Governo che promuova tali decisioni. Restammo perfettamente intesi tutti e non vi fu nessun dubbio che la competenza è esclusivamente dell’Assemblea Costituente, e che non occorre, non è necessario nessun atto, nessuna proposta del Governo, perché sia eccitata questa facoltà assoluta dell’Assemblea.
Premesso questo, si presentava una questione di procedura. Il Presidente dell’Assemblea ha dichiarato che non si sentiva di presentare una proposta di proroga, perché non vi era il consenso unanime di tutti i Gruppi sulla data della proroga. Di fronte alla dichiarazione del Presidente non restava che inchinarsi. E allora, quali sono le vie aperte? Sono queste: l’iniziativa di un qualsiasi deputato, non dico di un Gruppo dell’Assemblea Costituente, o l’iniziativa del Governo, che, lo ripeto, non è affatto necessaria; ma il Governo può sempre, come un deputato o come un Gruppo presentare una sua proposta. E può essere opportuna questa forma per investire più rapidamente l’Assemblea dei suoi poteri. Mi pare che la questione sia di una chiarezza cristallina.
La sostanza è questa: l’Assemblea desidera e chiede di essere investita del tema della proroga, sul quale le spetta decidere. Il Governo presenta un disegno di legge. È importante che il Guardasigilli abbia dichiarato che lo presenterà domani stesso, prima del voto sulla fiducia al Governo. Ciò conferma il carattere meramente formale dell’atto del Governo, che non ha bisogno, per farlo, di aver già ottenuto la fiducia. Subito dopo la presentazione del progetto, il Presidente dell’Assemblea potrà nominare una Commissione straordinaria con procedura d’urgenza (che è permessa dal Regolamento) e poi tutte le correnti dell’Assemblea si faranno avanti e la perfetta sovranità dell’Assemblea sarà rispettata.
PRESIDENTE. Poiché l’onorevole Fabbri ha comunicato di non insistere nella sua proposta e poiché abbiamo la dichiarazione formale del Ministro Guardasigilli, resta inteso che il Governo presenterà nella giornata di domani il progetto per la proroga e l’Assemblea deciderà se adottare la procedura d’urgenza. Se non vi sono osservazioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
La seduta è rinviata a domattina alle 10 per il seguito della discussione del progetto di Costituzione.
CORBINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORBINO. Non credo che sia opportuno tenere la seduta antimeridiana. Io ho sempre sostenuto che l’Assemblea deve lavorare, ma la discussione sulle Regioni è subordinata alla durata della proroga dei lavori dell’Assemblea e allora conviene rimandare a dopo la decisione.
PRESIDENTE. Onorevole Corbino, siamo sempre allo stesso malinteso: io invito l’Assemblea a fare proposte eventuali in un tema concreto, e Lei ne avanza su una questione diversa che non si sta discutendo. Stavamo parlando della presentazione del disegno di legge sulla proroga, e non dell’ordine dei lavori dell’Assemblea. Desiderò ancora una volta sottolineare, onorevoli colleghi, che – anche nella prospettiva della proroga – non dobbiamo pensare che, poiché avremo un maggior tempo del previsto a disposizione non ci incomba il dovere di intensamente lavorare. Aggiungo che non ritengo assolutamente possibile rinviare la discussione del progetto di Costituzione a dopo risolta la questione della proroga.
Per ora, è ancora sempre la scadenza del 24 giugno che ci deve orientare.
Non essendovi altre osservazioni, la seduta è rinviata a domani alle 10.
Interrogazioni.
PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
RICCIO. Segretario, legge.
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro per il commercio con l’estero, per conoscere perché non sono stati ripartiti i contingenti di grassi concessi all’Italia dagli Stati Uniti d’America fin dallo scorso dicembre. Il ritardo della importazione determina un grave danno economico per quanto riguarda i prezzi all’origine, che nel frattempo hanno subito un aumento del 10-20 per cento con conseguente maggior esodo valutario.
«Marinaro».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dell’industria e commercio e dei trasporti, per sapere se non ritengano di dovere direttamente approvvigionare di carbone la città di Siracusa per evitare l’inconveniente, già altre volte verificatosi, che a causa del mancato tempestivo arrivo di carbone da Catania, tanto la ferrovia Siracusa-Vizzini, quanto le industrie locali, hanno dovuto sospendere la loro attività, con grave pregiudizio economico di quelle laboriose popolazioni.
«Tale invio periodico di carbone, per un quantitativo minimo di 3000 tonnellate mensili, consentirebbe di alleviare la forte disoccupazione fra i portuali di quella città, le cui misere condizioni hanno determinato legittime agitazioni con conseguente turbamento dell’ordine pubblico.
«Terranova».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della marina mercantile, per conoscere se non ritenga di dovere ripristinare le linee di navigazione con l’Egitto e la Libia, con scalo nei porti siciliani, tenuto conto che essi si trovano sulle rotte che dai porti dell’Italia settentrionale, centrale e meridionale conducono ai suaccennati Paesi d’oltremare.
«In particolare l’interrogante chiede che sia considerato, qualora si addivenga al ripristino delle suddette linee, come uno degli scali principali, il porto di Siracusa, che per tradizione, posizione geografica e attrezzatura ha rappresentato nel passato e rappresenterà nell’avvenire il porto capo-linea delle comunicazioni fra l’Italia e i Paesi del nord-Africa.
«La richiesta riattivazione di linee risponde anche alle esigenze dell’intensificata produzione agricola siciliana, che, come nel passato, trova nei paesi d’oltremare il suo naturale sbocco e un largo mercato di consumo.
«Terranova».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere:
1°) perché il Ministro dell’agricoltura e delle foreste ha ritenuto di disporre che i produttori agricoli della provincia di Viterbo possano versare grano ai granai del popolo dietro il corrispettivo del doppio di granoturco;
2°) se corrisponde al vero che personale dell’Unione cooperative di Roma si sia recato nel territorio della provincia di Viterbo per acquistare a prezzi di mercato nero 800 quintali di grano dai vari detentori, consenziente l’Alto Commissariato per l’alimentazione;
3°) se sia compatibile, con le vigenti disposizioni di legge che hanno duramente e giustamente colpiti tanti contravventori, legalizzare l’abusiva detenzione e vendita di grano di alcuni produttori e consentire la compravendita di genere contingentato per legge e quindi fuori commercio.
«Perugi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri delle finanze e del tesoro, per sapere se non ritengano indilazionabile ormai – a due anni dalla fine della guerra – di affrontare e risolvere il problema del risarcimento danni di guerra e della ricostruzione nazionale, tenendo presenti le proposte contenute nella Relazione predisposta per iniziativa del Comitato studi danni di guerra di Genova e distribuita ai membri della Camera, e cioè:
che sia sancito il principio per cui chiunque sia stato danneggiato dalla guerra ha diritto al risarcimento da parte dello Stato, in base ad un concetto mutualistico accettato anche dalle Carte costituzionali straniere, come quella francese;
che pertanto vengano immediatamente ricostituite le Commissioni provinciali di accertamento e liquidazione danni guerra;
che si provveda a pagare subito, in contanti, i danni più lievi; venendo così incontro al più presto ai più bisognosi;
che per i danni più gravi si provveda mediante il rilascio di fedi di credito scontabili ed ammortizzabili da parte dello Stato;
che il ricupero dei fondi occorrenti per tali pagamenti venga fatto mediante imposta o meno, per un numero di anni da determinarsi; e che a tale scopo venga costituito un fondo autonomo dal bilancio ordinario in modo che si esaurisca con l’assolvimento del suo compito speciale, senza interferenze con la ordinaria contabilità.
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere quando provvederà a disporre lo sblocco della rimanenza dell’olio di oliva nella provincia di Campobasso in conformità degli impegni assunti nel novembre scorso, essendo stata non solo raggiunta, ma largamente superata, in detta provincia, la quota stabilita per il contingentamento, ponendosi termine con lo sblocco allo stato di gravissimo disagio nel quale, per le incertezze governative, trovasi la tanto laboriosa disciplinata popolazione molisana.
«Colitto».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della marina mercantile, per conoscere se, di fronte al ripetersi di gravi e dolorose sciagure, non si ritenga necessario ed urgente di intensificare il rastrellamento delle mine, che rendono malsicura la navigazione nei nostri mari.
«Per conoscere altresì se ed in qual modo si intenda provvedere in ordine ai danni alle persone ed alle cose prodotti dalle mine, fra cui è da annoverarsi il recentissimo naufragio del motoveliero «Cuore di Gesù» del Compartimento marittimo di Siracusa, nel quale trovò la morte l’intero equipaggio.
«Guerrieri Emanuele, Vigo».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare l’Alto Commissario per l’alimentazione, per conoscere se sia giusto che una regione come la Calabria continui ad essere trascurata come ai tempi del suo predecessore.
Infatti risulta che per solo pane la provincia di Cosenza ha un arretrato di oltre 17 mila quintali di farina; mentre le altre due provincie, pur avendo un fabbisogno giornaliero superiore, hanno ciascuna un arretrato di 11 mila quintali di farina.
«Si fa osservare che il grano proveniente dal piroscafo Nazzimi di cui nella risposta a una precedente interrogazione, non è stato sufficiente a coprirli perché si sarebbe dovuto sospendere la corresponsione delle razioni correnti.
«Per saldare gli arretrati bisogna corrisponderli in aggiunta alla razione giornaliera.
«Mancini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se non creda doveroso mettere in esercizio sull’elettro-treno Roma-Reggio Calabria lo stesso materiale ferroviario in uso sull’elettro-treno Roma-Milano, aggiungendovi, come in questo, qualche vettura di seconda classe.
«L’interrogante chiede ancora che venga concessa, soddisfacendo i voti delle popolazioni cosentine e catanzaresi, una vettura diretta sul diretto che parte da Roma alle ore 19.10.
«Mancini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se, data l’insufficienza e la inefficacia del sistema del contingentamento provinciale, non sia opportuno disporre il versamento negli oleari del popolo di quella quantità di olio rimasta a disposizione dei grossi produttori, i quali o sono venuti meno ai loro obblighi di contingentamento o hanno trovato il modo di evadere la loro produzione per scopi speculativi, producendo un vertiginoso rialzo di prezzi.
«Mancini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se non creda opportuno intervenire tempestivamente presso il Prefetto di Bari, a che provveda che non venga chiusa la mensa degli impiegati di quella città.
«Pastore Raffaele».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se non crede opportuno procedere a una inchiesta per il crollo delle volte delle case dei senzatetto di Foggia, onde assodare le responsabilità ed evitare possibili salvataggi.
«Pastore Raffaele».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non creda opportuno diminuire la severità delle norme emanate con ordinanza 3 maggio ultimo scorso sugli esami di maturità; laddove specialmente si escludono dagli esami orali coloro che abbiano riportato negli scritti un voto di «evidente insufficienza», mentre prima della guerra si escludevano quelli che avessero riportato un’insufficienza «molto grave»; e si estende tale norma, oltre che all’italiano, anche a tutte le materie per le quali siano richieste prove scritte; e là dove prescrive la presenza di quattro membri estranei nelle Commissioni delle scuole non governative; e ciò, tenendo conto che le norme giungono a pochi giorni dagli esami; e che gli esaminandi hanno iniziato il loro corso di studi nei tempi difficilissimi della guerra o dell’immediato dopo-guerra.
«Adonnino».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere quali provvedimenti intenda adottare al fine di impedire il continuo esodo di capi bovini dalla Sicilia, che minaccia già seriamente l’esistenza del patrimonio zootecnico dell’Isola.
«Martino Gaetano».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro degli interni, per sapere se non ritengano necessario ed urgente emanare un provvedimento legislativo che stabilisca l’incompatibilità dell’esercizio del mandato parlamentare con la qualità di membri di un’Assemblea regionale, incompatibilità già prevista dalla legge elettorale che trovasi all’esame dell’Assemblea Costituente.
«Caronia».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e l’Alto Commissario per l’igiene e la sanità pubblica, per sapere se non ritengano opportuno e doveroso nei confronti della tutela della sanità pubblica intervenire per gli accertamenti scientifici del caso ed, eventualmente, per contribuire al finanziamento per la fabbricazione del preparato AF 2 del dottor Guarnieri. Tale prodotto avrebbe spiccata azione anti-cancerigna.
«Il provvedimento ha carattere di estrema urgenza, poiché col 5 giugno prossimo il dottor Guarnieri sospenderà la distribuzione gratuita del medicinale per difficoltà d’ordine economico.
«De Maria».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Ministro della difesa, per sapere se non ritenga opportuno di modificare la motivazione della medaglia d’oro al valor militare alla memoria del capitano di fregata Vittorio Meneghini, là dove essa dice che quell’ufficiale col suo eroico contegno a Lero fra l’8 settembre e il 17 novembre 1943 «riconfermava in tal modo sublime i diritti della Patria su quelle terre lontane».
«Schiavetti, Cianca, Lussu».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere quali provvedimenti sono stati o saranno adottati a favore delle famiglie dei Martiri trucidati dai nazi-fascisti, e se non ritenga opportuno e doveroso che, accanto ad una pronta assistenza generica e sanitaria, siano adottate forme più proficue di assistenza economica, che possano gradualmente reinserire nel lavoro produttivo tutti gli assistiti idonei e capaci.
«Di Giovanni».
«I sottoscritti chiedono d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro del tesoro, per sapere se non ritengano opportuno anticipare al Governo della Regione siciliana i mezzi necessari per l’istituzione e per l’inizio del funzionamento degli organi dell’amministrazione; e ciò anche in vista degli obblighi derivanti dall’applicazione degli articoli 36 e 38 dello Statuto della Regione siciliana ed in considerazione del tempo che ancora ci separa dall’inizio dell’esercizio finanziario.
«Martino Gaetano, Bellavista, Galioto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non ravvisi l’opportunità di riesaminare, con urgenza, la situazione economica, del tutto disastrosa, dei dipendenti dai convitti nazionali a causa della legge Gentile del 1923 che potrebbe, quanto meno, essere modificata nella parte che riflette la integrazione dei bilanci, così come avveniva prima, da parte dello Stato.
«Sia il personale subalterno, che gli insegnanti delle scuole annesse ai convitti, riscuotono stipendi addirittura insufficienti alle necessità di vita.
«Trulli».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per sapere se non reputi necessario apportare – urgentemente – modificazioni alle norme vigenti sul trattamento di quiescenza ai dipendenti dello Stato, in vista della lentissima procedura attualmente in vigore che pone i pensionandi in tristissime condizioni di vita.
«Sia nel caso di pensioni dirette che indirette, si potrebbero ovviare alle difficoltà burocratiche, assegnando agli interessati un’anticipazione provvisoria ed immediata, desunta, con criteri proporzionali, dai proventi complessivi riscossi all’atto della cessazione dal servizio.
«Molti di questi funzionari dopo avere, per tanti anni, lavorato sono condannati a soffrire letteralmente la fame, proprio nel momento in cui dovrebbero godere il meritato riposo, perché, per la liquidazione della pensione, viene impiegato, nei casi più favorevoli, almeno un anno.
«Trulli».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’interno, per sapere quali provvedimenti intenda adottare per venire incontro alle impellenti necessità delle popolazioni della Calabria, che hanno sofferto danni alle case e alle persone, in dipendenza del recente terremoto. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Zagari, Tremelloni».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere quali provvedimenti intenda adottare in seguito alle gravi circostanze emerse – in occasione del tragico incendio della «Minerva Film» in Roma – circa il funzionamento dei servizi anti-incendi e la tutela dei lavoratori e dei centri abitati contro disastri di tale natura. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Zagari, Tremelloni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se non creda opportuno, e ciò per una superiore ragione di equità e di giustizia sociale, di estendere alle famiglie diretto-coltivatrici, le previdenze già in atto per tutte le altre categorie, e cioè: assicurazione infortuni, assicurazione malattie, compresa l’assistenza ospitaliera, nonché tutte le altre forme di previdenza sociale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Scotti Alessandro».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se è vero che il preside di un liceo della Capitale ha mobilitato insegnanti ed allievi, chiedendo a questi dolciumi e liquori, per organizzare nei locali della propria scuola feste danzanti e se ciò vale a restituire all’insegnamento la perduta serietà, disciplina e dignità. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Miccolis».
«La sottoscritta chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se intenda revocare sollecitamente la nomina testé avvenuta del Provveditore agli studi di Padova nella persona di un ex squadrista e fedelissimo della Repubblica fascista. Tale nomina, offensiva per una città che si è distinta nella lotta di liberazione, porterà a questo assurdo: che l’11 giugno prossimo, in occasione del primo anniversario della Repubblica italiana, la consegna delle onorificenze agli studenti caduti e alle vittime del nazifascismo debba avvenire alla presenza di un capo degli studi che ha diretta responsabilità nelle manifestazioni criminali del regime fascista. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Merlin Angelina».
«La sottoscritta chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se sono state emanate disposizioni atte ad impedire che nelle scuole siano usati libri nei quali ricorrano passi esaltanti il regime fascista.
«In particolare risulta alla interrogante che presso l’Istituto Santa Maria in Roma è in uso per la prima media il volume primo degli esercizi latini di A. Oldani, editore F. Mariani, nel quale, a pagina 75, esercizio XL; a pagina 80, esercizio XLIII; a pagina 115, esercizio LXIII, si leggono frasi esaltatrici la figura di Mussolini.
«Si chiede quali provvedimenti si intenda adottare contro gli ostinati adoratori di un nefasto regime, i quali vogliono continuare nell’Italia democratica l’opera di diseducazione della gioventù. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Merlin Angelina».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri delle poste e telecomunicazioni, delle finanze e del tesoro, per sapere se non ritengano doveroso mettere termine allo stato di disagio in cui è venuto a trovarsi il personale delle ricevitorie, il quale, da anni ormai, attende siano corrette le ingiustizie ed i torti patiti per il prepotere fazioso del governo fascista.
«È dal maggio dell’anno scorso che uno schema di decreto è stato predisposto, quale giusta e urgente riparazione, per la riassunzione in servizio e la ricostruzione della carriera del personale delle ricevitorie, danneggiato moralmente e rovinato economicamente per motivi esclusivamente politici dal governo fascista; schema di decreto che il Governo democratico della Repubblica italiana ha l’imperioso dovere morale – di fronte a fedeli impiegati postelegrafonici che tanto hanno sofferto – di rendere al più presto esecutivo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Ghidetti».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere se è vero che è in corso di preparazione un progetto di legge, contenente una disciplina di carriera dei segretari comunali e provinciali del tutto contrastante con lo stato giuridico di funzionari statali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Riccio Stefano».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, perché dica se non trova di giustizia che ai ferrovieri residenti in località oltre i 5 chilometri dalla periferia di Napoli, pur avendo la loro sede amministrativa e di lavoro a Napoli, sia concessa la indennità giornaliera per le città dichiarate sinistrate.
«Questo trattamento, di spettanza o non, di detta indennità, è stato applicato dalle sole ferrovie dello Stato,mentre tutti gli altri Enti statali e Ministeri hanno considerato questa minima percentuale (3 per cento) di operai ed impiegati sotto altro punto di vista. Nella zona di Napoli provincia, durante tutto il periodo di guerra e di emergenza, si è sofferto di più dagli impiegati, che si sono continuamente sacrificati, nonostante i bombardamenti, per raggiungere con tutti i mezzi la loro sede di lavoro. Economicamente, oggi, la provincia offre per gli impiegati maggiori difficoltà. Basta poi controllare i prezzi e la differenza di trattamento fatta dalla SEPRAL tra Napoli e i comuni della provincia.
«Il decreto legislativo luogotenenziale 11 gennaio 1946, n. 18, articoli 2 e 4, porta ad una differenza di trattamento fra lavoratori ed impiegati delle stesse officine e degli stessi uffici, creando malcontenti e discordie. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Notarianni».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere se sia stata costituita una Commissione di studio per le riforme da apportare alla legge comunale e provinciale e, nel caso affermativo, per sapere quali motivi abbiano impedito di aderire alla richiesta avanzata dall’Associazione nazionale dei comuni perché fosse chiamata a parteciparvi una rappresentanza dell’Associazione stessa, la quale avrebbe apportato alla preparazione del progetto il contributo della conoscenza diretta delle aspirazioni ed esigenze delle Amministrazioni comunali interessate alla formazione di una legge, che deve regolarne la vita e le attività. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Dozza, Fedeli Aldo, Quintieri Adolfo».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri delle finanze e del tesoro, per conoscere le risultanze dell’inchiesta ultimamente condotta in merito all’assorbimento del Monte di Pietà di Pistoia da parte della Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Gloria».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non ritenga opportuno consentire che partecipino ai concorsi per titoli, che saranno prossimamente banditi per i maestri elementari, anche gli insegnanti provvisori con almeno cinque anni di insegnamento. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, perché consideri se non sia opportuno – per riparare ad una situazione di vera ingiustizia – autorizzare l’Ufficio contributi unificati e per esso le Commissioni comunali, di cui all’articolo 4 del decreto legislativo luogotenenziale 8 febbraio 1945, n. 75, a redigere elenchi di lavoratori agricoli a giornata, suppletivi degli elenchi compilati per l’anno agrario 1940-41, essendosi accertato che moltissimi lavoratori, che pure erano braccianti agricoli, non chiesero l’iscrizione ignorando, per il loro tenore di vita, le relative disposizioni, ed a redigere gli elenchi base per l’annata predetta nei Comuni, in cui non lo furono affatto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, perché consideri se non sia opportuno consentire che si presentino ai prossimi esami di maturità classica anche privatisti nati nel 1929, pur non avendo trascorsi tre anni dal conseguimento della licenza ginnasiale.
«Opportuno il provvedimento potrebbe essere ritenuto pel fatto che nell’anno scolastico 1943-44, a causa degli eventi bellici, molti licei restarono chiusi, per cui molti alunni per un anno non potettero attendere ai loro studi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Colitto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se – in considerazione del fatto che il nuovo orario ferroviario peggiora le comunicazioni nella zona Ancona-Bologna, specialmente fino a Rimini – non creda necessario ed opportuno di far proseguire – almeno fino a Rimini – il treno in arrivo in Ancona da Pescara alle ore 22, per rendere possibile la coincidenza a Falconara col rapido da Roma delle ore 22.30, che altrimenti lascia ivi i viaggiatori fino alle ore 1.40 per prendere il treno Lecce-Milano, sempre gremitissimo, avvertendo che tale enorme disagio si aggraverà nella stagione estiva, quando i viaggiatori provenienti dalla linea di Roma dovranno recarsi in gran numero nelle stazioni balneari di Senigallia, Fano, Pesaro, Cattolica, Riccione, Rimini. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Filippini».
«I sottoscritti chiedono di interrogare i Ministri delle finanze e del tesoro, per sapere se – in considerazione del ritardo e delle difficoltà verificatesi nel funzionamento normale degli organi di accertamento e giurisdizionali dei valori in base ai quali vengono applicate le tassazioni ordinarie e di plus valore sugli atti di trasferimento – non sia equo ed opportuno prorogare fino al 30 giugno 1947 la facoltà agli Uffici del registro di accordare la riduzione del terzo per i concordati di accertamento valore nei trasferimenti avvenuti fino a tutto marzo 1945. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Piemonte, Lami Starnuti, Momigliano».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri delle finanze e del tesoro, per sapere che cosa si opponga alla emanazione della tanto attesa «modifica al regio decreto-legge 10 marzo 1938, n. 330, recante agevolazioni all’industria delle costruzioni navali e dell’armamento», che, approvata dalle Commissioni legislative permanenti fin dal 13 marzo 1947 è tosto inviata al Governo, attende tuttora che questi provveda alla sua pubblicazione; col rilievo che questo ingiustificato e deplorevole ritardo sta rendendo sempre più vana la misura di corresponsione del premio per la ricostruzione della marina, in conseguenza della progressiva svalutazione della moneta. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Minio».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’interno, per sapere se sia vero che una notevole quantità di D.D.T., già assegnata alla Sardegna, sia stata invece destinata ad altra Regione, riducendo così la disponibilità dei mezzi essenziali alla prosecuzione della lotta antianofelica, mentre da più parti si manifestano seri timori di recrudescenze malariche in rapporto specialmente all’eccezionale esistenza di focolai acquitrinosi che permangono in dipendenza della eccessiva piovosità invernale. E per conoscere quali provvedimenti il Governo intenda adottare per assicurare che la lotta antimalarifera in Sardegna prosegua secondo i programmi prestabiliti e le effettive esigenze dell’Isola. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Chieffi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere i motivi che hanno consigliato la revoca del provvedimento che consentiva agli studenti iscritti alla Facoltà di scienze coloniali e lingue presso l’Università di Napoli, di sostenere i relativi esami presso l’Università di Roma.
«Poiché il provvedimento era stato consigliato dalle enormi difficoltà economiche e logistiche che, dati i tempi eccezionali, i numerosissimi studenti residenti a Roma avrebbero incontrato nel trasferirsi a Napoli per sostenere gli esami, non si vede la giustificazione della revoca, essendo le predette gravi condizioni per nulla migliorate, ma al contrario, peggiorate. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa (esercito), per conoscere quali provvedimenti siano stati presi nei confronti degli studenti universitari che hanno frequentato i corsi allievi ufficiali in seno alla milizia universitaria.
«Il Governo Badoglio li ammise ad un campo d’armi, al termine del quale avrebbero conseguito il grado di caporali maggiori-allievi ufficiali, come gli altri studenti che frequentarono i pre-corsi allievi ufficiali. E per chiedere, inoltre, quali siano i provvedimenti relativi alla posizione militare di quanti frequentarono sia i pre-corsi allievi ufficiali terminati l’8 settembre 1943, sia i campi d’armi, sostenendo, al termine, gli esami per la nomina a caporali maggiori-allievi ufficiali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mastrojanni».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per conoscere:
1°) se intenda prendere provvedimenti per migliorare l’indennità di riserva (articolo 48 della legge sullo stato degli ufficiali, n. 369, del 9 maggio 1940), agli ufficiali collocati in tale posizione: miglioramento attuato in favore di tutti i salariati, in dipendenza della diminuita capacità di acquisto della moneta;
2°) se, qualora il miglioramento non sia stato effettuato per mancata assegnazione di fondi da parte del Ministro del tesoro, come il Ministro della guerra accennava sette mesi fa nella risposta ad una precedente analoga interrogazione, non ritenga doveroso (per la tutela che ogni Ministero deve avere per i propri amministrati), di indurre l’anzidetto Ministro del tesoro a rompere il suo tenace ed inesplicabile silenzio, che suona offesa a numerosi ufficiali che servirono fedelmente ed a lungo la Patria in pace e in guerra. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Perugi».
«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se non ritenga necessario, al fine di eliminare un trattamento iniquo nei confronti dei piccoli agricoltori conduttori diretti nel campo dei contributi unificati in agricoltura, di portare allo studio la riforma della legge attuale che regola questa materia, modifica intesa nel senso che i contributi unificati non siano più corrisposti dagli agricoltori in base all’ettaro-coltura, ma sulla effettiva occupazione di mano d’opera extra-familiare.
«È noto infatti che il sistema dell’ettaro-coltura, se può essere gradito per i grandi agricoltori, non può più essere sopportato dai piccoli perché, non impiegando essi lavoratori avventizi o salariati al di fuori del proprio nucleo familiare, si prodigano nei campi a seconda della stagione e dell’urgenza dei lavori.
«Cade quindi con ciò il dato tecnico dell’ettaro-coltura nei riguardi della conduzione del terreno.
«La cura e la custodia del bestiame è per i piccoli agricoltori conduttori diretti un lavoro sempre compiuto extra orario (al mattino presto e a sera molto inoltrata) affinché non vengano distolti i membri della famiglia dai lavori dei campi.
«Con il sistema dell’ettaro-coltura si vengono a colpire così molte aziende che, pur non collocando nessun lavoratore durante la intera annata, sono assoggettate a pagare contributi per lavoratori ipotetici aggiudicati loro dopo le detrazioni di legge delle giornate lavorative concesse ai conduttori diretti.
«È per questo che queste aziende chiedono che venga applicata loro non la legge dell’ettaro-coltura ma quella della reale occupazione di mano d’opera. In questo modo ogni azienda, sia grossa sia piccina, pagherà effettivamente il contributo che le compete. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Bertola, Pastore Giulio».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dell’interno, delle finanze e del tesoro, per conoscere i motivi che hanno consigliato la formulazione degli articoli 3 e 4 del decreto legislativo 13 dicembre 1946, n. 531, compiendosi con ciò un grave atto di ingiustizia che colpisce solo i dipendenti degli Enti locali.
«Gli articoli 3 e 4 tolgono a questi impiegati modesti benefici economici goduti spesso da molti anni ed acquisiti in dipendenza di precise norme di regolamenti e di organici, benefici però che vengono invece conservati ai dipendenti dello Stato.
«Per conoscere anche quali provvedimenti si intenda di emanare per sanare la determinazione presa che ha apportato, in questi gravi momenti, una diminuzione di retribuzione ad una benemerita categoria di lavoratori, che, pur vivendo nelle stesse sedi, specialmente nei grandi Comuni, sembra non abbiano, secondo l’ingiusto provvedimento, le stesse esigenze degli impiegati dello Stato.
«Si aggiunge che in molti Comuni, Provincie od Enti, dove sono comandati impiegati statali, a questi vengono corrisposti, a carico dei bilanci degli Enti, quegli assegni che sono stati invece tolti e negati ai dipendenti degli Enti stessi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Fausto».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per conoscere i motivi per cui non sono stati fatti pervenire regolarmente ai relativi Distretti militari i nulla osta di discriminazione per i militari che dopo l’armistizio sono stati soggetti ad interrogatori, e poi discriminati.
«Data l’obbligatorietà della presentazione di detto documento per qualsiasi assunzione, si ritiene doveroso, verso chi ha sacrificato anni al servizio della Patria, regolarizzare al più presto questa situazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mazza».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere i motivi per cui non si è provveduto alle assegnazioni delle borse di studio che i reduci universitari vincitori del concorso bandito dal Ministero dell’assistenza post-bellica hanno regolarmente vinto dopo la compilazione delle graduatorie e la proclamazione dei vincitori.
«Si chiede di provvedere con urgenza anche perché la quasi totalità dei vincitori versa in condizioni economiche disastrose e non è in condizioni di continuare gli studi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Mazza».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se intenda stabilire a favore dei geometri la ammissibilità ai corsi universitari della Facoltà di agraria. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Di Gloria».
«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri dei lavori pubblici e dell’agricoltura e foreste, per sapere se siano state accertate le cause per le quali i lavori predisposti dal Genio civile non valsero ad impedire che a brevissima distanza di tempo si rinnovasse nella medesima località la rottura dell’argine del canale Bisatto, con il conseguente allagamento di una superficie molto estesa di terreno nei comuni di Lozzo Atestino e Vò Euganeo (Padova), dove le campagne e le colture subirono gravissimi danni.
«L’interrogante chiede inoltre se i Ministeri competenti intendano predisporre di urgenza in quella zona una radicale sistemazione idraulica atta a eliminare per sempre la minaccia di nuovi sinistri del genere e quali provvidenze saranno prese allo scopo di alleviare i gravi danni economici subiti dagli agricoltori nei due allagamenti succedutisi nella corrente stagione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Guariento».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per conoscere a quale criterio si sia ispirata l’Amministrazione dei monopoli di Stato nel fissare i prezzi da corrispondere ai produttori di tabacco d’Abruzzo, in confronto di quelli stabiliti per i produttori del Lazio e di altre Regioni.
«Risulta, infatti, dalla circolare 9 agosto 1946, n. 1-6221, servizio I, che per la varietà «Perustitza» il prezzo relativo per la produzione abruzzese è stato fissato in lire 68.000 al quintale, là dove per il Lazio è di lire 75.000; il che importa una maggiorazione a favore dei produttori laziali di lire 7.000, corrispondente a circa un decimo del prezzo globale.
«Tale inesplicabile disparità è accresciuta dal fatto che, mentre è consentito alla commissione di perizia di variare il prezzo, a seconda della qualità intrinseca del tabacco, dall’1 al 20 per cento, per la varietà «Iaka» nel compartimento di Lecce e per quella «Perustitza» nel Lazio, tale facoltà è limitata dall’1 al 10 per cento, per le stesse varietà prodotte in altre regioni, tra le quali è da annoverare l’Abruzzo. Il che danneggia i produttori abruzzesi, in quanto la varietà «Perustitza» e quella similare «Ova» rappresentano circa l’80 per cento delle varietà da essi prodotte.
«È opportuno rilevare che, per le vicende belliche, che hanno funestato le zone particolarmente produttrici di tabacco in Abruzzo, i costi di produzione debbono ritenersi equiparati a quelli delle altre regioni, poiché – dopo sette mesi di devastazione che distrussero innumeri case coloniche, l’uccisione di bestiame, la distruzione di alberature, vigneti, masserizie – ne è derivata anche la perdita di ogni attrezzatura utile alla coltura del tabacco (telaini, tavolame per semenzai, ecc.).
«Pertanto, giustizia avrebbe voluto che, se quote preferenziali si fossero dovute stabilire, esse in nessun caso avrebbero dovuto escludere la produzione di tabacco abruzzese, che investe l’attività di oltre 10.000 coltivatori, disseminati nelle provincie di Chieti, Pescara e Teramo, e che producono in 54 comuni per la A.T.I., in 30 per la «Buccolini» di Pescara, in 22 per la S.A.L.T.O. di Vasto, e per altre numerose ditte in comuni minori.
«Né sarebbe possibile obbiettare, a giustificazione della lamentata differenza di prezzo, la diversità del tabacco prodotto in Abruzzo, in confronto a quello leccese o laziale, essendo a tutti noto che l’Azienda tabacchi italiani – che è la maggiore concessionaria nella nostra regione – esporta il nostro prodotto nelle Americhe, in concorrenza alle ditte concessionarie del Leccese, in quanto gli acquirenti stranieri preferiscono il tabacco di Abruzzo.
«Alla stregua di tali rilievi si confida che codesto Ministero sottoponga a revisione i prezzi stabiliti dalla suaccennata circolare, adeguandoli in misura uniforme così per i produttori di Abruzzo, come per quelli del Lazio e del Leccese. (L’interrogante chiede la risposta Scritta).
«Lopardi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere quali provvedimenti ritiene equo adottare, per assicurare un più umano trattamento ai benemeriti istitutori assistenti del Convitto nazionale «Damiano Chiesa» di Bolzano. Abbandonati senza riconoscimento giuridico, con uno stipendio mensile – dicesi mensile – di circa millecinquecento lire, essi non sono considerati né statali, né avventizi, né lavoratori a giornata. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Ghidetti».
«II sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per conoscere le ragioni che si oppongono al saldo dei risparmi fatti dagli ex prigionieri militari addetti a lavoro retribuito in Inghilterra, autorizzato dal Ministero del tesoro con nota 176733 sin dal 31 dicembre 1946. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Piemonte».
«Il sottoscritto chiede di interrogare il Governo, per sapere se siano state sottoposte a rigoroso esame le notizie recate a più riprese da connazionali e stranieri, e divulgate anche ultimamente dalla stampa quotidiana, sulla presenza di italiani ancora trattenuti come prigionieri di guerra in Russia e come prigionieri o internati civili in Jugoslavia; e per avere la certezza che nulla di quanto è umanamente possibile viene trascurato dall’Italia per fare luce su questo argomento dolorosissimo e ottenere che i suoi figli le siano restituiti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Gortani».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per sapere se non ritenga urgente sollecitare il pagamento delle indennità di requisizione e dei danni subìti dai proprietari della zona di Barcellona Pozzo di Gotto, dove fu costruito un campo di aviazione per le truppe anglo-americane, nel 1943. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Basile».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere i motivi per i quali nelle Amministrazioni pubbliche dell’Emilia e Romagna (Provincie, Comuni ed Opere Pie), nei confronti di moltissimi ex dipendenti, regolarmente discriminati con le formule più ampie, e tra i quali parecchi reduci e combattenti della guerra di liberazione, non vengono applicate le norme vigenti contenute nel decreto legislativo luogotenenziale 26 marzo 1946, n. 138, che sanciscono l’obbligo per le Amministrazioni suddette di riassumere i reduci con il pagamento integrale degli assegni arretrati secondo gli articoli 134 e seguenti del suddetto decreto. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Selvaggi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’industria e del commercio, per sapere se e come s’intenda provvedere a che le Camere di commercio, industria ed agricoltura possano finalmente addivenire alla elezione degli organi camerali, soddisfacendo le vive aspirazioni dei ceti economici interessati e ponendo termine ad uno stato di cose che da troppo lungo tempo contraddice alle esigenze più elementari di un regime democratico. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Coppi».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non creda affrettare i lavori di scrutinio del concorso notarile, chiuso da oltre un anno e di cui non è previsto l’esito se non tra parecchi mesi, con grave iattura dell’interesse pubblico per la vacanza delle sedi notarili e con evidente disagio dei concorrenti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Bertini».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, sulle effettive ragioni per le quali non è stato approvato il decreto di omologazione del nuovo regolamento organico del comune di Messina. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Martino Gaetano».
II sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se intende dare opportune e tempestive disposizioni perché venga fin d’ora stabilito, e reso noto agli agricoltori, che, per la prossima campagna di produzione granaria 1947-1948, all’attuale sistema degli ammassi totalitari, sarà sostituito quello più logico e più utile economicamente degli ammassi per contingente. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per sapere se è possibile accelerare l’inizio della costruzione della ferrovia elettrica a scartamento ridotto Napoli-Aversa, che, diramandosi dall’attuale linea Napoli-Nola-Baiano, toccherebbe i comuni di Afragola, Caivano, Frattamaggiore, Grumo, S. Antimo, Cesa ed Aversa. L’attuazione di tale linea ferroviaria, già progettata dalla Società strade ferrate secondarie meridionali, sarebbe di vitale importanza per lo sviluppo economico di una importantissima zona agricola che ha eccezionali possibilità produttive, con vantaggio non solo della popolazione interessata, ma dell’intera Nazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti per sapere se non intenda dare al più presto opportune disposizioni per provvedere di decenti vetture la linea ferroviaria Roma-Napoli (via Cassino), sulla quale, oltre a poche vetture di terza, si agganciano pel servizio viaggiatori dei veri e propri carri bestiame. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere per quali ragioni non si siano ancora iniziati i lavori di costruzione del ponte sul Volturno, ove ora si trova la scafa di Caiazzo (Caserta), che è reclamato urgentemente dalle popolazioni dell’Alifano per ricollegarsi col capoluogo della Provincia.
«Ad analoga interrogazione ebbe a rispondere favorevolmente il Ministro dell’epoca fin dal 27 settembre 1946, e recentemente la Camera di commercio, industria e agricoltura di Caserta ha fatto pervenire un voto al Ministero perché si provveda nel minor tempo possibile. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per sapere quando sarà risolta definitivamente l’annosa questione del ritorno dell’Accademia aeronautica alla sua storica sede di Caserta, soddisfacendo all’ardente desiderio di quella nobilissima città. Ciò in aderenza a quanto ebbe ad assicurare, in risposta ad analoga interrogazione, fin dal 20 agosto 1946, l’allora Ministro dell’aeronautica ed attualmente della difesa. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se intende ripristinare al più presto l’Ufficio del registro e bollo a Trentola (Caserta), soddisfacendo ai bisogni della popolazione della zona, riparando una ingiustizia commessa dal Governo fascista e sopra tutto rendendo più difficili le evasioni e meno sproporzionate le applicazioni di tasse. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
«I sottoscritti chiedono,di interrogare il Ministro dei trasporti, per sapere:
- a) se non ritenga di assoluta necessità e della massima urgenza sollecitare la ricostruzione, anche in muratura o cemento armato, qualora non vi sia sufficiente disponibilità di prodotti ferrosi, del ponte sul fiume Magra, sulla linea Parma-Spezia, tra le stazioni di Verrano Ligure e Santo Stefano, al fine di evitare l’attuale obbligato ed antieconomico allungamento di percorso, via Sarrana, che gravemente ostacola non solo il movimento del traffico merci e passeggeri, ma anche la normale ripresa della funzionalità del porto mercantile della città di Spezia;
- b) se allo stesso fine non ritenga altrettanto urgente e necessario procedere al totale ripristino della trazione elettrica della linea stessa sollecitandone i lavori di riattivazione già in corso;
- c) se non riconosca altresì l’opportunità e l’utilità di studiare ed attuare lavori di raddoppiamento del binario di corsa, ove possibile, nonché l’adozione degli accorgimenti tecnici ritenuti idonei allo snellimento del traffico sull’intera linea in oggetto, anche in considerazione del sempre crescente sviluppo di scambi e di attività commerciali tra i due grandi centri di Parma e Spezia cui essa fa capo. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).
«Guerrieri Filippo, Gotelli Angela».
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se non sia opportuno venire incontro alle legittime richieste degli agricoltori della provincia di Caserta, i quali si trovano per speciali condizioni nella assoluta impossibilità di versare il riscatto dell’imposta ordinaria sul patrimonio nei termini fissati, ratizzando in 24 rate anziché in 10 il pagamento stesso. (L’interrogante chiede la risposta scritta).
«Persico».
PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno iscritte all’ordine del giorno e svolte al loro turno, trasmettendosi ai Ministri competenti quelle per le quali si chiede la risposta scritta.
La seduta termina alle 18.5.
Ordine del giorno per le sedute di domani.
Alle ore 10:
Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
Alle ore 16:
Discussione sulle comunicazioni del Governo.