Come nasce la Costituzione

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ANTIMERIDIANA DI VENERDÌ 9 MAGGIO 1947

ASSEMBLEA COSTITUENTE

CXVII.

SEDUTA ANTIMERIDIANA DI VENERDÌ 9 MAGGIO 1947

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TUPINI

 

INDICE

Congedi:

Presidente                                                                                                        

Disegno di legge: Ordinamento dell’industria cinematografica nazionale (Seguito della discussione):

Presidente                                                                                                        

Fogagnolo                                                                                                       

Giannini                                                                                                            

Corbi                                                                                                                

Cappa, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri             

Vernocchi, Relatore                                                                                          

Andreotti                                                                                                        

Malagugini                                                                                                      

Balduzzi                                                                                                           

Proia                                                                                                                   

Siles                                                                                                                  

Nobile                                                                                                               

Macrelli                                                                                                          

Meda                                                                                                                 

Tonello                                                                                                            

Preziosi                                                                                                            

Bubbio                                                                                                              

Molinelli                                                                                                         

Cimenti                                                                                                               

Scalfaro                                                                                                            

Interrogazioni con richiesta di risposta urgente (Annunzio):

Presidente                                                                                                        

Cappa, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri             

Angelini                                                                                                           

Camposarcuno                                                                                                 

La seduta comincia alle 10.

MOLINELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta antimeridiana del 7 maggio.

(È approvato).

Congedi.

PRESIDENTE. Comunico che hanno chiesto congedo i deputati: Cifaldi, Paris, Bargagna, Marina e Fanfani.

(Sono concessi).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ordinamento dell’industria cinematografica nazionale. (12)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ordinamento dell’industria cinematografica nazionale.

Ricordo che nella precedente seduta antimeridiana è stato approvato l’articolo 6. Passiamo ora all’esame dell’articolo 7:

«A decorrere dal 1° gennaio 1947, gli esercenti di sale cinematografiche debbono riservare 15 giorni per ciascun trimestre alla proiezione, in tutti gli spettacoli giornalieri, di film riconosciuti nazionali ai sensi dell’articolo 3 della presente legge e di lunghezza superiore ai 2000 metri. Detto periodo deve comprendere, per i cinematografi ad attività continuativa, due domeniche. Per i locali ad attività saltuaria il numero delle giornate di spettacolo riservate alla proiezione di film nazionali viene proporzionalmente ridotto.

«Eguale trattamento viene riservato ai film nazionali documentari o di attualità che siano stati ammessi al beneficio di cui al precedente articolo 5.

«L’Ufficio centrale per la cinematografia, sentito il parere del Comitato tecnico di cui al seguente articolo 13, escluderà dal beneficio di cui al presente articolo i film sforniti dei requisiti minimi di idoneità tecnica, artistica e commerciale».

A questo articolo sono stati proposti vari emendamenti. Il primo è quello dell’onorevole Fogagnolo del seguente tenore:

«Sostituirlo col seguente:

«A decorrere dalla entrata in vigore della presente legge, gli esercenti di sale cinematografiche debbono riservare 20 giorni per ciascun trimestre alla proiezione, in tutti gli spettacoli giornalieri, di film nazionali, cioè di film prodotti interamente in Italia e di lunghezza superiore ai 2000 metri. Per i locali ad attività saltuaria, il numero delle giornate di spettacolo riservate alla proiezione, di film nazionali viene proporzionalmente ridotto.

«Sono esclusi dal beneficio di cui alla presente legge i film sprovvisti dei requisiti minimi di valore tecnico, artistico e commerciale.

«Apposita Commissione sarà nominata dal Presidente del Consiglio dei Ministri per provvedere a tale esclusione».

Onorevole Fogagnolo, lo mantiene?

FOGAGNOLO. Lo ritiro, poiché vi è la proposta, da parte di altri colleghi, di elevare il termine da quindici a venti giorni, proposta alla quale mi associo.

PRESIDENTE. Segue l’emendamento, degli onorevoli Giannini, Maffioli, Russo Perez, Rodinò Mario, Coppa, Mazza, Puoti, Sampietro, Fuschini, Proia, Leone Giovanni:

«Al primo comma, alle parole: 15 giorni, sostituire: 20 giorni».

Chiedo all’onorevole Giannini se intende svolgere il suo emendamento.

GIANNINI. L’onorevole Bibolotti ha presentato un emendamento nello stesso senso, il Relatore ha accettato di elevare il termine da quindici a venti giorni; quindi ritengo che sia inutile di svolgerlo.

PRESIDENTE. Anche gli onorevoli Corbi e Bibolotti hanno proposto di sostituire al primo comma alle parole: «15 giorni» le parole: «20 giorni». Onorevole Corbi, mantiene l’emendamento?

CORBI. Lo mantengo.

PRESIDENTE. Quale è il parere del Governo?

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. In realtà questa legge era un tutto organico con lo scopo di favorire la ripresa della produzione nazionale. Riconosco che, con la riduzione dal 12 al 10 per cento del contributo alla produzione dei film nazionali, l’incoraggiamento che si pensava di dare alla ripresa dell’industria cinematografica è stato in buona parte affievolito; credo che ciò sia stato un errore.

Questo contributo, nella misura che era stata fissata dopo studi, previsioni e considerazioni, era collegato con la programmazione obbligatoria dei film nazionali nelle sale cinematografiche italiane. Vi era quindi una connessione: da un lato si elevava dal 10 al 12 per cento il contributo e dall’altro si sosteneva la produzione nazionale obbligando gli esercenti di sale cinematografiche, restii a programmare film italiani, a proiettare film nazionali per un determinato numero di giorni, quindici al trimestre. Ora riconosco che, essendosi mantenuta la misura del contributo alla produzione nei limiti attuali del 10 per cento, questa legge viene in parte a mancare allo scopo che si prefiggeva.

L’emendamento presentato dagli onorevoli Giannini ed altri propone di elevare a venti il numero dei giorni di programmazione obbligatoria trimestrale dei film italiani. I proponenti hanno presso di me insistito perché io lo accettassi in quanto che si verrebbe in tal modo a compensare l’industria nazionale della mancata maggiorazione del contributo.

Io debbo però, onorevoli colleghi, essere coerente e logico. Quando si è trattato, nella discussione generale, della «programmazione obbligatoria», ho obiettato che la produzione nazionale non è ancora in grado di dare film così numerosi e di così buona qualità da poter occupare più di 60 giorni all’anno.

GIANNINI. No, no!

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sarò in errore. Io mi sono quindi opposto in passato all’obbligatorietà per un periodo superiore ai sessanta giorni. Per quanto infatti io sia convinto che abbia costituito un errore negare l’aumento del 2 per cento al contributo alla produzione, ritengo però non sia il caso di compensare questo mancato aumento con una obbligatorietà di programmazione dei film italiani, in quanto un protezionismo di questo genere indurrebbe i produttori italiani ad adagiarsi nella comoda situazione e a non migliorare la loro produzione.

Io mantengo quindi fermo, per mio conto, il testo del decreto, rimango fermo cioè sui quindici giorni per trimestre: l’Assemblea deciderà.

Accetto invece la proposta presentata dall’onorevole Giannini e da altri colleghi di aggiungere dopo il primo comma il seguente:

«Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il parere della Commissione consultiva, potrà essere variato, di anno in anno, il numero delle giornate da riservare ai film nazionali, in relazione alla variazione della quantità e qualità della produzione cinematografica nazionale dell’anno».

Se pertanto la produzione se ne renderà meritevole, sarà possibile e giustificato allora l’aumento del periodo di tempo stabilito per l’obbligatorietà della programmazione e il Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il parere della Commissione consultiva, potrà aumentare il numero dei giorni di programmazione riservati ai film italiani.

Prego quindi l’Assemblea di voler accedere a questo mio punto di vista che ritengo ispirato all’interesse della produzione nazionale.

PRESIDENTE. Come l’Assemblea ha udito, il Governo ha espresso il suo giudizio anche sull’altro emendamento presentato dall’onorevole Giannini, che reca le firme degli onorevoli Maffioli, Russo Perez, Rodinò Mario, Cappa, Marazza, Puoti, Sampietro, Fuschini, Proia e Leone Giovanni e di cui ha già dato lettura lo stesso onorevole Sottosegretario Cappa. Invito pertanto la Commissione ad esprimere il suo avviso.

VERNOCCHI, Relatore. Ho già espresso il mio parere in merito; vorrei, comunque, pregare l’onorevole Cappa di accogliere anche il primo emendamento, perché il secondo emendamento Giannini, che stabilisce la revisione annuale, dà la possibilità di accertare l’esistenza delle condizioni pregiudiziali per la programmazione obbligatoria di venti giorni ogni trimestre. Io mi sono informato ed ho avuto assicurazione che in questo momento la produzione nazionale potrebbe anche sostenere il peso di 94 giorni all’anno, perché vi sono parecchi film già fatti ed altri in preparazione. Quindi il film italiano potrà assorbire il periodo in modo veramente completo.

E giacché abbiamo revocato le maggiori provvidenze che la Commissione aveva a suo tempo ritenuto necessarie, è opportuno dare la dimostrazione che oggi vogliamo effettivamente stabilire, nei confronti della produzione straniera, una possibilità concreta per il film italiano.

Quindi accetterei il primo e il secondo emendamento dell’onorevole Giannini appunto perché il primo stabilisce venti giorni al trimestre, mentre in un primo tempo la Commissione aveva chiesto 94 giorni l’anno, e il secondo perché stabilisce la revisione per stabilire annualmente la efficienza della nostra produzione ai fini delle provvidenze Contenute nella legge.

PRESIDENTE. Onorevole Cappa, ella mantiene il suo parere contrario al primo emendamento?

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non ne faccio una questione di Gabinetto, ma confermo il mio punto di vista.

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. In merito a questi cinque giorni in più, io avevo quasi rinunciato a parlare perché credevo che fossimo tutti d’accordo, anche l’onorevole Cappa. Le ragioni per cui chiediamo questi cinque giorni sono state esposte brevemente, ma con precisione, dall’onorevole Vernocchi: essi non costituiscono né un danno, né un pericolo per l’esercizio cinematografico, in quanto l’emendamento che abbiamo presentato sulla discrezionalità del Presidente del Consiglio dei Ministri, che può modificare e aumentare e può anche ridurre (sebbene questo non sia espresso), consente comunque di variare in più o in meno. Ora qui si tratta di dare un contributo industriale alla fabbricazione dei film. Si è parlato in questa Aula di cinematografia fatta molto spesso per incoraggiare le ambizioni e i desideri senili di persone che fanno la cinematografia unicamente per compiacere delle donnette. Ora, è precisamente questa cinematografia che non vogliamo più, questa cinematografia di rischio, che è fatta unicamente per appagare una donna, mentre invece – con una sicurezza maggiore, come quella dei cinque giorni che domandiamo – noi incoraggiamo una cinematografia industriale, cioè poggiata sul criterio di produrre un film e guadagnar denaro, ma non al solo scopo di piacere a una donna.

Quindi noi insistiamo nel nostro emendamento.

FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FOGAGNOLO. Mi dichiaro favorevole all’emendamento anche per un’altra ragione che non è stata detta: e cioè che in questo momento noi abbiamo il mercato cinematografico letteralmente invaso dal film americano e se noi non portiamo il termine a 20 giorni, metteremo in difficoltà coloro che hanno buone iniziative nel film nazionale.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Faccio osservare, onorevoli colleghi, che il secondo emendamento Giannini, che io ho accolto, non impedisce affatto che la Commissione consultiva proceda di anno in anno all’esame della situazione. Siamo attualmente nel primo anno. Se la Commissione consultiva ritenesse che la produzione nazionale è in grado di assolvere a questa esigenza, allora non sarebbe necessario attendere l’anno prossimo. Quindi, non è vero che occorra aspettare un anno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento dell’onorevole Giannini – identico a quello dell’onorevole Corbi – accettato dalla Commissione e non dal Governo:

«Al primo comma, alle parole: 15 giorni, sostituire: 20 giorni.

(È approvato).

Pertanto il primo comma dell’articolo 7 risulta così modificato:

«A decorrere dal 1° gennaio 1947, gli esercenti di sale cinematografiche debbono riservare 20 giorni per ciascun trimestre alla proiezione, in tutti gli spettacoli giornalieri, di film riconosciuti nazionali ai sensi dell’articolo 3 della presente legge e di lunghezza superiore ai 2000 metri. Detto periodo deve comprendere, per i cinematografi ad attività continuativa, due domeniche. Per i locali ad attività saltuaria il numero delle giornate di spettacolo riservate alla proiezione di film nazionali viene proporzionalmente ridotto».

CORBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORBI. Chiedo che si proceda alla votazione per divisione, e precisamente che si voti la prima proposizione dell’articolo fino alle parole «duemila metri».

Osservo che nel secondo comma è detto: «Detto periodo deve comprendere, per i cinematografi ad attività continuativa, due domeniche»; sta bene due domeniche trattandosi di 15 giorni, ma se si tratta di 20 giorni bisogna elevare a tre domeniche. Se sono 20 giorni non rientriamo nel termine di due domeniche.

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Non mi pare che la richiesta dell’onorevole Corbi sia fondata. Due domeniche sono già molte.

PRESIDENTE. Onorevole Corbi, insiste nella richiesta?

CORBI. Non insisto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il primo comma dell’articolo 7 testé letto.

(È approvato).

Pongo in votazione il comma aggiuntivo, presentato dagli onorevoli Giannini, Maffioli ed altri, accettato dalla Commissione e dal Governo, per il quale si dovrà poi fissare, dopo l’approvazione degli altri commi, la collocazione:

«Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il parere della Commissione consultiva, potrà essere variato, di anno in anno, il numero delle giornate da riservare ai film nazionali, in relazione alla variazione della quantità e qualità della produzione cinematografica nazionale dell’anno».

(È approvato).

Passiamo al secondo comma del testo della Commissione:

«Eguale trattamento viene riservato ai film nazionali documentari o di attualità che siano stati ammessi al beneficio di cui al precedente articolo 5».

L’onorevole Andreotti ha proposto di sostituirlo col seguente:

«Eguale trattamento viene riservato ai film nazionali documentari che siano stati ammessi al beneficio di cui al precedente articolo 5, mentre per i cortometraggi nazionali di attualità la programmazione deve accompagnare sempre, completandolo, lo spettacolo cinematografico».

L’onorevole Andreotti ha facoltà di svolgere l’emendamento.

ANDREOTTI. Credo inutile illustrarlo.

PRESIDENTE. Chiedo il parere dell’onorevole Relatore.

VERNOCCHI, Relatore. Faccio notare all’onorevole Andreotti che c’è l’articolo 8 che stabilisce quanto è richiesto dal suo emendamento. L’articolo 8 dice: «Il programma di ciascun spettacolo dovrà comprendere la proiezione di almeno un film a cortometraggio (documentario o attualità)». Non bisogna, del resto, esagerare nel richiedere agli esercenti di mettere documentario e attualità nello stesso programma. Gli esercenti possono accettare di proiettare il documentario e l’attualità insieme secondo l’ampiezza e la importanza del cinema, secondo l’ubicazione del locale e secondo la intenzione o la esigenza ambientale di fare, nella giornata, uno spettacolo di più.

Non possiamo vincolare in questo modo l’esercizio, perché allora si verrebbe veramente a iugulare l’esercizio che ha il diritto, a mio avviso, di avere la sua indipendenza in materia; è sufficiente che si programmi o un documentario o un giornale di attualità che sia veramente di produzione nazionale. Io prego l’onorevole Andreotti di non insistere nel suo emendamento. Peraltro c’è la proposta di aggiungere all’articolo 8 le parole: «di produzione nazionale».

PRESIDENTE. Devo ricordare che l’onorevole Andreotti ha proposto di sopprimere l’articolo 8.

ANDREOTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREOTTI. Si potrebbe fare una subordinata: aumentare per i documentari e le attualità la programmazione obbligatoria a quaranta giorni.

FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FOGAGNOLO. Si potrebbe conciliare il testo dell’emendamento dell’onorevole Andreotti con quello che ha detto l’onorevole Relatore. Il collega Andreotti domanda che le attualità siano sempre passate allo schermo contemporaneamente al film spettacolare. Ora non dobbiamo dimenticare che vi sono dei cinema d’importanza infima che sono nei paesi o nei quartieri periferici, dove le attualità arriverebbero con enorme ritardo e quindi cesserebbero di essere tali. Prego l’onorevole Andreotti, perché ritengo che sarebbe utile, di apportare delle modifiche, e rendere effettivo il passaggio delle attualità ai cinema di prima, seconda e terza visione. Si raggiungerebbe così lo scopo del film di attualità. Ma, se in un cinema di secondaria importanza venisse immessa una attualità di due mesi prima, non si raggiungerebbe lo scopo.

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Credo che questa opportuna correzione proposta dall’onorevole Andreotti nasca da una preoccupazione che anch’io condivido. Nell’ultima seduta abbiamo commesso un errore, che avrà delle gravi conseguenze industriali, accettando una proposta dell’onorevole Bertone, soprattutto per la stima che abbiamo per lui. Ritenevamo che sarebbe stato ben fatto accogliere il suo consiglio; e cioè, abbiamo ridotto dal 4 per cento al 2 per cento il contributo a certi speciali film di attualità. Confesso che c’è anche un po’ di colpa mia. Non mi sono opposto, perché non ho riflettuto abbastanza sulla proposta. Di più, s’era stabilita una atmosfera un po’ tesa, diciamo quasi di sospetto, che investiva tutti coloro che si occupavano di cinematografia; e si è pensato allora piuttosto a difendersi da questi sospetti, anziché a difendere l’industria come sarebbe stato nostro dovere. Praticamente, riducendo dal 4 al 2 per cento il contributo a queste attualità, abbiamo effettivamente distrutto un’attività, perché altro è il film a cortometraggio, altro è il film di attualità. Si può benissimo fare un film a cortometraggio, che rappresenti, per esempio, la chiesa di San Pietro (le colonne, la cupola, l’interno, l’esterno); questo film può essere proiettato, dieci anni dopo che è stato girato. Ma il film d’attualità, appunto perché di attualità, non può andare oltre certi limiti ed ha bisogno di avere rapidamente ed in misura maggiore un contributo.

Ora stiamo cercando di riparare all’errore commesso. Questa è la sola ragione dell’emendamento Andreotti.

Spero che nella giornata di oggi potremo esaurire la discussione e votare la legge. Vedremo se sarà possibile inserire in altro punto, se non in questo, l’emendamento che potremo concordare, per riparare all’imperdonabile errore.

Però l’errore maggiore lo hanno commesso gli interessati. Se essi fossero intervenuti alla riunione tenuta al «Quattro Fontane» e si fossero fatti vivi prima della nostra votazione, come hanno fatto le altre categorie, questo errore non sarebbe stato commesso.

VERNOCCHI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERNOCCHI, Relatore. Nella seduta scorsa ho tentato di difendere il contributo del 4 per cento o, almeno, quello del 3 per cento previsto nella legge del 1945; poi, per l’atmosfera di eccitazione e di intolleranza creatasi, non abbiamo portato a fondo la discussione.

Facevo notare ai colleghi, che sedevano vicino, che il film di attualità ha un costo notevole e che prima di prendere determinati provvedimenti, occorreva che l’Assemblea fosse veramente informata delle ragioni che hanno determinato, in un primo tempo, la Commissione, compilatrice della legge, ad elevare al 4 per cento il contributo.

Per riparare oggi non c’è che un mezzo: elevare il numero dei giorni di programmazione obbligatoria; altrimenti, non potremmo né tornare indietro, né trovare altra soluzione.

Quindi accedo alla proposta Andreotti.

MALAGUGINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAGUGINI. All’osservazione fatta dall’onorevole Giannini, a proposito del contributo del 4 per cento da noi ridotto al 2, in seguito all’intervento dell’onorevole Bertone, per il film di attualità, voglio aggiungere questo: più che commettere un errore abbiamo leso quello che gli interessati potevano in certo modo ritenere un diritto acquisito; in quanto il decreto del 5 ottobre 1945, n. 678, assicurava loro il 3 per cento. Non è giusto rimproverar loro, come ha fatto l’onorevole Giannini, di non essersi preoccupati a tempo della cosa. Essi non potevano mai supporre che la percentuale fosse ridotta al 2 per cento; se mai, pensavano, qualora il 4 per cento proposto non sia accettato, si manterrà il 3 per cento consacrato nel decreto del 1945.

La verità è che siamo arrivati al 2 per cento per ragioni psicologiche lasciandoci influenzare dall’atmosfera di dubbio e di sospetto creata dall’autorevole intervento dell’onorevole Bertone, il quale aveva proposto addirittura l’1 per cento, preoccupandosi esclusivamente dell’interesse dell’Erario.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’onorevole Bertone non aveva letto l’articolo 17 del progetto e quindi ha determinato nell’Assemblea quella stessa atmosfera di sospetto, del tutto giustificata, che si era prodotta quando l’onorevole collega ha fatto introdurre anche l’altro emendamento per la limitazione del contributo al 50 per cento, nei casi in cui al film nazionale si unisca nella stessa rappresentazione un altro film nazionale. Egli non ha tenuto conto di un’altra disposizione che stabilisce appunto questa limitazione e che è contenuta nel decreto dell’ottobre 1945, la quale resterà valida anche con questa nuova legge, il cui articolo 17 statuisce: «Restano in vigore le norme del decreto legislativo luogotenenziale 5 ottobre 1945, n. 678, in quanto non contrastino con quelle contenute nella presente legge».

Oramai l’errore è stato commesso; l’ingiustizia, come ha detto l’onorevole Malagugini, nei riguardi del film breve è stata approvata, perché la legge passata stabiliva il contributo del 3 per cento e noi, che volevamo incoraggiarne la produzione, abbiamo ridotto questo contributo al 2 per cento.

Non vorrei ora che commettessimo un altro errore nell’intento di riparare a quello precedente.

Ritengo che la obbligatorietà della programmazione di 80 giorni all’anno dei film nazionali sia stata un errore; ora ne stiamo commettendo un altro. Si propone di imporre i film di attualità per un numero di giorni superiore a quello stabilito. È un errore, perché questi film di attualità comparirebbero dopo 7 o 8 mesi, ed il pubblico si annoierebbe e non andrebbe al cinema quando si rappresentassero questi cortometraggi vecchi di mesi.

Vediamo, invece, come ha suggerito l’onorevole Giannini, se c’è un modo efficace per rimediare all’errore commesso.

CORBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORBI. Vorrei far osservare al collega Andreotti che egli giustificatamente si è preoccupato dei film di attualità, mentre per i documentari si è rimasti soltanto a quelle disposizioni valevoli per tutti gli altri film normali.

Qualora fosse accettato l’emendamento del collega Andreotti, non sarebbe più tutelato il documentario, e credo che i documentari devono essere particolarmente incoraggiati, forse più dei film di attualità per la semplice ragione che i documentari hanno uno scopo educativo; sono quelli che insegnano come funziona un opificio, quale è la vita che si conduce nei campi, nelle fabbriche, nei gabinetti scientifici. Ritengo, quindi, che questi documentari, debbano essere incoraggiati più dei film di attualità i quali non fanno che solleticare la vanità di alcuni uomini, e certe manifestazioni che si ritrovano anche sui giornali e nelle riviste e la cui utilità perciò è meno grande di quella dei documentari.

Per queste ragioni vorrei invitare l’onorevole Andreotti ad esaminare come meglio si possa tutelare anche il documentario. Probabilmente si potrebbe raggiungere l’accordo se il Presidente volesse essere tanto gentile da concedere una sospensione di dieci minuti per decidere. Un emendamento potrebbe essere il seguente: «Per i film nazionali documentari che siano stati ammessi al beneficio di cui al precedente articoli 5 è obbligatoria la proiezione per almeno 45 giorni per trimestre».

Non vi insisto, peraltro, perché si può trovare, d’accordo con altri colleghi, una forma più precisa. Però insisto nel richiamare l’attenzione dei colleghi sull’importanza dell’argomento.

PRESIDENTE. Ritengo opportuno sospendere la seduta per dieci minuti.

(La seduta, sospesa alle 10.40, è ripresa alle 10.50).

ANDREOTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREOTTI. In seguito a un accordo raggiunto, ritiro il mio emendamento, riservandomi di proporre l’aggiunta di una disposizione transitoria.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il secondo comma nel testo della Commissione:

«Eguale trattamento viene riservato ai film nazionali documentari o di attualità che siano stati ammessi al beneficio di cui al precedente articolo 5».

(È approvato).

Pongo in votazione il terzo comma nel testo della Commissione:

«L’Ufficio centrale per la cinematografia, sentito il parere del Comitato tecnico di cui al seguente articolo 13, escluderà dal beneficio di cui al presente articolo i film sforniti dei requisiti minimi di idoneità tecnica, artistica e commerciale».

(È approvato).

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Propongo che il comma aggiuntivo proposto dall’onorevole Giannini e già approvato, sia inserito dopo il secondo comma dell’articolo 7, anziché dopo il primo.

PRESIDENTE. Concordo con la proposta. Se non vi sono osservazioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

L’articolo 7 resta pertanto, nel suo complesso, così approvato:

«A decorrere dal 1° gennaio 1947, gli esercenti di sale cinematografiche debbono riservare 20 giorni per ciascun trimestre alla proiezione, in tutti gli spettacoli giornalieri, di film riconosciuti nazionali ai sensi dell’articolo 3 della presente legge e di lunghezza superiore ai 2000 metri. Detto periodo deve comprendere, per i cinematografi ad attività continuativa, due domeniche. Per i locali ad attività saltuaria il numero delle giornate di spettacolo riservate alla proiezione di film nazionali viene proporzionalmente ridotto.

«Eguale trattamento viene riservato ai film nazionali documentari o di attualità che siano stati ammessi al beneficio di cui al precedente articolo 5.

«Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il parere della Commissione consultiva, potrà essere variato, di anno in anno, il numero delle giornate da riservare ai film nazionali, in relazione alla variazione della quantità e qualità della produzione cinematografica nazionale dell’anno.

«L’Ufficio centrale per la cinematografia, sentito il parere del Comitato tecnico di cui al seguente articolo 13, escluderà dal beneficio di cui al presente articolo i film sforniti dei requisiti minimi di idoneità tecnica, artistica e commerciale».

Passiamo all’articolo 8.

«Il programma di ciascun spettacolo dovrà comprendere la proiezione di almeno un film a cortometraggio (documentario o attualità)».

L’onorevole Fogagnolo ha proposto di sopprimere l’articolo.

Chiedo se vi insiste.

FOGAGNOLO. Non vi insisto, ma propongo che alla fine dell’articolo siano aggiuntele parole: «di produzione nazionale».

CORBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORBI. Mi associo alla proposta dell’onorevole Fogagnolo.

PRESIDENTE. Chiedo alla Commissione e al Governo di esprimere il loro parere.

VERNOCCHI, Relatore. Accetto l’emendamento.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Accetto anche io.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 8 che, con l’aggiunta proposta dall’onorevole Fogagnolo e accettata dalla Commissione e dal Governo, risulta così formulato:

«Il programma di ciascun spettacolo dovrà comprendere la protezione di almeno un film a cortometraggio (documentario o attualità) di produzione nazionale».

(È approvato).

Passiamo all’articolo 9:

«Gli esercenti di sale cinematografiche debbono tenere un registro delle programmazioni, debitamente vistato dalla locale autorità di pubblica sicurezza, con l’indicazione in ordine cronologico dei film proiettati e della rispettiva nazionalità».

Lo pongo ai voti.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 10:

«La Presidenza del Consiglio dei Ministri esercita la vigilanza per l’applicazione delle disposizioni di cui alla presente legge.

«Per la infrazione alle norme contenute negli articoli 7, 8 e 9, si applica l’ammenda da lire 10.000 a lire 100.000 in relazione alla gravità dell’infrazione ed all’importanza del locale. Nei casi di recidiva, potrà altresì essere disposta la chiusura del locale per un periodo non inferiore a 5 e non superiore a 10 giorni, salvo l’obbligo da parte dell’esercente di reintegrare nei trimestri successivi le giornate complessive di spettacolo stabilite per la proiezione dei film nazionali.

«Durante il periodo di chiusura l’esercente è tenuto a corrispondere le normali retribuzioni al personale addetto alle sale».

L’onorevole Fogagnolo ha proposto di sopprimerlo.

Chiedo se vi insiste.

FOGAGNOLO. Non vi insisto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 10 testé letto.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 11:

«La partecipazione del Tesoro dello Stato al fondo di dotazione della Sezione autonoma per il credito cinematografico della Banca nazionale del lavoro è aumentata di ulteriori 150 milioni di lire, da versarsi in tre rate annuali di lire 50 milioni ciascuna, a decorrere dall’esercizio finanziario 1946-1947.

«La Banca nazionale del lavoro, l’Istituto nazionale della previdenza sociale e l’Istituto nazionale delle assicurazioni sono autorizzati ad aumentare, anche in deroga ai propri statuti, la quota di partecipazione al fondo di dotazione della Sezione autonoma per il credito cinematografico nella misura di 50 milioni per ciascuno, da versarsi in tre rate eguali annuali, a decorrere dallo stesso esercizio finanziario 1946-1947.

«La Sezione autonoma per il credito cinematografico della Banca nazionale del lavoro è autorizzata a concedere mutui per l’impianto di sale cinematografiche per la proiezione di film a passo ridotto nelle località sprovviste di cinematografi».

L’onorevole Fogagnolo ha proposto di sopprimere l’articolo.

Chiedo se vi insiste.

FOGAGNOLO. Non vi insisto.

PRESIDENTE. Al primo comma di questo articolo gli onorevoli Giannini, Lagravinese Pasquale, Bencivenga, Russo Perez, Marinaro, Abozzi, Venditti, Presti, Cicerone e Corsini hanno proposto il seguente emendamento:

«Al primo comma, alle parole: 150 milioni di lire, da versarsi in tre rate annuali di lire 50 milioni, sostituire le parole: 600 milioni, da versarsi in tre rate di lire 200 milioni».

L’onorevole Giannini ha facoltà di svolgerlo.

GIANNINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa partecipazione del Tesoro dello Stato non è fatta a fondo perduto. C’è stato un nostro egregio collega il quale ha dimostrato che è stata, in passato, una partecipazione fruttifera, in quanto praticamente si tratta di aumentare un fondo che serve al finanziamento dell’industria cinematografica. Non è un onere, non è un contributo, è un prestito, che in sostanza è garantito, perché viene compensato appunto dalla riversibilità di questa tassa, in quanto gli industriali, e specialmente i piccoli industriali che fanno dei film, impegnano in anticipo il reddito presunto della tassa, e su di esso ottengono dei finanziamenti.

Se non che, la somma di 150 milioni, oggi, non per colpa mia, è diventata direi quasi ridicola in cinematografia, perché con 150 milioni oggi si potrebbero fare, al massimo, due discreti film, e non più. Quindi, la partecipazione del Tesoro, data l’inflazione, limitata a 150 milioni di lire, è assolutamente insufficiente.

Ecco le ragioni per cui ho proposto che la misura di questo contributo sia elevata; ma che sia ben chiaro e si tenga ben presente che non si tratta né di un esborso da parte dello Stato, perché, comunque, questo denaro ritorna allo Stato.

Un collega della Democrazia cristiana ha potuto dimostrare a questo riguardo che il fondo così costituito presso la Banca del lavoro ha rappresentato un ottimo investimento dal punto di vista finanziario ed industriale. Ecco le ragioni per cui insisto sul mio emendamento.

FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FOGAGNOLO. Noi non sappiamo quale sia attualmente il fondo.

VERNOCCHI, Relatore. Quello che esiste è di 150 milioni.

FOGAGNOLO. Allora, si tratterebbe, con questo provvedimento, di portarlo a 300.

Nello stabilire i prezzi dei film, ho sentito parlare dal Relatore di un prezzo medio di 30 milioni. Io non ho competenza, perché da 16 anni sono fuori da questo campo, ma non so se sia giusto quello che ha detto il Relatore, come pure quello che ha detto l’onorevole Giannini. Comunque, avevo sentito dire che questo fondo dovrebbe essere integrato anche da una certa disponibilità, che un produttore potrebbe avere per mettersi a fare un film, altrimenti si correrebbe questo rischio: che se il finanziamento viene eseguito al 100 per cento dalla Banca del lavoro e se poi il film non ha successo e non si incassa una somma pari a quella finanziata, la persona che riceve il denaro a prestito per fare un film si troverebbe nella impossibilità di restituire il denaro. C’è stato un collega il quale ha illustrato molto bene quello che è avvenuto alla Banca del lavoro, che non ha mai perso un centesimo in questi finanziamenti.

Ora, siccome noi sappiamo che in circolazione sono venuti e verranno ancora dei film che non riusciranno a pagarsi il prezzo del costo, se la Banca del lavoro non ha perduto, vuol dire che non ha dato il 100 per cento del capitale, ma soltanto una parte.

Io non conosco le condizioni del Tesoro e le possibilità che in questo momento ci sono; quindi ritengo che sia necessario di sentire il parere della Commissione di finanza a questo riguardo. Non sono contrario alla proposta dell’onorevole Giannini, ma se si vuole veramente aiutare questa attività, bisogna che non vi siano aggravi per il Tesoro. Se il Tesoro ha la possibilità di anticipare il capitale necessario, non vedo la ragione per cui noi possiamo rifiutarlo.

CORBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORBI. Sono del parere che la proposta dell’onorevole Giannini sia accettabile, soprattutto per una conseguenza logica di quanto si è stabilito precedentemente: se aumenta la produzione dei film nazionali, aumenta anche il credito che si fa ai produttori. Debbo chiarire però qualche cosa in merito a quanto ha detto l’onorevole Fogagnolo. Egli ha detto che, perché si possa fare della produzione cinematografica, è necessario di avere una consistenza finanziaria, altrimenti non ci si può mettere in questa attività. Voglio fare osservare che se c’è qualcuno che ha bisogno del credito in questa materia, sono proprio i produttori isolati e le cooperative che si varino costituendo (come quella che ha prodotto il film Il sole sorge ancora) e non sono quindi i grandi produttori, perché questi non hanno bisogno di andare a raccogliere queste briciole.

Proprio per aiutare una maggiore produzione, e soprattutto quelle iniziative le quali sono animate da molta buona volontà e che, pur avendo capacità tecnica ed artistica, non trovano quasi mai i fondi necessari, chiediamo che la Banca possa stanziare ulteriori fondi.

Ecco perché siamo favorevoli alla proposta dell’onorevole Giannini e non abbiamo la stessa preoccupazione dell’onorevole Fogagnolo.

BALDUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALDUZZI. L’onorevole Fogagnolo diceva poc’anzi che non poteva precisare l’ammontare attuale del fondo di dotazione. Sono in grado di chiarire che tale fondo è di lire 146.853.000.

In relazione a quanto ho esposto l’ultima volta che ebbi l’onore di parlare a questa Assemblea, comunico che, a mio parere, se l’emendamento dell’onorevole Giannini venisse accettato, l’industria cinematografica nazionale avrebbe tutto da guadagnare, in quanto la Sezione autonoma per il credito cinematografico avrebbe la possibilità di rinunciare ad ulteriori appoggi finanziari con conseguente risparmio di interessi passivi, così da poter assicurare alla gestione un utile maggiore.

Nell’interesse quindi dell’industria cinematografica, mi auguro che l’emendamento presentato dall’onorevole Giannini venga approvato, convinto che la Banca nazionale del lavoro continuerà ad amministrare il Fondo di dotazione con la stessa oculatezza fin qui dimostrata.

PRESIDENTE. Il Relatore ha facoltà di esprimere il parere della Commissione.

VERNOCCHI, Relatore. Desidero far notare che non è il Tesoro che sborsa queste somme; esse sono messe invece a disposizione per un terzo, dalla Banca del lavoro; per un terzo, dall’Istituto nazionale delle assicurazioni; per un terzo, dall’Istituto della previdenza sociale. Il Tesoro dà evidentemente la garanzia, ma non mette fuori neanche un soldo.

Occorre, quindi, fare i conti un po’ con questi Istituti per sapere se essi hanno la possibilità di fare erogazioni in tale misura. Bisogna tenere presente, infatti, che tali enti nel momento attuale sono notevolmente impegnati dal Governo per la ricostruzione nazionale, come costruzione di case, prestiti a municipi, ospedali, e così via. Avranno essi la possibilità di impegnare somme notevoli, come quelle indicate nella legge, a favore dell’industria cinematografica italiana?

Ecco il problema: né noi, come Assemblea, possiamo imporre a questi Istituti di diritto pubblico di impegnare i loro bilanci in tal maniera. Ora, io penso che, siccome i contributi che la Banca del lavoro erogherà equivarranno sempre a un terzo del costo del film, perché vi sono le case di noleggio che danno il minimo garantito, è evidente che il produttore quando inizia la sua produzione deve avere già a sua disposizione un minimo di capitale.

Se ci sono, invece, cooperative che sorgono tra artisti, registi, scenografi, doppiatori, operai, è evidente che noi dobbiamo aiutare in misura maggiore lo sforzo di queste cooperative; ma quando un signor produttore che ha già dei capitali, si presenta per avere una sovvenzione notevole dalla Banca del lavoro, allora bisogna esser cauti.

A me pare che siano sufficienti i 300 milioni previsti nella legge. Non mi sento di imporre a questi Istituti di diritto pubblico che sostengono già oneri notevoli, uno sforzo che non so se essi siano in grado di sopportare.

PRESIDENTE. L’onorevole Cappa ha facoltà di esprimere il suo parere.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Mi associo a quanto ha detto l’onorevole Relatore. La questione è stata oggetto di contestazione in Consiglio dei Ministri.

Non mi pare che nelle difficoltà attuali del Tesoro e anche bancarie, sia il caso di aumentare gli oneri che si riversano sullo Stato. Prego quindi il collega Giannini di ritirare il suo emendamento. Comunque a nome del Governo mi dichiaro decisamente contrario al suo emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole Giannini, ella insiste nel suo emendamento?

GIANNINI. Insisto, ma, tenendo conto dei rilievi del Relatore, e cioè che non si debba creare un fondo allo scopo di finanziare i grandi industriali, aggiungerei, all’emendamento che la Banca del lavoro debba sovvenzionare i produttori isolati e le cooperative cinematografiche.

BALDUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALDUZZI. Tenuto presente quanto il Relatore ha fatto rilevare, io, che pure mi ero espresso favorevolmente alla proposta dell’onorevole Giannini, dichiaro che voterò contro, perché trovo giusto quanto ha osservato il Relatore, cioè che l’ulteriore apporto di capitali va fatto, sentita la Banca nazionale del lavoro, nonché gli altri Enti partecipanti.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo si riserva di ritirare il disegno di legge qualora l’emendamento Giannini fosse approvato.

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Dopo la dichiarazione dell’onorevole Cappa, ritiro il mio emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il primo comma dell’articolo 11 nel testo della Commissione:

«La partecipazione del Tesoro dello Stato al fondo di dotazione della Sezione autonoma per il credito cinematografico della Banca nazionale del lavoro è aumentata di ulteriori 150 milioni di lire, da versarsi in tre rate annuali di lire 50 milioni ciascuna, a decorrere dall’esercizio finanziario 1946-47».

(È approvato).

Passiamo al secondo comma:

«La Banca nazionale del lavoro, l’Istituto nazionale della previdenza sociale e l’Istituto nazionale delle assicurazioni sono autorizzati ad aumentare, anche in deroga ai propri statuti, la quota di partecipazione al fondo di dotazione della Sezione autonoma per il credito cinematografico nella misura di 50 milioni per ciascuno, da versarsi in tre rate eguali annuali, a decorrere dallo stesso esercizio finanziario 1946-1947».

A questo comma gli onorevoli Giannini, Lagravinese Pasquale, Bencivenga, Russo Perez, Marinaro, Abozzi, Venditti, Presti, Cicerone e Corsini hanno presentato il seguente emendamento.

«Al secondo comma, alle parole: 50 milioni per ciascuno, sostituire le parole: 200 milioni per ciascuno».

Onorevole Giannini, lo mantiene?

GIANNINI. Lo ritiro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il secondo comma testé letto.

(È approvato).

Pongo in votazione il terzo comma:

«La Sezione autonoma per il credito cinematografico della Banca nazionale del lavoro è autorizzata a concedere mutui per l’impianto di sale cinematografiche per la proiezione di film a passo ridotto nelle località sprovviste di cinematografi».

(È approvato).

L’articolo 11 resta pertanto approvato nel testo della Commissione:

«La partecipazione del Tesoro dello Stato al fondo di dotazione della Sezione autonoma per il credito cinematografico della Banca nazionale del lavoro è aumentata di ulteriori 150 milioni di lire, da versarsi in tre rate annuali di lire 50 milioni ciascuna, a decorrere dall’esercizio finanziario 1946-1947.

«La Banca nazionale del lavoro, l’Istituto nazionale della previdenza sociale e l’Istituto nazionale delle assicurazioni sono autorizzati ad aumentare, anche in deroga ai propri statuti, la quota di partecipazione al fondo di dotazione della Sezione autonoma per il credito cinematografico nella misura di 50 milioni per ciascuno, da versarsi in tre rate eguali annuali, a decorrere dallo stesso esercizio finanziario 1946-1947.

«La sezione autonoma per il credito cinematografico della Banca nazionale del lavoro è autorizzata a concedere mutui per l’impianto di sale cinematografiche per la proiezione di film a passo ridotto nelle località sprovviste di cinematografi».

Passiamo all’articolo 12:

«Per l’esame dei problemi di carattere generale interessanti la cinematografia è istituita presso l’Ufficio centrale per la cinematografia una Commissione consultiva nominata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, e composta:

1°) dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, presidente;

2°) dal capo dell’Ufficio centrale per la cinematografia;

3°) da tre rappresentanti degli industriali cinematografici designati dalle rispettive organizzazioni sindacali, uno per ciascuna delle seguenti categorie: produzione di film, noleggio, esercizio di sale cinematografiche;

4°) da tre rappresentanti dei lavoratori della cinematografia designati dalla relativa organizzazione sindacale.

«Un impiegato di gruppo A di grado non inferiore al IX eserciterà le funzioni di segretario».

L’onorevole Fogagnolo ha proposto di sopprimerlo.

Chiedo se vi insiste.

FOGAGNOLO. Non vi insisto.

PRESIDENTE. L’onorevole Proia ha proposto di aggiungere il seguente numero 5°:

«5°) da un rappresentante del Ministero del commercio con l’estero».

Chiedo se vi insiste.

PROIA. Vi insisto. Ho già illustrato le ragioni del mio emendamento: è per evitare che il rappresentante del Ministero del commercio con l’estero faccia parte del Comitato di cui all’articolo 13.

GIANNINI. L’aggiunta mi sembra inutile.

FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FOGAGNOLO. Noi votiamo a favore dell’emendamento Proia, perché in questa Commissione consultiva, di cui vengono specificati i compiti, trovo giusto che un rappresentante del Ministero del commercio con l’estero faccia sentire la sua voce, poiché è quel Dicastero che deve sorvegliare l’importazione dei film.

PRESIDENTE. Prego l’onorevole Relatore di esprimere il suo parere.

VERNOCCHI, Relatore. Sono favorevole all’emendamento Proia perché effettivamente è stato commesso un errore. Le parole «rappresentante del Ministero del commercio con l’estero» sono state inserite all’articolo 13. Invece il rappresentante di quel Ministero, doveva essere compreso nella Commissione consultiva di cui all’articolo 12.

PRESIDENTE. Chiedo il parere del Governo.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il rilievo dell’onorevole Relatore è esattissimo; quindi il Governo accetta l’emendamento aggiuntivo dell’onorevole Proia. Vuol dire che dall’articolo 13 stralceremo le parole: «da un rappresentante del Ministero del commercio con l’estero».

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento aggiuntivo dell’onorevole Proia.

(È approvato).

Pongo in votazione l’articolo 12 così modificato:

«Per l’esame dei problemi di carattere generale interessanti la cinematografia è istituita presso l’Ufficio centrale per la cinematografia una Commissione consultiva nominata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, e composta:

1°) dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, presidente;

2°) dal capo dell’Ufficio centrale per la cinematografia;

3°) da tre rappresentanti degli industriali cinematografici designati dalle rispettive organizzazioni sindacali, uno per ciascuna delle seguenti categorie: produzione di film, noleggio, esercizio di sale cinematografiche;

4°) da tre rappresentanti dei lavoratori della cinematografia designati dalla relativa organizzazione sindacale;

5°) da un rappresentante del Ministero del commercio con l’estero.

«Un impiegato di gruppo A di grado non inferiore al IX eserciterà le funzioni di segretario».

(È approvato).

Passiamo all’articolo 13:

«Ai fini dell’applicazione delle disposizioni contenute nei precedenti articoli 4, 5 e 7 è istituito un Comitato tecnico nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, e composto:

1°) dal capo dell’Ufficio centrale per la cinematografia, presidente;

2°) da un rappresentante del Ministero delle finanze e del tesoro;

3°) da un rappresentante del Ministero della pubblica istruzione;

4°) da un rappresentante del Ministero del commercio con l’estero;

5°) da un rappresentante dei lavoratori del cinema designato dalla relativa organizzazione sindacale;

6°) da un rappresentante degli industriali cinematografici designato dall’organizzazione sindacale dei produttori di film».

A questo articolo sono stati presentati vari emendamenti. Il primo è quello dell’onorevole Fogagnolo, già svolto:

«Sostituirlo col seguente:

«La Commissione di cui all’articolo precedente sarà composta:

1°) da un rappresentante del Ministero della pubblica istruzione (Belle arti);

2°) da un rappresentante dei lavoratori del cinema;

3°) da un rappresentante dei noleggiatori di pellicole;

4°) da un rappresentante degli industriali cinematografici;

5°) da un rappresentante del Ministero dell’industria e commercio».

Chiedo all’onorevole Fogagnolo se vi insiste.

FOGAGNOLO. Non vi insisto.

PRESIDENTE. Seguono i seguenti altri emendamenti già svolti:

«Sostituire gli attuali numeri 4°, 5° e 6° con i seguenti:

4°) da due rappresentanti dei lavoratori del cinema, designati dalla relativa organizzazione sindacale;

5°) da due rappresentanti degli industriali cinematografici designati dall’organizzazione sindacale dei produttori film;

6°) da un rappresentante dei gestori di sale cinematografiche designato dalla relativa associazione sindacale».

Proia.

«Al numero 5°, alle parole: da un rappresentante dei lavoratori del cinema, sostituire le parole: da due rappresentanti dei lavoratori del cinema».

«Al numero 6°, alle parole: da un rappresentante degli industriali cinematografici, sostituire: da due rappresentanti degli industriali cinematografici».

«Aggiungere il seguente numero 7°:

7°) da un rappresentante dei gestori di sale cinematografiche designato dalla relativa associazione sindacale».

Giannini, Maffioli, Russo Perez, Coppa, Rodinò Mario, Mazza, Puoti, Leone Giovanni, Sampietro, Proia.

Prego l’onorevole Relatore di esprimere il suo parere.

VERNOCCHI, Relatore. Aderisco a questi emendamenti nella loro sostanza, salvo coordinamento.

PRESIDENTE. Prego il Governo di esprimere ili suo parere.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non vedo la ragione di creare una Commissione tanto pletorica: la categoria dei lavoratori del cinema è già rappresentata, e non vedo perché invece di un rappresentante se ne debbano mettere due. Ciò significherebbe gonfiare inutilmente il numero dei commissari, con i relativi inconvenienti, non escluso il maggior esborso per medaglie di presenza.

VERNOCCHI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERNOCCHI, Relatore. Osservo che è opportuno che la Commissione non sia troppo limitata e troppo ristretta. Onorevole Sottosegretario, la ragione è di carattere essenzialmente morale. Se una Commissione, di questo genere è composta di poche persone si lascia adito al sospetto nei confronti di coloro che, facendone parte, sono incaricati di stabilire cose delicatissime, cioè le qualità artistiche, in base alle quali viene assegnato il premio del 6 per cento. Occorre che non possa mai sorgere alcun sospetto su questa Commissione. Io penso che se la Commissione sarà numerosa, sarà più difficile che su di essa possa esercitare la sua triste influenza quella corruzione che, purtroppo, nel mondo cinematografico esiste in modo particolare.

Mi sembra, poi, che nella Commissione figurino troppi rappresentanti di Ministeri tecnici. Occorrono invece elementi qualificati in quelle speciali capacità che, un direttore generale di un Ministero pur con tutti i suoi meriti di cultura, difficilmente potrà avere. In questa materia è necessaria una competenza specifica, non solo artistica, ma particolarmente sulla realizzazione tecnica dei film. Ecco perché è bene che sia composta di meno rappresentanti dei Ministeri, ma di più rappresentanti di lavoratori e di tecnici del cinema.

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Signor Presidente, questo emendamento Proia, che in sostanza è anche mio perché io dico la stessa cosa, ha un’altra ragione, oltre quella accennata dall’onorevole Vernocchi, per chiedere che siano due i rappresentanti dei lavoratori del cinema. E la ragione è che i lavoratori del cinema si dividono in una categoria di tecnici e in una categoria di operai. Ci sono dei registi, dei fonici, dei lavoratori del cinema i quali hanno una funzione propria, direttiva, creativa nel film: i montatori, per esempio. Hanno cioè una funzione che si affianca a quella dell’autore, ed è giusto che due rappresentanti dei lavoratori stiano a difendere la produzione.

Non voglio lanciare alcun sospetto sul Comitato, ma in questo Comitato è molto facile al grande produttore aver sempre ragione. Noi vogliamo un maggior numero di rappresentanti dell’elemento direttivo cinematografico appunto per garantirci da eventuali sopraffazioni del grande industriale cinematografico, che finisce sempre per vincere la sua battaglia. Ecco le ragioni per cui aderisco, in sostanza, all’emendamento Proia, ritirando il mio.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Previdenza del Consiglio dei Ministri. Penso che la mia opposizione possa non aver esito; ma dichiaro ugualmente che sono contrario a questo emendamento. Faccio osservare che l’asserita pletorica rappresentanza dei Ministeri non sussiste, in quanto si tratta solo di quattro rappresentanti: uno dell’Ufficio centrale della cinematografia, particolarmente competente; uno delle Finanze e del Tesoro, il Ministero cioè che eroga i fondi; uno del Ministero della pubblica istruzione, che si dovrebbe ritenere particolarmente competente, e il rappresentante del Ministero del commercio con l’estero che dovrà essere tolto, in quanto è stato incluso nella Commissione prevista dall’articolo 12. Quindi i rappresentanti del Governo restano appena tre. Nel testo del disegno di legge vi è poi un rappresentante dei lavoratori del cinema designato dalle organizzazioni sindacali e un rappresentante degli industriali cinematografici, anch’esso designato. Quindi, rappresentanti della produzione, lavoratori e industriali, in questo Comitato ve ne sono; e possono dire la loro parola e far valere le loro ragioni. Ma è giusto che il giudizio decisivo sulla produzione non sia dato da coloro che questa produzione hanno effettuato, ma dallo Stato che deve pagare i premi. Con questo emendamento non solo si gonfierebbe il Comitato secondo l’andazzo vigente, che è veramente deplorevole, ma la maggioranza – e quindi il giudizio definitivo – sarebbe di coloro che hanno effettuato la produzione e devono ricevere il contributo in denaro. Mi pare non sia una procedura retta, e quindi mi attengo al testo della Commissione e invoco che l’Assemblea giudichi con serenità e serietà. Non possiamo dare a coloro che devono essere giudicati, il diritto di giudicare la loro opera. Che facciano valere le loro ragioni è giusto, ma che siano essi a stabilire i premi non mi pare opportuno.

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Desidererei un chiarimento dall’onorevole Cappa in merito alla portata del numero 6°): «da un rappresentante degli industriali cinematografici designato dall’organizzazione sindacale dei produttori di film».

A mio parere vi è esclusione assoluta degli esercenti.

Nell’emendamento Proia-Giannini è fatta menzione di due rappresentanti dei lavoratori del film al solo scopo di elevare anche il numero dei rappresentanti degli industriali per far posto anche al rappresentante della categoria degli esercenti.

Domando all’onorevole Cappa se gli sembra equo che di un Comitato che deve decidere la proiezione coattiva di un film, non facciano parte gli esercenti che devono proiettare questo film. Quindi non mi sembra che il nostro emendamento sia eccessivo.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La proposta Giannini raddoppia però il numero dei rappresentanti dei lavoratori.

GIANNINI. Li raddoppia per una sola ragione: perché raddoppiamo il numero dei rappresentanti degli industriali.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. A questo mi sono opposto.

GIANNINI. Se noi portiamo nel Comitato, come è giusto, un rappresentante degli esercenti, allora noi contro due industriali abbiamo soltanto un operaio.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Soppresso il n. 4°) relativo al rappresentante del Ministero del commercio con l’estero, che è stato incluso nell’articolo 12, propongo di lasciare un rappresentante dei lavoratori cinematografici, un rappresentante degli industriali e, accettando, il n. 6°) dell’emendamento Proia, un rappresentante dei gestori di sale cinematografiche.

FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FOGAGNOLO. Ritengo che bisognerebbe considerare i due emendamenti successivi. Noi stiamo correndo il rischio di attribuire il giudizio sui film nazionali, anche ai fini del premio del 6 per cento, ad un Comitato, dal quale si escludono le persone più competenti, e, particolarmente i rappresentanti dei critici cinematografici.

È giusto quello che ha detto l’onorevole Cappa: il rappresentante del Ministero delle finanze ci vuole, perché è quello che paga. Ma sarà competente a giudicare se il film merita o no il premio?

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si supponi che il Ministro delle finanze designerà un competente.

FOGAGNOLO. Questo funzionario dovrebbe avere un determinato senso artistico.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non è detto «un funzionario» ma «un rappresentante».

FOGAGNOLO. Ad ogni modo c’è l’emendamento Fuschini, che propone di includere un rappresentante della categoria dei critici cinematografici.

PRESIDENTE. È un’altra questione che considereremo a parte.

CORBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORBI. Sono d’accordo circa la soppressione del rappresentante del Ministero del commercio con l’estero. Però, per quanto riguarda la partecipazione dei lavoratori e degli industriali in questo Comitato tecnico, dobbiamo fare osservare che potremo accettare le proposte del Governo, ma non potremo votare a favore di quegli emendamenti che tendono a spostare le proporzioni.

L’onorevole Cappa ha proposto: un rappresentante per i lavoratori, uno per gli industriali, uno per gli esercenti.

Non siamo d’accordo sulla inclusione di un rappresentante degli esercenti in questo Comitato, perché costoro hanno una funzione puramente speculativa e non una vera e propria funzione produttiva.

Ad ogni modo, se si ritiene necessario far partecipare anche questa categoria, noi saremmo favorevoli a questa proporzione: due rappresentanti dei lavoratori (intendendo un operaio ed un tecnico), uno degli industriali produttori, uno degli esercenti sale cinematografiche.

PRESIDENTE. In sostanza l’onorevole Corbi aderirebbe alla proposta dell’onorevole Cappa, elevando a due il numero dei rappresentanti dei lavoratori.

CORBI. Esattamente.

MALAGUGINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAGUGINI. Poiché la preoccupazione espressa dall’onorevole Cappa mi pare che meriti di essere presa in considerazione, si potrebbe ovviare all’inconveniente da lui lamentato – e cioè che secondo la proposta degli onorevoli Giannini e Proia si darebbe alle rappresentanze interessate, industriali, gestori, operai e tecnici, una preponderanza nei riguardi delle rappresentanze ministeriali – aumentando la rappresentanza ministeriale. Siccome il Ministero più direttamente interessato dal punto di vista finanziario è quello delle finanze, si potrebbero dare due rappresentanti al Ministero delle finanze, oppure aumentare a due i rappresentanti del Ministero della pubblica istruzione.

Rimarrà poi l’inconveniente del numero pari al quale bisognerà trovare il modo di ovviare.

PRESIDENTE. Onorevole Cappa, quale è il suo parere sulla proposta dell’onorevole Malagugini?

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Accettando la proposta dell’onorevole Malagugini si verrebbe a fare un Comitato pletorico. Si tratta di un Comitato che deve visionare i film e deve quindi impiegare intere giornate tenendo impegnata molta gente.

Io vorrei evitare questo inconveniente.

MALAGUGINI. La mia proposta tendeva anche a venire incontro ad una preoccupazione dell’onorevole Cappa il quale non fa mistero di avere tanta gente da mettere a posto per smobilitare l’ex Ministero delia cultura popolare.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’onorevole Giannini insiste sul rappresentante delle sale cinematografiche? Lo chiedo in quanto ove non vi insistesse si potrebbe lasciare benissimo il testo della Commissione solo sopprimendo il rappresentante dei Ministero del commercio estero.

GIANNINI. Chiedo di parlare?

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Posso non insistere sul rappresentante delle sale cinematografiche; devo insistere però sull’inclusione di un rappresentante tecnico della cinematografia.

In questa Commissione può essere condannato a morte il film prodotto da un produttore isolato. Che ne so io se tutti si mettono d’accordo contro un film prodotto da una cooperativa, anche se buono?

La ragione per cui abbiamo chiesto l’inclusione di un rappresentante delle categorie degli operai e dei tecnici è precisamente questa: difendere il produttore isolato, perché questa è la nostra unica preoccupazione.

Degli esercenti se ne può fare a meno, ma insistiamo che siano rappresentati i produttori isolati, da un secondo rappresentante dei lavoratori del film, per controbilanciare l’eccesiva influenza degli elementi industriali e non tecnici.

In base all’articolo 13 si può decidere la morte civile di un film. Questi sono episodi avvenuti varie volte, anche per errore.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. E avverranno sempre.

SILES. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILES. Io chiedo che sia addirittura abolito questo premio, perché se un film riesce, l’utile verrà dal successo stesso. (Commenti Rumori).

PRESIDENTE. Non è questo l’argomento in discussione, onorevole Siles.

SILES. Comunque, penso che il Governo debba avere la maggioranza in questa Commissione.

PRESIDENTE. Dalle varie proposte fatte ritengo che si possa riassumere la situazione in questi termini: aumentare di uno la rappresentanza dei lavoratori; portare a due i rappresentanti degli industriali, di cui un produttore e un gestore.

Siccome queste modificazioni porterebbero uno squilibrio nei confronti dei rappresentanti dei Ministeri interessati (Presidenza del Consiglio dei Ministri, finanze e tesoro e pubblica istruzione) l’onorevole Malagugini proporrebbe che i rappresentanti del Governo fossero elevati da tre a quattro.

Si avrebbe, così, un Comitato composto di otto membri: vi sarebbe, quindi, la parità.

A questo proposito richiamo l’attenzione dell’Assemblea sui seguenti altri due emendamenti:

«Aggiungere il seguente n. 7:

7°) da un rappresentante della categoria dei critici cinematografici della stampa quotidiana designato dalla Federazione italiana della stampa».

Fuschini.

«Aggiungere il seguente n. 7:

7°) da due rappresentanti dei critici cinematografici della stampa quotidiana designati mediante elezione dalla Federazione italiana della stampa».

Nobile.

FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FOGAGNOLO. Elevando a quattro i rappresentanti dei Ministeri, il numero dispari dei componenti la Commissione è assicurato dal presidente, di cui al n. 1°) dell’articolo 13, che è il capo dell’Ufficio centrale della cinematografia.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Desidero sentire l’ultimo avviso del collega Vernocchi. Per quel che riguarda il numero pari, la questione si potrebbe risolvere dando al Presidente il voto prevalente; ma qui, oltre a questo problema, c’è quello imposto dagli altri emendamenti e potremmo tornare indietro e modificare il testo. Inoltre mi sembra che qui si voglia fare una Commissione troppo grande: c’è un rappresentante della categoria dei critici…

Una voce. E gli spettatori?

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. e gli spettatori avrebbero pure diritto a dire la loro parola! (Si ride). L’onorevole Nobile vuole addirittura due rappresentanti dei critici: così facciamo addirittura un parlamento e la Commissione non potrà funzionare. Vorrei che gli onorevoli colleghi tenessero conto di queste difficoltà. Dopo di che potremo accettare la proposta di ammettere due rappresentanti dei lavoratori del cinema. Ma raggiunto questo, saremo da capo perché uno, due rappresentanti dei critici cinematografici, e magari un rappresentante del pubblico fanno sì che il Governo non ha più la maggioranza che deve avere, perché il Governo deve avere la possibilità di governare e cioè di decidere.

Bisognerebbe che formulassimo un articolo, concordandolo, che tenesse conto di queste considerazioni.

NOBILE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NOBILE. Non vedo alcuna ragione perché facciano parte del Comitato tanti rappresentanti di Ministeri. Particolarmente mi domando che cosa vi stiano a fare i rappresentanti dei Ministeri delle finanze e del tesoro, i quali se dovranno esercitare il loro controllo tecnico lo faranno direttamente a mezzo dei propri uffici. Ma una rappresentanza di questi Ministeri in un Comitato che, secondo me, dovrebbe avere carattere esclusivamente tecnico e sindacale, dovendo fra l’altro giudicare delle qualità artistiche dei film, mi sembra veramente superfluo.

Mi sembra, invece utile, anzi necessaria, la presenza di un rappresentante del Ministero della pubblica istruzione, mentre trovo che sia fuor di posto far intervenire nel Comitato anche un rappresentante del Ministero del commercio con l’estero.

Ritengo poi (e certamente sarà d’accordo con me anche l’onorevole Fuschini, assente) che i critici qui abbiano una funzione importante, anzi essenziale, trattandosi di giudicare se un film abbia o pure no valore artistico. Chi è che può dare questo giudizio? Gli spettatori senza dubbio, ma non è facile interpellarli. Bisogna, quindi, rimettersi ai critici cinematografici, dei quali ve ne sono di valentissimi. Ho proposto che essi siano designati dalla Federazione della Stampa mediante elezione. Ma qui preciso, a modificazione del mio emendamento, che la designazione dovrebbe essere fatta annualmente. A differenza dell’onorevole Fuschini, che si contenta di un sol critico, mi è sembrato opportuno che essi siano almeno due. L’esperienza quotidiana ci insegna che i giudizi dei critici cinematografici spesso non concordano; il giudizio di due dà perciò più affidamento di quello di uno solo.

Concludo affermando che in un Comitato che deve giudicare del valore artistico dei film, la presenza di critici cinematografici è assolutamente indispensabile.

PRESIDENTE. Al punto in cui è giunta la discussione penso che le proposte possano così riassumersi:

1°) che sia portato a quattro il numero dei rappresentanti dei Ministeri;

2°) che sia portato a due il numero dei rappresentanti dei lavoratori;

3°) che sia portato a due il numero dei rappresentanti, per intenderci, dei datori di lavoro, di cui uno rappresentante degli industriali e l’altro rappresentante dei gestori di sale.

Circa la questione relativa al numero pari dei componenti il Comitato si è fatto rilevare che poiché il Capo dell’ufficio centrale per la cinematografia, previsto nello stesso articolo 13, è presidente, potrebbe determinare col suo voto la decisione.

Ora, lasciando impregiudicati gli emendamenti aggiuntivi degli onorevoli Fuschini e Nobile, si potrebbe passare alla votazione delle proposte.

MACRELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MACRELLI. L’onorevole Presidente ha accennato a quattro rappresentanti dei Ministeri. Di questi noi intendiamo che due rappresentanti siano designati dal Ministero della pubblica istruzione.

PRESIDENTE. Quale è il parere del Governo?

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Io avrei preferito di attribuirne due al Ministero delle finanze e del tesoro. Comunque non intendo andare contro la proposta dell’onorevole Macrelli.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prima parte dell’articolo 13:

«Ai fini dell’applicazione delle disposizioni contenute nei precedenti articoli 4, 5 e 7 è istituito un Comitato tecnico nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, e composto:

(È approvata).

Pongo in votazione il punto 1°):

«1°) dal capo dell’Ufficio centrale per la cinematografia, presidente»;

(È approvato).

Passiamo all’emendamento dell’onorevole Cappa di assegnare due rappresentanti al Ministero delle finanze e del tesoro, modificando in tal senso il punto 2°).

VERNOCCHI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERNOCCHI, Relatore. Sono contrario alla proposta, mentre sono favorevole alla designazione di due rappresentanti da parte del Ministero della pubblica istruzione.

PRESIDENTE. Chiedo all’onorevole Sottosegretario di Stato di esprimere il suo parere.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non insisto.

PRESIDENTE. Chiedo all’onorevole Malagugini se insiste nella sua proposta di elevare a quattro i rappresentanti dei Ministeri.

MALAGUGINI. Non vi insisto.

PRESIDENTE. Pongo allora in votazione il punto 2°) dell’articolo:

«2°) da un rappresentante del Ministero delle finanze e del tesoro».

(È approvato).

Pongo in votazione il punto 3°) che, con la modificazione che eleva da uno a due i rappresentanti del Ministero della pubblica istruzione proposta dall’onorevole Macrelli, risulta così formulato:

3°) da due rappresentanti del Ministero della pubblica istruzione;

(È approvato).

Avverto che il punto 4°), secondo quanto implicitamente ammesso in sede di discussione dell’articolo 12, va soppresso, in quanto il rappresentante del Ministero del commercio con l’estero è stato incluso nella Commissione prevista dallo stesso articolo 12. Se non vi sono osservazioni rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Al punto 5°), che diventa 4°), è stato proposto un emendamento sostituivo dagli onorevoli Proia e Giannini, cui ha aderito l’onorevole Corbi, e che è stato accettato dalla Commissione ma non dal Governo. L’emendamento è del seguente tenore:

«4°) da due rappresentanti dei lavoratori del cinema, designati dalla relativa organizzazione sindacale».

Lo pongo ai voti.

(È approvato).

Al punto 6°), che diventa 5°), v’è l’emendamento Proia-Giannini che eleva a due i rappresentanti degli industriali. Poiché i proponenti mi hanno comunicato che non vi insistono, pongo in votazione il testo del progetto:

«5°) da un rappresentante degli industriali cinematografici designato dall’organizzazione sindacale dei produttori di film».

(È approvato).

Segue ancora un emendamento degli onorevoli Giannini e Proia del seguente tenore:

«6°) da un rappresentante dei gestori di sale cinematografiche designato dalla relativa organizzazione sindacale».

Lo pongo ai voti.

(È approvato).

Segue l’emendamento già svolto dell’onorevole Nobile, di aggiungere il seguente punto 7°), che lo stesso proponente ha così modificato:

«7°) da due rappresentanti dei critici cinematografici della stampa quotidiana designati annualmente mediante elezione dalla Federazione italiana della stampa».

Vi sarebbe anche l’emendamento dell’onorevole Fuschini che si aggiunga il seguente punto 7°):

«7°) da un rappresentante della categoria dei critici cinematografici della stampa quotidiana designato dalla Federazione italiana della stampa».

Poiché l’onorevole Fuschini è assente, la sua proposta di emendamento s’intende decaduta.

FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FOGAGNOLO. Dichiaro di far mia la proposta dell’onorevole Fuschini, assente, e rinunzio a illustrarla.

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Sono contrario all’accoglimento di questi emendamenti, benché giornalista e critico cinematografico. Avevo deciso veramente di votare a favore degli emendamenti degli onorevoli Nobile e Fuschini; se non che i motivi dall’onorevole Nobile a favore esposti mi hanno fatto comprendere che l’inserimento dei rappresentanti della stampa nella Commissione dovrebbe dar luogo ad un esame artistico, il che costituisce un fondamentale errore. Io nego infatti a costoro la competenza di giudicare intorno all’arte di un film.

Posso, a mio disdoro – io che sono uno dei più vecchi, in questo campo – ricordare che mi rifiutai, a suo tempo, di fare la riduzione del film «Angeli senza paradiso», perché ritenevo che non avrebbe avuto alcun successo. Lo ebbe invece grandissimo: eppure io sono di quelli che, in fatto di critica cinematografica, sbagliano ben di rado. (Si ride).

Ho ragione, pertanto, di dire che quello che si propone è pericolosissimo, perché i critici appartengono ad una scuola e non c’è nessuno più settario di quelli che appartengono ad una scuola. Ma, a parte ciò, questo Comitato tecnico non deve dare un giudizio artistico, ma deve dare un giudizio sull’efficienza tecnica del film. In che cosa consiste questo giudizio? In primo luogo, nell’accertare se, ammesso che questo film abbia avuto, poniamo, un finanziamento di trenta, quaranta, cinquanta milioni, questi sono stati veramente spesi: e questo è il primo punto. Il secondo è di vedere se il film risponda o meno a quei requisiti elementari che ne garantiscano la dignità artistica.

Ma non può un Comitato sottrarre al pubblico il giudizio in materia artistica. Vi sono stati, a questo riguardo, degli errori storici formidabili nella cinematografia; citerò soltanto l’errore di Pirandello, il quale ebbe a dichiarare che la cinematografia parlata non avrebbe potuto avere mai fortuna. V’è stata, prima che i tedeschi e gli anglo-americani arrivassero a Roma, la fissazione del grande teatro di posa, senza del quale non si sarebbe mai potuti arrivare a fare un film e si sarebbe bocciato un film fatto tutto di esterni o fatto di interni, i quali poi hanno invece avuto un grande successo.

Noi non possiamo affidarci al criterio necessariamente settario di giornalisti i quali, per seguire una scuola, possono influire sul giudizio definitivo di un film, perché noi di questo Comitato, che è tecnico e che deve rimanere tecnico, non dobbiamo fare un tribunale estetico, un tribunale artistico, soprattutto perché questo tribunale noi lo respingiamo non solamente per l’arte del cinematografo, ma per tutte le arti.

NOBILE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NOBILE. Mi rendo conto delle preoccupazioni manifestate dall’onorevole Giannini. Tuttavia l’articolo 7, che abbiamo approvato, stabilisce che il Comitato tecnico di cui si parla deve accertare se i film presentati abbiano oppure no i requisiti minimi di idoneità artistica. Chi è che giudica di questa idoneità? Certamente deve essere un intenditore di cinematografia, anzi di critica cinematografica. Tale non mi pare possa ritenersi il rappresentante delle Finanze. Se si stabilisse che il Ministero della pubblica istruzione debba scegliere i propri rappresentanti tra persone esperte di cinematografia, non avrei difficoltà a ritirare l’emendamento; ma se questa precisazione non si farà, lo manterrò; o tutto al più, in via subordinata, accederò all’emendamento Fuschini, aggiungendovi solo che l’unico rappresentante dei critici, di cui egli parla, debba essere annualmente designato mediante elezione dalla Federazione della Stampa.

FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FOGAGNOLO. Ritengo che debba essere approvato l’emendamento, perché si tratta non solo di stabilire quel famoso sei per cento di premio ai film più meritevoli, ma anche di stabilire le esclusioni, in base all’articolo 7, già approvato, che dice: «L’Ufficio centrale per la cinematografia, sentito il parere del Comitato tecnico di cui al seguente articolo 13, escluderà dal beneficio di cui al presente articolo i film sforniti dei requisiti minimi di idoneità tecnica, artistica e commerciale».

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Per abbreviare la discussione, accetto l’emendamento Fuschini, al quale si è associato l’onorevole Nobile, a condizione che il parere del critico cinematografico sia di carattere consultivo.

NOBILE. Accetto.

FOGAGNOLO. Sono d’accordo.

PRESIDENTE. Quale è il parere del Relatore?

VERNOCCHI, Relatore. Sono d’accordo.

PRESIDENTE. E del Governo?

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo concorda.

MEDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MEDA. Chiedo che si voti per divisione, lasciando ad una seconda votazione la questione del voto consultivo.

PRESIDENTE. L’emendamento Fuschini, fatto proprio dall’onorevole Fogagnolo, al quale ha aderito l’onorevole Nobile ritirando il suo, accettato dalla Commissione e dal Governo, dovrebbe essere del seguente tenore:

«7°) da un rappresentante della categoria dei critici cinematografici della stampa quotidiana designato annualmente mediante elezione dalla Federazione italiana della stampa, con voto consultivo».

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Toglierei le parole «della stampa quotidiana», perché vi sono ottimi critici che non appartengono alla stampa quotidiana. Direi pertanto: «Da un rappresentante della categoria dei critici cinematografici designato annualmente dalla Federazione italiana della stampa con voto consultivo».

NOBILE. In luogo di: «designato», direi: «eletto».

VERNOCCHI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERNOCCHI, Relatore. Osservo che il Comitato direttivo della Federazione della stampa non può eleggere, ma soltanto designare il proprio rappresentante.

NOBILE. Non insisto. Accetto però la proposta dell’onorevole Giannini di togliere le parole «della stampa quotidiana».

PRESIDENTE. Chiedo al Relatore e al Governo se accettano la proposta Giannini.

VERNOCCHI, Relatore. Accetto.

CAPPA, Sottosegretario di Stato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Accetto anch’io.

PRESIDENTE. La formula sarebbe, in sostanza, la seguente:

«7°) da un rappresentante, con voto consultivo, della categoria dei critici cinematografici designato annualmente dalla Federazione italiana della stampa».

Si potrebbe anche, senza turbare l’euritmia dell’articolo, esprimere a parte, il concetto del voto consultivo, dicendo:

«7°) da un rappresentante della categoria dei critici cinematografici designato annualmente dalla Federazione italiana della stampa.

«Quest’ultimo avrà voto consultivo».

TONELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TONELLO. Ritengo che conferire il voto semplicemente consultivo al rappresentante della stampa significa attribuire maggiore importanza a questo voto, in quanto il rappresentante della stampa ha una responsabilità maggiore, che può essere tenuta in conto dagli altri componenti del Comitato.

Il critico resti libero nel suo voto e vedrete che darà un giudizio, secondo me, molto più sereno. Avremo così una specie di controllo interno nel Comitato.

NOBILE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NOBILE. Mi associo alle considerazioni dell’onorevole Tonello.

PREZIOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PREZIOSI. Non riesco a spiegarmi il ragionamento dell’onorevole Tonello, il quale afferma che il rappresentante della stampa deve avere voto consultivo. In effetti, vi è un Comitato composto di vari rappresentanti, ognuno dei quali, oserei dire, ha un interesse da affermare in senso buono. È indubbio, però, che ognuno dei rappresentanti deve affermare un certo punto di vista che, naturalmente, sarà dibattuto. È pertanto necessario che il rappresentante della stampa abbia voto deliberativo e non consultivo poiché, nel contrasto degli interessi, il rappresentante della stampa è forse l’unica voce libera e disinteressata. È proprio il rappresentante di quella larga corrente di opinione pubblica che viene a sostenere un certo punto di vista che deve essere affermato. Per questa ragione, a me pare che il rappresentante della stampa debba senz’altro avere voto deliberativo.

PRESIDENTE. Dobbiamo ora passare alla votazione dell’emendamento aggiuntivo che risulta del seguente tenore:

«7°) da un rappresentante della categoria dei critici cinematografici, designato annualmente dalla Federazione italiana della stampa.

«Quest’ultimo ha voto consultivo».

VERNOCCHI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERNOCCHI, Relatore. L’aggiunta «con voto consultivo», il cui fine io comprendo, non può essere votata da me per una ragione di carattere personale, che impegna me esclusivamente. Io sono il Presidente della Commissione unica nazionale per la tenuta dell’albo dei giornalisti e sono componente del Consiglio nazionale della Federazione della stampa. Non posso limitare la funzione dei giornalisti alla semplice consultazione. Voterò, quindi, contro.

MACRELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MACRELLI. Dichiaro che voterò contro l’inciso «con voto consultivo». Ritengo che il rappresentante della stampa abbia, invece, il diritto di intervenire con voto deliberativo e il dovere di assumere quindi una responsabilità insieme ai rappresentanti delle varie organizzazioni o dei vari enti indicati all’articolo 13. Penso che il rappresentante vero, qualificato, per emettere un voto in materia sarebbe il rappresentante del pubblico italiano, di quello che paga, che va al cinema, di quello che sopporta i buoni e i cattivi film e che sovvenziona a mezzo dello Stato. Purtroppo però il pubblico non è rappresentato in queste Commissioni, ed allora, almeno attraverso i rappresentanti della stampa, si sappia che c’è qualcuno che porta la voce del gran pubblico italiano. Quindi io ritengo che il rappresentante dei critici debba avere non voto consultivo ma un voto deliberativo.

MEDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MEDA. Ho proposto la votazione per divisione, in quanto ritengo che il rappresentante dei giornalisti debba essere parificata agli altri rappresentanti.

E dichiaro che voterò contro la proposta del «voto consultivo», perché un’affermazione di questo genere sarebbe offensiva alla dignità professionale dei giornalisti.

GIANNINI. Protesto, non è vero.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prima parte dell’emendamento:

«7°) da un rappresentante della categoria dei critici cinematografici, designato annualmente dalla Federazione italiana della stampa».

(È approvata).

Passiamo alla seconda parte:

«Quest’ultimo ha voto consultivo».

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Non v’è nessuna offesa ai giornalisti nella proposta del voto consultivo, perché, come benissimo ha detto l’onorevole Tonello, il giornalista deve esprimere un giudizio sul film, sulla costruzione tecnica, sul contenuto artistico, sul soggetto, sulla sceneggiatura.

Dal momento in cui questo giornalista ha dato al Comitato il suo giudizio, egli è vincolato, non ha più la possibilità di poterlo correggere, perché la funzione del critico cinematografico, come quella del critico drammatico, non è la funzione del critico letterario o del critico d’arte, il quale legge da solo un romanzo ed esprime il suo parere.

Il critico drammatico o il critico cinematografico dà il suo giudizio influenzato dal pubblico (Interruzioni Commenti); ma sì, il pubblico completa lo spettacolo. L’opera d’arte rappresentativa, finché è scritta, è teoria. Difatti, noi leggiamo la produzione teatrale di Alessandro Manzoni, gloria italiana; leggendo, sentiamo che è cosa stupenda.

Ebbene, dieci volte si è messo in scena l’«Adelchi», dieci volte è caduto.

Di fronte all’opera d’arte, teatrale o cinematografica, finché è scritta e vista nell’intimità, nella prova, nella sala riservata ad un pubblico ristretto, il critico ha una funzione relativa, perché il suo giudizio è completamente personale. In questo caso non si differenzia affatto dal giudizio del rappresentante delle Belle arti o dell’operaio, dell’industriale, dell’esercente.

Il critico pronunzia un giudizio completo, sommando tutte le reazioni del pubblico, in mezzo al quale ha visto l’opera d’arte. Alle volte egli si pone contro la maggioranza di questo pubblico, qualora vi sia deviazione verso il cattivo gusto. Insomma, egli esprime il suo giudizio sull’opera rappresentata.

Il film passa a questo ufficio tecnico semplicemente per avere una consacrazione industriale.

ANDREOTTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREOTTI. Voterò a favore del «voto consultivo», pur non intendendo affatto recare offesa o scortesia ai colleghi critici cinematografici.

PROIA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PROIA. Mi associo alla dichiarazione dell’onorevole Andreotti.

NOBILE. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NOBILE. Voterò per il «voto consultivo», intendendo che con ciò in nessun modo si diminuisce il prestigio del rappresentante dei critici. Anzi il voto di questi, non confondendosi con quello degli altri, e rimanendo da essi isolato e distaccato, viene messo maggiormente in rilievo. E sarà ben difficile che, senza motivazioni serie, il Comitato non ne tenga il debito conto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la seconda parte dell’emendamento:

«Quest’ultimo ha voto consultivo».

(È approvata).

BUBBIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BUBBIO. Bisogna determinare la durata in carica di questo Comitato; quindi presento un emendamento del seguente tenore: «Il Comitato sarà rinnovato annualmente». Potrebbe essere rinnovato anche ogni biennio. Occorre comunque la fissazione di un termine, non potendosi supporre la durata della nomina a tempo indeterminato.

PRESIDENTE. Chiedo il parere del Relatore.

VERNOCCHI, Relatore. Sono d’accordo. La rinnovazione dovrebbe avvenire per lo meno ogni due anni.

TONELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TONELLO. Propongo che la rinnovazione abbia luogo ogni cinque anni.

BUBBIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BUBBIO. Mi associo al Relatore nel chiedere che il Comitato sia rinnovato ogni due anni.

PRESIDENTE. Onorevole Tonello, insiste nella sua proposta?

TONELLO. Non insisto.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. In seguito alle proposte approvate, il Comitato tecnico risulta di un numero pari di componenti, ossia di otto, a cui bisogna aggiungere il rappresentante dei critici, che ha soltanto voto consultivo. Bisogna, pertanto, aggiungere che in caso di parità di voto, avrà la prevalenza quello del Presidente.

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Mi associo alla proposta dell’onorevole Sottosegretario Cappa.

MOLINELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MOLINELLI. Propongo la seguente formula:

«Il Comitato tecnico decide a maggioranza di voti. In caso di parità prevale il voto del Presidente.

«Il Comitato dura in carica due anni».

PRESIDENTE. Chiedo al Relatore e al Governo se accettano questa formula.

VERNOCCHI, Relatore. La Commissione accetta la proposta.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. II Governo è d’accordo.

PRESIDENTE. La pongo in votazione.

(È approvata).

L’articolo 13 resta, pertanto, nel suo complesso, così approvato:

«Ai fini dell’applicazione delle disposizioni contenute nei precedenti articoli 4, 5 e 7, è istituito un Comitato tecnico nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, e composto:

1°) dal capo dell’ufficio centrale per la cinematografia, presidente;

2°) da un rappresentante del Ministero delle finanze e del tesoro;

3°) da due rappresentanti del Ministero della pubblica istruzione;

4°) da due rappresentanti dei lavoratori del cinema designati dalla relativa organizzazione sindacale;

5°) da un rappresentante degli industriali cinematografici designato dall’organizzazione sindacale dei produttori di film;

6°) da un rappresentante dei gestori di sale cinematografiche designato dalla relativa associazione sindacale;

7°) da un rappresentante della categoria dei critici cinematografici designato annualmente dalla Federazione italiana della stampa.

«Quest’ultimo ha voto consultivo.

«Il Comitato tecnico decide a maggioranza di voti. In caso di parità, prevale il voto del Presidente.

Il Comitato dura in carica due anni».

Passiamo all’articolo 14:

«Il nulla osta per la proiezione in pubblico dei film e per l’esportazione è concesso dall’Ufficio centrale per la cinematografia, previa revisione dei film stessi da parte di speciali Commissioni di primo e secondo grado, secondo le norme del regolamento annesso al regio decreto 24 settembre 1923, n. 3287.

«È in facoltà del produttore di sottoporre la sceneggiatura alla preventiva approvazione dell’ufficio centrale per la cinematografia.

«Le Commissioni di primo grado per la revisione cinematografica sono così composte:

  1. a) da un funzionario dell’Ufficio centrale per la cinematografia, presidente;
  2. b) da un magistrato dell’Ordine giudiziario;
  3. c) da un rappresentante del Ministero dell’interno.

«La Commissione di revisione cinematografica di secondo grado è composta:

  1. a) dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, o, per sua delega, dal capo dell’ufficio centrale per la cinematografia, presidente;
  2. b) da un magistrato dell’Ordine giudiziario;
  3. c) da un rappresentante del Ministero dell’interno.

«Le Commissioni suddette sono nominate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri».

Chiedo all’onorevole Fogagnolo, che ha proposto di sopprimere l’intero articolo, se vi insiste.

FOGAGNOLO. Non vi insisto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione i primi due commi, per i quali non sono stati presentati emendamenti:

«Il nulla osta per la proiezione in pubblico dei film e per l’esportazione è concesso dall’Ufficio centrale per la cinematografia, previa revisione dei film stessi da parte di speciali Commissioni di primo e secondo grado, secondo le norme del regolamento annesso al regio decreto 24 settembre 1923, n. 3287.

«È in facoltà del produttore di sottoporre la sceneggiatura alla preventiva approvazione dell’Ufficio centrale per la cinematografia».

(Sono approvati).

PRESIDENTE. Al terzo comma gli onorevoli Macrelli, Avanzini, Nasi, Bernini, Lussu, Sardiello, Cianca, Bocconi, Giua e Balduzzi hanno presentato il seguente emendamento:

«Alle parole: Le Commissioni di primo grado per la revisione cinematografica sono così composte, sostituire: La Commissione di primo grado per la revisione cinematografica è così composta».

MACRELLI. Dopo le spiegazioni date dal Relatore lo ritiro.

PRESIDENTE. L’onorevole Di Vittorio ha presentato il seguente emendamento:

«Dopo la lettera c) aggiungere:

  1. d) da un rappresentante dell’organizzazione sindacale dei lavoratori».

Non essendo presente, si intende che vi abbia rinunciato.

CORBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORBI. Faccio mio l’emendamento Di Vittorio, assente, ma poiché v’è un altro emendamento, proposto dagli onorevoli Macrelli, Avanzini ed altri, rinunzierei se il collega Macrelli accettasse,che al posto del rappresentante di associazioni culturali, che egli propone, venisse invece incluso il rappresentante dell’organizzazione sindacale dei lavoratori.

PROIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PROIA. Io debbo dire che, se l’Assemblea accetterà l’emendamento Di Vittorio, io proporrò che sia incluso anche un rappresentante degli industriali del cinema e dello spettacolo.

PRESIDENTE. L’emendamento presentato dagli onorevoli Macrelli, Avanzini, Nasi, Bernini, Lussu, Sardiello, Cianca, Bocconi, Giua e Balduzzi, cui ha fatto cenno l’onorevole Corbi, è del seguente tenore:

«Dopo la lettera c) del terzo comma, aggiungere le seguenti:

  1. d) da un rappresentante del Ministero della pubblica istruzione (Direzione delle Belle arti);
  2. e) da un rappresentante di associazioni culturali».

MACRELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MACRELLI. Ho sentito quanto ha detto l’onorevole Corbi. Avrei già per conto mio ritirato l’emendamento riguardante la lettera e), perché è difficile poter stabilire quali associazioni abbiano diritto ad una rappresentanza. Accetto, pertanto, la proposta dell’onorevole Corbi, nel senso di sostituire al rappresentante di associazioni culturali il rappresentante dell’organizzazione sindacale dei lavoratori.

GIANNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI. Debbo pregare, insistentemente, i presentatori di emendamenti all’articolo 14, di ritirarli, perché l’articolo 14 è perfetto così com’è formulato. I presentatori di emendamenti sono in errore, in quante credono che le Commissioni di censura debbano pronunciare un giudizio estetico. Ma questo giudizio estetico è stato già pronunciato dal Comitato tecnico, che ammette o no il film. (Approvazioni). È inutile ed assurdo che tali Commissioni si pronuncino in questo campo, perché esse devono esaminare il film soltanto alla stregua delle vigenti norme di polizia. Così noi aboliremo la terribile censura fascista che era estetica ed intellettuale, per cui si poteva proibire un film soltanto perché in esso si parlava di qualcosa di non gradito a qualcuno. Ricordo che in tal modo il grande film tedesco Metropolis fu proibito per ragioni estetiche, perché il tribunale della censura fascista ravvisò nel film idee che in Italia non dovevano circolare. Con lo stesso criterio fu proibito anche Rien de nouveau à l’ouest che era pure un gran film. Non dobbiamo ricadere in questi errori. Abbiamo già un Comitato tecnico con rappresentanti di tutte le categorie, degli esercenti, degli industriali, dei lavoratori e della stampa cinematografica.

Per queste ragioni la censura si deve limitare a fare la censura, affinché il film non passi sotto varî tribunali estetici, ciò che speravamo che fosse una buona volta finito. Quindi prego gli onorevoli colleghi di non insistere negli emendamenti, perché la formulazione del progetto è veramente perfetta.

PRESIDENTE. L’onorevole Relatore ha facoltà di esprimere il sito parere.

VERNOCCHI, Relatore. Io sono d’accordo con l’onorevole Giannini. Quando, in sede di Sottocommissione, abbiamo studiato quest’articolo 14 abbiamo dato un significato a queste Commissioni di censura esclusivamente ai fini di una legge di pubblica sicurezza e del Codice penale, e niente altro; non ai fini artistici.

PRESIDENTE. Quale è il parere del Governo?

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Osservo che le Commissioni per la revisione cinematografica hanno molto da lavorare. Accogliendo l’emendamento, aumenteremmo il numero dei loro componenti, rendendo più difficile il loro compito. Mi associo, pertanto, alle considerazioni dell’onorevole Giannini e dell’onorevole Relatore.

PRESIDENTE. Onorevole Macrelli, ella insiste nel suo emendamento?

MACRELLI. Mi permetto di osservare, per una questione di principio, che è strano come proprio dagli onorevoli Giannini e Vernocchi siano venute simili osservazioni. Dal banco del Relatore anzi è venuto un riferimento al Codice penale ed alla legge di pubblica sicurezza. È proprio perché si tratta di Codice penale e di legge di pubblica sicurezza che noi vogliamo delle garanzie sicure e precise, altrimenti potremmo mettere anche degli avvocati, che sono i più qualificati, mi pare, per decidere se vi sia una violazione di norme penali. Invece, si tratta di una norma superiore, starei per dire, anche a quella penale. Se dovessimo fare la storia dell’arte trascinata davanti al magistrato, potremmo parlare e discutere a lungo. Si è fatta della polemica, anche in questi giorni – questo non è tema di cui ci dobbiamo occupare oggi – ma voi avete sentito, se non erro, che proprio recentemente si sono sequestrati dei volumi che costituiscono una gloria per la letteratura italiana e per la letteratura straniera e tutto ciò in omaggio al Codice penale ed alla legge di pubblica sicurezza. Ora, si potrebbero ripetere gli stessi errori anche per i film. È proprio per questa ragione di principio che mantengo il mio emendamento.

GIANNINI. Non è esatto, è il tribunale estetico che ci fa proibire «Madame Bovary», la questura non fa che eseguire.

PROIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PROIA. Desidero ricordare che in caso di accettazione dell’emendamento Macrelli, con la inclusione di un rappresentante dell’organizzazione sindacale dei lavoratori, proporrò che sia incluso anche un rappresentante degli industriali cinematografici,

CIMENTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CIMENTI. Poiché questa Commissione ha una funzione soltanto di revisione, io mi domando: la funzione del rappresentante della classe operaia e del rappresentante della classe industriale quale sarebbe? Se mai, chi può avere interesse perché questi film non abbiano a creare uno scandalo, sono i genitori: è il padre ed è la madre di famiglia che debbono tutelare questo principio.

CORBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORBI. Insisto nella proposta, accettata dall’onorevole Macrelli, di includere nelle Commissioni di revisione un rappresentante dell’organizzazione sindacale dei lavoratori, in modo da stabilire un criterio di rappresentanza democratica, proprio là dove se ne avverte una necessità; e ciò sia in considerazione delle vicende passate, che recenti.

Non siamo, peraltro, contrari alla proposta, dell’onorevole Proia.

PRESIDENTE. Passiamo allora alla votazione dell’emendamento degli onorevoli Macrelli, Avanzini e altri, così modificato dopo le proposte degli onorevoli Corbi e Proia:

«Dopo la lettera c) del terzo comma, aggiungere le seguenti:

  1. d) da un rappresentante del Ministero della pubblica istruzione (Direzione delle Belle arti);
  2. e) da un rappresentante della organizzazione sindacale dei lavoratori;
  3. f) da un rappresentante della organizzazione degli industriali».

FOGAGNOLO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FOGAGNOLO. Dichiaro che voterò a favore, in quanto, se fosse respinto questo emendamento, potremmo correre il rischio che il Comitato tecnico fissi i premi e la Commissione di revisione possa trovare dei membri che respingono un film già premiato dal Comitato tecnico. Quindi ritengo doveroso ed indispensabile che questo emendamento sia approvato.

Noi dobbiamo avere, in seno alla Commissione di revisione, un rappresentante dei lavoratori e un rappresentante degli industriali, per evitare che questa Commissione possa, con un colpo di maggioranza, togliere il visto della censura ad un film che è stato già approvato dal Comitato tecnico.

VERNOCCHI, Relatore. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERNOCCHI, Relatore. Io credevo che l’amico Fogagnolo, dopo il suo ragionamento, sarebbe pervenuto precisamente alle conclusioni opposte, perché altrimenti noi, istituendo le Commissioni di censura cogli stessi elementi delle altre Commissioni, corriamo il rischio di ripetere il giudizio già dato dal Comitato previsto dall’articolo 13 e allora potremmo avere delle sorprese: potremmo avere, cioè, un giudizio modificatore od annullatore di quello espresso dalla sola Commissione competente che è quella istituita dall’articolo 13. Occorre invece limitare la Commissione a questi tre funzionari dello Stato che hanno un compito preciso molto chiaro che è solo di censura.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento al terzo comma testé letto.

(Non è approvato).

Pongo in votazione il terzo comma nel testo della Commissione:

«Le Commissioni di primo grado per la revisione cinematografica sono così composte:

  1. a) da un funzionario dell’Ufficio centrale per la cinematografia, presidente;
  2. b) da un magistrato dell’Ordine giudiziario;
  3. c) da un rappresentante del Ministero dell’interno».

(È approvato).

Passiamo al quarto comma:

«La Commissione di revisione cinematografica di secondo grado è composta:

  1. a) dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, o, per sua delega, dal capo dell’ufficio centrale per la cinematografia, presidente;
  2. b) da un magistrato dell’Ordine giudiziario;
  3. c) da un rappresentante del Ministero dell’interno».

Gli onorevoli Macrelli, Lussu, Bernini, Nasi, Bocconi, Avanzini, Balduzzi, Giua, Sardiello e Cianca hanno proposto il seguente emendamento:

«Dopo la lettera c) del quarto comma, aggiungere le seguenti:

  1. d) da un rappresentante del Ministero della pubblica istruzione (Direzione delle Belle arti);
  2. e) da un rappresentante di associazioni culturali».

Onorevole Macrelli, lo mantiene?

MACRELLI. Lo mantengo, avvertendo che al rappresentante di associazioni culturali deve sostituirsi il rappresentante dell’organizzazione sindacale dei lavoratori.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento così modificato.

(Non è approvato).

Pongo in votazione il quarto comma nel testo della Commissione.

(È approvato).

Pongo in votazione il quinto comma:

«Le Commissioni suddette sono nominate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri».

(È approvato).

L’articolo 14 risulta, pertanto, approvato nel testo della Commissione:

«Il nulla osta per la proiezione in pubblico dei film e per l’esportazione è concesso dall’ufficio centrale per la cinematografia, previa revisione dei film stessi da parte di speciali Commissioni di primo e secondo grado, secondo le norme del regolamento annesso al regio decreto 24 settembre 1923, n. 3287.

«È in facoltà del produttore di sottoporre la sceneggiatura alla preventiva approvazione dell’ufficio centrale per la cinematografia.

«Le Commissioni di primo grado per la revisione cinematografica sono così composte:

  1. a) da un funzionario dell’ufficio centrale per la cinematografia, presidente;
  2. b) da un magistrato dell’Ordine giudiziario;
  3. c) da un rappresentante del Ministero dell’interno.

«La Commissione di revisione cinematografica di secondo grado è composta:

  1. a) dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza dei Consiglio dei Ministri, o, per sua delega, dal capo dell’Ufficio centrale per la cinematografia, presidente;
  2. b) da un magistrato dell’Ordine giudiziario;
  3. e) da un rappresentante del Ministero dell’interno.

«Le Commissioni suddette sono nominate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Passiamo all’articolo 15:

«Il Ministro delle finanze e del tesoro è autorizzato ad apportare con propri decreti le variazioni di bilancio occorrenti per l’attuazione della presente legge».

Onorevole Fogagnolo, ella mantiene la proposta di sopprimerlo?

FOGAGNOLO. Rinunzio, come pure rinunzio alla proposta di soppressione degli articoli 16 e 17.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 15.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 16:

«Con successivo decreto saranno stabilite le norme relative al personale dell’Ufficio centrale per la cinematografia».

Lo pongo in votazione.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 17:

«Restano in vigore le norme del decreto legislativo luogotenenziale 5 ottobre 1945, n. 678, in quanto non contrastino con quelle contenute nella presente legge.

«Per l’attuazione di quanto previsto nell’articolo 6, comma secondo, del decreto legislativo luogotenenziale 5 ottobre 1945, n. 678, valgono le norme della presente legge».

Lo pongo in votazione.

(È approvato).

Gli onorevoli Malagugini, Corbi, Andreotti, Balduzzi, Giannini, Siles, Proia hanno proposto la seguente disposizione transitoria:

«Fino al 30 giugno 1948 i film nazionali di attualità continueranno ad avere il contributo pari al tre per cento dell’introito lordo degli spettacoli nei quali i film, suddetti saranno stati proiettati per un periodo di non oltre sei mesi dalla prima proiezione un pubblico, a norma del decreto legislativo luogotenenziale 5 ottobre 1945, n. 678.

SCALFARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFARO. Mi permetto di osservare che questa proposta è antigiuridica, perché non si può parlare di vacanza della legge, in quanto che la vacanza della legge deve essere identica per tutti gli articoli e non per uno solo. Ma non si può parlare nemmeno di norma transitoria, perché le norme transitorie sono fatte per una disposizione precedente, e vengono ad adeguarsi ad una situazione successiva secondo le disposizioni di legge. Non possiamo, modificando l’articolo 5, stabilire una percentuale del 3 percento. In sostanza l’Assemblea intende modificare la precedente disposizione, cioè abrogarla temporaneamente. La disposizione transitoria diventa in questo caso abrogazione, la quale è contraria al concetto stesso della disposizione transitoria.

PRESIDENTE. Onorevole Scalfaro, la disposizione transitoria proposta, a mio parere, non ha quel valore sostitutivo e quindi contraddittorio al quale ella si è richiamata, ma ha soltanto un valore di coordinamento per poter andare, senza fratture, all’applicazione dal vecchio al nuovo.

MALAGUGINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAGUGINI. Il quesito prospettato dall’onorevole Scalfaro risponde ad un dubbio che si è affacciato anche a me e per il quale ho fatto appello ai giuristi. Essi mi hanno tranquillizzato assicurandomi che la contraddizione non esiste e che Comunque è sanata dalla temporaneità della disposizione.

SCALFARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFARO. Io so quali sono le ragioni per cui tutti i settori si son fatti carico di poter arrivare ad una disposizione che cerchi d’impedire quello che è stato chiamato un errore. Ma non si può giungere ad un aggiustamento attraverso una formula, per me, antigiuridica. E credo che questo parere non sia solo il mio.

PRESIDENTE. L’Assemblea ha appreso le ragioni addotte dall’onorevole Scalfaro, che sono di ordine tecnico-giuridico, contro la disposizione transitoria. La deliberazione che l’Assemblea prende deve avere un contenuto di grande serietà. È stata detta ex adverso la ragione per la quale l’obiezione dell’onorevole Scalfaro può essere superata: cioè il carattere di temporaneità a cui risponde questa disposizione transitoria.

FOGAGNOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FOGAGNOLO. Credo che possiamo votare tranquillamente questa aggiunta, perché la disposizione non fa altro che ritardare fino al 30 giugno 1948 la legge che abbiamo approvata e mantiene in vigore transitoriamente la legge precedente fino al 30 giugno 1948.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la disposizione transitoria testé letta, che diventa articolo 18.

(Dopo prova, e controprova, è approvata).

L’onorevole Fogagnolo ha proposto il seguente articolo aggiuntivo:

«Con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sarà nominato un Comitato parlamentare cui sia affidato l’esame di tutto il problema cinematografico italiano, in relazione anche alle attività svolte da Enti cui sono legati interessi patrimoniali dello Stato. Detto Comitato presenterà all’Assemblea Costituente le sue proposte di un provvedimento legislativo dell’ordinamento dell’industria cinematografica nazionale».

Onorevole Fogagnolo, lo mantiene?

FOGAGNOLO. Lo ritiro.

MALAGUGINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAGUGINI. Richiamo l’attenzione dei colleghi, specialmente di quelli che se ne sono particolarmente occupati, su una incongruenza nella quale siamo incorsi. All’articolo 8 abbiamo detto: «Il programma di ciascun spettacolo dovrà comprendere la proiezione di almeno un film a cortometraggio (documentario o attualità) di produzione nazionale». Il programma di ciascuno spettacolo: cioè in tutti i 365 giorni dell’anno. Ma questo è in contrasto col secondo comma dell’articolo 7 che dice: «Eguale trattamento viene riservato ai film nazionali documentari o di attualità che siano stati ammessi al beneficio di cui al precedente articolo 5». In base a questo comma la proiezione del cortometraggio di produzione italiana è resa obbligatoria. La contraddizione mi pare evidente.

PRESIDENTE. Quale è il parere del Relatore?

VERNOCCHI, Relatore. La disposizione dell’articolo 8 è in relazione all’articolo 7: non vi è contrasto.

PRESIDENTE. Onorevole. Malagugini, lei insiste?

MALAGUGINI. Ho creduto semplicemente far presenti questi miei dubbi, per scrupolo di coscienza.

PRESIDENTE. L’onorevole Bubbio ha presentato il seguente ordine del giorno, già svolto:

«L’Assemblea,

ritenuto che, ad evitare centralizzazioni, fonte di spese e di ritardi, sia opportuno demandare a speciali Commissioni regionali tecniche l’esame delle domande di costruzione e di apertura di nuove sale cinematografiche, di cui alla legge 30 novembre 1939, n. 2100, fa voti perché il Governo provveda alla soppressione della Commissione tecnica centrale ed alla istituzione di Commissioni di carattere regionale».

Onorevole Bubbio, ella insiste nel suo ordine del giorno?

BUBBIO. Devo insistere per una ragione che ritengo essenziale. Si sono create diverse Commissioni che sono certamente importanti dal profilo artistico, censorio, ecc. Ma occorre ricordare che esiste ancora un’altra Commissione che deve decidere sull’apertura o meno delle sale cinematografiche. Questa disposizione è contenuta nel decreto 29 novembre 1939, n. 2100, e prevede una Commissione composta dal direttore generale della cinematografia, da un funzionario del gruppo A, da tre tecnici designati dal Ministero dei lavori pubblici, e da un rappresentante dell’Associazione nazionale dei lavoratori industriali. Tutto questo per poter fare aprire nel più piccolo comune un cinematografo. Si può comprendere la necessità che esistano delle disposizioni generali che determinano le condizioni cui devono rispondere le sale cinematografiche per ottenere il permesso di apertura, ma non mi sembra che occorra l’intervento di questo pletorico organismo, di volta in volta, quando si tratti di una parrocchia o della Camera del lavoro, od anche di un privato che chieda di aprire un cinematografo in un piccolo comune. È per questo motivo che chiedo che una volta che il Ministero ha determinato in linea tecnica, e cioè in linea di edilizia, di igiene, di polizia, ecc., i requisiti cui devono rispondere le sale cinematografiche, l’applicazione pratica in rapporto alle domande di apertura debba essere fatta da una piccola Commissione di carattere regionale o provinciale che possa decidere sull’approvazione o meno della domanda presentata. Ho sentito che il Relatore nell’ultima seduta si opponeva all’accoglimento della richiesta inquantoché riteneva che essa comportasse un aggravio di spesa. Non è questo il caso, perché la Commissione centrale costa in quanto deve pronunziarsi su tutte quante le domande dei comuni d’Italia, mentre invece la Commissione di carattere locale non avrebbe compiti così vasti e complessi e potrebbe anzi non importare alcuna spesa perché sarebbe sufficiente che di essa facessero parte i rappresentanti del Genio civile e della Prefettura e di qualche altro organismo economico. Verrebbero quindi ad essere superate le difficoltà di carattere finanziario.

C’è un ultimo elemento che voglio aggiungere ed è questo: l’onorevole Relatore ha sentito il dovere di dire che temeva che questa Commissione potesse nei singoli centri essere influenzata da ragioni di parte. Ma anche al centro può capitare lo stesso fatto; e d’altronde queste Commissioni locali sono obbligate a seguire le direttive centrali, e se non le applicano, il privato ha il diritto di ricorrere alla superiore autorità gerarchica ed anche in sede giurisdizionale, con sicura garanzia politica e giuridica che queste influenze non possano esplicarsi contrariamente al diritto od al legittimo interesse del richiedente.

Vi è infine ancora un’altra ragione: tutti i giorni diciamo qui e fuori che la burocrazia ci soffoca, che c’è un eccesso di impiegati, che le pratiche non vanno avanti. Bisogna decentrare. Cominciamo quindi da questo caso!

PRESIDENTE. Chiedo alla Commissione e al Governo di esprimere il rispettivo parere su questo ordine del giorno.

VERNOCCHI, Relatore. L’accetto come raccomandazione; però insisto nel riaffermare quanto ho precedentemente detto.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Mi pare inutile osservare che invece di una Commissione se ne avrebbero novanta. Comunque la questione sarà studiata e, quindi, accetto l’ordine del giorno come raccomandazione.

PRESIDENTE. Chiedo all’onorevole Bubbio se accetta di trasformare il suo ordine del giorno in raccomandazione.

BUBBIO Accetto.

PRESIDENTE. Sta bene. Data l’ora tarda ritengo opportuno rinviare la votazione segreta sul complesso del disegno di legge alla seduta pomeridiana. Se non vi sono osservazioni rimarrà così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Interrogazioni con richiesta di risposta urgente.

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate alcune interrogazioni con richiesta di risposta urgente. La prima è quella dell’onorevole Angelini:

«Al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro della difesa. Il 12 agosto 1944 i tedeschi trucidarono in Sant’Anna di Versilia 580 persone le cui salme giacciono ancora insepolte nelle vie e nelle piazzette deserte del villaggio. Il 19 agosto successivo un altro eccidio si abbatté su San Terenzio Monti, ed altre 165 persone vennero ivi trucidate. Anche queste salme non hanno trovato ancora sepoltura. Malgrado ogni richiesta ed ogni sollecitazione non è stato possibile, a tre anni di distanza da tanto martirio, realizzare il doveroso intervento dello Stato per dare alle salme degna ed onorata sepoltura. I trucidati erano quasi tutti innocenti donne e bambini: i loro parroci, subirono lo stesso, comune sacrificio! Chiedo quali urgentissimi provvedimenti il Governo intenda finalmente adottare per un deciso immediato intervento che serva a dare riposo ed onoranze alle salme delle vittime».

Chiedo al Governo quando intenda rispondere.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo si riserva di fare esaminare l’interrogazione da competenti uffici e di precisare quindi quando potrà esservi data risposta.

ANGELINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELINI. Insisto perché la cosa sia portata all’Assemblea. Si tratta di risolvere un problema che è stato già risolto a Roma per i trucidati dello Fosse Ardeatine.

A Sant’Anna di Versilia 580 trucidati, di cui il 50 per cento donne e il 35 per cento bambini non hanno avuto ancora onorata sepoltura. A San Terenzio Monti vi sono 165 trucidati e non si è fatto niente per dare degne sepolture e onoranze. Si è promesso di dare denaro e nulla è stato dato. Quale cosa più urgente vi può essere? Io insisto perché si prenda una posizione precisa. Il paese di Sant’Anna è deserto, nessuno può tornarvi fino a che questo grave problema non sia risolto.

PRESIDENTE. Assicuro l’interessamento della Presidenza dell’Assemblea per ottenere una sollecita risposta dal Governo, da darsi possibilmente nella seduta di lunedì mattina, che sarà dedicata alle interrogazioni urgenti.

Comunico il testo di un’altra interrogazione presentata con richiesta di urgenza:

«Ai Ministri degli affari esteri e del lavoro e previdenza sociale, per conoscere con quali criteri siano stati scelti i primi contingenti di emigranti da inviarsi in Argentina, quando risulta che tra quelli per cui si è disposto il rilascio dei passaporti – per quanto riguarda particolarmente la regione emiliana – nessuno figura iscritto agli Uffici di collocamento delle Camere del lavoro e agli stessi Uffici provinciali del lavoro. È noto, invece, che per le condizioni di grave disagio, dalla forte disoccupazione create in Emilia, decine di migliaia di lavoratori disoccupati hanno chiesto e attendono di emigrare in Argentina. «Poiché è evidente che il metodo seguito nel reclutamento della mano d’opera, per il quale non si è tenuto conto degli accordi intervenuti tra il Governo argentino e il nostro Governo, provoca viva esasperazione tra tutti coloro che aspirano ad emigrare e crea sfiducia negli stessi organi prescelti dai due Stati per il reclutamento dei lavoratori, gli interroganti chiedono quali provvedimenti intendano prendere i due Ministeri interessati, ad evitare che il procedimento ora seguito determini sfiducia e provochi agitazioni tra le masse dei disoccupati.

«Verenin Grazia, Carmagnola, Mariani Francesco».

Chiedo al Governo di comunicare quando intenda rispondere.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo si riserva di precisare quando potrà rispondere a questa interrogazione.

CAMPOSARCUNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà,

CAMPOSARCUNO. Vorrei sollecitare una risposta ad una mia interrogazione urgente, presentata circa un mese fa riguardante il fiume Biferno. Si tratta di un problema che interessa un’intera regione.

PRESIDENTE. Assicuro l’onorevole Camposarcuno che la Presidenza dell’Assemblea solleciterà la risposta.

È stata infine presentata la seguente altra interrogazione con richiesta di urgenza:

«Al Presidente del Consiglio dei Ministri e all’Alto Commissario per l’alimentazione, in ordine alla recente scoperta di ingentissimi contrabbandi di grano e riso a favore di uno Stato straniero.

«Meda Luigi, Castelli Edgardo, Scalfaro».

Chiedo al Governo di comunicare quando intenda rispondere.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo si riserva di precisare quando potrà rispondere a questa interrogazione.

La seduta termina alle 13.30.