Come nasce la Costituzione

MARTEDÌ 17 SETTEMBRE 1946

ASSEMBLEA COSTITUENTE

XVII.

SEDUTA DI MARTEDÌ 17 SETTEMBRE 1946

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SARAGAT

INDICE

Sul processo verbale:

Caldera                                                                                              Congedi:

Presidente                                                                                                        

interrogazioni (Svolgimento):

Presidente                                                                                                        

Restagno, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici                                      

Basile                                                                                                               

Cappi                                                                                                                 

Corsi, Sottosegretario di Stato per l’interno                                                         

Terracini                                                                                                          

Spano, Sottosegretario ili Stato per l’agricoltura e le foreste                                

Miccolis                                                                                                           

Ruggeri                                                                                                            

Roselli                                                                                                             

Bellusci, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione                                

Calamandrei                                                                                                   

Proposta di aggiunta al Regolamento della Camera (Seguito della discussione):

Presidente                                                                                                        

Sardiello                                                                                                         

Perassi, Relatore                                                                                               

Salerno                                                                                                            

Cappa, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio                            

Togni                                                                                                                

Caroleo                                                                                                           

Carboni                                                                                                            

Taviani                                                                                                               

Persico                                                                                                             

Mastino Pietro                                                                                                

Mozione (Annunzio):

Presidente                                                                                                        

Cappa, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio                            

Interrogazioni e interpellanze (Annunzio):

Presidente                                                                                                        

Cappa, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio                            

La seduta comincia alle 16.

DE VITA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di venerdì 13 settembre.

Sul processo verbale.

CALDERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALDERA. Risulta dal verbale della seduta di giovedì 12 settembre che io avrei votato favorevolmente alla proposta di sospensiva della discussione sulla proposta di aggiunta al Regolamento. Tengo a dichiarare che ho votato contro insieme con tutto il gruppo al quale appartengo.

PRESIDENTE. Non essendovi altre osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Congedi.

PRESIEDENTE. Hanno chiesto congedo i Deputati: Mazzoni, Canevari e Cosattini.

(Sono concessi).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni. La prima è quella dell’onorevole Basile, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dei lavori pubblici, «per sapere quando il Governo intenda realizzare il collegamento elettrico con la Sicilia – presupposto di ogni miglioramento delle deplorevoli condizioni economiche dell’Isola – e se sia vera l’informazione pubblicata dalla stampa che al progetto siano stati posti o siano ancora posti ostacoli, e nel caso che ciò sia rispondente al vero, se intenda comunicare all’Assemblea Costituente i documenti che occorrono per dimostrare che qualunque difficoltà di ordine tecnico o politico sia stata prospettata, è insussistente e non può che mascherare interessi contrastanti con lo sviluppo industriale della Sicilia, che è problema non regionale, ma italiano, – di alta giustizia – ed è necessità indilazionabile per la ricostruzione nazionale».

L’onorevole Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici ha facoltà di rispondere.

RESTAGNO, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici. Il Ministro dei lavori pubblici da un lato e la Compagnia Nazionale Imprese elettriche (Coniel) dall’altro, ripresero nel 1945 lo studio tecnico dell’attraversamento elettrico dello stretto di Messina e, nel tempo stesso, ripresero le trattative coi Ministeri della marina e dell’aeronautica per la parte di loro interesse.

Definito che l’attraversamento può effettuarsi con sicurezza soltanto per mezzo di cavi aerei, il Ministero della marina diede il suo assenso alle modalità tecniche proposte, mentre il Ministero dell’aeronautica si dimostrò nettamente contrario all’attraversamento aereo.

Successivamente però, in seguito a nuove premure, il Ministero dell’aeronautica accettò di studiare insieme le eventuali modificazioni necessarie per salvaguardare le sue esigenze, il che si sta facendo.

Attualmente non esistono quindi ostacoli di massima per il collegamento di che trattasi, tanto è vero che la società Coniel ha presentato a questo Ministero, in data 22 luglio corrente, domanda per ottenere l’autorizzazione a costruire l’elettrodotto costituente l’attraversamento dello stretto di Messina. Tale domanda è ora all’esame presso il Ministero.

È da far presente che gl’impianti idroelettrici dell’Italia continentale non sarebbero al momento in grado di fornire energia elettrica alla Sicilia, perché la produzione, a seguito anche delle distruzioni belliche, soltanto parzialmente riparate, è in modo sensibile inferiore alla potenzialità normale e deficiente anche alle necessità locali.

Perciò, allo scopo di facilitare la costruzione di impianti idroelettrici nell’isola, è stato emanato il decreto 17 marzo 1946, n. 505, con il quale viene accordata una sovvenzione per laghi artificiali e per impianti idroelettrici da costruire nell’isola, fino ad un massimo del 60 per cento dell’importo dei lavori.

PRESIDENTE. L’onorevole Basile ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.

BASILE. Mi dichiarerei soddisfatto, se i lavori fossero stati iniziati, perché mi pare che la prima difficoltà, vale a dire l’eventuale disturbo alla navigazione aerea, non sia un argomento serio, perché i due piloni di 120 metri non potrebbero certo disturbare gli aerei. Sarebbe come dire che bisognerebbe tagliare le colline alte duecento metri, o, per esempio, tagliare la cima dell’Etna o del Vesuvio, per non intralciare la navigazione aerea.

Né mi pare accettabile l’altra osservazione che è stata fatta dall’onorevole Sottosegretario, che cioè le centrali elettriche del Continente non siano oggi in grado di fornire l’energia elettrica alla Sicilia: se esse sono oggi inefficienti, in conseguenza della guerra, non lo saranno in avvenire, fra un anno o fra diciotto mesi e questa difficoltà transitoria non pare sia ragione sufficiente per non incominciare i lavori. Intanto la situazione oggi è questa: che si sta costruendo una centrale termica, il che significa che lo Stato, invece di realizzare il collegamento elettrico con la penisola, che potrebbe farsi in un anno, spenderà centinaia di milioni per produrre nuova energia termica con l’impianto di macchinari costosi, che richiedono costosissimi carburanti. Oggi la situazione in Sicilia è giunta a una fase critica: nonostante tutte le limitazioni, nonostante le interruzioni cicliche diurne e serali della corrente elettrica, le città siciliane sono semibuie; e quest’anno nelle campagne, a causa della deficiente energia elettrica, si sono perdute estese piantagioni. È perciò necessario risolvere questo problema.

Il gruppo parlamentare siciliano ha votato ad unanimità – su mia proposta – un ordine del giorno per sollecitare la costruzione di quest’opera, che è vitale nell’interesse della Sicilia. Noi non possiamo infatti pensare ad uno sviluppo industriale della Sicilia senza questo presupposto, di avere a nostra disposizione energia idroelettrica, perché se si dovesse fabbricare un cerino o un ago con macchinari mossi a forza di nafta o di carbone, invece che con l’acqua, non si potrebbe mai fabbricare a buon prezzo, né si potrebbe sostenere la concorrenza delle altre industrie.

È interesse nazionale che ci sia domani, non solo una Sicilia agricola, ma anche una Sicilia industriale per utilizzare e trasformare le nostre materie prime: cotone, seta, essenze di fiori – zagare, gelsomini – zolfo, derivati degli agrumi per l’industrializzazione dei nostri prodotti agricoli e minerari veramente preziosi. È perciò una necessità che questo collegamento elettrico con la Sicilia sia fatto, e sia fatto al più presto. Perciò raccomando al Governo perché quest’opera così essenziale per la rinascita della Sicilia sia presto un fatto compiuto.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Basile, al Ministro dei lavori pubblici, «per sapere come e quando il Governo intenda venire in aiuto della città di Messina, risolvendo anzitutto la questione vitale della sistemazione del porto, in cui occorre provvedere alla rapida ricostruzione delle banchine e degli ormeggi, allo sgombero dei relitti di piroscafi affondati, che ostruiscono ancora l’approdo delle navi, paralizzando ogni ripresa della vita portuale e della rinascita di Messina».

L’onorevole Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici ha facoltà di rispondere.

RESTAGNO, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici. Per la parziale ricostruzione del porto di Messina è stato compilato ed approvato tecnicamente un progetto di massima che prevede una spesa di 500 milioni. L’attività svolta in attuazione di tale progetto si riassume come appresso:

1°) lavori appaltati e già eseguiti, lire 48.375.000;

2°) lavori appaltati e in corso di esecuzione, lire 76.312.000;

3°) lavori da appaltarsi subito (perizie in corso di approvazione), lire 88.800.000;

4°) progetti in corso di redazione da appaltarsi e iniziarsi fra la fine del corrente anno e i primi mesi del 1947, lire 342.000.000; in totale lire 555.487.000.

Per quanto concerne lo sgombero dei relitti di piroscafi affondati, sono in corso col Ministero del tesoro, d’intesa con quello della marina, le pratiche per l’assegnazione della somma di un miliardo e cinquecento milioni, necessaria per il salpamento di oltre 2 mila scafi tuttora affondati nei porti e lungo le coste nazionali.

PRESIDENTE. L’onorevole Basile ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.

BASILE. Un dato incontrovertibile è questo, che fino ad oggi non sono stati ricostruiti nemmeno cento metri di banchina e che fino ad oggi nessuno dei relitti di piroscafi affondati (e ce n’è qualcuno che è carico di carbone) è stato recuperato. Ed allora si assiste a questo: che il carbone destinato alla Sicilia orientale, con la scusa delle difficoltà per le navi di approdare a Messina, approda in altri porti della Sicilia, da dove viene trasportato nella nostra città con carri ferroviari, sottraendoli naturalmente a quelle che sono le necessità del commercio. Èessenziale perciò che questi lavori – quelli che sono stati già appaltati e quelli che devono essere appaltati – siano eseguiti al più presto. Ed è necessario provvedere alla sistemazione portuale, preparando le attrezzature, i binari merci che collegano il porto con la stazione merci, le gru, le boe, perché ancora non si vede una gru riparata. E poiché il porlo, oltre che una esigenza e un interesse inderogabile della Sicilia marinara e commerciale, rappresenta la vita stessa della città di Messina, io chiedo che il Governo voglia interessarsi per esprimere coi fatti la volontà di ridar vita al magnifico porto di questa città, che è stata due volte distrutta in venticinque anni.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Cappi, al Ministro di grazia, e giustizia, «per conoscere: 1°) se non ritenga assurda la sopravvivenza del ruolo degli amministratori giudiziari compilato durante il regime fascista, quando – come è noto – requisito indispensabile per esservi iscritti era l’appartenenza al partito fascista e le così dette benemerenze fasciste costituivano il principale criterio di graduatoria; 2°) se, dato che la sopravvivenza del vecchio ruolo è offensiva e dannosa per quanti professionisti seppero mantenere durante l’abbattuto regime la propria dignità ed indipendenza, il Governo non ritenga opportuno disporre che il predetto ruolo venga considerato non più esistente e che, in attesa di uno nuovo, gli incarichi vengano dati a coloro che ne siano oggettivamente più meritevoli».

CAPPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAPPI. Rinuncio, perché il Governo nel frattempo ha emanato gli opportuni provvedimenti.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Terracini, al Ministro dell’interno, «perché dica se non ritiene necessario deplorare il prefetto di Chieti, il quale, arrogandosi poteri che non gli spettano e piegando l’autorità dello Stato a servizio di parte, ha indirizzato 1’11 luglio una nota di riprovazione e di aperta deplorazione al sindaco di Lanciano per le parole da questo pronunciate nel suo discorso dell’11 giugno, in celebrazione della Repubblica, contro l’azione elettorale del clero e specialmente contro il manifesto pastorale emanato, la vigilia delle elezioni politiche, dai titolari delle cattedre vescovili ed arcivescovili di Abruzzo a coartazione della libera scelta degli elettori, manifesto condannato, sia pure con ragionato ritardo, persino dalle supreme autorità ecclesiastiche romane. L’atto del prefetto di Chieti (lesivo dei diritti elementari dei cittadini ed offensivo delle libertà comunali appena riconquistate, delle quali il sindaco è espressione e portavoce) fa supporre che in questo funzionario persistano atteggiamenti mentali e metodi di amministrazione che, propri del fascismo, non sono più tollerabili nel nuovo Stato repubblicano e democratico, e per i quali si esige un’aperta condanna da parte di chi è oggi investito del compito geloso di tutelare e rassodare le libertà appena riconquistate».

Il Sottosegretario di Stato per l’interno ha facoltà di rispondere.

CORSI, Sottosegretario di Stato per l’interno. Il prefetto di Chieti, in seguito ad una protesta pervenutagli dall’Arcivescovo di Lanciano per alcune frasi pronunciate contro il clero dal sindaco della città anzidetta nel suo discorso celebrativo dell’avvento della Repubblica, si adoperava con personali premure sia presso l’Arcivescovo che presso il sindaco per una bonaria composizione della questione, cui da parte dell’autorità ecclesiastiche si era annessa particolare importanza, oltre che per il contenuto degli apprezzamenti stessi, soprattutto per il rilievo che l’oratore li aveva pronunziati, non come esponente di un partito politico, ma nella sua qualità di sindaco della città.

I passi svolti dal prefetto non condussero però alla desiderata rappacificazione, chè anzi il sindaco, in risposta ad una lettera direttagli dall’Arcivescovo, aveva fermamente replicato di non poter valutare diversamente, da quanto aveva fatto, la condotta tenuta dal clero dell’Abruzzo in occasione delle elezioni politiche.

A seguito di ciò il prefetto si era indotto ad inviare al sindaco di Lanciano una nota nella quale esprimeva il proprio rincrescimento per l’incidente occorso e deplorava che il sindaco avesse pronunciato frasi tali da dar luogo a così gravi risentimenti.

Solo in questo senso deve essere interpretata la nota del prefetto, che non ha evidentemente inteso giudicare il merito degli apprezzamenti di squisita natura politica espressi dal sindaco di Lanciano, di cui lo stesso prefetto loda la dirittura e le ottime qualità di amministratore.

PRESIDENTE. L’onorevole interrogante ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.

TERRACINI. Credo di non stupire l’Assemblea se dichiaro che non sono soddisfatto della risposta data dal Sottosegretario per l’interno alla mia interrogazione.

Intanto, sta di fatto che l’Arcivescovo si era già recato personalmente presso il sindaco (ed aveva in questa maniera esercitato un suo diritto di cittadino e non di vescovo), per cercare di spiegare direttamente quello che gli pareva essere un equivoco sorto relativamente alle intenzioni del clero nel corso della campagna elettorale. Questo passo esauriva tutto quello che poteva farsi in tale contingenza non solo fra uomo e uomo, fra cittadino e cittadino, ma anche fra un’autorità investita di un potere spirituale, quale era l’Arcivescovo, e un’autorità investita di un potere politico, quale era appunto il sindaco, appena eletto dalla massa popolare di quella città.

Il prefetto ha. desiderato di intervenire e di porre i suoi buoni uffici. Noi gliene avremmo fatto plauso, se egli si fosse limitato a questa funzione amichevole di conciliatore fra le due parti opposte. Ma ad un certo momento il prefetto ha incominciato egli stesso a parteggiare; e il richiamo che egli ha diretto al sindaco ha costituito appunto la manifestazione di chi ha assunto direttamente posizione nel conflitto, abbandonando la parte, in precedenza preferita, di pacificatore.

Abbiamo avuto nel corso delle ultime campagne elettorali uno spettacolo piuttosto doloroso e preoccupante, cioè lo schierarsi dimostrativo di una categoria di cittadini, godente nel nostro paese di alta autorità, contro una precisa disposizione della legge. È stata prova di grande saggezza da parte del Governo il non porre in moto allora quei mezzi di repressione che la legge aveva tuttavia posto a sua disposizione per tale evenienza malaugurata. Ma è evidente che non hanno dato prova di altrettanta saggezza quei funzionari i quali avrebbero dovuto, per loro competenza, prendere iniziative dirette ad impedire questa dimostrativa violazione della legge. Tanto più hanno mancato di saggezza, quando si sono schierati direttamente dalla parte di coloro che violavano la legge, contro coloro che elevavano rimostranze per la violazione della legge.

Il presello di Chieti si è certamente mal condotto; ed io sarei stato lieto se il Governo avesse colto questa occasione per dire espressamente che, nel quadro della Repubblica Italiana, i funzionari dello Stato possono nutrire idee od opinioni personali nei riguardi anche di avvenimenti di carattere politico e delle lotte politiche, ma – nei momenti in cui agiscono come funzionari della Repubblica – hanno un solo dovere: quello di far osservare le leggi; anche se, nel caso concreto, la legge violata non era ancora legge della Repubblica, perché infatti la legge elettorale era stata votata prima che la Repubblica sorgesse. Essa tuttavia era già certamente ispirata alle nuove concezioni di moralità e costume politico che noi vogliamo si realizzino integralmente nel quadro della Repubblica Italiana. Sappiamo tutti che in certi alti gradi della burocrazia, e specialmente della burocrazia tipicamente politica, vi sono ancora troppi residui e nostalgie di quel passato che noi vorremmo fosse già definitivamente superato.

Noi non chiediamo che si proceda per questo a nuove epurazioni, neanche in quei nuovi modi che vengono accennati in richieste di certi gruppi politici rappresentati in questa Assemblea. Ma pensiamo che ogni qual volta un pubblico funzionario manchi in maniera così precisa ed esplicita, come è avvenuto da parte del Prefetto di Chieti, a questo dovere fondamentale del cittadino della Repubblica di osservare le leggi e di farle osservare agli altri cittadini, il Governo ha il dovere di intervenire. In questo caso che io ho denunciato e deploro, invece, non solo il Governo non è intervenuto, ma prende oggi addirittura la difesa, per bocca del Sottosegretario agli interni, di un funzionario responsabile e colpevole. (Commenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Sottosegretario di Stato per l’interno. Ne ha facoltà.

CORSI, Sottosegretario di Stato per l’interno. Voglio aggiungere all’onorevole Terracini che lo stesso Sindaco che aveva pronunciato quel discorso convenne sull’inopportunità dei rilievi contro il clero e l’Arcivescovo in occasione di una cerimonia ufficiale. (Applausi al centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Terracini. Ne ha facoltà.

TERRACINI. Quella dichiarazione ha costituito per l’appunto la dimostrazione della buona volontà (Ilarità) del sindaco, autorità non nominata dall’alto, ma eletta dai suoi concittadini, di ricercare la pacificazione ed un accordo nell’incidente che era insorto.

È da rammaricarsi che l’Arcivescovo non abbia sentito lo stesso impulso ed abbia preferito stimolare il Prefetto e spingerlo ad un passo che fu avvertito, voglio sperare, come fonte di disagio da colui stesso che pure lo compì, anziché fare, a sua volta, un gesto di avvicinamento verso il sindaco della città.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Miccolis al Ministro dell’agricoltura e delle foreste, «per conoscere se ritiene giusto il provvedimento del premio assegnato ai consegnatari del grano agli ammassi in funzione dei periodi di consegna. Il provvedimento, che viene a favorire coloro i quali ebbero a seminare i grani precoci prima della promulgazione del provvedimento stesso, quelli che si trovano in pianura ed i grossi agricoltori attrezzati per una rapida trebbiatura, viene invece ad escludere i piccoli agricoltori dipendenti dal turno imposto dalle trebbiatrici a noleggio, nonché gli agricoltori della media e alta collina. Si prospetta la necessità di eliminare ingiustificate sperequazioni e di corrispondere a tutti gli agricoltori il premio in unica misura, purché la consegna non vada oltre una data fissa, che potrebbe essere quella del 31 agosto».

SPANO, Sotto segretario di Stato per l’agricoltura e le foreste. Le preoccupazioni dell’onorevole interrogante sono giuste in linea di principio, ma non sono giuste in via di fatto.

La scadenza del premio di sollecito con ferimento, stabilito per la consegna dei cereali al 31 luglio, è stato prorogato al 10 agosto scorso. Successivamente a tale data il premio sarà corrisposto esclusivamente agli agricoltori, che entro il 18 agosto abbiano regolarizzato la loro posizione statistica all’UCSEA e si impegnino a conferire il prodotto nei termini prescritti, nonché a quelli che, non avendo ancora terminato la trebbiatura, conferiscano tutti i quantitativi dovuti entro 8 giorni dall’ultimazione della trebbiatura stessa.

PRESIDENTE. L’onorevole interrogante ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.

MICCOLIS. Non posso dichiararmi soddisfatto, perché il premio è di diversa misura. Lo Stato assegna un premio di 600 lire e poi di 300, a seconda della data di consegna.

Dobbiamo considerare che le condizioni dell’Italia, sia dal punto di vista climatico che topografico, sono così varie, che noi non possiamo ritenere il premio come assegnato esclusivamente alla solerzia degli agricoltori. Noi dobbiamo tenere presenti le varie zone dove gli agricoltori seminano e la loro attrezzatura.

In effetti, dunque, quando il Ministero dell’agricoltura fissa il primo premio per 600 lire – non ricordo esattamente gli altri dettagli – viene a premiare esclusivamente gli agricoltori che si trovino nelle zone più precoci d’Italia, mentre esclude quelli che si trovino in media ed in alta collina, ed i piccoli agricoltori, i quali non avendo attrezzature proprie, sono costretti ad effettuare la trebbiatura a noleggio.

Si domanda che il premio sia unico per tutti.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Ruggeri, al Ministro dei lavori pubblici, «per sapere se, allo scopo di lenire con urgenza la dilagante disoccupazione ed in previsione dell’impiego per importanti lavori pubblici di mezzi provenienti da misure finanziarie di emergenza, non ritenga opportuno disporre che intanto vengano utilizzati gli attuali stanziamenti di bilancio, concentrandoli nel corrente semestre, onde ottenere il duplice risultato di dare un forte impulso a dette opere ed impostare i lavori prima della stagione invernale; se, in connessione con tale provvedimento, non ritenga indispensabile mobilitare tutti gli apparati tecnici ed amministrativi delle provincie e dei comuni che abbiano la necessaria efficienza, incaricando gli stessi della progettazione, degli appalti e dell’esecuzione, e concedendo i relativi finanziamenti, salvo la riserva al Genio civile dei collaudi e della definitiva liquidazione. Tale provvedimento, già annunciato nel programma dell’attuale Governo e ritenuto utile dai precedenti, come da circolare 25 gennaio 1945, n. 309, diretta ai prefetti e con decreto legislativo luogotenenziale 12 ottobre 1945, n. 690, articolo 4, dovrebbe concretizzarsi con provvedimento legislativo e conseguente regolamento, per consentire agli Enti locali di farsi parte diligente per delle progettazioni ed impegnare la personale responsabilità dei funzionari del Genio civile e dei Provveditorati alle opere pubbliche per la evasione in termini stabiliti di ciò che loro compete. Si ritiene che questo provvedimento concorrerebbe a risolvere le difficoltà burocratiche inerenti all’inizio ed esecuzione dei lavori pubblici, difficoltà sentite e lamentate da tutti gli amministratori degli Enti locali».

RESTAGNO, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici. Il Ministero dei lavori pubblici si è da tempo vivamente preoccupato di predisporre tutti i mezzi atti ad accelerare l’esecuzione di lavori pubblici, anche a sollievo della grave disoccupazione operaia ed agricola, ed, in relazione alle somme straordinarie all’uopo autorizzate con vari provvedimenti legislativi, ha disposto l’inizio delle opere finanziate, che sono tuttora in corso.

Si è data la precedenza a quei lavori, anche di interesse di enti locali (provincia, comuni, istituzioni pubbliche di beneficenza ed enti pubblici di assistenza), che consentivano il più largo e tempestivo impiego di mano d’opera non specializzata, tenendo tuttavia conto della necessità di dar preferenza a quei lavori che giovavano a ripotenziare le varie attività delle singole regioni.

Allo scopo di utilizzare tutte le forze produttive, si è fatto uso della facoltà di cui all’articolo 4 del decreto legislativo luogotenenziale 12 ottobre 1945, n. 690, affidando agli enti locali, che avevano uffici tecnici attrezzati, l’esecuzione dei lavori di loro competenza che venivano finanziati con i fondi per la disoccupazione.

Di tale sistema il Ministero intende continuare a valersi sempre più, affidando agli enti stessi anche la progettazione e la direzione dei lavori, di guisa che gli uffici del Genio civile ed i Provveditorati regionali alle opere pubbliche si limiteranno ad esercitare l’alta sorveglianza e a disporre i pagamenti ed effettuare i collaudi dei lavori compiuti che, per ovvie ragioni, non possono essere delegati agli enti interessati. Su tale preciso intendimento è stata richiamata l’attenzione dei prefetti, dei provveditori alle opere pubbliche e degli ingegneri capi del Genio civile, con recente circolare telegrafica.

In pari tempo, si e cercato di semplificare le procedure per l’approvazione dei progetti ed i pagamenti, decentrando ai Provveditorati ed agli uffici del Genio civile ogni più ampio potere, giusta il decreto legislativo luogotenenziale 27 giugno 1946, n. 37.

Per quanto riguarda i lavori da eseguire nel corrente esercizio, si fa rilevare che non è possibile utilizzare in un periodo limitato tutti i fondi stanziati nello stato di previsione della spesa del Ministero. Essendo stato autorizzato l’esercizio provvisorio del bilancio per il primo trimestre 1° luglio-30 settembre 1946, possono per ora essere impegnate ed utilizzate solo le somme relative al trimestre.

Per le opere straordinarie si dovrà provvedere con autorizzazioni di spesa straordinarie. Ed in relazione a ciò, è in corso la compilazione di un programma organico dei lavori da eseguire nel corrente esercizio, per i quali sono stati già autorizzati fondi per lire 33 miliardi, in acconto della spesa di lire 200 miliardi, riconosciuta in linea di massima indispensabile dal Comitato interministeriale per la ricostruzione.

PRESIDENTE. L’onorevole interrogante ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.

RUGGERI. Mi dichiaro soddisfatto; intenderei però sottolineare la necessità di decentrare veramente agli enti locali, sia per quanto riguarda i lavori, che per quanto si riferisce alla progettazione, alla esecuzione e al finanziamento. Non risulterebbe che i Geni civili attualmente seguano questa organizzazione, cioè finanzino e consegnino i lavori ai comuni e alle provincie. Nella mia regione i Geni Civili intendono progettare, appaltare, controllare e finanziare: i comuni vengono per il 90 per cento estromessi. Richiamo l’attenzione su questo fatto che può intralciare. È un problema organizzativo, non burocratico.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Roselli, al Ministro dei lavori pubblici, «sulla necessità di una pronta decisione per la nomina, da parte del Governo, della Delegazione incaricata di trattare con il Governo svizzero per l’idrovia Locarno-Venezia e concludere rapidamente le trattative sulla base dei punti seguenti: 1°) a carico della Svizzera: la progettazione definitiva del canale e concorso nelle spese dei lavori con anticipo e in misura non inferiore a1 50 per cento della spesa totale; 2°) costruzione del canale per natanti da 600 tonnellate, secondo la formula internazionale, con navigabilità in ogni giorno e ora dell’anno; 3°) libertà di navigazione assicurata alla Svizzera, secondo il diritto internazionale; 4°) sistemazione e tutela, in linea di massima e di principio e di fatto, delle necessità e risorse idriche delle zone agricole adiacenti al canale; 5°) celere inizio dei lavori, anche per ovviare ai danni della disoccupazione. Gli interessati chiedono come mai il Governo abbia tanto ritardato nell’appoggiare questa iniziativa, e perché non si affretti a nominare la Delegazione d’intesa con gli enti interessati. L’interrogante sottolinea l’estrema urgenza economica e sociale di una soluzione, tanto più che al Governo non si chiedono né denari, né compromissioni in partenza».

Prego l’onorevole Roselli di voler consentire al rinvio della sua interrogazione, desiderando il Ministro Romita rispondere personalmente.

ROSELLI. Consento.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Di Giovanni, ai Ministri dell’agricoltura e foreste e di grazia e giustizia, «sulla predisposizione dell’ispettorato agrario per la provincia di Siracusa ad ostacolare le aspirazioni delle cooperative agricole di lavoro nella concessione delle terre incolte o mal coltivate, sia per la determinazione delle indennità a favore dei proprietari, quasi sempre eccessive, sia per l’imposizione di lavori di bonifica a carico delle cooperative, non compatibili con la brevità delle concessioni. Né le cooperative trovano la necessaria tutela nelle speciali Commissioni, per quanto presiedute da magistrati, anch’esse piuttosto inclini a sostenere le pretese dei proprietari, tanto nella determinazione delle indennità e nella convalida di procedure assicurative e coattive, spesso astiose, che espongono le cooperative a costosi litigi, quanto nella negata proroga annuale delle concessioni, in conseguenza di una erronea e troppo letterale applicazione del decreto di proroga. Tutto ciò tradisce lo spirito informatore dei provvedimenti sulla concessione delle terre incolte o mal coltivate, provoca il malcontento giustificato dei lavoratori e li costringe alla disoccupazione, con il conseguente pericolo per l’ordine pubblico».

Non essendo l’onorevole interrogante presente, s’intende che vi abbia rinunziato.

Segue l’interrogazione dell’onorevole Lombardi Carlo al Presidente del Consiglio dei Ministri, «per sapere se – considerato che la monda del riso è in corso quest’anno con la retribuzione giornaliera di lire 285, che lo stesso Ministero dell’agricoltura riconosceva, al termine delle trattative, come inferiore di lire 15 al minimo necessario per un lavoro fra i più faticosi tuttora condotto in condizioni di alimentazione, di alloggio e di igiene indegne di una società civile ed organizzata –  non ritenga equo ed opportuno estendere il premio della Repubblica a questa categoria di lavoratrici nella misura di lire 500 per ogni mondariso locale o forestiera».

Avverto che l’onorevole Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici non è presente, e che quindi l’interrogazione si intende rinviata.

Segue l’interrogazione degli onorevoli Calamandrei e Codignola, ai Ministri della pubblica istruzione e dell’assistenza post-bellica, «per conoscere quali provvedimenti intendano adottare per continuare nel prossimo anno accademico 1946-47 l’assistenza agli studenti reduci e per ovviare ai gravissimi inconvenienti causati nel decorso anno dalla mancata coordinazione tra i provvedimenti del Ministro della pubblica istruzione, che hanno istituito i corsi di integrazione divisi in due semestri per ogni anno, e i provvedimenti del Ministro dell’assistenza post-bellica, che hanno limitato ad un solo semestre le erogazioni destinate a provvedere al mantenimento degli studenti iscritti a tali corsi, coll’assurda conseguenza che alle Università che hanno fin dall’inizio del primo semestre provveduto coi loro mezzi ad anticipare agli studenti reduci il vitto e l’alloggio affidandosi alle istruzioni contenute nelle circolari ministeriali, il Ministero dell’assistenza post-bellica nega il rimborso delle spese anticipate».

L’onorevole Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione ha facoltà di rispondere.

BELLUSCI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. L’esame della richiesta fatta dagli onorevoli Calamandrei e Codignola per conoscere quali provvedimenti si intendano adottare per continuare nel prossimo anno scolastico 1946-47 l’assistenza materiale agli studenti reduci, rientra nell’esclusiva competenza del Ministero della assistenza post-bellica.

È a tale riguardo opportuno riferirsi alla circolare 26 agosto 1945, n. 9800, inviata dal Ministero dell’istruzione a tutte le Università e a tutti gli Istituti di istruzione superiore, la quale rese note, in merito alle provvidenze da attuare in favore degli studenti reduci, le rispettive sfere di competenza del Ministero della pubblica istruzione e di quello dell’assistenza post-bellica.

Secondo tale circolare, erano di competenza del Ministero della pubblica istruzione i provvedimenti di carattere amministrativo che, in effetti, sono stati, poi, emanati con decreto legislativo luogotenenziale 27 ottobre 1945, n. 893 (istituzione di corsi semestrali per studenti reduci ed assimilati, dispensa dal pagamento delle tasse scolastiche, pagamento degli insegnanti e via dicendo), mentre rientravano nella competenza del Ministero dell’assistenza post-bellica gli altri provvedimenti di vera e propria assistenza materiale agli studenti, quali la istituzione di mense, la concessione di sussidi, ecc.

Il Ministero della pubblica istruzione faceva presente in detta circolare che non poteva intervenire nella questione dell’assistenza materiale, nemmeno per impartire direttive di massima, in quanto riconosceva che il problema dell’assistenza materiale assumeva aspetti diversi nei diversi luoghi e che, pertanto, una soluzione che poteva convenire in una sede sarebbe stata inadatta in altra sede.

Il Ministero, inoltre, precisava che le varie soluzioni dovevano essere studiate direttamente fra il Ministero dell’assistenza post-bellica, al quale facevano carico le spese, e le singole Università che dovevano concorrere nei limiti del possibile e provvedere alla organizzazione dei modi concreti dell’assistenza.

Pertanto la questione per il mancato rimborso delle quote di vitto e di alloggio anticipate dalle Università (questione che ha determinato l’interrogazione) deve essere trattata direttamente dalle singole Università e detto Ministero, presso il quale questa Amministrazione centrale non mancherà d’interporre i suoi buoni uffici.

PRESIDENTE. L’onorevole Calamandrei ha facoltà di dichiarare se è soddisfatto.

CALAMANDREI. Non posso dichiararmi soddisfatto di questa risposta, la quale è semplicemente una specie di riepilogo storico di quello che è stato fatto tra il Ministero dell’istruzione e il Ministero dell’assistenza post-bellica in relazione alle provvidenze a favore degli studenti reduci, nello scorso anno. Ma quello che è stato fatto l’anno scorso, modestamente lo so anche io; ed era proprio per sapere quali sono le intenzioni dei due Ministeri nel prossimo anno che io mi ero permesso di rivolgere questa interrogazione. Perché l’anno scorso avvenne questo: che mentre il Ministero dell’istruzione pubblica stabilì che a favore degli studenti reduci di tutte le Università venissero tenuti due corsi integrativi accelerati, i quali in un anno tenessero il luogo di due anni, il Ministero dell’assistenza post-bellica stabilì invece che di questi due semestri soltanto uno venisse accompagnato dall’assistenza a favore degli studenti, consistente nell’assegnazione di una somma per il vitto e per l’alloggio, in modo che gli studenti reduci, che si suppone non possano studiare se non sono economicamente aiutati e messi in grado di avere nella sede universitaria alloggio e vitto gratuito, si trovarono l’anno scorso in questa singolare condizione: che furono messi in grado di aver questa assistenza gratuita per un semestre, e per l’altro semestre no.

Si vorrebbe sapere quindi dai due Ministri se anche l’anno prossimo si rinnoverà questa singolare discordanza fra le loro provvidenze. Era questo il punto su cui chiedevo spiegazioni e intorno al quale nessuna spiegazione è stata data. È quindi chiaro che non posso essere soddisfatto.

PRESIDENTE. Il tempo assegnato allo svolgimento delle interrogazioni è così esaurito.

Seguito della discussione sulla proposta di aggiunta al Regolamento della Camera.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Seguito della discussione sulla proposta di aggiunta al Regolamento. (Doc. II, n. 5).

Ricordo che nella seduta di venerdì fu dichiarata chiusa la discussione generale. Si passa ora alla discussione dell’articolo aggiuntivo e degli emendamenti proposti. Si dia lettura dell’articolo aggiuntivo.

DE VITA, Segretario, legge:

«Per determinare quali disegni di legge – all’infuori di quelli per i quali la deliberazione dell’Assemblea Costituente è preveduta dall’articolo 3 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98 – debbano essere deliberati dall’Assemblea, sono istituite quattro Commissioni permanenti, per le materie di competenza, rispettivamente:

1°) della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri: interno, grazia e giustizia, pubblica istruzione, guerra, marina militare, aeronautica, assistenza post-bellica; dell’Alto Commissariato per l’igiene e la sanità pubblica;

2°) dei Ministeri: finanze, tesoro;

3°) dei Ministeri: industria e commercio, lavoro e previdenza sociale, commercio con l’estero, agricoltura e foreste e dell’Alto Commissariato per l’alimentazione;

4°) dei Ministeri: lavori pubblici, trasporti, marina mercantile, poste e telecomunicazioni.

«Il Presidente dell’Assemblea, al quale saranno inviati dal Governo tutti i disegni di legge deliberati dal Consiglio dei Ministri, li trasmetterà alle Commissioni competenti.

«Ciascuna Commissione rinvierà al Governo i disegni di legge, indicando quelli che essa ritenga debbano essere sottoposti alla deliberazione dell’Assemblea Costituente per la loro importanza tecnica o politica.

«Le Commissioni dovranno deliberare su ciascun disegno di legge nel termine di quindici giorni dalla ricezione di esso. Decorso detto termine senza che la Commissione competente si sia pronunciata, il Governo potrà dar corso al disegno di legge a norma dell’articolo 3 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98.

«Se il Governo dichiara l’urgenza, il termine è ridotto a cinque giorni.

«Le Commissioni saranno composte mediante designazione degli Uffici, in ragione di un delegato per quelli che comprendono non più di cinquanta Deputati e di uno per ogni cinquanta, senza computare le frazioni, per gli altri Uffici.

«Le Commissioni si costituiranno nominando il presidente, il vicepresidente e un segretario».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Sardiello. Ne ha facoltà.

SARDIELLO. Il Gruppo parlamentare repubblicano tiene a dichiarare che nelle proposte modifiche del Regolamento vede soprattutto una soluzione delle esigenze immediate attinenti all’importante problema ora dibattuto. Ritiene però che esigenze precipuamente di carattere giuridico richiedano che il problema sia posto all’altezza che ad esso è dovuta e risoluto in una forma adeguata. Per questo abbiamo presentato una mozione, la quale propone che alla questione sia data una sistemazione adeguata per mezzo di una legge costituzionale provvisoria, valevole sino all’approvazione della Costituzione definitiva e da sottoporsi alla discussione ed alla approvazione dell’Assemblea.

Con questi chiarimenti, così intendendo cioè il valore delle modifiche al Regolamento, noi del Gruppo repubblicano voteremo favorevolmente alle proposte modifiche.

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del primo comma dell’articolo aggiuntivo:

«Per determinare quali disegni di legge – all’infuori di quelli per i quali la deliberazione dell’Assemblea Costituente è preveduta dall’articolo 3 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98 – debbano essere deliberati dall’Assemblea, sono istituite quattro Commissioni permanenti, per le materie di competenza, rispettivamente:

1°) della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri: interno, grazia e giustizia, pubblica istruzione, guerra, marina militare, aeronautica, assistenza post-bellica; dell’Alto Commissariato per l’igiene e la sanità pubblica;

2°) dei Ministeri: finanze, tesoro;

3°) dei Ministeri: industria e commercio, lavoro e previdenza sociale, commercio con l’estero, agricoltura e foreste e dell’Alto Commissariato per l’alimentazione;

4°) dei Ministeri: lavori pubblici, trasporti, marina mercantile, poste e telecomunicazioni».

Ha chiesto di parlare il Relatore, onorevole Penassi. Ne ha facoltà.

PERASSI, Relatore. Devo rilevare una omissione materiale nella elencazione dei Ministeri attribuiti alla competenza della prima Commissione. Occorre aggiungere il Ministero degli affari esteri.

È evidente che i disegni di legge del Ministero degli affari esteri, se riguardano l’approvazione di trattati, vanno alla Commissione dei trattati, in conformità a quanto è detto nel comma 1°; ma è da tener presente che il Ministero degli affari esteri può anche presentare disegni di legge di altro genere, che non concernono trattati. Propongo quindi che al numero 1°), dopo le parole: «della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri» si aggiungano le altre: «affari esteri».

PRESIDENTE. Pongo ai voti il 1° comma con l’aggiunta proposta dal Relatore.

(È approvato).

Passiamo al 2° comma.

«Il Presidente dell’Assemblea, al quale saranno inviati dal Governo tutti i disegni di legge deliberati dal Consiglio dei Ministri, li trasmetterà alle Commissioni competenti».

PRESIDENTE. A questo comma gli onorevoli: Canevari, De Michelis, Arata, Montemartini, Salerno, Mariani Francesco, Malagugini, Fornara, Faccio, Lombardi Giovanni, hanno proposto il seguente emendamento:

«Dopo le parole: dal Governo, aggiungere: salvo i casi di massima urgenza».

L’onorevole Salerno ha facoltà di svolgere l’emendamento.

SALERNO. L’emendamento da noi proposto, senza vulnerare la norma a cui l’articolo aggiuntivo è improntato, la adegua alle esigenze della pratica, alle condizioni eccezionali nelle quali vive la Nazione. Il Governo invia al Presidente dell’Assemblea i disegni di legge deliberati dal Consiglio dei Ministri. Il Presidente dell’Assemblea li trasmette poi alle Commissioni competenti. Questa è la regola. Ma non si può negare che vi possono essere condizioni eccezionali, per le quali questo invio dei disegni di legge deliberati dal Consiglio dei Ministri non può essere effettuato e che cioè questi disegni non possono essere trasmessi all’Assemblea e quindi esaminati dalle Commissioni senza determinare intralci o pericolosi ritardi.

Purtroppo noi viviamo ancora in una atmosfera di eccezione. Si è parlato di una economia di guerra; si potrebbe dire che la Nazione vive in una condizione di guerra. È logico che, ricorrendo particolari circostanze, debba essere al Governo riservata la possibilità di fronteggiarle con dei provvedimenti che, indugiandosi in discussioni e dibattiti, potrebbero frustrare quelle finalità alle quali si dove tendere. Perciò vi è un’espressione che deve essere ben limitatrice di questa facoltà, che imbriglia per così dire la facoltà: non si parla solo di casi d’urgenza, ma si dice «di massima urgenza»; tanto più che per l’urgenza il testo dell’articolo aggiuntivo prevede una certa procedura di termini abbreviati, come si vedrà nella discussione ulteriore, per cui le Commissioni, invece di decidere in 15 giorni, potranno decidere in 5 giorni. Ma nei casi di massima urgenza anche questi termini abbreviati potrebbero non essere sufficienti e sarebbe invece indispensabile che il Governo avesse facoltà di provvedere. Certo anche il criterio della massima urgenza è empirico, perché non è facile stabilire quali siano i casi di massima urgenza; ma questo criterio, appunto perché non matematicamente preciso, impegna il senso di responsabilità del Governo, il quale farà uso di questa facoltà in quei casi nei quali veramente le eccezionali condizioni del paese lo impongano.

PRESIDENTE. Chiedo al Relatore se accetta l’emendamento.

PERASSI, Relatore. Se il Governo ritiene necessaria questa restrizione, quale risulta dall’emendamento proposto, la Giunta del Regolamento non ha difficoltà a che sia accolta.

PRESIDENTE. Chiedo al Governo se accetta.

CAPPA, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. Il Governo accetta l’emendamento proposto. Con la modifica al Regolamento che si sta discutendo dovranno essere portati all’Assemblea, attraverso le Commissioni, tutti i disegni di legge che saranno approvati dal Consiglio dei Ministri. È giusto, e mi pare opportuno specialmente in questo momento, in cui molte volte i provvedimenti urgono, che sia riservato al giudizio del Governo di poter provvedere, nei casi di massima urgenza, senza attendere il responso dell’Assemblea. Del resto l’Assemblea deve tener conto che in virtù del noto articolo 3 essa ha dei diritti e dei poteri del tutto sovrani, in quanto può, in qualunque momento, proporre la sfiducia al Governo: quindi è da pensare che il Governo non userà della facoltà contenuta nell’emendamento proposto, se non quando riterrà di avere il consenso dell’Assemblea.

PRESIDENTE. Pongo ai voti il secondo comma con l’aggiunta proposta dall’onorevole Canevari ed altri, accettata dal Relatore e dal Governo.

(È approvato).

Passiamo al terzo comma:

«Ciascuna Commissione rinvierà al Governo i disegni di legge, indicando quelli che essa ritenga debbano essere sottoposti alla deliberazione dell’Assemblea Costituente per la loro importanza tecnica o politica».

A questo comma l’onorevole Crispo ha proposto il seguente emendamento:

«Dopo le parole: alla deliberazione dell’Assemblea Costituente, sopprimere le altre: per la loro importanza tecnica o politica».

Ha proposto anche, dopo il 3° comma, di aggiungere il seguente:

«La procedura per la deliberazione della Assemblea avrà luogo in conformità delle disposizioni del Regolamento».

Poiché l’onorevole Crispo non è presente, si intende che vi abbia rinunziato.

Pongo ai voti il terzo comma nel testo proposto dalla Giunta del Regolamento.

(È approvato).

Passiamo al quarto comma:

«Le Commissioni dovranno deliberare su ciascun disegno di legge nel termine di quindici giorni dalla ricezione di esso. Decorso detto termine senza che la Commissione competente si sia pronunciata, il Governo potrà dare corso al disegno di legge a norma dell’articolo 3 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98».

Su questo comma non è stato presentato nessun emendamento e, pertanto, lo pongo ai voti.

(È approvato).

Segue il quinto comma:

«Se il Governo dichiara l’urgenza, il termine è ridotto a cinque giorni».

A questo comma sono stati proposti tre emendamenti aggiuntivi. Il primo è dell’onorevole Crispo, così formulato:

«Aggiungere le parole seguenti: quando la Commissione competente riconosca l’urgenza».

Non essendo presente l’onorevole Crispo, s’intende che vi abbia rinnunziato.

Il secondo è degli onorevoli Togni, Taviani, Braschi, i quali hanno proposto di aggiungere dopo il 5° comma:

«Qualora la sessione di lavori dell’Assemblea sia chiusa, e sia stata dichiarata l’urgenza di un provvedimento, la Commissione competente lo rinvierà al Governo, entro i cinque giorni, con le sue eventuali osservazioni».

L’onorevole Togni ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

TOGNI. Nel presentare l’emendamento oggetto della discussione, ci siamo preoccupati, come del resto ha spiegato l’onorevole Salerno, di evitare intralci all’opera fattiva e al regolare lavoro del Governo, nel caso che la sessione di lavori dell’Assemblea sia chiusa. Ma poiché è stato approvato l’emendamento dei colleghi Canevari, De Michelis ed altri, in cui si prospetta il caso di urgenza, noi riteniamo che il nostro emendamento sia da quello assorbito, e quindi lo ritiriamo.

PRESIDENTE. Il terzo emendamento è quello proposto dall’onorevole Caroleo:

«Dopo l’emendamento Togni, Tornami, Braschi, al 5° comma, aggiungere:

«I disegni di legge così rinviati e tutti gli altri provvedimenti, che le Commissioni avranno ritenuto di non sottoporre alla deliberazione dell’Assemblea, dovranno essere portati all’esame di quest’ultima nella prima o seconda seduta successiva alla pubblicazione dei relativi decreti, per la conversione in legge, in parziale deroga all’articolo 6 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98».

L’onorevole Caroleo ha facoltà di svolgerlo.

CAROLEO. L’emendamento proposto, e di cui ho avuto l’onore di occuparmi in una precedente seduta, mirava ad una certa coerenza logica fra queste proposte di aggiunta al Regolamento, che, nella sostanza, riconoscono all’Assemblea Costituente la sovranità della funzione legislativa, sia pure subordinata all’iniziativa del Governo, e quelle che erano e sono ancora le norme del decreto legislativo del 16 marzo 1946. Ciò in quanto, all’articolo 6 di questo decreto, si prevede il rinvio al nuovo Parlamento di tutti i decreti legge dell’Esecutivo in funzione durante il periodo della Costituente, e quella previsione era ben logica, in armonia con questo proposito di rinvio e con l’esclusione dell’Assemblea Costituente dalla partecipazione al lavoro legislativo ordinario del proprio Governo. Ma ora che bene o male, in una forma già approvata da molti settori, si è venuto a trasferire il potere legislativo alla Costituente, mi sembra che non sia perfettamente conforme alla buona logica comune e giuridica, rinviare, il controllo dei provvedimenti legislativi che il Governo andrà ad emettere – e che non passeranno per una ragione o per l’altra al vaglio anticipato dell’Assemblea Costituente – a detto nuovo Parlamento. Siffatti decreti proverranno dall’iniziativa del Governo della Costituente, del Governo cioè responsabile verso questa Assemblea, e mi pare incompatibile che rispetto all’attività di questo Governo responsabile verso la Costituente, ci debba essere in un lontano avvenire un diverso potere di controllo di altro Parlamento.

Sul terreno pratico, quando una modifica, in qualunque forma sia stata proposta ed in qualunque forma dovrà essere in definitiva approvata, porta a profondi mutamenti di sostanza, è necessario inserire nella formulazione letterale quegli accorgimenti che, senza offendere gli organi e le persone, valgano a renderla il più possibile completa, per la serietà della stessa modifica.

Ora io non ho alcuna sfiducia verso il Governo dell’Assemblea; non voglio minimamente dubitare dell’esercizio scrupoloso e diligente del potere di esame e di delibazione che faranno le quattro Commissioni in via di nomina, ma non è ammissibile che, alla delega di potere legislativo al Governo, si accompagni un’altra delega di potere legislativo alle Commissioni, le quali deliberino per conto loro, senza che l’Assemblea abbia la possibilità di un proprio controllo. Questo controllo deve essere nei limiti e nell’ambito della stessa Assemblea Costituente. Io ho inteso dall’onorevole Gullo Rocco che il gruppo socialista prestava adesione alla prima parte di questo mio emendamento, in quanto esso sembrava logico per il primo punto, mentre, per la seconda parte, c’era la preoccupazione di un sovraccarico di lavoro per l’Assemblea Costituente. Però mi permetto di osservare, in relazione a questo rilievo dell’onorevole Gullo, peraltro apprezzabile, che siccome c’è sempre un potere deliberativo, che si esercita anticipatamente dalle Commissioni, dovrebbero sfuggire al preventivo controllo, alla deliberazione dell’Assemblea soltanto quei provvedimenti, che non interesserebbero concretamente la stessa Assemblea. Ed allora si tratterebbe, in un secondo tempo, di una approvazione puramente formale, e noi abbiamo anche dei precedenti nella nostra prassi legislativa di decreti che si sono portati in blocco per migliaia alla ratifica del Parlamento. Comunque, io mi sono limitato a proporre un emendamento per ragioni di coerenza logica e per impulso di sensibilità giuridica, così come ho avuto l’onore di esporre all’Assemblea, la quale farà dello emendamento quel conto che, nel suo saggio apprezzamento, crederà di fare.

PRESIDENTE. Sull’emendamento Caroleo ha chiesto di parlare l’onorevole Carboni. Ne ha facoltà.

CARBONI. Il gruppo socialista mi ha dato l’incarico di esporre all’Assemblea i motivi per cui esso è contrario all’emendamento Caroleo. Però, dopo le dichiarazioni del relatore Perassi, coincidenti col nostro pensiero, mi limito ad una semplice osservazione, con la quale credo rispondere anche a quello che ha detto l’onorevole Caroleo. Ormai, l’Assemblea ha approvato il terzo comma dell’articolo aggiuntivo proposto dalla Commissione del Regolamento, il quale terzo comma stabilisce che ciascuna Commissione invierà al Governo i disegni di legge, indicando quelli che essa ritenga debbano essere sottoposti alla deliberazione dell’Assemblea Costituente per la loro importanza tecnica o politica. Ai sensi di questo terzo comma, diventato ormai norma regolamentare della nostra Assemblea, non è esatto che questa rivendichi a sé il potere legislativo. È esatto invece che soltanto i disegni di legge specificatamente indicati dalle Commissioni per la loro importanza tecnica o politica, dovranno essere sottoposti alla deliberazione dell’Assemblea. Ciò significa che la nuova disposizione del nostro regolamento, conformemente allo spirito informatore della proposta qual è lumeggiato nella relazione Perassi, mantiene ferma per tutti gli altri provvedimenti legislativi la delega fatta al Governo con l’articolo 3 del decreto 16 marzo 1946, sotto la condizione, stabilita nell’articolo 6 dello stesso decreto, che i provvedimenti legislativi emanati dal Governo in questo periodo provvisorio dovranno essere sottoposti alla ratifica del futuro Parlamento. Ora, se questa è la disposizione che noi abbiamo approvato votando il terzo comma, non possiamo, senza una palese contraddizione, accettare l’emendamento Caroleo.

Per queste ragioni, il gruppo socialista voterà contro.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Relatore.

PERASSI, Relatore. Secondo l’emendamento Caroleo, i provvedimenti legislativi che sono esaminati preventivamente dalle Commissioni e poi rinviati al Governo e da questo adottati dovrebbero essere sottoposti successivamente all’Assemblea Costituente per la conversione in legge, in parziale deroga dell’articolo 6 del decreto legislativo 16 marzo 1946, n. 98.

Ora questo articolo, a cui si fa richiamo, stabilisce che i provvedimenti legislativi che non sono di competenza dell’Assemblea Costituente, ai sensi del primo comma dell’articolo 3, e che sono deliberati nel periodo ivi indicato, devono essere sottoposti alla ratifica del nuovo Parlamento entro un anno dalla sua entrata in funzione. L’osservazione evidente che occorre fare è che l’emendamento Caroleo propone una deroga al decreto legislativo 16 marzo 1946.

Ora una deroga, sia pure parziale, all’articolo 6 del decreto citato, non può essere adottata con una norma del Regolamento interno dell’Assemblea. Conseguentemente se l’onorevole Caroleo vuole insistere nel suo emendamento, la Commissione invita l’Assemblea a respingerlo.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

CAPPA PAOLO, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. Il Governo, naturalmente, lascia all’Assemblea di disporre come creda del suo Regolamento. Però, per ragioni pratiche, devo associarmi alle considerazioni giuridiche dell’onorevole Carboni, anche perché, ove si accettasse l’emendamento Caroleo, l’Assemblea verrebbe ad essere sopraffatta da un cumulo di lavoro. Infatti, ove l’emendamento Caroleo fosse approvato, dovrebbero essere portati all’approvazione dell’Assemblea tutti i decreti legislativi; non solamente quelli che le Commissioni abbiano ritenuto di competenza dell’Assemblea, ma anche tutti gli altri decreti già dichiarati dalle Commissioni non importanti. E saremmo così in piena contraddizione con l’articolo 6 della legge costitutiva, che demanda al nuovo Parlamento, entro un anno dalla sua entrata in funzione, l’approvazione di tutti i provvedimenti deliberati.

L’Assemblea Costituente è stata costituita non per esaminare ed approvare i disegni di legge che il Governo, munito dei pieni poteri sotto questo aspetto, emanerà, ma per formare e approvare la nuova Costituzione della Repubblica. Sicché, approvando l’emendamento Caroleo, sarebbe proprio un evadere dal compito dell’Assemblea ed un rendere impossibile di rimanere nei termini stabiliti all’Assemblea stessa per l’approvazione della Costituzione.

Pertanto, non vedo la possibilità di seguire l’onorevole Caroleo nel suo desiderio di vedere sottoposti all’Assemblea tutti i provvedimenti di legge emanati.

PRESIDENTE. Pongo ai voti l’emendamento Caroleo, non accettato dal Relatore.

(Non è approvato – Si approva il 5° comma nel testo della Giunta del Regolamento).

Passiamo al 6° comma:

«Le Commissioni saranno composte mediante designazione degli Uffici, in ragione di un delegato per quelli che comprendono non più di 50 Deputati e di uno per ogni 50, senza computare le frazioni, per gli altri Uffici».

L’onorevole Taviani ha proposto di sostituire il 6° comma col seguente:

«Le Commissioni saranno composte mediante designazioni degli Uffici, in ragione di un delegato per quelli che comprendono non più di 25 Deputati e di uno per ogni 25, senza computare le frazioni, per gli altri Uffici».

L’onorevole Taviani ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

TAVIANI. La presentazione del mio emendamento si propone due scopi.

Anzitutto, impegnare alla collaborazione nelle Commissioni un maggior numero di deputati. Infatti, se l’emendamento verrà accettato, ogni Commissione sarà composta di 23, anziché di 15 deputati.

Secondo scopo: rispettare meglio le proporzioni dei diversi Uffici nell’Assemblea Costituente.

Infatti, secondo il comma 6° dell’articolo aggiuntivo proposto, si verrebbero ad avere in ogni Commissione: per 3 Uffici, comprendenti circa 430 Deputati, 8 rappresentanti, mentre per 7 Uffici, comprendenti circa 120 Deputati, si avrebbero 7 rappresentanti. Se l’emendamento proposto verrà accettato, si avranno invece 16 rappresentanti, in oggi Commissione, per i 3 Uffici, che hanno 430 Deputati, e 7 rappresentanti ogni Commissione, per gli altri Uffici.

PRESIDENTE. Il Relatore, onorevole Perassi, ha facoltà di parlare.

PERASSI, Relatore. L’emendamento proposto dall’onorevole Taviani non solleva questioni di ordine giuridico, ma essenzialmente di opportunità; quindi, la Giunta del Regolamento si rimette alla decisione dell’Assemblea.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. Il Governo si rimette alla Camera.

PRESIDENTE. Pongo ai voti l’emendamento proposto dall’onorevole Taviani.

(È approvato).

Passiamo all’ultimo comma:

«Le Commissioni si costituiranno nominando il presidente, il vicepresidente e un segretario».

Non essendovi alcun emendamento, lo pongo ai voti.

(È approvato).

L’onorevole Persico ha proposto di aggiungere il seguente comma:

«Su tutti i disegni di legge sui quali dovrà deliberare l’Assemblea Costituente (comprese le proposte di legge di iniziativa parlamentare) riferirà all’Assemblea la Commissione competente per materia».

CARBONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARBONI. Il gruppo parlamentare socialista è favorevole all’emendamento Persico per quel che riguarda la Commissione che deve riferire all’Assemblea su ciascun disegno di legge sottoposto alla sua deliberazione.

L’emendamento colma una lacuna della proposta di aggiunta al Regolamento della Camera. Infatti l’articolo aggiuntivo limita la competenza delle istituende Commissioni alla delibazione preventiva sui singoli disegni di legge predisposti dal Governo, allo scopo di determinare quali di essi debbano essere sottoposti alla deliberazione della Assemblea. Esso, invece, tace sulla procedura da adottare per l’esame, da parte della Assemblea, dei disegni di legge che poi dal Governo siano presentati all’Assemblea stessa.

Nel silenzio della norma regolamentare, si dovrebbe seguire una delle due procedure stabilite dal Regolamento della Camera dei Deputati, cioè o il procedimento delle tre letture, o quello degli Uffici; entrambi complessi e inidonei alla breve durata di questa Assemblea.

Più opportunamente l’onorevole Persico propone che la relazione all’Assemblea sia fatta dalla Commissione competente per materia; s’intende, dalla stessa Commissione prevista dal primo comma dell’articolo aggiuntivo, la quale, avendo compiuto la delibazione preliminare sul disegno di legge, è particolarmente indicata a riferirvi.

Il sistema proposto dall’onorevole Persico attuerà una maggiore speditezza. E perciò noi siamo favorevoli alla proposta di cui ho parlato sinora.

Invece non possiamo accettare, dell’emendamento Persico, l’inciso che si riferisce alle proposte di legge d’iniziativa parlamentare, col quale si vorrebbe riconoscere incidentalmente ai Deputati della nostra Assemblea un potere di iniziativa in materia di legislazione ordinaria, che noi non abbiamo per il decreto legislativo 3 marzo 1946. e che la proposta oggi in discussione non ci attribuisce. Il significato sostanziale nello spirito e nelle parole della nuova norma regolamentare è, come ho detto discutendo l’emendamento Caroleo, di mantenere in vigore la delega legislativa al Governo col solo temperamento di sottoporre alla deliberazione dell’Assemblea Costituente i disegni di legge di particolare importanza tecnica o politica. Attribuire ai singoli deputati un potere d’iniziativa in materia di legislazione ordinaria potrebbe costituire un serio pregiudizio, distraendo l’Assemblea dalla sua funzione istituzionale di fare la Costituzione.

Chiedo, pertanto, che l’emendamento Persico sia posto in votazione per divisione.

TAVIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TAVIANI. Il gruppo democratico cristiano non è contrario all’emendamento Persico qualora venga tolto l’inciso «comprese le proposte di legge d’iniziativa parlamentare». Non possiamo in sede di discussione del Regolamento interno far passare, per mezzo di un inciso, il principio per cui si attribuisce l’iniziativa legislativa a questa Assemblea, che è stata invece eletta allo scopo di fare la Costituzione.

PRESIDENTE. L’onorevole Persico accetta?

PERSICO. L’emendamento da me proposto ha due scopi: il primo è di colmare una lacuna della proposta che ci è stata presentata, lacuna che probabilmente deriva dal fatto che si sono avute due edizioni del provvedimento. Infatti nella prima era chiaramente detto: «L’Assemblea ne affiderà l’esame nel merito alle stesse Commissioni, ovvero a Commissioni speciali». Nel rifare l’articolo questo inciso è stato omesso; quindi, mentre è fissata la procedura pregiudiziale riguardante l’esame dei disegni di legge per stabilire quali devono essere rinviati al Governo e quali portati all’Assemblea, non è stato poi detto in quale maniera l’Assemblea dovrà deliberare sugli stessi. Allora ho creduto opportuno determinare che le stesse quattro Commissioni riferiranno, oralmente o per iscritto, all’Assemblea, e su questo punto mi pare che le opinioni dei colleghi siano concordi.

Vi è poi l’inciso. Non è a caso che ho messo in un inciso la frase «comprese le proposte di legge di iniziativa parlamentare», perché ritengo che non ci sarebbe stato alcun bisogno di mettere questa aggiunta. Solo di fronte al dubbio che è sorto, pel quale l’iniziativa parlamentare sarebbe vietata, ho voluto riaffermarla in quell’inciso, perché, secondo me, ciascun Deputato eletto all’Assemblea Costituente ha il diritto di presentare le proposte di legge che meglio crede opportuno. L’iniziativa parlamentare, come ho già spiegato quando ho parlato nella discussione generale, non è che l’esplicazione della sovranità popolare, la quale si esercita attraverso i Deputati eletti a rappresentare il popolo nell’Assemblea. Quindi non ci sarebbe stato bisogno di questo inciso, perché, a mio parere, in qualunque momento un Deputato può presentare una proposta di legge, che potrà poi essere presa o no in considerazione dalla Camera, la quale quindi potrà anche respingerla. Perciò, quando l’altro giorno l’onorevole Gullo diceva che, di fronte all’appello nominale chiesto sulla possibilità o meno di discutere la proposta di cui ci occupiamo, si era visto che la mia aggiunta poteva dar luogo ad ostruzionismi per ritardare o prolungare i lavori dell’Assemblea Costituente, diceva cosa inesatta, perché, a norma del Regolamento, ogni progetto di iniziativa parlamentare deve essere prima preso in considerazione dalla Camera.

Siccome nella proposta che stiamo per approvare, e che è già stata approvata in gran parte, come aggiunta al Regolamento della Camera, è stata data facoltà a quattro speciali Commissioni di portare all’Assemblea alcuni disegni di legge, io non vedo per quale ragione i membri dell’Assemblea debbano essere privati di quello che è il loro diritto primordiale e fondamentale, che si perfeziona con la stessa elezione a Deputati. Il Deputato ha per sua funzione precipua quella di presentare eventualmente proposte di legge. Se in mezzo a noi, per esempio, vi fosse un collega che preparasse un proprio progetto di costituzione e lo presentasse di sua iniziativa, senza mandarlo alla Commissione dei 75, noi non potremmo negargli questo diritto. Mi meraviglio quindi che l’amico onorevole Carboni si sia mostrato contrario, tanto più che ho letto proprio ieri sul giornale Avanti! una lettera dell’onorevole Mazzoni favorevole al mio emendamento. (Commenti – Interruzioni). Comunque insisto su tutto l’emendamento, compreso l’inciso.

MASTINO PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASTINO PIETRO. Nella discussione che si è svolta finora sulle proposte di articoli aggiunti al Regolamento, si sono impostate queste due tesi in contrasto: da un lato quelli che si riferiscono all’interpretazione letterale dell’articolo 3; dall’altro quelli che badano, più che alla lettera, allo spirito della disposizione. Quelli che, non badando alla lettera ma allo spirito, approvano l’istituzione di Commissioni, le quali debbano decidere quali piani e progetti devono essere esaminati dall’Assemblea, pare a me che non possano, senza contraddirsi, votare contro l’emendamento proposto dall’onorevole Persico; in quanto, ammettendo l’istituzione di Commissioni che stabiliscano quali progetti di legge dall’Assemblea debbano essere esaminati, hanno già riconosciuto che l’Assemblea deve avere un carattere legislativo che non può essere negato quando si manifesti sotto forma di iniziativa parlamentare.

Per questa ragione io e gli amici del mio gruppo autonomista voteremo a favore dell’emendamento e della proposta.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Relatore, onorevole Perassi.

PERASSI, Relatore. La Giunta del Regolamento, nel corso della elaborazione di queste norme, ha avuto occasione di prospettarsi, su proposta di qualche membro, la questione dell’iniziativa parlamentare in materia di leggi ordinarie. La Commissione a questo riguardo ha ritenuto che, in coerenza col sistema delle norme da essa elaborate, questa questione non poteva essere regolata in questa sede. E poiché è stato fatto il nome dell’onorevole Mazzoni, sono autorizzato da lui a dire che su questo punto egli si è astenuto.

La Giunta, dunque, sull’emendamento dell’onorevole Persico, ritiene che l’inciso «comprese le proposte di legge d’iniziativa parlamentare» non possa essere accolto.

Aggiungo un chiarimento, tuttavia. L’onorevole Persico ha prospettato il caso che un Deputato presenti all’Assemblea un progetto di Costituzione o di statuto o di legge costituzionale. Le due questioni sono nettamente diverse. L’iniziativa parlamentare, anche attraverso l’azione individuale di ogni membro dell’Assemblea, che si concreti nella presentazione di una proposta di Costituzione o di legge costituzionale provvisoria o no, secondo il mio avviso è incontestabile. La questione che si presenta invece in questo momento non riguarda tutto l’insieme del problema, ma unicamente l’iniziativa parlamentare in materia di leggi ordinarie.

Per le ragioni dette, non riteniamo che quell’inciso possa figurare nelle norme che oggi si discutono per mantenere la coerenza con tutto il sistema. La Giunta pertanto accetta l’emendamento Persico, in quanto regola soltanto una parte procedurale; con l’avvertenza che è sottinteso che l’Assemblea Costituente, in conformità al Regolamento generale, è sempre competente a stabilire volta per volta che un certo disegno di legge sia sottoposto ad una determinata Commissione speciale.

PRESIDENTE. È stato chiesto che l’emendamento Persico sia posto ai voti per divisione.

Pongo ai voti l’emendamento senza le parole «comprese le proposte di legge di iniziativa parlamentare».

(È approvato).

Pongo ai voti l’inciso: «comprese le proposte di legge di iniziativa parlamentare».

(Non è approvato).

Pongo ai voti l’articolo aggiuntivo nel suo complesso.

(È approvato).

Annunzio di una mozione.

PRESIDENTE. Comunico all’Assemblea che, a firma degli onorevoli Dugoni, Ruggiero, Li Causi, Merighi, Pignatari, Costantini, De Michelis, Luisetti, Battisti e Di Gloria, è pervenuta la seguente mozione:

«L’Assemblea Costituente invita il Governo a promuovere una inchiesta parlamentare diretta a stabilire l’ammontare, le modalità, la destinazione e l’uso dei sussidi, sovvenzioni e concorsi a fondo perduto, a qualsiasi titolo stanziati dallo Stato, durante il regime fascista, a favore di persone fisiche o enti industriali, commerciali e agricoli».

Chiedo al Governo di esprimere su di essa il proprio parere.

CAPPA, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. Il Governo accetta di discutere la mozione, ma si riserva di stabilire la data d’accordo con l’Assemblea.

Interrogazioni e interpellanze.

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza le seguenti interpellanze per le quali si domanda lo svolgimento d’urgenza:

«Il sottoscritto Deputato chiede all’onorevole Presidente del Consiglio ed all’onorevole Ministro dell’agricoltura e delle foreste di conoscere quali immediati provvedimenti intenda il Governo adottare, perdurando l’esportazione clandestina del grano e di altri generi in Jugoslavia, a mezzo di velieri in partenza, soprattutto dalle coste pugliesi.

«Chiede altresì se, dopo la pubblica denunzia fatta dal quotidiano Il Momento nel suo numero di mercoledì 11 settembre – confermata il venerdì successivo 13 – il Governo abbia disposto indagini, e quali risultati le stesse abbiano dato, circa il gravissimo episodio di un veliero carico di 800 quintali di grano che, diretto in Jugoslavia, con permessi apparentemente in regola, fu fermato al largo di Barletta da un dragamine della Finanza. Tale carico, inizialmente sequestrato dalla Guardia di finanza, fu poi rilasciato per intervento delle autorità locali e poté quindi proseguire il suo viaggio per la sua primitiva destinazione.

«Preziosi».

«I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, sul problema della disoccupazione agricola, per conoscere se – in attesa del ritorno alla normalità, cioè alla eliminazione della disoccupazione e al libero ingaggio della mano d’opera – egli non ritenga finalmente opportuno – nelle località afflitte dal doloroso fenomeno – un diretto ed efficiente intervento dello Stato, affinché la selezione dei disoccupati abbia luogo con le adeguate garanzie e, quindi, col concorso delle associazioni sindacali dei lavoratori e degli agricoltori, ma sotto il presidio e la direzione di magistrati o degli uffici governativi del lavoro, ed affinché inoltre, accertata, con la obiettività e le forme del caso, dai competenti organi predetti, debitamente protetti, la capacità di assorbimento delle singole aziende agricole, le quote di mano d’opera risultanti in eccedenza trovino sicuro e pronto impiego in lavori pubblici o altrove e non si riversino nuovamente sulle aziende agricole.

«Questi essendo, a parere degli interpellanti, i presupposti inderogabili per un sano e compiuto regolamento del problema in oggetto, si permettono raccomandarli ancora una volta, e con la massima premura, al Ministro e al Governo, avvertendo che, in mancanza delle precennate provvidenze, si perpetueranno, senza colpa degli agricoltori e con danno della produzione, gli spiacevoli incidenti che si vanno lamentando.

«Perrone Capano, Fusco».

Chiedo al Governo quando intende rispondere.

CAPPA, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio. In assenza del Ministro competente, prego l’Assemblea di voler rinviare ad altra seduta la fissazione della data di svolgimento della interrogazione e dell’interpellanza.

PRESIDENTE. Si dia lettura di altre interrogazioni e interpellanze pervenute alla Presidenza.

DE VITA, Segretario, legge:

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del commercio con l’estero, per conoscere esattamente i criteri che hanno informato l’accordo concluso col Governo norvegese per la costruzione di navi nei cantieri Ansaldo. E per sapere se è vero che il Governo ha accettato in pagamento una quantità di stoccafisso per 1’86 per cento ceduto ad un gruppo di commercianti. Tale stoccafisso sarebbe ceduto al pubblico ad un prezzo elevatissimo. Questo gravoso sopraprezzo su un alimento di consumo popolare contribuisce all’aumento del costo della vita e rappresenta un premio che i consumatori dovrebbero pagare ai cantieri Ansaldo, rinnovandosi così un protezionismo dannoso che il regime repubblicano deve invece eliminare.

«Natoli».

«La sottoscritta chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per sapere se risulti fondata la notizia secondo la quale i familiari dei gerarchi fascisti percepiscono indennità a titolo di pensione o di reddito sui beni sequestrati o comunque vincolati dal Governo; se corrisponda a verità la voce secondo la quale la vedova di Mussolini avrebbe inoltrato domanda di pensione e se attualmente percepisca un notevole assegno mensile e a quale titolo.

«Merlin Angelina».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri degli affari esteri e del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se è a loro conoscenza l’inconveniente derivante ai nostri emigrati nel Belgio, i quali, contrariamente al noto accordo con quel Governo, non riescono a far pervenire tempestivamente le rimesse di denaro alle loro famiglie, costrette pertanto ad una durissima vita di stenti e di privazioni.

«Volpe».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri degli affari esteri, dell’interno e del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se sono a conoscenza: dell’emigrazione clandestina, specialmente verso la Francia, di migliaia di nostri lavoratori, accompagnati spesso da tutti i componenti familiari; che agenti francesi sono a tal uopo in giro per ingaggiare nostri lavoratori, che vengono avviati all’estero clandestinamente e, arrivati a destinazione, abbandonati e sfruttati. E per conoscere, anche, quali provvedimenti intendano attuare i Ministeri competenti per evitare i dolorosi fatti segnalati; a qual punto siano le trattative con il Governo francese per l’emigrazione dei nostri lavoratori.

«Volpe».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dei lavori pubblici e del tesoro, per sapere quali precise direttive abbiano dato ai Provveditorati regionali opere pubbliche in ordine all’onere della ricostruzione assunto dallo Stato per i beni degli Enti pubblici di beneficenza, di assistenza e di culto (articolo 27 della legge 26 ottobre 1940, n. 1593) e se non intendano rettificare, con opportune istruzioni, la interpretazione data dal Provveditorato opere pubbliche di Bologna, che escluderebbe da tale beneficio le case coloniche danneggiate o distrutte dalla guerra di proprietà di detti enti.

«Braschi».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere quali provvedimenti intenda adottare per impedire l’impoverimento progressivo e pericoloso del mare di Sicilia. Da qualche tempo, nelle acque della costa occidentale – come nella zona di Castellammare del Golfo – e specialmente nelle acque di Lampedusa, si procede ad una pesca di rapina. Come la terra dell’isola, da secoli, è vittima di una cultura di rapina, cominciata col disboscamento che ha inaridito il centro dell’isola, così ora si procede nelle acque. Pescherecci che arrivano da varie direzioni pescano con esplosivi, distruggendo enormi quantità di pesci piccoli e di uova; d’altra parte, i pescherecci usano reti dalle maglie troppo strette, le quali imprigionano anche pesciolini di misura molto più ridotta di quelle prescritte. Infine, malgrado la legge lo proibisca, si pesca la cosiddetta «neonata» di sardella, distruggendo banchi interi. La «neonata» viene pubblicamente venduta sui mercati di Palermo. La vigilanza è quasi inesistente, sia sui mari di Lampedusa – dove la industria della pesca e delle conserve di pesce sono in crisi, con grave danno della popolazione dell’isola e dell’economia nazionale – sia sulle spiagge. Una ricchezza isolana e nazionale è minacciata seriamente e s’impongono misure energiche. Si potrebbe cominciare con l’inviare a Lampedusa una barca a motore – non ne esiste nessuna – per la sorveglianza; inoltre si potrebbero autorizzare i pescatori onesti a sorvegliare essi stessi, come guardie giurate, onde procedere contro i trasgressori delle leggi già esistenti e delle disposizioni nuove che il Ministero dell’agricoltura e delle foreste vorrà adottare per evitare che la pesca di distruzione privi l’Italia e la Sicilia, già stremate, di un’importante risorsa alimentare e di merce di esportazione.

«Natoli».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere quando intende bandire i concorsi per titoli fra i provveditori agli studi attualmente reggenti, e quando intenda nominare presidi effettivi fra i presidi attualmente reggenti; provveditori e presidi reggenti i quali si resero benemeriti amministrando la scuola in tempi e in circostanze particolarmente difficili; specie in confronto con i provveditori e i presidi di nomina e d’origine fascista, prosciolti dalle commissioni d’epurazione, ma che non hanno, certo, né titoli di studio o scientifici, né benemerenze d’attività d’ogni genere superiori ai primi.

«Bernini».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se non intenda corrispondere agli operai italiani infortunati in Germania le indennità accertate dall’ufficio delle disciolte confederazioni dei lavoratori, riservandosene la rivalsa nei rapporti con la Germania.

«Carratelli».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere quali provvedimenti ha presi e intende finalmente prendere per assicurare il buon governo del Consorzio agrario provinciale di Bari dopo la recente appropriazione da parte di quel cassiere di oltre dieci milioni di lire e di fronte alla pressante insistenza degli agricoltori di quella terra perché il Consorzio stesso sia affidato ad elementi meno tendenziosi e più competenti.

«Perrone Capano».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere per quale motivo non si provvede alla classificazione come strada statale della strada Pirato-Catania, Via Stazione Raddusa con il numero 121-bis, e ciò in considerazione della sua particolare importanza, a norma del Regio decreto 15 novembre 1923, n. 2506. Detta strada, mantenuta per il breve percorso di 78 (settantotto) chilometri da quattro enti diversi, è in istato di abbandono, mentre è l’arteria che per il suo tracciato altimetrico, senza dislivelli, meglio congiungerebbe al porto di Catania le due provincie più interne della Sicilia, cioè Caltanissetta ed Enna, con un percorso minore di ventiquattro chilometri rispetto alla strada che passa per Pirato, Leonforte, Agira, Regalbuto, Adrano, Biancavilla, Paternò e Misterbianco, strada con dislivelli notevoli, che variano dai trecento ai novecento metri.

«Romano».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere: se non ritiene urgente proporre opportune modifiche al decreto legislativo 27 maggio 1946, n. 598, che istituisce – rendendola obbligatoria per tutti i comuni – un’imposta straordinaria progressiva sull’ammontare complessivo delle spese non necessarie. Sarà certamente venuto a conoscenza dell’onorevole Ministro e del Governo che tale decreto, in quanto stabilisce (articolo 3) un minimo imponibile soltanto eccezionalmente accertabile e perseguibile, ha incontrato la generale avversione delle Amministrazioni comunali, molte delle quali si vedono costrette ad aprire, nel loro già stremato bilancio, una nuova voce passiva costituita dalle spese di funzionamento degli uffici preposti all’applicazione dell’imposta.

«Arata».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per sapere: se non sia possibile porre un qualche rimedio all’eccessiva e abituale lentezza da parte della Direzione generale della Cassa depositi e prestiti e Istituti di previdenza nella liquidazione degli assegni di pensione o indennità a favore di dipendenti pubblici collocati a riposo, o alle loro vedove. Non si vede perché – supposto che la liquidazione definitiva richieda un certo periodo di tempo (che dovrebbe, comunque, essere contenuto in limiti ragionevoli) – non possa provvisoriamente provvedersi con l’assegnazione di acconti entro uno o due mesi al massimo dalle domande degli interessati, venendosi così a portare un qualche immediato sollievo e a dare un doveroso riconoscimento a chi, dopo una vita di lavoro, ha il diritto di non dover considerare l’entrata in pensione come l’anticamera della fame.

«Arata».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per conoscere se non ritenga di intervenire con massima urgenza ad eliminare la penosa situazione dei magistrati:

1°) integrando gli stipendi, perché siano adeguati alle necessità della vita ed alla dignità della loro funzione;

2°) risolvendo rapidamente la posizione di coloro che, promossi durante la Repubblica fascista per normale scrutinio o per concorso e comunque non per ragioni politiche di alcun genere, sono stati retrocessi al grado precedentemente ricoperto e ciò con grave scapito, tra l’altro, del prestigio del magistrato così colpito.

«Scalfaro».

«La sottoscritta chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per sapere se intenda richiamare la pubblica sicurezza ad una applicazione più rigorosa ed esatta dell’articolo 2 della legge 31 maggio 1946, n. 561, procedendo al sequestro immediato preventivo dei giornali e delle pubblicazioni e stampati che sono da ritenere osceni e offensivi della pubblica decenza e insieme a farne denunzia all’autorità giudiziaria, (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Titomanlio Vittoria».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se, nel quadro generale dei doveri della Repubblica verso la scuola e verso il Mezzogiorno d’Italia (ancora tanto bisognoso di affermazioni e sviluppi degli insegnamenti tecnici ed artistici, particolarmente quelli che contribuiscono alla elevazione dell’artigianato), non creda opportuno dare nuovo impulso all’istituto d’arte «Mattia Preti» di Reggio Calabria, che alimenta l’unica scuola d’arte dell’estrema penisola, mettendolo in condizione di affrontare con sicurezza l’avvenire: concedendo cioè per le attività che esso alimenta:

  1. a) il riconoscimento legale con la parificazione del liceo artistico;
  2. b) la costituzione delle Botteghe d’arte in «Istituto regionale calabrese per le arti applicate» su tipo di quelli della Val Gardena, delle Puglie, della Sardegna;
  3. c) la sistemazione della Scuola di avviamento a tipo artigiano come «Scuola governativa». (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Sardiello».

 

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per sapere se non intenda concedere il beneficio del caroviveri in lire 30 mila annue lorde ai pensionati di età inferiore ai 60 anni, così come è stato a suo tempo concesso ai pensionati di età superiore ai 60 anni. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Di Gloria».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere quando si disporrà il finanziamento per il ripristino del ponte sul rio Sirobbio (Pistoia). Il ripristino di tale ponte permetterebbe una piena ripresa nella vita della Montagna Pistoiese. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Di Gloria».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’assistenza post-bellica, per sapere come intenda provvedere alla tristissima situazione del popolo di S. Quirico Valeriana (Pistoia), paese incendiato completamente dai tedeschi, e a quella pure infelice del popolo di Piteccio (Pistoia), paese in gran parte distrutto dai bombardamenti alleati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Di Gloria».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze, per sapere se ritiene conciliabile coi criteri democratici della vita pubblica italiana mantenere in vigore l’articolo 1 della legge 14 ottobre 1940, n. 1477, che, modificando sostanzialmente il concetto della legge 8 aprile 1937, n. 640, dispone che l’I.N.G.I.C. (Istituto nazionale gestione consumo) subentra di diritto nella gestione degli appalti i cui concessionari sono dichiarati decaduti. E inoltre se non ritiene una menomazione della già scarsa autonomia comunale affidare ai prefetti il compito di fissare le condizioni dell’appalto per una gestione che allo stato attuale della legislazione tributaria rappresenta il cespite più importante della finanza comunale. Infine, se tale diritto, concesso a un Ente incontrollato nella sua funzione, possa valere anche nei confronti della gestione diretta da parte dei comuni, i quali vengono a realizzare importi che contribuiscono più di ogni altra tassazione a sanare le passività dei bilanci. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Luisetti»

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per sapere se non ritenga necessario estendere ai profughi dell’Alta Valle Roia le disposizioni che prevedono il trasporto sulle Ferrovie dello Stato in conto corrente delle masserizie appartenenti ai profughi medesimi sino alla località di nuova residenza, analogamente a quanto già disposto per i profughi della Venezia Giulia e della Dalmazia. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Badini Confalonieri».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se siano allo studio provvedimenti per favorire l’irrigazione delle aziende agricole piccole e medie, e specialmente di quelle collinari (tipo Alto Varesotto) che sono le più povere. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Buffoni».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere quando si pensa di rimettere il transito Stazione internazionale di Luino in piena efficienza, in condizione di poter riprendere con l’intensità corrispondente all’importanza dei suoi impianti, del suo personale ferroviario, doganale e postale, il traffico da e per l’estero. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Buffoni».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per sapere quando si intende provvedere alla elettrificazione della linea Gallarate-Luino, elettrificazione che già da tempo è stata studiata e preparata dagli uffici tecnici competenti. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Buffoni».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per sapere se non ritenga opportuno precisare con circolare o con apposita disposizione di legge la facoltà – per l’addietro sempre consentita – ai proprietari agricoli di integrare la quota di grano spettante ai mezzadri, qualora questi ultimi non abbiano complessivamente prodotto i due quintali pro capite loro assegnati per legge, con la concessione diretta (senza conferimento agli ammassi) della quantità residua. La disposizione sembrerebbe particolarmente opportuna per le zone collinari, ove il grano costituisce prodotto secondario, anche al fine di facilitare, nell’interesse della produzione, i rapporti tra proprietari e mezzadri. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Badini Confalonieri».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dei lavori pubblici e del tesoro, per sapere se, per l’attuazione del programma di opere pubbliche già disposto per le provincie meridionali (particolarmente per quanto riguarda quelle calabresi) sono stati definitivamente rimossi gli ostacoli dipendenti – secondo recenti pubbliche dichiarazioni del Ministro Romita – dal fatto che il Tesoro non ha corrisposto alla richiesta di finanziamento. E, nel caso contrario, quali misure si intendano adottare per assolvere gli impegni verso il Mezzogiorno, secondo le promesse enunciate nelle dichiarazioni del Governo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Sardiello».

«I sottoscritti chiedono d’interrogare i Ministri degli affari esteri e del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se l’onorevole Ministro degli affari esteri intenda sollecitare, mediante opportune trattative cogli Stati alleati, il pagamento delle pensioni dovute ai lavoratori italiani infortunati all’estero e per i quali, fino allo scoppio della guerra, le indennità venivano corrisposte tramite le ambasciate italiane. Per sapere inoltre se l’onorevole Ministro del lavoro e della previdenza sociale intenda, in attesa delle conclusioni di queste trattative sul piano internazionale, corrispondere agli infortunati stessi la pensione per infortunio sul lavoro nella misura già percepita dall’estero, aiutando una categoria di invalidi per ragioni di lavoro fino ad oggi completamente dimenticata, salvo per il Ministero l’eventuale recupero delle quote anticipate, non appena le stesse verranno corrisposte dall’estero. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).

«Bernardi, Ghislandi, Pressinotti, Bianchi Costantino».

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere:

  1. a) quando verranno ricostruiti i ponti distrutti dai tedeschi sulla strada provinciale Rocchigiana, lavori per i quali i progetti vennero approntati già da molti mesi. La ricostruzione dei ponti suddetti è richiesta urgentemente per soddisfare ai bisogni della popolazione di Roccagorga, e dovrebbe, a parere dell’interrogante, venir eseguita prima della prossima stagione invernale;
  2. b) quando verrà posto mano alla costruzione del serbatoio di acqua progettato per sopperire alla scarsezza d’acqua nel comune medesimo, lavoro la cui urgenza è suggerita da evidenti necessità di pubblica igiene. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Nobile».

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro della guerra, per sapere se non ritenga doveroso ed urgente reintegrare nel grado di ufficiale di complemento coloro i quali vennero durante il fascismo radiati dai ruoli per motivi politici o per condanne riportate a causa di reati di antifascismo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Costantini».

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se non sia opportuno invitare l’Istituto per la ricostruzione industriale a provvedere alla definitiva sistemazione ed al potenziamento della ferrovia secondaria Siracusa-Ragusa-Vizzini, in conformità del progetto a suo tempo elaborato e presentato dalla Società concessionaria per le ferrovie secondarie della Sicilia, con sede in Roma, via Dalmazia 25, con l’integrazione di servizi accessori fra gli scali ferroviari e i vicini centri abitati, onde meglio incrementare l’afflusso dei viaggiatori e delle merci nell’interesse della popolazione e dei lavoratori, tenendo presente che l’Istituto per la ricostruzione industriale finanzia regolarmente detta ferrovia. E, inoltre, per chiedere l’intervento del Governo a non permettere, comunque, la cessione dell’esercizio ad altre società private, ma di gestire direttamente la ferrovia apportandovi le dovute trasformazioni.

«In linea assolutamente urgente si chiedono provvedimenti idonei a fare ripristinare le tariffe di piccola velocità, dato che la ferrovia ha adottato il criterio di non accettare spedizioni altro che per grande velocità, e che dette tariffe incidono fortemente sul valore e sulla commerciabilità delle merci povere con gravi disagi dei produttori e delle categorie dei lavoratori interessati. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Cannizzo».

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro del tesoro, per sapere se ritiene indispensabile ed urgente predisporre un provvedimento legislativo che, ad integrazione di quelli già promulgati, disponga perché vengano risarciti ai cittadini italiani, già dichiarati o considerati di razza ebraica, anche i danni subiti nel loro patrimonio mobiliare in dipendenza da sequestri, confische, saccheggi, avvenuti all’infuori degli eventi bellici, durante il periodo della sedicente repubblica sociale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Preti».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se non ritenga necessario eliminare le profonde sperequazioni esistenti circa il trattamento di pensione del personale dello Stato in confronto di quello dipendente dai comuni e dalle Amministrazioni provinciali, estendendo a quest’ultimo le provvidenze deliberate in favore degli statali e soprattutto togliendo le disparità di cui al decreto legislativo luogotenenziale 6 febbraio 1946, n. 460, nella concessione dell’assegno di contingenza. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Cimenti».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’interno e del tesoro, per conoscere se non intenda riparare all’evidente ingiustizia con cui sono stati trattati i sanitari dei comuni a suo tempo nominati con la formula «a vita» e successivamente collocati a riposo, con provvedimento illegale, al raggiungimento del 65° anno di età e se non si ritenga doveroso liquidare loro (non iscritti alla Cassa pensione appunto perché garantiti dell’impiego a vita) almeno le quote versate dai comuni per loro conto alla Cassa stessa, o comunque rapportare alle odierne necessità il modesto contributo loro elargito in questi ultimi anni, onde rendere meno doloroso l’ultimo periodo della loro esistenza. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Cimenti».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per sapere se non ritiene opportuno ripristinare nelle linee ferroviarie a sud di Roma le prenotazioni pei posti dei viaggiatori, almeno per quelli dei rapidi (automotrici ed elettrotreni, già che la soppressione delle dette prenotazioni ha prodotto un peggioramento delle comunicazioni.

«La riattivazione delle linee ferroviarie è un’opera alla quale il Paese non ha reso il giusto omaggio; i tecnici e i lavoratori italiani hanno compiuto, in condizioni difficilissime, un miracolo. Ma a questo sforzo non contribuiscono moltissimi viaggiatori e neppure il personale, dei treni e delle stazioni, il quale non riesce a mantenere una elementare disciplina dei viaggiatori.

«I treni diretti, oggi, dopo la soppressione delle prenotazioni, son presi d’assalto da una quantità eccessiva di viaggiatori; per l’ottantacinque per cento formata da uomini, donne e bambini che usufruiscono di una riduzione sul costo del biglietto. La folla porta valigie e anche bauli che ingombrano gli stretti corridoi e impediscono ogni movimento dei viaggiatori che restano imprigionati, in piedi, fra colli e pacchi.

«La salita sui vagoni offre episodi scomposti di arrembaggio, prepotenze e risse. L’interrogante chiede al Ministro dei trasporti se non ritenga opportuno – nel caso in cui non crede di dover ripristinare le prenotazioni, disciplinandole in modo da evitare gli abusi passati e gli accaparramenti da parte di incettatori – di voler stabilire, nei viaggi sui rapidi, una limitazione ai casi di urgenza per gli usufruenti, di biglietti ferroviari a tariffa ridotta. Nelle condizioni attuali dell’Italia, infatti, gli spostamenti a solo scopo di diporto dovrebbero essere ridotti, o limitati ai treni non rapidi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Natoli».

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere se intenda prendere in esame – per provvedervi adeguatamente – lo insufficienti retribuzioni corrisposte agli «assuntori» in servizio presso le ferrovie dello Stato, che non consentono loro di fronteggiare le più modeste esigenze di sussistenza delle famiglie e li mette in condizione di assoluta inferiorità rispetto agli altri salariati dello Stato e delle imprese private. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Perugi».

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se corrisponde a verità la notizia che con disposizioni dirette alle varie UPSEA, emanate con circolare 204 del 6 settembre corrente anno è stato esteso l’obbligo dell’ammasso al granoturco cinquantino di seconda coltura, che per l’alta umidità non è atto né alla conservazione né all’alimentazione umana e che, specie nell’Italia settentrionale, può essere conservato solo in pannocchie e deve essere consumato subito dopo la sgranatura e solo per uso zootecnico. (L’interrogante chiede la risposta scritta.).

«Ferrario Celestino».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se e quando sarà corrisposta l’integrazione sul prezzo del latte lavorato in provincia di Udine per il periodo dal 1° aprile 1944 al 31 marzo 1945, provvedimento che, oltre a corrispondere a giustizia, interessa grandemente le duecento e più latterie turnarie e cooperative, quasi tutte costituite da piccoli coltivatori aspramente provati dalla guerra, di quella provincia. (Gli interroganti chiedono la risposta, scritta).

«Piemonte, Canevari».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se per venire incontro alla gravissima disoccupazione esistente nel comune di Moggio (Udine), la cui popolazione era in gran parte dedita all’emigrazione temporanea prima della guerra, non ritenga necessario e utile procedere immediatamente alla sistemazione della frana Arbisan, la quale richiede lavori per un importo di 1,800,000 lire e i di cui progetti sono stati apprestati a cura del corpo forestale di Udine. (L’interrogante chiede la. risposta scritta).

«Piemonte».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere quali siano i suoi propositi circa l’utilizzazione dei residui metallici del ponte ferroviario sul Tagliamento fra Casarsa e Codroipo (Udine), che giacciono dalla liberazione nel letto del fiume in preda all’azione distruttiva dell’acqua e dell’atmosfera e per sapere, se altra utilizzazione più conveniente non fosse possibile, non sarebbe meglio consentire agli artigiani bisognosi di materia prima ferrosa delle località viciniori, di utilizzarli. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Piemonte».

«I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’interno, sulla politica interna del Governo, e particolarmente per conoscere:

l°) se nel periodo attuale, così grave di agitazioni e di problemi, non ritiene opportuna una maggiore efficienza del Ministero dell’interno;

2°) se rispondono al vero le notizie, sempre più preoccupanti ed angosciose, dei quotidiani assassinî che avvengono in Emilia e Romagna, di pacifici cittadini, in prevalenza sacerdoti ed agricoltori;

3°) se, del pari, risponde al vero che nelle suaccennate località non soltanto non esiste alcuna tutela della libertà e della sicurezza personale dei cittadini, ma i sopra lamentati assassinî proditori e quotidiani non hanno incontrato e non incontrano alcuna sanzione per la impotenza o la incuria delle autorità;

4°) quali provvedimenti il Governo intenda prendere per tutto quanto precede;

5°) se risulta al Governo, e quali disposizioni ha dato in merito, che i partigiani recentemente agitatisi e rifugiatisi sui monti, erano tutti potentemente armati e che continui e immensi depositi di armi e di esplosivi si vanno da tempo e sistematicamente effettuando in Italia un po’ dovunque, soprattutto ad effetto del contrabbando che di tali oggetti si esercita sulle sponde adriatiche da parte di naviglio greco o slavo, spesse volte perfettamente, per quanto invano, identificato;

6°) se del pari risulta al Governo che in Italia, e particolarmente in Puglia, circolano senza chiari e identificabili motivi circa 100 mila slavi, e se non si ritiene opportuno chiarire tale situazione ed invitare – o costringere, se del caso – costoro a lasciare il suolo italico, ove, se non altro, troppo concretamente essi incidono sulla risoluzione del difficile problema alimentare;

7°) se il Governo ritiene opportuna la perpetuazione del deplorevole sistema per cui, ogni qualvolta si determinano effettivi o artificiosi contrasti tra categorie e categorie o tra impiegati e Stato, anziché sorgere dei comitati di «distensione e composizione», sorgono subito e apertamente operano dei «comitati di agitazione», sì che i contrasti, piuttosto che comporsi democraticamente, a traverso un leale e obiettivo dibattito delle reciproche ragioni delle parti e un arbitrato nel caso di persistente dissidio, sfociano di ordinario nella forma meno adatta per l’ora che volge, degli scioperi, e in quella antidemocratica delle agitazioni e delle violenze di piazza;

8°) se a tal riguardo non ritiene il Governo opportuna ed improrogabile una piena ed esplicita intesa di massima con la C.G.I.L. affinché, in relazione con la eccezionalità del periodo che si attraversa, in cui ogni sospensione di lavoro si traduce in una diminuzione dell’unica possibile fonte del benessere nazionale, che è la produzione, e quindi in una diretta incisione sul valore della moneta, nel conseguente aumento dei prezzi e nella diminuzione, se non nella scomparsa del credito estero ed interno, addivenga alla obbligatorietà dell’arbitrato per le controversie sociali e del lavoro:

9°) se infine sono in corso concreti provvedimenti, e quali, per la purificazione degli organi e degli effettivi di polizia dopo lo scandaloso accertamento, frequentemente avvenuto in quest’ultimo periodo, della grave circostanza di fatto che tra quegli organi e quegli effettivi si sono purtroppo largamente infiltrati elementi criminali proclivi alla rapina e ad ogni sorta di delitti.

«Perrone Capano, Fusco, Badini Confalonieri, Cortese, Cuomo».

«I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, sul decreto che consente l’occupazione delle terre e particolarmente sulle ragioni che hanno inspirato la modifica del precedente decreto Gullo 19 ottobre 1944, n. 279, regolante la stessa materia; sulla natura ineccepibilmente costituzionale di una parte almeno dei provvedimenti contenuti nel decreto in oggetto; sulle gravi conseguenze che già si sono profilate in danno non soltanto di diritti individuali, non ancora legittimamente aboliti, ma della produzione nazionale; e sui concreti rimedi che il Governo intende adottare per disciplinare democraticamente la situazione e, facendo sì che siano cedute a cooperative costituite in regola ed attrezzate le terre veramente incolte e suscettibili, tuttavia, di trasformazione e utilizzazione, per evitare un’altra fonte di caos in agricoltura e peggiori danni alla produzione.

«Perrone Capano, Fusco, Badini Confalonieri, Bonino, Cuomo».

«I sottoscritti chiedono d’interpellare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, sul decreto legislativo presidenziale 22 giugno 1946, n. 44, contenente le disposizioni relative al pagamento degli estagli cerealicoli per l’anno in corso e la cosiddetta convalida dei famosi decreti Gullo 1944 e 1945, dichiarati incostituzionali dal Supremo Collegio, e sulla registrazione di tale decreto con riserva dopo il rigetto compiutone dalla Corte dei conti. Si chiede di conoscere se l’onorevole Ministro non ritiene sempre più manifesta ed urgente la necessità democratica che gli organi governativi prestino ossequio alle leggi costituzionali dello Stato, al Codice civile ed ai responsi della Magistratura e si astengano peraltro dal turbare i rapporti tra le varie categorie agricole e della produzione con interventi improvvisi ed aprioristici, quanto mai inopportuni ed unilaterali, che determinano ingiustizie e sperequazioni tra categorie e categorie e tra regioni e regioni, mentre dovrebbero tempestivamente promuovere e sollecitare accordi diretti tra le su dette categorie per intervenire soltanto in seguito al fine di sanzionare gli accordi medesimi o di emanare, nel caso di fallimento di essi, disposizioni ispirate a criteri obiettivi.

«Perrone Capano, Fusco, Badini Confalonieri, Bonino».

«I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, perché precisi quanto sono costati alla finanza ed all’economia del Paese gli ammassi obbligatori, e in particolar modo quello dell’olio di oliva, e per conoscere se, dopo quanto è avvenuto a seguito del famigerato decreto ministeriale 22 maggio 1946 sul cosiddetto reperimento dell’olio, egli non creda inesorabilmente naufragata ogni seria possibilità di ammasso dell’olio di produzione dell’annata agraria in corso e non ritenga pertanto opportuno tranquillizzare sin da ora consumatori e produttori che detto olio non sarà vincolato all’ammasso, mentre potrà esserne, se mai, disciplinato l’obbligo di venderlo e sorvegliato il prezzo di vendita all’ingrosso e al dettaglio.

«Perrone Capano, Fusco».

PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno iscritte all’ordine del giorno e svolte al loro turno, trasmettendosi ai Ministri competenti quelle per le quali si chiede la risposta scritta.

Così pure le interpellanze saranno iscritte all’ordine del giorno, qualora i Ministri interessati non vi si oppongano nel termine regolamentare.

La seduta termina alle 17.45.

Ordine del giorno per la seduta, di domani.

Alle ore 16:

  1. – Interrogazioni.
  2. – Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri.