Come nasce la Costituzione

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GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE 1946

ASSEMBLEA COSTITUENTE

COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE

PRIMA SOTTOCOMMISSIONE

42.

RESOCONTO SOMMARIO

DELLA SEDUTA DI GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE 1946

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TUPINI

 

INDICE

Lo Stato come ordinamento giuridico e i suoi rapporti con gli altri ordinamenti (Seguito della discussione)

Presidente – Cevolotto, Relatore – Togliatti – Moro – La Pira – Basso – Grassi – Mastrojanni – Marchesi – Caristia – Lucifero – De Vita – Dossetti, Relatore – Amadei.

La seduta comincia alle 11.10.

Seguito della discussione sullo Stato come ordinamento giuridico e i suoi rapporti con gli altri ordinamenti.

PRESIDENTE apre la discussione sui primi quattro articoli formulati dal Relatore onorevole Cevolotto, che si riferiscono alla definizione dello Stato italiano.

CEVOLOTTO, Relatore, dichiara di aver formulato quattro succinti articoli, poiché si riserva di rinviare al preambolo alcune enunciazioni di carattere generale sulla materia. In particolare, nel primo articolo ha espresso il concetto che lo Stato italiano è una repubblica democratica; mentre nel secondo ha posto l’altro concetto che tutti i poteri spettano al popolo, che li esercita o delega secondo la Costituzione e le leggi.

Fa presente che la prima formulazione si trova in moltissime Costituzioni, e per tanto ritiene che debba essere inclusa anche nella Costituzione italiana; della seconda, invece, si potrebbe anche fare a meno, in quanto non viene specificato in che modo i poteri vengano esercitati dal popolo. Chiarisce ad ogni modo di avere messa la forma dell’esercizio diretto della democrazia, che può manifestarsi ad esempio mediante referendum, e la forma della delega che è quella normale della nomina dei rappresentanti.

PRESIDENTE pone in discussione il primo articolo proposto dall’onorevole Cevolotto, così formulato: «Lo Stato italiano è una repubblica democratica».

TOGLIATTI propone che, in coerenza con gli articoli approvati in tema di lavoro, alle parole: «repubblica democratica» si aggiunga «di lavoratori». Fa presente che, per evitare equivoci, l’aggiunta potrà anche essere ampliata in: «lavoratori del braccio e della mente».

Avverte inoltre di aver presentato altri due emendamenti aggiuntivi all’articolo in esame. Il primo è il seguente: «La forma repubblicana dello Stato non può essere messa in discussione né davanti al popolo né davanti alle Assemblee legislative». Il secondo è così formulato: «I beni della Casa Savoia sono confiscati a favore dello Stato».

PRESIDENTE pone in discussione il primo emendamento aggiuntivo proposto dall’onorevole Togliatti, in base al quale il primo articolo risulterebbe così formulato: «Lo Stato italiano è una repubblica democratica di lavoratori».

CEVOLOTTO, Relatore, dichiara di non opporsi alla proposta di emendamento dell’onorevole Togliatti.

PRESIDENTE, pur riconoscendo il primato che spetta al lavoro nello Stato italiano, primato riconosciuto negli articoli cui ha fatto riferimento l’onorevole Togliatti, osserva che l’aggiunta proposta dice troppo e dice troppo poco, prestandosi ad interpretazioni equivoche. Per dare alle parole «di lavoratori» un significato preciso, bisognerebbe farla seguire da altre parole riproducenti alla lettera gli articoli nei quali si è già affermato che la Repubblica deve essere fondata sul lavoro, con le relative opportune specificazioni. Quanto all’altra aggiunta «del braccio e della mente», questa avrebbe per effetto una formulazione estremamente difettosa dell’articolo in discussione. Ritiene perciò preferibile la formula dell’onorevole Cevolotto.

MORO ritiene che tutti possano essere d’accordo sulla sostanza della proposta dell’onorevole Togliatti. Ad eliminare le preoccupazioni suscitate dall’espressione «repubblica democratica di lavoratori», propone che alla formula dell’onorevole Cevolotto si aggiunga l’articolo già approvato riguardante i rapporti economici: «Il lavoro e la sua partecipazione concreta nelle organizzazioni economiche, sociali e politiche è il fondamento della democrazia italiana».

LA PIRA si associa alla proposta dell’onorevole Moro.

BASSO ritiene che le due proposte dell’onorevole Togliatti e dell’onorevole Moro si integrino a vicenda, e che pertanto l’articolo citato dall’onorevole Moro debba essere aggiunto alla formula dell’onorevole Cevolotto emendata secondo la proposta dell’onorevole Togliatti. Fa presente che, attraverso quell’articolo, il termine «lavoratori» rispecchia tutti coloro che esplicano un’attività sociale, ed è quindi escluso il timore di interpretazioni arbitrarie.

GRASSI si dichiara favorevole alla formula dell’onorevole Cevolotto e contrario alla specificazione proposta dall’onorevole Togliatti. Ricorda che fin dai tempi di Aristotele si è affermato che le forme di governo sono tre: monarchia, aristocrazia, democrazia. Ritiene che aggiungere una specificazione al termine «democrazia» non sia compito della Commissione e non risponda alla realtà della vita politica.

MASTROJANNI si associa alle considerazioni dell’onorevole Grassi, aggiungendo che il lavoro come fondamento della democrazia è già stato oggetto di particolare considerazione da parte della Sottocommissione e che inserire, dopo la definizione dello Stato, un concetto particolaristico costituirebbe un errore anche dal punto di vista dell’estetica della Costituzione.

MARCHESI fa osservare all’onorevole Grassi, il quale si è riferito a una definizione aristotelica dei diversi tipi di reggimenti politici, che anche gli antichi affermavano che le tre forme di governo citate recavano in sé i germi della degenerazione; e la storia ha dimostrato che esse si sono pervertite nel corso degli avvenimenti. D’altra parte, la parola «democrazia» è seriamente compromessa dalla documentazione storica dei significati che le sono stati attribuiti, ed è ormai una parola svuotata di contenuto. Se si ricorda che il movimento fascista fu favorito in larga parte da correnti che si dicevano democratiche, si capisce quale differenza vi sia tra la democrazia fittizia e la vera democrazia cui oggi aspira l’Italia. Tutti riconoscono inoltre che il lavoro, fattore vecchio dello sfruttamento umano, è invece nuovo e imponente nell’organizzazione politica e sociale della vita pubblica, e la stessa Commissione lo ha affermato nella formulazione dei suoi articoli. Pertanto, va approvata l’aggiunta proposta dall’onorevole Togliatti, la quale non intende per lavoratori soltanto quelli del braccio, ma tutti coloro che convertono la propria attività individuale in un’attività sociale. La parola «lavoratori», che poteva destare sospetti e avversioni mezzo secolo fa, oggi, dopo quanto è avvenuto, non può significare altro che il cittadino nella più alta espressione della propria attività.

Conclude dichiarando di associarsi alla proposta dell’onorevole Basso.

CARISTIA ritiene che, contrariamente a quanto hai affermato l’onorevole Marchesi, la democrazia possa anche oggi avere il suo significato, specialmente se incrementata e perfezionata in modo da poter veramente significare governo del popolo e per il popolo. Democrazia significa lotta pacifica e civile tra i partiti, rispetto delle minoranze, possibilità di controllo su tutte le manifestazioni delle amministrazioni dello Stato e del potere esecutivo in genere: compiti fondamentali in qualsiasi tipo di democrazia. Che la democrazia degeneri è un fatto umano, questo non esclude che essa si possa riprendere; né va escluso che alla nuova democrazia debbano concorrere le forze del lavoro.

Ritiene però che detti concetti vadano inseriti nel preambolo e che per l’articolo in esame debba essere mantenuta la formulazione scheletrica proposta dal Relatore onorevole Cevolotto.

LA PIRA riconosce che oggi esistono effettivamente due tipi di democrazia: una limitata al campo politico, derivata dai principi liberali del 1789, ed una estesa al campo dell’economia. Questo nuovo tipo di democrazia deve essere specificato ed affermato, come del resto ha già fatto la Sottocommissione approvando gli articoli in tema di lavoro. Se sono giuste le osservazioni dell’onorevole Caristia, ha anche ragione l’onorevole Marchesi di preoccuparsi che il concetto di democrazia venga specificato in rapporto alla situazione attuale. Ritiene pertanto che si debba accogliere la proposta dell’onorevole Moro, che mira ad integrare il concetto di democrazia contenuto nella formula dell’onorevole Cevolotto, estendendolo al campo economico, con l’aggiunta dell’articolo già approvato in sede di rapporti economici.

BASSO fa osservare che, né da parte comunista né da parte socialista, si è negato il principio democratico, ma si è soltanto detto che esso deve essere specificato secondo le nuove esigenze. Che la forma di democrazia, scaturita dalla Rivoluzione francese, fosse già in crisi prima della guerra 1915-18, è una constatazione fatta non soltanto da scrittori socialisti, ma da studiosi appartenenti a tutte le correnti politiche.

Ora il dire che lo Stato italiano è una Repubblica democratica non specifica nulla nei riguardi delle trasformazioni che il concetto di democrazia ha subìto nel corso degli ultimi 150 anni. Invece l’aggiunta proposta dall’onorevole Togliatti afferma un nuovo tipo di democrazia che ha per fondamento il lavoro nelle sue diverse manifestazioni, e sostituisce alla democrazia a base individualistica una democrazia di lavoratori, intendendo per lavoratore colui che converte la sua attività patrimoniale, intellettuale o manuale in un bene sociale. Tale esigenza è talmente sentita da essere non soltanto l’espressione del pensiero socialista, anche di altre correnti politiche italiane quali ad esempio, quelle rappresentate da impartito che ha sentito la necessità, di denominarsi: partito democratico del lavoro.

Conclude affermando che l’articolo, per essere costituito armonicamente in tutti i suoi concetti, deve risultare dalla formula dell’onorevole Cevolotto, integrata dalla specificazione «di lavoratori» proposta dall’onorevole Togliatti, nonché dall’aggiunta, proposta dall’onorevole Moro, dell’articolo approvato in sede di rapporti economici.

GRASSI replica all’onorevole Basso che quello che cambia non è tanto il concetto di democrazia quanto il contenuto della democrazia stessa: le forme della democrazia mutano secondo le fasi storiche e secondo la partecipazione del popolo alla vita politica, ma la democrazia rimane sempre.

Si dichiara favorevole a che la Costituzione stabilisca che il lavoro partecipa in pieno alla democrazia italiana; è contrario invece alla dizione «repubblica di lavoratori», perché essa fa sorgere il sospetto che si parli di una repubblica classista, e non più di una repubblica democratica per tutto il popolo.

CARISTIA fa osservare all’onorevole Basso che dagli studiosi cui egli ha accennato non sempre è denunziata la crisi profonda della democrazia, perché ve ne sono di quelli che validamente la difendono e l’apprezzano.

MASTROJANNI rileva che, per integrare il concetto di democrazia, bisogna tener conto di tutti gli elementi di cui il concetto stesso si era venuto svuotando negli ultimi tempi. Uno solo di tali elementi è stato identificato: il lavoro. Ma ve ne sono altri di cui si dovrebbe tener conto nella formula perché il ripristino del concetto di democrazia sia integrale: quelli che si riferiscono alla libertà di tutti gli individui, al riconoscimento delle necessità dell’esistenza. La Costituzione non può dare la preferenza ad alcuni fattori soltanto, ma deve riconoscerli tutti. Quando si identifica nella Costituzione, la Repubblica italiana solo attraverso la concezione del lavoro, si viene a trascurare quanto non può essere compreso in questa vasta ed essenziale categoria. Ora egli non ritiene opportuno ed equo che non si dia asilo nella Repubblica democratica italiana a coloro che, per ipotesi, potessero essere considerati non appartenenti alla grande categoria dei lavoratori. Il vero concetto di democrazia è: asilo per tutti, tolleranza per tutti. Invece, completando il concetto di repubblica democratica con la precisazione proposta dall’onorevole Togliatti, encomiabile di per se stessa, ma inopportuna per le sue conseguenze, si verrebbe a fare una repubblica classista.

MORO osserva che tutti concordano sulla necessità della specificazione «Repubblica democratica», ma non ci si può nascondere che l’indicazione proposta dall’onorevole Togliatti potrebbe apparire alla pubblica opinione come una affermazione di una particolare ideologia, di uno speciale partito.

Domanda perciò all’onorevole Togliatti se egli accetterebbe una definizione più oggettiva della Repubblica, aggiungendo alla formula dell’onorevole Cevolotto le parole: «fondata sul lavoro e sulla solidarietà sociale». Potrebbe poi seguire – come ha già proposto – un capoverso riproducente l’articolo già approvato dalla Sottocommissione in materia di rapporti economici.

TOGLIATTI fa presente che la formula da lui proposta risponde esattamente agli articoli sul lavoro approvati dalla Commissione, il primo dei quali diceva che: «Il lavoro… è il fondamento della democrazia italiana». Con questo il concetto di democrazia veniva collegato col concetto di lavoro; onde la formulazione già approvata dalla Sottocommissione troverebbe la sua espressione giuridica più concisa nel termine «Repubblica democratica di lavoratori», che non restringe il concetto di democrazia, ma specifica quale è il contenuto sociale della democrazia stessa. Né può intendersi, come ha affermato l’onorevole Mastrojanni, che si vogliano escludere dalla vita del Paese certe categorie di cittadini, perché negli articoli successivi viene specificato in che senso è inteso il dovere del lavoro.

Ricorda l’invito da parte della Commissione plenaria ad usare formule il più possibilmente costituzionali e giuridiche; ora la dizione che egli ha proposto risponde a questa esigenza, riassumendo in una formula costituzionale la sostanza dei concetti espressi anche negli articoli successivi.

PRESIDENTE chiede all’onorevole Togliatti il suo parere in merito alle proposte dell’onorevole Moro.

TOGLIATTI dichiara di accettare soltanto la prima proposta, di inserire cioè, subito dopo la formula che egli ha presentato, il capoverso già approvato in tema di rapporti economici.

MARCHESI fa osservare che, se la formula proposta dall’onorevole Togliatti dovesse essere limitata alle parole «è una repubblica democratica di lavoratori» si giustificherebbero le preoccupazioni che sono state manifestate. Ma, poiché a queste parole si propone di far seguire, come esplicazione, l’articolo sul lavoro già approvato dalla Sottocommissione, non ci sarà più dubbio per nessuno che non si tratta di una repubblica socialista, ma di una repubblica fondata su quei principî che la Sottocommissione stessa ha già approvati.

CEVOLOTTO, Relatore, rileva che, qualora si aggiunga all’articolo da lui proposto l’articolo già approvato, si rende più che mai necessaria l’aggiunta proposta dall’onorevole Togliatti, altrimenti non si avrebbe ragione di aggiungere il capoverso stesso, e si dovrebbe lasciarlo dove è presentemente collocato.

Poiché ritiene utile di specificare di che genere di repubblica si intenda parlare, ed accoglie l’emendamento proposto dall’onorevole. Togliatti, aggiuntivo delle parole «di lavoratori», è favorevole a che il testo dell’articolo sul lavoro venga trasportato a questo punto come capoverso.

PRESIDENTE mette ai voti la formula originaria dell’onorevole Cevolotto: «Lo Stato italiano è una repubblica democratica».

(È approvata all’unanimità).

Mette ai voti la proposta dell’onorevole Togliatti di aggiungere le parole «di lavoratori».

LUCIFERO dichiara che voterà contro l’aggiunta, non perché ritenga che lo Stato italiano non sia uno Stato di lavoratori, ma perché questa aggiunta potrebbe dare alla Costituzione stessa un carattere classista.

DE VITA dichiara che voterà contro la proposta dell’onorevole Togliatti, in quanto ritiene che qualunque aggiunta alle parole: «è una repubblica democratica», non possa essere se non una specificazione unilaterale.

CARISTIA dichiara che voterà contro la proposta aggiuntiva dell’onorevole Togliatti, ritenendola inopportuna.

MORO dichiara che voterà a favore della formula proposta dall’onorevole Togliatti, tenendo conto dei chiarimenti dati alla proposta stessa dall’onorevole Marchesi e con la speranza che essa venga costantemente interpretata in avvenire nel modo con cui l’ha interpretata l’onorevole Marchesi.

LA PIRA dichiara che voterà contro la proposta dell’onorevole Togliatti per le ragioni già espresse, e perché il concetto è già consacrato negli articoli che seguono, particolarmente in quello cui ha fatto cenno l’onorevole Moro.

 

GRASSI dichiara che voterà contro la proposta dell’onorevole Togliatti, poiché tiene che essa verrebbe a dare alla Costituzione un carattere classista.

PRESIDENTE, confermando quanto ha già precedentemente osservato in merito, alla proposta dell’onorevole Togliatti, dichiara che voterà contro.

Mette ai voti la proposta.

(È respinta con 8 voti contrari e 7 favorevoli).

LA PIRA dichiara di far sua la proposta dell’onorevole Moro, tendente ad aggiungere alle parole: «Lo Stato italiano è una Repubblica democratica» le altre «fondata sul lavoro e sulla solidarietà sociale».

BASSO dichiara che si asterrà dal votare tale proposta.

GRASSI propone che sia espresso il voto che l’Ufficio di Presidenza, in sede di coordinamento, tenga presente la possibilità di coordinare l’articolo testé approvato con l’altro approvato a suo tempo in materia di rapporti di lavoro, e modificato dal Comitato di coordinamento.

LUCIFERO dichiara di non essere d’accordo con l’onorevole Grassi, poiché ognuno deve assumere in questa sede la sua responsabilità. Nel caso specifico tiene a dichiarare che voterà contro qualunque aggiunta alle parole «Lo Stato italiano è una repubblica democratica», poiché ritiene che qualunque aggettivazione della parola «democratica» significhi dare alla Costituzione un valore programmatico, e questo è contro ai suoi principî, in quanto la Costituzione deve essere aperta a tutte le tendenze, di qualunque tipo, purché oneste.

CARISTIA dichiara che voterà contro la proposta La Pira per le stesse ragioni già espresse prima.

PRESIDENTE dichiara che voterà contro l’aggiunta proposta, perché lo stesso concetto può meglio esprimersi e trovare più adatto collocamento in un capò verso.

MASTROJANNI dichiara che voterà contro, associandosi pienamente alle considerazioni già espresse dall’onorevole Lucifero.

MORO dichiara di ritenere opportuno trovare una formula intermedia, che possa essere accettata da tutti, e prega l’onorevole La Pira di non insistere nel ripresentare come sua una proposta dall’oratore già precedentemente ritirata.

LA PIRA dichiara di non insistere.

MORO ritiene che non debba essere adottato come capoverso il testo dell’articolo nella formula coordinata, ma quello originariamente votato dalla prima Sottocommissione.

LUCIFERO concorda.

PRESIDENTE ricorda che il testo dell’articolo approvato dalla Sottocommissione era così formulato: «Il lavoro e la sua partecipazione concreta negli organismi economici, sociali e politici è il fondamento della democrazia italiana».

Questo articolo, in sede di coordinamento, fu tramutato nel seguente: «La Repubblica democratica italiana ha per suo fondamento il lavoro e la partecipazione concreta di tutti i lavoratori alla organizzazione economica, sociale e politica del Paese».

Comunica che l’onorevole Moro propone che come capoverso dell’articolo in discussione sia adottato il testo dell’articolo originariamente approvato dalla Sottocommissione.

GRASSI fa osservare che sono stati deferiti al Comitato di coordinamento dei poteri, per cui questo Comitato ha formulato un articolo in un determinato testo; quindi, non si può ora adottare un testo nuovo. Ritiene che la Commissione possa soltanto esprimere il voto che l’articolo proposto come capoverso venga connesso con l’altro già formulato dal Comitato di coordinamento.

LUCIFERO dichiara di non essere d’accordo con quanto ha esposto l’onorevole Grassi circa la questione pregiudiziale da lui posta. Fa osservare che il Comitato di coordinamento ha proceduto alla formulazione di un articolo del tutto nuovo. D’altra parte, non poteva procedere ad un coordinamento, in quanto non esisteva un articolo della terza Sottocommissione che corrispondesse a quello formulato dalla prima. Ritiene però che, così agendo, il Comitato stesso abbia esorbitato dalle sue attribuzioni, poiché ha modificato un articolo già approvato da una Sottocommissione.

Non riconosce al Comitato di coordinamento, nominato con un compito specifico, il diritto di modificare una deliberazione presa a maggioranza da una Sottocommissione, delibazione che potrà essere eventualmente modificata soltanto in sede di Commissione plenaria.

Per queste ragioni si dichiara favorevole alla proposta dell’onorevole Moro, cioè che, come capoverso, si mantenga l’articolo nel testo formulato dalla prima Sottocommissione.

CEVOLOTTO, Relatore, fa osservare all’onorevole Lucifero che la terza Sottocommissione, pur non avendo formulato un articolo corrispondente, aveva però trattato lo stesso tema dei diritti economici del lavoro, di competenza comune delle due Sottocommissioni. Il Comitato di coordinamento non doveva soltanto discutere sugli articoli che erano stati formulati dalla prima e dalla terza Sottocommissione, ma anche coordinare tutto il lavoro ed occuparsi della formulazione definitive di tutta la materia. Quindi se i Commissari della terza Sottocommissione, ai quali bisogna riconoscere una competenza anche in questa materia, hanno richiesto delle modificazioni agli articoli che erano stati formulati dalla prima Sottocommissione, avevano tutto il diritto di farlo e il Comitato di coordinamento, nell’accedere a questo desiderio, non ha esorbitato dal compito assegnatogli.

Non ritiene che oggi la Sottocommissione possa ritornare al testo originario dell’articolo: essa deve servirsi del testo coordinato per aggiungere un capoverso all’articolo in esame, ed egli non ha nulla in contrario ad accedere a questa soluzione. Propone pertanto che all’articolo da lui formulato, il quale dice: «Lo Stato italiano è una repubblica democratica», venga aggiunto un capoverso formulato nel modo seguente:

«Essa ha per suo fondamento il lavoro e la partecipazione concreta di tutti i lavoratori all’organizzazione economica, sociale e politica del Paese».

LUCIFERO replica all’onorevole Cevolotto che il Comitato di coordinamento ha profondamente modificato il senso dell’articolo formulato dalla prima Sottocommissione, e con ciò è andato al di là delle funzioni ad esso attribuite.

MORO fa rilevare che la Sottocommissione non sta facendo un coordinamento e neppure uno spostamento di collocazione di una formula da una parte all’altra della Costituzione, nel quale caso si troverebbe impegnata da quanto è stato deciso in sede di coordinamento. Essa sta elaborando un nuovo articolo, nel quale ritiene necessario definire la sostanza della democrazia italiana, e a questo scopo può servirsi liberamente della formula che le sembra più conveniente. Pertanto, insiste perché venga adottata la formula originaria da lui proposta.

PRESIDENTE mette anzitutto ai voti il capoverso secondo la formula proposta dall’onorevole Moro, che è del seguente tenore:

«Il lavoro e la sua partecipazione concreta negli organismi economici, sociali e politici è il fondamento della democrazia italiana».

CEVOLOTTO, Relatore, dichiara che voterà contro questa aggiunta, perché è favorevole alla formulazione espressa dal Comitato di coordinamento.

DOSSETTI, Relatore, dichiara di votare a favore del capoverso aggiuntivo proposto dall’onorevole Moro. Dichiara altresì che se fosse stato presente alla votazione della prima parte dell’articolo, avrebbe votato a favore della formula proposta dall’onorevole Togliatti, che cioè la Repubblica italiana è una repubblica di lavoratori.

LUCIFERO dichiara di votare a favore della formula aggiuntiva, che è quella originariamente proposta dalla prima Sottocommissione, perché, pur essendo contrario al suo contenuto, ritiene che si debba mantenere la formula deliberata dalla maggioranza della prima Sottocommissione e che il comitato di coordinamento non abbia il diritto è la facoltà di introdurre modifiche sostanziali a quanto la maggioranza della prima Sottocommissione ha deliberato.

CARISTIA dichiara di votare contro, perché ritiene inopportuno il capoverso aggiuntivo.

MASTROJANN1 dichiara di votare contro l’aggiunta, perché la ritiene inopportuna in questa sede.

(Il capoverso aggiuntivo proposto dall’onorevole Moro è respinto con 8 voti contrari, 7 favorevoli e 1 astenuto).

PRESIDENTE mette ai voti il capoverso aggiuntivo nella formulazione approvata dal comitato di coordinamento, che è la seguente:

«Essa ha per suo fondamento il lavoro e la partecipazione concreta di tutti i lavoratori alla organizzazione economica, sociale e politica del Paese».

MORO dichiara di votare a favore di questa aggiunta, perché la ritiene indispensabile come un chiarimento alla prima parte dell’articolo già approvato.

LUCIFERO dichiara che voterà contro il capo verso aggiuntivo, in quanto esso rappresenta una formulazione nuova di cui egli non condivide il contenuto.

GRASSI dichiara che voterà a favore della formula aggiuntiva in quanto, avendo fatto parte del comitato di coordinamento, ha già votato a favore di questa formula in quella sede.

MASTROJANNI dichiara di votare contro la formula, perché, pur concordando col suo contenuto, ritiene che essa debba restare al posto assegnatole in un primo tempo.

AMADEI dichiara di votare a favore della formula, perché esprime lo stesso concetto contenuto nella proposta dell’onorevole Togliatti.

(Il capoverso aggiuntivo è approvato con 12 voti favorevoli e 4 contrari).

 

PRESIDENTE mette ai voti l’intero articolo così formulato:

«Lo Stato italiano è una Repubblica democratica. Essa ha per suo fondamento il lavoro e la partecipazione concreta di tutti i lavoratori all’organizzazione economica, sociale e politica del Paese».

(L’intero articolo è approvato con 12 voti favorevoli e 4 contrari).

Pone in discussione il secondo degli articoli proposti dall’onorevole Cevolotto così formulato:

«Tutti i poteri spettano al popolo che li esercita o li delega secondo la Costituzione e le leggi».

Comunica che l’onorevole Togliatti ha presentato i seguenti due emendamenti aggiuntivi dell’articolo stesso:

«1°) La forma repubblicana dello Stato non può essere messa in discussione né davanti al popolo, né davanti alle Assemblee legislative;

«2°) I beni della casa Savoia sono confiscati a favore dello Stato».

Apre la discussione sul primo di questi emendamenti aggiuntivi.

LUCIFERO osserva che con questa formula si giungerebbe a stabilire dei vincoli alla sovranità popolare. Il popolo si è data la forma repubblicana e, finché vuole tale forma, è giusto che essa sia mantenuta. Se domani però la maggioranza dei cittadini si orientasse in un senso diverso circa la forma istituzionale dello Stato, il popolo ha tutto il diritto di poterla cambiare. Dichiara di ritenere che qualunque limitazione alla sovranità popolare sia contraria alla democrazia.

CEVOLOTTO, Relatore, rileva che la formula proposta dall’onorevole Togliatti non contrasta la possibilità dell’esplicazione della volontà popolare, ma mira soltanto ad impedire che si possa modificare la forma istituzionale dello Stato senza modificare la Costituzione, e che la forma istituzionale dello Stato possa essere messa in discussione, per esempio sotto la forma del referendum.

Osserva però che la formula è superflua perché, se vuole ovviare al pericolo che si chieda in qualunque momento un referendum che implichi una modificazione della forma repubblicana assunta dallo Stato, lo svolgimento di questo referendum è già reso impossibile dalla Costituzione che si sta facendo. Parimenti superflua essa è se si vuol dire semplicemente che una modificazione della forma repubblicana non può avvenire se non attraverso quelle forme che la Costituzione detterà per la modificazione della Costituzione stessa.

D’altra parte, sarebbe non solo fuori di luogo, ma inutile, cercare di impedire che, anche nelle forme previste per la revisione della Costituzione, si potesse eventualmente chiedere, ove ci fosse una maggioranza che lo pretendesse, di modificare la forma istituzionale dello Stato. Ritiene, quindi, che l’emendamento proposto dall’onorevole Togliatti esprima la lodevole intenzione di dare una sicurezza alla forma repubblicana dello Stato, ma in realtà nulla aggiunga e nulla tolga a quello che nella Costituzione sarà previsto.

PRESIDENTE domanda all’onorevole Togliatti se, in base alla formula da lui proposta, dovrebbe essere considerato come reato un articolo di giornale che discutesse la forma repubblicana dello Stato.

TOGLIATTI dichiara che l’aggiunta da lui presentata si propone di ancorare lo Stato italiano alla forma repubblicana. Tale formula ha una funzione storica e politica di notevole valore.

Ritiene giuridicamente non esatta l’osservazione dell’onorevole Lucifero, che con questa aggiunta si verrebbe a limitare la sovranità popolare; perché è proprio la sovranità popolare che ha scelto la forma istituzionale dello Stato e l’ha decisa per l’avvenire. Fa presente d’altra parte che l’ultima Costituzione della Repubblica francese contiene un articolo, il 95, il quale dice pressappoco quanto è detto nella formula da lui proposta, e cioè che la forma repubblicana dello Stato non può formare oggetto di revisione.

Rispondendo infine al Presidente, chiarisce che l’affermare che la forma repubblicana non può essere messa in discussione davanti al popolo e davanti alle Assemblee legislative, vuol dire che costituzionalmente la forma repubblicana diventa la forma permanente dello Stato italiano, ma non vuol dire certamente che sia un reato discutere la forma repubblicana dello Stato e dichiararsi monarchici. Questa, se mai, è una questione che riguarda la legislazione penale.

PRESIDENTE fa presente di aver posto la domanda solo perché il pensiero espresso nella formula risultasse chiaro.

TOGLIATTI dichiara di ritenere che la sua formula non possa prestarsi all’interpretazione cui aveva accennato il Presidente con la sua domanda. Questo in esame è un articolo di Costituzione, non un articolo di Codice penale. Se in un articolo di Codice penale venisse fatta la stessa affermazione e poi seguissero le sanzioni, allora si potrebbe pensare che il contrastarvi costituisca un reato. Ma il dire nella Costituzione che la forma repubblicana dello Stato non può essere messa in discussione né davanti al popolo, né davanti alle Assemblee legislative, non può voler significare altro, se non che non si può ripetere una consultazione popolare per decidere se lo Stato debba assumere la forma repubblicana o la forma monarchica, e che non si può nemmeno riproporre una tale questione davanti alle Assemblee legislative. Conclude ripetendo che la formula da lui proposta risponde all’esigenza di ancorare lo Stato italiano alla forma repubblicana, anche per evitare motivi di dissenso e di discordia che potrebbero sorgere in seno alle masse.

GRASSI fa osservare all’onorevole Togliatti che, mentre la formula della Costituzione francese è chiara, quella da lui proposta si presta alla interpretazione cui ha accennato il Presidente, e si risolve in un bavaglio imposto all’opinione pubblica italiana, contravvenendo ai più elementari principî della democrazia.

Ritiene che, o la Repubblica è fondata sulla convinzione generale, oppure non sarà certamente la Costituzione a mantenerla con le sue dichiarazioni. Un’affermazione come quella proposta dall’onorevole Togliatti sarebbe pericolosa, perché darebbe al Paese la possibilità di dover ricorrere all’insurrezione qualora si formasse in Italia una situazione la quale permettesse una restaurazione monarchica. Si dichiara perciò contrario all’aggiunta proposta dall’onorevole Togliatti, aggiungendo che potrebbe accedere alla norma contenuta nell’articolo 95 della Costituzione francese, ma formulata altrimenti.

MASTROJANNI dichiara di essere contrario all’aggiunta dell’onorevole Togliatti, e di dissentire anche dalle considerazioni dall’onorevole Cevolotto sull’argomento. Ritiene che la formula precluda ogni possibilità alle aspirazioni di una massa di italiani, i quali sarebbero costretti a ricorrere alla violenza. Per evitare ciò si deve restare in pieno regime democratico, rispettando quelle libertà di pensiero, di coscienza, di stampa che sono state affermate come diritti inalienabili e imprescrittibili del cittadino. Una Costituzione può affermare delle realtà storiche, ma non può impegnare per l’avvenire l’evoluzione del pensiero. In un regime democratico deve essere consentito, in qualsiasi momento, di portare sulla ribalta della vita politica e sulla scena della storia quella che oggi potrebbe sembrare un’affermazione apodittica.

DE VITA si dichiara d’accordo sullo spirito della proposta dell’onorevole Togliatti, in cui non vede alcuna limitazione della sovranità popolare. Ritiene che in regime repubblicano possano essere lecite alcune attività se mantenute entro determinati limiti, ma altre attività le quali superano questi limiti, possono essere benissimo considerate come attentati all’ordine costituito. Ritiene quindi che debba essere approvata una proposta come quella Togliatti, la quale tende effettivamente a rafforzare quest’ordine costituito che è l’ordine repubblicano.

PRESIDENTE comunica che l’onorevole Togliatti ha emendato la sua formula in questo senso:

«La forma repubblicana dello Stato non può essere oggetto di proposta di revisione costituzionale».

DOSSETTI, Relatore, propone una breve sospensione della seduta per dare ai Commissari la possibilità di riflettere su una norma la cui portata può provocare dissensi, pur essendo tutti d’accordo nei riguardi dell’obiettivo finale che è quello di consolidare definitivamente la Repubblica.

(La seduta è sospesa per alcuni minuti).

PRESIDENTE comunica che l’onorevole Dossetti propone la seguente formula sostitutiva di quella proposta dall’onorevole Togliatti:

«La forma repubblicana è definitiva. Né l’iniziativa popolare né il voto dell’Assemblea legislativa possono metterla in discussione».

CEVOLOTTO, Relatore, per mozione d’ordine, dichiara di ritenere che, così come è nella Costituzione francese, la questione in esame debba avere il suo collocamento non in questa sede, ma là dove si tratta del modo di modificare o di rivedere la Carta costituzionale. Propone quindi che la questione venga demandata alla seconda Sottocommissione, pregando questa di farne oggetto di una deliberazione.

MORO si dichiara contrario alla mozione d’ordine dell’onorevole Cevolotto perché, avendo la prima Sottocommissione fissato la forma dello Stato, con il dichiarare che la forma dello Stato italiano è quella repubblicana democratica, ha il diritto di dire che questa forma è definitiva.

GRASSI si dichiara favorevole alla mozione d’ordine dell’onorevole Cevolotto, perché alla prima Sottocommissione spetta solo di affermare qual è la forma dello Stato italiano, e non di stabilire se il tipo di Costituzione debba essere rigido o flessibile.

DE VITA si dichiara contrario alla mozione dell’onorevole Cevolotto.

PRESIDENTE fa presente che la Costituzione francese colloca la questione in esame in un capitolo speciale dove si parla della revisione della Costituzione.

Ritiene che la questione della revisione della Costituzione sia di tale gravità e di carattere così generale da costituire il compito non già di una delle tre Sottocommissioni, ma dell’Assemblea Plenaria. Spetterà a questa di decidere circa la rigidità o flessibilità della Carta Costituzionale.

MORO fa presente che il problema in esame è soprattutto politico, perché ci si trova di fronte ad una istituzione repubblicana di recente creata in Italia, mentre ancora sussistono forze politiche disorganizzate, le quali alimentano le speranze di alcuni strati del popolo in un ritorno monarchico, sfruttandone la ingenuità.

Queste forze pensano che sia possibile il ritorno del re in Italia, e che ciò possa avvenire attraverso una decisione popolare o una semplice maggioranza conseguita nelle Assemblee parlamentari. La Sottocommissione deve preoccuparsi di questa situazione, e affermare una norma che dica al popolo italiano che vi è una sanzione sovrana che non può essere messa in discussione. Tale norma può trovare la sua più opportuna espressione in una formula che non si preoccupi troppo della revisione della Costituzione, ma delle speranze che vengono alimentate nell’ingenuità popolare e che costituiscono un pericolo per la stabilità dell’ordine costituito in Italia.

TOGLIATTI si dichiara contrario alla mozione d’ordine dell’onorevole Cevolotto per i motivi esposti dall’onorevole Moro. Afferma che non si tratta in questa sede di preparare o di escludere la revisione del regime repubblicano, ma di risolvere un problema che esiste nel Paese, introducendo un motivo di pacificazione politica.

MASTROJANNI si dichiara favorevole alla mozione proposta dall’onorevole Cevolotto ed illustrata dall’onorevole Grassi, osservando che le ragioni addotte dall’onorevole Moro non sono convincenti. Contesta all’onorevole Moro il diritto di definire ingenuo il popolo italiano, classificando come ingenuo un sentimento radicato nel suo animo.

Fa presente inoltre che il problema se la Costituzione debba essere rigida o flessibile esula dalla competenza della Sottocommissione, e che l’affermazione con la quale si vorrebbe togliere al popolo la possibilità di ritornare su altre posizioni, non risponde ai principî delle libertà che con tanta solennità sono stati più volte affermati in questa Costituzione.

DE VITA ripete che la formula proposta dall’onorevole Togliatti non significa diminuzione della sovranità popolare. Un articolo del genere, inserito nella Costituzione, ha il significato che finché esso vige, nella Costituzione non può essere posta in discussione la forma istituzionale dello Stato. È chiaro, però, che l’articolo della Costituzione può essere modificato attraverso i modi di revisione previsti.

PRESIDENTE mette ai voti la mozione d’ordine presentata dall’onorevole Cevolotto.

LUCIFERO dichiara che voterà a favore di tale mozione.

DOSSETTI dichiara di associarsi alle dichiarazioni fatte dall’onorevole Moro.

(La mozione dell’onorevole Cevolotto è respinta con 6 voti favorevoli, 8 contrari e 1 astenuto).

LUCIFERO propone che, stante l’ora tarda, la seduta venga rinviata.

TOGLIATTI osserva che, dovendosi soltanto procedere ad una votazione, è opportuno continuare la seduta.

LUCIFERO obietta che non si tratta di votare, puramente e semplicemente, ma di fare una discussione sul merito della proposta avanzata dall’onorevole Togliatti.

MARCHESI propone che la questione del rinvio o meno della seduta venga messa ai voti.

PRESIDENTE mette ai voti la proposta di rinviare alla seduta di domani la discussione sul merito della proposta dell’onorevole Togliatti.

(La proposta è approvata con 9 voti favorevoli e 6 contrari).

La seduta termina alle 13.20.

Erano presenti: Amadei, Basso, Caristia, Cevolotto, Corsanego, De Vita, Dossetti, Grassi, Iotti Leonilde, La Pira, Lucifero, Marchesi, Mastrojanni, Moro, Togliatti e Tupini.

Assenti giustificati: Mancini e Merlin Umberto.