Come nasce la Costituzione

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VENERDÌ 28 GIUGNO 1946

ASSEMBLEA COSTITUENTE

III.

SEDUTA DI VENERDÌ 28 GIUGNO 1946

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SARAGAT

INDICE

Congedi:

Presidente                                                                                                        

Commemorazioni:

Presidente                                                                                                        

Giua                                                                                                                  

Roveda                                                                                                             

Quarello                                                                                                         

Russo Perez                                                                                                      

De Gasperi, Presidente del Consiglio                                                                 

Rubilli                                                                                                              

Comunicazioni del Presidente:

Presidente                                                                                                        

Verifica di poteri:

Presidente                                                                                                        

Designazione dei relatori sulle elezioni:

Presidente                                                                                                        

Sull’ordine del giorno:

Finocchiaro Aprile                                                                                         

Terracini                                                                                                          

Presidente                                                                                                        

Votazione per la nomina del Capo provvisorio dello Stato:

Presidente                                                                                                        

Macrelli, Segretario                                                                                         

Interrogazione:

Presidente                                                                                                        

De Gasperi, Presidente del Consiglio, Ministro degli affari esteri                         

Einaudi                                                                                                             

Giua                                                                                                                  

Pellizzari                                                                                                         

Giannini                                                                                                            

Lucifero                                                                                                           

Pacciardi                                                                                                         

Valiani                                                                                                             

Longo                                                                                                               

Annunzio di una interrogazione:

Presidente                                                                                                        

Macrelli, Segretario                                                                                         

La seduta comincia alle 16.

MACRELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta precedente.

(È approvato).

Congedi.

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo gli onorevoli Deputati Maffi e Lopardi.

(Sono concessi).

Commemorazioni.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui si levano in piedi gli onorevoli Deputati). Onorevoli colleghi, l’onorevole Filippo Amedeo, eletto membro dell’Assemblea Costituente nella circoscrizione di Torino, è morto il 18 di questo mese. È la vita di un operano torinese interamente dedicata alla nobile causa della libertà e della giustizia sociale che si spegne. Ma non si spegne nel ricordo di coloro che accanto a Lui vissero e lottarono.

Nato a Torino nel 1891, fu eletto deputato per il collegio di Torino il 15 maggio 1921, e si iscrisse al gruppo socialista. Rieletto per la circoscrizione del Piemonte il 6 aprile 1924, fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare il 9 novembre 1926 in seguito alla mozione contro l’opposizione aventiniana.

Ma se questo è l’arido riassunto della sua attività parlamentare, infinitamente ricco è il contenuto della sua azione di strenuo difensore dei diritti della classe lavoratrice e dei principî del socialismo democratico. Filippo Amedeo apparteneva a quella elettissima schiera di operai sorta nell’atmosfera operosa delle fabbriche torinesi dopo la prima guerra mondiale, schiera di cui il rappresentante più illustre fu l’indimenticabile Bruno Buozzi.

La sua squisita sensibilità morale, cui si univa un vivo senso politico e una devozione totale alla causa a cui si era dedicato, lo rendeva estremamente caro agli amici politici e a tutti coloro che lo avvicinavano.

Durante la ribellione morale che scosse l’Italia dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, Filippo Amedeo fu uno degli animatori della resistenza democratica nel Piemonte. Piero Gobetti ne aveva grandissima stima e il ricordo di quelle riunioni in cui accanto al geniale giovane studioso sedeva l’organizzatore operaio non si cancellerà mai dalla memoria di coloro che vi hanno partecipato.

Ma dove l’onorevole Filippo Amedeo diede tutta la misura della nobiltà del suo animo fu nel periodo dell’esilio che lo vide a Marsiglia. Amedeo, per quell’autorità che emana dagli uomini anche modesti purché si dedichino con fervore ad una nobile causa, divenne subito il capo della Colonia italiana residente a Marsiglia. Nei diciotto anni di esilio l’onorevole Filippo Amedeo fece quanto di meglio può fare un italiano all’estero: rappresentò agli occhi degli stranieri fra cui visse con dignità e probità assoluta la Patria lontana.

Ritornato in Italia dopo il 25 luglio, diede tutta la sua attività alla lotta clandestina e, liberato il suolo della Patria, riprese il suo posto tra gli esponenti più autorevoli del socialismo piemontese. Presentatosi come candidato alle elezioni per l’Assemblea Costituente, fu eletto. La morte lo ha abbattuto privandoci dell’apporto della sua esperienza e della sua probità.

Alla vedova e al giovane figlio vadano le nostre rispettose e commosse condoglianze. Alla Sua memoria si levi con gratitudine il nostro pensiero. (Segni di assenso).

GIUA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUA. Permetta l’onorevole Presidente che mi associ, a nome dei socialisti piemontesi e del gruppo parlamentare socialista, al suo ricordo di Filippo Amedeo.

È troppo recente il trapasso, è stata troppo intima la mia vita nella Federazione socialista torinese, perché in questo momento io non senta tutto il dolore di questo rapido trapasso.

Sette giorni fa il popolo torinese ha manifestato la sua sincera amicizia per Filippo Amedeo. Tutto il proletariato torinese, buona parte del popolo torinese hanno seguito la salma di Filippo Amedeo; e dinanzi a quella manifestazione sincera, noi socialisti abbiamo sentito quale sia veramente il valore dell’uomo che dedica tutta la sua attività alla vita politica, senza trarne alcun vantaggio.

Io non starò a fare una esposizione di quella che è stata la vita politica di Filippo Amedeo. A me bastano due fatti: la dedizione completa all’ideale socialista in pro dell’organizzazione operaia e l’affermazione del principio della solidarietà umana, che in Amedeo è giunta anche fino all’affermazione della povertà; tanto che, pur avendo maneggiato, durante il periodo clandestino, somme ingenti, Egli è morto poverissimo. Ed in questo fatto si manifesta anche il carattere di un uomo nuovo, che noi socialisti poniamo dinanzi al popolo italiano, che aspetta dallo Stato repubblicano la sua ricostruzione; uomo nuovo che è negato dall’uomo borghese.

Non è questo il momento di impostare dei problemi psicologici. Sarebbe facile anche cadere in errori. Ma, dinanzi alla vita di Filippo Amedeo, dinanzi a quest’uomo che, in pro dell’organizzazione operaia, ha saputo manifestare quale sia la vera coscienza morale e dinanzi a questo organizzatore di operai, che si impone questa vita di povertà, noi vediamo la negazione del principio di vita borghese. E quindi noi socialisti teniamo all’esempio di Filippo Amedeo. Il proletariato torinese tiene a questo nome. Ed io sono sicuro che, quando, fra non molti anni, la vita politica italiana sarà rinnovata, quando i socialisti dimostreranno con l’esempio della loro vita che il principio della solidarietà umana è quello che deve trionfare in Italia, sono sicuro che non soltanto il popolo piemontese, ma tutto il popolo italiano ricorderà Filippo Amedeo come l’uomo che ha lavorato sinceramente per l’elevazione di tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Roveda. Ne ha facoltà.

ROVEDA. A nome del gruppo parlamentare comunista, mi associo alle nobili espressioni dell’illustre Presidente di questa Assemblea per la commemorazione del compagno onorevole Filippo Amedeo.

Filippo Amedeo era un vecchio amico dei lavoratori. Chi parla lo ricorda giovanissimo alla difesa dei lavoratori torinesi. Egli ha avuto una vita sempre povera e travagliata, ma non ha mai ceduto di fronte alle lusinghe; ed un operaio, affacciandosi alla vita politica, trova facilmente chi tenta di fargli perdere la buona via.

Amedeo, durante il fascismo, è stato perseguitato, come sono stati perseguitati, in gran parte, quelli che durante l’epoca del fascismo hanno inteso mantenere la propria fede e lottare contro il fascismo stesso. Egli è caduto, preso dalla morte, in un momento in cui ancora molto poteva dare alla causa del popolo, alla causa dei lavoratori italiani e dei lavoratori torinesi. Noi comunisti ci inchiniamo alla sua memoria, alla memoria di un operaio che tutto ha dato di se stesso ai lavoratori. Io desidero anche ringraziare l’illustre Presidente, a nome della città di Torino, per le nobili parole rivolte in onore di Filippo Amedeo.

Filippo Amedeo era un figlio del popolo di Torino; nato povero, è morto povero. È il più grande onore che si possa fare ad un vecchio combattente della causa antifascista e di quella dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Quarello. Ne ha facoltà.

QUARELLO. Dopo le nobili parole del Presidente e dei colleghi in onore di Filippo Amedeo, poco rimane da dire; voglio soltanto ricordare Filippo Amedeo come combattente nel campo dell’organizzazione sindacale, quando si lottava nel 1920-21. Anche se la diversità delle idee ed il contrasto potessero assurgere ad intensità notevole, rimaneva in ciascuno di noi, pure in opposti campi, una stima personale ed una considerazione speciale, anche per il fatto dello sforzo dell’operaio che si era elevato al rango di combattente; ma oltre a ciò io desidero ricordare l’onorevole Filippo Amedeo come organizzatore, e qui debbo dire che l’esperienza passata ci ha fatto comprendere come sovente gli uomini dicano le stesse cose, pure usando diverso linguaggio. Il presente ed il passato ci hanno fatto comprendere come sia comune il lavoro delle classi lavoratrici, specialmente in questi ultimi tempi, in cui ci siamo conosciuti ed abbiamo insieme lavorato, come ha ricordato il Sindaco Roveda, anche in sede di Giunta comunale di Torino.

Amedeo va ricordato non soltanto come tenace combattente, ma anche come un vero benefattore, quando ha rivolto tutta la sua migliore attività all’opera di redenzione sociale del lavoratore. Era mio dovere di ricordare questo suo temperamento e di ricordare come si possa combattere su diverse vie restando sempre nella stima dei propri avversari, in quanto le diverse correnti ideologiche non sono in contrasto, mai, quando rispondono ad un senso di onestà e di serietà che meritano il riconoscimento di tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Russo Perez. Ne ha facoltà.

RUSSO PEREZ. A nome dei Deputati del gruppo dell’Uomo Qualunque mi associo toto corde alle nobili parole pronunciate dagli onorevoli colleghi che mi hanno preceduto. Noi onoriamo chiunque serve in purità una idea, e poiché Filippo Amedeo ha servito in purità la sua idea, egli merita l’ammirazione degli uomini di tutti i partiti e la riconoscenza della Patria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Presidente del Consiglio. Ne ha facoltà.

DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro degli affari esteri. Il Governo si associa commosso all’elogio di Filippo Amedeo, che ha dedicato tutta la sua vita alla causa della libertà del popolo lavoratore. Onore alla Sua memoria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Rubilli. Ne ha facoltà.

RUBILLI. Ho domandato la parola, perché desidero ricordare a quanti lo conobbero e lo amarono, l’onorevole Francesco Amatucci. Eletto quale Deputato all’Assemblea Costituente come primo della sua lista, non poté essere proclamato, perché quando si giunse alla proclamazione presso il Tribunale di Salerno, egli era già morto. Morì infatti proprio la domenica del 2 giugno, in una clinica di Roma. Fu avvocato e giurista di grande valore e di smisurata diligenza. Deputato al Parlamento nel 1921, si distinse per la parte attiva e costante che prese a tutte quante le discussioni che si svolsero in quest’aula, ed anche negli Uffici e nelle Commissioni.

Quando si verificò l’occupazione alleata venne chiamato a presiedere l’amministrazione della provincia di Avellino, ed allora trascurò, anzi abbandonò quasi completamente la sua professione per dedicarsi esclusivamente alla Provincia, rinunciando a qualsiasi indennità, anche a titolo di rimborso di spese.

Fu Consultore nazionale, e tutti ricordiamo senza dubbio la parte assidua e vivace che egli prese alla discussione della legge elettorale; portando sempre efficacemente nell’importante ed ampio dibattito il frutto della sua larga esperienza.

Ma più che ricordare il Deputato, più che ricordare il Consultore, a me piace in questo momento di ricordare qui l’uomo, perché era di tanta e tanta bontà che raccoglieva intorno a sé l’affetto e la simpatia di quanti erano in quest’aula, in tutti i partiti, dall’estrema destra all’estrema sinistra.

Io prego il Presidente di esprimere alla desolata Famiglia i sentimenti unanimi di vivo cordoglio da parte dell’Assemblea Costituente.

PRESIDENTE. Mi associo alle nobili parole dell’onorevole Rubilli, e mi farò premura di esprimere alla Famiglia i sentimenti di questa Assemblea.

Comunicazioni del Presidente.

PRESIDENTE. Ricordo che, a norma del Regolamento, i Deputati sono tenuti a dichiarare a quale gruppo politico siano iscritti e che ciascun gruppo, composto di almeno venti Deputati, costituisce un Ufficio.

Il Consiglio di Presidenza ha autorizzato la costituzione di gruppi che raggiungano almeno il numero di dieci iscritti, purché rappresentino un movimento politico organizzato. I Deputati iscritti a un gruppo che non raggiunga neppure questo numero possono unirsi a uno affine, mentre quelli non appartenenti ad alcun gruppo costituiranno l’Ufficio misto.

Invito, pertanto, i gruppi che di fatto si sono costituiti a comunicare senz’altro alla Presidenza l’elenco dei rispettivi componenti, e i Deputati che non fanno parte di gruppi già costituiti a uniformarsi alla disposizione regolamentare or ora ricordata.

Verifica di poteri.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni si è regolarmente costituita ieri nominando: Presidente l’onorevole Bertini Giovanni, Vicepresidenti gli onorevoli Spano Velio e Bocconi Alessandro, e Segretari gli onorevoli Nasi Virgilio, Iotti Leonilde e Uberti Giovanni.

La Giunta stessa ha proceduto nella seduta di ieri all’accertamento dei singoli candidati che in ciascuna lista circoscrizionale seguono nell’ordine di graduatoria quelli eletti al Collegio unico nazionale, in base ai risultati dichiarati dai rispettivi uffici centrali, e, salvo sempre il giudizio definitivo in merito alla convalida, ha riscontrato:

Per la 1a Lista, Partito Comunista Italiano, nella circoscrizione di Torino (I), a Togliatti subentra Flecchia, a Secchia subentra Moranino; nella circoscrizione di Cuneo (II), a Longo subentra Platone; nella circoscrizione di Milano (IV), a Longo subentra Cavallotti; nella circoscrizione di Venezia (X), a Scoccimarro subentra Ravagnan; nella circoscrizione di Udine (XI), a Scoccimarro subentra Pellegrini; nella circoscrizione di Parma (XIV), a Massola subentra Corassori; nella circoscrizione di Firenze (XV), a Negarville subentra Saccenti; nella circoscrizione di Siena (XVII), a Negarville subentra Gervasi; nella circoscrizione di Roma (XX), a Togliatti subentra Massini, a Nobile subentra Gallico Nadia; nella circoscrizione di Napoli (XXIII), ad Amendola subentra Reale Eugenio, a Sereni subentra La Rocca; nella circoscrizione di Salerno (XXIV), ad Amendola subentra Sicignano (in luogo di Nobile, che è stato pure eletto nel Collegio unico nazionale); nella circoscrizione di Bari (XXV), a Di Vittorio subentra Assennato; nella circoscrizione di Catania (XXIX), a Li Causi subentra D’Agata; nella circoscrizione di Palermo (XXX), a Togliatti subentra Montalbano, a Li Causi subentra d’Amico; nella circoscrizione di Cagliari (XXXI), a Spano subentra Laconi.

Per la 3a Lista, Fronte dell’Uomo Qualunque: nella circoscrizione di Milano (IV), a Marina subentra Tumminelli (in sostituzione di Venditti, eletto nel Collegio unico nazionale); nella circoscrizione di Roma (XX), a Giannini subentra Mastrojanni (in sostituzione di Venditti, eletto nel Collegio unico nazionale), a Patrissi subentra Perugi; nella circoscrizione di Napoli (XXXIII), a Giannini subentra Puoti, a Venditti subentra Mazza; nella circoscrizione di Bari (XXV), a Giannini subentra Miccolis, a Patrissi subentra Rodi; nella circoscrizione di Palermo (XXX), a Patricólo Di Majo subentra Castiglia.

Per la 4a Lista, Partito Repubblicano italiano: nella circoscrizione di Roma (XX), ad Azzi subentra Camangi, a Perassi subentra Bellusci; nella circoscrizione di Catanzaro (XXVIII), a Sardiello subentra Mazzei; nella circoscrizione di Palermo (XXX), a Natoli Lamantea subentra De Vita.

Per la 6a Lista, Democrazia Cristiana: nella circoscrizione di Torino (I), a Pastore subentra Rapelli; nella circoscrizione di Verona (IX), a Storchi subentra Saggin, a Tosato subentra Burato; nella circoscrizione di Parma (XIV), a Micheli subentra Pignedoli; nella circoscrizione di Firenze (XV), a Piccioni subentra Cappugi; nella circoscrizione di Perugia (XIX), a Federici Maria subentra Coccia; nella circoscrizione di Napoli (XXIII) a Chatrian subentra Gatta.

Per la 7a Lista, Partito Socialista Italiano: nella circoscrizione di Genova (III), a Pertini subentra Rossi; nella circoscrizione di Milano (IV), a Nenni subentra Cairo, a Lombardo subentra Treves; nella circoscrizione di Firenze (XV), a Pertini subentra Targetti; nella circoscrizione di Pisa (XVI), a Modigliani subentra Amadei; nella circoscrizione di Roma (XX), a Nenni subentra Matteotti Gianmatteo; nella circoscrizione di Napoli (XXIII), a Pertini subentra Lombardi, nella circoscrizione di Salerno (XXIV), a Cacciatore subentra Vinciguerra.

Per la 10a Lista, Unione Democratica Nazionale: nella circoscrizione di Torino (I), a Einaudi subentra Villabruna; nella circoscrizione di Cuneo (II), a Einaudi subentra Badini Confalonieri; nella circoscrizione di Roma (XX), a Orlando subentra Visocchi (in sostituzione di Bonomi Ivanoe e Croce, eletti nel Collegio unico nazionale), a Nitti subentra Bozzi; nella circoscrizione di Napoli (XXIII), a Croce subentra Persico, a Nitti subentra Cortese, a Porzio subentra Fusco; nella circoscrizione dì Potenza (XXVII), a Nitti subentra Reale Vito; nella circoscrizione di Palermo (XXX), a Orlando subentra Pasqualino Vassallo.

Per la 11a Lista, Blocco Nazionale della Libertà: nella circoscrizione di Roma (XX), a Bencivenga subentra Lucifero, a Selvaggi subentra Marinaro (in sostituzione di Bergamini, eletto nel Collegio unico nazionale); nella circoscrizione di Napoli (XXIII), a Bencivenga subentra Buonocore, a Selvaggi subentra Colonna.

La Giunta propone la proclamazione dei Deputati subentrati nelle singole circoscrizioni, per le rispettive liste, a quelli proclamati nel Collegio unico nazionale.

Metto ai voti questa proposta.

Chi l’approva è pregato di alzarsi.

(È approvata).

La Giunta delle elezioni nella stessa seduta di ieri ha deliberato di proporre, in base all’articolo 64 della legge elettorale per l’Assemblea Costituente, la proclamazione dell’onorevole Luigi Zappelli, quale primo dei non eletti, per la circoscrizione di Torino, nella lista in cui era compreso l’onorevole Filippo Amedeo, defunto.

Do atto alla Giunta di questa comunicazione e metto ai voti la sua proposta.

Chi l’approva è pregato di alzarsi.

(È approvata).

S’intende che per tutte queste proclamazioni da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali reclami.

Designazione dei relatori sulle elezioni.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Giunta delle elezioni, a termini dell’articolo 6 del Regolamento interno della Giunta, ha conferito a ciascun componente della medesima in ragione di età, e seguendo l’ordine progressivo dei 31 Collegi risultanti dalla legge elettorale, l’incarico di riferire sulle elezioni delle singole circoscrizioni.

I relatori risultano così assegnati:

Collegio unico nazionale, Rubilli; Torino (I), Bocconi; Cuneo (II), Bertini; Genova (III), Nasi; Milano (IV), Musotto; Conio (V), Nobili-Oro; Brescia (VI), Grassi; Mantova (VII), Cingolani; Trento (VIII), Fuschini; Verona (IX), Russo-Perez; Venezia (X), Jacini; Udine (XI), Carpano Maglioli; Bologna (XIII), Cappa; Parma (XIV), Uberti; Firenze (XV), Facchinetti; Pisa (XVI),Calamandrei; Siena (XVII), Giua; Ancona (XVIII), Piccioni; Perugia (XIX), Tupini; Roma (XX), Grieco; L’Aquila (XXI), Musolino; Benevento (XXII), Scoca; Napoli (XXIII), Cerretti; Salerno (XXIV), Pertini; Bari (XXV), Lucifero; Lecce (XXVI), Spano; Potenza (XXVII), Bettiol; Catanzaro (XXVIII), Dossetti; Catania (XXIX), Giolitti; Palermo (XXX), Rubilli; Cagliari (XXXI), Iotti Leonilde; Val d’Aosta (XXXII), Bocconi.

Sull’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Finocchiaro-Aprile. Ne ha facoltà.

FINOCCHIARO-APRILE. Poiché credo che sia esaurita quella parte dell’ordine del giorno che si riferisce alla verifica dei poteri, io propongo all’Assemblea di volere sospendere la elezione del Capo provvisorio dello Stato.

Fo questa proposta sia per ragioni regolamentari, sia per ragioni di merito, pur rendendomi conto della necessità che la Repubblica abbia al più presto il suo Capo. Per ragioni regolamentari, perché l’articolo 1° del Regolamento della Camera dei Deputati, che è giusto noi applichiamo, stabilisce che i Deputati entrano nell’esercizio delle loro funzioni per il fatto solo della elezione. A me pare che questa disposizione non possa applicarsi oggi. La disposizione dell’articolo 1° del Regolamento suddetto riguarda la funzione legislativa del Deputato. Non può riferirsi ad una funzione assolutamente eccezionale quale è quella della nomina del Capo provvisorio dello Stato che è necessario circondare da maggiori garanzie. (Commenti).

Ora, che per la elezione del Presidente dell’Assemblea basti il fatto della elezione per conferire al deputato il diritto di partecipare alla votazione, è intuitivo, in quanto è necessario che l’Assemblea abbia chi diriga i suoi lavori. Ma per quanto riguarda la elezione del Capo dello Stato sia pure provvisorio, è necessario che i signori Deputati siano nel pieno possesso delle loro facoltà. (Commenti – Si ride). Sono queste le parole del Regolamento vigente per le Assemblee francesi quando debbano procedere alla elezione del Presidente della Repubblica.

Ora è necessario, per la bisogna, che siano prima verificati i poteri di ciascuno di noi; non basta il semplice fatto dell’elezione: occorre accertare se tutti coloro che sono qui presenti siano legittimamente presenti nell’Assemblea. È necessario, pertanto, che le nostre elezioni siano convalidate.

Una voce. Parleremmo l’anno venturo delle elezioni!

FINOCCHIARO APRILE. No, sarà questione di pochissimi giorni, perché, diversamente da prima, le convalide potranno e dovranno avvenire senza indugi.

Oltre alla questione regolamentare, v’è una questione di merito. Noi siamo invitati oggi a procedere alla elezione del Capo provvisorio dello Stato, ma noi non sappiamo quali saranno i suoi poteri. Ciò è necessario che venga stabilito; è necessario che sia detto, perché la funzione del Capo provvisorio dello Stato, è, oggi, una funzione essenziale, e vorrei dire che è più importante di quella che sarà domani la funzione del Presidente definitivo, perché questo Presidente provvisorio viene ad essere eletto nel momento più difficile, più tragico della vita nazionale. Il Presidente provvisorio non deve essere soltanto un Presidente di parata, ma deve potere esercitare una funzione decisiva su tutti i poteri dello Stato. (Interruzioni).

Vogliamo che la Costituente dica quali dovranno essere questi poteri del Presidente provvisorio. (Commenti). Perché, se noi non definiamo questi poteri, il Capo dello Stato non saprà che cosa fare. (Commenti).

Ed allora, o il Capo provvisorio dello Stato sarà come il re che regnava, ma non governava, o dovrà essere parte essenziale e fondamentale del Governo. Non basta avere detto che i poteri del Capo provvisorio dello Stato debbano continuare ad essere quelli del cessato Capo dello Stato, perché non è possibile che i poteri di un Presidente di repubblica siano così limitati e formali come erano quelli del re.

Io richiamo su queste due osservazioni, che credo molto fondate, l’attenzione dell’Assemblea: è necessario che si proceda prima alla nostra convalida e che si sappia quali saranno i poteri del Capo provvisorio dello Stato, soprattutto in rapporto al Governo. Pertanto, io mi permetto di proporre un ordine del giorno in questo senso: «L’Assemblea Costituente delibera di sospendere 1’elezione del Presidente provvisorio della Repubblica sino a che non saranno verificati i poteri dei Deputati e non saranno definite le funzioni del Presidente stesso».

Chiedo che quest’ordine del giorno sia messo in votazione. (Commenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Terracini. Ne ha facoltà.

TERRACINI. Alla proposta fatta dall’onorevole Finocchiaro Aprile, mi pare che non sia difficile dare una risposta, ed una risposta contraria alla proposta stessa. In primo luogo, se il regolamento che noi in via provvisoria adottiamo, che è il regolamento della vecchia Camera, vale, esso allora deve valere anche nei confronti della questione che è stata impostata, e cioè i Deputati devono essere considerati validamente eletti anche prima che la Giunta delle elezioni sia passata alla loro convalida. E non si vedrebbe perché questo regolamento dovrebbe aver retto, fino ad oggi, i nostri lavori certamente brevi, ma tuttavia importanti, e poi dovrebbe, proprio da questo momento, cessare di avere validità.

Ma vi è un argomento assai più valido ed è il seguente: la legge che stabilisce i poteri e le funzioni dell’Assemblea Costituente, fissa in maniera precisa che, come suo primo atto, l’Assemblea dovrà procedere alla nomina del Capo provvisorio dello Stato.

FINOCCHIARO APRILE. Ma l’Assemblea è sovrana!

TERRACINI. È un argomento che l’onorevole Finocchiaro Aprile non ha sviluppato nel lumeggiare la sua proposta, ed io mi limito a controbattere le argomentazioni che egli ha addotto. E poiché la legge che stabilisce le funzioni ed i compiti della nostra Assemblea ci indica l’elezione del Capo provvisorio come il primo atto al quale noi dobbiamo procedere, è evidente che, in ossequio ed in applicazione di questa legge, questo primo atto non possa essere rinviato.

Per questa ragione chiedo che la proposta dell’onorevole Finocchiaro Aprile sia respinta e che si proceda invece immediatamente, secondo è stabilito dall’ordine del giorno della presente seduta, all’elezione del Capo provvisorio dello Stato. (Applausi).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, do lettura dell’ordine del giorno presentato dall’onorevole Finocchiaro Aprile:

«L’Assemblea Costituente delibera di sospendere l’elezione del Capo provvisorio dello Stato, sino a che non saranno verificati i poteri dei Deputati e non saranno definite le funzioni del Presidente stesso».

Domando all’onorevole Finocchiaro Aprile se intende mantenere il suo ordine del giorno.

FINOCCHIARO APRILE. Insisto. L’onorevole Terracini non ha risposto alla seconda parte del mio ordine del giorno. (Commenti).

PRESIDENTE. Pongo ai voti l’ordine del giorno dell’onorevole Finocchiaro Aprile.

(Non è approvato).

Votazione per la nomina del Capo provvisorio dello Stato.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la votazione per la nomina del Capo provvisorio dello Stato.

Dichiaro aperta la votazione segreta.

MACRELLI, Segretario, fa la chiama. (Segue la votazione).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione e procedo allo spoglio delle schede.

(Segue lo spoglio delle schede).

Comunico all’Assemblea il risultato della votazione per la nomina del Capo provvisorio dello Stato.

Votanti       501

Maggioranza di 3/5 dei 537 membri

dell’Assemblea alla data di oggi       323

Hanno ottenuto voti: De Nicola 396 (Vivissimi, ripetuti e prolungati applausi), Facchinetti 40, Penna Ottavia 32, Orlando 12, Sforza 2, De Gasperi 1, Proia 1.

Schede bianche 12, schede nulle 5.

Proclamo eletto Capo provvisorio dello Stato l’onorevole Enrico De Nicola. Viva la Repubblica! (L’Assemblea, in piedi, applaude calorosamente – Si grida: Viva la Repubblica! – Nuovi, prolungati applausi).

Hanno preso parte alla votazione:

Abozzi – Adonnino – Alberganti – Alberti – Aldisio – Allegato – Ambrosini – Amendola – Andreotti – Angelini – Angelucci – Arata – Arcaini – Arcangeli – Assennato – Avanzini – Ayroldi – Azzi.

Bacciconi – Badini Confalonieri – Baldassari – Balduzzi – Baracco – Barbareschi – Bardini – Bargagna – Barontini Anelito – Barontini Ilio – Basile – Bassano – Basso – Battisti – Bazoli – Bellato – Bellavista – Bellusci – Belotti – Bennani – Benvenuti – Bernamonti – Bernardi – Bernini Ferdinando – Bertini Giovanni – Bertola – Bertone – Bettiol – Biagioni – Bianchi Bianca – Bibolotti – Binni – Bitossi – Bocconi – Boldrini – Bolognesi – Bonfantini – Bonino – Bonomelli – Bonomi Ivanoe – Bonomi Paolo – Bordon – Borsellino – Bosco Lucarelli – Bosi – Bovetti – Bozzi – Braschi – Bruni – Brusasca – Bubbio – Bucci – Buffoni Francesco – Bulloni Pietro – Burato.

Cacciatore – Caccuri – Caiati – Calamandrei – Caldera – Calosso – Camangi – Campilli – Camposarcuno – Candela – Canepa – Canevari – Cannizzo – Caporali – Cappa Paolo – Cappelletti – Cappi Giuseppe – Cappugi – Caprani – Capua – Carbonari – Carignani – Caristia – Carmagnola – Caronia – Carpano Maglioli – Carratelli – Cartia – Caso – Cassiani – Castelli Edgardo – Castelli Avolio – Castiglia – Cavallari – Cavalli – Cavallotti – Cerretti – Cevolotto – Chatrian – Chieffi – Chiostergi – Ciampitti – Cianca – Ciccolungo – Cifaldi – Cimenti – Cingolani Mario – Clerici – Coccia – Codacci Pisanelli – Codignola – Colitto – Colombi Arturo – Colombo Emilio – Colonnetti – Conci Elisabetta – Conti – Coppa Ezio – Coppi Alessandro – Corassori – Corazzin – Corbino – Corsanego – Corsini –Cortese – Cosattini – Costa – Costantini – Cotellessa – Cremaschi – Crispo.

D’Agata – Damiani – D’Amico Diego – D’Amico Michele – D’Aragona – De Caro Gerardo – De Caro Raffaele – De Falco – De Gasperi – Del Curto – Della Seta – Delli Castelli Filomena – De Maria – De Martino – De Mercurio – De Michele Luigi – De Michelis Paolo – De Unterrichter Maria – De Vita – Di Fausto – Di Giovanni – Di Gloria – Di Vittorio – Dominedò – D’Onofrio – Dossetti – Dozza – Dugoni.

Einaudi – Ermini.

Fabriani – Facchinetti – Faccio – Falchi – Fanfani – Fantoni – Fantuzzi – Faralli – Farina Giovanni – Farini Carlo – Fedeli Aldo – Fedeli Armando – Federici Maria – Ferrarese – Ferrari Giacomo – Ferrario Celestino – Fietta – Filippini – Finocchiaro Aprile – Fiorentino – Fioritto – Firrao – Flecchia – Foa – Fogagnolo – Foresi – Fornara – Franceschini – Fresa – Froggio – Fuschini – Fusco.

Gabrieli – Galati – Gallico Spano Nadia – Garlato – Gasparotto – Gavina – Germano – Gervasi – Geuna – Ghidetti – Ghidini – Ghislandi – Giacchero – Giacometti – Giannini – Giolitti – Giordani – Giua – Gonella – Gorreri – Gotelli Angela – Grandi – Grassi – Grazia – Greppi – Grieco – Grilli – Grisolia – Gronchi – Guariento– Guerrieri Emanuele – Guerrieri Filippo – Gui – Guidi Cingolani Angela – Gullo Fausto – Gullo Rocco.

Imperiale – Iotti Nilde.

Jacini – Jacometti – Jervolino.

Labriola – Laconi – Lagravinese Nicola – Lagravinese Pasquale – La Malfa – Lami Starnuti – Landi – La Pira – La Rocca – Lazzati – Leone Francesco – Leone Giovanni – Lettiera – Li Causi – Lizier – Lizzadri – Lombardi Carlo – Lombardi Giovanni – Lombardi Riccardo – Lombardo Matteo Ivan – Longhena – Longo – Luisetti – Lussu.

Macrelli – Maffioli – Magnani – Magrini – Malagugini – Maltagliati – Malvestiti – Mancini – Mannironi – Manzini – Marazza – Marconi – Mariani Enrico – Mariani Francesco – Marina Mario – Martinelli – Martino Enrico – Martino Gaetano – Marzarotto – Massini – Massola – Mastino Gesumino – Mastino Pietro – Mastrojanni – Mattarella – Mattei Teresa – Matteotti Carlo – Matteotti Matteo –Mazza – Mazzei – Mazzoni – Meda Luigi – Medi Enrico – Mentasti – Merighi – Merlin Angelina – Merlin Umberto – Miccolis – Micheli – Minella Angiola – Minio – Modigliani – Molè – Molinelli – Momigliano – Montagnana Mario – Montagnana Rita – Montagnani Pietro – Montalbano – Montemartini – Monterisi – Montini – Morandi – Moranino – Morelli – Morini – Moro – Mortati – Moscatelli – Motolese – Mùrdaca – Murgia – Musolino – Musotto.

Nasi – Natoli Lamantea – Negarville – Negro – Nenni – Nicotra Maria – Nitti – Nobile Umberto – Nobili Oro – Noce Teresa – Notarianni – Novella.

Orlando.

Pacciardi – Pajetta Gian Carlo – Pallastrelli – Paolucci – Parri – Pastore Giulio – Pastore Raffaele – Pat – Patricolo – Patrissi – Pecorari – Pella – Pellegrini – Pellizzari – Penna Ottavia – Pera – Perassi – Perlingieri – Perrone Capano – Persico – Pertini Sandro – Perugi – Pesenti – Petrilli – Piccioni – Piemonte – Pieri Gino – Pignatari – Pignedoli – Platone – Pollastrini Elettra – Ponti – Porzio – Pratolongo – Pressinotti – Preti – Preziosi – Priolo – Proia – Pucci – Puoti.

Quarello – Quintieri Adolfo – Quintieri Quinto.

Raimondi – Rapelli – Ravagnan – Reale Vito – Recca – Rescigno – Restagno – Ricci Giuseppe – Riccio Stefano – Rivera – Rodi – Rodinò Mario – Rodinò Ugo – Rognoni – Romano – Romita – Roselli – Rossi Giuseppe – Rossi Maria Maddalena – Rossi Paolo – Roveda – Rubilli – Ruggeri Luigi – Ruggiero Carlo – Ruini – Rumor – Russo Perez.

Saccenti – Salerno – Salvatore – Sampietro – Santi – Sardiello – Sartor – Scalfaro – Scarpa – Scelba – Schiavetti – Schiratti – Scoca – Scoccimarro – Scotti Francesco – Secchia – Segala – Segni – Sereni – Sforza – Sicignano – Siles – Silipo – Simonini – Spano – Spataro – Stampacchia – Stella – Storchi – Sullo Fiorentino.

Taddia – Tambroni Armaroli – Targetti Taviani – Tega – Terracini – Terranova – Tessitori – Tieri Vincenzo – Titomanlio Vittoria – Togliatti – Togni – Tomba – Tonello – Tonetti – Tosato – Tosi – Tozzi Condivi – Treves – Tripepi – Trulli – Tumminelli – Tupini – Turco.

Uberti.

Valenti – Valiani – Vallone – Valmarana – Vanoni – Varvaro – Venditti – Vernocchi – Viale – Vicentini – Vigna – Vigo – Vigorelli – Vilardi – Villabruna – Villani – Vinciguerra – Vischioni – Visocchi – Volpe.

Zaccagnini – Zanardi – Zannerini – Zappelli – Zerbi – Zotta – Zuccarini.

Interrogazione.

PRESIDENTE. Comunico che è pervenuta alla Presidenza la seguente interrogazione:

«Interroghiamo il Ministro degli affari esteri per conoscere se rispondano a verità le notizie pubblicate dalla stampa concernenti il destino di Briga, Tenda e del Moncenisio, che così profonda commozione hanno suscitato nell’opinione pubblica del Paese.

Brusasca, Bubbio, Bellato, Stella, Giacchero, Villabruna, Badini, Grilli, Bertone, Colonnetti, Bertola, Jacometti, Baracco, Bovetti, Pastore Giulio, Raimondi, Quarello, Rapelli, Chiaramello, Pella, Restagno, Carmagnola, Luisetti, Carpano Maglioli, Roveda, Einaudi, Pera, Fornara, Secchia, Moscatelli, Viale».

Chiedo all’onorevole Presidente del Consiglio se intende rispondere subito.

DE GASPERI. Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro degli affari esteri. Intendo rispondere subito.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Presidente del Consiglio.

DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro degli affari esteri. (Segni di viva attenzione). Notizia amara, inattesa, che vorrei supporre ancora non irrevocabile, in quanto non ancora consacrata, almeno nei nostri confronti, in una comunicazione ufficiale.

Abbiamo fatto ogni sforzo per convincere la diplomazia francese che lo strapparci Briga, Tenda, il Moncenisio più che un’ingiustizia verso l’Italia costituirebbe un errore assai grave verso l’amicizia italo-francese. Da mesi e mesi abbiamo accumulato prove, documentazioni, argomentazioni, per dimostrare quest’ingiustizia e quest’errore. Chi vi parla, a Roma, Saragat a Parigi, gli altri ambasciatori, specie quelli accreditati presso le grandi Potenze, politici o funzionari che siano, tutti ci siamo ingaggiati a fondo: ultimamente l’ambasciatore Soragna, delegato presso la Conferenza, ha aggiunto le sue premure a quelle dell’Ambasciata; non ci è mancata, nelle giornate più decisive, l’attività dinamica di Carandini, né altri interventi che per ora non specifico. Ma che fare innanzi a questo convegno ermetico in cui si giudica senza concedere il contraddittorio? Secondo la procedura, verremo sentiti in ultima istanza. Ma intanto un formidabile pregiudizio è creato, e lo spirito della nostra democrazia ne rimane ferito. Il colpo è inferto. L’Italia democratica ha dimostrato coi fatti di ripudiare la politica aggressiva mussoliniana e di volere una politica di riparazione e d’amicizia verso la Francia.

In concreto l’Italia ha:

rinunciato, in uno spirito conciliativo, alla posizione che le assicuravano le vecchie concessioni del 1896 in Tunisia, con effetti umilianti o disastrosi per molti nostri connazionali;

negoziato e concluso un accordo, a termini del quale l’Italia si impegna a ricuperare e rimettere in condizioni di navigabilità una decina di piroscafi francesi affondati in acque italiane, ciò che comporta per noi una spesa di oltre un miliardo di lire;

un accordo commerciale elaborato in termini sostanzialmente proficui per i due Paesi, ma estremamente rispettoso delle esigenze francesi;

un accordo per l’immigrazione di 20.000 minatori italiani in Francia, in cui le abituali garanzie, che circondano per consuetudine accordi siffatti, sono state da parte nostra ridotte al minimo, e che avrebbe potuto e dovuto essere il preludio di una più vasta corrente emigratoria italiana verso la Francia.

Circa la frontiera occidentale stessa, sulle sette rettifiche presentate dalla Francia a Londra ci eravamo dichiarati disposti ad aderire a quella delle alte valli della Tinea e della Vesubia («Terre di caccia»), a quella dello Chaberton, a quella di Valle Stretta (Bardonecchia), e del piccolo S. Bernardo. Per il Moncenisio avevamo proposta una collaborazione italo-francese per utilizzare in comune quel bacino idraulico.

Se le notizie riferite si confermano, pare che tali prove di buon volere non siano bastate ad impedire la iattura che si annunzia da Parigi.

Così la Francia ha preferito guardare verso il passato più che rivolgersi all’avvenire. Noi abbiamo sperato di convincerla che la nostra amicizia gioverebbe alla sua missione europea più che qualche nostro estremo baluardo montano difensivo, strappatoci mentre attraversiamo la più grave crisi della nostra storia. Pare quasi che noi si nutra più fede di essa stessa nella sua missione provvidenziale fra le Nazioni.

Nessuna flessione da parte nostra; nessuna sosta nella nostra resistenza ad una decisione ingiusta, sulla quale non siamo stati consultati e della quale non abbiamo corresponsabilità né innanzi alla nostra famiglia nazionale, né innanzi alla più vasta famiglia dei popoli liberi. (Vivissimi applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Einaudi. Ne ha facoltà.

EINAUDI. A nome dei firmatari dell’interrogazione, prendo atto delle parole pronunciate dal Presidente del Consiglio, quando ha detto che il Governo avrebbe opposto la maggiore resistenza alle domande presentate e che, a quanto abbiamo sentito – sebbene la notizia non sia ancora irrevocabile – sarebbero già state deliberate a Parigi.

Come italiano, e come piemontese, eletto nei due collegi del Piemonte, non posso che farmi eco del dolore profondo che quelle popolazioni sentiranno, quando saranno convinte che proprio nessun rimedio esiste a questa prepotenza.

Devo ricordare che quei confini occidentali sono stati conquistati con la fatica, col dolore e col sangue di intere generazioni di italiani. Noi avevamo sperato – o almeno i nostri avi avevano sperato – nel 1860 che fosse posta una pietra sulle discordie che per secoli avevano turbato le relazioni tra l’Italia e la Francia.

In quell’anno era stato suggellato un patto d’amicizia perpetua, amicizia che sarebbe stata e sarà perpetua fino al giorno nel quale i confini dell’Italia saranno posti sulla cima delle Alpi, così che le acque che discendono dalla parte francese spettino alla Francia e le acque che discendono dalla parte italiana spettino all’Italia.

Io spero ancora che le deliberazioni prese a Parigi non siano irrevocabili, in quanto ritengo – tutti gli italiani ritengono – che l’Italia e la Francia sono destinate a vivere amiche tra di loro, sorelle tra di loro, partecipanti ambedue all’opera di pace e di prosperità internazionale. Ma a questa concordia degli animi tra Italia e Francia farebbe ostacolo – forse farebbe ostacolo grave e insormontabile – questa pietra di discordia, la quale venisse gettata tra i nostri due popoli che sono fatti per amarsi fra di loro.

Con questo augurio, che la parola di Parigi non sia irrevocabile, io mi associo ai voti del Presidente del Consiglio. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Giua. Ne ha facoltà.

GIUA. Le due Federazioni socialiste piemontesi alcuni mesi fa si erano interessate della questione di Briga e di Tenda, perché eravamo stati informati da alcuni scritti, che alcuni elementi delle sezioni socialiste del posto facevano opera di anti-italianità ed erano favorevoli all’annessione di Briga e di Tenda.

Le due Federazioni sconfessarono questi elementi, e il Gruppo parlamentare socialista oggi mi dà l’incarico di fare brevi dichiarazioni. Avrei dovuto scrivere queste dichiarazioni, ma non sono un uomo politico responsabile e quindi dirò apertamente quello che noi socialisti pensiamo sopra questa questione.

Noi socialisti italiani non abbiamo bisogno di fare delle dichiarazioni di carattere nazionalista, come non abbiamo bisogno di fare delle dichiarazioni di carattere internazionalista. Ma l’internazionalismo del socialismo presuppone come base il rispetto della nazionalità; e quindi dinanzi a questo fatto, che è una lacerazione dell’unità nazionale, noi socialisti non possiamo che portare la nostra parola di protesta. (Approvazioni). Però dobbiamo anche valutare la richiesta dei quattro a Parigi. Noi socialisti sappiamo che questa richiesta è una conseguenza diretta della politica del fascismo. Noi non invitiamo il popolo italiano ad accettare senz’altro questa eredità, ma invitiamo il popolo italiano a credere nell’ideale socialista internazionalista, ammettendo che anche il popolo francese, che anche gli altri popoli, che possano fare delle lacerazioni all’unità nazionale, pensino dal punto di vista internazionale, e pensino da questo punto di vista appunto per difendere i loro confini, poiché la storia del popolo italiano non è finita con la perdita eventuale di alcune parti del suo territorio.

Il popolo italiano risorgerà. Noi sappiamo che possiamo anche avere fiducia nel principio di solidarietà degli altri popoli. Proprio un commento del Populaire, giornale dei compagni socialisti francesi, riportato dall’Osservatore Romano di oggi, dice che questa richiesta è incresciosa e che con tali mezzi si compromettono le possibilità di una solida intesa vantaggiosa ai due Paesi. Questa concezione realistica dei compagni socialisti francesi io vorrei che fosse estesa anche ai compagni comunisti francesi, i quali sull’Humanité non sempre hanno dato prova di essere all’altezza della politica internazionale; e nello stesso tempo mi rivolgo agli amici della Democrazia Cristiana perché facciano dei passi presso i loro amici francesi, in maniera che la richiesta del Governo francese non abbia seguito, perché noi sappiamo che l’ascesa del popolo italiano è un’ascesa che è in relazione con lo sviluppo di tutti gli altri popoli europei; e noi, ricordando i nostri compagni che vivevano nell’esilio quando la Francia subiva l’azione violenta del tallone hitleriano, ricordando che molti socialisti e comunisti erano in prigione in Italia, mentre il territorio francese subiva lo strazio della guerra, pensiamo che, di fronte a questo naturale movimentò dell’animo di uomini politici responsabili, anche i compagni francesi, a qualsiasi partito appartengano, sentano nell’identico modo. Formulo quindi l’augurio che questa notizia non venga confermata dai fatti e che non debba verificarsi questa lacerazione di confini nazionali.

Formulo un altro augurio: che il popolo italiano dinanzi a questi duri avvenimenti, come l’eroe dinanzi alla disfatta, alla distruzione di tutta quella che può essere stata la sua opera, ricordi: «Se tu puoi assistere al crollo di tutta la tua opera e metterti al lavoro senza mormorare, solo allora sarai un uomo».

Se il popolo italiano, dinanzi a queste tragedie, che non sono una conseguenza diretta della Democrazia italiana, ma una eredità della politica fascista, saprà trovare la sua via, noi socialisti abbiamo fiducia che saprà trovarla solamente nell’idea socialista, nell’ideale internazionalista, perché solo così il popolo italiano può superare queste difficoltà. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Pellizzari. Ne ha facoltà.

PELLIZZARI. Onorevoli colleghi, vorrei poter parlare a nome di tutti coloro che in quest’Aula, dall’uno all’altro estremo settore, hanno sofferto dolore e versato sangue per richiamare l’Italia alla vita democratica e libera; e vorrei evocare qui tutti i nostri morti, tutti i morti che combatterono volontariamente nelle file dell’esercito regolare o nelle file dei partigiani. Perché tutti combatterono e morirono con la speranza che il loro sacrificio servisse a redimere l’Italia dall’onta trascorsa e a darle il diritto di sedersi tra i popoli civili senza dover pagare una pena che aveva meritato, ma che aveva scontato volontariamente. (Vivissimi applausi).

Vorrei suggerire che da quest’aula, dove tanta gente porta ancora nelle carni e nell’anima il segno del dolore e delle ferite; che da quest’aula, dove tanti sono i cittadini che hanno combattuto e sofferto, partisse un grido verso i combattenti degli altri paesi, soprattutto verso i combattenti del maquis, per dir loro: Mentre voi combattevate per la libertà della vostra Patria, per la libertà dell’Europa e dell’umanità, anche qui in Italia si combatteva per gli stessi ideali, e gli italiani sacrificavano gli averi, gli affetti, la vita.

CINGOLANI. Anche gli italiani in Francia!

PELLIZZARI. Sì, anche gli italiani in Francia, gli italiani in Jugoslavia, e dovunque, come è stata sempre tradizione della razza italiana. Perché Garibaldi ha combattuto per tutti i paesi, come hanno combattuto per tutti i paesi quelli che sono morti nelle nostre trincee, i nostri partigiani, quando, pur ignoti e perseguitati e dichiarati fuori legge, davano il loro sangue per l’avvenire e la libertà, come del loro popolo, così di tutti i popoli del mondo.

Signori, da quest’aula che non è più né sorda né grigia dal giorno che vi siedono gli eletti liberamente dal popolo, parta un appello a tutti i popoli, a tutti i combattenti, per chiedere che la pace sia una pace di concordia, di umanità e di fraternità. (Vivi applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Giannini. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Quale rappresentante di uomini che non hanno mai fatto politica dal 1914 ad oggi, devo dichiarare che noi respingiamo qualsiasi responsabilità e corresponsabilità con quanto è accaduto e con quanto può ancora accadere.

Noi riteniamo che la causa di quanto è accaduto e può ancora accadere stia nella politica che è stata fatta in Italia dal 1914 ad oggi, nella violazione costante della libertà del popolo, della sua vera volontà, alla quale spesso si sono sostituite dittature spirituali o materiali.

Per queste ragioni noi aggiungiamo le nostre proteste a quelle partite dagli altri settori della Camera e ci proponiamo, su questi problemi, di pensarci sempre e di non parlarne mai più. (Commenti – Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Lucifero. Ne ha facoltà.

LUCIFERO. Onorevoli colleghi, allorquando parlai per l’ultima volta in questa aula come rappresentante alla Consulta, dissi che lasciavo senza rimpianto questo posto, convinto di averlo tenuto con onestà e fermezza.

Oggi da questo stesso posto prendo la parola con la stessa fermezza e con profondo rimpianto; che non è soltanto il rimpianto dell’italiano che vede oltraggiata nella giustizia e nella carne la Patria, senza che motivo alcuno possa giustificare l’oltraggio, perché l’Italia ha servito col sangue, col sacrificio, con le sue macerie la causa della libertà dei popoli, in nome della quale questa guerra s’è combattuta.

È come europeo e come cittadino del mondo che oggi mi sento profondamente scoraggiato; e sono lieto che dall’Italia in questo momento si alzi la voce – e da questi banchi – di un europeo e di un cittadino del mondo. Nel 1914 il mondo fu allagato di sangue, in una guerra che si fece per la giustizia e per la libertà dei popoli. A Versailles questo fu dimenticato. Per sei anni adesso il mondo è stato allagato di sangue e di miseria per una guerra che doveva servire a ridare giustizia e libertà ai popoli. A Parigi lo stanno dimenticando. Non solo come italiano, ma come europeo e come cittadino del mondo, elevo protesta per questi atti che preparano la continuazione di un processo di sangue che avrebbe dovuto essere definitivamente chiuso e finito. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacciardi. Ne ha facoltà.

PACGIARDI. Il Partito repubblicano italiano non può non associarsi ai sentimenti di cordoglio, di costernazione e al tempo stesso di protesta che sono stati espressi dai vari settori dell’Assemblea Costituente.

Tutti sanno che il Partito repubblicano è stato il più antico artefice della fraternità latina, anche quando ci è costata cara. Fin dai tempi di Tunisi, il Partito repubblicano avrebbe preferito di continuare nell’intesa latina piuttosto che abbandonarci alla Triplice alleanza.

I nostri nonni si sono vendicati in strano modo delle pugnalate alla schiena che anche la Francia nel corso della sua storia ci ha date, andando a combattere per la Francia. (Approvazioni). Garibaldi, nel 1870, quando la Francia subiva l’aggressione tedesca, si vendicò della cessione di Nizza portando i garibaldini a morire per la Francia.

Siamo stati sempre favorevoli, noi repubblicani, ad un’intesa con i popoli latini, che non può non essere il principio di una più larga intesa. È amarezza per noi, che siamo conosciuti per un partito nazionale, constatare che tutte le internazionali sono morte. È morta l’internazionale cattolica, (Commenti) e disgraziatamente è un Ministro degli esteri cattolico che domanda una più larga frontiera alpina. (Commenti). Con quale pretesto? Col pretesto della sicurezza militare delle frontiere. Chi crede più ormai, dopo la bomba atomica, che quattro metri di più lontana frontiera possano costituire una sicurezza per un paese? La vera sicurezza consiste nell’avere vicino dei popoli democratici e pacifici. (Approvazioni). Noi speravamo che la Repubblica italiana, democratica e pacifica, desse alla Francia maggiori e più ampie garanzie di quelle che si possono avere prendendoci Briga e Tenda. (Approvazioni).

Onorevoli colleghi, il colpo è duro, ed io credo che la notizia sia vera. Bisogna resistere sul terreno diplomatico, ma bisogna soprattutto resistere rinsaldando l’unità fra di noi. Non abbiamo molti amici al di là delle frontiere. Bisogna ricostituire l’unità nazionale intorno alla Repubblica. I popoli sono entità permanenti nella storia. Oggi possiamo subire ingiustizie, domani con la nostra resistenza, col nostro fecondo lavoro, con la nostra tenacia possiamo, nelle vie pacifiche, riparare le ingiustizie. Questo è l’augurio del Partito repubblicano al Paese. (Vivi applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Valiani. Ne ha facoltà.

VALIANI. A nome del Partito d’azione, mi associo alle parole che sono state dette dai rappresentanti degli altri partiti. Il nostro sentimento è comune di fronte a questa violazione del diritto delle genti, della giustizia internazionale e dei diritti consacrati dell’Italia. Noi siamo stati uno dei partiti caratteristici della resistenza al fascismo, al nazismo, all’occupazione tedesca: saremo anche uno dei partiti della resistenza all’oppressione che viene dal di fuori, che viene dalla parte che ha sempre sostenuto di volere soltanto combattere per gli ideali della Carta atlantica, e che ora viola questi ideali. La resistenza di cui ha parlato l’onorevole Pacciardi ci trova concordi. Voglio dire anche che la ferita che viene inferta all’Italia non toccherà la Repubblica italiana; al contrario, uno dei compiti fondamentali, forse il compito più fondamentale della nuova Repubblica italiana, è di preparare la rinascita internazionale dell’Italia contro qualsiasi ostacolo interno. La ferita non è inferta solo all’Italia, ma a tutta l’Europa. Le stesse potenze, gli stessi Ministri, che feriscono l’Italia hanno già ferito e continuano a ferire l’unità europea, continuano a ferire la possibilità stessa di vita delle nazioni europee. La Francia, nazione europea essa stessa, se ne accorgerà purtroppo abbastanza presto. È in questo fatto, nel fatto stesso che l’Europa tutta è ferita dall’ingiustizia di Parigi, che noi troviamo il pegno, la certezza, la fede in un cambiamento della situazione.

Passeranno degli anni, pochi o molti, ma il vuoto che si è voluto fare da parte dei potenti nel cuore dell’Europa, nel centro dell’Europa, non resterà tale: sarà colmato. Ed in quel momento, se il popolo italiano saprà rimanere compatto nella resistenza all’oppressione, nella resistenza all’ingiustizia, nella fede per gli ideali di libertà, di democrazia, di unità europea, che l’hanno animato nella resistenza al fascismo e al nazismo, in quel momento troverà la sua degna rivincita.

Vorrei dire ancora due cose di carattere pratico. Queste sono le affermazioni dell’Assemblea Costituente, che dovranno tradursi in fatti nel momento in cui il trattato di pace, di sedicente pace, sarà sottoposto all’approvazione o alla disapprovazione di questa Assemblea. Nell’attesa però è il Governo italiano che ha la responsabilità dei negoziati e delle trattative, dell’accettazione o del rifiuto, ed io, come rappresentante di un partito che certamente non entrerà nella futura coalizione governativa, voglio assicurare l’onorevole De Gasperi che daremo a lui tutto il nostro appoggio, tutta la nostra collaborazione nell’opera che egli compirà ancora per la difesa dei diritti dell’Italia. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Longo. Ne ha facoltà.

LONGO. A nome dei deputati comunisti, esprimo la sorpresa e il dolore per le notizie che ci sono state comunicate. Mi associo alle parole del Presidente del Consiglio, nella speranza che queste decisioni non siano irrevocabili e faccio anche l’augurio che l’attività e l’azione diplomatica del nostro Governo riescano a far prendere in nuova considerazione queste decisioni e soprattutto a persuadere non solo dei nostri buoni diritti, ma anche della nostra ferma volontà di avere rapporti di amicizia e di collaborazione con tutti i Paesi e di risolvere tutte le questioni sospese in questo spirito.

Con una tale attività io penso che ci sarà possibile conquistare alla nostra giusta causa le opinioni pubbliche degli altri Paesi e di ottenere che le decisioni che siano già state prese, possano essere rivedute e si possano perciò riconoscere i nostri diritti. (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi. La amputazione dal territorio nazionale di Tenda e Briga, se fosse confermata, ci riempirebbe di costernazione come italiani e di dolore come fautori di una politica di solida amicizia tra la Francia e l’Italia. Ho sempre pensato e ho sempre dichiarato che la vera garanzia della Francia è costituita dalla fraterna amicizia della Repubblica italiana. Ed io stesso fui collaboratore diretto della politica del Governo orientata in questo senso. Sarebbe doloroso constatare che la diffidenza avesse a prevalere sulle esigenze di una solidarietà internazionale, che è così necessaria al consolidamento della democrazia e della pace. (Vivi applausi).

Annuncio di una interrogazione.

PRESIDENTE. Si dia lettura di una interrogazione pervenuta alla Presidenza.

MACRELLI, Segretario, legge:

«I sottoscritti chiedono d’interrogare gli onorevoli Ministri dell’industria e commercio e delle finanze per conoscere quali urgenti provvedimenti abbiano preso od intendano prendere relativamente alla situazione che si è verificata per l’Ente nazionale metano, tenendo presente quanto segue:

1°) che durante tutto il periodo della gestione commissariale e cioè dal 25 aprile a tutt’oggi nulla è stato fatto per potenziare l’Ente del metano in rapporto anche agli interessi della Nazione relativi ai problemi del carburante e combustibile;

2°) che dopo aver inutilmente da molto tempo ed in parecchie riprese presentato esposti e mozioni da parte delle Commissioni interne e dei Comitati Liberazione Nazionale aziendali dell’Ente a carico dell’attuale Commissario avvocato Sartogo, da sei giorni tutto il personale è in sciopero a seguito di deliberazione presa dalle Commissioni interne di Milano, Bologna e Roma coll’approvazione della Confederazione Generale del Lavoro, allo scopo di allontanare il Commissario che si è dimostrato il vero seppellitore dell’Ente metano e contro il quale vi è da parte di tutto il personale una legittima reazione;

3°) che nonostante diretti colloqui avuti da parte delle varie Commissioni interne col Ministro competente, a tutt’oggi non si è presa deliberazione alcuna, lasciando che lo sciopero proseguisse senza dare soddisfazione alle legittime richieste delle Commissioni interne appoggiate dalla Confederazione del Lavoro che ha approvato lo sciopero;

4°) che mentre lo sciopero minaccia di dilagare in una più ampia agitazione nella quale verrebbe trascinato tutto il personale inquadrato nel S.I.P. di circa 30,000 dipendenti, per tutta risposta si è provveduto a piantonare l’edificio dell’Ente metano in Roma con truppe armate della Celere, provocando il risentimento di tutto il personale;

5°) che evidentemente questo atto di forza non giustificato dalla situazione obiettiva, è stato determinato dall’interessato intervento dell’attuale direzione dell’Ente contro la quale appunto il personale si è giustamente ribellato;

6°) che infine si delinea già una polemica sulla stampa (vedi giornale «Rinascita» del Comitato Liberazione Nazionale emiliano-romagnolo di Bologna, quotidiano della sera 25-26 giugno, n. 144) che potrebbe prolungarsi in termini più esasperanti, qualora il Ministero stesso non provvedesse tempestivamente a quanto gli compete per ragioni di stretta giustizia. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).

Bernardi, Mariani».

PRESIDENTE. L’interrogazione testé letta sarà trasmessa ai Ministri competenti.

L’ordine del giorno è esaurito. L’Assemblea sarà convocata a domicilio.

La seduta termina alle 18.35.