Come nasce la Costituzione

GIOVEDÌ 25 LUGLIO 1946

ASSEMBLEA COSTITUENTE

COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE

ADUNANZA PLENARIA

4.

RESOCONTO SOMMARIO

DELLA SEDUTA DI GIOVEDÌ 25 LUGLIO 1946

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RUINI

INDICE

Per il funzionamento delia Commissione

Presidente – Conti – Nobile – Grassi – Dossetti – Terracini – Lussu – Fuschini – Marinaro – Mortati – Perassi – Targetti – Piccioni – Ghidini – Bulloni – Colitto – Bozzi – Uberti – Togliatti – Di Vittorio.

Per la documentazione della Commissione

Mortati – Presidente.

Ripartizione dei componenti la Commissione nelle tre Sottocommissioni

Presidente – Lussu.

Sui lavori della Commissione

Presidente – Targetti – Piccioni.

La seduta comincia alle 9.10.

Per il funzionamento della Commissione.

PRESIDENTE invita la Commissione a discutere il progetto Dossetti di Regolamento, che sarebbe meglio chiamare – ed anche il proponente è d’accordo – «Norme o regole interne per il funzionamento della Commissione».

Dà lettura dell’articolo 1:

«La Commissione per la Costituzione, appena costituita, procederà alla determinazione dei gruppi di materie per le quali ognuna delle tre Sottocommissioni, in cui essa si ripartisce, dovrà elaborare e predisporre uno schema di progetto, e procederà all’assegnazione dei propri membri nelle Sottocommissioni medesime, designando per ciascuna il Presidente ed il Segretario».

CONTI propone di non indicare il numero delle Sottocommissioni, ciò che non gli sembra conveniente.

PRESIDENTE osserva che già ieri si è stabilito di creare le tre Sottocommissioni fra le quali può utilmente dividersi il complesso lavoro della Commissione.

NOBILE concorda con l’onorevole Conti, perché potrebbe in seguito sentirsi il bisogno di una quarta Sottocommissione.

PRESIDENTE osserva che per decisioni dell’Assemblea Costituente sono stati nominati tre Vicepresidenti, proprio in vista della divisione della Commissione in tre Sottocommissioni. Si potranno in ogni modo costituire Commissioni miste per speciali argomenti e intanto lasciare il numero di tre.

CONTI insiste nella sua proposta di emendamento.

PRESIDENTE la mette ai voti.

(Non è approvata).

Mette ai voti l’articolo 1 nel testo proposto.

(È approvato).

Dà lettura dell’articolo 2:

«Ogni Sottocommissione potrà deliberare, a maggioranza, di procedere al proprio lavoro suddividendosi in due o più sezioni.

Alle riunioni di queste si estendono, in quanto applicabili, le norme disposte per le Sottocommissioni».

CONTI propone di sopprimere le parole: «a maggioranza» che ritiene pleonastiche.

PRESIDENTE mette ai voti l’articolo 2 con questo emendamento.

(È approvato).

Dà lettura dell’articolo 3:

«Le convocazioni della Commissione, Sottocommissioni e Sezioni avranno luogo con avviso individuale, nel quale saranno indicati gli oggetti sottoposti a trattazione».

GRASSI propone di sopprimere le parole: «nel quale saranno indicati gli oggetti sottoposti a trattazione», perché non crede sia utile fissare un ordine del giorno preciso.

PRESIDENTE si richiama alla prassi normalmente seguita di indicare il tema della discussione.

CONTI osserva che, quando è stabilito un ordine del giorno, anche un solo membro può opporsi a che si tratti un argomento che non vi sia compreso. Perciò trova esagerata questa indicazione, inspirata ad un formalismo che va oltre i termini dell’opportunità.

DOSSETTI crede che con questo emendamento si modificherebbe il significato dello articolo 3, il cui valore sta nel garantire un certo ordine nei lavori della Commissione. Questo concetto inspira tutto il Regolamento; e gli sembra essenziale, analogamente a quanto avviene nel Regolamento della Costituente francese.

GRASSI, per quanto trovi opportuno che ogni membro conosca, quando la Commissione si riunisce, l’ordine del giorno della seduta, non ne fa una questione fondamentale.

TERRACINI, poiché in queste discussioni esiste sempre un elemento politico, teme che si possa aprire l’adito ad impugnative per non perfetta osservanza di norme regolamentari; impugnative tendenti in realtà ad arrestare il lavoro concreto della Commissione. Nessuno ha oggi intenzione di fare dell’ostruzionismo, ma potrebbe in seguito crearsi una situazione tale per cui un gruppo o anche una persona sola potesse avvalersi di questa disposizione a scopo ostruzionistico.

DOSSETTI crede che il pericolo prospettato dall’onorevole Terracini non sussisterà quando sia adottato il sistema della convocazione individuale con indicazione dell’ordine del giorno. La convocazione individuale ha questo valore, di avvertire colui cha non ha partecipato ad una precedente riunione degli argomenti in essa trattati. Poiché questo ignora anche il giorno nel quale si avrà la seconda convocazione, gli sembra opportuno che ne venga informato.

PRESIDENTE non crede si tratti di questione di particolare importanza, e propone che si approvi il testo, con l’intesa che si potrà modificare l’ordine del giorno. Mette ai voti l’articolo 3 con questa intesa.

(È approvato).

Dà lettura dell’articolo 4:

«Le sedute non sono valide se non siano presenti almeno i due terzi dei membri assegnati alla Commissione o a ciascuna Sottocommissione o sezione.

I congedi possono essere concessi dal Presidente della Commissione solo per ragioni di pubblico ufficio, per malattia, o per altri motivi analogamente gravi.

È obbligatoria la presenza alle sedute.

In caso di due assenze consecutive non giustificate, o di assenze, egualmente non giustificate, superiori ad un terzo delle sedute mensili, il Commissario, su richiesta del Presidente della Commissione, sarà dichiarato dimissionario d’ufficio dal Presidente della Assemblea e da questi sostituito con altro deputato dello stesso gruppo politico.

I nomi degli assenti saranno, a cura del Presidente, comunicati, dopo ogni adunanza, al Presidente dell’Assemblea, il quale ne darà notizia a questa.

Avverte preliminarmente che il Presidente dell’Assemblea è stato delegato dall’Assemblea a nominare i singoli commissari della Commissione, ma non a proclamarli decaduti. Egli avrebbe quindi bisogno di un’altra delega dell’Assemblea per poterlo fare. Perciò questo articolo dovrebbe essere modificato.

GRASSI è contrario al quorum di due terzi dei membri, che gli sembra esagerato. Il numero legale della metà più uno gli pare sufficiente. Fa rilevare in proposito che per la validità delle Assemblee della Camera basta la presenza della metà più uno e che la Giunta delle elezioni, per facilitare il proprio funzionamento, ha stabilito che basta la presenza di 12 membri su 30, cioè i due quinti.

LUSSU è favorevole alla proposta Grassi, ma si preoccupa dell’eventualità che non si abbia neppure il numero legale. È anche possibile che, per boicottare le riunioni, alcuni commissari non si presentino. Perciò occorrerebbe stabilire che in una seconda riunione si potesse affrontare la discussione anche senza la presenza del numero legale.

GRASSI propone di adottare il sistema in uso alla Camera dei Deputati; si presume la presenza del numero legale, salvo che un membro non ne chieda esplicitamente la verifica.

NOBILE è per la soppressione completa del primo comma. Non si deve trattare la questione come se le decisioni della Commissione fossero impegnative per la Costituente: la Commissione non fa che precisare uno schema, il quale sarà materia di discussione e potrà essere accettato o non esserlo. Quindi nessuna ragione di preoccuparsi di tutte queste formalità: ognuno farà il meglio che può. Perciò è in generale per la soppressione di tutte le norme restrittive del progetto.

FUSCHINI spiega che nel progetto è stato introdotto quel quorum per ottenere una maggiore frequenza da parte dei componenti; ma aderisce alla proposta Grassi di mantenere, circa la validità della riunione, il sistema della verifica del numero legale quando sia richiesta, purché si stabilisca che l’assente può essere richiamato, dopo due o tre assenze continuate non giustificate, dal Presidente dell’Assemblea.

MARINARO propone di sostituire alla parola «sedute» la parola «deliberazioni», così che la seduta sia sempre valida, anche se non ci sia il numero legale, ma non sia valida la deliberazione eventualmente adottata, ove manchi il numero legale.

MORTATI avverte che questo quorum di maggioranza piuttosto alto era stato introdotto per un’esigenza di rapidità e di serietà che il Presidente aveva segnalato. Gli assenti sono elementi di confusione e di ritardi perché, nella seduta successiva, non conoscendo la discussione precedente, la ripetono. Questa ragione dovrebbe essere vagliata dalla commissione, prima di decidere.

NOBILE crede che proprio quanto ha detto l’onorevole Mortati dovrebbe indurre a modificare l’articolo; perché, se si vuole lavorare sul serio, non si può correre il rischio che la Commissione si convochi e poi non possa discutere per la mancanza di una maggioranza dei due terzi. Occorre cioè stabilire che la seduta sarà sempre valida; ma la deliberazione sarà valida soltanto se presa a maggioranza.

PERASSI, con riferimento alle ultime parole del collega Nobile, chiede al proponente se ritiene che in questa Commissione si possano adottare norme diverse da quelle esistenti nel Regolamento della Camera circa il funzionamento delle Commissioni. Per esempio, l’onorevole Nobile propone che le sedute siano valide qualunque sia il numero dei presenti, mentre l’articolo 8 del Regolamento stabilisce che le sedute di ciascuna Commissione non sono valide se non sia presente almeno un quarto dei loro componenti. Data l’esistenza di questa norma generale – che è discutibile si possa modificare – domanda se convenga adottare una disposizione propria della Commissione come quella proposta dall’onorevole Nobile.

NOBILE può accettare il quorum di un quarto.

TERRACINI riconosce che è un’esigenza valida quella di ottenere la partecipazione attiva di tutti i membri ai lavori della Commissione e delle Sottocommissioni. Ma osserva che, preso nel meccanismo della sua realizzazione, il redattore del progetto è stato tratto ad una serie di disposizioni le quali riducono, anziché elevare, la dignità e l’autorità della Commissione, andando alla ricerca di mezzi coercitivi, che non si addicono alla Commissione. Crede sufficiente fare appello al senso di responsabilità morale dei commissari, e una norma che potrebbe soddisfare a questa esigenza sarebbe che dopo ogni riunione venisse reso pubblico l’elenco degli assenti o dei presenti. Chi non avvertisse che la pubblicità della sua continua assenza rappresenta una sanzione morale ed anche politica, si disinteresserebbe di tutte le altre disposizioni.

Propone quindi, aderendo ad alcune considerazioni fatte, e indipendentemente dalle forme con cui si concretizzano, di lasciar cadere tutta questa codificazione di norme particolari e di limitarsi ad una sanzione.

TARGETTI non aderisce neppure a questa proposta. La frequenza dipenderà dal sentimento del dovere. Quando qualche rappresentante risulterà troppo negligente, sarà il suo partito a richiamarlo.

In quanto alla dichiarazione di decadenza, ritiene che sia fuori dei limiti della competenza della Commissione.

MORTATI crede necessario risolvere preliminarmente la questione sollevata dall’onorevole Perassi, e cioè se il Regolamento da lui richiamato sia valido anche per questa Commissione. Se così è, anche l’ultimo comma di questo articolo dovrebbe essere soppresso.

DOSSETTI non crede sia il caso di parlare di dignità e di senso di responsabilità, che non vede intaccati da questo complesso di disposizioni, dal momento che disposizioni di questo tipo esistono già nel Regolamento della Camera. La mancanza di determinazione di un quorum, o di qualsiasi sanzione di carattere morale per gli assenti, andrebbe contro le disposizioni vigenti.

È stato posto il problema se la Commissione può andare oltre il Regolamento della Camera, aumentando il quorum e la sanzione, in vista della particolare gravità della materia e del compito. Ma questo non intacca la dignità della Commissione e, d’altra parte, le disposizioni dell’articolo 4 del progetto non fanno che riprodurre, più o meno, disposizioni generali adottate dal Regolamento della Costituente francese, i cui articoli 14 e 30 stabiliscono un quorum qualificato per la validità delle riunioni e la decadenza dei membri della Commissione dopo tre assenze consecutive o dopo un numero di assenze non consecutive pari al terzo.

Ritiene che la richiesta di un quorum superiore a quello stabilito dal Regolamento della Camera abbia la sua giustificazione nella gravità particolare del compito e che questo quorum non rallenterebbe i lavori della Commissione se non quando non fosse integrato da disposizioni complementari. Per ciò insiste per il quorum qualificato, perché è vero che non si tratta di fare la Costituzione in forma definitiva, ma è anche vero che di fronte all’Assemblea Costituente e di fronte al Paese i risultati degli studi della Commissione saranno avvalorati dalla partecipazione di tutti i commissari ai lavori.

PERASSI domanda se il Regolamento francese, richiamato dall’onorevole Dossetti, è stato adottato dall’Assemblea o dalla Commissione.

DOSSETTI risponde che è stato adottato dall’Assemblea, perché le norme cui egli si riferisce sono inserite in un altro complesso di disposizioni; ma questo non infirma l’opportunità della norma proposta. Sarebbe, se mai, conveniente che l’Assemblea Costituente si desse un organico Regolamento.

MORTATI ritiene che, per quanto il Regolamento della Camera stabilisca un quorum ristretto, la Commissione, nel suo potere di autoorganizzazione, possa stabilire che nel suo interno occorra un quorum maggiore. Essa è una Commissione speciale, sui generis, e può ben determinarlo in vista dell’importanza dei suoi lavori.

GRASSI non crede che si possa fare distinzione fra validità dell’Assemblea per le discussioni e validità per le decisioni, perché ogni Assemblea quando discute può anche decidere. Quindi propone che le sedute non siano valide se non è presente almeno la metà dei membri.

PICCIONI si associa alla proposta Grassi, perché la deliberazione presuppone la discussione.

PRESIDENTE mette ai voti la proposta Grassi, cui si è associato l’onorevole Piccioni, secondò cui il 1° comma dell’articolo 4 sarebbe così concepito:

«Le sedute non sono valide se non è presente la maggioranza dei membri assegnati alla Commissione… ecc.».

(È approvata).

PERASSI propone di aggiungere che sono esclusi, nel computo della maggioranza, gli assenti giustificati.

PRESIDENTE osserva che questa è una norma costante di interpretazione.

GHIDINI, sul secondo comma, chiede un chiarimento. I casi ivi previsti sono tre, e il primo è quello delle «ragioni di pubblico ufficio». Parrebbe, stando alla lettera di questo comma, che solamente coloro che rivestano pubbliche funzioni oppure esercitino un servizio pubblico possano esservi compresi. Questa disposizione gli pare eccessivamente restrittiva, perché vi sono casi in cui non si può parlare di pubblico ufficio, ma si tratta di servizi che hanno importanza equiparabile e considerati dalla legge allo stesso modo del pubblico ufficio. È questo il caso degli avvocati. A parte che la loro presenza ai lavori della commissione li danneggia, perché li priva della possibilità di esercitare contemporaneamente la professione, è da considerare che la loro presenza, in un determinato processo, può essere assolutamente indispensabile. Del resto le professioni di avvocato, di procuratore, di medico sono considerate dalla legge come un servizio di pubblica utilità, perché i cittadini, in determinate circostanze, devono necessariamente servirsi dell’opera di questi professionisti. Si può obiettare che vi è la possibilità della sostituzione. Ma in alcuni casi questa è impossibile. Così, per esempio, quando si tratti di un giudizio di una certa gravità, l’assenza del patrono è considerata impedimento tale da rinviare il dibattimento,

V’è poi il caso di malattia, ma si dovrebbe sapere se la malattia debba essere giustificata con apposito certificato medico o se basti l’asserzione del Commissario.

Infine vi sono gli «altri motivi analogamente gravi», frase che può dar luogo ad inconvenienti.

In conclusione si dichiara contrario all’articolo 4 e, salvo il primo comma votato, sul quale non ha obiezioni da fare, propone di sopprimerlo.

BULLONI concorda con l’onorevole Ghidini per quanto riguarda l’ufficio professionale degli avvocati e propone che il secondo comma sia così modificato:

«I congedi verranno concessi dietro motivo giustificato», lasciando al Presidente della Commissione di valutare i motivi, caso per caso.

COLITTO riconosce che una elencazione precisa delle ragioni per le quali i congedi possono essere concessi non è possibile e crede sia meglio rimettersi al potere discrezionale del Presidente, formulando il 2° comma così:

«I congedi possono essere concessi dal Presidente della Commissione per motivi gravi».

BOZZI osserva anzitutto che, logicamente, il terzo comma dovrebbe precedere il secondo, affermando preliminarmente il principio della obbligatorietà della presenza alle sedute. Concorda poi con l’onorevole Colitto, proponendo per il 2° comma, che diverrebbe terzo, la seguente formulazione:

«I congedi possono essere concessi dal Presidente della Commissione per speciali motivi».

MORTATI non disconosce che la valutazione debba essere rimessa al Presidente, ma crede che si debba stabilire se il Presidente dovrà seguire qualche norma nella valutazione dei motivi. Gli sembra che la disposizione proposta nel progetto voglia far contrasto alla forse eccessiva facilità con la quale in genere si concedono i congedi alla Camera.

DOSSETTI ammette che il terzo comma debba precedere il secondo: crede poi conveniente stabilire un criterio per la concessione dei congedi e ritiene che la dizione attuale sia già abbastanza larga.

PRESIDENTE osserva che per il Presidente il fatto che qualche caso sia precisato costituisce un’agevolazione del suo compito: così il caso della malattia o dell’ufficio pubblico. Per altri casi il potere discrezionale del Presidente è necessariamente illimitato.

GRASSI osserva che il Regolamento della Camera stabilisce che nessun Deputato possa assentarsi senza congedo, ma la procedura per la concessione del congedo è troppo larga: onde trova opportuno che per questa Commissione sia stabilita qualche norma speciale un po’ restrittiva. Propone di formulare il comma così:

«I congedi sono concessi dal Presidente della Commissione per ragioni di pubblico ufficio, per malattia, o per speciali motivi.»

PRESIDENTE crede che questa formula possa trovare tutti consenzienti, restando bene inteso che le osservazioni fatte dal collega Ghidini e dagli altri saranno tenute presenti, e restando egualmente ferma la necessità di partecipare sempre ai lavori della Commissione, salvo casi di speciale rilievo, perché il sacrificio della propria attività normale è identico per tutti…

Mette ai voti il secondo comma che, comprendendo anche il terzo, risulterebbe così formulato:

«È obbligatoria la presenza alle sedute. I congedi possono essere concessi dal Presidente della Commissione per ragioni di pubblico ufficio, per malattia, o per speciali motivi».

(È approvato).

Richiama l’attenzione su quella parte dell’articolo 4 che riguarda la dichiarazione d’ufficio di dimissioni su richiesta del Presidente della Commissione, ed osserva che sarebbe efficace la sanzione di pubblicare nel resoconto i nomi degli assenti giustificati e di quelli non giustificati.

PERASSI osserva che questa sanzione è già prevista nell’ultimo comma dell’articolo 4.

DOSSETTI crede opportuno mantenere la disposizione generale per la pubblicazione dei nomi degli assenti; ma crede necessaria una segnalazione speciale degli assenti ingiustificati dopo un certo numero di assenze e trova che si potrebbe proporre al Presidente di invitare i gruppi che li hanno designati a sostituirli.

UBERTI domanda al proponente se nella Commissione francese il Regolamento ha avuto applicazione.

DOSSETTI risponde che l’Assemblea Costituente francese, dopo ogni riunione, pubblicava un resoconto in cui venivano resi noti i nomi dei presenti, degli assenti giustificati e di quelli ingiustificati, le votazioni e l’esito delle votazioni; dal che deve dedurre che il Regolamento sia stato applicato.

UBERTI crede prudente abbandonare l’idea della sostituzione dei membri assenti non giustificati, perché fra qualche tempo può determinarsi una situazione tale da raggiungere a stento la maggioranza per far funzionare le Sottocommissioni.

DOSSETTI riferisce che nell’Assemblea Costituente francese la cosa era semplificata, in quanto era il Presidente che nominava i membri delle Commissioni su designazione dei gruppi, e in base all’articolo 14, in caso di assenze consecutive non giustificate, o non consecutive pari ad un terzo del numero delle sedute mensili, i membri delle Commissioni venivano dichiarati dimissionari e sostituiti dai gruppi ai quali appartenevano.

MORTATI, a parte le misure che potrebbero essere proposte alla Giunta del Regolamento, e che esulano dalla competenza della Commissione, crede che sarebbe il caso di segnalare i nomi degli assenti non giustificati a due sedute consecutive, ai Presidenti dei gruppi parlamentari.

PRESIDENTE osserva che questo non si può introdurre nelle norme interne; potrebbe restare come un ordine del giorno da votarsi e di cui la Presidenza terrebbe conto.

MORTATI domanda che si specifichi quale genere di pubblicità sarà adottato nei riguardi degli assenti, non solo nell’ambito del Parlamento, ma anche fuori dello stesso.

PRESIDENTE, poiché si pubblicherà il resoconto di tutte le sedute della Commissione e delle Sottocommissioni, questo dovrebbe indicare i nomi dei presenti, degli assenti giustificati e degli assenti non giustificati. Questi resoconti avranno una larga diffusione, e quindi è già assicurata la pubblicità.

Resta la questione della segnalazione alla Presidenza dell’Assemblea, circa la quale il Regolamento della Camera stabilisce:

«I presidenti delle Commissioni permanenti, dopo ogni adunanza, comunicheranno i nomi degli assenti al Presidente della Camera, il quale li annunzierà all’Assemblea».

Crede che questa norma si possa ripetere senz’altro, aggiungendo la pubblicazione dei nomi nei resoconti delle sedute.

DOSSETTI, data la premessa, che sembra accettata, crede difficile andare oltre questi limiti. Bisognerebbe, se mai, fare una proposta alla Giunta del Regolamento.

NOBILE è d’accordo che si pubblichino i nomi dei presenti e degli assenti giustificati; non è d’accordo che si pubblichino i nomi degli assenti non giustificati, perché la loro giustificazione potrebbe giungere dopo la pubblicazione.

PRESIDENTE rileva che l’osservazione dell’onorevole Nobile contrasta col principio dell’obbligatorietà della presenza e con lo istituto del congedo. Ove si accettasse la proposta dell’onorevole Nobile, sarebbe distrutto il carattere di sanzione che si intende dare a questa norma.

Mette ai voti la proposta di formulare gli ultimi due comma dell’articolo 4 così:

«Nel resoconto sommario di ogni seduta di Commissione e di Sottocommissione verranno indicati i nomi dei presenti, degli assenti giustificati e di quelli ingiustificati.

«Il Presidente della Commissione, dopo ogni adunanza, comunicherà i nomi degli assenti ingiustificati al Presidente della Camera, il quale li annunzierà all’Assemblea».

(È approvato).

Dà lettura dell’articolo 5:

«Copia dei processi verbali delle sedute delle Sottocommissioni e delle Sezioni sarà senza indugio distribuita a tutti i membri della Commissione».

DOSSETTI propone di dire, anziché «processi verbali», «resoconti».

PRESIDENTE mette ai voti l’articolo 5 così formulato:

«Copia dei resoconti delle sedute della Commissione, delle Sottocommissioni e delle sezioni sarà, ecc..»

(È approvato).

Dà lettura dell’articolo 6:

«L’Ufficio di Presidenza, formato dal Presidente, dai Vicepresidenti e dai Segretari cura il buon andamento dei lavori.

«Esso potrà in ogni momento indire riunioni plenarie allo scopo di procedere alla determinazione dei criteri di massima da seguire nei lavori di redazione del testo del progetto, alla trattazione in comune di singoli punti, alla risoluzione di dubbi sulla competenza di singole Sottocommissioni, o di effettuare una diversa ripartizione della medesima.

«Adunanze plenarie dovranno essere disposte anche su richiesta delle singole Sottocommissioni».

Comunica che il proponente è d’accordo che al primo comma, dopo le parole «il buon andamento» venga aggiunto «e il coordinamento dei lavori».

Mette ai voti il 1° comma con questo emendamento aggiuntivo.

(È approvato).

Mette ai voti il 2° comma.

(È approvato).

NOBILE, all’ultimo comma, per maggiore chiarezza, propone di dire: «su richiesta di una o più Sottocommissioni».

PRESIDENTE mette ai voti il 3° comma con l’emendamento proposto dall’onorevole Nobile.

(È approvato).

Dà lettura dell’articolo 7:

«Le votazioni avvengono normalmente per alzata di mano. Però, su richiesta di un sesto dei componenti della Commissione, o di ogni Sottocommissione o Sezione, si deve procedere ad appello nominale o a votazione segreta».

TERRACINI propone che alle parole «un sesto dei componenti» si sostituiscano le altre «un sesto dei presenti».

TARGETTI non si spiega perché sia prevista anche la votazione segreta.

DOSSETTI ritiene che non si possa precludere un diritto sancito dal Regolamento della Camera, che deve ritenersi valido anche per le Commissioni.

TOGLIATTI si associa alla considerazione dell’onorevole Targetti, ritenendo un non senso l’adozione della votazione segreta in una Commissione, dato anche il numero limitato dei componenti.

MARINARO ritiene tale forma di votazione una garanzia per tutti.

DOSSETTI insiste nel proprio punto di vista, richiamandosi alla discussione avvenuta in seno alla Consulta Nazionale, le cui Commissioni avevano adottato la votazione segreta.

LUSSU ritiene che tale forma di votazione non si possa escludere, anche perché, discutendosi ad esempio dei rapporti fra la Chiesa e lo Stato, occorrerà dare a tutti la possibilità di votare in segreto.

DI VITTORIO è contrario alla votazione segreta, perché ciascun membro della Commissione non rappresenta soltanto se stesso. Osserva inoltre che, se il Regolamento dell’Assemblea prevede tale forma di votazione, la Commissione però può decidere se intende o meno adottarla.

TARGETTI rileva che la Commissione deve, in mancanza di norme particolari, uniformarsi al Regolamento dell’Assemblea. Tuttavia, data la natura specifica dei lavori delle Sottocommissioni, è del parere che la votazione segreta possa essere esclusa, considerando anche il numero ristretto dei componenti i quali, è pensabile, prenderanno tutti parte alle singole discussioni, sicché al momento della votazione l’orientamento di ciascuno sarà palese.

LUSSU non concorda, ritenendo che alcuni possono anche non partecipare a determinate discussioni, riservandosi poi di votare a scrutinio segreto.

DOSSETTI fa presente che il Regolamento dell’Assemblea non contiene alcuna disposizione che escluda la votazione segreta in seno alle Commissioni, per cui tale forma di votazione deve ritenersi senz’altro estesa ai lavori delle Commissioni stesse. Ritiene tuttavia che si possa discutere circa i modi come farvi ricorso.

TARGETTI insiste per la soppressione.

PRESIDENTE pone ai voti la proposta Targetti di soppressione della votazione segreta.

(Non è approvata).

TOGLIATTI chiede quale delle due votazioni – per appello nominale o a scrutinio segreto – debba avere la precedenza.

LUSSU crede che debba averla la votazione segreta, così come è prescritto dal Regolamento della Camera.

PRESIDENTE osserva che per tale materia occorre far riferimento senz’altro al Regolamento dell’Assemblea.

Pone ai voti l’articolo 7 con l’emendamento Terracini, inteso a sostituire alle parole «un sesto dei componenti» le altre «un sesto dei presenti».

(È approvato).

Dà lettura dell’articolo 8:

«Gli schemi predisposti dalle singole Sottocommissioni, accompagnati dalle rispettive relazioni, vengono trasmessi al Presidente della Commissione, il quale, dopo aver fatto pervenire a tutti i membri le copie degli uni e delle altre, convoca una adunanza plenaria, cui compete l’esame e l’approvazione definitiva delle proposte.»

(È approvato).

Da lettura dell’articolo 9.

«A cura della Presidenza della Commissione sarà pubblicato quindicinalmente un bollettino, in cui sarà data notizia delle sedute tenute dalla Commissione e dagli organi minori, dei membri presenti e degli assenti, delle sedute che non si siano potute tenere per mancanza del numero legale, delle votazioni avvenute e della distribuzione dei votanti, nonché di ogni altro elemento che la Presidenza riterrà opportuno rendere noto».

Avverte che questo articolo riflette una disposizione adottata dalla Costituente francese, la quale pubblica un bollettino dei lavori delle Commissioni, ma aggiunge che tale bollettino, quindicinale, si riferisce a tutte le Commissioni dell’Assemblea e non ad una sola e che la pubblicazione è prevista dal Regolamento di quell’Assemblea.

Per tale motivo ritiene che la Commissione non possa senz’altro adottare una decisione nel senso proposto, ma debba, ove approvi l’idea del bollettino, limitarsi a fare una raccomandazione che, presa in considerazione dalla Giunta permanente del Regolamento, potrebbe poi tramutarsi in una proposta di aggiunta al Regolamento della Camera.

MORTATI osserva che la proposta era suggerita dall’esigenza di dare larga diffusione nel pubblico ai lavori della Commissione. Tale scopo viene raggiunto con la pubblicazione, che è stata preannunziata dal Presidente, dei resoconti delle sedute, pubblicazione che dovrà essere diramata alla stampa. Non ritiene quindi necessaria la pubblicazione di un bollettino. Aggiunge però che la stampa quotidiana, date le limitate possibilità di spazio, ha bisogno di brevi comunicati, per cui propone che al termine di ogni seduta venga redatto a tale scopo un breve riassunto dei lavori della Commissione. Si eviterebbero così anche eventuali indiscrezioni non controllate.

PRESIDENTE concorda con l’onorevole Mortati, proponendo che il resoconto di cui ha parlato prima venga pubblicato nel più breve termine possibile e che sia un quid medium fra il resoconto stenografico e l’attuale resoconto sommario; un resoconto cioè del tipo di quello che veniva fatto dalla Società delle Nazioni a Ginevra.

Riepilogando, rileva che la nuova proposta comporta la soppressione dell’articolo 9, la pubblicazione di un largo resoconto, e la diffusione alla stampa, secondo il suggerimento dell’onorevole Mortati, di un breve comunicato al termine di ogni seduta.

Pone ai voti queste proposte.

(Sono approvate).

Ricorda che rimane inteso che le disposizioni approvate andranno sotto il nome di «Norme interne per il funzionamento della Commissione per la Costituzione».

Per la documentazione della Commissione.

MORTATI prospetta l’opportunità che la Presidenza della Commissione prenda accordi con la Biblioteca e con la Segreteria della Camera affinché venga fatto, per essere messo a disposizione della Commissione, uno spoglio degli articoli pubblicati sulle riviste e sui giornali su temi attinenti alla materia costituzionale. In tal modo la Commissione sarà posta in grado di seguire con la necessaria rapidità il pensiero degli studiosi della materia in tutto il Paese.

PRESIDENTE concorda. Ricorda che era stato proposto alla Commissione di assumere come ufficio alle proprie dipendenze il corpo di tecnici che hanno lavorato fino ad ora al Ministero della Costituente, ed ora ne costituiscono l’Ufficio stralcio alla dipendenza del Ministero dell’interno, almeno fino a ottobre. Tale proposta non può essere accolta, perché la tradizione parlamentare vuole che i lavori delle Commissioni di Deputati procedano con una stretta autonomia. Pensa tuttavia che quel personale potrà essere adoperato; e che ad una parte di esso potranno essere attribuiti incarichi analoghi a quelli suggeriti dall’onorevole Mortati.

(La Commissione approva).

Ripartizione dei componenti la Commissione nelle tre Sottocommissioni.

PRESIDENTE comunica che la ripartizione degli onorevoli colleghi nelle tre Sottocommissioni, risulterebbe secondo le designazioni fatte dai Gruppi ed i completamenti all’ufficio di Presidenza, la seguente:

Prima Sottocommissione (diritti e doveri dei cittadini) – 16 membri, oltre il Presidente e il Segretario:

Basso, Caristia, Cevolotto, Corsanego, De Vita, Dossetti, Iotti Leonilde, La Pira, Lucifero, Mancini, Marchesi, Mastrojanni, Merlin Umberto, Moro, Pertini, Togliatti.

Seconda Sottocommissione (organizzazione costituzionale dello Stato) – 36 Deputati, oltre il Presidente e il Segretario (questa Sottocommissione si suddividerà poi in più Sezioni):

Ambrosini, Amendola, Bonomi, Bozzi, Bulloni, Calamandrei, Canevari, Cappi, Castiglia, Codacci Pisanelli, Conti, De Michele, Einaudi, Fabbri, Finocchiaro Aprile, Fuschini, Grieco, Lami Starnuti, La Rocca, Leone, Lussu, Maffi, Mannironi, Merlin Lina, Mortati, Nobile, Patricolo, Piccioni, Porzio, Ravagnan, Rossi, Targetti, Tosato, Uberti, Vanoni, Zuccarini.

Terza Sottocommissione (lineamenti economici e sociali) – 16 Deputati, oltre il Presidente ed il Segretario:

Bordon, Colitto, Di Vittorio, Dominedò, Fanfani, Federici Maria, Giua, Lombardi Ivan Matteo, Molè, Noce Teresa, Paratore, Pesenti, Rapelli, Simonini, Taviani, Togni.

LUSSU pensa che l’onorevole Calamandrei dovrebbe essere assegnato alla prima Sottocommissione e l’onorevole Bordon alla seconda.

PRESIDENTE osserva che potranno esservi dei passaggi di Deputati dall’una all’altra delle tre Sottocommissioni, sempre che non venga alterato il numero dei rispettivi componenti.

Invita ora a procedere alla assegnazione dei Vicepresidenti e dei Segretari della Commissione alle tre Sottocommissioni, con funzioni, quanto ai primi, di Presidenti, quanto ai secondi di Segretari. Per consentire all’Ufficio di Presidenza di concertare tali assegnazioni, sospende la seduta.

(La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 11.25).

PRESIDENTE comunica che l’Ufficio di Presidenza ha concertato di sottoporre alla approvazione della Commissione la seguente ripartizione dei propri componenti fra le tre Sottocommissioni:

Presidente della prima Sottocommissione l’onorevole Tupini;

Presidente della seconda Sottocommissione l’onorevole Terracini;

Presidente della terza Sottocommissione l’onorevole Ghidini;

Segretario della prima Sottocommissione l’onorevole Grassi;

Segretario della seconda Sottocommissione l’onorevole Perassi;

Segretario della terza Sottocommissione l’onorevole Marinaro.

Osserva che nulla vieta che le Sottocommissioni nominino ciascuna un Vicepresidente e un Segretario aggiunto. I Segretari delle Sottocommissioni costituiranno una specie di corpo collegiale a disposizione dell’ufficio di Presidenza della Commissione, con funzioni di coordinamento.

Mette ai voti la composizione delle tre Sottocommissioni.

(È approvata).

Sui lavori della Commissione.

PRESIDENTE pone ih luce l’opportunità che la Commissione proceda speditamente nei suoi lavori, per agevolare la Costituente nella preparazione della nuova Costituzione entro gli 8 mesi.

Domani cominceranno i lavori delle Sottocommissioni, le quali procederanno innanzitutto ad uno scambio di idee per impostare i maggiori problemi e per suddividere la materia di rispettiva competenza. È sperabile che già dopo qualche giorno di discussione sarà possibile la specificazione degli argomenti e la nomina, in seno a ciascuna Sottocommissione, dei singoli relatori. Questi ultimi potranno svolgere il loro compito senza interruzioni, mentre anche gli altri membri esamineranno il materiale distribuito e si prepareranno alle discussioni in comune; così che non sia perduto un giorno di tempo.

La Commissione plenaria sarà convocata dall’Ufficio di Presidenza o su richiesta delle Sottocommissioni.

Si riserva di intervenire, come semplice spettatore, ai lavori delle Sottocommissioni. Ripete che i Deputati assegnati ad una Sottocommissione che vorranno intervenire ai lavori di una delle altre due potranno farlo, con la semplice intesa con il Presidente della Sottocommissione ai lavori della quale vogliono assistere.

TARGETTI pensa che, in vista della grande importanza dei problemi che occorre discutere, sarebbe opportuno dar tempo ai deputati di consultarsi con i loro gruppi parlamentari e anche con i loro partiti. A tal uopo non sarebbe inopportuna una preventiva sospensione dei lavori.

PRESIDENTE fa notare che tutti i partiti hanno fatto ormai conoscere i loro punti di vista sui lineamenti generali della nuova Costituzione e che, se per ogni specifico argomento ciascun Deputato dovesse interpellare preventivamente il suo partito, si correrebbe il rischio di prolungare eccessivamente i lavori.

PICCIONI, tenuti fermi i principî, affermati dal Presidente, della continuità e della concretezza di lavoro, crede che si debba lasciare a ciascuna Sottocommissione di stabilire il suo piano di lavoro e il modo migliore di svolgerlo. Crede che la Commissione plenaria non possa fin da oggi disciplinare i modi con i quali i lavori delle singole Sottocommissioni si debbono svolgere, perché una può provvedere in un determinato modo, altra in altro, sempre tenendo presenti i principî della obiettività, della rapidità, della serietà, della concretezza. Per esempio, ci potrà essere uno scambio di idee preliminari, più che sui singoli argomenti, sul piano dei lavori da svolgere. Una volta individuato uno degli argomenti sostanziali da trattare, sarà necessario nominare un Relatore affinché riferisca, per dare ordine e concretezza al lavoro ed alla discussione. In questa eventualità è chiaro che il Relatore avrà bisogno di un po’ di tempo per prepararsi. Si vedrà se, in questo frattempo, la Commissione potrà fare qualcosa di utile o di pratico; altrimenti sarebbe inutile tenerla impegnata solo per dare l’impressione che il suo lavoro continua.

Quindi propone di sospendere questa discussione e, poiché le Sottocommissioni sono ormai organicamente costituite, lasciare all’iniziativa della Presidenza e delle Sottocommissioni stesse la facoltà di determinare il piano di lavoro, tenendo presenti quei concetti di continuità e di concretezza.

PRESIDENTE. Concorda con l’onorevole Piccioni.

Secondo le norme testé approvate, l’Ufficio di Presidenza provvederà all’andamento ed al coordinamento dei lavori, e quindi si terrà in contatto con i Presidenti delle Sottocommissioni, affinché il lavoro si svolga in modo, se non assolutamente uniforme, coordinato.

I Presidenti delle Sottocommissioni convocheranno per domani i loro componenti, e le Sottocommissioni cominceranno ad avere uno scambio di idee ed a fissare il piano di lavoro.

Raccomanda che i lavori siano condotti in modo tale che, dopo impostato un problema, si possa nominare un relatore.

La seduta termina alle 11.50.

Erano presenti: Ambrosini, Amendola, Basso, Bocconi, Bordon, Bozzi, Bulloni, Cappi, Cevolotto, Codacci Pisanelli, Colitto, Conti, Corsanego, De Michele, Di Vittorio, Dominedò, Dossetti, Fabbri, Federici Maria, Finocchiaro Aprile, Fuschini, Ghidini, Grassi, Grieco, Iotti Leonilde, Lami Starnuti, La Pira, La Rocca, Lucifero, Lussu, Mannirroni, Marchesi, Marinaro, Merlin Umberto, Moro, Mortati, Nobile, Noce Teresa, Patricolo, Perassi, Pertini, Pesenti, Piccioni, Ruini, Targetti, Taviani, Terracini, Togliatti, Togni, Tosato, Tupini, Uberti, Vanoni, Zuccarini.

Erano assenti: Canevari, Caristia, Castiglia, De Vita, Fanfani, Giua, Leone, Lombardo Ivan Matteo, Maffi, Mancini, Mastrojanni, Merlin Lina, Molè, Paratore, Porzio, Rapelli, Rossi, Simonini, Ravagnan.

In congedo: Calamandrei, Einaudi.

MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 1946

ASSEMBLEA COSTITUENTE

COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE

ADUNANZA PLENARIA

3.

RESOCONTO SOMMARIO

DELLA SEDUTA DI MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 1946

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RUINI

INDICE

Per una pubblicazione giornalistica

Lussu – Presidente – Covelli.

Sui lavori della Commissione

Presidente – Tosato – Colitto – Grassi – Fanfani – Marchesi – Mastrojanni – Nobile – De Vita – Zuccarini – Lussu – Ambrosini – Mortati – Targetti – Conti – Ghidini – Terracini – La Rocca – Vanoni – Bulloni – Mancini– Finocchiaro Aprile – Piccioni – Lucifero – Bordon – Di Vittorio – Fabbri.

La seduta comincia alle 9.

Per una pubblicazione giornalistica.

LUSSU esprime il proprio rincrescimento per l’editoriale del giornale Il Popolo di questa mattina dal titolo «Autonomia e riforme» che, a suo avviso, sarebbe stato compilato da un membro della Commissione, presente alla discussione di ieri, e si rammarica dell’affermazione in esso contenuta che le autonomie regionali porterebbero allo smembramento del Paese. Protesta, in quanto nessuno ha fatto affermazioni di tal genere.

Lamenta inoltre l’affermazione che i marxisti sono per l’accentramento e i non marxisti per le autonomie, affermazione che, mentre porta la questione sul terreno della lotta politica, è falsa, in quanto in Europa esistono migliaia di socialisti marxisti che sono federalisti: in Austria, ad esempio, da Otto Bauer ai giovani partigiani; in Svizzera ed anche in Italia, dove moltissimi socialisti marxisti sono federalisti e autonomisti.

È sorpreso per il modo strano e fazioso con cui la questione è stata enunciata ed osserva che, impostando in questo modo i problemi, non è possibile arrivare a conclusioni serene.

Rileva infine che l’articolo in parola contiene un’altra inesattezza là dove afferma esser compito delle Sottocommissioni determinati problemi, mentre su questa ripartizione si deve ancora deliberare.

PRESIDENTE dà atto all’onorevole Lussu della protesta ed osserva d’altronde che non è possibile portare in seno alla Commissione le opinioni di stampa. Così facendo, si corre il rischio di appesantire ed inasprire i lavori, che invece devono svolgersi in un ambiente di assoluta rapidità e serenità. Nell’occasione raccomanda a tutti i membri della Commissione di agire come individui e non come appartenenti a partiti politici, allo scopo di dare ai lavori della Commissione la necessaria fluidità.

COVELLI, come membro del partito democristiano, desidera dare atto all’onorevole Lussu della sua protesta, osservando che l’articolo – che è firmato – non è stato compilato da nessun membro della Commissione. Riconosce che l’articolo contiene delle inesattezze là dove tratta della distribuzione delle materie fra le varie Sottocommissioni.

Sui lavori della Commissione.

PRESIDENTE ricorda che la Commissione deve ora occuparsi della distribuzione dei vari argomenti fra le Sottocommissioni.

TOSATO dà lettura del seguente schema dei temi che potrebbero essere discussi dalle singole Sottocommissioni, avvertendo che qualche argomento potrà essere soppresso e qualche altro trasferito da una Sottocommissione all’altra.

Secondo il suo punto di vista, la ripartizione potrebbe essere così determinata:

La prima Sottocommissione potrebbe occuparsi dei seguenti argomenti:

  1. – Gli elementi costitutivi dello Stato:
  2. a) il popolo (principîi costituzionali sulla cittadinanza; diritto allo stato di cittadino; estradizione);
  3. b) il territorio (determinazione e principî costituzionali in ordine al territorio);
  4. c) l’ordinamento giuridico (rapporti dell’ordinamento interno con altri ordinamenti giuridici: in particolare dei rapporti con l’ordinamento internazionale e con lo ordinamento concordatario con la Chiesa Cattolica).
  5. – Personalità, giuridica dello Stato. Denominazione e segni distintivi. .
  6. – Personalità giuridica degli individui e principio di uguaglianza.
  7. – Le libertà civili:
  8. a) inviolabilità della persona considerata nella sua esistenza e nelle sue proprietà fisiche (diritto all’esistenza, libertà dagli arresti, pene crudeli, pena di morte, ecc.);
  9. b) diritti connessi alla inviolabilità della persona (libertà del domicilio, libertà di soggiorno, di emigrazione, ecc.).
  10. c) libertà di pensiero nella varietà delle manifestazioni (stampa, radio, ecc.);
  11. d) libertà culturali (diritto ad una formazione culturale, libertà nell’insegnamento, per insegnanti e alunni, ecc.).
  12. – e) libertà religiosa;
  13. f) libertà famigliari (diritto di costituire una famiglia, di reggerla, ecc.).
  14. g) libertà di associazione:
  15. a) diritto di riunione;
  16. b) diritto di associazione. In particolare:

α) le associazioni (e le fondazioni religiose);

β) le associazioni professionali;

  1. y) le associazioni politiche.

Il problema delle associazioni professionali potrebbe anche trovar posto nella terza Sottocommissione, e quello delle associazioni politiche nella seconda.

Per ragioni di connessione passa a trattare della competenza della terza Sottocommissione, che potrebbe essere determinata così:

  1. – Le libertà economiche:
  2. a) libertà di iniziativa e limiti.
  3. b) α) diritto al lavoro;

β) diritti del lavoratore.

  1. c) diritto alla proprietà e diritto di proprietà.
  2. d) assistenza, previdenza, assicurazioni.

Passando a considerare la competenza della seconda Sottocommissione, la determina come segue:

  1. – Le libertà politiche:
  2. a) il principio della sovranità popolare, e i diritti politici, attivi e passivi;
  3. b) il popolo come organo di suprema decisione politica (referendum, iniziativa popolare);
  4. c) il popolo come corpo elettorale (principî costituzionali in ordine alla rappresentanza politica, ecc.).
  5. – La struttura dello Stato democratico:

La Regione:

  1. a) determinazione;
  2. b) poteri;
  3. c) organizzazione;
  4. d) rapporti:

α) con le Provincie e i Comuni;

β) con lo Stato.

  1. – L’organizzazione dello Stato democratico:
  2. A) Il potere legislativo:

1°) Organi:

  1. a) la la Camera;
  2. b) la 2a Camera;

с) il Capo dello Stato;

  1. d) il popolo.
  2. –2°) Rapporti fra gli organi del potere legislativo;

3°) Le funzioni e principii costituzionali in ordine al procedimento legislativo.

  1. – La legislazione delegata e la legislazione d’urgenza.
  2. B) Il potere esecutivo:

1°) Organi:

  1. a) il Capo dello Stato;
  2. b) il Governo.

2°) Le attribuzioni del potere esecutivo:

  1. a) in generale.
  2. b) in particolare:

α) trattati internazionali;

β) dichiarazione di guerra.

  1. – y) amnistia.
  2. – δ) bilancio e i controlli.
  3. – ε) i regolamenti.
  4. – 3°) Principii costituzionali dell’ordinamento amministrativo:
  5. a) Ministeri (creazione, modificazione, soppressione).
  6. b) La burocrazia. Responsabilità dei pubblici funzionari.
  7. c) Uffici elettivi; azione popolare.
  8. C) Il potere giudiziario: principii costituzionali in ordine alla organizzazione del potere giudiziario e all’esercizio della funzione giurisdizionale.
  9. D) Il potere costituente. Procedimento di revisione della Costituzione.
  10. – Le garanzie della Costituzione. Il Tribunale costituzionale.

COLITTO espone uno schema più sintetico, così formulato:

Preambolo

  1. – Principî generali:

1°) Proclamazione dei diritti di libertà dei cittadini nei confronti dello Stato.

2°) Proclamazione del diritto di eguaglianza.

3°) Enunciazione dei doveri dei singoli verso lo Stato.

  1. – Norme fondamentali relative all’ordinamento strutturale dello Stato:

Sezione la. –Struttura dello Stato al centro.

i°) Parlamento.

2°) Formazione delle leggi.

3°) Capo dello Stato.

4°) Capo del Governo e Governo.

5°) Garanzie.

Sezione 2a. – Struttura dello Stato alla periferia ed autonomie locali.

III. – Linee direttive dell’azione economica e sociale dello Stato.

1°) in relazione alla famiglia;

2°) in relazione alla scuola;

3°) in relazione all’opinione pubblica;

4°) in relazione alla materia del lavoro;

5°) in relazione alla proprietà.

GRASSI rileva che lo schema proposto dall’onorevole Tosato costituisce una indicazione sommaria per un corso di diritto costituzionale, mentre, a suo avviso, compito della Commissione è quello di fissare dei principî basilari per la formazione di uno Statuto seguendo delle idee nucleari che dovranno servire di base per l’ordinamento giuridico, sociale ed economico dello Stato. Nella elaborazione dei singoli punti ciascun membro della Commissione porterà il risultato dei suoi studi e l’orientamento della sua scuola, e dalla discussione emergeranno dei concetti che dovranno essere fissati in grandi linee e cioè: dichiarazione di diritti, nella quale entrano tutte le libertà, come affermazione generica: struttura generale dello Stato (unitaria o decentrata); in caso di decentramento, affermazione dei limiti del decentramento stesso. Questa dovrebbe essere materia della prima Sottocommissione, lasciando tutti gli altri argomenti alle leggi speciali.

La seconda Sottocommissione dovrebbe considerare la struttura dello Stato e la sua organizzazione positiva e non teorica, in quanto non si tratta di fare la dottrina dello Stato. Occorre vedere quale dovrà essere positivamente la concezione italiana dello Stato e quindi considerare gli organi sovrani dello Stato, quali il Parlamento, il Governo, ecc.

La terza Sottocommissione dovrebbe esaminare i diritti e i doveri nel campo economico-sociale.

Si tratta, in sostanza, di deliberare le linee fondamentali attraverso cui si deve dividere il lavoro e poi passare effettivamente alla sua attuazione.

FANFANI non crede che il punto di vista dell’onorevole Grassi sia discorde da quello dell’onorevole Tosato, il quale evidentemente non ha inteso preparare una traccia di Costituzione, ma solo indicare che, se i temi da lui elencati dovessero essere affrontati, la loro ripartizione fra le varie sottocommissioni dovrebbe essere fatta secondo il suo suggerimento. Un punto di divergenza potrebbe sussistere circa la famiglia e la scuola; altro punto di divergenza è quello relativo alle autonomie locali. Comunque, si tratta di una traccia più teorica che concreta; di una esposizione della divisione della materia.

MARCHESI crede che la traccia presentata dal collega Tosato investa l’autorità e la competenza dell’Assemblea legislativa assai più che quella di una Assemblea costituente, la quale deve determinare i principî fondamentali sui quali dovrà innalzarsi il nuovo edificio legislativo. Così il tema della libertà di insegnamento potrebbe portare molto in lungo il dissenso e la discussione; ma il problema della scuola è un problema che riguarda essenzialmente, se non esclusivamente, l’Assemblea legislativa.

Libertà è una parola piena di insidie e di minacce più di quanto non sia mai stata. Si può in una nuova Carta costituzionale affermare il principio, che la scuola sia aperta al pubblico; si può per ciò che riguarda i diritti dei lavoratori, dire che ogni cittadino ha diritto alla istruzione secondo la capacità e il profitto che esso dimostra: e questo è un punto su cui tutti possono concordare; ma la discordia insorge quando si voglia determinare con concretezza quale debba essere il principio generale che deve regolare la scuola e che cosa si debba intendere per libertà di insegnamento.

Se non si vuole prolungare all’infinito questa discussione, che dovrebbe in ogni caso svolgersi in Assemblea plenaria, e che spetterebbe all’Assemblea legislativa definire, si debbono limitare i principî generali a quel tanto che può far parte di una Costituzione.

MASTROJANNI non condivide l’opinione dell’onorevole Marchesi, che debba riservarsi all’Assemblea legislativa la decisione relativa alla scuola, perché la questione dello insegnamento è una questione essenziale, sulla quale la Costituzione deve portare almeno una enunciazione di carattere generale e di principio che dia all’Assemblea legislativa l’orientamento per le leggi che essa dovrà formare. La Costituzione dovrà in ogni caso dare una enunciazione di principio relativa alla religione; precisare, insomma, se l’insegnamento dev’essere laico o non laico.

TOSATO precisa che egli ha inteso dare soltanto un’indicazione di possibili temi, preoccupandosi soprattutto dell’assegnazione di questi alle varie sottocommissioni, ma riconosce che taluni temi dovranno essere trattati, mentre altri potranno non esserlo. Concorda con l’onorevole Mastrojanni; molti dei temi da lui indicati potranno dar luogo all’inclusione anche di una parola sola. La Costituzione deve contenere soltanto i principî costituzionali, non le applicazioni che saranno oggetto di legislazione ordinaria. Ma in questo momento in cui si tratta di distribuire la materia fra le varie Sottocommissioni, ha ritenuto opportuna una indicazione piuttosto dettagliata.

FANFANI ha ascoltato attentamente i vari punti di vista esposti circa lo schema Tosato e crede che l’accordo sia molto più prossimo a raggiungersi di quanto inizialmente sembrava. In fondo lo schema Tosato non è che un elenco di articoli che probabilmente ogni Costituzione moderna dovrebbe contenere. Così la Costituzione russa del 1936 contiene ben distinti articoli per moltissimi di questi argomenti. Lo schema Tosato può aver dato all’onorevole Grassi l’impressione di uno schema di corso di diritto costituzionale; ma ciascuna Sottocommissione, attendendo a determinare gli articoli della Costituzione, dovrà condensare in questi dei principî, appunto, di diritto costituzionale in una sintesi che l’onorevole Colitto ha ristretto ai soli titoli della Costituzione, mentre l’onorevole Tosato l’ha fatta in forma più ampia.

NOBILE crede erroneo il voler fissare i compiti delle Sottocommissioni, prima ancora di avere discusse e decise alcune questioni di carattere generale. Si rischia in tal modo di avere dalle Sottocommissioni degli schemi di articoli non armonizzati l’uno con l’altro.

DE VITA concorda con l’onorevole Nobile, dichiarandosi in genere favorevole alle enunciazioni generiche e non specifiche. Vorrebbe che, facendosi l’attribuzione dei vari temi alle diverse Sottocommissioni, si dessero nel contempo delle indicazioni generiche.

PRESIDENTE comunica che l’onorevole Dossetti gli ha rimesso un nuovo schema, sul quale crede si potrebbe realizzare l’accordo. La ripartizione da lui proposta, e che è stata accolta dall’onorevole Terracini, è la seguente. Prima Sottocommissione: diritti e doveri dei cittadini (tranne gli economici); Seconda Sottocommissione: organizzazione costituzionale dello Stato; Terza Sottocommissione: diritti e doveri nel campo economico e sociale.

Altri due principî sarebbero questi: 1°) ogni Sottocommissione, d’accordo con la Presidenza, preciserà più analiticamente l’ambito della propria competenza e ne proporrà il piano alla Commissione plenaria; 2°) la ripartizione non vieta che certi problemi, su iniziativa della Sottocommissione o della Presidenza, vengano poi portati alla Commissione.

Mette ai voti questa proposta.

(È approvata).

Ricorda quindi che si deve decidere a quale Sottocommissione si deve deferire la questione delle autonomie nella struttura dello Stato. Taluni desiderano che sia deferita alla prima, perché sembra loro che si tratti di un argomento generale di ordine pregiudiziale; altri alla seconda, perché credono che il tema sia connesso a quello della organizzazione statale.

ZUCCARINI, poiché il problema delle autonomie dovrà essere esaminato e dato lo schema di argomenti approvato, crede che la seconda Commissione, dovendo affrontare la questione della struttura dello Stato, debba anche occuparsi del problema delle autonomie che è un problema squisitamente strutturale, quasi basilare della nuova Costituzione. I principî generali sono principî generali, mentre la struttura è qualche cosa di sostanziale. Pertanto propone di deferire il problema delle autonomie alla seconda Commissione, senza pretendere di farne un argomento secondario, perché altrimenti già si stabilirebbe quale dovrebbe essere la struttura dello Stato.

Non pensa che le varie Sottocommissioni debbano lavorare contemporaneamente. È necessario che siano prima orientate almeno sui principî di tutta la Costituzione che si intende formulare, e sarebbe erroneo voler concludere troppo rapidamente, mentre sembra che si sia preoccupati di finire presto. Se v’è un lavoro che deve essere compiuto molto ponderatamente e cautamente, è proprio quello della preparazione della nuova Costituzione dello Stato.

LUSSU ritiene che il problema delle autonomie debba essere deferito alla seconda Sottocommissione, che esaminerà l’organizzazione funzionale dello Stato.

Ha l’impressione che ieri non sia stato interamente chiarito il problema. I principî fondamentali debbono essere elaborati dai relatori delle tre Commissioni, in modo che nella relazione generale si abbia un piano direttivo di tutto il lavoro che affronteranno le Sottocommissioni. Ciò gli sembra indispensabile, perché altrimenti non si può compiere alcun lavoro. Così, se non si vogliono le autonomie, non si possono determinare diritti e doveri dei cittadini che sono propri di un regime autonomistico. Né si può parlare di diritti e doveri nel campo economico e sociale, se non è precisata la questione fondamentale della organizzazione. Richiama l’attenzione su questo punto, affinché non si faccia un lavoro a vuoto. Il lavoro delle tre Sottocommissioni è solo preparatorio, e non presuppone lo studio di tutti i problemi di diritto pubblico, ma presuppone un chiarimento in modo che i Relatori delle tre Sottocommissioni possano esporre alcuni principî, dopo di che l’Assemblea deciderà sull’adozione o meno degli stessi.

PRESIDENTE crede che ieri, anche votando la proposta Dossetti, l’Assemblea abbia inteso che le discussioni delle Sottocommissioni e della Commissione si sarebbero intrecciate ed alternate. La Commissione, cioè, si sarebbe riunita tutte le volte che lo ritenesse necessario durante i lavori delle Sottocommissioni.

LUSSU precisa che si tratta di decidere se, prima che le tre Sottocommissioni inizino il loro lavoro, non si debba affrontare con scambi di vedute la prima questione fondamentale, cioè i principî direttivi che dovranno poi guidare i lavori delle tre Sottocommissioni. Se si afferma questo principio, il lavoro dovrà procedere in un modo; altrimenti procederà in modo diverso. Ieri non si è presa questa decisione, mentre oggi è stato chiarito il problema. Dopo una discussione generale, i Relatori delle Sottocommissioni potranno esporre con maggiore competenza i loro punti di vista e quindi con la certezza di arrivare ad una conclusione. Non è possibile compiere un qualsiasi lavoro se esso non è preceduto dalla discussione dei principî generali.

PRESIDENTE fa notare che la proposta dell’onorevole Lussu presuppone che le Sottocommissioni vengano formate e nominino ciascuna un Relatore. Ma prima di ciò occorre determinare il tema assegnato a ciascuna di esse, e particolarmente a quale Sottocommissione debba essere riservato l’argomento delle autonomie.

AMBROSINI, poiché concettualmente il problema delle autonomie rientra fra quelli relativi alla organizzazione dello Stato, pensa non esservi dubbio che esso debba essere assegnato alla seconda Commissione. Si tratta infatti di decidere sulle sfere di attribuzioni proprie dello Stato, della regione e degli enti locali, e non dei diritti e dei doveri dei cittadini.

MORTATI concorda. La prima Sottocommissione ha il compito specifico di determinare i classici diritti di libertà. Anche i diritti delle autonomie locali sono diritti di libertà, ma è in essi prevalente la funzione organizzativa, onde la Sottocommissione più competente rimane la seconda. Anche i diritti politici dei cittadini rientrano fra i diritti individuali di libertà, ma per ragioni organiche taluni di essi, e precisamente quelli relativi all’elettorato attivo e passivo, devono essere attribuiti alla seconda Sottocommissione. Dato che tale Sottocommissione dovrà indubbiamente svolgere il lavoro più gravoso, si potrà stabilire che essa sia composta da un numero di membri superiore a quello delle altre due, in modo da rendere ad essa più agevole la suddivisione dei principali problemi fra più sezioni.

TARGETTI propone di abbinare la questione della assegnazione degli argomenti alle tre Sottocommissioni a quella della loro composizione numerica.

Concorda sul punto che le autonomie locali debbano essere esaminate dalla seconda Sottocommissione, alla quale rimane affidato un compito di maggiore portata pratica, in i confronto alle funzioni, pure importantissime, ma prevalentemente di dottrina, riservate alla prima e alla terza Sottocommissione.

CONTI ritiene che il problema delle autonomie debba essere preliminarmente trattato dalla Commissione in seduta plenaria, dato che le deliberazioni di massima su tale argomento avranno una notevole influenza sulla elaborazione di tutto il progetto di Costituzione. Una volta risolte le questioni di principio circa le autonomie, tanto la prima che la seconda Sottocommissione potranno procedere speditamente nel loro lavoro.

Propone pertanto che venga innanzitutto nominata una Sottocommissione speciale per riferire sul problema delle autonomie alla Commissione in seduta plenaria.

GHIDINI, poiché trattasi di una questione pregiudiziale e di principio, ritiene che debba essere discussa dalla prima Sottocommissione. Essere cittadini dello Stato implica determinati doveri e diritti; essere cittadini dello Stato e contemporaneamente della regione implica altri doveri e altri diritti. Aggiungasi che la seconda Sottocommissione è già molto gravata di lavoro. Se dovrà occuparsi anche delle autonomie, necessariamente il numero dei suoi componenti dovrà essere molto grande, ed egli diffida delle assemblee numerose, perché in esse il senso di responsabilità è minore e si finisce col lavorare meno.

Ritiene pertanto che l’argomento delle autonomie debba essere affidato alla prima Sottocommissione, la quale designerà una apposita giunta; a meno che non si riprenda in considerazione la proposta di una quarta Sottocommissione.

ZUCCARINI si richiama a quello che ha detto l’onorevole Mortati.

È un problema complesso, che rientra nell’ordine dei principî da affermare nella Costituzione e da attuare successivamente nella struttura dello Stato.

Quando si sarà conclusa la prima parte del lavoro, in certo senso si sarà dato l’indirizzo a tutto il lavoro.

Tra i vari diritti di libertà da affrontare è anche quello di associazione, ed al diritto di associazione si associa il diritto di autonomia; onde trova accettabile l’idea di una Commissione intermedia che studi il problema delle autonomie come l’ha proposta l’onorevole Conti; ma questo dovrebbe precedere ogni altro lavoro. Il lavoro delle Sottocommissioni deve essere unitario, onde la necessità di decidere prima sui problemi di libertà. I lavori delle altre Commissioni potranno venire successivamente.

Non crede che la Commissione debba suddividersi in troppe Sottocommissioni; si potranno formare dei comitati ristrettissimi di studio, ma solo affinché portino via via i risultati dei loro studi alla Commissione.

Non vorrebbe che si riducessero le funzioni della Commissione plenaria ai lavori di tre o quattro Sottocommissioni molto ridotte. Occorre che la Commissione funzioni in pieno o segua via via il lavoro delle Sottocommissioni, per cui il lavoro di queste non debba essere presentato alla Commissione alla sua conclusione, ma durante il suo svolgimento, così che essa possa portarvi il suo contributo.

Non crede quindi che nella composizione delle Sottocommissioni si debbano stabilire dei numeri fissi; né che tutte le Sottocommissioni debbano essere paritetiche.

È d’avviso che il problema delle autonomie rientri, in linea generale, nel lavoro della prima Sottocommissione ed, in linea particolare, in quello della seconda; perché non si può trattare il problema delle autonomie come struttura senza avere stabilito il principio fondamentale.

TERRACINI osserva che si stanno ricercando i motivi logici, razionali della distinzione, e sussiste forse anche la preoccupazione di ciascuno di poter essere presente nella Commissione in cui si discutono i punti fondamentali. Questa è la ragione per la quale si contende su temi che sono pregiudiziali, ma che potrebbero benissimo essere discussi sia nell’una che nell’altra Sottocommissione. Poiché, nonostante la decisione presa ieri, non sarà facile a ciascuno di assistere anche alle sedute di una Sottocommissione di cui non fa parte, sorge in tal caso quella preoccupazione. Pensa che questa difficoltà si possa superare in maniera semplice, che si ricollega alla proposta Conti. Nel progetto di regolamento interno presentato dall’onorevole Dossetti, l’articolo 6 dice che l’Ufficio di Presidenza può, in qualsiasi momento, indire riunioni plenarie per la trattazione in comune di singoli punti. E allora si potrebbe decidere che immediatamente dopo la precisazione dei compiti delle Sottocommissioni e delle materie, si farà senza altro una prima riunione comune, per discutere questi punti generali. Non crede sia il caso di nominare una quarta Sottocommissione e propone di nominare una Commissione di relazione di tre o cinque membri che riferisca domani alla Commissione plenaria.

LA ROCCA si associa a quanto ha detto l’onorevole Terracini. Poiché la questione delle autonomie, dal punto di vista generale, può rientrare nella sfera della prima Sottocommissione, e dal punto di vista della struttura dello Stato apparterrebbe alla sfera della seconda, si potrebbero scegliere membri della prima Sottocommissione, dopo affermati determinati principî, e membri della seconda, dopo studiata la struttura dello Stato, e discutere insieme la questione delle autonomie.

VANONI crede che si abbia la preoccupazione che, quando un tema è assegnato ad una Sottocommissione, esso non possa più essere oggetto di discussione di carattere generale. Ritiene che il lavoro della Commissione debba fondarsi su una serie di lavori analitici compiuti dalle singole sottocommissioni, e di sintesi parziali da farsi nella Commissione plenaria, di volta in volta. È un continuo intersecarsi di lavori delle Sottocommissioni e della Commissione plenaria.

Per il problema delle autonomie si richiama a quanta è stato esposto per sostenere che esso debba essere assegnato alla seconda Sottocommissione. Aggiunge che vi è anche la necessità di carattere funzionale che questo argomento sia trattato preventivamente in una fase di analisi; quindi studio preparatorio da parte dei membri della seconda Sottocommissione. A questa saranno assegnati quei colleghi che si sentiranno più preparati sui problemi di struttura dello Stato, mentre alla prima andranno quelli più preparati spiritualmente e tecnicamente alla discussione dei grandi argomenti dei diritti fondamentali dell’uomo e della libertà.

Quando il lavoro preparatorio delle Sottocommissioni e tutti gli elementi tecnici, che hanno attinenza all’applicazione del criterio autonomistico ed all’ordinamento d’uno Stato concreto, quale dovrà essere lo Stato italiano, saranno pronti, allora ci saranno tutti gli elementi per una utile discussione di carattere generale su questo argomento.

Se si procedesse ora ad una discussione troppo rapida sul problema delle autonomie, al massimo si giungerebbe a questa conclusione: che il principio autonomistico venga introdotto nell’ordinamento statutario italiano. Ma sull’estensione che debba avere l’autonomia, sul suo tipo, sui rapporti in cui l’autonomia si inserisce nella struttura dello Stato, su tutto questo non si sarebbe in condizioni, in questa discussione generale, di dare una qualsiasi indicazione.

Il sistema di lavoro proposto dai membri democristiani, e questa mattina maggiormente concretato con la proposta Tosato, muove appunto dal criterio fondamentale, che si vuole applicare non soltanto al problema delle autonomie, ma a tutti gli altri problemi, che debba farsi un’analisi dei problemi stessi, preparandone tutti gli elementi tecnici, per poi passare alla discussione generale.

Soltanto così si potrà fare lavoro proficuo.

BULLONI osserva che il problema delle autonomie è particolarmente delicato, perché la materia incide profondamente nella struttura dello Stato, e perché su di esso si manifesteranno dissensi e contrasti, per i quali opererà certamente la difficoltà pratica di realizzazione.

Di queste autonomie dovranno stabilirsi la natura, i limiti e l’estensione.

Aderisce quindi alla proposta Conti, che la questione sia per lo meno delibata in sede plenaria dalla Commissione, prima che la materia specifica venga assegnata alla seconda Sottocommissione, la quale condurrà i suoi lavori in armonia all’indirizzo generale stabilito dall’Assemblea plenaria.

LUSSU dichiara che considera logica la proposta Conti, perché la questione delle autonomie investe tutti gli altri problemi, del Parlamento, del potere esecutivo ecc. Ma quello che si è detto per l’autonomia egli intende dirlo per tutti gli altri principî.

GRASSI, circa l’assegnazione della questione delle autonomie ad una Sottocommissione, sulla quale l’onorevole Terracini ha detto di non considerarla di grande importanza perché, più che una questione di ordine teorico, è una questione di ordine pratico, intesa a conseguire meglio l’organicità dei lavori, osserva che occorre mettersi d’accordo sul problema affacciato dagli onorevoli Lussu, Conti ed altri perché è fondamentale e preliminare: come concepiamo lo Stato? Accentrato o decentrato? E qual è la misura del decentramento? Questo problema preliminare si riflette su tutti gli altri.

Crede che si potrebbe seguire la procedura stabilita dal Regolamento della Camera per il lavoro attraverso gli Uffici. Ogni Sottocommissione dovrebbe nominare il Relatore, i tre Relatori si dovrebbero riunire, e uno di loro riferirebbe alla Commissione plenaria entro un congruo termine, perché non si tratta certo di una questione che si possa risolvere in un giorno.

MANCINI osserva che la discussione, breve ma intensa, ha dimostrato che il problema delle autonomie è fondamentale e che, dal punto di vista razionale, investe tutti i problemi, sia quelli della prima Commissione, che quelli della seconda, ed anche della terza; anzi specialmente della terza. Ma, dal punto di vista strutturale, osso investe essenzialmente i lavori della seconda Sottocommissione, perché si riferisce al modo in cui è concepito lo Stato dal punto di vista istituzionale. Stato centralizzato o decentralizzato? Ecco il problema.

La seconda Sottocommissione non può procedere, se non si risolve questo primo problema. Crede quindi che la proposta Conti, contemperata dalla proposta Terracini, potrebbe essere accolta.

Non è invece favorevole alla proposta Grassi, perché essa complicherebbe il problema e prolungherebbe i lavori.

CONTI crede di poter aderire alla proposta iniziale del collega Terracini, che ha posto la questione con grande chiarezza, dicendo che le Sottocommissioni possono iniziare i loro lavori e che la presidenza può, ad ogni momento, convocare la Commissione plenaria per sottoporle gli argomenti che siano già stati trattati dalle singole Commissioni.

Aderisce pure al concetto dell’onorevole Terracini, che gli sembra praticissimo, di attribuire alla prima o alla seconda Sottocommissione la questione delle autonomie, e di formare una Commissione di relazione la quale debba portare entro un breve termine le sue conclusioni alla Commissione plenaria; questa emetterà il suo voto; e allora la Sottocommissione incaricata della formazione del testo riguardante la struttura dello Stato terrà conto della deliberazione presa.

Conclude col proporre che si attribuisca la questione delle autonomie alla prima o alla seconda Sottocommissione e che la Commissione di relazione riferisca entro dieci giorni intorno alle sue proposte.

PRESIDENTE comunica che gli onorevoli Conti e Terracini hanno concordato il seguente ordine del giorno:

«La Commissione procede alla nomina di un Comitato di sette membri che, nel termine di una settimana, riferisca alla Commissione in seduta plenaria sul tema dell’autonomia, considerato come fondamentale per lo sviluppo sistematico dei lavori delle varie Sottocommissioni».

FINOCCHIARO APRILE, per dichiarazione di voto, avverte che ha l’impressione che, votando la proposta Conti-Terracini, si affermi già quale debba essere il tipo di Stato che si preferisce. Vi sono forme di Stato per cui parlare di autonomia sarebbe una cosà completamente superflua: se si parla di autonomia, già si fa una affermazione, nel senso che si ammette l’autonomia. La Sottocommissione deciderà sulle forme, sui mezzi da adottare; ma il criterio fondamentale deve esser fissato dalla Commissione.

Perciò voterà contro.

PICCIONI voterà pure contro la proposta, in quanto ritiene che la nomina di un Comitato speciale per l’esame del problema autonomistico costituisca una complicazione, poiché esso, o si ferma a considerare semplicemente la questione del principio dell’autonomia da tener presente nella formulazione definitiva della nuova Costituzione, o entra nel vivo della problema, cioè traduce il principio in quelle forme strutturali che involgono tutta la sostanza della nuova Costituzione. A parte la composizione del Comitato, che non può riprodurre evidentemente la composizione della Commissione, non crede che esso possa nel giro di sei o sette giorni affrontare il problema nella sua integralità. Se si fermerà soltanto all’esame del principio autonomistico, si avrà una valutazione, una considerazione manchevole, poiché il principio si deve tradurre poi in istituti concreti e non se ne può valutare l’importanza se non alla stregua della forme concrete da introdurre nella nuova organizzazione dello Stato.

Se si deve procedere al lavoro concreto per dare corpo e vita alla nuova Costituzione, non capisce perché ciascuna Sottocommissione, nel suo ambito, non possa considerare il principio autonomistico per la sua traduzione in forme concrete, lasciando poi al momento opportuno, quando i lavori delle Sottocommissioni verranno esaminati dalla Commissione in seduta plenaria, di tradurre anche questo principio in una forma più concreta e più specifica di quella che possa essere data dalle Sottocommissioni. La Sottocommissione per la struttura dello Stato sarà quella che dovrà cimentarsi col principio autonomistico nella sua effettiva traduzione, nelle forme organizzative dello Stato. Si è osservato che anche la prima Sottocommissione può imbattersi nel problema autonomistico. Nulla di male, se anche la prima Sottocommissione, trovando che nella formulazione dei diritti di libertà rientra anche in qualche modo il concetto autonomistico, lo consideri pure. Così faccia la terza Sottocommissione per quanto si riferisce ai diritti economici e ai diritti sociali.

Quando questo lavoro da angoli visuali diversi sia stato condotto in una maniera concreta e positiva, la discussione risolutiva in assemblea plenaria potrà giungere ad una conclusione più ragionata. Ma affrontare preventivamente il problema autonomistico, che è un problema che involge in un certo modo tutte le forme nuove del nuovo Stato, sarebbe un errore, che determinerebbe un perditempo e una complicazione, perché questo Comitato non potrebbe dare fondo a tutti gli aspetti concreti del problema.

Ritiene quindi che si debba rimandare la questione alle Sottocommissioni.

LUCIFERO dichiara che le osservazioni dell’onorevole Finocchiaro Aprile e dell’onorevole Piccioni lo hanno disorientato, perché egli ha compreso la proposta Terracini-Conti in un modo completamente diverso. Questa Commissione evidentemente non può prendere delle decisioni; non può che preparare un canovaccio su cui discutere; ed egli crede che questo lavoro sarà sempre utile, in quanto la Commissione e le Sottocommissioni potranno sempre avvalersene, perché su questa traccia si potrà trovare una linea che possa indirizzare nelle discussioni successive, in cui l’argomento riaffiorerà continuamente. Crede quindi che il pensiero dei proponenti fosse molto più modesto e contemporaneamente molto più pratico.

LUSSU voterà a favore di questa proposta. Pensa che l’onorevole Finocchiaro Aprile, volando contro, voglia affermare il suo principio federalistico, e gli fa osservare che, parlando di autonomia, questa si deve intendere in termine generico e cioè comprensivo di tutto. Voterà a favore, dunque, malgrado l’interpretazione data alla proposta dagli onorevoli Finocchiaro Aprile e Piccioni. All’obiezione secondo cui sette giorni, per una pura dichiarazione di principio, sarebbero troppi, ma, per un esame approfondito, non sarebbero sufficienti, obietta che tutti dovrebbero aver inteso di affrontare la questione di principio, perché altrimenti occorrerebbero tre mesi di lavori.

BORDON osserva come sia emerso che questo è un problema importantissimo, che interessa tutte le Sottocommissioni, le quali potrebbero esserne investite. Non vede, in tali condizioni, perché si debba formare una quarta Commissione e dichiara di votare contro.

PRESIDENTE mette ai voti la proposta Conti e Terracini.

(Non è approvata).

Pone ai voti l’assegnazione del tema delle autonomie alla prima Sottocommissione.

(Non è approvata).

Pone ai voti l’assegnazione del tema alla seconda Sottocommissione.

(È approvata).

Ricorda che resta sempre alla Presidenza ed alle Sottocommissioni, d’accordo con la Presidenza, la facoltà di convocare l’Assemblea plenaria quando lo si riterrà opportuno.

Pone quindi in discussione il problema della distribuzione numerica dei membri della Commissione alle Sottocommissioni.

TARGETTI propone che la seconda Sottocommissione sia composta di 39 membri.

PRESIDENTE propone di assegnare 18 membri alla prima, 38 alla seconda e 18 alla terza.

Pone ai voti questa proposta.

(È approvata).

Circa l’assegnazione delle persone alle varie Sottocommissioni, ricorda che è stato accennato al diritto che dovrebbe riconoscersi a ciascuno di manifestare la propria preferenza.

LUCIFERO, visto che le deliberazioni definitive spettano all’Assemblea Costituente, crede preferibile tenere presenti le competenze specifiche dei singoli membri e propone che ognuno segnali all’Ufficio di Presidenza la Commissione alla quale egli ritiene di portare un maggiore contributo sul terreno pratico. Se anche le Sottocommissioni non riprodurranno esattamente le proporzioni dei partiti politici nell’Assemblea, non crede che sia il caso di preoccuparsene, appunto perché la decisione finale spetterà poi alla Costituente.

PRESIDENTE ricorda che, in ogni caso, ogni membro di una Sottocommissione potrà partecipare ai lavori di un’altra per particolari problemi sui quali crede di poter portare un suo contributo.

VANONI osserva che, se esiste un problema giuridico, esiste anche un problema di equilibrio politico, onde propone che, come si è fatto per la formazione della Commissione, i singoli gruppi possano dare delle indicazioni sulla assegnazione dei propri membri alle varie Sottocommissioni. I gruppi, che conoscono le competenze tecniche dei vari loro membri, potranno tenere presenti anche questi elementi, in modo che l’equilibrio politico sia realizzato nel migliore dei modi.

DI VITTORIO concorda con la proposta Vanoni, e crede che si potrebbe sospendere la seduta per alcuni minuti, affinché i componenti i vari gruppi facenti parte della Commissione si possano mettere d’accordo sulle designazioni.

FABBRI trova che la domanda di assegnazione alle Commissioni dev’essere individuale. Ciascuno dei gruppi si può riunire per conto proprio mettendosi d’accordo con i singoli componenti del gruppo stesso, in maniera che la Presidenza abbia una somma di domande individuali e che ciascuno possa esprimere il proprio punto di vista. Poiché nella Presidenza sono rappresentati tutti i gruppi, per le eventuali inconciliabilità fra le richieste individuali, concordate in seno ad ogni singolo gruppo, e la esigenza della ripartizione numerica, si può demandare la decisione all’Ufficio di Presidenza.

(La seduta, sospesa alle 11.15, è ripresa alle 11.50).

PRESIDENTE comunica che gli sono pervenuti i nominativi suggeriti dei gruppi democristiano, socialista, comunista, uomo qualunque, democrazia italiana, democrazia del lavoro, repubblicani e azionisti. Il numero dei membri da destinare alle Sottocommissioni è di 16 per la prima Sottocommissione, 34 per la seconda e 15 per la terza. Si aggiungeranno per ogni Sottocommissione il Vicepresidente che la presiederà ed il Segretario. I gruppi hanno proposto che si rimetta all’Ufficio di Presidenza di completare la formazione delle Sottocommissioni, consultando anche gli assenti. Mette ai voti la proposta.

(È approvata).

La seduta termina alle 12.50.

Erano presenti: Ambrosini, Amendola, Basso, Bocconi, Bordon, Bozzi, Bulloni, Canevari, Cappi, Cevolotto, Codacci Pisanelli, Colitto, Conti, Corsanego, De Michele, Di Vittorio, Dominedò, Dossetti, Fabbri, Fanfani, Federici Maria, Finocchiaro Aprile, Fuschini, Ghidini, Giua, Grassi, Grieco, Iotti Leonilde, Lami Starnuti, La Pira, La Rocca, Lombardi Ivan Matteo, Lucifero, Lussu, Mancini, Mannironi, Marchesi, Marinaro, Mastrojanni, Merlin Lina, Merlin, Moro, Mortati, Nobile, Noce Teresa, Penna Ottavia, Perassi, Pertini, Pesenti, Piccioni, Rossi, Ruini, Simonini, Targetti, Taviani, Terracini, Togliatti, Togni, Tosato, Tupini, Vanoni, Zuccarini.

Erano assenti: Caristia, Castiglia, De Vita, Leone, Maffi, Paratore, Ponti, Porzio, Rapelli, Ravagnan.

In congedo: Calamandrei, Einaudi.

MARTEDÌ 23 LUGLIO 1946

ASSEMBLEA COSTITUENTE

COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE

ADUNANZA PLENARIA

2.

RESOCONTO SOMMARIO

DELLA SEDUTA DI MARTEDÌ 23 LUGLIO 1946

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RUINI

INDICE

Sui lavori della Commissione

Presidente – Zuccarini – Dossetti – Grassi – Lussu – Tupini – Pertini – Colitto – Piccioni – Terracini – Nobile – Finocchiaro Aprile – Vanoni – Fabbri – Fanfani – Targetti – Perassi

La seduta comincia alle 9.30.

Sui lavori della Commissione.

PRESIDENTE comunica che la Sottocommissione giuridica del Ministero della Costituente ha compiuto i suoi lavori, ed è in distribuzione, in bozze, un primo volume contenente relazioni interessanti. Entro il mese sarà comunicato interamente il materiale di questa Commissione. Invece la Commissione per il lavoro e quella economica sono un po’ in ritardo. La Commissione economica crede di non poter finire di stampare il suo materiale se non fra due mesi; ma nel frattempo trasmetterà i dattiloscritti.

Al più presto sarà mandato a ciascun membro della Commissione una copia del Bollettino del Ministero della Costituente contenente materiale interessante.

Saranno poi distribuite ai membri della Commissione copie della raccolta delle Costituzioni curate dal Salemi, che, se non è perfetta, in poco spazio contiene materiale utile per le discussioni.

Il Ministero della Costituente, che funziona ora come ufficio-stralcio, ha a sua disposizione esperti funzionari i quali avevano chiesto di essere assunti dalla Commissione come Giunta consultiva. Questo non è possibile per le tradizioni dei lavori delle Commissioni parlamentari, ma questa Commissione potrà valersi di quegli esperti nei modi che parranno opportuni.

Richiama quanto fu detto nella prima riunione circa una distribuzione della Commissione in Sottocommissioni e l’assegnazione dei singoli commissari alle Sottocommissioni. È un problema che potrà risolversi dopo un preliminare scambio generale di idee. Comunque, come semplice indicazione, osserva che, a suo avviso, la Commissione si dovrebbe dividere in tre Sottocommissioni, salvo a decidere se per il tema delle autonomie locali debba costituirsi una quarta Sottocommissione, ovvero questo tema debba essere assegnato ad una delle tre Sottocommissioni.

La prima Sottocommissione potrebbe esser divisa in due Sezioni, di cui la prima esaminerebbe le disposizioni generali e la seconda i diritti e doveri dei cittadini.

La seconda Commissione, cui sarebbe riservato l’esame della struttura dello Stato, potrebbe essere divisa in quattro Sezioni: 1a) Parlamento; 2a) Capo dello Stato; 3a) Governo e Capo del Governo; 4a) Garenzie, Alta Corte, ecc.

La terza Sottocommissione potrebbe essere divisa in due Sezioni: 1a) Direttive di organizzazione economica; 2a) Direttive di organizzazione sociale del lavoro.

Dopo la discussione generale e la distribuzione delle materie fra le varie Sottocommissioni e Sezioni, si dovrebbe procedere alla assegnazione dei membri della Commissione alle Sottocommissioni. Ciascuno potrebbe far conoscere all’Ufficio di Presidenza le sue preferenze che, nei limiti del possibile, verranno accolte. Aggiunge che l’onorevole Calamandrei ha suggerito che ognuno possa, chiedendolo al Presidente, partecipare ai lavori di una Sottocommissione diversa da quella cui è assegnato, per quei temi per cui crede sia utile il suo intervento.

Si avrebbero così un Ufficio di Presidenza di sette membri ed inoltre otto relatori per le varie sottosezioni. Quando vi siano due tesi in contrasto potrebbero essere nominati non uno ma due relatori.

L’Ufficio di Presidenza, integrato dai relatori e da qualche altro componente delle Sottocommissioni che venisse indicato, costituirebbe il Comitato di coordinamento.

Spera che in qualche giorno, certamente prima della fine del mese, si possa esaurire il primo scambio di idee e procedere alle costituzioni delle Sottocommissioni. Fa infine presente che la Commissione dovrà concretare le sue proposte per il 20 ottobre.

In via generale desidera dare qualche suggerimento e fare qualche raccomandazione.

Si deve esaminare se la Costituzione dovrà avere un preambolo. Alcuni argomenti che non si prestano ad essere formulati come norme giuridiche, potrebbero trovarvi posto.

Il testo della Costituzione dovrebbe essere piano, semplice, comprensibile anche dalla gente del popolo. Altra questione da esaminare sarà quella della lunghezza della Costituzione. Le Costituzioni moderne non possono essere così brevi, come nel passato, anzi sono lunghe. Così la Costituzione di Weimar ha 180 articoli; quella austriaca ne ha 150, che sono però divisi in paragrafi lunghissimi Quella russa ha pure essa 150 articoli; ma questi sono scarni e sintetici.

Una raccomandazione è che si faccia una Costituzione, per quanto possibile, italiana. Si dovranno tener presenti le Costituzioni emanate nelle varie Nazioni, specialmente dell’interguerra; ma non copiarle meccanicamente. Se, ad esempio, la Costituzione, nel primo articolo ripetesse la formula della Costituzione di Roma del 1849 e cioè: «Il popolo romano è una Repubblica democratica. Ogni potere emana dal popolo», essa si riallaccerebbe ad un precedente italiano, confermato poi dalle altre nazioni.

ZUCCARINI ritiene che non sia opportuno nominare le tre Sottocommissioni che debbano iniziare e svolgere il loro lavoro, prima che si sia presa una decisione circa la struttura dello Stato. Si dovrebbe, a suo avviso, nominare subito la Sottocommissione incaricata appunto di affrontare il problema della struttura generale dello Stato, e questa dovrebbe subito funzionare. Le altre Sottocommissioni verranno in un secondo tempo, ed anzi quella cui competeranno le questioni sociali dovrebbe essere l’ultima a costituirsi.

Crede pure che nella costituzione delle varie Sottocommissioni non si possa partire dal criterio di una netta ripartizione dei vari membri, perché trova giusta l’osservazione dell’onorevole Calamandrei secondo cui ai lavori delle varie Sottocommissioni possano partecipare tutti coloro che vi si sentono preparati, e può darsi che chi partecipa alla prima Sottocommissione possa partecipare in maniera utilissima anche alla seconda.

Crede poi che nel preambolo si dovrà stabilire quale è lo Stato che si intende costituire. Aggiunge che non è il caso di fermarsi sui vecchi statuti: si deve certo tener conto di quello che in essi esiste, ma soprattutto di quello che avrebbe dovuto esserci e non c’è stato.

Osserva che taluni pensano ad uno Stato con funzioni molto complesse, come quello che abbiamo avuto, mentre v’è un’altra concezione dello Stato, perfettamente opposta, che vuole cioè uno Stato semplice, in cui le funzioni del centro siano poche, affinché possano essere bene esercitate, e i compiti del potere centrale limitati. Qui si innesta il problema delle autonomie. A seconda che la Commissione si orienti in un senso o nell’altro, essa farà una piuttosto che un’altra Costituzione. Non sa se, allo stato delle cose, la Commissione riuscirà a fare un solo progetto per l’organizzazione dello Stato e non esclude l’ipotesi che invece di un progetto solo, debbano uscirne due, elaborati da due diverse Sottocommissioni.

Comunque, i lavori delle Sottocommissioni che dovranno studiare i problemi particolari non possono prescindere da questa discussione generale sulla impostazione di tutti i problemi; in mancanza di che le altre Sottocommissioni lavorerebbero senza alcun risultato, come è avvenuto alla Commissione costituita dal Ministero per la Costituente, la quale, prescindendo dalla forma dello Stato, ha messo in discussione una infinità di questioni particolari, dalle quali sarà difficile trarre lumi.

Crede, anzi, che questa Commissione debba fare un lavoro completamente nuovo e prescindere da quello, poiché è un grave errore mettersi su posizioni prestabilite.

È d’accordo completamente col Presidente nei senso che la Costituzione debba essere molto semplice, di pochissimi articoli. Direbbe quasi che si debbono fare due Costituzioni, in questo senso: una Costituzione destinata a resistere in permanenza attraverso il tempo deve avere una formulazione breve; una per le applicazioni, cioè per i particolari, giacché bisognerà preparare delle disposizioni modificabili e perfezionabili nel tempo, secondo i suggerimenti della esperienza, senza che abbiano cioè la stessa caratteristica di stabilità.

PRESIDENTE osserva che la proposta dell’onorevole Zuccarini, secondo cui prima di addivenire alla divisione del lavoro fra le Sottocommissioni occorre avere, in linea di massima, già stabilito alcuni criteri sulla struttura fondamentale dello Stato, implica una discussione preliminare su taluni temi, prima di costituire le Sottocommissioni.

DOSSETTI, per mozione d’ordine, osserva come un elemento, accennato dal Presidente e dal collega Zuccarini, mostra che sorgono varie questioni circa il modo in cui debbono svolgersi i lavori. Onde la necessità di formulare anzitutto un regolamento dei lavori della Commissione.

Presenta quindi, a nome anche di altri colleghi, il seguente progetto di regolamento:

Art. 1.

La Commissione per la Costituzione, appena costituita, procederà alla determinazione dei gruppi di materie per le quali ognuna delle tre Sottocommissioni, in cui essa si ripartisce, dovrà elaborare e predisporre uno schema di progetto, e procederà all’assegnazione dei propri membri nelle Sottocommissioni medesime, designando per ciascuna il presidente ed il segretario.

Art. 2.

Ogni Sottocommissione potrà deliberare, a maggioranza, di procedere al proprio lavoro suddividendosi in due o più sezioni.

Alle riunioni di queste si estendono, in quanto applicabili, le norme disposte per le Sottocommissioni.

Art. 3.

Le convocazioni della Commissione, Sottocommissioni e Sezioni avranno luogo con avviso individuale, nel quale saranno indicati gli oggetti sottoposti a trattazione.

Art 4.

Le sedute non sono valide se non siano presenti almeno i due terzi dei membri assegnati alla Commissione o a ciascuna Sottocommissione o Sezione.

I congedi possono essere concessi dal Presidente della Commissione solo per ragioni di pubblico ufficio, per malattia, o per altri motivi analogamente gravi.

È obbligatoria la presenza alle sedute.

In caso di due assenze consecutive non giustificate, o di assenze, ugualmente non giustificate, superiori ad un terzo delle sedute mensili, il commissario, su richiesta del Presidente della Commissione, sarà dichiarato dimissionario d’ufficio dal Presidente dell’Assemblea e da questi sostituito con altro deputato dello stesso gruppo politico.

I nomi degli assenti saranno a cura del presidente, comunicati, dopo ogni adunanza, al Presidente dell’Assemblea, il quale ne darà notizia a questa.

Art. 5.

Copia dei processi verbali delle sedute delle Sottocommissioni e delle Sezioni, sarà senza indugio distribuita a tutti i membri della Commissione.

Art. 6.

L’Ufficio di Presidenza, formato dal presidente, dai vicepresidenti e dai segretari cura il buon andamento dei lavori.

Esso potrà in ogni momento indire riunioni plenarie allo scopo di procedere alla determinazione dei criteri di massima da seguire nei lavori di redazione del testo del progetto, alla trattazione in comune di singoli punti, alla risoluzione di dubbi sulla competenza di singole Sottocommissioni, o di effettuare una diversa ripartizione della medesima.

Adunanze plenarie dovranno essere disposte anche su richiesta delle singole Sottocommissioni.

Art. 7.

Le votazioni avvengono normalmente per alzata di mano. Però, su richiesta di un sesto dei componenti della Commissione, o di ogni Sottocommissione o Sezione, si deve procedere ad appello nominale o a votazione segreta.

Art 8.

Gli schemi predisposti dalle singole Sottocommissioni, accompagnati dalle rispettive relazioni, vengono trasmessi al presidente della Commissione, il quale, dopo avere fatto pervenire a tutti i membri le copie degli uni e delle altre, convoca una adunanza plenaria, cui compete l’esame e l’approvazione definitiva delle proposte.

Art. 9.

A cura della presidenza della Commissione sarà pubblicato quindicinalmente un bollettino, in cui sarà data notizia delle sedute tenute dalla Commissione e dagli organi minori, dei membri presenti e degli assenti, delle sedute che non si siano potute tenere per mancanza del numero legale, delle votazioni avvenute e della distribuzione dei votanti, nonché di ogni altro elemento che la presidenza riterrà opportuno rendere noto.

PRESIDENTE domanda se la Commissione intenda discutere questo progetto di regolamento subito o dopo uno scambio generale di idee.

GRASSI pensa che la proposta Dossetti meriti di essere presa in considerazione, ma che questo progetto non possa essere discusso improvvisamente da parte di tutta la Commissione. Propone quindi che il progetto sia demandato per l’esame ad alcuni Commissari assieme all’Ufficio di Presidenza e poi riportato in altra seduta e che intanto si proceda alla discussione generale.

LUSSU ritiene che, per l’economia dei lavori, sia opportuno che il proponente ed una Commissione di quattro o cinque membri rivedano il progetto, per presentarlo ad una prossima riunione.

TUPINI propone che il progetto di regolamento sia discusso dopodomani, e ne sia intanto distribuita copia a tutti i membri.

PERTINI sente anch’egli la necessità di un regolamento, col quale soltanto può compiersi un lavoro organico ed ordinato, e crede che lo si debba approvare sollecitamente. Quindi, se non domani, il progetto dovrebbe esser portato dopodomani per la approvazione.

DOSSETTI è d’avviso che una discussione generale che si protraesse a lungo rischierebbe di intralciare i lavori della Commissione, i quali potranno svilupparsi soltanto sulla base di tracce concrete. Non si oppone a che avvenga, durante due o tre giorni, un generico scambio di idee; ma le affermazioni fatte dall’onorevole Zuccarini, che altri membri della Commissione potrebbero non condividere, già dimostrano che una discussione di questo genere può richiedere molto tempo, e ritardare l’inizio della fase concreta dei lavori.

(La proposta di rinviare a dopodomani l’esame dello schema di regolamento è approvata).

PRESIDENTE chiede se sia il caso di prendere ora una decisione definitiva relativamente alle due tesi contrastanti, quella dell’onorevole Zuccarini, che vorrebbe fosse deliberata prima di tutto la struttura dello Stato, e quella dell’onorevole Dossetti, che chiede si dia immediatamente corso al lavoro delle Sottocommissioni. Vi è, intanto, un problema preliminare anche a quello accennato dall’onorevole Zuccarini: se la Costituzione debba essere rigida o no; e questo non può risolverlo una sola Sottocommissione.

DOSSETTI osserva che, qualunque tema si affronti, se non si ha una traccia concreta di lavoro, si farà una discussione a caso. Se, invece, si hanno due relatori che espongano su uno stesso argomento due tesi diverse, la discussione avrà uno sviluppo concreto.

LUSSU ritiene che la discussione generale in assemblea plenaria su ogni singolo tema farebbe prolungare inutilmente i lavori. Questa discussione potrà esser fatta da ciascuna sezione sul tema particolare che le sarà assegnato.

COLITTO aderisce alla proposta di sospendere la discussione generale in questo momento.

Crede che tutti siano d’accordo nel dividere la Commissione plenaria in tre Sottocommissioni, perché non è dubbio che la Costituzione dovrà risultare di tre parti distinte. La prima Sottocommissione, oltre che occuparsi dei principî generali, potrà anche delibare la questione del preambolo. La seconda potrà essere più numerosa delle altre due, e suddividersi in due sezioni, una delle quali potrà occuparsi della struttura dello Stato, e l’altra del problema delle autonomie locali. La terza tratterà le questioni economiche e sociali.

Dopo che le Sottocommissioni avranno cominciato il loro lavoro e si saranno orientate, potrà riunirsi l’assemblea generale; altrimenti si dovrebbe fare una discussione generale non soltanto intorno alla questione della flessibilità o rigidità della Costituzione, ma intorno a qualsiasi argomento, a cominciare dal preambolo, che taluni sostengono si debba inserire, mentre altri sostengono il contrario. Così dovrebbe discutersi pure la questione della presentazione o meno della costituzione al popolo italiano, circa la quale dei partiti hanno assunto un impegno. Sono questioni che si dovranno affrontare; ma in un secondo tempo, dopo che le Sottocommissioni avranno compiuto un lavoro preparatorio.

PICCIONI manifesta la preoccupazione essenziale della necessità di imprimere ai lavori un indirizzo concreto, positivo e costruttivo. Una discussione generale, fatta soltanto a puro titolo di uno scambio di idee, non servirebbe a nulla, perché ognuno rimarrebbe press’a poco delle proprie idee. Per arrivare ad una linea di convergenza, si dovrebbe fare una discussione ordinata, a fondo, seguita da votazione, ciò che in questa prima fase è impossibile.

Chiede quindi che si affronti il problema praticamente facendo lavorare le Sottocommissioni. Per farle lavorare occorre distribuire fra di loro anzitutto la materia e poi i membri della Commissione.

TERRACINI osserva che tutta la discussione consiste nel precisare se bisogna lavorare prevalentemente a Commissione plenaria o prevalentemente per Sottocommissioni. Ma sia con l’uno che con l’altro sistema il lavoro risulterebbe insufficiente, onde la necessità di un contemperamento, sul quale occorre mettersi d’accordo, senza cercare di far prevalere l’una o l’altra delle due tesi estreme.

Sostiene quindi l’opportunità di una discussione pregiudiziale in Commissione plenaria, affinché ciascuna Sottocommissione possa giungere, nella materia affidatale, a conclusioni che non risultino poi inconciliabili con quelle delle altre. Questo non varrebbe nel caso in cui le Sottocommissioni, invece di essere costituite sulla base delle preferenze manifestate dai vari membri, fossero costituite con un criterio di rappresentanza proporzionale così da rispecchiare la costituzione dell’assemblea plenaria. Ma pensa che una simile suddivisione meccanica non sia da accettarsi, onde ritiene che la discussione pregiudiziale in Commissione plenaria debba servire a dare un certo orientamento anche alle Sottocommissioni.

A ciò che ha detto l’onorevole Piccioni, e cioè che praticamente ciascuno conserverebbe le proprie idee, risponde facendo appello al senso di responsabilità che tutti debbono sentire. Ciascuno dovrà pur rinunziare ad una parte delle proprie convinzioni per contemperare le proprie idee con quelle predominanti; e la discussione generale deve precisamente servire a dare l’indicazione del punto verso il quale bisognerà che ciascuno finisca per orientarsi.

Circa l’inutilità – che è stata ricordata – delle discussioni svoltesi presso il Ministero della Costituente e il timore che quella inutile accademia possa ora ripetersi, osserva che allora mancava la certezza su alcuni punti fondamentali. Ad esempio, pur essendo uno dei temi quello della monarchia o della repubblica, la questione non poteva affrontarsi, anche perché ve ne era divieto, e quindi, mancando una base sicura, tutte le discussioni rimanevano nel vago. Oggi, invece, questa base di certezza esiste e una grande quantità di elementi di pura accademia scompaiono. In secondo luogo, non si aveva allora alcun potere di decisione, e inevitabilmente nulla si concludeva. Qui invece si può concludere e a un certo momento si concluderà.

Per queste ragioni, aderendo alla proposta iniziale, ritiene che sia inevitabile una breve discussione generale che serva di orientamento a tutti i membri e a ciascuna Sottocommissione. Questa discussione generale dovrebbe essere chiusa nel termine di quattro o cinque giorni, dopo di che si potrà passare alla formazione delle Sottocommissioni e quindi al lavoro concreto.

NOBILE rileva che vi sono delle questioni di carattere generale che la Commissione dovrebbe decidere già da principio, per dare una guida alle Sottocommissioni.

È d’accordo con l’onorevole Zuccarini, quando dice che è inutile parlare di lavoro delle Sottocommissioni, se prima non sono stati discussi e risolti questi problemi generali. Così la questione del tipo di struttura dello Stato, quella della flessibilità o rigidità della Costituzione, devono essere decise preliminarmente. Concorda pure col collega Dossetti nel senso che occorre disciplinare la discussione. Si dovranno, quindi, tenere alcune sedute per decidere, non soltanto per discutere queste questioni di carattere generale.

FINOCCHIARO APRILE crede siano tutti d’accordo nel ritenere che la Commissione non debba trasformarsi in una accademia e che la discussione generale non deve tralignare. La proposta dell’onorevole Terracini gli sembra possa rappresentare una conciliazione delle due opposte tendenze. Ma crede pure che la proposta Zuccarini abbia un serio fondamento. Sta bene dividere la Commissione in Sottocommissioni, per studiare i vari argomenti indicati dall’onorevole Presidente, ma occorre inizialmente sapere su quale base si svolgeranno i lavori, che cosa esattamente si vuole. Così, è necessario raggiungere una intesa su quella che dovrà essere la struttura dello Stato; stabilire se si vuole mantenere lo Stato unitario, o attenuare il suo accentramento a mezzo delle autonomie, o creare lo Stato federale; se si intende elevare le regioni a enti di diritto pubblico, o farne addirittura degli Stati ai fini di una confederazione. Solo quando si sia precisato tutto questo in una discussione generale, le Sottocommissioni potranno regolarmente funzionare.

VANONI sottolinea l’opportunità della proposta Dossetti circa il modo di regolare i lavori, perché due concezioni diverse si hanno circa i rapporti tra la Commissione plenaria e le Sottocommissioni. Osserva che l’onorevole Terracini teme che, esaurita la discussione generale, si facciano lavorare le Sottocommissioni, senza più riunire se non in via eccezionale la Commissione plenaria. Dichiara che egli ed i suoi colleghi di gruppo hanno un’idea completamente diversa: quella di un lavoro continuamente articolato tra Sottocommissioni e Commissione plenaria; e ritengono che non si possa fare una discussione di carattere generale e impegnativa, se non si sono esaminati gli aspetti tecnici di molte questioni fondamentali.

Concorda con l’onorevole Zuccarini secondo cui uno dei punti centrali sui quali occorre decidere è quello delle autonomie. La struttura dello Stato che, insieme coi suoi colleghi, intende proporre dipende prevalentemente dalla definizione dei rapporti tra Stato ed enti locali; ma, poiché il concetto dell’autonomia, genericamente inteso, è estremamente vago, e non può essere utilmente preso a base di una discussione generale, fino a che in una Commissione o Sezione tecnica non si siano esaminati a fondo tutti gli aspetti del problema delle autonomie, e non si siano precisate le diverse forme di organizzazione concreta dell’autonomia, ritiene che discutere aprioristicamente delle autonomie sia vano.

A conclusione propone di identificare, attraverso la ripartizione dei temi di lavoro delle varie Sottocommissioni, una serie di temi fondamentali sull’organizzazione dello Stato, e di attribuire questi temi a singoli membri di questa Commissione, affinché, approfondendone lo studio, si preparino a riferire alle singole Sottocommissioni. Così non si farà una discussione imprecisa, ma si fisseranno elementi concreti sui quali orientarsi e portare critiche e proposte.

Quando nelle Sottocommissioni si saranno concretati gli aspetti più importanti degli elementi essenziali dello Stato, utilmente si riunirà la Commissione plenaria, per discutere su questi elementi.

FABBRI ritiene assolutamente indispensabile una discussione sui criteri generali che hanno influenza su tutta la struttura del testo della Costituzione. Non crede che il tema della flessibilità o rigidità possa rimettersi ad una Sottocommissione: è un tema di ordine generale che deve essere esaminato preliminarmente.

Si associa quindi in gran parte alle considerazioni fatte dall’onorevole Terracini.

FANFANI osserva che una ripartizione della materia fra le singole Sottocommissioni potrebbe costituire oggetto della discussione preliminare. In questa occasione si potrebbero identificare i titoli, per così dire, generali delle varie parti della costituzione. Immediatamente dopo, la ripartizione in Sottocommissioni per competenza consentirà di identificare le varie questioni controverse da sottoporre alla discussione generale dell’assemblea plenaria, sicché si possano su questi vari interrogativi determinare i punti comuni di orientamento per il lavoro futuro di approfondimento.

PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione su questo problema è constata che si sono manifestate due correnti: una che insisterebbe piuttosto sulla discussione generale, ed anzi sulla fissazione di alcuni principî, ai quali dovrebbero uniformarsi le Sottocommissioni, e l’altra che ritiene che questo non sia possibile fare se non quando le Sottocommissioni o i relatori abbiano concretato una o più soluzioni da esaminare.

Occorre ora vedere se è possibile trovare un accordo circa il metodo di lavoro. Sarebbe opportuno chiarire alcuni punti essenziali che dovrebbero essere tenuti presenti dalle varie Sottocommissioni.

Ritiene esatto che una discussione generale, iniziata senz’altro, rischierebbe di trasformarsi in una vana accademia. L’onorevole Fanfani suggerisce d’altra parte di iniziare la discussione sulle ripartizioni delle materie fra le varie Sottocommissioni, e di esaminare anche a mano a mano i temi principali, le linee generali.

TARGETTI domanda se i colleghi che sostengono la proposta di questa discussione generale intendono che la discussione stessa sia conclusa con una votazione.

PRESIDENTE ricorda che è stato proposto di procedere alla discussione generale con votazione deliberativa, in modo da stabilire alcuni concetti ai quali le Sottocommissioni dovrebbero attenersi; mentre vi è una seconda proposta, di addivenire alla discussione dei temi nelle Sottocommissioni, salvo a vedere poi come si possa delineare la discussione in Assemblea plenaria. Vi è poi una proposta conciliativa: e cioè che in occasione della discussione sulla distribuzione dei temi alle Sottocommissioni si potessero anche sfiorare le linee generali delle soluzioni, in modo da stabilire quali sono le correnti manifestatesi.

PERASSI avanza un’altra proposta conciliativa, che parte da un presupposto sul quale sembra tutti siano d’accordo. Vi sono certi problemi che hanno una importanza decisiva su tutto il modo di essere della Costituzione. Si è già accennato, ad esempio, alla questione della rigidità o flessibilità; vi è poi l’accenno fatto dall’onorevole Zuccarini in merito alla struttura dello Stato. È evidente che tanto l’una quanto l’altra sono questioni la cui soluzione influisce su tutto il sistema della Costituzione. Ora una discussione generale affrettata, tanto sull’uno quanto sull’altro di questi problemi pregiudiziali, potrebbe forse non essere vantaggiosa. Propone quindi questa soluzione: che per questi due problemi specifici, che sono particolarmente pregiudiziali, la Commissione nomini due Sottocommissioni particolari, le quali riferiscano entro un brevissimo termine alla Commissione, la quale dovrebbe pronunciarsi sopra questi due punti, per rendere possibile un lavoro concreto da parte delle Sottocommissioni.

PRESIDENTE constata che si hanno così quattro proposte e mette ai voti la prima, secondo cui dovrebbe anzitutto farsi una discussione generale, deliberando su alcuni punti essenziali ai quali si dovranno poi uniformare le Sottocommissioni.

(Non è approvata).

Mette ai voti la seconda proposta di costituire le Sottocommissioni e attendere che dal loro lavoro venga una proposta concreta per decidere sopra le questioni fondamentali.

LUSSU, per dichiarazione di voto, dichiara che voterà per questa proposta, ma intendendo che le Sottocommissioni si limitino a preparare un primo lavoro di orientamento.

(È approvata).

La seduta termina alle 10.55.

Erano presenti: Ambrosini, Amendola, Basso, Bocconi, Bordon, Bozzi, Bulloni, Canevari, Cappi, Cevolotto, Codacci Pisanelli, Colitto, Conti, Corsanego, De Michele, Di Vittorio, Dominedò, Dossetti, Einaudi, Fabbri, Fanfani, Federici Maria, Finocchiaro Aprile, Fuschini, Ghidini, Giua, Grassi, Grieco, Iotti Leonilde, Lami Starnuti, La Pira, La Rocca, Lucifero, Lussu, Mancini, Mannironi, Marchesi, Marinaro, Mastrojanni, Merlin Lina, Merlin Umberto, Molè, Moro, Mortati, Nobile, Noce Teresa, Penna Ottavia, Perassi, Pertini, Pesenti, Piccioni, Ponti, Ruini, Targetti, Tavani, Terracini, Togni, Tosato, Tupini, Vanoni, Zuccarini.

Erano assenti: Calamandrei, Caristia, Castiglia, De Vita, Leone, Lombardi, Maffi, Paratore, Porzio, Rapelli, Rossi, Simonini, Ravagnan, Togliatti.

SABATO 20 LUGLIO 1946

ASSEMBLEA COSTITUENTE

COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE

ADUNANZA PLENARIA

1.

RESOCONTO SOMMARIO

DELLA SEDUTA DI SABATO 20 LUGLIO 1946

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PROVVISORIO PORZIO

indi

DEL PRESIDENTE RUINI

INDICE

Costituzione dell’Ufficio di Presidenza

Porzio, Presidente provvisorio – Molè – Tupini – Ruini, Presidente

Sui lavori della Commissione

Presidente – Porzio

La seduta comincia alle 10.15.

Costituzione dell’Ufficio di Presidenza.

PORZIO, quale decano dei presenti, assume la presidenza, assistito dalla onorevole Iotti Leonilde, quale più giovane dei presenti, in funzione di segretario.

Invita la Commissione ad eleggere il Presidente.

(Si procede alla votazione).

Comunica l’esito della votazione:

Presenti e votanti     61

Hanno ottenuto voti: Ruini 47, Mastrojanni 7, Calamandrei 1, Tupini 1, Zuccarini 1, schede bianche 4.

Proclama eletto Presidente l’onorevole Ruini.

Invita la Commissione ad eleggere tre Vicepresidenti.

(Si procede alla votazione).

Comunica l’esito della votazione:

Presenti e votanti     61

Hanno ottenuto voti: Tupini 27, Ghidini 21, Terracini 18, Lucifero 7, Penna Ottavio 6, Calamandrei 6, Einaudi 3, Zuccarini 2, Perassi 2, Lussu 1, Ambrosini 1, Bocconi 1, schede bianche 1.

Proclama eletti Vicepresidenti gli onorevoli Tupini, Ghidini e Terracini.

Invita la Commissione ad eleggere tre segretari:

(Si procede alla votazione).

Comunica l’esito della votazione:

Presenti e volanti     61

Hanno ottenuto voti: Perassi 50, Molè 12, Marinaro 10; La Rocca 9, Colitto 7, Pertini 2, Bozzi 1, La Pira 1, Ambrosini 1, Zuccarini 1, Pesanti 1, schede bianche 1.

Proclama eletti segretari gli onorevoli: Perassi, Molè, Marinaro.

MOLÈ dichiara, come avrebbe dichiarato prima, se coloro che hanno votato per lui lo avessero preavvertito, di non poter accettare l’incarico che esige una continuità di prestazioni che egli non può assolutamente dare per ragioni personali e di lavoro.

PRESIDENTE prega l’onorevole Molè di recedere dal suo proposito.

MOLÈ conferma di non potere accettare l’incarico.

TUPINI si chiede se debba essere considerato eletto il candidato che, subito dopo gli eletti, ha ottenuto il maggior numero di voti, oppure se si debba procedere ad un’altra votazione, secondo quanto prescrive il Regolamento della Camera dei Deputati del 1922, votazione che dovrebbe tuttavia, ai sensi dello stesso Regolamento, avvenire nella prossima riunione della Commissione.

MOLÈ osserva che la Commissione può, insindacabilmente, decidere essa stessa se procedere alla nuova votazione seduta stante o in una successiva riunione.

PRESIDENTE propone di procedere seduta stante alla nuova votazione, e mette in votazione tale proposta.

(È approvata).

Invita la Commissione ad eleggere un Segretario.

(Si procede alla votazione).

Comunica l’esito della votazione:

Presenti e votanti     53

Hanno ottenuto voti: Grassi 31, La Rocca 9, Colitto 6, Ambrosini 1, Bozzi 1, schede bianche 5.

Proclama eletto Segretario il Deputato Grassi.

Essendo presente l’onorevole Ruini, lo invita ad assumere l’ufficio di Presidente.

Presidenza del Presidente RUINI

PRESIDENTE non intende pronunciare un discorso d’insediamento, anche perché vuole con l’esempio mostrare che qui non si devono fare discorsi, ma soltanto osservazioni e proposte concrete, per adempiere al compito, che non è certo lieve, di preparare in breve tempo una Costituzione buona e degna della Repubblica italiana.

Non ringrazia neppure i colleghi che lo hanno eletto, sebbene ne abbia molta voglia, perché comprende che questo lavoro, non solo per lui ma per tutti implica assenza di vacanze. Lavorerà molto e l’unico impegno che prende è che farà lavorare molto anche i colleghi, perché per esaurire il lavoro non si hanno che tre mesi, in quanto entro il 20 ottobre dovrà esser preparato il progetto di Costituzione. Se non vi si riuscisse, si darebbe un pessimo esempio.

Sui lavori della Commissione.

PRESIDENTE non crede che sia questa l’ora per iniziare una discussione generale; ma, accogliendo il suggerimento di alcuni colleghi, desidera indicare i temi che raccomanderebbe all’attenzione ed alla discussione della Commissione.

Tre sono gli argomenti.

Il primo è quello della divisione della Commissione in Sottocommissioni e dell’assegnazione dei membri della Commissione alle Sottocommissioni. Si ha quasi una linea obbligata con la nomina di tre vicepresidenti; ma questa è una considerazione di carattere formale, non sostanziale. Ritiene tuttavia sostanzialmente opportuno, che, come è avvenuto anche in Francia ed in altre Costituenti, le Sottocommissioni siano tre. Ciò non significa che l’ordine che dovrà avere la Costituzione sia quello dei temi delle varie Sottocommissioni; ma vale solo come prima distribuzione del lavoro.

La prima Sottocommissione dovrebbe trattare gli argomenti generali, e quella che in Francia, nello schema recente, è stata chiamata la dichiarazione di diritti, ma che dovrà essere – come dicono gli esempi della Costituzione di Weimar e di quella russa – una dichiarazione di diritti e di doveri.

La seconda Sottocommissione dovrebbe avere l’area più estesa e gli argomenti più numerosi e più importanti: dovrebbe trattare cioè degli organi e delle funzioni dello Stato, che egli vede organicamente disposti in quattro temi principali da portare dinanzi a quattro sottogruppi e cioè:

1°) Parlamento;

2°) Capo dello Stato;

3°) Capo del Governo e Governo;

4°) Magistratura, Alta Corte Costituzionale, organi ausiliari dello Stato, come la Corte dei conti, il Consiglio di Stato, ecc.

La terza Sottocommissione dovrebbe studiare i lineamenti economico-sociali della Costituzione, perché, come avviene già in altri Paesi, la tendenza generale è che le Costituzioni non siano più soltanto, come nel 1848, composte di pochi articoli di ordine politico, ma debbano contenere anche indicazioni, seppur larghe, di ordine economico e sociale. Questa Sottocommissione avrà da discutere molto e da concludere poco, nel senso che le sue formulazioni dovranno essere molto ristrette.

Ha omesso, a ragion veduta, il tema delle autonomie locali. Si deve decidere dove collocarlo. La seconda Sottocommissione è troppo sovraccarica; e quindi lo si potrebbe affidare alla prima; comunque non crede si possano fare quattro Sottocommissioni.

Un altro tema su cui richiama l’attenzione è l’ordine dei lavori. Crede sia necessaria una discussione generale, dopo di che le Sottocommissioni dovranno lavorare ognuna per conto proprio. Attribuirebbe molta importanza a un Comitato di coordinamento, che potrebbe essere lo stesso Comitato di presidenza integrato da qualche relatore.

Vi è poi la questione più importante, che è quella dei criteri direttivi: Costituzione rigida o elastica, principî fondamentali ed anche qualche questione di forma. Per esempio, quale importanza dovrà avere il preambolo della Costituzione? Tutte le costituzioni hanno un preambolo, ed egli ritiene debba avere una importanza molto notevole, poiché dovrebbe contenere tutto ciò di cui non è possibile dare una definizione precisa, in modo che la Costituzione sia, quanto più possibile, sobria. Le Costituzioni ormai sono molto lunghe, quasi dei Codici; bisogna cercare, possibilmente, di limitarle.

Vi sono pure altre questioni fondamentali, come quella della monocameralità o bicameralità, del tipo di governo e del potere esecutivo (repubblica presidenziale o parlamentare, ecc.).

Riassumendo, e senza fare precisazioni che devono essere tutte demandate alle Sottocommissioni, crede opportuno in questa discussione generale di trattare: 1o) la distribuzione della materia in tre Sottocommissioni; 2°) l’assegnazione dei commissari a queste tre Sottocommissioni; ordine dei lavori e procedura da seguire; 3°) i criteri direttivi sui problemi più importanti.

PORZIO concorda pienamente: la Costituzione deve essere, quanto più possibile, sobria, snella e chiara e nel preambolo occorre delineare i concetti generali. Le Sottocommissioni potranno essere anche tre, ma per le autonomie locali è d’avviso che si debba costituire una Sottocommissione apposita.

PRESIDENTE rinvia la discussione a martedì 23 alle 9.

La seduta termina alle 11.50.

Erano presenti: Ambrosini, Amendola, Bocconi, Bordon, Bozzi, Bulloni, Calamandrei, Canevari, Cappi, Caristia, Castiglia, Cevolotto, Codacci Pisanelli, Colitto, Conti, De Michele, Dossetti, Einaudi, Fabbri, Federici Maria, Ghidini, Giua, Grassi, Grieco, Iotti Leonilde, Lami Starnuti, La Pira, La Rocca, Lombardo, Lucifero, Lussu, Mancini, Mannironi, Marinaro, Mastrojanni, Merlin Lina, Merlin Umberto, Molè, Moro, Mortati, Nobile, Noce Teresa, Paratore, Penna Ottavia, Perassi, Pertini, Pesenti, Ponti, Porzio, Rossi, Ruini, Simonini, Targetti, Ravagnan, Terracini, Togliatti, Togni, Tosato, Tupini, Vanoni, Zuccarini.

Erano assenti: Basso, Corsanego, De Vita, Di Vittorio, Dominedò, Fanfani, Finocchiaro Aprile, Fuschini, Leone, Maffi, Piccioni, Rapelli, Tavani.

Ha giustificato la sua assenza l’onorevole Marchesi, impegnato in una riunione del Consiglio superiore dell’istruzione.