Come nasce la Costituzione

POMERIDIANA DI LUNEDÌ 26 GENNAIO 1948

ASSEMBLEA COSTITUENTE

CCCLXV.

SEDUTA POMERIDIANA DI LUNEDÌ 26 GENNAIO 1948

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI

INDICE

Comunicazioni del Presidente:

Presidente

Disegno di legge (Seguito della discussione):

Norme per l’elezione del Senato della Repubblica (61).

Presidente

Targetti

Rubilli

Stampacchia

Moro

Costantini

Togliatti

Scelba, Ministro dell’interno

Lucifero

Carpano Maglioli

Martino Gaetano

Micheli, Presidente della Commissione

Colitto

Mazzoni

Candela

Mastino Pietro

Giacchero

Caroleo

Geuna

Nitti

Zotta

Bubbio

Gasparotto

Piccioni

Zuccarini

Gullo Rocco

Morelli Renato

Gullo Fausto, Relatore per la maggioranza

Bosco Lucarelli

Laconi

Uberti

Mazzei

Dossetti

Mortati, Relatore per la minoranza

Fabbri

Lami Starnuti

Dominedò

Fuschini

Scoccimarro

Sulle dimissioni di un Commissario:

Presidente

Micheli, Presidente della Commissione

Interrogazioni (Annunzio):

Presidente

La seduta comincia alle 16.15.

MOLINELLI, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta pomeridiana.

(È approvato).

Comunicazioni del Presidente.

PRESIDENTE. Comunico che ho chiamato a far parte della Commissione per i Trattati internazionali l’onorevole Perassi, in sostituzione dell’onorevole Pacciardi, nominato Vicepresidente del Consiglio dei Ministri.

Comunico altresì che ho chiamato l’onorevole Cortese a far parte della terza Commissione permanente per l’esame dei disegni di legge, in sostituzione dell’onorevole Perrone Capano, nominato Sottosegretario di Stato.

Seguito della discussione del disegno di legge: Norme per l’elezione del Senato della Repubblica. (61).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Seguito della discussione del disegno di legge: Norme per l’elezione del Senato della Repubblica. (61).

TARGETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TARGETTI. Mi sembra evidente che c’è qualche difficoltà per l’Assemblea nella risoluzione delle varie questioni poste dai molteplici emendamenti presentati al nostro esame.

Non è per un eccesso di modestia e tanto meno per non riconoscere la superiore competenza di tanti altri colleghi, se affermo che si tratta di una materia, nella quale non dico che è difficile ed impossibile, ma, riuscendoci, sarebbe molto pericoloso improvvisare.

Stamani ci sono state presentate proposte, che danno luogo a riflessioni e delle quali non si può ben penetrare il significato, senza averle confrontate con tutte le altre ed avere anche esaminato gli eventuali inconvenienti, cui possono dar luogo certe soluzioni.

Pertanto, si potrebbe sospendere la seduta per un’ora o per un’ora e mezzo, per dar modo a coloro, che si interessano particolarmente della materia, di esaminare questa congerie di emendamenti e venire in Assemblea, dopo avere superato i punti di disaccordo superabili ed avere, comunque, bene esaminate, tutte le relative questioni.

RUBILLI. O si rinvia la seduta a domani o proseguiamo oggi i nostri lavori; queste questioni non si risolvono in un’ora.

PRESIDENTE. L’onorevole Targetti ha fatto una proposta che ha il merito di avere incominciato a porre la questione, che, probabilmente, molti colleghi vorrebbero porre, ma che nessuno, come dire, ha la audacia di incominciare a prospettare.

Il problema posto dall’onorevole Targetti è limitato all’esame degli emendamenti: gli emendamenti sono complicati, difficili, non ci si ritrova.

Onorevole Targetti, dalle 13, nostri colleghi hanno cercato di ritrovarcisi e, credo che si debba convenire che non si tratta di difficoltà intrinseca degli emendamenti, ma che la difficoltà è costituita dalla impossibilità di mettere d’accordo gli emendamenti, o alcuni emendamenti, con alcune decisioni di principio dell’Assemblea.

Ed allora io penso che sarebbe opportuno sospendere i nostri lavori, su questo argomento, offrendo ai colleghi un’altra materia di esame e di ponderazione, che non sta a me dire quale possa essere. Che se, invece, si dovesse proprio sospendere la seduta, per esaminare gli emendamenti, è forse meglio che siano esaminati fra noi, in modo che coloro i quali meglio conoscono la materia, possano offrire la loro competenza a coloro che ne hanno meno.

RUBILLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUBILLI. Ho l’abitudine, la cattiva abitudine, in verità, di parlar chiaro. (Si ride). Allora, per dire quel che io penso e so, debbo rilevare che non si tratta di emendamenti. Qui ho sentito, in una mezz’ora, tante voci, tante proposte, tanti nuovi progetti che si delineano, che in verità credo ci troviamo di fronte ad una condizione difficile, fuor di dubbio da noi prevista, da altri voluta, ma è innegabile che ci troviamo dinanzi ad una situazione difficilissima. Siamo in un ginepraio da cui non sappiamo come uscire: incostituzionalità da una parte; confusione di progetti e di proposte dall’altra. (Interruzioni del deputato Uberti – Commenti).

Esagero? Ora, se è esagerazione per voi, io sono più che convinto, come son convinti altri, che in un’ora, in un’ora e mezzo non possiamo in alcun modo orientarci. Ed allora: o continuiamo ad esaminare la legge per quello che comunque ne viene, e poi se la vedranno gli elettori, il popolo e specialmente quei partiti che si son voluti assumere una così grave responsabilità: o, se non vogliamo continuare, come mi parrebbe opportuno nelle enormi confusioni che si son create di fronte ad argomenti di tanta importanza, meglio è – signor Presidente – che rinviamo a domani. Penseremo: la notte porta consiglio. Facciamo che passino delle ore. Si rifletterà meglio, e potremo venire domattina a mente serena per vedere se è possibile trovare un’intesa che raccolga la quasi unanimità dei voti. Propongo che si rinvii a domani. Non mi pare che in questo stato d’animo possiamo continuare con calma la discussione.

STAMPACCHIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STAMPACCHIA. L’onorevole Targetti, come benissimo ha detto l’onorevole Presidente, ha fatto una proposta, diretta ad aprire la discussione sull’argomento; ma effettivamente, come lo stesso signor Presidente ha detto, una proposta timida, che aveva lo scopo predetto.

Ora, noi non ci dissimuliamo, almeno moltissimi di noi non si dissimulano, che in un’ora e mezza non si possa risolvere una questione per la quale da alcune settimane ci stiamo tutti quanti stillando il cervello, una questione che infine è stata ancora di più ingarbugliata dalle ultime decisioni prese.

L’onorevole Rubilli ha accennato a sospendere sino a domani. Io dico, anche all’onorevole Rubilli, che fino a domani è breve tempo: proporrei che si sospendesse e si trovasse la materia – quella degli statuti regionali – per occupare qualche giorno. (Proteste al centro). Nel frattempo, la Commissione potrebbe mettersi in contatto e discutere con i capi-Gruppo quelle proposte che valgano a farci superare le difficoltà che sorgono oggi – già profilatesi da questa mattina – o meglio e più precisamente le difficoltà delle quali da stamane ci stiamo accorgendo, ma che sono pure la conseguenza, in gran parte, di decisioni prese ab irato. Così soltanto la Commissione potrà presentarsi all’Assemblea con proposte, le quali raccolgano il consenso dei Gruppi, in modo che si possa avere un progetto che non susciti tutte quelle feroci critiche le quali già si vengono diffondendo e propagando nel pubblico, nel Paese a mezzo della stampa. Insomma, noi dobbiamo preoccuparci di non passare di fronte al Paese per ignoranti, per idioti che non hanno saputo vedere e prevedere le conseguenze alle quali si poteva arrivare con inconsulte, avventate decisioni.

MORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORO. A nome del gruppo democristiano credo che si possa aderire alla proposta Targetti. Si potrebbe sospendere la seduta per due ore e riprenderla alle 19 circa. (Commenti).

COSTANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSTANTINI. Io non sono un tecnico in materia di leggi elettorali, però, mentre personalmente mi associo all’istanza di sospensione dei nostri lavori per mettere a punto la legge che ci interessa, mi permetto di rivolgere a tutti i colleghi un consiglio.

Siamo arrivati ad un punto in cui un sistema si è sovrapposto all’altro e noi non abbiamo ottenuto né di rispettare il principio che abbiamo votato stabilendo il collegio uninominale ed il sistema maggioritario, né abbiamo avuto la possibilità di scendere, o, se più vi piace, di salire a quel sistema proporzionalistico che voi (Indica il centro) vorreste e che non siete riusciti ad ottenere con quel giuoco di concetti e di parole incrociate che dovrebbe costituire la legge in discussione e che noi dovremmo approvare.

Ora, permettetemi, colleghi, un consiglio: abbiate il coraggio delle vostre azioni: se non volete restare fedeli alle deliberazioni già assunte, ditelo e dite altresì che il progetto in discussione è del tutto proporzionalistico e contiene in se stesso difetti tali da creare inconvenienti gravissimi alla sua attuazione. Se possa o non possa essere costituzionale, è un’altra cosa.

Io dico che noi abbiamo il dovere di dar vita ad una legge chiara, che non dia luogo a confusioni e non determini discussioni poco simpatiche per noi, per l’Assemblea, per il Paese.

Sarebbe nostro obbligo restare al sistema uninominalistico, come abbiamo deliberato. La futura Camera poi deciderà se tale forma dovrà essere mantenuta o no. Ma, se non volete il collegio uninominale, non continuate a seguire il progetto del Ministro dell’interno, il quale ha creduto che mettere il cartellino del vino ad una bottiglia di inchiostro, equivalesse a far diventare uninominale quello che è proporzionale, con l’aggravante di determinare incertezze, confusioni e ingiustizie gravissime.

Ed allora – e non ve lo insegno, signori della Commissione, perché lo sapete meglio di me – vi sono tre sistemi per l’uninominale. Sceglietene uno, che è assai semplice ed è il sistema inglese…

PRESIDENTE. La prego, onorevole Costantini, non entri nel merito.

COSTANTINI. Signor Presidente, siamo alla fine dei nostri lavori, abbiamo un dovere; adempiamolo con lealtà e chiarezza, senza queste incongruenze che non fanno onore, credetelo, anche se lo afferma un deputato giovane, non esperto di alchimia legislativa, il quale non avrà, probabilmente, l’onore di ritornare un’altra volta tra voi. (Applausi).

TOGLIATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOGLIATTI. A me pare, signor Presidente, che, al punto in cui siamo arrivati, i discorsi sul merito non servano più a niente. Non si tratta più di persuaderci l’uno con l’altro e di pensarci su, ma si tratta di decidere. Che ciascun Gruppo decida e cerchi di aiutare gli altri Gruppi per trovare la soluzione. Per questo, sono favorevole al rinvio, ma non al rinvio a domani o dopodomani, perché tale rinvio non darebbe alcun risultato.

Il rinvio deve essere breve, di due o tre ore, e mantenendo la seduta aperta, in modo che siamo impegnati fra due o tre ore a venire qui con una decisione. (Approvazioni).

SCELBA, Ministro dell’interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCELBA, Ministro dell’interno. Aderisco alla proposta dell’onorevole Targetti e sono d’accordo con l’onorevole Togliatti che, al punto in cui siamo, non si tratta che di decidere.

A forza di sollevare obiezioni, incertezze, e di fare risaltare inconvenienti del progetto, si è creata una atmosfera tale per cui sembra che questo progetto non sia più nemmeno da discutere. In realtà noi lo abbiamo già approvato nella sua massima parte. Si tratta di approvare soltanto un ultimo punto: non c’è che l’articolo 20. Ormai non c’è che da decidere su questo punto, oppure cambiare sistema. Non c’è possibilità d’inventare, però, un altro metodo o un altro espediente. Si tenta di abbandonare il tema del progetto governativo per cambiare strada, con un altro progetto che, a mio avviso, non potrebbe che essere uno dei progetti uninominalistici che hanno già avuto la sanzione di questa Assemblea.

Si tratta di estendere il principio che è incluso nell’attuale progetto, allargarlo e completarlo; ma ritengo che tutti gli elementi del dibattito siano presenti ormai agli onorevoli colleghi e che si tratti soltanto di prendere una decisione. Noi non possiamo dimenticare che siamo al termine dei nostri lavori, che abbiamo pochissimi giorni, e che dobbiamo ancora decidere sugli Statuti speciali. Rinviare di uno o due giorni significherebbe compromettere l’approvazione della legge, con conseguenze più gravi di quella che potrebbe essere la scelta di un sistema o di un altro.

Quindi, per questa ragione io non aderisco alla proposta di rinviare ulteriormente questa discussione, perché ciò significherebbe creare dei gravi inconvenienti e dei pericoli che nessuno di noi vuol creare. (Approvazioni).

LUCIFERO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIFERO. Io in verità avevo intenzione di sentire e di vedere quello che sarebbe successo, anche perché tutto questo io avevo già detto che sarebbe successo (Commenti al centro).

Ma l’intervento dell’onorevole Ministro, credo abbia bisogno di un chiarimento: l’onorevole Ministro dice che noi dobbiamo discutere ormai soltanto di un articolo. Questo è vero, ma lei, onorevole Ministro, non ha detto che quell’articolo è la legge; perché tutto il resto, in fondo, è procedura.

Il vero meccanismo della legge è, dunque, in quell’articolo. Se ci troviamo oggi in difficoltà, ciò si deve proprio a quell’articolo, che è il nocciolo della legge. E, se è vero che tutti gli elementi sono presenti alla nostra coscienza, questi elementi sono talmente contradittori, che le nostre coscienze, in mezzo a tanti e contradditori elementi, non trovano una via di soluzione. E allora mi associo a quanto ha detto l’onorevole Costantini.

Stamattina si è detto più volte che questo progetto di legge, e ciò che succedeva in questa discussione, potevano essere imputati di poca serietà. L’onorevole Stampacchia oggi ha avuto parole anche più dure. Io ho l’impressione che siamo veramente, in questo momento, sul terreno della serietà, cioè sul terreno di uomini che vedono di essersi messi in un vicolo cieco e che si mettono una mano sulla coscienza… (Rumori – Proteste al centro). Voi credete che io possa cambiare opinione perché voi mi interrompete? (Vivi commenti al centro).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ascoltino le considerazioni dei vari oratori senza, commenti.

LUCIFERO. Grazie, signor Presidente. Io volevo dir questo, riallacciandomi a quanto ha detto l’onorevole Costantini. Noi ci troviamo di fronte ad una difficoltà ed abbiamo il dovere di superare questa difficoltà, abbiamo il dovere di trovare delle soluzioni che possano essere chiare e che, ancor prima che il Paese, siano tali che le possiamo capire noi.

E allora, se vogliamo veramente far questo, per raggiungere questo scopo una sospensione di due ore a che cosa può servire?

TOGLIATTI. A decidere!

LUCIFERO. Può servire o a continuare a dire quello che sappiamo, oppure a dire: dateci tempo per trovare una soluzione. Perché anche i calcoli complicati che ha fatto l’onorevole Dossetti stamattina, (e che secondo me non sono esatti), e anche il complesso della discussione, ci dimostrano che non si esce da questo pelago in due ore. Bisogna mettersi a tavolino, esaminare dati, risultanze, discussioni e voti e da questo trarre la via per trovare un meccanismo che possa corrispondere alle varie volontà, alle varie esigenze e, soprattutto, alle esigenze superiori, che vogliono che il Paese abbia una legge che possa accettare.

Per far questo ci vuole del tempo. Quindi, signor Presidente, proporrei un’altra cosa: rinviamo almeno di 24 ore, per studiare questa legge. Cominciamo intanto gli statuti, mentre possiamo studiare la questione. Altrimenti, tra due ore, noi riprenderemo al punto in cui siamo; e Dio non voglia, che alle confusioni che abbiamo create (parlo al plurale, per comprendere anche me) non ne aggiungiamo ancora altre, come spesso succede in casi del genere.

Questa mi pare sia la proposta migliore, se vogliamo uscire dalle difficoltà in cui siamo; se no, andiamo avanti e uscirà quello che uscirà. (Commenti).

CARPANO MAGLIOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARPANO MAGLIOLI. Sono convinto che con buona volontà si possa pervenire ad un accordo: e per questo non sono necessari dei giorni, bastano alcune ore.

Perciò penso che si debba sospendere la seduta al massimo per un paio d’ore: la Commissione deve essere il centro per risolvere il problema e alla Commissione si potranno aggregare uno o due rappresentanti di ogni partito, per facilitare gli accordi.

RUBILLI. E questo in due ore?

CARPANO MAGLIOLI. Se sarà necessario si andrà oltre; ma io penso che, se c’è la buona volontà, in due ore si possa pervenire all’accordo. Occorre che la Commissione sia l’iniziatrice e alla Commissione – ripeto – siano aggregati i rappresentanti dei partiti.

MARTINO GAETANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTINO GAETANO. Nessun nuovo argomento da aggiungere, signor Presidente. Faccio semplicemente rilevare che sono le cinque. Se il rinvio è limitato a due ore noi andremo alle sette; se com’è probabile, le due ore non saranno sufficienti e ne occorreranno tre, andremo alle venti. Tanto vale allora accedere alla savia proposta dell’onorevole Rubilli e rinviare la discussione a domani mattina. (Commenti).

Comunque sia però, qualunque sarà cioè la decisione che verrà presa in proposito dall’Assemblea (ed alla quale noi aderiamo, anche se essa dovrà essere limitata alle due ore proposte dall’onorevole Targetti), io tengo a precisare chiaramente, perché non sussistano equivoci dopo, che, se accordo deve realizzarsi, esso deve realizzarsi fra tutti i gruppi di questa Assemblea e non nuovamente fra due gruppi, per importanti che essi siano, del Paese o dell’Assemblea. (Commenti).

Voci. Ai voti! Ai voti!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mi pare che, prima di procedere ai voti, occorrerebbe quanto meno chiarire a che cosa debbano essere utilizzate le due ore o le ventiquattro ore che eventualmente l’Assemblea deciderà di concedersi per ripensare sopra cose che sono già state lungamente pensate.

Ho sentito dire dai varî oratori che questa breve o lunga sospensione deve essere destinata a prendere delle decisioni. Ma su che cosa si tratta di decidere? Sugli emendamenti? Evidentemente no.

FUSCHINI. Su quello che già è stato votato.

PRESIDENTE. Su quello che già è stato votato, onorevole Fuschini, neppure, perché allora la strada sarebbe, in certa guisa, obbligata e non si tratterebbe che di andare avanti. La strada stabilita con le votazioni avvenute conduce infatti ad una determinata conclusione. Il dilemma quindi è ben altro; esso è costituito dall’interrogativo se il progetto debba restare o debba scomparire. Questa, semmai, è la questione da affrontare, perché, in caso contrario, penso non vi sia da fare alcuna sospensione, ma piuttosto da porre immediatamente a partito questi emendamenti, come già tanti altri che sono stati votati. Ed evidentemente quello che si deciderà diverrà legge.

Penso, dunque, che questa sospensione non dovrebbe, ad esempio, essere destinata a delle riunioni di Gruppo. Ogni Gruppo, infatti, sa già molto bene quello che vuole ed anzi si può dire che in questi giorni ogni Gruppo ha proprio cercato, in tanto ginepraio, di realizzare ciò che esso voleva realizzare. Saranno, caso mai, i Presidenti di Gruppo, secondo il mio modesto avviso, che dovranno riunirsi, se si vuole la sospensione.

Io non comprendo perché dovrebbe riunirsi, come è stato proposto, la Commissione con altri elementi rappresentativi dei Gruppi. Si produrrebbe in tal caso un piccolo parlamento, il quale non giungerebbe neppur esso è cosa certissima – ad alcuna conclusione.

È ovvio che il Presidente della Commissione, il quale conosce molto bene tutta la materia, parteciperà alla riunione; è ovvio che il Ministro, il quale probabilmente avrà da esporre il suo parere e ne sarà anzi richiesto, parteciperà ancor egli alla riunione: ma io credo che la riunione debba essere di poche persone.

Il progetto deve rimanere o deve scomparire?

Non c’è altra alternativa, onorevoli colleghi. E se il progetto non deve restare, è necessario deliberare con che cosa bisogna sostituirlo.

A coloro che hanno parlato di rinvio di due o più giorni, debbo ricordare che il problema degli Statuti regionali non potrà essere affrontato che mercoledì mattina; ed è gran cosa essere riusciti ad ottenere che mercoledì mattina si ponga all’ordine del giorno il primo di essi. E non potremo certamente, da mercoledì mattina in avanti, togliere più neanche un’ora all’esame di questi Statuti. Pertanto tutto ciò che si riferisce alla legge elettorale per il Senato deve essere risolto entro domani sera, e quanto più tempo concederemo perché i capi-gruppo si incontrino e decidano, tanto meno tempo avrà l’Assemblea poi per discutere sulla decisione dei capi-gruppo.

Ecco perché sottolineo ancora una volta che il risultato di questa riunione, che si terrà nell’intervallo, avrà carattere decisivo.

Chiarito questo, pongo in votazione le varie proposte. V’è una proposta dell’onorevole Targetti di sospendere i nostri lavori per due ore; poi v’è un’altra proposta di sospendere la seduta fino a domani mattina; ed infine v’è la terza proposta di sospendere i lavori per ventiquattr’ore, cioè di rinviare la seduta a domani nel pomeriggio.

Pongo per prima in votazione la proposta dell’onorevole Targetti, di sospendere ora la seduta e di riprenderla alle 19.

(È approvata).

E allora, onorevoli colleghi, prego i capigruppo di voler approfittare sollecitamente delle due ore di tempo che hanno a disposizione.

(La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 19.45).

PRESIDENTE. Invito l’onorevole Micheli ad informare l’Assemblea sul risultato della riunione testé tenutasi.

MICHELI, Presidente della Commissione. Si è tenuta l’adunanza dei capi-gruppo con l’assistenza della presidenza della Commissione e del Ministro dell’interno, secondo le direttive che l’onorevole Presidente dell’Assemblea ci aveva dettato.

Nella Commissione è stato approvato per comunicarlo all’Assemblea Costituente il seguente ordine del giorno:

«L’Assemblea Costituente,

vista la difficoltà, per la brevità del tempo a disposizione, della formazione di omogenee circoscrizioni elettorali e per conseguenza della immediata applicazione dell’ordine del giorno Nitti; allo scopo di non ritardare le elezioni politiche; tenuta presente anche la necessità di ultimare entro il 31 gennaio la discussione su tutte le materie demandate all’Assemblea;

delibera

che per la prima elezione del Senato sia applicata, con gli opportuni adattamenti, la legge per la elezione della Camera dei deputati con circoscrizione a base regionale e con voto unico;

invita il Governo a presentare un nuovo progetto di legge sulla base del presente ordine del giorno».

«Piccioni, Togliatti, Zuccarini, Targetti, Gullo Rocco».

LUCIFERO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIFERO. Di fronte alla presentazione di questo ordine del giorno, signor Presidente, io dovrei rifare il discorso che ho avuto occasione di pronunciare all’apertura della discussione che ci ha cacciato in questo vicolo cieco; e, come me, i colleghi del mio Gruppo dovrebbero, ciascuno per suo conto, ripetere esattamente le parole che hanno pronunciato, sollevare le stesse eccezioni e fare le stesse proteste.

La mia dichiarazione sarà breve, ma decisa: quelle parole rimangono; tutto quello che abbiamo detto, che abbiamo fatto e che abbiamo voluto, rimane; tutto quello che abbiamo ottenuto e non ottenuto, rimane; tutte le nostre riserve per quello che è stato fatto e per quella che potrà essere la nostra azione futura, rimangono. II nostro voto contrario significa una protesta per la violazione di una norma che il Paese aveva acquisito, significa che ci riserviamo pieno il diritto di servirci di tutti i mezzi consentiti dalla legge, perché la legge sia ripristinata nella sua integrità.

COLITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COLITTO. Sono intervenuto anche io nella riunione dei capi dei vari Gruppi parlamentari, che ha poco fa avuto luogo sotto la presidenza dell’onorevole Micheli e non ho creduto, dopo aver interpellato i colleghi del mio Gruppo, di apporre la mia firma all’ordine del giorno, che è stato testé presentato.

Io mi associo a quello che dianzi ha detto l’onorevole Lucifero. Penso che l’ordine del giorno, dato il punto cui l’Assemblea è pervenuta nell’esame della legge, non possa neppure esser posto in votazione. Il mio Gruppo, comunque, voterà contro.

MAZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAZZONI. Io non dissimulo le difficoltà in cui si è venuta a trovare l’Assemblea. Parlo a titolo personale con la chiarezza che mi è abituale.

Io ero e sono fedele al collegio uninominale. Le ragioni per cui la Camera ha creduto di passare attraverso delle trasformazioni che l’hanno posta in imbarazzo, non ho bisogno di discuterle e non ho il diritto di ripeterle. Rispetto l’opinione di tutti. Dico soltanto che la mia fedeltà al collegio uninominale, il mio consenso alla decisione che era stata presa dal nostro Presidente non possono venir meno in questo momento. La Camera decida e quando avrà deciso assumerà le proprie responsabilità. Secondo la norma costituzionale noi ripiegheremo sulle discussioni di qualsiasi progetto che sarà presentato, ma per il momento niente esige che io, con opinione ferma e non mutata, debba associarmi a priori al voto che sarà dato a quest’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, le dichiarazioni che abbiamo udito dagli onorevoli Lucifero, Colitto e Mazzoni mi pare abbiano il valore di una dichiarazione di voto. Questi colleghi non hanno apposto la firma all’ordine del giorno proposto; anzi hanno dichiarato che il non avere apposto la firma significa per essi opposizione a quest’ordine del giorno. Conseguentemente si sono riservati di votare in questo senso. Credo perciò che nulla si opponga a che l’ordine del giorno sia posto in votazione. Ogni membro dell’Assemblea voterà in base alla propria opinione, o espressa, come hanno fatto i colleghi, o tacita.

COSTANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSTANTINI. Mi astengo dal voto.

CANDELA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANDELA. Chiedo che la votazione avvenga per appello nominale.

MASTINO PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASTINO PIETRO. Coerente a quanto ebbi ad esporre giorni or sono, dichiaro che voterò contro l’ordine del giorno.

GIACCHERO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACCHERO. Poiché sia nella vita privata che nella vita pubblica bisogna avere un minimo di coerenza, dichiaro che voterò contro l’ordine del giorno.

CAROLEO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLEO. Voterò contro per le ragioni esposte dall’onorevole Lucifero.

GEUNA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GEUNA. Mi associo a quanto ha detto l’onorevole Giacchero, e voterò contro.

NITTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NITTI. È chiaro che noi voteremo contro pur avendo il vivo desiderio che si esca da questa difficoltà in cui ci troviamo senza nostra colpa. Non intendo creare una situazione difficile. Io mi rendo conto che siamo a pochi giorni dalla fine dei nostri lavori, che non possiamo prolungare.

Ci troviamo però di fronte non solo ad una crisi costituzionale, ma ad una crisi morale: perché quello che oggi accade non torna ad onore della nostra Assemblea. Noi possiamo simulare la verità, ma la verità è nelle cose. Noi abbiamo fatto, contro la nostra coscienza giuridica, il contrario di quello a cui ci eravamo impegnati; e, per accordi intervenuti fra partiti opposti, la situazione è stata aggravata non apertamente dalla necessità, ma da accordi silenziosi e inspiegabili. Il pubblico giudicherà. Credo sia grave errore esserci messi in questa situazione. Credo sia più grave errore arrivare alle urne in queste condizioni. Da parte mia non creerò nessun imbarazzo al Governo. Sarebbe facile crearlo, perché, qualunque sia il numero di coloro che si sono accordati con il Governo, c’è qualcosa che è superiore al numero e al Governo ed è la logica ed è il rispetto della serietà e degli impegni assunti.

Io avrei voluto che l’onorevole Scelba, che è uomo intelligente ed unisce all’energia un certo tatto nella conoscenza dell’Aula e dell’ambiente, avesse almeno mantenuto quello che egli aveva proposto; fermi rimanendo in ciò che avevamo accettato e promesso ci saremmo almeno contentati di ciò che il Ministro Scelba aveva proposto e che oggi il Governo rinnega. L’onorevole Scelba rinnega le sue stesse proposte; perché egli, che è tanta parte del Governo, sa che la sua rinuncia non poteva avvenire senza avere un significato.

Comunque, io voterò contro, ma non mi varrò delle armi, di cui in questo momento mi potrei valere; e non ricorrerò a nessuna insidia.

Io voglio che si sappia che noi siamo rimasti al posto in cui eravamo: mentre altri ha negato la sua parola.

Ormai, evidentemente, la battaglia per noi è perduta, ma solo nelle apparenze, perché la questione risorgerà.

Il nuovo Senato ha bisogno di prestigio e nasce invece senza prestigio. L’Assemblea ha bisogno in questo momento, in cui ci avviciniamo alle urne, di avere la fiducia e la simpatia del pubblico. Molte cause hanno contribuito prima d’ora a diminuire questa fiducia, ma di più quest’ultimo incidente che è stato senza dubbio inatteso.

Io spero, comunque, che si esca da questo impasse, da questa difficoltà, e se ne esca il meno male possibile.

Il Collegio uninominale trionferà, presto o tardi. Non vi è nessun grande Paese, che non l’abbia. Non importa che l’Italia sia venuta in questa decisione. Ci ritroveremo di nuovo nelle maggiori difficoltà. Non so che cosa il prossimo avvenire ci serbi, ma oggi dobbiamo almeno evitare un conflitto che diviene pericoloso. Faccio questo sacrificio non senza dolore.

Mi limito ad esprimere un voto contrario come manifestazione di coscienza, non come desiderio di lotta penosa.

ZOTTA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZOTTA. Dichiaro che voterò contro l’ordine del giorno.

TARGETTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TARGETTI. Il nostro Gruppo si dichiarò contrario alla proponibilità al voto dell’Assemblea di un progetto Mortati, che era la negazione del sistema elettorale a collegio uninominale; e fu molto lieto che la saggezza del Presidente riconoscesse le nostre ragioni di preclusione alla presa in considerazione di un progetto di legge, che andava contro ad un’esplicita deliberazione recentemente presa da questa Assemblea in merito alla adozione del sistema del collegio uninominale per l’elezione del Senato.

Avvenne di poi che, passandosi all’esame degli articoli del disegno di legge del Governo, fu proposto un emendamento a quell’articolo che stabiliva la proclamazione dei candidati che avessero raccolto il 50 per cento più uno dei voti validi, un emendamento, dicevo, dell’onorevole Dossetti, secondo il quale la metà più uno diventava il 65 per cento. Questo emendamento (non so se sono esatto nel ricordo) non fu illustrato. Su questo emendamento non si svolse alcuna discussione: si venne senz’altro ai voti. Allora sentii il dovere di prendere la parola, non già, signor Presidente e onorevoli colleghi, per dichiarare che noi avremmo votato contro, giacché, essendo stata chiesta la votazione a scrutinio segreto, nessuna dichiarazione di voto sarebbe stata possibile, ma per dichiarare che per noi vi era una preclusione a mettere in votazione un emendamento che in pratica annullava la preclusione dallo stesso Presidente opposta all’esame del progetto Mortati. Questa nostra seconda preclusione dal Presidente non fu presa neppure in considerazione, come risulta anche dai verbali, e l’Assemblea, in maggioranza, approvò questo emendamento Dossetti con il quale si veniva a far rientrare, non dico dalla finestra, ma da un ingresso trionfale, quel sistema proporzionale che si era voluto allontanare persino dalla nostra discussione.

RUBILLI. Proprio dal portone d’ingresso!

TARGETTI. Ed allora, onorevoli colleghi; si è proceduto su un cammino che non poteva non essere accidentato. Ci si è illusi di poter creare un sistema elettorale che fosse uninominale, soltanto perché lo si chiamava arbitrariamente tale; ma nella pratica poi, si vedeva che ad ogni passo la realtà delle cose prendeva le sue rivincite su una volontà che non era inspirata dalla logica giuridica e neppure dal buon senso. In mezzo a queste difficoltà, l’Assemblea è andata elaborando un progetto di legge – lo dico con la certezza di non esagerare giacché noi non abbiamo nessun interesse politico per accalorarci nella discussione e per sostenere una tesi piuttosto che un’altra – un progetto di legge che non avrebbe fatto onore per le sue contraddizioni, le sue incongruenze, all’Assemblea che avrebbe dovuto assumerne la paternità. Dinanzi a questa constatazione è sorta in noi l’idea ed il proposito di tentare una via di accordo. È stato questo accordo che si è cercato di raggiungere nella riunione di poco fa.

Onorevoli colleghi, mi rivolgo al Presidente della Commissione, onorevole Micheli, e lo prego di ascoltare attentamente queste poche parole che riguardano lui e me.. Ricorderà il collega Micheli che poco fa egli mi ha invitato a firmare l’ordine del giorno di cui or ora ha dato lettura, ma egli ricorderà anche che io mi sono rifiutato di firmare, dicendo: «Badi, onorevole, che, come ho già detto, io intendo firmare a condizione che i rappresentanti di tutti i Gruppi siano d’accordo con noi». Ella mi ha risposto: «Firmi; questo ordine del giorno rimane nelle mie tasche. Lo presenterò solo quando si sarà verificata la condizione che abbia raccolto anche le firme dei rappresentanti del Gruppo liberale e del Gruppo qualunquista». (Commenti).

MICHELI, Presidente della Commissione. Solo dei liberali!

TARGETTI. Con molta sorpresa ho ora constatato, onorevole Micheli, un equivoco che sento di poter dire dovuto tutto a lei e non a me, perché più chiaro di come mi ero espresso non potevo esprimermi. In questo momento si è verificata anche un’altra circostanza della quale bisogna tener conto. L’onorevole Lucifero ha pronunziato parole che al mio orecchio hanno risuonato come l’espressione del convincimento che vi fosse una preclusione di carattere costituzionale a che l’Assemblea deliberasse sul progetto di legge quale si trova in discussione. La preclusione da noi sostenuta non era di carattere costituzionale. Ma questa diversità di opinione non toglie che su l’argomento di cui ora si tratta non solo è mancato l’accordo dei rappresentanti di tutti i Gruppi, ma vi è un Gruppo – quello dell’onorevole Lucifero – e forse anche quello dell’onorevole Colitto, i quali avanzano senz’altro una eccezione di preclusione all’esame della legge. Questa è la negazione di quella condizione alla quale era esplicitamente e tassativamente subordinata l’adesione mia e del mio Gruppo. (Applausi a sinistra e a destra).

BUBBIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BUBBIO. Dato che esistono tuttora le ragioni di preclusione che sono state invocate ed applicate nella seduta di venerdì scorso, ritengo che questa preclusione debba anche oggi essere applicata. Comunque per ragioni di coerenza, che si impongono, io voterò contro. (Applausi).

TOGLIATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOGLIATTI. Signor Presidente, mi pare che per vedere più chiaro sarebbe opportuno rifare un po’ la cronaca di quanto è avvenuto negli ultimi giorni. Ed io vorrei rifarla per invitare i colleghi a riflettere, insieme con noi, sul da farsi.

Siamo partiti dalla proposta di un sistema proporzionale. Questo era il sistema Mortati, che raccoglieva la maggioranza dei consensi dell’Assemblea. Perché non è stato votato questo sistema Mortati? Perché venne sollevata una questione preclusiva accolta dal signor Presidente, di sua autorità, senza consultare l’Assemblea stessa. Allora, si ripiegò sul progetto governativo, al quale venne fatta una modificazione portando il quoziente per l’elezione immediata, diciamo uninominale, dal 50 al 65 per cento. Questo lasciava però il sistema governativo su per giù intatto nel rimanente e la mia opinione è che in tutto lo smarrimento di cui ha dato prova l’Assemblea, nelle discussioni che dovevano portarci al voto sul famoso articolo 20, vi era molto di artificiale. In realtà, corretto dal 50 al 65 per cento, quell’articolo 20 poteva essere votato in una delle forme che ci venivano proposte. E non vi era nulla di scandaloso. Noi avremmo superato la preclusiva in quanto il sistema manteneva la fedeltà al principio uninominale ed in pari tempo, erano sodisfatti anche quei Gruppi che volevano porre al sistema uninominale determinati temperamenti nel senso della proporzionalità.

Questo smarrimento però è sorto nell’Assemblea. Vi è stata una specie di campagna psicologica fatta dagli avversari del sistema proposto e questa campagna psicologica ha avuto successo, tanto è vero che non si è arrivati alla votazione e sembrava che non ci si potesse arrivare con sufficiente precisione e chiarezza. Allora, ci riuniamo in Commissione per metterci d’accordo; non riuscendo a formulare tutti insieme un articolo 20 si propone di decidere per la proporzionale. E va bene. Noi firmiamo, accettiamo, ma l’onorevole Lucifero adesso ci dice che il Gruppo liberale mantiene tutte e sue riserve. Come? Mantenete voi anche la riserva di preclusione? Mantenete voi anche la riserva di incostituzionalità? È evidente che se un Gruppo come il Gruppo liberale – e pare che anche il Gruppo qualunquista aderisca – mantiene queste riserve di preclusione e di incostituzionalità, quello che noi facciamo ora è vano e ci può portare ad un risultato nullo.

Ci può portare a fare una legge, cioè, o ad avere domani da discutere una legge contro la quale viene sollevata di nuovo la riserva di preclusione per il contrasto con un ordine del giorno, oppure la riserva di incostituzionalità, e così non andremmo avanti mai. Pertanto, mi pare che soltanto a condizione che noi siamo sicuri che ci mettiamo su un terreno solido e che quello che facciamo venga fatto in forma definitiva, possiamo approvare una legge che potrà essere applicata. Solo a queste condizioni possiamo approvare quell’ordine del giorno; altrimenti è meglio che, a maggioranza, noi risolviamo di approvare quell’articolo 20 che, in sostanza, lasciati a parte aggettivi e bizantinismi, sodisfa, io ritengo, la grande maggioranza dell’Assemblea.

MICHELI, Presidente della Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELI, Presidente della Commissione. Per lealtà debbo dichiarare che quanto ha detto ora l’onorevole Targetti risponde al vero. Però l’adesione del Partito liberale non è stata così esplicitamente negata nel periodo in cui l’onorevole collega si era assentato, per modo che noi, fino a quando siamo entrati in Aula, abbiamo avuto fondata speranza che l’opposizione dovesse essere di altro genere.

Quindi, mostrato e consegnato l’ordine del giorno al Presidente dell’Assemblea, egli ha ritenuto, e mi ha consigliato, di leggerlo puramente e semplicemente, come documento di quanto si era stabilito, il che io mi sono limitato a fare.

In fondo io sono venuto qui e ho detto: abbiamo fatto una adunanza ed i firmatari hanno approvato quest’ordine del giorno. Non ho aggiunto di più; e mi era parso in questo atteggiamento, un poco diverso da quello combinato, di non essere in evidente contrasto con le parole che avevo detto all’onorevole Targetti, che però io confermo, perché le ho dette nel momento in cui egli si assentava dalla sala. È avvenuto poi, nella Commissione, un cambiamento di scena e bisognava che io fossi corso dietro a lui per dirgli: tieni presente che forse dicono di sì o forse no. Non ebbi modo di farlo ed allora, di fronte anche al consiglio del Presidente, di dare dell’ordine del giorno una lettura quasi come di comunicazione o di cronaca e non di vera e propria presentazione di proposta, io mi sono attenuto a questa linea di condotta.

Se io ho sbagliato, l’onorevole Targetti mi vorrà essere largo della sua venia.

TARGETTI. Siamo d’accordo sul fatto.

GASPAROTTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPAROTTO. Dato che riaffiora l’argomento della preclusione, non per mettere in imbarazzo la rispettata figura dal nostro Presidente, ma per legittima nostra soddisfazione, io ed i miei amici vorremo sentire su questo delicato argomento l’opinione dal Presidente dell’Assemblea, comunque, superando anche questo nostro legittimo desiderio, riteniamo che, per il rispetto che debbiano avere di noi stessi, non possiamo mancare di fede al voto dato con tanta ponderatezza, e voteremo contro l’ordine del giorno, perché riteniamo che un voto dell’Assemblea che contraddica, a posa distanza di tempo a se stessa, farà una triste impressione nel Paese.

PICCIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PICCIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io veramente non avevo troppa fiducia sulla sospensione dei lavori dell’Assemblea e sulla prospettiva di un accordo che determinasse un mutamento radicale nell’indirizzo della legge in discussione. Non avevo molta fiducia perché, come ha già rilevato nelle sue ultime dichiarazioni l’onorevole Presidente dell’Assemblea prima della sospensione, sarebbe stata opportuna un’indicazione, di orientamento almeno, da parte dei colleghi rappresentanti dei varî Gruppi. Questo non è avvenuto, conseguentemente nella riunione dei rappresentanti dei vari Gruppi si è avuta, come base di discussione, l’opinione personale dei singoli rappresentanti dei Gruppi, pur tenendo conto di tutte le difficoltà oggettive inerenti al disegno di legge in discussione.

Devo però precisare che l’iniziativa per una sospensione della seduta e per una prospettiva come quella elaborata dall’ordine del giorno letto dall’onorevole Micheli non era voluta minimamente da parte nostra, perché noi continuiamo a credere ancora – nonostante tutte le opposizioni avverse e diverse – alla giustezza della impostazione del disegno di legge in discussione, continuiamo a credere alla perfetta ortodossia costituzionale del disegno di legge stesso, alla sua possibile aderenza pratica ad una determinata generale situazione politica.

L’iniziativa era affiorata al di fuori dell’Aula e dentro l’Aula nella lunga mora intercorsa tra l’apertura della seduta e l’inizio effettivo dei lavori, da parte di esponenti, di appartenenti ad altri Gruppi, non al nostro. Direi anche, se mi è consentito, più che altro da parte di taluni appartenenti al Gruppo liberale.

Quindi, questa insurrezione venuta dopo l’elaborazione e la presentazione dell’ordine del giorno da parte dei rappresentanti ufficiali di taluni Gruppi, come se si fosse compiuta una nuova manomissione dei diritti di ciascun Gruppo o di ciascun deputato, questa insurrezione è fuori luogo ed io non posso in nessun modo, per quanto mi riguarda, dare ad essa un particolare significato, un particolare valore se non questo, onorevole Presidente: e cioè la premessa da cui tutti eravamo partiti, di cercare di raggiungere una unanimità o quasi di consensi, questa premessa non è stata oggettivamente raggiunta.

Noi facciamo questa constatazione in questo momento, e diciamo che quello che ci eravamo proposti e che lo stesso onorevole Presidente nelle sue dichiarazioni e nella sospensione della seduta aveva obiettivamente esposto all’Assemblea, non è stato possibile raggiungere.

Non c’è nulla di male. Abbiamo perduto – come ci è capitato sovente in questi giorni – altre due ore e mezza di utile lavoro, e questa unanimità o quasi di consensi non si è raggiunta.

Ne prendiamo atto e in conseguenza di ciò dichiaro di ritirare il mio nome dall’ordine del giorno presentato, invitando l’onorevole Presidente, per impedire altre perdite di tempo di tal genere e per impedire il risollevarsi di altre iniziative che poi non concluderebbero positivamente, a riprendere il lavoro al punto al quale lo abbiamo lasciato, e a cominciare a mettere in votazione i varî commi dell’articolo 20 del disegno di legge (Applausi al centro).

ZUCCARINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZUCCARINI. Ritiro anch’io la mia firma dall’ordine del giorno letto dall’onorevole Micheli. La mia firma era infatti subordinata, come quella degli altri, all’accettazione unanime di tutti i Gruppi. Dopo una proposta che era partita dall’onorevole Targetti, era sembrato a tutti noi che, di fronte ad una cattiva proporzionale che presenterebbe, nella sua pratica applicazione, innumerevoli difficoltà e renderebbe davvero ardua la lotta elettorale, meglio fosse ritornare alla proporzionale pura e semplice, secondo il sistema accettato per la prima Camera.

Dal momento però che questa adesione non c’è stata, era perfettamente inutile – e saremo d’accordo su questo – che l’ordine del giorno venisse presentato all’Assemblea. C’erano molte ragioni che sono state indicate nell’ordine del giorno, le quali consigliavano questa soluzione; dal momento però che su essa la concordia non c’è, dichiaro anch’io, per il mio Gruppo, che ritiro la mia firma da quell’ordine del giorno. L’Assemblea sarà responsabile di quello che farà.

GULLO ROCCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GULLO ROCCO. Poche parole per spiegare le ragioni per cui anch’io, di fronte alla nuova situazione che si è creata nell’Assemblea, dichiaro di ritirare la mia firma dall’ordine del giorno. (Commenti).

E perché non si accusi di incoerenza chi è coerente, e viceversa, vengo a ribadire alcune delle ragioni che sono state qui esposte dai precedenti oratori. La proposta di una breve sospensione della seduta era affiorata, come bene ha detto l’onorevole Piccioni, proprio all’inizio della seduta di questa mattina e precisamente quando tutti gli oratori che avevano presentato e discusso i varî emendamenti si erano ritrovati d’accordo nel deplorare come, attraverso un ibrido connubio fra il sistema della proporzionale e il sistema del collegio uninominale, questo disegno di legge stesse per diventare il peggiore fra tutti i disegni di legge presentati.

Ed è appunto nell’interesse della serietà e del prestigio di questa Assemblea, nell’interesse del Paese stesso, che si era tutti d’accordo nel voler cercare di rivedere la situazione che si era creata, tentando una buona volta di mettersi d’accordo, di trovarsi unanimi su una nuova proposta.

E mentre qui sono venute a galla una quantità di voci controverse, dichiaro, senza invocare testimonianze, che, nell’ultima riunione, era ad un certo punto sembrato che si fosse veramente raggiunta questa unanimità. Io mi rammarico quindi che gli oratori che hanno contrastato l’ordine del giorno non siano neppur essi entrati nel merito. Questo ordine del giorno non doveva infatti rappresentare una semplice sospensiva e un invito al Governo a presentare un nuovo progetto di legge, solo perché il primo progetto non era piaciuto alla maggioranza dell’Assemblea. L’ordine del giorno invece conteneva dei motivi che valgono ancora e su cui richiamo l’attenzione dell’Assemblea, perché, nel momento in cui coloro che hanno presentato l’ordine del giorno dichiarano di non insistere, è opportuno che l’Assemblea tenga presenti le ragioni che hanno motivato l’ordine del giorno e che non sono ragioni puramente formali, ma ragioni sostanziali, che vigono ancora.

Ripeto, non mi preoccupo dell’uninominalità o della proporzionale, ma mi preoccupo di riaffermare – perché più tardi forse qualche altro sarà costretto a farlo – la gravità dei motivi che hanno ispirato l’ordine del giorno. Noi siamo al 26 gennaio. Il 31 gennaio dovremmo aver finito i nostri lavori. (Commenti). Le tabelle delle circoscrizioni non sono ancora pronte, e, ripeto, non ho bisogno neppure di altre testimonianze per dire che nella riunione dei capi-gruppo il Ministro dell’interno ha dichiarato che il lavoro di revisione delle tabelle circoscrizionali sarà tutt’altro che facile. Ricordo che l’onorevole Scoccimarro ha detto, in quella stessa riunione che precedette la presentazione dell’ordine del giorno, che ci saremmo assunti una grave responsabilità se avessimo voluto, come è nostro dovere e diritto, esaminare le tabelle circoscrizionali: la responsabilità, cioè, di rinviare la data delle elezioni.

Io, ripeto, ritiro la mia firma dall’ordine del giorno, però invito l’Assemblea a riflettere se i motivi che sono stati esposti nell’ordine del giorno – tra cui quello gravissimo dell’impossibilità di poter esaminare in tempo utile le tabelle circoscrizionali (di cui non possiamo demandare alla Commissione l’esame e lo studio, perché faranno parte integrante della legge) – siano tali per cui ci troveremo nell’impossibilità di andare avanti nei nostri lavori. (Commenti prolungati).

PRESIDENTE. È mio dovere ora tirare le conseguenze, per precisare anche alcune posizioni, onorevoli colleghi. E io vorrei dire subito che, se c’è qualche collega qui che non ha fatto nulla per rendere impossibile la conclusione attesa, sono proprio i colleghi onorevoli Lucifero e Colitto.

Onorevoli colleghi, la riunione si è tenuta, l’ordine del giorno è stato redatto: esso portava le firme dei rappresentanti dei cinque più importanti Gruppi dell’Assemblea. Io avevo subito dichiarato, non qui pubblicamente, ma a coloro ai quali avevo ritenuto di doverlo fare, che sarebbe stato sufficiente che un solo membro dell’Assemblea avesse invocato formalmente la preclusione, perché le firme dei cinque rappresentanti dei più importanti Gruppi non avessero nessun valore. Ed i colleghi onorevoli Lucifero e Colitto, che erano quelli che avrebbero potuto richiamarsi alla preclusione – ognuno di noi qui è testimonio – non lo hanno fatto, perché chiedere la preclusione vuol dire invocare in maniera precisa l’applicazione di questa norma del Regolamento, e non parlarne genericamente nel corso di un commento. È stato proprio da parte degli altri Gruppi, di quelli che pareva avessero acceduto alla conclusione dell’ordine del giorno, che poco per volta è venuta riproponendosi quella questione che i presentatori dell’ordine del giorno avevano evitato di porre.

Io ho tenuto a chiarire onestamente la questione nei suoi termini.

Tutti possono testimoniare che, dopo che l’onorevole Lucifero, l’onorevole Colitto e l’onorevole Costantini avevano fatto le loro dichiarazioni, io ho voluto precisarne la natura, definendole dichiarazioni di voto, chiarendo così che questi colleghi non chiedevano che non si mettesse in votazione l’ordine del giorno, che sarebbe stata la forma con la quale avrebbero dovuto invocare la preclusione (Interruzione dell’onorevole Piccioni).

Onorevole Piccioni, io avevo anche detto in precedenza che le riserve verbali hanno un valore di coscienza, ma non si traducono in atti concreti. E gli onorevoli colleghi, che hanno ancora una volta pronunziato la parola di «riserva» di fatto non avevano l’intenzione di farla valere, perché farla valere avrebbe potuto portare a gravi conseguenze, che evidentemente questi colleghi non avrebbero desiderato di provocare.

Ho voluto precisare questo, perché in definitiva è chiaro che la questione investe anche la mia funzione: se io avessi avvertito che la preclusione era richiesta, l’avrei immediatamente dichiarata, e, ripeto, anche se un solo deputato ne avesse fatto richiesta contro tutti i deputati di tutti i Gruppi riuniti insieme.

Ma nessuno ha invocato la preclusione, e noi avremmo potuto procedere alla votazione e risolvere la questione nel modo che tutti si attendevano.

Ma poiché i cinque firmatari dell’ordine del giorno hanno ritirato le loro firme, non possiamo che riprendere in esame l’articolo 20 del disegno di legge.

LUCIFERO. Chiedo di parlare. (Commenti).

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Lucifero?

LUCIFERO. Per fatto personale. (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole Lucifero, la prego di precisare in che cosa consiste il fatto personale.

LUCIFERO. Lei si è riferito a me e ad altri colleghi per le nostre dichiarazioni. La preclusione era in re ipsa, non avevamo bisogno di chiederla. (Vivi commenti).

PICCIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PICCIONI. Io sono sicuro che l’onorevole Presidente ha preso atto formale di quest’ultima dichiarazione dell’onorevole Lucifero, che cambia completamente il senso delle parole testé pronunziate dallo stesso onorevole Presidente. (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole Piccioni, io non desidero portare qui dichiarazioni fatte fuori dell’Aula.

Chiedo ora ai presentatori di emendamenti se li mantengano.

Onorevole Morelli, mantiene il suo emendamento?

MORELLI RENATO. Lo mantengo.

PRESIDENTE. Onorevole Lucifero, mantiene il suo emendamento?

LUCIFERO. Lo mantengo.

PRESIDENTE. Onorevole Gullo Fausto, mantiene il suo emendamento?

GULLO FAUSTO, Relatore per la maggioranza. Lo mantengo.

PRESIDENTE. Onorevole Martino Gaetano, mantiene il suo emendamento?

MARTINO GAETANO. Lo mantengo.

PRESIDENTE. Onorevole Bosco Lucarelli, mantiene il suo emendamento?

BOSCO LUCARELLI. Lo mantengo.

PRESIDENTE. Ritengo che gli emendamenti presentati dagli onorevoli Laconi e Rocco Gullo non possano essere messi in votazione. L’onorevole Laconi, come i colleghi ricordano, ha proposto un emendamento a tenore del quale il candidato che fosse eletto per avere raggiunto il 65 per cento dei voti avrebbe facoltà, entro 48 ore, di rinunciare alla sua elezione. In tal modo tutti i voti relativi a quella determinata circoscrizione sarebbero calcolati insieme a quelli delle altre circoscrizioni concorrendo a formare il quoziente elettorale della regione.

Ritengo che non sia assolutamente ammissibile consentire ad un singolo di prendere una iniziativa, che di fatto, muterebbe completamente e definitivamente il carattere della legge, la quale è oggi ibrida ma acquisterebbe in questa maniera, per volontà esclusivamente di un singolo, un carattere omogeneo proporzionale.

Vi è poi la proposta dell’onorevole Gullo Rocco a tenore della quale, ove fosse raggiunto in un collegio da un candidato il 65 per cento dei voti validi, questi verrebbero computati per la formazione del quoziente regionale, attribuendosi tuttavia a colui che avesse raggiunto il 65 per cento dei voti uno dei posti spettanti al suo gruppo, in modo che quel 65 per cento funzionerebbe esclusivamente come indicazione di preferenza. A proposito di questo emendamento devo dichiarare che tale meccanismo non è accettabile nella legge, la quale: 1°) non prevede possibilità di preferenza, per cui non si possono dare preferenze neanche in modo indiretto; 2°) non consente che quella quota del 65 per cento dei voti raggiunta da un eletto concorra a due funzioni diverse.

LACONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LACONI. Vorrei far notare che c’è un altro mio emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Vi è infine un altro emendamento dell’onorevole Laconi, che praticamente si traduce nella proposta di applicare il metodo «d’Hondt» nel calcolo del quoziente per l’attribuzione dei seggi.

Il testo base è quello dell’onorevole Mortati.

GULLO ROCCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GULLO ROCCO. Io non posso che accettare ciò che ha detto il Presidente per quanto che si riferisce all’emendamento, che avevo proposto nel mio secondo intervento. Dichiaro peraltro di far mio l’emendamento presentato dall’onorevole Mortati, nella parte in cui la Commissione non l’ha accettato, e cioè il punto 1°.

PRESIDENTE. Sta bene.

Pongo in votazione il primo comma dell’articolo 20, esclusi gli alinea, nel testo governativo identico al testo dell’onorevole Mortati:

«L’ufficio elettorale regionale, costituito presso la Corte di appello od il tribunale a termini dell’articolo 8, appena in possesso dei verbali o delle comunicazioni di avvenuta proclamazione trasmessi da tutti gli uffici elettorali circoscrizionali, procede, con l’assistenza del cancelliere ed alla presenza dei rappresentanti dei gruppi dei candidati, alle seguenti operazioni:».

(È approvato).

Passiamo alla formulazione del punto 1°) dell’emendamento Mortati, fatta propria dall’onorevole Rocco Gullo come emendamento alla formulazione del testo governativo. Il Presidente della Commissione ed il Ministro hanno dichiarato di non accettarla.

UBERTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UBERTI. Avendo l’onorevole Mortati ritirata la sua proposta, il Gruppo democristiano voterà contro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la seguente formulazione:

1°) effettua la somma dei voti validi attribuiti a tutti i candidati esclusi quelli attribuiti ai candidati dal primo scrutinio».

(Non è approvata).

LACONI. Chiedo di perle re.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LACONI. Dato che il mio emendamento si discosta dal testo accettato dalla Commissione, dovrebbe essere messo in votazione prima.

PRESIDENTE. Onorevole Laconi, mi pare che la formulazione sua, in questa prima parte, nella sostanza non differisca da quella dell’onorevole Mortati.

LACONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LACONI. È evidente che la determinazione delle cifre in queste due formulazioni non è fine a se stessa. È fatta ai fini di una determinata valutazione dei voti. Quindi, penso che, giunti a questo punto e respinto l’ordine del giorno Rocco Gullo, il resto del mio emendamento faccia corpo a sé, non possa essere diviso; ed il resto del testo Mortati faccia anche esso corpo a sé. Alcune questioni possono essere votate per conto proprio, per esempio, il fatto che si possa fare la graduatoria o per percentuali o per voti in senso assoluto.

Questa, evidentemente, è una questione che può essere scissa dal corpo generale dell’articolo e votata per se stessa; ma tutta la procedura è legata ad un determinato sistema di votazione. Anche quelle differenze non di sostanza, che anche il Presidente ha rilevato, fra il mio emendamento ed il progetto della Commissione, non hanno importanza sostanziale, ma sono collegate ad un determinato sistema di valutazione dei voti. Quindi, mi pare che l’unico sistema per procedere ad una valutazione, che rappresenti il pensiero dell’Assemblea, sia quello di votare interamente il mio emendamento; ed in un secondo momento, se questo emendamento fosse respinto, votare l’emendamento Mortati. Se poi vi sono parziali emendamenti ai nostri emendamenti, che concernano determinate questioni di dettaglio, possono essere votati precedentemente.

PRESIDENTE. Avevo sottolineato che la proposta Laconi si riassumeva in questo: applicare il metodo d’Hondt per l’assegnazione dei posti nel seno di questo collegio regionale. Io penso che, senza mettere in votazione comma per comma l’emendamento proposto dall’onorevole Laconi, si possa senz’altro porre in votazione la questione così formulata: se si ritenga che si debba applicare il metodo d’Hondt per l’assegnazione dei posti nel collegio nazionale.

Poiché la proposta dell’onorevole Laconi viene come emendamento, voteremo prima questa proposta. Se essa è accettata, bisognerà votare tutte le particolarità del sistema.

MORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORO. Voteremo a favore dell’emendamento Laconi.

MAZZEI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAZZEI. Dichiaro, anche a nome del Gruppo repubblicano, che voteremo contro l’emendamento Laconi. Devo anche aggiungere che noi avevamo fatto in questo punto una questione di qualche rilievo. È evidente che quando i senatori sono solo 237 ci sarà fatalmente un numero di resti piuttosto elevato, perché in molte regioni i piccoli partiti potranno non raggiungere il quoziente. Il sistema adottato per l’utilizzazione dei resti ha un rilievo di evidente importanza.

Ora, il sistema d’Hondt è notoriamente un sistema che dà un premio alla maggioranza. Quindi, se noi aggiungiamo anche il metodo d’Hondt, avremo aggiunto, a questa grande complicazione che abbiamo creato, un altro motivo di disordine: perché avremo eliminato da questo sistema l’unico vantaggio che esso poteva effettivamente avere, quello di proteggere e tutelare adeguatamente le minoranze. Mi dispiace anche per gli amici democristiani che in un primo tempo si erano manifestati d’accordo.

MARTINO GAETANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTINO GAETANO. Contrariamente all’opinione testé manifestata dall’onorevole. Mazzei, io penso che nessun danno può derivare ai piccoli partiti dalla adozione del metodo d’Hondt nel caso in ispecie, e nessun premio con esso si conferisce alle maggioranze o ai grossi partiti.

Quando avviene l’utilizzazione dei resti in sede nazionale, allora si capisce che i piccoli partiti si avvantaggiano del metodo detto del quoziente o svizzero; ma quando questo non può avvenire – e credo che nessuno pensi a proporre una lista nazionale per l’utilizzazione dei resti anche per il Senato – allora io non trovo differenza pratica fra il metodo d’Hondt ed il metodo svizzero. Giacché, col metodo d’Hondt si divide per uno, per due, per tre, quattro ecc., il numero dei voti riportati da ogni lista ed i seggi sono attribuiti alle cifre più elevate di tutte le liste. Ciò per cui può essere preferibile il metodo svizzero è per utilizzare i resti delle singole circoscrizioni al fine di un completamento dei seggi in sede nazionale; ma se noi questi resti non li possiamo utilizzare in sede nazionale e se la circoscrizione è costituita dalla regione (questa è infatti il vero collegio elettorale nel quale avviene l’assegnazione dei seggi), io non vedo perché dobbiamo preoccuparci tanto della utilizzazione dei resti col metodo svizzero piuttosto che col metodo d’Hondt.

Pertanto, dichiaro, anche a nome del mio gruppo, che noi voteremo a favore dell’emendamento Laconi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento Laconi:

«1°) determina la cifra elettorale per ogni singolo gruppo di candidati;

«2°) determina la cifra individuale dei singoli candidati di ciascun gruppo.

«La cifra elettorale di ogni gruppo di candidati è data dal totale dei voti validi ottenuti dai candidati del gruppo stesso, presentatisi nei collegi per i quali non è avvenuta la proclamazione.

«La cifra individuale viene determinata moltiplicando il numero dei voti validi ottenuto da ciascun candidato per cento e dividendo il prodotto per il numero degli elettori iscritti nel collegio. Nel caso di candidature presentate in più di uno dei collegi suddetti, si assume ai fini della graduatoria la maggiore cifra individuale relativa riportata dal candidato.

«L’assegnazione del numero dei seggi da coprire si fa nel modo seguente:

«Si divide ciascuna cifra elettorale successivamente per uno, due, tre, quattro… sino alla concorrenza del numero dei senatori da eleggere; e quindi si scelgono fra i quozienti così ottenuti i più alti in numero eguale a quello dei senatori da eleggere, disponendoli in una graduatoria decrescente. I seggi saranno assegnati ai gruppi in corrispondenza ai quozienti compresi in questa graduatoria.

«A parità di quoziente il posto è attribuito al gruppo che ha ottenuto la minore cifra elettorale.

«Se a un gruppo spettano più posti di quanti sono i suoi candidati, i posti esuberanti sono distribuiti secondo l’ordine della graduatoria di quoziente.

«L’Ufficio elettorale regionale proclama quindi eletti in corrispondenza ai seggi attribuiti ad ogni gruppo i candidati del gruppo stesso secondo la graduatoria determinata dalla loro cifra individuale».

(È approvato).

Vi sono ora alcuni emendamenti aggiuntivi. Il primo è quello dell’onorevole Bosco Lucarelli:

«In caso di parità di voti, è graduato prima il più anziano di età»

Lo pongo in votazione.

(È approvato).

Segue la proposta dell’onorevole Morelli: «Nel caso di candidature plurime agli effetti della graduatoria di gruppo, si sommano i voti riportati dal candidato nei singoli gruppi». Essa è assorbita da un inciso dell’emendamento Laconi, già votato.

Ed ancora l’onorevole Lucifero propone:

«Nella graduatoria di cui al comma precedente saranno saltati i candidati i cui collegi abbiano già trovato la rappresentanza e si procederà fino a che ogni collegio avrà trovato la sua rappresentanza».

DOSSETTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOSSETTI. Il nostro Gruppo voterà contro, per le ragioni che stamane ho già avuto l’onore di esporre all’Assemblea.

SCELBA, Ministro dell’interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCELBA, Ministro dell’interno. A nome del Governo mi dichiaro contrario all’emendamento Lucifero.

PRESIDENTE. Sta bene. Pongo in votazione l’emendamento Lucifero.

(Non è approvato).

Passiamo all’emendamento aggiuntivo dell’onorevole Fausto Gullo, del seguente tenore:

«Se per morte, dimissione, opzione o per altro motivo si rende vacante durante la legislatura un collegio in cui la proclamazione dell’eletto si era avuta in base al raggiungimento del sessantacinque per cento dei votanti, si procede nel termine degli ottanta giorni dalla dichiarata vacanza a nuova votazione nella quale viene dichiarato eletto il candidato che ha raccolto il maggior numero di voti».

MORTATI, Relatore per la minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORTATI, Relatore per la minoranza. Non vi è stata nessuna consultazione, in seno alla Commissione, su questa proposta: si tratta di un’iniziativa personale dell’onorevole Gullo. Non essendovi alcuna pronuncia della Commissione mi sento autorizzato ad esprimere, a titolo personale, il mio dissenso dalla proposta stessa. Bisognerebbe, in ogni caso, rinviarne la discussione al momento in cui sarà esaminato l’articolo 22, che è precisamente quello che considera l’ipotesi delle vacanze e detta le norme per provvedere ad esse.

PRESIDENTE. Onorevole Gullo, accetta la proposta di rinvio?

GULLO FAUSTO, Relatore per la maggioranza. Non ho alcuna difficoltà a rinviare questa mia proposta al momento in cui si discuterà l’articolo 22.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Ricordo all’Assemblea che ieri abbiamo rinviato l’ultimo comma dell’articolo 18 perché occorreva prima conoscere il risultato della votazione sull’articolo 20. Poiché ora quest’articolo è stato votato, dobbiamo riprendere in esame quel comma, che è del seguente tenore:

«L’ufficio elettorale circoscrizionale dà immediata notizia della proclamazione del senatore eletto all’ufficio elettorale regionale».

Lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 19. Se ne dia lettura.

RICCIO, Segretario, legge:

«Di tutte le operazioni dell’ufficio elettorale circoscrizionale viene redatto, in duplice esemplare, apposito verbale: uno degli esemplari è inviato subito alla segreteria del Senato che ne rilascia ricevuta, qualora sia avvenuta la proclamazione del candidato e, nel caso contrario, alla cancelleria della Corte di appello o del tribunale sede dell’ufficio elettorale regionale.

«Il secondo esemplare è depositato nella cancelleria del tribunale dove ha sede l’ufficio elettorale circoscrizionale. Gli elettori del collegio hanno facoltà di prenderne visione nei successivi quindici giorni».

PRESIDENTE. A questo articolo l’onorevole Colitto ha presentato il seguente emendamento:

«Al secondo comma, alla parola: circoscrizionale, sostituire: centrale».

COLITTO. Vi rinuncio.

PRESIDENTE. Sta bene. Pongo in votazione l’articolo 19 testé letto.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 21. Se ne dia lettura.

RICCIO, Segretario, legge:

«Di tutte le operazioni dell’ufficio elettorale regionale viene redatto, in duplice esemplare, apposito verbale: un esemplare è inviato subito alla segreteria del Senato che ne rilascia ricevuta; l’altro è depositato nella cancelleria della Corte d’appello o del tribunale sede dell’ufficio elettorale regionale, con facoltà agli elettori della Regione di prenderne visione nei successivi quindici giorni».

PRESIDENTE. A questo articolo non sono stati presentati emendamenti. Lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 22. Se ne dia lettura.

RICCIO, Segretario, legge:

«Il posto di senatore che rimanga vacante per ineleggibilità preesistente alla elezione o per morte avvenuta entro un anno dalla data della elezione, viene attribuito al candidato che nel medesimo gruppo ha ottenuto il maggior numero di voti validi».

PRESIDENTE. Ricordo che dobbiamo prendere in esame l’emendamento aggiuntivo proposto dall’onorevole Gullo Fausto.

GULLO FAUSTO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GULLO FAUSTO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, vorrei dire poche parole di chiarimento. Lei ha già detto che il testo del Governo si riferisce evidentemente al senatore risultato eletto in base alla proporzionale; l’emendamento invece si riferisce al senatore eletto per aver raggiunto il 65 per cento. Se, signor Presidente, anche questo senatore fosse sottoposto alla disciplina di cui all’articolo 22, ne deriverebbe la conseguenza che il collegio, il quale è riuscito ad eleggere direttamente il suo rappresentante, sarebbe proprio quello che resterebbe, per disposto di legge, senza rappresentante, in quanto, facendo ricorso alla lista, verrebbe necessariamente scelto un candidato di altro collegio.

Ecco perché io vorrei che il caso di vacanza, per un collegio in cui fosse stato proclamato un candidato che ha raggiunto il 65 per cento dei voti validi, fosse disciplinato così come è disciplinato nel mio emendamento.

MORTATI, Relatore per la minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORTATI, Relatore per la minoranza. Devo esprimere parere contrario alla proposta dell’onorevole Gullo Fausto. Mi pare che non sia opportuno differenziare i procedimenti per le elezioni parziali. Se si accogliesse quanto ora ci è sottoposto si avrebbe questo risultato: che vi sarebbero tre categorie di senatori sorti da differenti sistemi elettorali, e cioè: quelli eletti con la maggioranza del 65 per cento, gli altri con maggioranza relativa ed infine gli eletti con lo scrutinio proporzionale.

A me pare che non sia raccomandabile questa ultima complicazione del sistema, e sarebbe invece utile ricondurre tutti i casi di sostituzione ad una stessa regola, quale che sia la causa che conduca a ricorrere ad essa: sia causa antecedente come causa successiva alla elezione.

È vero che, come ha fatto osservare l’onorevole Gullo, vi è un caso in cui la legge consente l’elezione con la maggioranza relativa: ma è un caso assolutamente eccezionale, e può ben dirsi solo teorico: quello cioè in cui tutti i collegi, meno uno, siano stati coperti con l’assegnazione a primo scrutinio. Non mi sembra conveniente argomentare da questo, che è un vero caso di necessità, per un’estensione oltre i limiti della necessità stessa.

PRESIDENTE. L’onorevole Ministro dell’interno ha facoltà di esprimere il parere del Governo.

SCELBA, Ministro dell’interno. Mi rimetto all’Assemblea.

FABBRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABBRI. Dichiaro che voterò a favore dell’emendamento Gullo Fausto perché, in sostanza, il collegio nel quale viene eletto il candidato col 65 per cento rappresenta nell’oceano della proporzionale un’isola, che è stata, come tale, consacrata anche con l’esclusione della utilizzazione di tutti gli altri voti nello scrutinio pel computo della proporzionale nella circoscrizione regionale.

Ora, siccome soltanto in questa isola si verifica il fenomeno del sistema uninominale, credo che almeno lì bisogna conservare i suoi caratteri anche nei casi di morte del senatore già proclamato; altrimenti si utilizzano dei risultati elettorali della regione che non sono stati presi in considerazione relativamente a quel collegio.

MORTATI, Relatore per la minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORTATI, Relatore per la minoranza. Io chiedo che si voti sull’emendamento all’articolo 22 che io avevo proposto negli articoli che accompagnano la relazione di minoranza. Con questa sola variante, di dire anziché: «maggior numero dei voti validi», «la maggior cifra relativa individuale»; ciò in conseguenza dell’adozione del metodo d’Hondt, in luogo di quello del quoziente. Mi riferisco, signor Presidente, al testo riportato alla pagina 8 del documento contenente la relazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Comunico all’Assemblea che l’emendamento della minoranza, ora richiamato dall’onorevole Mortati, è il seguente, tenuto conto della correzione apportatavi:

«Sostituirlo col seguente:

«I posti di senatore che rimangono vacanti per cause anteriori o sopravvenienti alla elezione sono attribuiti ai candidati che nel medesimo gruppo hanno ottenuto la maggior cifra relativa individuale.

«Nel caso che non vi siano candidati di quel gruppo, si applica il disposto dell’ultimo comma dell’articolo 20».

LAMI STARNUTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAMI STARNUTI. Io desidero fare una brevissima osservazione. Mi pare che l’emendamento del collega Fausto Gullo non solo risponde al sistema, ma, se non venisse accolto, la sua reiezione potrebbe dare luogo ad un inconveniente grave: nella legge il collegamento è stato reso facoltativo…

FABBRI. Giustissimo.

LAMI STARNUTI. Quindi, vi può essere la possibilità che il deputato eletto a primo scrutinio e venuto a mancare sia un candidato non collegato. Respingendo l’emendamento Gullo si andrebbe incontro all’inconveniente…

MORTATI, Relatore per la minoranza. Non esistono candidati non collegati.

LAMI STARNUTI. Il collegamento è rimasto obbligatorio? Non si era concordato un emendamento per renderlo facoltativo?

MORTATI, Relatore per la minoranza. Sì, il collegamento è obbligatorio.

LAMI STARNUTI. Se è obbligatorio (la mia incertezza deriva dalla mia forzata assenza dalla seduta di ieri), non ha importanza quello che volevo dire.

FABBRI. Nel testo proposto dall’onorevole Mortati non v’era l’obbligo; non so se sia stato votato dopo…

PRESIDENTE. Il primitivo testo dell’articolo 12 diceva che il collegamento è obbligatorio, che è poi il testo che è stato votato. Non v’è alcun dubbio.

Dobbiamo ora passare alta votazione della formulazione Mortati.

È bene però precisare la differenza fra questo testo e quello ministeriale.

L’onorevole Mortati propone che si proceda alla sostituzione dei posti rimasti vacanti, senza indicare limite di tempo per questa sostituzione. Nel testo governativo si precisa che essa può avvenire solo entro un anno dalla data dell’elezione.

Questa la prima diversità; la seconda è invece costituita dal fatto che l’onorevole Mortati propone che si proceda alla sostituzione soltanto quando i posti restino vacanti per causa anteriore o sopravveniente all’elezione; senza specificare quali possano essere queste cause. Nel testo governativo è invece specificato che si procede alla sostituzione quando il posto resti vacante per ineleggibilità preesistente o per morte: sono cioè previsti due casi determinati con esclusione implicita di tutti gli altri.

Così chiarita la questione, passiamo senz’altro alla votazione.

Pongo in votazione il primo comma dell’emendamento Mortati, testé letto.

(Dopo prova e controprova, è approvato).

Pongo in votazione il secondo comma.

(È approvato).

Resta ora da porre in votazione l’emendamento aggiuntivo dell’onorevole Gullo Fausto

DOMINEDÒ. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMINEDÒ. Dichiaro, a nome del mio Gruppo, che voteremo contro l’emendamento Gullo.

SCELBA, Ministro dell’interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCELBA, Ministro dell’interno. Io sono contro l’emendamento proposto dall’onorevole Gullo Fausto. Data infatti l’obbligatorietà del collegamento, non vedo la ragione di uscire dal sistema normale di questo procedimento.

PRESIDENTE. Sta bene. Pongo pertanto in votazione l’emendamento aggiuntivo dell’onorevole Gullo Fausto.

(Dopo prova e controprova, non è approvato).

MORTATI, Relatore per la minoranza. Chiedo di parlare per una segnalazione relativa a un articolo precedente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORTATI, Relatore per la minoranza. A me pare che l’emendamento dell’onorevole Laconi all’articolo 20 già approvato non comprenda anche l’ultimo comma del progetto governativo, il quale si riferisce ad una ipotesi che non si può trascurare, per quanto possa essere eccezionale e forse irrealizzabile. Ma una legge non può trascurare un’ipotesi di questo genere, sia pure eccezionale, cioè che in una circoscrizione regionale tutti i collegi meno uno siano stati coperti con la proclamazione di candidati che abbiano riportato il sessantacinque per cento dei voti. Rimanendo un solo collegio, è ovvio che non si possa applicare la proporzionale. E allora, in questo caso, il comma detta le modalità per coprire il seggio rimasto vacante.

PRESIDENTE. Tenendo presenti le osservazioni fatte, pongo in votazione la seguente formulazione, la quale, se approvata, sarà aggiunta al testo già approvato dell’articolo 20:

«Se soltanto in un collegio non abbia avuto luogo la proclamazione a termini dell’articolo 18, il Presidente dell’ufficio elettorale regionale proclama eletto il candidato che in detto collegio ha avuto il maggior numero di voti validi e, in caso di parità di voti validi, il più anziano di età».

(È approvata).

MICHELI, Presidente della Commissione. Questo è già detto nell’emendamento Bosco Lucarelli; quindi è una ripetizione. Bisogna tenerlo presente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all’articolo 24. Se ne dia lettura.

RICCIO, Segretario, legge:

«Il tribunale di Aosta, costituito in ufficio elettorale circoscrizionale ai sensi dell’articolo 7, esercita le sue funzioni con l’intervento di tre magistrati.

«È proclamato eletto il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti validi.

«In caso di parità di voti, è eletto il candidato più anziano di età».

PRESIDENTE. A questo articolo non sona stati proposti emendamenti. Lo pongo in votazione.

(È approvato).

Dobbiamo ora esaminare l’articolo 5. Se ne dia lettura.

RICCIO, Segretario, legge:

«Quando, per qualsiasi causa, escluse le ipotesi previste dall’articolo 22, il numero dei senatori si riduce di almeno un terzo nelle Regioni aventi sino a 15 collegi e di almeno un quarto nelle altre, si procede con le norme stabilite dalla presente legge, sempre che manchino più di sei mesi alla scadenza normale della legislatura, a nuove elezioni in tutti i collegi della Regione per i seggi rimasti vacanti: lo scrutinio si effettua in base alle disposizioni di cui all’articolo 20.

«Se il numero dei senatori assegnati alla Regione non sia esattamente divisibile per tre o per quattro, il minimo dei seggi vacanti si determina arrotondando per eccesso il quoziente».

MORTATI, Relatore per la minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORTATI, Relatore per la minoranza. Questo articolo è assorbito dall’articolo 22, che ha un carattere generale.

PRESIDENTE. Nel testo governativo sono previste due ipotesi di sostituzione del senatore defunto: per il primo anno dalle elezioni e per il tempo successivo. Poiché è stata approvata la formulazione dell’onorevole Mortati, a tenore della quale si provvede alla sostituzione con eguale procedura qualunque sia il tempo passato dalle elezioni, evidentemente non è più necessario prevedere il sistema per la sostituzione dei senatori che venissero a mancare nel corso del primo anno.

Pertanto, se non sorgono obiezioni, non si procederà alla votazione dell’articolo 5, che si intende assorbito nella formulazione approvata per l’articolo 22.

(Così rimane stabilito).

MARTINO GAETANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTINO GAETANO. Vorrei chiedere un chiarimento al Presidente della Commissione e al Ministro dell’interno.

Abbiamo deliberato che è possibile presentare la propria candidatura in non più di tre collegi della stessa Regione. Ora, supponendo il caso di una Regione costituita da tre soli collegi (e, del resto, anche in qualsiasi altro caso), è ammesso implicitamente, come risulta peraltro della relazione del Ministro dell’interno, il collegamento con se stesso? O è escluso dal testo votato?

A pagina 3 della Relazione dell’onorevole Ministro dell’interno è detto che «Dal sistema dei collegamenti tra i candidati deriva l’altra conseguenza che la candidatura non è ammessa in più di un collegio della Regione. In caso contrario, si dovrebbe consentire il collegamento di un candidato con se stesso e, quindi, il cumulo dei voti ottenuti dal candidato in collegi diversi».

PRESIDENTE. L’onorevole Presidente della Commissione ha facoltà di rispondere.

MICHELI, Presidente della Commissione. Mi pare che il collegamento con se stesso sia ammesso implicitamente, per il fatto che i criteri di coordinamento sono generali per tutti coloro che si presentano nei vari collegi. Perché non devono essere in vigore quando uno si presenta in due o tre collegi? Non vedo che cosa osti.

PRESIDENTE. Qual è il pensiero del Governo?

SCELBA, Ministro dell’interno. La parte della relazione letta dall’onorevole Martino si riferiva all’articolo 9, secondo il quale «la candidatura è accettata per un solo collegio della Regione». Siccome questa disposizione è stata modificata completamente, è ammessa anche, come conseguenza implicita, la possibilità di collegamento con se stesso nelle candidature in più collegi della stessa Regione.

PRESIDENTE. L’onorevole Martino Gaetano ha facoltà di dichiarare se è sodisfatto delle risposte avute.

MARTINO GAETANO. Mi dichiaro sodisfatto.

FUSCHINI. Mi pare che rimanga un equivoco. Ai fini dell’assegnazione del seggio, non si possono sommare i voti ottenuti dallo stesso candidato in due o in tre collegi. Questo deve rimaner chiaro.

Una voce. È stato votato. Lo dice già l’emendamento Laconi.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, resta ora da esaminare il secondo comma dell’articolo 4, del seguente tenore:

«Dal giorno della pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica al giorno stabilito per la votazione devono decorrere almeno 70 giorni».

SCOCCIMARRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCOCCIMARRO. Richiamo l’attenzione dell’Assemblea sulla dizione «almeno 70 giorni», che vuol dire che è stabilito un termine minimo, ma che non è stabilito alcun termine massimo.

SCELBA, Ministro dell’interno. È nella Costituzione il termine massimo.

SCOCCIMARRO. Allora bisogna adeguare questa norma alla Costituzione e dire: «entro 70 giorni». Lo dico per una proposta che possa venire dalla Commissione.

GULLO FAUSTO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GULLO FAUSTO, Relatore per la maggioranza. La Commissione ha soppresso questo capoverso dell’articolo 4 per farne una disposizione transitoria: quella contenuta nell’articolo 24-bis; e quivi è detto, come propone l’onorevole Scoccimarro: «entro 70 giorni».

Poiché l’articolo 24-bis è stato già approvato, non occorre votare il secondo comma dell’articolo 4.

PRESIDENTE. Sta bene. Allora resta la questione dell’articolo 2 che concerne le tabelle dei collegi. Ricordo agli onorevoli colleghi che su questa materia gli onorevoli Targetti e Amadei hanno presentato un ordine del giorno, la cui discussione fu a suo tempo rinviata.

SCOCCIMARRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCOCCIMARRO. Desidero richiamare l’attenzione dell’Assemblea appunto sul problema delle circoscrizioni. È da prevedere che in tale questione vi saranno molte osservazioni da fare e che, se il problema viene portato in Assemblea, noi dovremo dedicare molto del nostro tempo per risolverlo. Farei quindi la proposta concreta che la Commissione prenda essa in esame il problema delle circoscrizioni, che nel suo seno si risolvano tutte le osservazioni che possano essere presentate e che si portino poi le conclusioni in Assemblea. Nel frattempo l’Assemblea può affrontare l’esame degli statuti regionali, altrimenti per il 31 gennaio non termineremo il nostro lavoro.

PRESIDENTE. Sono state già presentate proposte formali nel senso testé enunciato dall’onorevole Scoccimarro. Di esse, come dell’ordine del giorno Targetti e Amadei, discuteremo nella seduta antimeridiana di domani.

Rinvio pertanto il seguito della discussione alle ore 11 di domani.

Sulle dimissioni di un commissario.

PRESIDENTE. Comunico, che, avendo l’onorevole Russo Perez rassegnato le dimissioni da componente della Commissione speciale per la legge elettorale del Senato, ho chiamato a sostituirlo l’onorevole Patricolo.

MICHELI, Presidente della Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELI, Presidente della Commissione. Siccome l’onorevole Russo Perez ha creduto di motivare le sue dimissioni col fatto che io avrei fatto in Assemblea dichiarazioni non conformi alla volontà della maggioranza della Commissione, devo rilevare che ciò non è esatto, perché io ho sempre dichiarato, quando vi era contestazione fra i commissari, che esponevo il mio pensiero personale. Ciò può non risultare dal resoconto sommario ma certo risulta sempre dal resoconto stenografico. D’altra parte i commissari presenti possono farmi questa attestazione, perché io sono stato sempre scrupolosissimo e l’onorevole Russo Perez è caduto evidentemente in un equivoco. Se egli ci vuole abbandonare alla fine dei nostri lavori, come aveva minacciato in principio, lo faccia. Noi avremo il rammarico che il distacco si sia basato sopra una cosa non effettiva né reale.

PRESIDENTE. A rigor di termini le dimissioni inviatemi dall’onorevole Russo Perez non sono motivate.

MICHELI, Presidente della Commissione. Ma l’onorevole Russo Perez ha mandato una lettera a me.

PRESIDENTE. La lettera inviata a lei non può essere considerata altro che una lettera di carattere privato, perché è evidente che le dimissioni si presentano a colui o a quell’ente che ha nominato, e, secondo la decisione dell’Assemblea, è stata la Presidenza a nominare la Commissione. Pertanto l’onorevole Russo Perez non poteva presentare le sue dimissioni che alla Presidenza dell’Assemblea. Desidero che si prenda atto che nella lettera inviata alla Presidenza non vi è alcuna motivazione.

MICHELI, Presidente della Commissione. Prendo atto di questo con piacere. Credevo che la motivazione delle dimissioni risultasse ufficialmente, così come l’onorevole Russo Perez ha creduto di comunicarla a me.

Interrogazioni.

PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

MOLINELLI, Segretario, legge:

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’industria e del commercio, per conoscere le ragioni per le quali non è stato ancora pubblicato il decreto legislativo contenente disposizioni dirette ad agevolare l’industrializzazione dell’Italia meridionale, decreto approvato dal Consiglio dei Ministri fin dal 6 dicembre 1947. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Cortese Guido».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere perché anche ai pensionati non sia stata corrisposta la tredicesima mensilità e, nei comuni beneficiati, anche l’indennità di città sinistrata.

«Questa categoria di cittadini, per la sua età e malferma salute e per la entità delle pensioni dovute, non ragguagliata alla svalutazione monetaria, maggiormente risente le conseguenze del costo della vita.

«Sarebbe desiderabile che lo Stato non dimentichi le benemerenze dei pensionati ed estenda ad essi tutti i beneficî economici disposti per i dipendenti degli Enti pubblici.

«Il trattamento di quiescenza deve porre gli interessati in condizioni di godersi il meritato riposo e non di lasciare in un vero e proprio stato di indigenza dopo una vita intera di lavoro e di onestà. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Monterisi».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere quali provvedimenti intenda prendere perché siano accelerate le operazioni inerenti al disbrigo delle pratiche per l’assegnazione delle pensioni di guerra, perché vi sono vedove ed orfani che da vari anni attendono la liquidazione dei loro diritti spettanti per legge e non avendo altre possibilità finanziarie languono nella più squallida miseria. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Monterisi».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se sia vero che, in base allo schema di decreto concernente il riordinamento dei ruoli organici del personale degli uffici provinciali del tesoro, di recente approvazione, sia stata concessa all’Amministrazione centrale, nella prima applicazione del provvedimento stesso, la facoltà di conferire posti di grado V, VI e VII ai soli funzionari non laureati, purché già in servizio al 30 novembre 1923.

«È da tener presente, in merito, che la sperequazione tra il detto personale fu creata non dalla legge organica del 1923, ma da quella 25 gennaio 1940, n. 4, e, perciò, funzionari non laureati, che avevano seguito la stessa carriera con i laureati e su questi avevano conseguito vantaggi nella graduatoria mediante concorsi per titoli e per esami, si videro superati da quelli muniti di laurea, che assunsero una posizione di privilegio col passaggio al gruppo A, non per meriti speciali, ma solo in virtù della legge citata 25 gennaio 1940, n. 4.

«I vantaggi accennati, oltre al fatto morale, sono:

1°) quelli di gruppo A possono accedere al grado V, mentre quelli di gruppo B no;

2°) quelli di gruppo A possono, inoltre, essere nominati direttori superiori, grado VI, mentre ciò non è possibile per il gruppo B.

«La legge fascista 25 gennaio 1940, n. 4, citata, creò una palese ingiustizia tra funzionari che avevano partecipato agli stessi concorsi, quando non era prevista una diversa carriera tra laureati e non laureati.

«L’Amministrazione, perciò, non deve essere lasciata arbitra di decidere il passaggio al gruppo A dei soli funzionari con anzianità 30 novembre 1923, ma deve ristabilire tra i funzionari citati la posizione di carriera esistente alla data di emanazione della legge 1940, o quanto meno la scelta dovrà essere estesa anche ai funzionari che erano in graduatoria con i laureati al 1940.

«La incomprensibile limitazione della scelta ai soli funzionari con anzianità 1923 (?) crea una maggiore sperequazione e fa trasparire evidente l’intenzione di favorire solo alcune persone. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Fabriani».

PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno trasmesse ai Ministri competenti, per la risposta scritta.

La seduta termina alle 21.45.

Ordine del giorno per le sedute di domani.

Alle ore 11 e alle 16:

Seguito della discussione del disegno di legge:

Norme per l’elezione del Senato della Repubblica.