Come nasce la Costituzione

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SABATO 20 SETTEMBRE 1947

ASSEMBLEA COSTITUENTE

CCXXVII.

SEDUTA DI SABATO 20 SETTEMBRE 1947

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CONTI

INDICE

Per la ricorrenza del XX Settembre:

Tonello

Russo Perez

Congedi:

Presidente

Interrogazioni (Svolgimento):

Presidente

Tupini, Ministro dei lavori pubblici

Riccio Stefano

Caso

Laconi

Chatrian, Sottosegretario di Stato per la difesa

Schiavetti

Andreotti, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri

Di Fausto

Segni, Ministro dell’agricoltura e delle foreste

Colitto

Cappa, Ministro della marina mercantile

Pella, Ministro delle finanze

Zuccarini

Grassi, Ministro di grazia e giustizia

Persico

Interrogazione con richiesta d’urgenza (Svolgimento):

Presidente

Segni, Ministro dell’agricoltura e delle foreste

Stella

Interrogazioni e interpellanza con richiesta d’urgenza (Annunzio):

Presidente

Segni, Ministro dell’agricoltura e delle foreste

Sull’ordine del giorno:

Presidente

Interrogazione (Annunzio):

Presidente

La seduta comincia alle 10.

RICCIO, Segretario, legge il processo verbale della precedente seduta antimeridiana.

(È approvato).

Per la ricorrenza del XX Settembre.

TONELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TONELLO. Oggi nella mia anima turbinano tutti i ricordi della lontana giovinezza. XX settembre! Giorno sacro alla Patria italiana, giorno sacro a quanti ancora credono nella santa libertà e nel libero pensiero. Nel 1870 la monarchia di Savoia sorse sulle ceneri del potere temporale; e si sperò, dagli italiani migliori di quel tempo, che sorgesse un’aurora di pace, di giustizia e di libertà per il nostro Paese, percosso da tanti secoli di schiavitù e di persecuzioni interne e straniere.

Quante delusioni vennero dopo! Ma il significato del XX settembre rimase e rimane sempre, per quanti sforzi oggi si facciano perché quella data sia dimenticata ed umiliata.

Noi lo ricordiamo ancora il XX settembre, noi insegneremo alle future generazioni di non dimenticarsi mai di questa data, poiché in essa culminano ancora tante aspirazioni umane incompiute. Non odio di parte mi spinge a questa evocazione, ma sentimento vivo di uomo libero. L’umanità troppo pianse, troppo sofferse, troppe tirannidi sopportò in Italia e nel mondo per colpa di un potere maledetto che stendeva i suoi tentacoli sull’Europa e sul mondo. Oggi quel potere è rientrato nei suoi confini; oggi c’è una netta separazione fra quello che è il potere spirituale e quello che è il potere temporale. È bene che questa divisione permanga sempre; e che, in nome del XX settembre, il nostro Paese sia un Paese libero e supremamente laico. (Applausi a sinistra).

RUSSO PEREZ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUSSO PEREZ. L’onorevole che ha parlato or ora ha parlato di «un potere maledetto». Pare che parlasse della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

Che Dio lo perdoni, se è così! (Approvazioni a destra – Rumori – Commenti a sinistra).

TONELLO. Ho parlato del potere temporale.

LUSSU. L’Italia è cattolica, ma non vuole essere clericale.

Congedi.

PRESIDENTE. Comunico che hanno chiesto congedo i deputati Franceschini, Marazza e Vischioni.

(Sono concessi).

Interrogazioni.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Interrogazioni.

L’onorevole Riccio Stefano ha presentato due interrogazioni al Ministro dei lavori pubblici, che, trattando la stessa materia, potranno essere svolte congiuntamente:

«per conoscere le ragioni per le quali – nonostante le insistenti preghiere e gli impegni assunti dai vari Ministri – non ancora si è provveduto: a) ad appaltare l’acquedotto di Agerola; b) a completare il finanziamento dell’acquedotto della Penisola sorrentina, in modo da poterne accelerare l’esecuzione; c) a completare il finanziamento dell’acquedotto del Nolano e a dare inizio ai lavori»;

«per conoscere quali provvedimenti particolari intenda prendere per i comuni turistici della provincia di Napoli, per la esecuzione delle opere indispensabili».

L’onorevole Ministro dei lavori pubblici ha facoltà di rispondere.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Le due interrogazioni interferiscono fra di loro, perché entrambe si preoccupano, almeno in parte, dei problemi accennati in ciascuna di esse. Per quanto riguarda, ad ogni modo, la prima, ritengo che l’onorevole interrogante non sia al corrente della situazione, se domanda cosa abbia fatto il Ministero per gli acquedotti di Agerola, della penisola Sorrentina e del Nolano, nonostante le insistenti preghiere e gli impegni assunti dai vari Ministri.

Per l’acquedotto del comune di Agerola, l’interrogante saprà quali sono state le vicende, attraverso cui sono passati i vari progetti e le loro rispettive istruttorie, che finalmente sono state messe a punto, talché si è potuto far luogo alla licitazione privata per l’appalto dei lavori in parola.

Da tre mesi – ecco perché dicevo che l’onorevole interrogante non deve essere sufficientemente informato – l’appalto è stato perfezionato, i lavori sono stati iniziati e si stanno eseguendo regolarmente, almeno per il primo lotto, che riguarda rimpianto delle vasche di raccolta.

Circa l’acquedotto della penisola Sorrentina, il relativo progetto è stato suddiviso in più lotti, dei quali i primi due sono stati già aggiudicati, ed il Ministero dispose a suo tempo per l’immediato inizio dei lavori. Questi – e qui la ragione della mia osservazione pregiudiziale – sono in pieno sviluppo e, secondo le informazioni pervenutemi, procedono con discreta alacrità. Seguirà a suo tempo, secondo un concetto razionale, che è postulato anche dalle disponibilità finanziarie, l’appalto degli altri lotti, in termini tali che, appena eseguiti i primi, non ci sia soluzione di continuità per il proseguimento e l’ultimazione dei lavori stessi. Quanto all’acquedotto del Nolano, questo è veramente ancora nella fase istruttoria. Però tutte le difficoltà – e di ordine tecnico e di ordine legale, che hanno ritardato la licitazione, l’appalto e quindi l’inizio dei lavori – sono state ormai superate. Ora il progetto è tornato al Provveditorato di Napoli, perché senz’altro appalti i primi lotti, e disponga l’inizio immediato dei lavori. Questo per quanto riguarda la prima interrogazione.

La seconda interrogazione è legata alla prima, in quanto prevede lo sviluppo turistico della penisola Sorrentina, nel cui territorio sono compresi anche l’acquedotto di Agerola e quello del Nolano. Per questa prima parte ho già risposto e credo che queste siano veramente due opere che, insieme con le altre, confluiscano a quel fine per cui gli onorevoli interroganti hanno formulato le loro interrogazioni.

Faccio comunque osservare, in linea preliminare, che il problema del turismo non è di competenza diretta del mio Ministero, al quale spetta soltanto di predisporre e di eseguire quelle opere che sono destinate a mettere in valore tutte quelle zone che hanno una speciale importanza turistica. I due acquedotti, di cui ha formato oggetto la precedente interrogazione, sono precisamente diretti a questo scopo. Ma io sono in grado di aggiungere che anche il progetto di fare una strada turistica che colleghi Sorrento con Amalfi è in istato di avanzata istruttoria. Infatti, è attualmente all’esame del Consiglio Superiore dei lavori e subito dopo sarà mandato al Consiglio di Stato per il definitivo parere. Non appena questo sarà stato dato si disporrà il finanziamento e l’appalto di un primo lotto della strada. Io seguo la pratica con molto interesse e mi riprometto di dare quanto prima una più concreta risposta agli onorevoli interroganti.

PRESIDENTE. L’onorevole interrogante ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

RICCIO STEFANO. Voglio ringraziare il Ministro Tupini per i chiarimenti dati. È da osservare però che l’interrogazione fu presentata il 23 giugno e che dopo di allora molti fatti si sono verificati. Do atto al Ministro dell’inizio dei lavori dell’acquedotto di Agerola, che ormai si può considerare opera compiuta. Non così, però, può dirsi per l’acquedotto del Nolano e per quello sorrentino. Siamo soltanto ai primi passi. È vero che è stato approvato il progetto dell’acquedotto sorrentino e che è stato anche approvato, e vi è financo il parere del Consiglio di Stato, il progetto dell’acquedotto del Nolano, ma è altrettanto vero che i finanziamenti si sono avuti solo in piccola parte. Tutte le mie insistenze presso il Genio civile ed il Provveditorato alle opere pubbliche hanno avuto questa risposta: provveda il Ministero al finanziamento! Erano stati dati 110 milioni per l’acquedotto sorrentino. Di questi 110 milioni, 35 sono stati spesi per l’acquedotto di Agerola: ne restano soltanto 75. Con 75 milioni l’acquedotto non può essere fatto. Per l’acquedotto di Lettere vi è un impegno generico; per quello di Gragnano non si ha neppure il progetto.

Per l’acquedotto del Nolano sono stati dati soltanto 40 milioni, mentre ne sono necessari molti di più. Giacché la mia provincia ha sete, pure avendo l’acqua su ogni collina, è veramente urgente che queste opere vengano subito completate. Chiedo al Ministro di voler dare i finanziamenti necessari e disporre la immediata esecuzione di tutto questo complesso di acquedotti, che sono fondamentali per la vita della nostra provincia. Sarebbe inutile parlare di turismo, della bellezza di Sorrento e di Capri, quando in questi due centri non vi è acqua da bere, non vi sono fognature. Che si è fatto per Capri? Da tanti anni è posto il problema dell’acqua in quella isola. Eppure è un dovere dello Stato risolverlo. Non molto occorrerebbe; ma è necessario che il Ministero si renda conto della urgenza e della inderogabilità della risoluzione. È tempo – crediamo – che queste richieste siano esaudite.

Quanto alla seconda interrogazione, indubbiamente connessa con la prima, voglio fare una modestissima osservazione: siamo a tre anni dalla fine della guerra e Capri non ha avuto un’opera. Gli alleati, che andavano a riposare a Capri, hanno tutto distrutto. Le vie sono tutte rovinate; e non una strada è stata rifatta. E tante opere nuove urgono. Ad Anacapri solo ultimamente è stato fatto qualche lavoro ed è stato assunto impegno per una strada nuova. Ma diventerà poi realtà? Così anche per Sorrento. Do atto al Ministro che nella sua graditissima visita dette ordine di eseguire una via turistica; però, sebbene egli avesse detto (io lo ricordo perché ero presente) che entro otto giorni il progetto andava approvato, adesso, a distanza di due mesi e mezzo, siamo allo stesso punto di prima. Vorrei che egli, gentile come sempre, intervenisse ancora una volta per l’esecuzione dell’opera. Per la viabilità molto è da farsi ancora nella penisola Sorrentina, nelle isole di Capri e di Ischia. Il Provveditorato ed il Ministero devono comprendere che la vita della nostra provincia è legata allo sviluppo turistico.

E non è una questione locale, ma è una questione che possiamo e dobbiamo portare sul piano nazionale, perché, se una corrente turistica di stranieri si sviluppa, vantaggi ne verranno allo Stato per l’immissione di moneta pregiata. Ringrazio, comunque, il Ministro Tupini per quanto ha fatto. Egli però, perdoni la mia insistenza, mi lasci nutrire la fiducia che, con la sua tenacia, tutte queste opere saranno portate ad esecuzione completa. Avrà la riconoscenza mia e delle popolazioni tutte della mia provincia.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Per quanto riguarda Capri, essa non è oggetto di questa interrogazione ed io mi riservo di riesaminare la questione. Devo dire soltanto all’onorevole interrogante che non è esatto quello che egli ha affermato circa i lavori dell’acquedotto del Nolano, perché un primo lotto è stato iniziato.

RICCIO STEFANO. Onorevole Ministro, è inesatta la sua notizia.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Allora, se è inesatta la mia informazione, controlleremo nell’interesse comune, perché se le notizie che mi si dànno non sono esatte, bisognerà che non mi limiti soltanto a prendere atto delle inesattezze, ma a prendere anche qualche provvedimento.

Però, avrei preferito che l’onorevole Riccio, che mi pare mi abbia accompagnato in quelle visite molto affrettate e rapide, e che ebbero anche una conclusione costruttiva relativamente alla strada da Amalfi a Sorrento, e per la quale gli organi tecnici rappresentati dal Provveditorato del Genio civile mi consentivano di poter affermare che entro otto giorni i lavori sarebbero stati comunque iniziati, avrei preferito che l’onorevole Riccio (io non posso essere onnipresente, io raccomando sempre a coloro che mi accompagnano di prendere nota di quello che si dice) si fosse fatto sollecito dopo otto, dieci giorni.

RICCIO STEFANO. Sono stato ogni settimana al Provveditorato!

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Non ad informare me, però, che quanto si era disposto sul luogo non aveva avuto esecuzione. Io certamente avrei potuto tempestivamente provvedere. Comunque, ne prendo nota, mi informerò e provvederò in conseguenza.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione al Ministro dei lavori pubblici degli onorevoli Caso, Numeroso, Titomanlio Vittoria, De Michele, «per conoscere le ragioni che, a quattro anni dalla battaglia del Volturno, fanno ritardare la ricostruzione dei ponti sul fiume omonimo, sacro alla Patria e utile all’economia nazionale al pari degli altri fiumi italiani; e per invitarlo, a nome delle popolazioni interessate, a quell’intervento decisivo che superi ogni intralcio burocratico e mostri effettivamente che la giustizia distributiva per il Mezzogiorno d’Italia non è puro artificio retorico. I ponti sul Volturno da costruire o ricostruire sono quattro: quello della Scafa di Vairano Patenora, il ponte Margherita presso Dragoni, il ponte di Annibale, il ponte alla Scafa di Caiazzo (provincia di Caserta); e tutti e quattro sono di tale riconosciuta importanza che il farne senza costituisce attualmente l’ostacolo maggiore per la ripresa del traffico di una zona che è il passaggio obbligato fra il Molise, il Lazio, le Puglie, Napoli e Roma.

L’onorevole Ministro dei lavori pubblici ha facoltà di rispondere.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Anche qui mi sembra di poter affermare – a meno che l’onorevole Caso non abbia notizie più recenti di quelle che mi fornisce l’ufficio – che, per quanto attiene ad uno dei ponti, l’interrogazione è tardiva e intempestiva, perché il primo non solo è stato ricostruito, ma mi dicono che è in piena efficienza anche per opere d’arte e per tutto ciò che riguarda parapetti e rifiniture.

CASO. Non fa parte della interrogazione.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Quello della Scafa di Vairano Patenora.

CASO. No, quello ricostruito è un altro.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Lo dirà nella replica. Comunque esamineremo insieme come stanno effettivamente le cose. Debbo dire però che – secondo le informazioni dei miei uffici – il ponte di Raviscanina, che è il più vicino alla località di Vairano Patenora, menzionato nella interrogazione, è stato ricostruito ed anche le opere di rifiniture sono state ultimate.

Se vi sono delle disparità fra le notizie che mi fornisce il mio ufficio e quelle dell’onorevole Caso, sarà mio dovere di rettificare.

Circa il ponte Margherita, il relativo progetto ha dovuto subire, come tutti i progetti, la sua fase istruttoria e vi sono state apportate alcune modifiche. Ora l’ultima variante che è stata suggerita dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha avuto la necessaria approvazione e posso assicurare che i lavori, almeno per un primo lotto, saranno prossimamente iniziati, secondo mie precise disposizioni.

Per quanto attiene agli ultimi due ponti, l’onorevole Caso e gli altri colleghi interroganti conoscono la situazione; è una questione vecchia, anteriore alla guerra, di cui la guerra ha impedito la soluzione. Si tratta di una questione esistente fra l’amministrazione provinciale di Caserta e l’A.N.A.S., secondo la quale un tronco stradale, sul quale dovrebbe costruirsi il quarto dei ponti ai quali accenna l’onorevole interrogante, dovrebbe formare oggetto di una permuta col tronco stradale sul quale dovrebbe costruirsi il terzo ponte.

Io ho sollecitato la ripresa delle trattative tra i due enti posso assicurare che la permuta avverrà fra breve. Si aspetta soltanto che l’Amministrazione provinciale di Caserta dica la sua ultima parola e approvi il progetto.

Dopo di che, avvenuta la permuta, l’A.N.A.S. procederà alla costruzione del quarto ponte e mediante opportuni accordi con l’amministrazione provinciale, per ciò che attiene alle rispettive competenze, si potrà dare anche inizio alla ricostruzione del terzo ponte definitivo, in sostituzione di quello provvisorio di ferro attualmente esistente e che, per il momento, risponde abbastanza bene alle esigenze del traffico. Mi auguro che queste mie assicurazioni valgano a far dichiarare sodisfatto l’onorevole interrogante.

PRESIDENTE. L’onorevole interrogante ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.

CASO. Ringrazio l’onorevole Ministro e do un chiarimento per il quinto ponte del Volturno, che è l’unico costruito lungo il suo corso, cioè il ponte di Raviscanina, che non ha niente a che vedere con quelli citati nella mia interrogazione.

Il     ponte Margherita presso Dragoni è l’unico ponte che è stato appaltato, onorevole Ministro, nel febbraio 1945 e doveva essere ricostruito nel dicembre dello stesso anno, mentre sono trascorsi due anni per una controversia fra la ditta appaltatrice Del Vecchio e lo Stato.

Il ponte di ferro, al posto di quello in fabbrica, è un ponte che è costato allo Stato sei milioni e non è stato quindi, un regalo degli Alleati. Siccome la ditta Del Vecchio, appaltatrice dei lavori, è venuta meno all’appalto e d’inverno, spesso, il traffico veniva interrotto per la piena del fiume (si traghettava con delle zattere antidiluviane), il Ministero dei lavori pubblici venne incontro alle nostre richieste e fece costruire il ponte in ferro che, come ho già detto, è costato sei milioni. Per quanto riguarda poi, il ponte della Scafa di Vairano Patenora debbo segnalare la sua importanza, giacché allaccia numerosi paesi della zona occidentale del Matese con lo Scalo di Vairano sulla linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli.

TUPINI. Ministro dei lavori pubblici. Di nuova costruzione?

GASO. Di nuova costruzione. Nella sua risposta vi è dunque un equivoco…

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Chiarito, chiarito.

CASO. In sostanza mi dichiaro sodisfatto e sono ben lieto che il Ministro sia in grado di venire incontro al più presto ai bisogni della zona del Medio Volturno e dell’Alifano, tanto più che egli conosce già la nostra provincia di Terra di Lavoro.

Tengo a richiamare inoltre l’attenzione del Governo sulla necessità dell’immediata ricostruzione degli altri ponti e cioè di quello di Annibale presso Capua oltre che del ponte Margherita, che entrambi, non solo servono al traffico comune, ma sono destinati, fra le opere più importanti, ad affrettare la già decisa ricostruzione della ferrovia secondaria per Piedimonte d’Alife dando passaggio, sullo stesso piano stradale, al binario della ferrovia suddetta.

Sono molto sodisfatto delle assicurazioni che ella mi dà per la costruzione del ponte alla Scafa di Caiazzo e sono grato a lei e all’Amministrazione provinciale di Terra di Lavoro che ha accettato e facilitato la permuta stradale, permettendo così, quasi con la stessa spesa, di costruire due ponti sul Volturno, anziché nello stesso posto (Triflisco), in due località, poco distanti fra loro, ma favorevoli ad un maggior smaltimento del traffico che verrà smistato per Capua e Santa Maria Capua Vetere attraverso il ponte di Annibale e dal Molise e dall’Alifano per Caserta e Napoli attraverso il più breve percorso del nuovo ponte da costruire alla Scafa di Caiazzo.

Mi associo all’onorevole Riccio per quanto egli ha rilevato intorno alla lentezza con cui vengono eseguiti gli ordini del Ministero. Posso dire che per qualunque lavoro pubblico che riguardi specialmente la provincia di Caserta ho l’impressione che gli organi tecnici facciano l’impossibile per svalutare l’opera e le buone disposizioni del Governo centrale. I funzionari che vengono mandati da Roma sono dovunque accolti con gesti di fastidio e di sopportazione. (Approvazioni).

PERSICO. Mi associo.

CASO. Io mi sono recato giorni or sono dall’ingegnere Capo del Genio civile di Caserta per sottoporgli la necessità di costruire una strada molto importante. Egli, pur avendomi data la precedenza, ha fatto comprendere che in quel momento non aveva tempo per discutere con me. Profitto dell’occasione per elevare qui la mia protesta.(Approvazioni).

Per quanto riguarda l’attività, la diligenza, la buona volontà ed il grande spirito di abnegazione dell’onorevole Ministro Tupini gliene rendo atto pubblicamente: egli è stato uno dei primi che sia venuto nella zona del Volturno, ma non credo che abbia ricavato una grande soddisfazione quando ha potuto constatare che molte opere risultavano soltanto teoricamente eseguite. San Pietro Infine (96 per cento di distruzioni belliche), Mignano (92 per cento), Teano, Pignataro, Roccadevandro, ecc. insegnino!

Cito un fatto tanto per dare un esempio: nell’acquedotto di San Gregorio d’Alife, appaltato, costruito, collaudato, l’acqua della sorgente non va più nei tubi e si disperde al disotto della piattaforma di cemento che invece dovrebbe raccoglierla.

Una voce a sinistra. Inverosimile!

CASO. E non c’è verso di poter ottenere un rimedio nonostante le numerose insistenze. E così anche per il ponte presso Alvignano divenuto pericolante dopo essere stato ricostruito e per varie opere di riparazioni alle Chiese della mia Provincia.

Per il resto, come ho già detto, mi dichiaro sodisfatto e mi auguro che l’onorevole Ministro Tupini possa intervenire e risolvere una situazione incresciosa. I funzionari degli Uffici tecnici che fanno il loro dovere devono essere largamente premiati; i negligenti puniti.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Onorevole Caso, l’incidente che mi ha ora segnalato è molto grave ed io le domando perché non me lo ha segnalato prima.

CASO. È stato segnalato dal sindaco di San Gregorio d’Alife e da me in una lettera recente, che però riguardava anche altri inconvenienti relativi alla ricostruzione di Teano.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Comunque tutti i deputati che corrispondono con il Ministro sanno con quanto interesse e con quanta obiettività io mi tenga a disposizione dell’Assemblea per poter provvedere a rimuovere gli inconvenienti che mi vengono segnalati. Mi interesserò naturalmente della cosa, al fine di porre riparo a quanto è accaduto e soprattutto perché si dia una volta tanto l’esempio che i denari della Nazione non debbono essere sperperati. (Approvazioni).

Voci a destra. Sarebbe ora!

PRESIDENTE. Onorevole Ministro, la prego di rispondere anche alla protesta intorno al comportamento dei funzionari: glielo dico in nome dell’Assemblea.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Io ho preso contatto con molti provveditori…

PERSICO. Parliamo piuttosto del ponte da costruirsi dove ora è la Scafa di Caiazzo, che è più urgente.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Una cosa alla volta.

CASO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CASO. Vorrei profittare delle parole del Ministro per confermare che i fatti lamentati dànno luogo a questa osservazione: i deputati nelle Provincie sono considerati come un incomodo da una gran parte degli organismi burocratici, mentre invece, lo grido forte, essi sono gli unici collaboratori diretti del Governo (Applausi). Gli onorevoli Ministri che sono oggi numerosi sul banco del Governo, facciano delle circolari in proposito per esigere il massimo riguardo per i rappresentanti del popolo.

PRESIDENTE. È il Governo che collabora con l’Assemblea, onorevole Caso.

CASO. Gli organi periferici cercano di svalutare. Potrei citare altri esempi. Andrò presto dall’onorevole Ministro dei trasporti per denunciargli conclusioni prese alla mia presenza, in tema di servizi automobilistici, presso l’Ispettorato ferroviario di Napoli e dopo due giorni dalla comunicazione smentite in pieno, molto probabilmente per dimostrare la scarsa ingerenza ed autorità dei deputati all’Assemblea Costituente, perché l’autorità medesima possa assolutamente spettare agli organi burocratici. E questo è un errore di valutazione ed un danno grave per quella opera di collaborazione che si deve svolgere soprattutto nel campo politico. Io dico questo anche per invitare gli altri onorevoli Ministri a stare in allarme, a stare guardinghi, perché è indubitato che vi è questa tendenza in giro: la tendenza a svalutare la loro opera che invece è ardua, nobile e faticosa. (Applausi).

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Ho preso contatto con molti Provveditori e con molti Ingegneri Capi del Genio Civile, perché, quando posso, la domenica la dedico a visitare le varie regioni al fine di condurre di persona i necessari accertamenti ed esercitare un’opera costante di stimolo e di sollecitazione. L’impressione che ricevo dagli incontri coi miei funzionari periferici, provveditori e ingegneri del Genio Civile, è dovunque rassicurante, in quanto essi dichiarano di dar subito mano all’esecuzione delle opere che qua e là vengono d’intesa con loro disposte.

Ma ora, dinanzi alle segnalazioni dell’onorevole Caso, che fino a prova contraria devo ritenere attendibili, sono assai spiacente di dovermi ricredere. Sarebbe il caso di pensare alla maschera e il volto. La maschera per il Ministro e il volto per gli altri (Commenti). Se tutto ciò fosse vero ne soffrirebbe il prestigio dell’Amministrazione e io non consentirò che questo avvenga. Noi siamo tutti interessati, Governo e deputati, perché quello che si dice e si dispone, quello che attiene cioè al regolare andamento della nostra Amministrazione abbia il dovuto seguito e la normale esecuzione per il bene esclusivo del Paese, cui dedichiamo l’opera nostra. Assicuro pertanto l’onorevole Caso e l’onorevole Presidente dell’Assemblea che porterò la mia personale attenzione sui fatti denunziati e non esiterò a prendere i necessari provvedimenti al fine di garantire una pronta, onesta e adeguata esecuzione dei lavori disposti. L’onorevole Caso conosce un precedente al riguardo. Mi trovavo tempo fa in visita nella provincia di Avellino. Fui allora informato che a Monteforte – se non erro – era stata riparata una strada e che i lavori di riparazione erano stati condotti così male da far pensare con nostalgia alla vecchia strada. Mi recai immediatamente sul posto, percorsi a piedi la strada per circa un chilometro, constatai purtroppo fondate le doglianze della popolazione e disposi che la strada stessa venisse rifatta a carico dell’impresa inadempiente senza pregiudizio di eventuali più gravi sanzioni (Approvazioni). Non è assolutamente tollerabile che i danari dello Stato e cioè del popolo vengano sperperati. (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo alla interrogazione dell’onorevole Laconi, al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Ministri dei lavori pubblici e dell’agricoltura e foreste per sapere: «1°) se è a conoscenza del Governo lo stato di grave disagio nel quale si dibatte l’agricoltura e quindi tutta l’economia dei comuni situati nella piana di Oristano in seguito ai danni provocati dalle continue alluvioni dovute all’illegale funzionamento delle opere di scarico del lago Omodeo che, creato come opera di trattenuta delle piene del fiume Tirso, è invece diventato causa principale degli allagamenti delle campagne sottostanti ed impedimento alla esecuzione delle opere di bonifica e di trasformazione fondiaria nei terreni più fertili della Sardegna; 2°) le ragioni per le quali il Governo non ha finora raccolto le proteste delle popolazioni colpite, proteste che tendono a far cessare l’attuale stato di asservimento di tutta l’economia di una vasta e fertile regione agli interessi della società concessionaria del bacino, asservimento che dura dal 1924, malgrado le vive proteste delle popolazioni danneggiate; 3°) le ragioni per le quali il Governo non ha finora ritenuto opportuno applicare l’articolo 30 dei disciplinari di concessione 17 marzo 1914 (legge il luglio 1913, n. 985) dichiarando la decadenza della concessione stessa dato che l’esercizio del serbatoio è così difettoso ed irregolare da richiedere provvedimenti nel pubblico interesse».

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Vorrei pregare di rimandarla. La sua interrogazione, onorevole Laconi, per quanto porti la data del 18 luglio, è stata a me segnalata soltanto ieri sera, qui è mancato quindi il tempo di esaminare i dati forniti dai miei uffici. D’altra parte l’interrogazione investe anche la competenza del Ministro dell’agricoltura, col quale intendo prendere i necessari accordi e desidero perciò pregare l’onorevole Laconi di acconsentire al richiesto rinvio anche alla prossima seduta dell’Assemblea. Solo in tal caso sarò in grado di dargli una risposta per mia parte sodisfacente anche se non mi illudo circa l’eventuale soddisfazione dell’onorevole interrogante.

PRESIDENTE. L’onorevole Laconi è d’accordo?

LACONI. Sì.

PRESIDENTE. Domando al Ministro se è disposto a rispondere lunedì.

TUPINI, Ministro dei lavori pubblici. Sì.

PRESIDENTE. Allora l’interrogazione dell’onorevole Laconi sarà posta all’ordine del giorno di lunedì.

Passiamo all’interrogazione degli onorevoli Schiavetti, Cianca e Lussu, al Ministro della difesa, «per sapere se non ritenga opportuno di modificare la motivazione della medaglia d’oro al valor militare alla memoria del capitano di fregata Vittorio Meneghini, là dove essa dice che quell’ufficiale col suo eroico contegno a Lero fra l’8 settembre e il 17 novembre 1943 «riconfermava in tal modo sublime i diritti della Patria su quelle terre lontane».

CHATRIAN, Sottosegretario di Stato per la difesa. Gli onorevoli interroganti, nel riportare nel testo dell’interrogazione al Ministro della difesa la motivazione della medaglia d’oro al valore militare conferita «alla memoria» del capitano di fregata Vittorio Meneghini, non hanno completato la frase citata: «i diritti della Patria su quelle terre lontane» con le seguenti parole, che la completano: «così strenuamente contese al tedesco invasore».

Ecco il testo integrale della motivazione:

«Motivazione della medaglia d’oro al valor militare alla «memoria» del capitano di fregata Vittorio Meneghini fu Fausto e Girolami Teresa, nato a Foligno (Perugia) l’11 giugno 1900.

«Ufficiale superiore, comandante in guerra di sommergibile, secondo di incrociatore, e finalmente comandante di cacciatorpediniere, affondata la propria unità, assumeva volontariamente il comando di una zona della difesa costiera di piazzaforte marittima d’oltremare violentemente attaccata da forze aeree, navali e terrestri, dopo aver dato ripetute prove di bravura e valore.

«Nel lungo assedio subito, controbatteva molto efficacemente la soverchiante offesa aerea, prima da bordo e successivamente con le batterie della zona affidatagli e rinforzata con i naufraghi del suo equipaggio e le armi recuperate dal cacciatorpediniere.

«Quando già l’intera piazzaforte era caduta, resisteva ancora nella sua zona e cessava il fuoco solo dopo avere avuto conferma dell’ordine generale che rendeva ogni ulteriore lotta inutile spargimento di sangue.

«Caduto in mano ad un nemico ingeneroso e feroce, suggellava con il sangue una vita tutta dedita all’adempimento del dovere e riconfermava in tal modo sublime i diritti della Patria su quelle terre lontane, così strenuamente contese al tedesco invasore.

«Esempio alle future generazioni marinare di alte virtù militari e di comando.

«Lero, 8 settembre 1943-17 novembre 1943».

Il comandante Meneghini, in conseguenza dell’incarico di occupazione armata del territorio affidatogli, aveva il compito di difendere la Bandiera nazionale, nel suo significato e nei suoi diritti contingenti, contro chiunque il Governo nazionale avesse riconosciuto nemico.

Per i precedenti costantemente attuati in materia di motivazioni al valor militare e per le ragioni suesposte, il Ministero della difesa non ritiene di modificare la motivazione in questione.

PRESIDENTE. L’onorevole interrogante ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

SCHIAVETTI. Devo dire che non mi ritengo in nessun modo sodisfatto della risposta del Governo. A mio modo di vedere sarebbe bastato un minimo di buona volontà e di comprensione perché potessimo andare tutti d’accordo nel deplorare l’inciso contenuto in questa motivazione al valore. È inutile dire che noi abbiamo il massimo rispetto e la massima gratitudine verso questo valoroso ufficiale della marina che ha perduto la vita per compiere il proprio dovere. Non si tratta assolutamente di questo, ed il Governo avrebbe potuto meglio apprezzare l’intenzione che mi ha mosso se avesse tenuto conto del fatto che il mio appunto è rivolto al Governo precedente e non a questo, perché la data della motivazione è quella del 27 maggio 1947. Qui si tratta di un’altra cosa. Si tratta di vedere se è lecito di insinuare in una motivazione al valore un’affermazione che può creare delle difficoltà alla politica internazionale del Governo. Quando il Sottosegretario alla difesa mi viene a dire che l’affermazione dei diritti della Patria su quelle terre lontane, ossia sulle isole dell’Egeo, può essere delucidata dalla frase seguente: «contese strenuamente al tedesco invasore», dimostra la buona volontà di non voler capire che cosa significa questo inciso. Significa una riaffermazione del diritto dell’Italia sulle isole dell’Egeo…

Voci a destra. Meno male che l’ha capito!

SCHIAVETTI. Il Dodecaneso è stato un pezzo forte della propaganda nazionalistica degli ultimi decenni. Ora io mi voglio richiamare soprattutto ai testi ufficiali. C’è la relazione recentissima del Ministro degli esteri per il trattato di pace, là dove si prende in esame l’articolo 14 che concerne le riparazioni territoriali, e si parla della volontà di riparazione del Governo italiano verso i torti che abbiamo nei riguardi della Grecia. (Rumori a destra).

Ora mi sembra che un’affermazione di questo genere contenuta in una motivazione che è firmata dal Presidente della Repubblica in persona, sia sommamente scorretta; ed è scorretta innanzi tutto perché nuoce alla politica generale del Governo e perché insinua il sospetto che facciamo una politica poco sincera, cosa che è di gran nocumento all’opera di ricostruzione internazionale. (Commenti).

Licenze poetiche di questo genere, qualora siano captate dalla propaganda straniera…

RUSSO PEREZ. È lei che le sta captando.

SCHIAVETTI. …possono nuocere moltissimo alla politica del nostro Governo. Qui si tratta di una infedeltà alla nazione, compiuta da un membro della commissione che ha il compito di redigere le motivazioni al valore. Richiamo l’attenzione del Governo su questo atto che non esito a definire di sabotaggio contro la politica democratica della nuova Italia, atti simili ad altri atti che alcuni impiegati si permettono di compiere nell’oscurità dei loro gabinetti. Bisogna che il Governo sia vigile e dia alla Nazione la prova provata che la nostra politica estera è una politica sincera e che noi vogliamo tener fede sinceramente ai doveri che abbiamo assunto verso la società internazionale.

RUSSO PEREZ. Le abbiamo regalate quelle isole.

PRESIDENTE. L’onorevole Martino Gaetano ha presentato la seguente interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri, «per conoscere quali provvedimenti intenda adottare al fine di impedire il continuo esodo di capi bovini dalla Sicilia, che minaccia già seriamente l’esistenza del patrimonio zootecnico dell’Isola».

Non essendo presente l’onorevole interrogante, la sua interrogazione s’intende decaduta.

L’onorevole Valiani ha presentato la seguente interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri, «per conoscere i motivi per i quali – a due anni dalla fine delle ostilità – non si pagano ancora le pensioni alle vedove dei caduti della guerra partigiana».

Non essendo presente l’onorevole interrogante, la sua interrogazione s’intende decaduta.

L’onorevole Di Giovanni ha presentato la seguente interrogazione al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, «sulla urgente necessità che sia istituita in Siracusa una Sezione dell’ispettorato del lavoro, con competenza anche sulla vicina provincia di Ragusa, per esercitare con visite frequenti una continua azione ispettiva, ai fini dell’osservanza delle norme legislative in materia di assistenza e previdenza sociale, sulle ditte interessate ed impedirne le evasioni, col danno dei lavoratori. L’interrogante richiama in proposito l’attenzione del Ministro sulle recenti deliberazioni ed istanze della Camera confederale del lavoro di Siracusa e dei rappresentanti degli Uffici provinciali di assistenza e previdenza e del lavoro».

Non essendo presente l’onorevole interrogante, la sua interrogazione s’intende decaduta.

L’onorevole Di Fausto ha presentato la seguente interrogazione al Governo, «per sapere se corrisponde a verità la notizia secondo la quale sul colle della Farnesina, dominante, in vista di San Pietro, fra Monte Mario e Ponte Milvio, in uno dei luoghi più suggestivi di Roma e del mondo, entro la cinta urbana, colle destinato infatti a parco pubblico nel piano regolatore vigente, sarebbe stata concessa una immensa zona di terreno (circa 35 mila metri quadrati) da destinare a cimitero di guerra francese, nel quale sarebbero naturalmente accolte anche salme di mussulmani di colore. E, nel caso affermativo, per sapere che cosa il Governo intenda fare per rimuovere la intollerabile concessione che, rilevando la assoluta insensibilità delle autorità responsabili, suona insulto – sotto troppi aspetti – alla cocente immeritata sventura della Nazione, e suona comunque soprattutto insulto alle altissime tradizioni civili e cristiane di Roma, alle quali deve pur rendere omaggio la Francia, che, con noi, trae, da quelle, comune nobiltà di origine».

L’onorevole Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio ha facoltà di rispondere.

ANDREOTTI, Sottosegretario per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La concessione al Governo francese di un’area per la costruzione di un cimitero di guerra fu data, dopo dei passi ufficiosi fatti presso il Comune di Roma e conclusi con un voto affermativo di tutta la Giunta comunale del Comitato di liberazione nazionale che allora era in carica, con un decreto del Presidente del Consiglio Bonomi nel maggio 1945. Dopo quel momento furono fatte alcune riserve da parte di uffici del Ministero degli esteri; ma naturalmente il Governo, dato che era impegnato con un atto formale, non crede di poter ritirare questo atto né di poter fare seri passi diplomatici con la Francia per poter rivedere la cosa.

Comunque, se sul piano urbanistico ed artistico la cosa può essere discussa e valutata in modo diverso – e di questo ne ha particolare diritto l’onorevole Di Fausto nella sua competenza – sembrano non accoglibili, anzi sconvenienti, alcune espressioni contenute nella interrogazione in cui si parla di un insulto alle tradizioni civili e cristiane di Roma, che sarebbe stato operato con la concessione di questa area per un cimitero di guerra nel quale, afferma scandalizzato l’onorevole interrogante, sarebbero accolte salme di mussulmani. Penso che sia proprio la grande tradizione universale di Roma a consentire di non scandalizzarci di questa concessione, anche se si vuol prescindere dal valore storico che essa ha come frutto di una collaborazione italo-francese nella lotta di liberazione.

PERSICO. Bisognerebbe fare una permuta, dando un altro terreno.

PRESIDENTE. L’onorevole Di Fausto ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

DI FAUSTO. Alla inverosimile concessione – oggetto della mia interrogazione – si rimedia solamente con la revoca (d’intesa col Governo francese) della concessione stessa.

Non entrerò – per ovvie ragioni – nel delicato campo politico, limitandomi a precisare le ragioni di ordine generale che confortano la mia richiesta.

La concessione è contraria: 1°) alle disposizioni del piano regolatore (zona a parco pubblico); 2°) alle disposizioni di polizia mortuaria e al regolamento d’igiene (niente cimitero entro la cinta urbana); 3°) alle disposizioni sulla tutela del paesaggio. Siamo infatti in pieno nel tipico e classico paesaggio laziale.

Sono responsabili di questa infrazione: la Commissione comunale urbanistica, l’Ufficio d’igiene, la Commissione edilizia, la Sovrintendenza ai monumenti, il Sindaco di Roma, che non hanno difeso, come si doveva, le supreme ragioni di Roma.

Tutto questo sul terreno legale, regolamentare.

Ma vi è qualcosa di più alto e più grande: c’è insomma la maestà di Roma, alla quale il pensiero universale si è sempre inchinato, compreso quello francese. Nella letteratura romantica e nella moderna è tutto un inno alla «majesté de Rome». Dinanzi a questa maestà non si transige. È la storia del mondo che si riassume nel nome e nel volto di Roma. E Monte Mario è parte viva, integrante del suo mitico complesso! Monte Mario sta a Roma così come l’Olimpo sta ad Atene; verso di esso convergono visuali e miraggi di bellezza; sulle sue verdi pendici s’incastona quella gemma del Rinascimento, «Villa Madama», disegnata da Raffaello per gli ozî medicei e realizzata da Pierin Del Vaga e Giovanni da Udine. Opera singolare che porta in sé gli schemi di quella che sarà la casa moderna; opera pervasa dalla suggestione di tutte le realizzazioni d’arte rimaste incompiute; opera che porta visibili ancora oggi i segni di quella violenza, che, abbattutasi improvvisa sull’Italia, arrestò e spense, nell’ora del suo più alto fulgore, la vita e il mondo del Rinascimento. Nelle sale mirabili bivaccarono le sozze soldataglie mercenarie. I fuochi sinistri dei Lanzachenecchi non si spengono ancora nelle nostre anime, conturbate dagli echi della guerra recente. Monte Mario nel proposito e nell’auspicio nostro dovrebbe, nella sua alta platea, dominante il fiume della nostra storia, accogliere quel centro internazionale del pensiero, di cui il mondo abbisogna, per affermare l’umana solidarietà, e che solo in Roma può trovare il clima e le ragioni della sua esistenza.

Ho voluto tracciare sommariamente questo profilo storico estetico del colle per chiedermi con voi, onorevoli colleghi, se era proprio questo il luogo da destinare a cimitero militare di guerra, per accogliervi soldati non caduti in Roma, ma qui importati dalle lontane plaghe delle loro gesta, contrariamente ad ogni consuetudine e norma. Americani ed inglesi riposano infatti nelle zone dove caddero.

Dell’altra grande guerra noi abbiamo portato in Roma un solo caduto: l’ignoto! Si tratta di un simbolo.

Ed allora, che cosa vuol significare questa presa di posizione così eloquente, quando si pensi che in pari numero ai caduti francesi dovranno qui giacere quelle truppe di colore, di cui non voglio ricordare le gesta e l’oltraggio.

LACONI. Questo non le fa onore. Perché dice queste cose? Sono morti, non sono vivi.

DI FAUSTO. O noi dobbiamo – contro ogni nostro desiderio – interpretare alla lettera la dichiarazione del Ministro del lavoro francese Mr. Croizat a proposito di emigrazione – dichiarazione apparsa sul Populaire qualche tempo fa, e riportata da giornali italiani:

«Non essendovi più negri né prigionieri tedeschi, ci si accontenti degli italiani e si faccia buon viso a cattivo giuoco».

Ignoro le origini del Sig. Croizat; comunque questo linguaggio è indegno di un europeo, ossia di un uomo civile!

Il senso latino della misura – che noi italiani non dobbiamo perdere specialmente nelle ore più gravi – mi impone di non andare oltre e di tornare al tema, nel quale, per criteri analoghi, ricadono gli altri cimiteri di guerra francesi in Italia – come quello di Siena, per esempio – per il quale è stata rifiutata una assai adatta area demaniale, e si è prescelto, col consueto criterio di evidenza e di preminenza, un sito a cultura intensiva, che noi dovremo pagare ad alto prezzo. Non si comprende poi perché i cimiteri francesi non ricadano nel provvedimento legislativo che disciplina gli altri cimiteri di guerra alleati.

E a che cosa fa cenno la relativa relazione al Consiglio dei Ministri ora distribuita alle Commissioni legislative, e nella quale si dice, riferendosi ai cimiteri francesi: «sono in corso trattative in via diplomatica, in relazione a pretese avanzate dal Governo francese sui campi cimiteriali, che vanno al di là del semplice diritto di uso»? È inaudito! Ma ho inteso ripetere con insistenza che si parla addirittura di diritto di sovranità. Ma dove si vuole arrivare? Si vuole proprio di un tema di pietà fare uno spunto di provocazione? Vale – a questo punto – richiamarsi alla discrezione che deve circondare questi luoghi lontano e fuori dei grandi centri politici, sempre pronti ad accendersi e facili a mutare di indirizzo! Sarebbe deplorevole veramente che in determinate imprevedibili situazioni la folla portasse la sua incontenibile reazione in questi luoghi del silenzio. (Commenti – Interruzioni a sinistra). Deplorevole per tutti e più specialmente per il Paese che questi luoghi ospita e che deve tutelare ad ogni costo, quando ha consentito alla loro creazione. (Commenti a sinistra). Qui entra in giuoco la sensibilità nella scelta. Comunque la zona va restituita alla sua naturale funzione di bellezza e di storia ed alla sua legittima destinazione riparando al triplice errore: politico, storico ed estetico, invitando la Francia alla scelta di una più idonea zona di terreno. Pertanto la interrogazione non si esaurisce con la risposta odierna, ma dovrà il Governo, appena possibile, dirci il suo pensiero sulla proposta che io avanzo formalmente, di invitare il Governo francese al riesame della questione. Dovrà comunque questa Assemblea essere rassicurata sulla portata effettiva delle pretese avanzate dallo stesso Governo francese. Mi riservo poi di trasformare, se necessario, l’interrogazione in interpellanza, e se occorre, in mozione, che sia ferma enunciazione della volontà del Paese su così delicata questione.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione degli onorevoli Bettiol e Lazzati, ai Ministri della pubblica istruzione e del tesoro, «per sapere se non ritengano urgente provvedere di concerto a che siano banditi senz’altro ritardo i concorsi a posti di assistente universitario di ruolo».

Non essendo presenti gli onorevoli interroganti, si intende decaduta la loro interrogazione.

Segue l’interrogazione dell’onorevole Colitto, al Ministro dell’agricoltura e delle foreste, «per conoscere quando provvederà a disporre lo sblocco della rimanenza dell’olio di oliva nella provincia di Campobasso in conformità degli impegni assunti nel novembre scorso, essendo stata non solo raggiunta, ma largamente superata, in detta provincia, la quota stabilita per il contingentamento, ponendosi termine con lo sblocco allo stato di gravissimo disagio nel quale, per le incertezze governative, trovasi la tanto laboriosa disciplinata popolazione molisana».

L’onorevole Ministro dell’agricoltura e delle foreste ha facoltà di rispondere.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. La questione è stata risolta con un decreto ministeriale del maggio. Mi pare quindi inutile far perdere tempo alla Assemblea.

PRESIDENTE. L’onorevole interrogante ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

COLITTO. Ringrazio l’onorevole Ministro di quel che ha detto. Sapevo anch’io della pubblicazione del decreto; ma esso è stato pubblicato posteriormente alla mia interrogazione. Oggi questa, perciò, non ha più ragion d’essere.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione degli onorevoli Gotelli Angela e Guerrieri Filippo, ai Ministri dei trasporti e della marina mercantile, «per sapere se non ritengano doveroso riparare a una grave ingiustizia che si è creata ai danni del porto di La Spezia, col decreto del Capo provvisorio dello Stato 3 aprile 1947, n. 372 – Gazzetta Ufficiale n. 120 – riesumando il decreto-legge n. 1266, del 24 luglio 1938, in base al quale si concedeva la riduzione del 50 per cento sulle tariffe ferroviarie delle merci da e per la zona industriale apuana per distanze superiori ai 50 chilometri (con esclusione perciò del porto di La Spezia, distante da Apuania 35 chilometri). Tale esclusione, che parve anche allora ingiusta e fu attribuita a protezionismo di gerarchi per il porto di Livorno, era però in quei tempi tollerabile, poiché la vita economica di La Spezia aveva altri alimenti che la guerra ha poi spaventosamente colpito. Quindi gli interroganti, ben lontani dal desiderare che siano soppresse le facilitazioni ripristinate a favore della zona industriale apuana, chiedono solo che tali facilitazioni non costituiscano un ingiusto danno per il porto di La Spezia, e che quindi anche per le merci da e per il porto di La Spezia dirette o provenienti dalla zona industriale apuana venga applicata la stessa riduzione del 50 per cento, anche se tale porto dista da Apuania meno di 50 chilometri».

Poiché gli onorevoli interroganti non sono presenti, l’interrogazione s’intende decaduta.

Segue l’interrogazione dell’onorevole Terranova, al Ministro della marina mercantile «per conoscere se non ritenga di dovere ripristinare le linee di navigazione con l’Egitto e la Libia, con scalo nei porti siciliani, tenuto conto che essi si trovano sulle rotte che dai porti dell’Italia settentrionale, centrale e meridionale conducono ai suaccennati Paesi d’oltremare. In particolare l’interrogante chiede che sia considerato, qualora si addivenga al ripristino delle suddette linee, come uno degli scali principali, il porto di Siracusa, che per tradizione, posizione geografica e attrezzatura ha rappresentato nel passato e rappresenterà nell’avvenire il porto capo-linea delle comunicazioni fra l’Italia e i Paesi del nord Africa. La richiesta riattivazione di linee risponde anche alle esigenze dell’intensificata produzione agricola siciliana, che, come nel passato, trova nei Paesi d’oltremare il suo naturale sbocco e un largo mercato di consumo».

Poiché l’onorevole interrogante non è presente, l’interrogazione s’intende decaduta.

Segue l’interrogazione degli onorevoli Faralli e Barbareschi, al Ministro della marina mercantile, «per conoscere il suo pensiero circa quanto è affiorato nel recente Convegno nazionale delle commissioni interne delle compagnie marittime di linea, raggruppate nella FINMARE, a proposito delle trattative inerenti a possibili cessioni da parte dell’I.R.I. all’armamento libero. Tale eventualità rappresenterebbe un grave attentato alla integrità di un organismo di preminente interesse nazionale, che risponde alle esigenze pratiche, morali e alla struttura economica del nostro Paese».

L’onorevole Ministro della marina mercantile ha facoltà di rispondere.

CAPPA, Ministro della marina mercantile. Ho risposto per iscritto a questa interrogazione.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Marinaro al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro del tesoro, «per conoscere le ragioni che hanno indotto il Governo a nominare Vicedirettore generale della Banca d’Italia il dottor Paride Formentini, estraneo all’Amministrazione della Banca stessa, interrompendo così una lunga tradizione, in base alla quale almeno uno dei tre alti dirigenti dell’Istituto veniva scelto fra il personale superiore del medesimo, e umiliando ingiustamente il folto gruppo di detto personale».

Poiché l’onorevole interrogante non è presente l’interrogazione si considera decaduta.

Segue l’interrogazione dell’onorevole Zuccarini, al Ministro delle finanze, «per sapere se e quando vorrà provvedere ad emanare norme tassative e precise intese a consentire che i beni immobili di proprietà dei comuni o di altri enti locali che, in seguito a pressioni e ad imposizioni ben note, vennero donati o ceduti al cessato partito fascista e ad organizzazioni da questo dipendenti, ritornino agli enti proprietari senza gravami e oneri di sorta».

L’onorevole Ministro delle finanze ha facoltà di rispondere.

PELLA, Ministro delle finanze. Il problema riguardante l’emanazione di norme legislative intese a consentire il ritorno ai Comuni, o ad altri enti locali, di beni immobili, non liberamente donati o ceduti al cessato partito fascista o alle organizzazioni dallo stesso dipendenti, forma da tempo oggetto di studio da parte del Ministero delle finanze e degli altri Dicasteri interessati. Trattasi di problema di vasta portata sia dal punto di vista giuridico che dal punto di vista pratico, la cui soluzione deve essere perciò esaminata con profonda ponderazione.

È da tener presente che molti di tali beni, già di pertinenza del partito fascista e delle organizzazioni fasciste, sono attualmente adibiti a sede di uffici governativi e spesso in essi sono stati eseguiti, con ingenti spese, lavori di restauro e di adattamento. In molti casi si è trattato di trasferimento del solo terreno sul quale poi vennero costruiti fabbricati di valore di gran lunga maggiore di quelli delle rispettive aree, talvolta con mutui di cui lo Stato ha dovuto ora assumersi l’onere.

Ad ogni modo, posso assicurare che è in corso di preparazione l’apposito provvedimento legislativo che mira a disciplinare la materia, specialmente per i casi di devoluzione dei beni immobili di società cooperative, associazioni ed enti similari soppressi per ragioni politiche.

PRESIDENTE. L’onorevole Zuccarini ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

ZUCCARINI. Io debbo dichiarare che sono sodisfatto così così della risposta, cioè non completamente sodisfatto. Intanto, noto che vi sono in corso delle richieste di acquisto, da parte di Comuni, di edifici che già appartenevano al partito fascista che li aveva costruiti per le sue case ed istituti, per essere trasformati in locali scolastici. Potrei citare uno di questi casi per il quale io mi sono interessato presso il Ministero delle finanze, ricevendone risposta negativa.

Ed è solamente dopo di ciò che mi sono deciso a presentare questa interrogazione.

Di che cosa si tratta? Il fatto si è ripetuto in moltissimi Comuni d’Italia. Il partito fascista, in alcuni casi, là dove si trattava di istituzioni e di associazioni, ha addirittura prelevata la proprietà degli altri, senza indennità; in altri casi premendo sui Comuni, sulle amministrazioni elettive se ancora esistevano, poi facendo quello che voleva quando l’amministrazione elettiva non c’era più, si è fatto cedere per i propri edifici il terreno in modo pressoché gratuito. Oggi, quei Comuni che chiedono l’acquisto di quei fabbricati, che cosa reclamano dal Governo? Di riavere i terreni allo stesso titolo gratuito o semigratuito al quale hanno dovuto cederli. È una cosa molto semplice. Uno dei Comuni per i quali mi sono interessato chiedeva appunto di riavere il terreno sul quale l’edificio «casa del fascio» era stato costruito, e che esso intendeva ora adibire ad edificio scolastico; che gli fosse valutato allo stesso valore per il quale esso l’aveva dovuto cedere. Era una richiesta giusta e naturale; invece l’Amministrazione finanziaria insiste per avere il valore attuale di quei terreni, che è di centinaia di volte superiore al misero prezzo che il Comune percepì per la sua cessione. È logico questo? È possibile che, e ciò anche indipendentemente da un provvedimento in corso, per il quale secondo il Ministro, occorrono ancora altri studi, l’Amministrazione finanziaria pretenda un prezzo che l’Amministrazione stessa deve riconoscere esagerato? Qui siamo nel caso di amministrazione pubblica. Lo Stato è dei cittadini come lo è il Comune, e i Comuni oggi, tutti lo sappiamo, versano in condizioni quanto mai difficili. È opportuno che l’Amministrazione finanziaria insista, come lo potrebbe fare un privato e solo perché ha bisogno di fare denaro, a fissare e a pretendere il prezzo corrispondente al valore attuale di un terreno da un Comune che l’ha dovuto invece cedere a poche migliaia di lire? Questo è il problema e bisogna che in questo senso l’Amministrazione finanziaria se lo ponga.

I provvedimenti di cui il Ministro ci ha parlato, non richiedono del resto larghi studi: si tratta di restituire, di ristabilire la legalità. E ciò non solamente per le Amministrazioni comunali, ma anche per quelle istituzioni politiche e cooperative che si sono viste spogliate dal fascismo dei loro edifici e delle loro legittime proprietà. Le proprietà liquide non si potranno recuperare, ma le proprietà immobiliari sì.

C’è attualmente un caso di questo genere che agita in modo assai impressionante la popolazione di un piccolo paese della provincia di Ancona. Mi riferisco alla Casa dei repubblicani della frazione di Torrette di Ancona. Quella casa fu costruita pietra per pietra dai nostri amici col sacrificio di giornate di lavoro. Quella casa venne requisita dal fascismo, venne ceduta a terzi per settemila lire; oggi quei nostri amici, quegli stessi che l’hanno costruita, reclamano la restituzione di quell’edificio per lo meno allo stesso miserabile valore per il quale esso venne tolto loro durante il fascismo. Si rispondo picche. Si richiedono addirittura due milioni per settemila lire. Ma, a parte questo, si minaccia di sfrattare i repubblicani dalla loro proprietà nella quale erano stati già riammessi per un decreto prefettizio; si minaccia addirittura di sfrattare con la forza questi nostri amici da un edificio che è il loro. E per consentire che possano rimanervi si pretendono addirittura oggi due milioni. E ciò in via di transazione!

Ora bisogna che il Governo su questa materia emani al più presto i provvedimenti che il Ministro promette ma che intanto restano sempre allo studio. È passato già troppo tempo. Bisogna che queste questioni, là dove sorgono, vengano prontamente esaminate e risolte con criteri di equità e di giustizia. Mi riferisco, con ciò, anche alla domanda del Comune di Iesi, che in modo concreto chiede di riavere l’area su cui sorgeva la casa del fascio al valore per cui dovette cederla mentre è disposto ad acquistare l’edificio vero e proprio al suo prezzo venale. E chiedo che per l’area non si richieda altra somma che quella che il Comune ebbe a suo tempo. Come pure richiedo (è una domanda che già rivolsi al Ministro dell’interno) che si intervenga nella incresciosa questione (è una digressione, ma entra a proposito) della casa repubblicana delle Torrette, e che intanto si provveda, almeno, a prorogare i termini di sfratto (c’è infatti un decreto di sfratto) fino a che non venga quella legge che il Ministro ci dice che è in corso di studio. Se si lasciano le cose allo stato in cui sono si determineranno gravissimi incidenti.

Avevo chiesto al Ministro, avevo chiesto al Prefetto e ne avevo avuto assicurazioni, che per lo meno si concedesse una proroga agli atti esecutivi di sfratto in attesa del decreto legislativo. Ora, invece, sono stato informato proprio in data di ieri che il Prefetto ha accordato ai nostri amici appena altri 10 giorni di tempo.

E in dieci giorni di tempo non credo che il Governo emanerà la legge sanatrice di questa situazione assolutamente intollerabile. Bisogna quindi (e qui mi rivolgo non al Ministro delle finanze, ma al Ministro dell’interno) che si intervenga subito per evitare che, prima che le questioni vengano sanate con provvedimenti legislativi, avvengano incidenti che potranno avere gravi ripercussioni.

Per la questione poi che ha dato luogo alla mia interrogazione, prego il Ministro perché, in attesa dei provvedimenti che verranno, quando verranno, dia intanto istruzioni all’Amministrazione finanziaria, perché per la casa del fascio di Iesi – sempre per la parte che si riferisce al prezzo del terreno – il Comune sia autorizzato a versare una somma, sia pure ragguagliata, uguale a quella che ha incassato al momento in cui dovette cedere il terreno.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Persico, al Ministro di grazia e giustizia, «per sapere se non intenda emanare opportune disposizioni perché l’articolo 283 del Regolamento per gli Istituti di prevenzione e di pena 18 giugno 1931, n. 787, venga opportunamente modificato, o almeno interpretato cum grano salis, onde impedire la possibilità del ripetersi di casi che – come quello del pazzo omicida Bruno Strolighi – offendono la morale e mettono in serio pericolo la tranquillità pubblica e privata».

L’onorevole Ministro di grazia e giustizia ha facoltà di rispondere.

GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. Ringrazio l’onorevole Persico, esimio avvocato penalista e cultore di scienze criminali, per aver portato nell’Assemblea le considerazioni sull’articolo 283 del Regolamento per gli Istituti di prevenzione e di pena del 1931, in occasione del caso Strolighi, del quale non so se tutti i colleghi residenti nelle diverse parti d’Italia hanno conosciuto le ripercussioni che ha avuto sulla stampa romana durante il periodo estivo.

Per quanto riguarda i principî generali cui si riferisce la interrogazione, è noto a voi tutti che il nostro sistema penale si basa sul principio della responsabilità e su quello della pericolosità. E, in relazione a questi principî, viene stabilito il sistema delle pene, per quello che si riferisce alla responsabilità dei reati, e il sistema delle misure preventive e di sicurezza, per quello che riguarda la pericolosità.

Su questo indirizzo, che ha cercato di associare e di distinguere quelli che sono stati i postulati di tutta la scienza criminale al riguardo, si è avviato il nostro sistema penale, in modo che, mentre la responsabilità del reato porta la pena – che ha carattere prevalentemente punitivo e, in forma secondaria, correttivo – invece, per la pericolosità, il sistema si inverte e, anzi, segue esclusivamente il concetto della cura di coloro i quali sono stati colpiti da questa situazione di pericolosità sociale. Questo indirizzo e questa sistemazione del nostro ordinamento penale porta a queste conseguenze, fra le altre: che mentre il sistema delle pene è un sistema continuativo, senza interruzioni – per quanto qualcuno voglia stabilire che anche in questo campo bisognerebbe entrare in un indirizzo più curativo, e quindi intervenire con la possibilità di interruzioni – invece nel sistema delle misure di sicurezza detentive è penetrato ed è stabilito nel nostro ordinamento il principio dell’interruzione attraverso forme di licenze che sono disciplinate nel nostro sistema dagli articoli 278 e 283.

Circa l’opportunità di tale principio voi avete visto anche durante quella polemica che c’è stato l’intervento di un cappellano militare, il quale ha detto quale beneficio porta in questi internati la possibilità dell’esercizio di questa misura che è un premio per la loro condotta, un premio per la possibilità di mostrarsi già curato; d’altra parte c’è tutta un’attività di tanti e tanti scienziati che hanno cooperato perché fosse introdotto questo istituto nel nostro sistema penitenziario.

Due sono i tipi di licenze che si possono accordare. L’uno è quello previsto dall’articolo 278, e si tratta di una vera e propria licenza di ricompensa, come nello stesso articolo è denominata. Essa viene concessa quando il detenuto abbia mostrato, per la propria condotta e per le condizioni psichiche e sanitarie, di essere in condizioni di non pericolosità nei riguardi dei terzi.

V’è poi una seconda forma di licenza che è quella prevista dall’articolo 283, la quale è fondata su motivi gravi e speciali, personali o di famiglia, ma anche questa non viene concessa se non quando il giudice della sorveglianza, che è colui che disciplina e mantiene le garanzie sociali nei confronti di questi internati – si tratta normalmente di uno psichiatra – assicuri che l’individuo non è pericoloso.

Ora, in questo quadro generale, l’amministrazione della giustizia assicura che in tutta l’applicazione dell’esercizio di questa misura, non si è mai dato luogo ad alcun inconveniente.

E veniamo ora al caso Strolighi. Il caso Strolighi rientra in queste disposizioni generali. Il giudice di sorveglianza del manicomio criminale di Montelupo Fiorentino ritenne, sotto la sua responsabilità, dopo aver avuto anche il parere del direttore di quel manicomio, che è uno dei più rinomati psichiatri, il professor Quadrino, che lo Strolighi non fosse in condizioni di pericolosità. Pertanto, poiché correva la circostanza che la madre dello Strolighi era moribonda, egli concesse allo stesso una licenza di quindici giorni. Questo fatto destò un allarme non lieve nella pubblica opinione, perché indubbiamente il delitto che lo sciagurato aveva commesso era gravissimo: egli aveva ucciso una bambina di cinque anni. Poiché però era stato ritenuto che egli in quel momento non fosse «compos sui» fu condannato a dieci anni di custodia in un manicomio criminale.

D’altra parte, onorevoli colleghi, durante i cinque anni già dal medesimo scontati, egli aveva tenuto buona condotta, né è da pensare che durante il periodo in cui l’internato fruisce di una licenza egli possa considerarsi completamente libero: esso è sempre, al contrario, accompagnato dal foglio di via e deve fornire le necessarie informazioni alla pubblica sicurezza. La licenza quindi è sempre revocabile.

È perciò che io, non appena mi resi conto che la stampa aveva dato un grande rilievo a questo fatto e che tale licenza aveva suscitato nell’opinione pubblica una non favorevole impressione, feci immediatamente quello che ritenni essere il mio dovere: telegrafai cioè al procuratore generale di Firenze, consigliandogli di revocare la licenza in base all’ultimo comma dell’articolo 283.

Ma ebbi per risposta dal procuratore generale che, interrogato il giudice di sorveglianza e non risultando che durante la parte di licenza di cui il detenuto aveva già fruito egli avesse dato motivi di lagnanza o di sospetto di pericolosità, non si riteneva vi fossero gli estremi per procedere alla revoca della licenza.

Che cosa è accaduto invece allo Strolighi durante la sua licenza? È accaduto che sulla sua psiche ha influito questa eccessiva campagna di stampa. Questo l’ha portato al tentativo di suicidio, sotto l’incubo di dover tornare nel manicomio, che riteneva un luogo eccessivamente grave per lui. Lo Strolighi, dopo questo tentativo di suicidio fu internato in un ospedale, sotto sorveglianza; ed ho avuto assicurazioni che ora è in condizioni di viaggiare e che rientrerà al Manicomio criminale di Montelupo Fiorentino. Questo è il fatto.

Deduzioni dal fatto. Possiamo per questo episodio, che poi non ha presentato alcuna pericolosità sociale, venire a modificare le norme che hanno formato l’indirizzo ormai del sistema penale nostro? È una questione che non possiamo risolvere in un’interrogazione. Penso che sia stato interessante, e mi ha fatto piacere, di poter portare all’Assemblea i chiarimenti su questo fatto, di cui in questo periodo l’opinione pubblica si è molto interessata; ad ogni modo, siccome c’è una Commissione, nominata dal mio predecessore, per studiare la riforma carceraria, questa potrebbe essere una questione da mettere sul tappeto: cioè se questo articolo 283, non per tutti coloro che sono sottoposti a misure di sicurezza detentiva, ma limitatamente a coloro che si trovano nei manicomi criminali, sia o no da conservare. In questi limiti si potrebbe esaminare la questione.

D’altra parte, come Ministro responsabile ho diramato una circolare, perché tutti i giudici di sorveglianza siano molto accorti e cauti nel dare le licenze in base all’articolo 283. Non ho altro da aggiungere al riguardo, e spero che l’onorevole. Persico sia rimasto sodisfatto delle mie dichiarazioni. (Applausi).

PRESIDENTE. L’onorevole Persico ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

PERSICO. Onorevoli colleghi, ringrazio vivamente il Ministro di grazia e giustizia per la sua ampia, esauriente e chiara risposta. Però ritengo doveroso intrattenere per pochi minuti i colleghi sulla gravità del fatto e sulle conseguenze che dobbiamo trarne.

Nessuno più di me è difensore della teoria dell’emenda, della correzione e della cura di quelli che noi chiamiamo «delinquenti» e che io ritengo siano soltanto o dei malati o degli antisociali. Io, anzi, credo che anche il Codice penale debba essere profondamente modificato e che non si debba più parlare di pene, ma di ospedali di criminalità, dove questi malati, o dalla nascita, o diventati tali in condizioni speciali di ambiente e sociali, devono essere curati, riadattati, se possibile, alla vita sociale.

Però il fatto dello Strolighi richiama la nostra attenzione per le sue peculiarità. Si tratta di un individuo che da bambino cominciò ad avere parecchi processi per furto e da giovinetto, un giorno, si fece condurre in tassì ad Ostia, con la scusa di trovare una parente malata – pare che questi parenti malati siano la sua specialità – e al ritorno, non sapendo come pagare l’autista, gli sparò un colpo di rivoltella alle spalle, che fortunatamente non lo uccise, ma lo ferì gravemente. Fu ritenuto delinquente per tendenza dalla Corte d’Assise la quale lo condannò a dieci anni di detenzione nella Colonia penale agricola di Asinara. Dopo quattro anni fu liberato.

Tornato a Roma, sposò una donna, egli dice, contro la sua volontà; ed ora ha scritto anche un memoriale (che un giornale di Roma ha fatto male a pubblicare) in cui minaccia di uccidere la moglie e l’amante della moglie. Un giorno allontana la moglie di casa, dicendole di andare a comperare del vino. (Pare che non ce ne fosse bisogno, perché il vino c’era in casa). In casa si trovava una nipotina, di cinque anni; un amore di bimba, che giocava. Egli la piglia, le avvolge il collo con un asciugamano, la strozza, e ancora viva la chiude in una cassa; si siede sulla cassa fino a che ha la certezza che sia morta. E quando viene la moglie, la minaccia, dicendole: «Ecco la bambina, l’ho uccisa. Se mi denunci, uccido anche te». Portato il processo in istruttoria, fu mandato al Manicomio giudiziario di Montelupo Fiorentino, dove adesso si trova, per la perizia. Io ho voluto leggere tutto il processo. La perizia concluse ritenendo non imputabile lo Strologhi, ma socialmente pericoloso perché affetto da schizofrenia (si ritenne uno schizofrenico, ma pare che sia stata una diagnosi poco esatta, perché voi sapete che lo schizofrenico è un demente precoce).

La schizofrenia è una demenza precoce che finisce con l’idiozia e la schizofrenia determina sempre la condotta più strana e bizzarra ed è favorevole terreno a reati di sangue.

È stato allora rinchiuso senza processo come non imputabile a Montelupo Fiorentino. Da lì è evaso quando gli alleati passarono per la zona. Venne a Roma: ciò con turbamento enorme nella famiglia della bambina uccisa, perché in essa vi sono altri due bambini, e si temeva che potessero venire uccisi. Fu ripreso e riportato in manicomio. Viene ora il giudice di sorveglianza e gli dà una licenza, in base all’articolo 283; dà una licenza a questo pazzo pericoloso che ha una forma di infermità mentale, la schizofrenia, che costituisce il terreno adatto ai più gravi reati di sangue. E lo si manda dove? Nel suo ambiente, dove ci sono tutti i parenti di quella nipotina uccisa, col pretesto della malattia della madre, dico pretesto, perché pare che la madre non sia stata mai gravemente malata e certo non è morta! Fu visto passeggiare per il Corso Umberto dal padre della bambina uccisa. Se questo padre lo avesse ucciso, che cosa avremmo fatto noi? Lo avremmo condannato? Evidentemente no.

Quindi è evidente che l’articolo 283 non può essere applicato in questo senso latissimo. Del resto, il Ministro Rocco, nella sua relazione al re, si esprime così: «Si comprende perciò, di leggieri, che la disposizione è applicabile soprattutto agli internati nelle colonie agricole, nelle case di lavoro e nei riformatori, ma non è escluso che si verifichino casi eccezionali nei quali possa applicarsi anche agli internati nei manicomi e nelle case di cura e di custodia. Data la brevità ed il carattere della licenza, non mi è sembrato opportuno sottoporre l’internato in tale periodo di tempo a libertà vigilata». Il pazzo rimane dunque perfettamente libero! Allora io dico: stiamo a vedere quello che farà la Commissione per la riforma delle nostre leggi penitenziarie. Ma pregherei che, da parte del Ministro, si facesse una circolare perché i giudici di sorveglianza siano più cauti nel dare queste licenze, onde evitare che domani possiamo trovarci in tram o per via a fianco di un pazzo criminale, schizofrenico, che estragga un coltello e ce lo pianti in cuore, solamente perché la sua schizofrenia lo porta a compiere atti simili.

I colleghi medici presenti sanno meglio di me cosa è la schizofrenia e non potranno dolersi se ne parlo io, quantunque profano di medicina.

Quindi, ringrazio il Ministro di quello che ha dichiarato e lo prego di voler affrettare i lavori di questa Commissione di riforma, anche perché, nella futura legislazione penale, è molto importante che il trattamento dei detenuti sia profondamente riveduto e modificato. (Applausi).

BERTONE. Chi ha mandato il certificato attestante che la madre era malata? La cosa è molto delicata e grave. Se si è dimesso questo malato in condizioni così spaventose, dev’essere arrivato al manicomio un certificato attestante la malattia della madre. Se il certificato è falso chi l’ha mandato?

GRASSI, Ministro di grazia e giustizia. C’è un certificato.

BERTONE. È un certificato falso. E allora chi l’ha mandato?

PRESIDENTE. Passiamo all’interrogazione dell’onorevole Colitto, al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Ministri delle finanze e del tesoro, «per sapere se non ritengano indilazionabile ormai – a due anni dalla fine della guerra – di affrontare e risolvere il problema del risarcimento danni di guerra e della ricostruzione nazionale, tenendo presenti le proposte contenute nella Relazione predisposta per iniziativa del Comitato studi danni di guerra di Genova e distribuita ai membri della Camera, e cioè: che sia sancito il principio per cui chiunque sia stato danneggiato dalla guerra ha diritto al risarcimento da parte dello Stato, in base ad un concetto mutualistico accettato anche dalle Carte costituzionali straniere, come quella francese; che pertanto vengano immediatamente ricostituite le Commissioni provinciali di accertamento e liquidazione danni guerra; che si provveda a pagare subito, in contanti, i danni più lievi; venendo così incontro al più presto ai più bisognosi; che per i danni più gravi si provveda mediante il rilascio di fedi di credito scontabili ed ammortizzabili da parte dello Stato; che il recupero dei fondi occorrenti per tali pagamenti venga fatto mediante imposta o meno, per un numero di anni da determinarsi; e che a tale scopo venga costituito un fondo autonomo dal bilancio ordinario in modo che si esaurisca con l’assolvimento del suo compito speciale, senza interferenze con l’ordinaria contabilità».

PRESIDENTE. L’onorevole Ministro delle finanze ha facoltà di rispondere.

PELLA, Ministro delle finanze. Ho l’onore di rispondere non per conto delle Finanze, ma per conto del Ministro del tesoro, impossibilitato ad intervenire questa mattina. In ordine all’interrogazione dell’onorevole Colitto, faccio presente che è intendimento del Governo di affrontare in modo organico il problema del risarcimento dei danni sofferti dai privati, persone fisiche e giuridiche, a causa degli eventi bellici, come risulta dalle dichiarazioni fatte all’Assemblea Costituente dallo stesso Presidente del Consiglio onorevole De Gasperi, che alla necessità di addivenire ad una soluzione dell’importante problema ha fatto esplicito accenno.

Quanto alle linee del disegno di legge, che dovrà raccogliere e coordinare in una specie di testo unico le molte norme sinora emanate in materia, a richiesta di vari Ministeri, non è possibile assicurare che esse saranno conformi alle proposte contenute nella relazione predisposta per iniziativa del Comitato studi danni di guerra di Genova, anche perché di tali proposte, più o meno pregevoli, ad iniziativa di enti, associazioni, esperti della materia, studiosi, ne sono pervenute e ne pervengono tuttora in gran copia.

Di tutte queste proposte il Ministero del tesoro terrà debito conto nella compilazione del disegno di legge che, dopo l’approvazione del Consiglio dei Ministri, sarà sottoposto all’Assemblea Costituente, alla quale spetta fissare le linee definitive.

PRESIDENTE. L’onorevole interrogante ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

COLITTO. Sono purtroppo dolente di dover dichiarare che la risposta dell’onorevole Ministro non mi ha sodisfatto. Io vivevo nell’attesa di una parola che, almeno dopo quattro anni, durante i quali si sono formulati voti, si sono inviati memoriali, si sono redatti progetti, alleviasse un po’ le pene di milioni di italiani; ma con stupore e con dolore ho dovuto constatare che quella parola neppure oggi è stata pronunciata e che siamo sempre, purtroppo, pressoché al punto di partenza. Il che non è davvero confortante, anzi – oso dire – è esasperante.

Mi rendo conto dell’impossibilità, nella quale nel giugno 1944 il Governo si trovò, di continuare ad applicare la legge del 1940; ma non comprendo come mai da quell’epoca tutti i Governi si siano completamente disinteressati della materia. Venne sospesa l’applicazione di quella legge; ma non si provvide a sostituirla con un’altra. Nel novembre del 1944 il Governo si decise a concedere il famoso sblocco degli acconti per i danni ai mobili di abitazioni ed oggetti di vestiario, che,secondo le intenzioni del compianto Ministro Soleri formalmente espresse nelle circolari del 18 novembre 1944 e del 12 gennaio 1945, avrebbe dovuto recare un soccorso immediato ai danneggiati, che avevano perduto le cose più strettamente indispensabili alla vita. Ma tutti sanno che tale provvedimento ha mancato – si può dire, completamente – ai suoi pur modesti scopi, come ebbe a riconoscere lo stesso Sottosegretario per i danni di guerra onorevole Braschi, quando affermò che il sistema degli acconti era riuscito soltanto ad «esasperare» i danneggiati. Il numero, infatti, delle liquidazioni di acconto, effettuate durante tre lunghissimi anni di attesa, non sembra abbia raggiunto il 40 per cento delle domande presentate, senza dire che l’importo di ciascun acconto è stato così esiguo da non superare il livello medio delle 15 mila lire, sulla cui capacità di acquisto, ai fini della ricostruzione dei beni indispensabili alla vita, è del tutto inutile che io mi soffermi.

È altresì noto che nessun provvedimento è stato mai preso per la concessione di acconti sull’importo dei danni recati dalle operazioni belliche ai mobili commerciali ed industriali, fra i quali gli stessi attrezzi di lavoro degli artigiani e dei professionisti.

E, quanto al risarcimento dei danni ai beni immobili, nessuno ignora che per gli stabilimenti industriali lo Stato si è sempre trincerato dietro il paravento di dati astronomici riguardanti i relativi oneri; e per i fabbricati urbani e precisamente per la ricostruzione degli immobili urbani popolari, i provvedimenti presi sono stati assolutamente inadeguati.

Le disposizioni successivamente emanate, che vanno sotto il nome di «leggi per i senza tetto», non hanno avuto l’effetto desiderato di incrementare effettivamente le ricostruzioni. Nel campo dell’agricoltura e degli altri settori facenti capo ad amministrazioni diverse da quella finanziaria – come per il caso dei danni in Africa – anche se i mezzi sono stati limitatissimi, si è riscontrata una certa maggiore sensibilità ed aderenza a taluni specifici bisogni dei danneggiati. Ciò ha concorso, però, a frazionare gli sforzi, le disposizioni e le iniziative, dando luogo ad una regolamentazione del danno di guerra sporadica e disordinata.

Che cosa intende ora fare il Governo per venire efficacemente incontro ai bisogni dei danneggiati di guerra?

Occorre evidentemente una legge ed un organo che sia insieme propulsore e coordinatore, come quello che esiste in Francia, in Inghilterra ed in altre Nazioni. Ora, quanto alla legge, si dice che sia stato preparato un progetto; ma nessuno è riuscito ancora a levarlo dagli archivi ministeriali per portarlo alla luce della pubblica discussione e, quanto all’organo, lo si è soppresso, allorché, invece, andava potenziato.

Io mi permetto di esortare ancora una volta il Governo ad affrontare il problema ed a risolverlo.

Non esagero, se affermo che trattasi per il Governo dell’adempimento di un imprescindibile dovere.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione degli onorevoli Numeroso, De Michele e Caso al Ministro della difesa, «per conoscere quale fondamento abbiano le notizie secondo cui l’Accademia dell’aeronautica non sarebbe trasferita per il prossimo anno scolastico nella sua antica sede di Caserta e ciò in contrasto con le esplicite assicurazioni fatte anche recentemente dall’onorevole Ministro a una rappresentanza del personale. Il Comitato della predetta Accademia, ora a Nisida, avrebbe fatto ritirare in questi giorni dalla sede di Caserta macchinari di officina e materiali vari per installarli a Nisida con spese e lavoro completamente inutili, tenuto conto del trasferimento a Caserta per il prossimo anno scolastico».

L’onorevole Sottosegretario di Stato per la difesa ha facoltà di rispondere.

CHATRIAN, Sottosegretario di Stato per la difesa. Allo scopo di garantire l’assoluta obiettività nella determinazione da adottare circa il trasferimento dell’Accademia aeronautica, l’ex Ministro della difesa onorevole Gasparotto nominò una Commissione, composta degli onorevoli Gustavo Colonnetti, Concetto Marchesi e Ottavio Condorelli e dei generali Vittorio Giovine, Domenico Ludovico e Bruno Borghetti. La suddetta Commissione, alla quale peraltro era stato raccomandato di sentire le autorità e gli enti delle provincie interessate al problema, ha ultimato i suoi lavori e presentato le sue conclusioni, favorevoli, a maggioranza di voti, al ritorno dell’Accademia aeronautica a Caserta.

Sono state date quindi immediatamente disposizioni, perché venisse attuato il trasferimento dell’Accademia.

È, peraltro, necessario procedere prima ad alcuni lavori di ripristino e di adattamento dei locali; e, quindi, la data del trasferimento rimane unicamente subordinata al tempo necessario per ultimare tali lavori, che saranno condotti con la massima possibile sollecitudine.

Quanto alla seconda parte dell’interrogazione, il Comando dell’Accademia ha telegraficamente assicurato che nessun materiale è stato trasportato dai locali di Caserta a Nisida o altrove e che le disposizioni al riguardo, impartite dal Ministro della difesa, vengono scrupolosamente osservate.

PRESIDENTE. L’onorevole Caso ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

CASO. Ringrazio l’onorevole Sottosegretario di Stato per la difesa delle assicurazioni datemi. Debbo dichiararmi invero solo parzialmente sodisfatto. Non vedo la necessità di subordinare l’eventuale rinvio dell’anno scolastico alla esecuzione dei lavori, che sono di scarsa importanza. Data la vastità degli ambienti dell’ex Palazzo reale di Caserta e considerata la scarsa entità dei lavori da eseguirsi, sono sicuro che l’onorevole Ministro della difesa vorrà fare in modo che si inizi l’anno scolastico dell’Accademia aeronautica a Caserta e si appaltino celermente i lavori, la cui esecuzione potrebbe anche proseguire ad attività scolastica iniziata. La provincia di Caserta è grata al Ministro per avere ridato alla città capoluogo la sua Accademia e desidera ora di vederla viva e vitale per custodirla come un privilegio e come sua gloria.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all’ordine del giorno.

Svolgimento di interrogazione con richiesta d’urgenza.

PRESIDENTE. L’onorevole Stella ha presentato la seguente interrogazione urgente:

«Al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Ministri di grazia e giustizia e dell’agricoltura e foreste, per sapere se non ritengano opportuno concedere la libertà provvisoria ai contadini arrestati per inadempienza agli ammassi; e ciò al fine di poter effettuare le semine autunnali».

Chiedo al Governo quando intenda rispondere.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Posso rispondere subito.

Nel decreto che regola l’ammasso del grano per la corrente campagna sono già largamente previsti i casi in cui può esser concessa la libertà provvisoria.. Essa può essere concessa in tutti quei casi in cui l’entità dell’infrazione può far ritenere che il quantitativo sottratto sia destinato soltanto allo scopo di alimentazione della famiglia.

In questa disposizione possono rientrare, evidentemente, numerosissimi casi; ed è rimesso al potere discrezionale dell’Autorità giudiziaria di interpretare la norma con quella larghezza che la può rendere adatta alle varie circostanze.

Per i casi più gravi di evasione, cioè di evasori che, in un momento alimentare così difficile per la Nazione, vogliono destinare il grano al mercato nero, sottraendosi al loro dovere per puro scopo speculativo, ritengo che non si possa concedere il beneficio della libertà provvisoria. Mi pare quindi che le misure vigenti siano sufficienti per consentire una relativa clemenza verso tutti coloro i quali hanno contravvenuto nei casi di minore importanza. Per gli altri casi non si può usare la stessa larghezza, che si tradurrebbe in un incoraggiamento a future evasioni, ciò che noi in questo momento non possiamo e non dobbiamo assolutamente consentire di fronte alla deficienza del raccolto nazionale e di quello internazionale e di fronte alle gravi difficoltà alimentari che il Paese dovrà superare nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. L’onorevole Stella ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

STELLA. Io non intendo difendere coloro che hanno tentato di fare delle speculazioni; mi preoccupo di quelli che sono gli interessi collettivi. Ci sono aziende di una discreta importanza che non hanno uomini per fare la semina.

SILIPO. Chi lo dice? Non sono tutti in prigione.

STELLA. Io ritengo che nell’interesse della collettività (ripeto che non intendo difendere coloro che hanno cercato di fare borsanera) si debba concedere la libertà provvisoria perché le semine possano essere effettuate.

SILIPO. A tutti dovrebbe essere concessa?

UBERTI. Non a tutti! Si esaminerà caso per caso.

STELLA. Logicamente, se in qualche azienda vi saranno coloro che possono accudire alla semina, non si darà luogo a libertà provvisoria.

Costoro che sono stati inadempienti, secondo le nuove disposizioni per l’anno venturo, saranno i premiati in quanto, avendo quest’anno nascosto i loro prodotti, figureranno di avere ottenuto una superproduzione, solo perché hanno conferito all’ammasso quel tanto che i Comitati di agricoltura hanno stabilito di conferire.

SILIPO. Ed alimentano il mercato nero!

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Escludo che gli evasori siano premiati dalle nuove norme di ammasso per contingente: lo escludo in modo tassativo. L’ammasso per contingente non va a premiare gli evasori all’ammasso dell’anno in corso, o dei precedenti. Il sistema è congegnato in modo da evitare questo inconveniente gravissimo.

In quanto alle contravvenzioni alle norme sull’ammasso attuale, ripeto che le misure penali sono state così attenuate che non credo che le preoccupazioni dell’onorevole Stella possano avere ragion d’essere. Si potrà trattare di qualche caso isolato, da risolvere non con una misura generale ma individualmente. Io prego l’onorevole Stella di segnalarmi questi casi individuali per vedere se possiamo venire incontro alle giustificate esigenze di singole aziende.

Annunzio di interrogazioni e di una interpellanza con richiesta di urgenza.

PRESIDENTE. Sono pervenute alla Presidenza alcune altre interrogazioni ed una interpellanza con richiesta di urgenza. La prima interrogazione è quella dell’onorevole Mazza, al Ministro del tesoro:

«Per conoscere i motivi dell’ostinazione con la quale si escludono, dai decreti di equiparazione del carovita dei comuni viciniori di Napoli, quelli della penisola Sorrentina, compresi in un raggio di 25 chilometri e legati al centro da molteplici mezzi di trasporto marittimi e terrestri».

Chiedo al Governo quando intenda rispondere.

SEGNI, Ministro dell’agricoltura e delle foreste. Interesserò il Ministro competente perché faccia sapere quando intenda rispondere.

PRESIDENTE. L’onorevole Di Gloria ha presentato la seguente interrogazione:

«Al Ministro della pubblica istruzione, per sapere in base a quale criterio saranno formate le commissioni esaminatrici dei candidati al concorso di cui al supplemento n. 1 della Gazzetta Ufficiale n. 158, del 14 luglio 1947».

Lo stesso onorevole Di Gloria ha presentato la seguente interpellanza al Ministro della pubblica istruzione:

«Per conoscere i motivi in base ai quali sono stati introdotti nel bando di concorso di cui al supplemento n. 1 della Gazzetta Ufficiale n. 158, del 14 luglio 1947, i paragrafi 4 e 6 (comma d)) ed il paragrafo 9 (comma 6°) evidentemente lesivi del buon diritto di ogni cittadino partecipante al concorso suindicato».

Il Ministro della pubblica istruzione mi ha fatto sapere di essere pronto a rispondere, sia all’interrogazione, che all’interpellanza, in una delle sedute successive a quella di lunedì prossimo.

Sull’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Lunedi vi sarà seduta alle ore 16 con interrogazioni e interpellanze all’ordine del giorno.

Verranno svolte interpellanze presentate dagli onorevoli Silipo, Nobile, Cremaschi Olindo e Gavina; e interrogazioni degli onorevoli Laconi, Salerno, Mazza, Veroni, Mastino Pietro, Numeroso, Perugi, Vinciguerra, Franceschini, Martino Gaetano, Fiore, Giacchero, Caso, Canevari, Stampacchia, Rivera, Borsellino e Bulloni. Questi colleghi sono dunque avvertiti che lunedì loro interpellanze e interrogazioni saranno all’ordine del giorno.

Interrogazione.

PRESIDENTE. Si dia lettura di una interrogazione pervenuta alla Presidenza.

SCHIRATTI, Segretario, legge:

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per sapere, in conformità ad altre precedenti interrogazioni presentate al riguardo, quando verranno iniziati i lavori di ricostruzione del tronco terminale Triflisco-Piedimonte d’Alife, distrutto dalla guerra, della ferrovia Napoli-Piedimonte.

«Ciò anche per ristabilire la verità di fronte alle varie voci messe in circolazione tra le laboriose popolazioni dell’Alifano, che hanno il massimo interesse a veder risorgere al più presto la ferrovia, che è per loro condizione essenziale di vita e di sviluppo economico. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Persico».

PRESIDENTE: L’interrogazione testé letta sarà trasmessa al Ministro competente per la risposta scritta.

La seduta termina alle 11.55.

Ordine del giorno per la seduta di lunedì 22 settembre 7947.

Alle ore 16:

  1. – Interrogazioni.
  2. – Svolgimento di interpellanze.