Come nasce la Costituzione

MERCOLEDÌ 26 GIUGNO 1946

ASSEMBLEA COSTITUENTE

II.

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 26 GIUGNO 1946

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PROVVISORIO ORLANDO

indi

DEL PRESIDENTE SARAGAT

INDICE

Congedi:

Presidente                                                                                                        

Insediamento e discorso del Presidente:

Presidente                                                                                                        

Insediamento dell’Ufficio di Presidenza:

Presidente                                                                                                        

Comunicazione del risultato del referendum istituzionale:

Presidente                                                                                                        

Nomina della Giunta delle elezioni e della Giunta del Regolamento:

Presidente                                                                                                        

Comunicazioni del Presidente:

Presidente                                                                                                        

La seduta comincia alle 16.

MATTEI TERESA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta precedente.

(È approvato).

Congedi.

PRESIDENTE. Comunico che hanno chiesto congedo gli onorevoli Deputati Bettiol e Costantini.

(Sono concessi).

Insediamento e discorso del Presidente.

PRESIDENTE. Essendo presente nell’aula l’onorevole Saragat, eletto ieri Presidente dell’Assemblea, lo invito ad assumere il suo posto.

(Quando il Presidente Saragat sale al banco della Presidenza e scambia l’abbraccio con il Presidente provvisorio, l’Assemblea, in piedi, applaude a lungo calorosamente – All’applauso si associano le tribune dei giornalisti).

Presidenza del Presidente SARAGAT

PRESIDENTE. (Segni di viva attenzione). Onorevoli colleghi! Nel memorabile discorso pronunciate il 9 marzo di quest’anno alla Consulta Nazionale, a chiusura della discussione della legge sull’Assemblea Costituente, il Presidente Vittorio Emanuele Orlando, ringraziando l’Assemblea per le espressioni di affetto da cui si sentiva circondato, le interpretava come un omaggio rivolto non alla sua persona, ma al rappresentante di una generazione che aveva contribuito a creare la storia dello Stato d’Italia dal principio del secolo sino al 1922.

E il Presidente Orlando, commentando il distacco tra quella generazione e la giovane classe politica che sorge, lamentava giustamente la mancanza di quei gradi intermedi che rendono impossibile una recisa contrapposizione tra giovani e vecchi.

Nell’ostacolo posto alla continuazione della classe politica il Presidente Orlando ravvisava il più irreparabile forse fra i delitti del fascismo.

Nella manifestazione di fiducia dell’Assemblea Costituente verso la mia persona sia permesso a me di ravvisare un omaggio a quella generazione intermedia la cui assenza, come classe politica, si fa duramente sentire nella vita del Paese. È un omaggio verso coloro che, giovani nel 1922, hanno raccolto con le loro deboli forze, ma con una fede stimolata dall’esempio dei loro padri, la fiaccola della libertà e della giustizia. Molti di questi giovani ne sono stati arsi ed è per questo che pochi sono i superstiti: tutti ne sono stati illuminati.

Ma voi, onorevoli colleghi, avete anche voluto onorare il rappresentante modesto di un movimento politico che alla difesa dei diritti delle libere assemblee ha offerto l’anima ardente di Filippo Turati e il sangue generoso di Giacomo Matteotti. (Vivi applausi).

Infine, col vostro voto avete voluto sottolineare l’apporto decisivo che le classi lavoratrici hanno dato alla sacra causa della libertà della Patria. (Applausi).

Se attorno a me si sono raccolti i vostri suffragi e se ho quindi l’immeritato onore di presiedere questa Assemblea, penso anche che ciò si debba al fatto che gli uomini vengono giudicati più per quello che si attende da loro che per quello che sono, più per quello che si crede potranno fare che per quello che già hanno fatto e fanno.

Non so se la vostra attesa sarà giustificata; so però che osserverò in modo assoluto la più scrupolosa obiettività ed imparzialità. Tutore dei diritti di ognuno, richiederò egualmente da ognuno l’adempimento dei suoi doveri.

Altissimi sono i vostri diritti.

Voi rappresentate il popolo italiano in virtù di un responso democratico, che è la consacrazione di un quarto di secolo di lotte per la difesa della libertà umana. Le formule giuridiche, in virtù delle quali i liberi comizi sono stati convocati, non sono che la traduzione, nel solenne linguaggio del diritto, di quel più alto diritto umano che ha la muta eloquenza delle sofferenze soffocate delle generazioni, che si scrive col sangue versato per la buona causa, è che la storia, giudice lento perché ha di fronte a sé l’eterno, nel giorno segnato dal destino corona con una sentenza irrevocabile.

Il 2 giugno è stato il grande giorno del nostro destino.

La vittoria della Repubblica è la sanzione di un passato funesto, è la certezza di un avvenire migliore. Ma questa vittoria ha un significato ancora più alto. Essa rappresenta il pattò solenne stretto da tutti gli italiani di rispettare la legalità democratica. In questo patto, che vincola tutte le donne e tutti gli uomini della nostra terra, è il segreto dell’avvenire della Nazione. Senza l’adesione di tutto il popolo ai principî della democrazia politica, non soltanto non è possibile alcun progresso umano, ma le stesse conquiste legateci da secoli di storia sono insidiate e minacciate di rovina.

Voi eletti dal popolo, riuniti in questa Assemblea sovrana, dovete sentire l’immensa dignità della vostra missione. A voi tocca dare un volto alla Repubblica, un’anima alla democrazia, una voce eloquente alla libertà.

Dietro a voi sono le sofferenze di milioni di italiani; dinanzi a voi le speranze di tutta la Nazione.

Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano. Ricordatevi che la democrazia non è soltanto un rapporto fra maggioranza e minoranza, non è soltanto un armonico equilibrio di poteri sotto il presidio di quello sovrano della Nazione, ma è soprattutto un problema di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani, la democrazia esiste; dove sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide. (Applausi).

Ecco perché, oltre che sui problemi della struttura politica dello Stato repubblicano, voi vi piegherete su quello della struttura sociale del Paese. Nel grande moto che spinge le classi diseredate a rivendicare un destino meno iniquo voi non vedrete una minaccia per la libertà, ma, al contrario, la forza motrice del progresso, solo che venga disciplinato dalla saggezza dei legislatori e non venga ostacolato dall’egoismo dei ceti privilegiati. (Vivi applausi).

Nella Repubblica democratica la libertà politica e la giustizia sociale trovano il terreno su cui possono integrarsi in una sintesi armoniosa. Tutta la vostra saggezza di legislatori sarà quindi orientata alla ricerca della formulazione più efficace, atta a tradurre in termini concreti queste esigenze fondamentali di ogni consorzio civile ed a favorirne la pratica realizzazione.

Se vi porrete su questo piano, le divergenze ideologiche che possono sussistere tra di voi si concilieranno nell’ambito dei diritti imprescrittibili della persona umana e delle società naturali in cui essa vive.

Egualmente la concretezza di questi diritti riceverà possente rilievo dalla loro correlazione con le norme che voi elaborerete intorno ai fondamenti strutturali dello Stato repubblicano, avendo presente che la democrazia si crea nella misura in cui la separazione fra il popolo e l’apparato dei pubblici poteri progressivamente scompare.

Ma, oltre all’elaborazione delle leggi fondamentali dello Stato repubblicano, altri doveri vi sovrastano. In primo luogo quello di offrire al Paese, pur nelle necessarie e feconde divergenze, l’esempio della concordia e del più alto civismo. Poiché, più che dalle leggi scritte nei testi fondamentali, la democrazia diviene una realtà vivente ad opera del costume che si stabilisce fra gli uomini. E se è vero che questo costume è condizionato dalla situazione economica e sociale di un’epoca determinata, non è men vero che la coscienza reagisce per trasformarlo portandolo ad un livello più alto.

Alla volontà di potenza, scaturente dall’egoismo sfrenato dei singoli e dei gruppi politici ottusi al senso della libertà, voi opporrete la potenza della volontà libera, imponendo a voi stessi i limiti invalicabili segnati dalla coscienza morale.

Voi renderete in tal modo un incalcolabile servizio alla causa dell’evoluzione sociale e politica di un popolo che ha gli occhi fissi su questa Assemblea, dalla cui condotta trarrà norma per la propria condotta.

Accennando ai vostri compiti, converrà soffermarci un istante su quelli che scaturiscono dai rapporti di questa Assemblea sovrana col Governo.

Come vi è noto, è stato accolto con saggio accorgimento il criterio di mantenere al Governo la delega per quelle che saranno le attività normali di carattere legislativo. Si tratta, come è stato giustamente osservato dal Ministro per la Costituente onorevole Pietro Nenni, non già di una limitazione dei poteri dell’Assemblea, ma piuttosto di una divisione di lavoro tra l’Assemblea e il Governo, la cui responsabilità di fronte alla Costituente permane inalterata.

E questa sovranità dell’Assemblea è sottolineata nel modo più forte dalla responsabilità di cui essa è investita in materia di leggi di approvazione dei trattati internazionali.

Onorevoli colleghi, nonostante il prezioso contributo di sangue dato dalle Forze armate del Corpo di Liberazione, dai nostri soldati, dai nostri marinai, dai nostri aviatori, dai nostri partigiani, alla causa solidale della libertà della Patria e del mondo, l’Italia non riesce a sottrarsi, a cagione di un giudizio che riteniamo non equo, alla pesante ipoteca di un regime funesto.

Se il testo di una legge scritta su una vecchia pergamena definisce la costituzione di uno Stato, l’immagine della Patria è scolpita nella natura a caratteri giganteschi, come le vallate e le montagne che ne delimitano i sacri confini.

L’intangibilità di una giusta frontiera è quindi parte integrante della costituzione di uno Stato libero, allo stesso titolo delle sue leggi fondamentali. (Vivi applausi). E noi risentiremmo l’offesa, che potrebbe sfigurare e deformare il volto della Patria repubblicana, come un’offesa ai più sacri principî della libertà e della democrazia. (Approvazioni).

In ultima analisi, si tratta di sapere se al tavolo della pace si vorrà ferire, attraverso l’Italia libera e repubblicana, quei principî di libertà e di democrazia che per la loro universalità sono garanzia di civiltà e di pace per tutti i popoli, oppure se, rispettando i sacri diritti del nostro Paese, si asseconderà il trionfo della giustizia internazionale. (Applausi).

Non so se e quando noi ci troveremo di fronte ad un trattato di pace. Ma se il fervore di civismo democratico del Paese può contribuire a scongiurare la jattura di una pace ingiusta, eguale fervore da parte di questa Assemblea può proteggere l’Italia. Poiché, quanto più l’Italia si presenterà alla coscienza del mondo col suo volto di nazione veramente libera e democratica, tanto più la mano levata per colpire esiterà a compiere il gesto funesto. E questo, onorevoli colleghi, fissa in termini di fattivo patriottismo il vostro compito di legislatori democratici.

Onorevoli colleghi, con l’instaurazione della Repubblica italiana si inizia un periodo nuovo nella storia del nostro Paese.

Una pesante eredità di miserie e di dolori grava sul nostro presente, ma anche lo illumina un passato di gloria imperitura.

Per diradare la grigia penombra da cui siamo circondati, leviamo sempre più alta la fiamma della libertà e della giustizia. Alla sua vivida luce noi scorgeremo, sino ai limiti del più lontano orizzonte, la strada per cui si avvia la Patria risorta.

È un cammino aspro, irto di ostacoli, ma che sale verso libere altezze.

Sorreggiamola come figli devoti in questa marcia in avanti, docili ai suoi cenni materni, fedeli alla sua volontà sovrana. Viva la Repubblica italiana! Viva l’Italia! (L’Assemblea si leva in piedi – Vivissimi prolungati applausi).

Insediamento dell’ufficio di Presidenza.

PRESIDENTE. Invito gli onorevoli Terracini, Micheli, Conti e Pecorari, Vicepresidenti, gli onorevoli Battisti, Macrelli, Molinelli, Mattei Teresa, Schiratti, Chieffi, Petrilli e Covelli, Segretari, e gli onorevoli Priolo, Mattarella e Bibolotti, Questori, a salire al banco della Presidenza per assumere il loro ufficio.

(Gli onorevoli Vicepresidenti, Segretari e Questori salgono al banco della Presidenza).

Comunicazione del risultato del referendum istituzionale.

PRESIDENTE. Comunico che la Corte di Cassazione ha fatto pervenire all’Assemblea Costituente i verbali delle due adunanze del 10 e del 18 giugno con i quali si annunziava il risultato del referendum istituzionale e si emetteva il giudizio definitivo del Supremo Collegio, a norma dell’articolo 19 del decreto legislativo 23 aprile 1946.

Do atto alla Corte di Cassazione di questa sua comunicazione, la quale solennemente consacra la forma di governo repubblicana prescelta dal popolo italiano con libero atto della sua volontà sovrana. (Vivissimi prolungati applausi – Gli onorevoli Deputati si levano in piedi – Grida di: Viva l’Italia repubblicana!).

Nomina della Giunta delle elezioni e della Giunta del Regolamento.

PRESIDENTE. A norma dell’articolo 12 del Regolamento, chiamo a far parte della Giunta delle elezioni gli onorevoli Deputati: Bertini, Bettiol, Bocconi, Calamandrei, Cappa, Carpano, Cerreti, Cingolani, Dossetti, Facchinetti, Fuschini, Giolitti, Giua, Grassi, Grieco, Iotti Leonilde, Jacini, Lucifero, Musolino, Musotto, Nasi, Nobili Oro, Pertini, Piccioni, Rubilli, Russo-Perez, Scoca, Spano, Tupini, Uberti.

A norma dello stesso articolo 12, chiamo a far parte della Giunta del Regolamento gli onorevoli Deputati: Aldisio, Benedetti, Bernamonti, Ferrari, Mazzoni, Merlin, Modigliani, Pallastrelli, Perassi, Ruini.

Comunicazioni del Presidente.

PRESIDENTE. Invito gli onorevoli colleghi che ho chiamato a far parte della Giunta delle elezioni a riunirsi domani alle ore 10 per procedere alla costituzione della Giunta medesima e per accertare l’ordine di graduatoria dei candidati che seguono immediatamente l’ultimo eletto in ciascuna lista circoscrizionale collegata col Collegio unico nazionale. Ciò ai sensi e per gli effetti dell’articolo 63, comma secondo, della legge elettorale dell’Assemblea Costituente, a norma del quale il Deputato eletto nel Collegio unico nazionale e in uno o più Collegi s’intende eletto nel Collegio unico nazionale, e nella lista circoscrizionale prende il suo posto il primo dei non eletti. La Giunta potrà così stabilire quali sono i candidati che possono essere chiamati a integrare la composizione dell’Assemblea, in base ai risultati dichiarati dagli Uffici elettorali centrali, salvo il giudizio definitivo della stessa Giunta delle elezioni in merito alla convalida.

Analogamente potrà procedere alla sostituzione di quei Deputati eletti in più circoscrizioni i quali dichiarino anticipatamente di optare per un determinato Collegio, salvo sempre il giudizio definitivo predetto.

La seduta è rinviata a venerdì 28.

La seduta termina alle 16.25.

Ordine del giorno per la seduta di venerdì.

Alle ore 16:

  1. – Verifica di poteri.
  2. – Votazione per la nomina del Capo provvisorio dello Stato.