Come nasce la Costituzione

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ANTIMERIDIANA DI SABATO 22 MARZO 1947

ASSEMBLEA COSTITUENTE

LXXI.

SEDUTA ANTIMERIDIANA DI SABATO 22 MARZO 1947

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CONTI

INDICE

Sul processo verbale:

Molinelli                                                                                                         

Martino Gaetano                                                                                           

Presidente                                                                                                        

 

Interrogazioni (Svolgimento):

Sforza, Ministro degli affari esteri                                                                     

Pajetta Giuliano                                                                                             

Carpano Maglioli, Sottosegretario di Stato per l’interno                                   

Mancini                                                                                                            

Silipo                                                                                                                

Sardiello                                                                                                         

Cappa, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio                               

Presidente                                                                                                        

 

Modifiche al testo unico della legge comunale e provinciale, approvato con regio decreto 5 marzo 1934, n. 383, e successive modificazioni (Seguito della discussione):

Presidente                                                                                                        

Lami Starnuti                                                                                                  

Carboni, Relatore                                                                                              

Scelba, Ministro dell’interno                                                                             

Castelli Avolio                                                                                              

Mazza                                                                                                               

Caroleo                                                                                                           

Colitto                                                                                                             

Zotta                                                                                                                

Mannironi                                                                                                        

Bubbio                                                                                                              

Dozza                                                                                                               

Cosattini                                                                                                          

 

Interrogazioni e interpellanza con richiesta d’urgenza:

Presidente                                                                                                        

Scelba, Ministro dell’interno                                                                             

Molinelli                                                                                                         

Dugoni                                                                                                              

Monticelli                                                                                                       

 

Interrogazioni e interpellanze (Annunzio):

Presidente                                                                                                        

La seduta comincia alle 10.

MOLINELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta antimeridiana precedente.

Sul processo verbale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul processo verbale l’onorevole Molinelli. Ne ha facoltà.

MOLINELLI. Desidero chiarire e completare le informazioni fornite martedì scorso a questa Assemblea dall’onorevole Ministro dell’interno a proposito dei tafferugli accaduti domenica scorsa a Sant’Elpidio a Mare.

Premetto, come deputato della circoscrizione marchigiana e personalmente, il mio più vivo rincrescimento per la parte che in essi è toccata all’onorevole Mastrojanni, e questo rincrescimento è tanto più vivo in quanto, proprio il giorno innanzi, viaggiando con l’onorevole Mastrojanni verso Ancona, egli ebbe ad esprimermi, a proposito della composizione e della funzione del suo partito, idee che io ho creduto e credo di poter interpretare come un suo desiderio di vedere il partito qualunquista uscire dalla sua posizione attuale di calderone del malcontento nazionale.

PRESIDENTE. Bisogna che ella, onorevole Molinelli, si attenga al regolamento e faccia soltanto delle rettifiche, non delle polemiche, o addirittura un discorso politico.

MOLINELLI. Stavo appunto esprimendo l’espressione del mio rincrescimento all’onorevole Mastrojanni e dicevo quali ne erano i motivi principali. Mi pare quindi di essere in argomento.

Comunque mi limiterò a ripetere ancora una volta il mio rincrescimento personale per quello che è accaduto all’onorevole Mastrojanni. Detto questo, però, debbo immediatamente aggiungere che l’espressione usata dal Ministro dell’interno di aggressione nei confronti dell’onorevole Mastrojanni non è esatta. (Interruzione dell’onorevole Carpano Maglioli, Sottosegretario di Stato all’interno).

Il regolamento della Camera dice che è permesso di prendere la parola sul processo verbale per una rettifica ed io sto appunto rettificando. (Interruzioni Commenti).

L’espressione che io intendo rettificare è inserita nel processo verbale. (Interruzioni al centro).

Una voce a sinistra. Lasciate che parli.

PRESIDENTE. Dobbiamo restare, però, nei limiti concessi dal regolamento.

MOLINELLI. Nel resoconto sommario della seduta è stato stampato che si trattava di un’aggressione contro l’onorevole Mastrojanni. Ora, come deputato delle Marche, ho il dovere di difendere la mia regione. Debbo dunque dichiarare che i fatti di Sant’Elpidio a Mare si sono svolti così. Domenica scorsa a Sant’Elpidio a Mare… (Interruzione dell’onorevole Carpano Maglioli, Sottosegretario di Stato per l’interno) …erano indette due diverse manifestazioni: un convegno di zona dei partigiani, in preparazione del loro congresso regionale, ed un convegno di zona o regionale – non so bene – del partito qualunquista.

Le due manifestazioni si svolsero contemporaneamente senza il minimo incidente: soltanto un’ora e mezzo dopo alcuni partigiani, presentatisi nella trattoria del paese e chiesto da mangiare, si sentirono rispondere dall’oste con la richiesta della tessera annonaria e della carta di identità. È certo un bel saggio di correttezza da parte di un oste chiedere la tessera annonaria, per quanto questo non avvenga in nessuna parte d’Italia, ma chiedere la carta d’identità, questa è una esagerazione.

Tra l’oste ed i partigiani insorse diverbio. Ad un certo punto intervenne in questo diverbio un tal signor Bertolazzi, commensale dell’onorevole Mastrojanni, che i partigiani ben conoscevano, per essere egli stato capitano dei carabinieri repubblichini, in servizio nella zona quale addetto alla 110° legione della cosiddetta guardia repubblichina, epurato, braccio destro del famigerato rastrellatore di patrioti Torregrossa.

È evidente che l’intervento di questi e di altro commensale dell’onorevole Mastrojanni, tale Alberto Sabatini, anch’egli fascista repubblichino, non poteva riuscire gradito ai partigiani.

Insorse diverbio, durante il quale furono scambiati dei pugni ed alcuni, disgraziatamente, colpirono anche il nostro collega.

Devo però aggiungere che nessuno dei presenti conosceva personalmente l’onorevole Mastrojanni.

Questo è il fatto. Tuttavia, perché si sappia in quale ambiente il fatto si è svolto e perché non si creda ad una eccessiva rissosità dei mei corregionali, io potrei all’onorevole Mastrojanni citare uno per uno i nomi di quasi tutti i componenti alla sua riunione.

Tra essi si trovavano, e circolavano per Sant’Elpidio a Mare sotto gli occhi dei partigiani, elementi di questo genere:

Evangelisti, segretario politico del Fascio di Sant’Elpidio a Mare nel periodo repubblichino; ferito a Fermo il 13 giugno 1944 in conflitto coi partigiani; salvato dai tedeschi e rifugiato al Nord.

Stella, addetto all’ufficio politico investigazioni della 110° legione della guardia repubblichina; rastrellatore di partigiani; volontario franchista in Spagna.

Ferretti, repubblichino; rastrellatore di patrioti; aiutante di Evangelisti.

Massoni, di Ascoli, repubblichino, già facente parte del plotone di esecuzione che fucilò a Porta Romana due partigiani.

Tonnarelli, idem.

Bucci, squadrista repubblichino; bastonatore di patrioti.

Vagnoni, idem.

E potrei continuare, perché ho altri nomi; ma li risparmio.

Questo è il fondo, sul quale si basa il partito qualunquista nelle Marche.

Se io volevo prima ricordare le parole dell’onorevole Mastrojanni, era appunto per mettere in evidenza il contrasto tra le sue intenzioni, certo lodevoli, e la realtà pratica del qualunquismo nostrano.

E vede, onorevole Presidente, questo è il fondo, ma non è tutto.

Vorrei che fosse qui l’onorevole Segni per ascoltarmi.

Il resto del partito qualunquista nelle Marche è composto di quegli agrari, i quali hanno intimato in quest’ultimo periodo migliaia di disdette ai contadini.

PRESIDENTE. Non si diffonda!

MOLINELLI. Concludo molto rapidamente, citando come altra fonte della pacificazione, alla quale tendono i qualunquisti delle Marche, il giornale «Il cratere», organo del qualunquismo marchigiano, ove, a proposito della Federterra, e a proposito dell’episodio per cui un’amministrazione democristiana è stata defenestrata per essere sostituita da un sindaco repubblichino (Rumori al centro), tentativo peraltro non riuscito (Commenti), si scriveva nei termini seguenti: «Mentre a Martignano erano stati mobilitati la questura ed i carabinieri di Ascoli, si verificano questi incidenti… che la Federterra teneva il suo congresso per illudere nuovi ingenui… Più fraudolenti di così, si muore».

Ora, la Federterra non è un’insegna luminosa; essa è un’organizzazione di uomini; e degli uomini che si sentono dare dei fraudolenti hanno il diritto di rispondere con qualche ceffone.

PRESIDENTE. Concluda, perché questo è un argomento estraneo al processo verbale.

MOLINELLI. Concludo, citando ancora questo giornale. Una volta ebbi occasione di dire all’onorevole Giannini che egli è un borsaro nero delle parolacce. Giannini non immagina né quanto egli è imitatore, né quanto è imitato.

Ricordo il tempo quando Benito Mussolini scriveva sul Popolo d’Italia «scaracchi grossi due soldi» e credeva di essere originale. Comunque l’onorevole Giannini fa scuola. In polemica con un giornale di Ascoli, democristiano, i qualunquisti scrivono: «Del numero unico speciale dedicato a noi, potremmo al massimo fare quell’uso che si fa della carta inutile, sempre che lo consenta lo spessore del foglio e la specie del gabinetto». Onorevole Presidente…

PRESIDENTE. Lo dica all’Assemblea, non si rivolga a me.

MOLINELLI. Questo dunque è l’ambiente nel quale è successo un tafferuglio domenica. Io non l’ho descritto che in parte. Il fatto è che quell’ambiente locale si collega con l’ambiente nazionale. C’è oggi infatti nel Paese un tentativo in atto…

PRESIDENTE. Concluda.

MOLINELLI. …il tentativo di portare l’epopea partigiana dinanzi al pretore: questo noi non lo permetteremo. (Applausi a sinistra).

Una voce a destra. È uno Stato nello Stato.

MARTINO GAETANO. Chiedo di parlare sul processo verbale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTINO GAETANO. Prendendo la parola, io desidero solo esprimere, a nome mio e dei miei amici liberali, il vivo rammarico per una frase di quella pur elevata deplorazione dell’onorevole Terracini nella seduta antimeridiana del 18 marzo, frase, che potrebbe sembrare, a chi non fosse sufficientemente informato della grande nobiltà, della grande levatura morale dell’onorevole Terracini, quasi giustificazione degli episodi di violenza che noi abbiamo invece deplorato. La frase si riferiva alla inopportunità della esibizione di certe persone in pubblici comizi o in pubbliche manifestazioni.

Io vorrei che mi fosse consentito, onorevoli colleghi, di rievocare in questa occasione un ricordo personale. Io ascoltai, in quest’aula, da una delle tribune del pubblico, nel novembre del 1920, la nobile, colorita parola di Filippo Turati. Egli parlava sui fatti sanguinosi di Bologna, che avevano commosso l’opinione pubblica di tutto il Paese e parlava non solo al di sopra, ma contro il suo partito, in nome dell’umanità, in difesa della libertà. (Interruzioni a sinistra).

PRESIDENTE. Non interrompano!

MARTINO GAETANO. Gli alti accenti di quel mago della parola, pur nell’atmosfera arroventata dal contrasto delle parti, sapevano toccare l’anima degli uomini, a tal punto che io, non socialista, mi sentii irresistibilmente trascinato all’approvazione e all’applauso. Venni espulso dalla tribuna in omaggio ai regolamenti della Camera. Ma quelle parole, ma quegli accenti non hanno abbandonato mai il mio ricordo; essi sono rimasti scolpiti nell’animo mio.

Questo, onorevoli colleghi, avrei voluto sentire io ora (e sono deluso per non averlo sentito) nelle parole dell’onorevole Molinelli, una nota di alta e sincera… (Interruzioni a sinistra).

MOLINELLI. Se mi fosse stato possibile di parlare…

MARTINO GAETANO …umanità, tale da superare l’interesse della parte, per ispirarsi esclusivamente all’interesse degli uomini.

Io vorrei, onorevoli colleghi, che fosse realtà il sogno di quel nostro scienziato, così ricco di fantasia, che prevedeva non lontano il giorno in cui sarà possibile, per il progresso della scienza e della tecnica, captare e ingrandire le onde eteree, affievolite, sì, ma forse ancora sempre esistenti, promosse nel passato dalla voce degli uomini; quando diventi forse possibile udire ancora una volta financo l’urlo di Achille. Vorrei che realtà divenisse quel sogno, perché in occasione come l’odierna noi potessimo far riecheggiare in quest’aula a nostro ammaestramento, ad ammonimento per il Paese e per i governanti, la commossa, sublime parola di Filippo Turati, di quel grande e vero apostolo (e profeta) di una migliore umanità. (Commenti a sinistra).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, è mio dovere di rispondere all’onorevole Martino per stabilire con esattezza quanto è avvenuto nella seduta passata e per richiamare alla memoria di tutti i colleghi le parole dette dal nostro amatissimo Presidente, onorevole Terracini, del quale è inutile che io rilevi la serenità assoluta e la nobiltà nel coprire il suo Ufficio di alta responsabilità.

L’onorevole Terracini – io ho qui il resoconto sommario, per caso, perché l’ho richiamato per continuare la discussione sulla legge comunale e provinciale, e leggo queste parole che riassumono con molta fedeltà il suo pensiero – ha detto:

«Se le passioni di parte, pur comprensibili, che eccitano così profondamente ancora in questo tempo il nostro Paese, in conseguenza delle rovine materiali e morali che non solo la guerra, ma la dittatura ha lasciato in tutto il nostro territorio e in mezzo al nostro popolo, riescono a giustificare le violenze di lotte politiche, che tuttavia sono deprecabili, credo che si debba più di ogni altro deplorare il fatto che queste violenze giungano fino al misconoscimento di quella autorità morale che è rappresentata, nell’Italia repubblicana, dall’Assemblea Costituente e si incorpora e riverbera in ciascuno dei suoi componenti».

Con queste parole l’onorevole Terracini deplorò il fatto per il quale l’onorevole nostro collega Mastrojanni ha riportato delle lesioni, le quali sono fortunatamente di poca importanza. Se l’onorevole Terracini aggiunse la deplorazione per il fatto che elementi che furono autori di violenze e di politica reazionaria nel passato regime si fossero mostrati in pubblico, l’onorevole Terracini disse certamente cosa alla quale io per primo mi associo, e sono sicuro che tutta l’Assemblea si associerà. (Applausi).

Credo d’interpretare il pensiero di tutta l’Assemblea nel precisare che nessuna parola pronunciata dall’onorevole Terracini possa essere oggetto del, sia pure larvato, rilievo dell’onorevole Martino. Credo di poter affermare che sarete tutti d’accordo nel deplorare quanto è avvenuto a carico e nei confronti di un rappresentante dell’Assemblea; credo che saremo tutti d’accordo nel considerare chiusa ogni discussione intorno all’episodio doloroso e ad altri incidenti del genere, e nell’invocare da parte di tutti una grande serenità ed il proposito di procedere con altezza d’intenti nei nostri lavori. (Applausi).

Non essendovi altre osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Interrogazioni.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni. L’onorevole Ministro degli affari esteri è pronto a rispondere alla seguente interrogazione urgente dell’onorevole Pajetta Giuliano, firmata anche dagli onorevoli Bardini, Saccenti, Leone Francesco, Fedeli Armando, Pacciardi, Lussu, Barontini Ilio, Scotti Francesco, Longo, Pellegrini, Noce Teresa, Giua:

 

«Per conoscere se intende intervenire per via diplomatica, analogamente a quanto fece con successo nell’autunno scorso l’onorevole Pietro Nenni, al fine di impedire l’esecuzione dell’ingiusta condanna a morte pronunciata in questi giorni dal Tribunale speciale di Madrid contro i giovani democratici diciottenni Sanchez, Cano, Saz Esteban, Arraz, La Fan, Beringez Arago, Adolfo Gonzales, Guya Arollo, Isabella Gonzales, Yste Garcia, Isabella Torralba».

 

L’onorevole Ministro degli affari esteri ha facoltà di rispondere.

SFORZA, Ministro degli affari esteri. Rispondo subito all’interrogazione dell’onorevole Pajetta ed altri. E la mia risposta sarà la sola degna di un libero Governo italiano, di un’Italia tornata, dopo una lunga parentesi innaturale, alle tradizioni di solidarietà internazionale e di rispetto alla vita umana, che è sacra: tradizioni conformi all’indole del nostro popolo.

Mi farò un dovere di compiere immediatamente, stamani stesso, i passi più opportuni presso il Governo spagnolo per indurlo a concedere la grazia ai giovanetti e giovanette che sono stati condannati a morte dal Tribunale speciale di Madrid.

Confido che la preghiera degli interroganti sarà presa in considerazione, come già accadde mesi fa quando in un caso analogo agì il mio predecessore onorevole Nenni.

Ne saremmo lieti come di uno di quei successi che onorano ugualmente chi formula la domanda e chi vi accede non per convenienza internazionale; ma per quella umanità cui non possono essere insensibili tutti i Governi e tutti i partiti. (Applausi).

PRESIDENTE. L’onorevole Pajetta Giuliano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.

PAJETTA GIULIANO. Ringrazio l’onorevole Ministro degli esteri per la sollecitudine con cui egli ha voluto rispondere alla interrogazione con richiesta di urgenza recante le firme, oltre che di coloro che hanno avuto la sorte di conoscere da vicino la tragedia della Spagna, anche di altri illustri amici del popolo spagnolo come Longo, Pacciardi, Lussu.

Purtroppo il nome di Alcalà di Henares, che molti di noi conoscevano anche da lontano, come quello di una culla della cultura, è diventato sinonimo di un orribile carcere e del tribunale speciale. Vorrei insistere, anche a nome dei miei colleghi, nel raccomandare un intervento per salvare questi giovani condannati a morte. Si tratta di un caso particolarmente terribile. Da sette giorni questi giovani e queste ragazze fanno lo sciopero della fame.

Isabella Torralba è diventata pazza sotto la tortura; due fratelli e due sorelle fanno parte di questo gruppo di giovani condannati da giudici che appartengono a quei tribunali speciali franchisti che sono stati installati al potere dalle armi di Mussolini e di Hitler.

È per questo che credo di poter ringraziare l’onorevole Ministro degli esteri per l’impegno preso qui oggi. Ma vorrei ancora insistere nella più fervida raccomandazione. Il conte Sforza ha conosciuto all’estero cosa voleva dire cercare di far qualche cosa per i nostri che erano detenuti nelle galere o deportati al confino e penso che può sentire molto bene questo desiderio, che credo deve essere di tutti gli italiani liberi e democratici, di fare il possibile e l’impossibile per salvare la vita di questi giovani, così come è stato possibile nell’autunno salvare la vita di altri patrioti spagnoli. In tal modo, col nostro esempio e con la nostra solidarietà, potremo incoraggiare la resistenza democratica del popolo spagnolo. (Applausi a sinistra).

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Mancini, al Ministro dell’interno, «sulla situazione alimentare della provincia di Cosenza, che ha determinato gli incidenti di Bonifati e Diamante e potrebbe provocarne altri più gravi».

L’onorevole Sottosegretario di Stato all’interno ha facoltà di rispondere.

CARPANO MAGLIOLI, Sottosegretario di Stato per l’interno. Questa interrogazione è stata passata all’Alto Commissario per l’alimentazione, per competenza, il quale ha risposto che non era ancora in grado di fornire gli elementi del caso.

Prego, quindi, l’onorevole interrogante di voler attendere.

PRESIDENTE. L’onorevole Mancini ha udito? Il Governo la prega di attendere.

MANCINI. Prendo atto della risposta dell’onorevole Sottosegretario di Stato, e credo che questa interrogazione non si svolgerà più.

Vorrei però pregare l’Alto Commissario per l’alimentazione di fare a meno di spedire in una provincia, che da quattro giorni è senza pane, dei telegrammi a firma di un tale Pellegrino, il quale annunzia l’arrivo di piroscafi carichi di grano come nella fiaba, mentre il grano non arriva.

Vi è un paese, Diamante, di 4.500 abitanti, la cui popolazione mi ha fatto avere in una lettera un esposto nel quale dichiara che dal 1° settembre 1946 – dico 1946 – non ha avuto alcuna distribuzione di pasta e che da 36 giorni la popolazione è affamata in attesa della misera razione di pane: manca il pane quotidiano e non nel senso metaforico della parola.

Io penso, carissimo compagno ed illustre Sottosegretario all’interno, che la situazione di questa provincia è così grave che potrebbe determinare atti di esplosione abbastanza preoccupanti.

Qui si è parlato di qualche atto di violenza individuale, che è stato stigmatizzato da tutti. Si tratta di tafferugli e incidenti personali. Ma la violenza collettiva, alcune volte, rappresenta una ragione di vita, per cui tutto il Paese, e specialmente il Governo, debbono preoccuparsi. Bisogna prevenire.

Ora, non vorrei mettere, come suol dirsi, olio sul fuoco, né esacerbare le difficoltà dell’ora. Ma esorto il Governo a finirla una buona volta con questa ostinata indifferenza nei riguardi delle regioni meridionali. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione dell’onorevole Silipo, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’interno, «per sapere quali provvedimenti intendano prendere, onde eliminare la situazione anormale ed insostenibile che si è creata a Crotone, in provincia di Catanzaro, in seguito all’atteggiamento dei grossi agrari del luogo, i quali si rifiutano di fornire alla città prodotti agricoli non contingentati, animali da macello e latticini, sebbene possano farlo a prezzo di esportazione».

L’onorevole Sottosegretario di Stato per l’interno ha facoltà di rispondere.

CARPANO MAGLIOLI, Sottosegretario di Stato per l’interno. Il prefetto di Catanzaro, all’uopo interpellato, ha riferito dettagliatamente sulla situazione alimentare di Crotone, affermando che essa non differisce sostanzialmente da quella di tutti gli altri centri della provincia, nei cui mercati la rarefazione dei prodotti alimentari non contingentati e particolarmente delle carni bovine e dei latticini è dipesa da cause economiche diverse e principalmente dal cattivo andamento stagionale.

Esistendo, infatti, in provincia allevamenti a pascolo brado, questi risentono di tutte le avversità metereologiche; conseguentemente, i capi bovini si presentano, nei mesi invernali, in uno stato di denutrizione tale che difficilmente, in tale periodo, danno una resa superiore al 42 per cento.

Non è, poi, da escludersi l’incidenza, sul fenomeno della rarefazione della carne, della situazione dei prezzi che, rimasti, in provincia di Catanzaro, bloccati al consumo, non hanno potuto resistere alla concorrenza delle province limitrofe, tanto che ultimamente, dopo che anche l’Ente comunale di consumo di Catanzaro ha dimostrato di non poter vendere a tali prezzi, questi sono stati riveduti consentendo un certo miglioramento nella situazione degli approvvigionamenti.

Né il Prefetto avrebbe potuto aderire alla richiesta, frequentemente rivoltagli, di bloccare il prezzo alla produzione senza contravvenire ad un espresso divieto dell’Alto Commissariato per l’alimentazione, che avrebbe visto diversamente rotto l’equilibrio del mercato nazionale stabilito in seguito alla determinazione di rendere libero il mercato delle carni.

Analoga è la situazione del mercato dei formaggi, per i quali occorre anche tener presente che questi sono, in provincia di Catanzaro, appena all’inizio della produzione e, per quanto in particolare riguarda la questione della ricotta, questa è scomparsa in un primo tempo dal mercato di Crotone a causa del prezzo inadeguato, inferiore a lire 100 il chilogrammo, fissato dal Sindaco.

Il Prefetto, mentre ha dato comunque assicurazione di aver rivolto la sua particolare attenzione alla situazione di Crotone, ha comunicato di aver tenuto, in sede provinciale, frequenti riunioni sulla situazione alimentare, invitando a parteciparvi altresì i rappresentanti di Crotone che non hanno mosso alcun particolare rilievo, ed ha assicurato che, in ogni caso, non avrebbe mancato di adottare opportuni ed adeguati provvedimenti ove dovessero verificarsi situazioni particolari che, all’infuori delle cause economiche di carattere generale, denunziassero l’esistenza di una preordinata ed ingiustificabile resistenza da parte degli agricoltori locali al normale approvvigionamento del mercato di Crotone.

PRESIDENTE. L’onorevole Silipo ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

SILIPO. Ringrazio l’onorevole Sottosegretario per l’interno delle spiegazioni che ha creduto fornire; in quanto ad essere sodisfatto, dichiaro che non lo sono nella maniera più assoluta e più categorica. La situazione, che si è creata a Crotone, ha un aspetto molto diverso ed è determinata da cause che differiscono molto da quelle citate dall’onorevole Sottosegretario per l’interno o, per meglio dire, dal prefetto di Catanzaro.

Citerò alcuni fatti; ma prima desidero rilevare che bisogna tener presente che Crotone è al centro della produzione agricola della provincia di Catanzaro e che il nome della cittadina, in questa Assemblea, è stato pronunziato due volte: la prima, in seguito ai fatti dolorosi del settembre ultimo scorso, la seconda, oggi.

Vediamo ora se le informazioni fornite al Governo dal prefetto di Catanzaro siano complete. Sta di fatto che gli agrari della zona affermalo pubblicamente – e di ciò è a conoscenza il Commissario di pubblica sicurezza del luogo, il quale, probabilmente, non sarà stato interrogato dal prefetto – che è loro intenzione di affamare la città, sol perché questa si è data un’amministrazione socialcomunista. I fatti confermano questa nostra categorica affermazione.

Si è cercato di andare incontro ai proprietari per sodisfare le esigenze della popolazione senza loro danno economico, anzi sodisfacendo in pieno la loro ingordigia. Tutto è stato vano. Per esempio, si è lasciato libero il prezzo delle ricotte; ma, nonostante questo, vengono mandate a Catanzaro e altrove. Perché, essendone libera la vendita, non devono essere vendute allo stesso prezzo anche a Crotone? Vengono dunque mandate in altri luoghi, senza un giustificabile motivo! Mancano totalmente le carni bovine ed ovine, nonostante che i macellai del luogo si dichiarino disposti a pagarle a prezzo di esportazione, in modo che i proprietari non verrebbero a perdere nulla. Attualmente la popolazione vive di verdura o di prodotti manipolati ed importali dall’Italia centro-settentrionale, prodotti che costano molto e che, di conseguenza, non tutti possono comprare. Le ortaglie vengono dalla provincia di Cosenza, da Corigliano e da Rossano. Che cosa hanno fatto gli agrari per eliminare questo stato di cose? Hanno chiesto una volta l’autorizzazione di aprire uno spaccio per la vendita delle carni fresche – certo per pigliar tempo – e l’hanno ottenuto: hanno macellato quattro bovini soltanto a capodanno, il 1° gennaio 1947, e poi basta! Hanno chiesto ed ottenuto il permesso di aprire uno spaccio per la vendita di leguminose: lo spaccio è rimasto aperto pochi giorni c sono stati venduti solo pochi quintali di favette e ceci non commestibili!

Il Sindaco, preoccupato della situazione, invitò il Prefetto a tenere una riunione in Prefettura, e a questa riunione partecipò il Presidente dell’Associazione degli agricoltori dottore Caputi Antonio. Vi parteciparono anche il Vice-sindaco di Catanzaro e il Direttore della S.E.P.R.A.L. Esaminata la situazione, si convenne che per ogni 100 animali da macello esportati, cinquanta sarebbero stati destinati a Catanzaro e a Crotone e venduti al prezzo di esportazione. Nella riunione il Caputi dichiarò che il numero fissato gli sembrava eccessivo, che però lo accettava, visto che non ne derivava danno ai suoi rappresentati. Quale fu il risultato della riunione avvenuta in febbraio? Quando, pochi giorni dopo, il Presidente dell’Ente comunale di consumo si recò a Crotone per concludere gli acquisti, gli furono offerti 100 agnelli!

La verità, ripeto, è un’altra e sarebbe stato facile stabilirla, se l’onorevole Sottosegretario si fosse domandato se era concepibile o comprensibile che in una città come Crotone dovessero mancare questi generi. La verità è quella che ho detto, ed è stata riconosciuta, ma non mi sorprende che il Prefetto non l’abbia detta. Evidentemente egli ha fatto sapere soltanto quello che gli conveniva che si sapesse.

Onorevole Sottosegretario, tenga presente che a Crotone sono in contrasto due concezioni diverse, due mondi: il passato con le sue sopravvivenze feudali e il presente con la sua sete di una più equa giustizia sociale; non dimentichi che a Crotone, l’unico centro industriale della provincia, che, per buona o cattiva sorte, sorge nel cuore del latifondo e che, perciò, offre alloggio ai grossi agrari e latifondisti, il contrasto fra questi due mondi è più stridente che altrove, e la lotta non è lieve.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SILIPO. Il caso è molto serio.

PRESIDENTE. Anche il regolamento è una cosa seria. Concluda.

SILIPO. Il caso è molto serio per poter essere esaminato in base al tempo concesso dal Regolamento; tuttavia mi avvio rapidamente alla conclusione. La lotta, dicevo, sempre che si è svolta in regime democratico, si è conchiusa con la vittoria degli operai e dei contadini. Difatti prima del fascismo nella città c’era un’amministrazione socialista; alla caduta del fascismo, è stata eletta un’amministrazione social-comunista, dopo la parentesi del fascismo, durante il quale spadroneggiarono agrari ed industriali, dopo che si versò anche del sangue, ed a versarlo fu un operaio: Nicoletti! Oggi, agrari ed industriali, non rassegnati alla sconfitta, si agitano e si dimenano in tutti i sensi: i padroni della terra non rifuggono dalle più volgari speculazioni.

Per essi tutto è buono, se serve a creare ostacoli all’Amministrazione, ad allontanare il popolo ingenuo da essa. Così nel settembre scorso si speculò sul prezzo. Si disse allora che il prezzo non era adeguato e che perciò venivano soppressi i rifornimenti. Oggi, c’è il prezzo libero ed i generi spariscono lo stesso, per cui è evidente che si tratta d’un attacco contro l’Amministrazione comunale; si cerca – ripeto – di staccare la popolazione dalla Amministrazione liberamente eletta, si cerca di produrre una frattura con l’intento, che non sarà naturalmente realizzato, di tornare al potere.

Io ritengo che l’azione del Governo sia quella di prevedere e non soltanto provvedere. Non si dimentichino i fatti del settembre scorso. Anche allora gli agrari promisero e non mantennero, con le conseguenze che ormai tutti sanno, conseguenze che hanno lasciato strascichi, tanto è vero che ancora sono in stato di arresto cinque operai, per cui ho presentato un’interrogazione al Ministro di grazia e giustizia, per sapere i motivi per i quali si mantengono in carcere, mentre altri, pur avendo gli stessi capi d’accusa, sono stati da tempo rimessi in libertà. Il motivo segreto, ma il vero, è da ricercarsi certamente nel fatto che le cinque persone, delle quali parlo, fanno parte della Commissione interna degli stabilimenti industriali della Montecatini e della Pertusola. Concludendo, si vuole ancora provocare disordini, si vuole ancora spingere all’esasperazione chi ha scosso il giogo dello schiavismo agrario ed industriale?

Denunziando all’Assemblea e al Governo la situazione di Crotone, ho fatto il mio dovere e non vorrei che domani dovesse scoppiare qualche grave incidente e venisse ad essere invocata di nuovo l’autorità della legge! Il Governo, attraverso le mie dichiarazioni, è investito della responsabilità di quello che potrebbe accadere a Crotone domani, dove si potrebbero ripetere fatti ancora più incresciosi di quelli già denunziati, nonostante l’ottimismo del prefetto, che è troppo leibniziano! (Applausi a sinistra).

SARDIELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SARDIELLO. Desidererei conoscere i motivi per i quali, dopo che nella seduta antimeridiana di lunedì 17 l’onorevole Ministro dell’interno aveva accettato una mia interrogazione di urgenza all’Alto Commissariato per l’alimentazione e ai Ministri dell’interno e dei trasporti, relativa ad agitazioni in parecchi paesi della provincia di Reggio Calabria per mancanza di pane, detta interrogazione non è stata iscritta all’ordine del giorno di oggi.

Dal verbale di tale seduta risulta che l’onorevole Scelba, Ministro dell’interno, ha dichiarato che avrebbe risposto nella seduta antimeridiana di sabato.

SCELBA, Ministro dell’interno. Abbiamo passato la interrogazione alla Presidenza del Consiglio, perché non è di competenza del Ministero dell’interno, in quanto l’Alto Commissariato per l’alimentazione dipende dalla Presidenza del Consiglio e spetta a quest’ultima di rispondere; ma suppongo che non sia ancora in possesso di tutti gli elementi, poiché mi consta che sono state chieste informazioni alle autorità locali. Il rinvio dipende da questo motivo.

SARDIÉLLO. Io l’aveva indirizzata appunto al Presidente del Consiglio.

Raccomando che la risposta venga al più presto, perché le agitazioni nella provincia di Reggio Calabria continuano e sono preoccupanti.

PRESIDENTE. Per il rinvio di una precedente interrogazione al Ministro dell’interno ed all’Alto Commissariato per l’alimentazione è stata data la stessa spiegazione, cioè che il Commissariato per l’alimentazione non era pronto a dare le indicazioni che erano state chieste.

MANCINI. Per lo meno che si abbia la risposta lunedì. Il Commissario non manda la risposta perché non manda grano!

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione degli onorevoli Pajetta Giuliano, Mattei Teresa, Marchesi, al Presidente del Consiglio dei Ministri, «per conoscere i motivi dell’avvenuta sostituzione del Commissario nazionale alla Gioventù Italiana, professore Giorgio Candeloro, con un funzionario della pubblica istruzione, ed in particolare, per sapere se con tale nuova nomina si voglia avviare la ripartizione dei compiti e quindi del patrimonio dell’ex G.I.L., bene comune della gioventù e del popolo italiano, nei termini previsti dal decreto-legge 2 agosto 1943, affidando cioè questi beni ai Ministeri della difesa e della pubblica istruzione, che non possono soddisfare le giuste esigenze delle organizzazioni giovanili e sportive, le quali vedono, in una diretta assegnazione in uso alla gioventù ed allo sport dei beni dell’ex G.I.L., una forma di concreto aiuto dello Stato alla vita ed allo sviluppo dello sport e delle organizzazioni giovanili. Gli interroganti chiedono quindi all’onorevole Presidente del Consiglio se non ritiene necessario di invitare, innanzi tutto, il nuovo Commissario della G.I. a non pregiudicare con alcuna ripartizione la situazione patrimoniale dell’ex G.I.L., e di provvedere immediatamente alla destinazione definitiva del patrimonio e dell’attività dell’ex G.I.L., attraverso l’emanazione di un nuovo decreto-legge, alla elaborazione del quale siano messi in grado di partecipare, oltre ai competenti organi governativi, anche, in veste di tecnici, gli esponenti delle organizzazioni giovanili nazionali democratiche e del C.O.N.I., affinché questo decreto possa nel miglior modo corrispondere alle aspirazioni ed agli interessi della gioventù e dello sport».

Poiché il tempo assegnato alle interrogazioni è trascorso, desidero conoscere dall’onorevole Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio quando potrà rispondere.

CAPPA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo è pronto a rispondere subito.

PRESIDENTE. Resta inteso che lo svolgimento dell’interrogazione avrà luogo nella seduta antimeridiana di martedì prossimo.

Seguito della discussione del disegno di legge: Modifiche al testo unico della legge comunale e provinciale, approvato con regio decreto 5 marzo 1934, n. 383, e successive modificazioni.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: Seguito della discussione del disegno di legge: Modifiche al testo unico della legge comunale e provinciale approvato con regio decreto 5 marzo 1934, n. 383, e successive modificazioni.

Abbiamo esaurito l’esame degli articoli 1 e 2 nella seduta precedente.

Passiamo ora all’esame dell’articolo 3 nel testo della Commissione:

«L’articolo 97 del testo unico predetto è abrogato e sostituito dal seguente:

«Le deliberazioni dei Consigli comunali e delle Giunte municipali, non soggette a speciale approvazione, divengono esecutive dopo la pubblicazione nell’albo pretorio e l’invio al prefetto, che dovrà essere effettuato entro otto giorni dalla data delle deliberazioni stesse.

«Il prefetto può pronunciarne l’annullamento per motivi di legittimità entro venti giorni dal ricevimento».

Sono stati presentati a questo articolo numerosi emendamenti.

Il primo è il seguente:

Sostituirlo col seguente, sopprimendo anche gli articoli 5, 6, 7, 10 e 14:

«Sugli atti delle provincie o dei comuni sarà esercitato il solo controllo di legittimità; e, per le deliberazioni indicate dalla legge, l’autorità deliberante può essere invitata dagli organi di controllo, con istanza motivata, a riesaminare il merito della deliberazione».

Lami Starnuti, Gullo Rocco, Persico, Rossi Paolo, Di Giovanni, Morini.

L’onorevole Lami Starnuti ha facoltà di svolgerlo.

LAMI STARNUTI. Con l’emendamento io mi ero proposto di sopprimere tutti i controlli di merito che le vecchie leggi comunali e provinciali ed anche il progetto di legge in discussione mantengono sull’attività amministrativa dei comuni.

La Commissione incaricata di riferire sul progetto di legge ha dichiarato che non accetta questi emendamenti perché il progetto di legge, per la sua modesta natura, non consente modificazioni profonde. L’onorevole Ministro degli interni ha dichiarato che l’emendamento lo avrebbe accettato come raccomandazione, in previsione di modifiche più larghe e più complete che egli si propone di presentare all’Assemblea Costituente per la sistemazione giuridica dei comuni e degli enti locali. In queste condizioni io non ho difficoltà a ritirare il mio emendamento.

La questione che io sollevavo è di tale importanza e di tale profondità che non può essere turbata da considerazioni estrinseche alla materia medesima. In sede di discussione del progetto di Costituzione, del resto, noi affronteremo tutta la materia delle autonomie locali e delle libertà da concedere agli enti locali. Mi riservo in quella discussione di mantenere quest’ordine di idee affinché gli enti locali non subiscano più inframmettenze di merito da parte di organi estranei ad essi.

E, giacché ho la parola, se l’onorevole Presidente me lo consente, dirò che, anche gli altri emendamenti da me proposti, (uno che riguarda ancora il controllo di merito sui comuni, un altro che riguarda la disciplina dell’approvazione dei conti consuntivi e un quarto che riguarda la situazione giuridica dei segretari comunali), non avrò difficoltà a suo tempo a ritirarli, prendendo atto delle assicurazioni che l’onorevole Ministro dell’interno ha dato di considerarli come raccomandazioni, di richiamare su di essi l’attenzione del Governo e di presentare tra poco provvedimenti legislativi per la risoluzione dei problemi cui si riferiscono gli emendamenti medesimi. Con la loro presentazione io mi proponevo di richiamare all’attenzione dell’Assemblea Costituente questi problemi e, in particolare modo, oltre la condizione giuridica degli enti locali, il problema dei segretari comunali che non può più oltre essere differito.

Sono moltissime le amministrazioni comunali in contrasto col Ministero dell’interno a proposito del loro segretario generale.

Vi sono dei segretari comunali in Italia che fanno il giro da un comune all’altro, inviati dal Ministero dell’interno presso determinate amministrazioni comunali e respinti sistematicamente dalle amministrazioni le quali rivendicano, a buona ragione, il diritto di scegliere esse il capo del loro personale e dei loro servizi. Bisogna che il Ministero dell’interno si decida a risolvere questo problema, che è fondamentale anche esso per l’autonomia non solo amministrativa, ma, direi, morale e politica dei comuni e delle amministrazioni comunali.

L’onorevole Ministro ha dichiarato all’Assemblea che fra qualche settimana presenterà un disegno di legge sulla condizione giuridica dei segretari comunali. Sarà opportuno che tutta questa discussione la facciamo allora, in quella occasione. Nessuno di noi pensa che i segretarî comunali abbiano nocumento economico e morale dalla riforma; nessuno di noi rifiuterà la sua adesione ad una sistemazione giuridica della carriera dei segretari comunali. Ma resti ben chiaro, almeno per le nostre dichiarazioni e per il nostro atteggiamento, che i segretari comunali dovranno tutti, indipendentemente dalla categoria o dalla classe dei comuni, ritornare alla dipendenza diretta e totale dell’amministrazione comunale, alla quale danno la loro opera e la loro collaborazione. (Applausi).

DOZZA. Chiedo di parlare sull’emendamento Lami Starnuti.

PRESIDENTE. Essendo stato ritirato non posso concederle di parlare su di esso.

Quanto agli altri, ella, se vorrà, avrà occasiono di esprimerò il suo avviso in proposito al momento opportuno.

All’articolo 3 sono stati proposti altri emendamenti. Se ne dia lettura.

SCHIRATTI, Segretario, legge:

Sostituirlo col seguente:

«Gli articoli 97 e 148 del testo unico e 2 del decreto legislativo luogotenenziale 1° novembre 1944, n. 426, sono abrogati e sostituiti dal seguente articolo:

«Le deliberazioni delle Amministrazioni comunali e provinciali, non soggette a speciali approvazioni, divengono esecutive dopo la pubblicazione nell’albo pretorio. Esse devono essere inviate, entro otto giorni dalla data della deliberazione, al Prefetto che ne accusa ricevuta.

«Il prefetto può pronunciarne l’annullamento per motivi di legittimità, entro venti giorni dal ricevimento».

Mannironi.

Sostituirlo col seguente:

«L’articolo 97 del testo unico predetto è abrogato e sostituito dal seguente:

«Le deliberazioni dei Consigli comunali e delle Giunte municipali, non soggette a speciale approvazione, divengono esecutive dopo la pubblicazione per quindici giorni all’albo pretorio e l’invio al prefetto, che dovrà essere effettuato entro otto giorni dalla data delle deliberazioni stesse.

«Nel caso di urgenza, le deliberazioni possono essere dichiarate immediatamente eseguibili col voto espresso di due terzi dei componenti i Consigli o le Giunte.

«Entro dieci giorni dal ricevimento, il prefetto deve pronunciare l’annullamento delle deliberazioni che ritenga illegittime.

«Nel caso di mancato invio delle deliberazioni al prefetto nel termine stabilito nel primo comma del presente articolo, le medesime s’intendono decadute».

Castelli Avolio, Stella, Tambroni, Tozzi Condivi, Cremaschi Carlo, Bubbio, Guerrieri Filippo, Belotti.

Sostituirlo col seguente:

«L’articolo 97 del testo unico predetto è abrogato e sostituito dal seguente:

«Le deliberazioni dell’Amministrazione comunale, escluse quelle relative alla mera esecuzione di provvedimenti già adottati e perfezionati, devono essere trasmesse in duplice copia al prefetto.

«Il prefetto munisce di visto di esecutività le deliberazioni, che non siano soggette a speciali approvazioni, sempreché le riconosca regolari.

«In caso contrario può pronunciarne l’annullamento per motivi di legittimità.

«Indipendentemente dal visto di esecutività, le deliberazioni per le quali non sia richiesta speciale approvazione, autorizzazione o parere, diventano esecutive dopo trascorsi venti giorni da quello in cui sono pervenute alla prefettura, senza che questa abbia comunque interloquito.

«È in facoltà del prefetto di richiedere, quando lo ritenga opportuno, la trasmissione anche delle deliberazioni relative alla mera esecuzione di provvedimenti già adottati. In tal caso si applicano a dette deliberazioni le norme, di cui al comma secondo, terzo e quarto del presente articolo.

«Sono immediatamente esecutive le deliberazioni non soggette a speciali approvazioni, quando la maggioranza dei due terzi dei votanti dichiari che vi è evidente pericolo o danno nel ritardarne l’esecuzione.

«La trasmissione, di cui al primo comma del presente articolo, è fatta entro otto giorni dall’adunanza e in nessun caso prima che le deliberazioni siano state affisse all’albo pretorio, in conformità dell’articolo 128 del testo unico della legge comunale e provinciale, approvato con regio decreto 4 febbraio 1915, n. 148».

Zotta.

Sostituire il secondo e terzo comma con i seguenti:

«Le deliberazioni dei Consigli e delle Giunte municipali, dopo la pubblicazione all’albo pretorio, devono essere trasmesse in duplice copia al prefetto, entro otto giorni dalla loro data.

«Il prefetto ne accusa ricevuta nei tre giorni dalla ricezione.

«Le deliberazioni, non soggette a speciale approvazione, divengono esecutive ove il prefetto, nei venti giorni dal ricevimento, non ne pronunci l’annullamento per motivi di legittimità».

Mazza.

Nell’ultimo capoverso sostituire le parole: «Il prefetto può» con le altre: «Spetta al prefetto di».

Caroleo.

Aggiungere alle ultime parole dell’articolo le seguenti: «di cui dà immediato avviso alla Amministrazione comunale».

Colitto.

PRESIDENTE. Io vorrei che l’onorevole Relatore ed il Governo esprimessero il loro parere su questi emendamenti e dichiarassero quali di essi accettino. L’onorevole Carboni, Relatore, ha facoltà di parlare.

CARBONI, Relatore. La Commissione, come dichiarai nella discussione generale, accetta l’emendamento presentato dall’onorevole Castelli Avolio, il quale risolve i dubbi manifestatisi circa l’opportunità della sostituzione della pronunzia di annullamento al visto preventivo di legittimità.

Però, la Commissione propone di modificare l’emendamento Castelli per quel che riguarda la maggioranza richiesta per la dichiarazione d’immediata eseguibilità delle deliberazioni d’urgenza; e, cioè, propone che la maggioranza di due terzi dei componenti i Consigli o le Giunte sia ridotta alla maggioranza assoluta; e quindi che si dica: «con voto espresso della metà più uno dei componenti i Consigli o le Giunte».

La ragione di questa modificazione è che specialmente nei Consigli dei comuni maggiori, nei quali vige il sistema proporzionale, sarebbe assai difficile raggiungere la maggioranza dei due terzi. Con l’accettazione dell’emendamento Castelli si può ritenere assorbito quello dell’onorevole Mazza. Quest’emendamento, se non erro, è ispirato alla stessa finalità che si propone il collega Castelli Avolio.

Viene assorbito anche l’emendamento dell’onorevole Caroleo, che propone la sostituzione dell’espressione «il prefetto può» con la frase «spetta al prefetto», allo scopo di meglio scolpire il concetto dell’obbligatorietà. Questo concetto, infatti, trova espressione anche più recisa nell’emendamento Castelli Avolio, dove si usa il verbo «deve».

L’emendamento dell’onorevole Zotta sovverte il criterio innovatore del disegno di legge, in quanto vorrebbe ricondurci al sistema della legge del 1915, vorrebbe cioè far rivivere il visto preventivo di legittimità. La Commissione quindi non lo accetta.

Quanto, infine, alla proposta dell’onorevole Colitto e di altri colleghi che sia sancito l’obbligo del prefetto di dare avviso del ricevimento delle deliberazioni, la Commissione ritiene che non vi sia bisogno di gravare gli uffici con quest’altra formalità, essendoci sempre modo di provare il ricevimento e la data di esso e non sembrando che su tal punto possano sorgere serie contestazioni, specialmente se le amministrazioni comunali si premuniranno con la spedizione per raccomandata.

In conclusione, la Commissione accetta l’emendamento Castelli Avolio con la modificazione che dicevo e respinge, o ritiene assorbiti, tutti gli altri.

PRESIDENTE. L’onorevole Ministro dell’interno ha facoltà di esprimere l’avviso del Governo in riferimento agli emendamenti presentati.

SCELBA, Ministro dell’interno. Dichiaro di accettare l’emendamento Castelli Avolio. Prego però il presentatore di non insistere sul termine di dieci giorni. È una questione pratica, non sostanziale; ma, se vogliamo che le cose avvengano seriamente, bisogna stabilire venti giorni, come già tutti gli altri emendamenti propongono.

PRESIDENTE. Chiedo all’onorevole Castelli Avolio di dichiarare se insiste sul termine di dieci giorni.

CASTELLI AVOLIO. Dichiaro di non insistere sul termine di dieci giorni, così come rinuncio anche alla maggioranza dei due terzi, accedendo alla proposta dell’onorevole Relatore di stabilire la maggioranza nella metà più uno.

PRESIDENTE. Invito la Commissione a pronunciarsi sul termine.

CARBONI, Relatore. La Commissione non ha niente da obiettare al riguardo.

PRESIDENTE. Chiedo all’onorevole Mazza di dichiarare se insiste nel proprio emendamento.

MAZZA. Non insisto, perché lo ritengo assorbito da quello Castelli Avolio.

PRESIDENTE. Chiedo all’onorevole Caroleo se insiste nel suo.

CAROLEO. Non insisto, perché lo ritengo anch’io assorbito da quello Castelli Avolio.

PRESIDENTE. Chiedo all’onorevole Colitto se insista nel suo.

COLITTO. Insisto e ne espongo brevemente le ragioni. L’ultimo capoverso dell’articolo 3 del progetto fissa un termine, entro il quale il prefetto ha il potere-dovere di pronunziare l’annullamento delle deliberazioni del Consiglio e della Giunta.

Tale termine è di giorni venti e decorre non dal giorno dell’invio della deliberazione, ma dal giorno del ricevimento da parte della prefettura della deliberazione. Ora a me pare che sia opportuno che la prefettura dia immediato avviso all’amministrazione comunale del ricevimento della deliberazione. Se il termine decorresse dal giorno dell’invio della deliberazione, anch’io penserei che non sarebbe necessario che la prefettura desse notizia all’amministrazione comunale del ricevimento; ma quando il termine di giorni venti – come si legge nel progetto – devesi ritenere decorrente dal giorno del ricevimento, io penso che sia indispensabile che la prefettura dia all’amministrazione notizia del ricevimento. Perché? Ma perché l’amministrazione comunale sappia con precisione quando, non essendosi il prefetto avvalso del potere-dovere di annullare la deliberazione, possa ritenersi la deliberazione diventata esecutiva.

La mia proposta trova il suo fondamento nell’ultimo capoverso dell’articolo 211 della legge comunale e provinciale del 1915: «Il prefetto e il sottoprefetto – disponeva quel capoverso – manda della deliberazione immediata ricevuta all’amministrazione comunale».

Del resto, lo stesso Relatore del progetto ha finito col riconoscere il mio emendamento teoricamente giusto, quando ha detto che non è necessario che si scriva. Mi è sembrato ch’egli volesse dire che s’intende che della ricezione si debba dare avviso. Ma io penso che la chiarezza non è mai eccessiva.

PRESIDENTE. Onorevole Zotta, ella insiste nel suo emendamento?

ZOTTA. Insisto e desidererei chiarirlo.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZOTTA. Il disegno di legge vuole portare due modifiche: una, l’abolizione del controllo generale di merito, e su questa nessuna perplessità; l’altra, la sostituzione di un controllo successivo e repressivo ad un controllo preventivo. E qui l’innovazione non si giustifica, sia perché non si ravvisano quei motivi di urgenza che costituiscono il substrato di questo provvedimento legislativo, sia perché è infondata dal punto di vista tecnico-giuridico.

Non esistono motivi di urgenza per questa ragione: in quanto la circostanza che il controllo prefettizio su di una deliberazione di un ente locale sia espletato dopo, anziché prima che il provvedimento acquisti efficacia esecutiva, non muta affatto il rapporto di dipendenza dell’ente di fronte allo Stato, attenuandolo. Agire legittimamente non significa ledere l’iniziativa o la libertà di alcuno. È un dovere di tutti. Il controllo di legittimità, perciò, non lede i principî di autonomia e di libertà che sono alla base di questo provvedimento. L’innovazione consisterebbe allora in questa mera circostanza accidentale: che l’intervento prefettizio si esplichi in un momento successivo anziché in un momento preventivo, circostanza la quale, non presentando alcun motivo di urgenza ed attenendo esclusivamente ad un profilo tecnico-giuridico, potrà benissimo essere oggetto di studio in sede di revisione organica della materia.

Inoltre, perché mutare il tradizionale controllo preventivo in controllo successivo e repressivo? Non ne vedo la ragione. Vi è, si dice, la grande mole di lavoro dinanzi alla Prefettura. Forse questa mole di lavoro diminuisce se il controllo, invece di essere preventivo, è successivo e repressivo? Indubbiamente no. E allora la medesima circostanza obbiettiva agisce ugualmente in entrambi i casi, rendendo nel primo discutibile l’utilità del controllo preventivo, nel secondo l’utilità del potere di annullamento. La sostituzione di questo a quello, sotto tale profilo, non produce effetto giuridico o politico apprezzabile.

Sorride forse al legislatore l’idea della speditezza? Decorsi venti giorni – forse egli dice – il prefetto abbia o non interloquito, cessa dal potere di annullamento e la deliberazione svolge la sua vita normale, senza indugio od intoppo.

Neanche questo argomento può essere di ausilio; poiché il medesimo sistema semplificativo vige in forma preventiva nell’attuale testo unico, ove si prevede appunto che le deliberazioni diventino esecutive dopo trascorsi venti giorni da quello in cui siano pervenute alla Prefettura senza che questa abbia comunque interloquito.

Qui bisogna trovare le ragioni che giustificano tutto un mutamento amministrativo che risponde alla tradizione amministrativa degli enti locali in Italia. Se poi si carezza l’idea della immediata esecutività della deliberazione, tutto si riduce ad evitare il ritardo di poco più di venti giorni. Ma costituisce questo un vantaggio, quando sulla deliberazione pende la spada di Damocle della possibilità di un annullamento? Non è meglio attendere? Il danno derivabile dall’attesa di venti giorni – ma può seriamente parlarsi di danno? – è sempre più lieve di quello derivabile dal l’annullamento di una deliberazione, cui si sia data esecuzione. Si evita che rapporti giuridici ed economici vengano sconvolti con grave turbamento nella sfera della vita individuale e sociale.

FUSCHINI. Questa questione dell’urgenza è ammessa anche nel suo emendamento.

ZOTTA. Sì, l’esecutività immediata quando c’è l’urgenza, con tutte le responsabilità previste dall’articolo 252. Ma non in via normale. Ed allora, se voi escludete questa esecutorietà immediata, in che cosa consiste la novità? O è controllo preventivo o successivo. Delle due l’una. Noi escludiamo il preventivo ed adottiamo il principio del potere di annullamento, e quindi il controllo repressivo, il quale si esplica quando l’amministrazione ha già spiegato la sua efficacia. Ed allora, se è così, quale motivo sta alla base?

Si è detto anche: l’ente pubblico deve agire come il privato, la cui attività non è imbrigliata continuamente nel suo movimento: il potere statale subentra in forma repressiva, quando vi sia lesione della legge. Io vi dico che anche questo è un argomento errato, perché non regge il paragone: il privato, sì, ha soltanto il dovere di non ledere gli interessi degli altri e può benissimo trascurare gli interessi propri; ma l’ente pubblico ha il dovere di provvedere agli interessi propri e agli interessi altrui; ha il dovere di provvedere agli interessi propri, che sono interessi della collettività locale e della collettività nazionale. Ed ecco perché vi è questo controllo preventivo di legittimità, che sta ad arginarne l’azione, perché questa non solo non leda gli interessi altrui, ma non leda i propri, che coincidono con gli interessi statali.

Ecco la ragione di questa intensità e di questa diversità di controllo.

D’altronde, mi affretto ad aggiungere un altro argomento: quale novità mi portate, quando introducete un controllo di repressione che già esiste nella nostra legislazione? Si dimentica forse l’articolo 6 del testo unico della legge comunale e provinciale? Il potere di annullamento esiste nel nostro ordinamento giuridico e non è limitato neppure dal termine dei 20 giorni.

Poi, non capisco questo emendamento presentato ed accettato, il quale non si sa bene se importi un controllo preventivo o un controllo successivo, perché, se considerate il giuoco di questi termini, voi vedete che una deliberazione, ad esempio, fatta il giorno 1° spiega la sua efficacia il giorno 15. Quando presentate questa stessa deliberazione al prefetto nei termini qui segnati, questa deliberazione potrebbe essere annullata dal prefetto il giorno 9. Sicché fino al 15 questa deliberazione è suscettibile di un controllo di legittimità preventiva; dal 15 – con l’aumento di termine da 10 a 20 giorni – dal 15 al 29 questa deliberazione è suscettibile di un controllo repressivo. Ma anche da questo punto di vista non mi sembra organica questa nuova revisione della materia, e soprattutto insisto – per il profilo che essa ha di carattere tecnico-giuridico – che essa non venga ad esser presa in esame con molta fretta (come forse, purtroppo, si è fatto l’altro giorno quando in sede di votazione si sono approvati due principî completamente contrapposti) e che venga esaminata con molta attenzione.

Ecco la ragione della mia proposta. L’emendamento da me proposto non è che la riproduzione di una norma che già vige: quella che ha abolito il governatorato di Roma e che ha dato agli enti locali la struttura giuridica del 1915.

PRESIDENTE. Onorevole Mannironi, ella insiste nel suo emendamento? Credo che si tratti di una piccola differenza di testo.

MANNIRONI. Il mio emendamento tendeva a semplificare, assorbendo in un unico articolo il contenuto degli articoli 9, 11 e 19; però manteneva nella sua sostanza lo spirito informatore del progetto che dalla stessa Commissione era stato sostenuto.

Ora, di fronte agli altri emendamenti presentati, mi permetto di fare alcune osservazioni.

PRESIDENTE. Tenga presente che alcuni emendamenti sono stati ritirati.

MANNIRONI. Sì, ma a proposito dell’emendamento di cui ha parlato il collega Zotta, desidererei ricalcare la critica che egli ha fatto; e lo farò rapidamente.

Io trovo che la soluzione prospettata dal collega Castelli Avolio e dagli altri colleghi sottoscrittori ha una forma di ibridismo che si presta alla critica fondata che ha fatto il collega Zotta.

In sostanza, qui non si sceglie tra i due logici estremi: non si vuol rendere esecutiva, immediatamente dopo la pubblicazione nell’albo pretorio, la deliberazione, ma si pretende invece che decorrano 15 giorni, quando ancora non è intervenuto il controllo della Prefettura per eventuali modifiche alla deliberazione stessa.

Ora, a me pare che qui noi dovremmo decidere fra due poli opposti: fra il progetto, cioè, presentato dal Governo ed approvato dalla Commissione, che prevede la possibilità della immediata esecutività delle deliberazioni appena pubblicate nell’albo pretorio, oppure dobbiamo aderire alla proposta del collega Zotta che stabilisce il controllo preventivo e quello repressivo.

Mi limito a fare soltanto questi rilievi, dichiarando per altro che non intendo insistere nel mio emendamento, dato che il Governo e la Commissione hanno preferito abbandonare il sistema indicato nel progetto per la esecutività immediata delle deliberazioni.

BUBBIO. Chiedo di parlare contro l’emendamento Colitto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BUBBIO. Ritengo che questo emendamento – che in linea teorica potrebbe anche considerarsi giusto – praticamente si risolve in un eccesso di burocrazia che noi tutti dobbiamo avere intenzione di limitare, se non vogliamo obbligare le prefetture a mandare tutti i giorni innumeri lettere ai comuni per dare atto della ricezione delle deliberazioni. Non dobbiamo caricare di spese e di altro lavoro questi uffici che sono già appesantiti dalle mille incombenze cui debbono attendere. D’altro canto, quando in Prefettura arriva una deliberazione, da un comune o dalla provincia, essa viene protocollata ed il protocollo costituisce quindi la prova della data in cui la deliberazione stessa è pervenuta. Gli stessi comuni protocollano a loro volta le deliberazioni che spediscono alla Prefettura. Quindi, il calcolo del tempo che intercorre tra la data di spedizione e quella di ricevimento può esser fatto in qualunque momento da qualunque amministrazione.

D’altra parte, non bisogna dimenticare che già l’articolo 3 stabilisce che le deliberazioni del Consiglio comunale e della Giunta municipale diventano esecutive dopo la pubblicazione; quindi il pericolo di pregiudizio per la mancata possibilità di eseguire una deliberazione non esiste; e non senza notare che la negazione del visto ha sempre il carattere di un evento eccezionale. Per tali ragioni voterò contro l’emendamento Colitto, augurando che il proponente non abbia ad insistere su di esso. (Approvazioni).

CASTELLI AVOLIO. Chiedo di parlare per rispondere alle osservazioni dell’onorevole Zotta.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CASTELLI AVOLIO. A me sembra, onorevoli colleghi, che la Commissione che ha elaborato la materia in merito al controllo di legittimità sulle deliberazioni dei comuni si sia trovata di fronte a due vie: o ritornare al sistema della legge comunale e provinciale del 1915 oppure trovare un altro sistema.

Qual è il sistema della legge del 1915? Lo ha detto apertamente l’onorevole Zotta e cioè: controllo preventivo. Ora, io non ripeterò quanto ho avuto l’onore di esporre all’Assemblea nella seduta di lunedì scorso, e cioè che i Comuni devono godere effettivamente di autonomia ed indipendenza dall’amministrazione centrale e dagli organi locali dell’amministrazione centrale. I comuni non sono dei minorenni che debbono essere sottoposti a controllo preventivo; noi possiamo giustificare il controllo successivo, cioè il controllo di legittimità da parte del prefetto per riscontrare che le deliberazioni dei Consigli comunali e delle Giunte municipali e quelle delle amministrazioni provinciali siano conformi a legge.

Che ci sia un controllo di merito da parte di un organo che fa parte dell’amministrazione locale e sia nel seno di essa, quale la Giunta provinciale amministrativa, sta bene; ma non possiamo ritornare al sistema del comune che è sotto il controllo del prefetto e che per dar corso alle proprie deliberazioni deve ottenere il visto di legittimità.

La disposizione predisposta dalla Commissione ministeriale segna un evidente progresso, un superamento del sistema della legge comunale e provinciale del 1915. Tenuto fermo questo punto, io non ho fatto altro, col mio emendamento, che introdurre un termine di vacatio di 15 giorni per la conoscenza della deliberazione.

Già dissi che occorre questo termine di vacatio perché non si tratta tanto di deliberazioni che riguardino una persona, ma di deliberazioni che riguardano la generalità dei cittadini. Si tratta cioè non di un atto amministrativo speciale, che viene di solito direttamente comunicato agli interessati, ma di un atto amministrativo generale dell’amministrazione comunale. Quindi il termine che ho introdotto nel mio emendamento, termine di 15 giorni dalla pubblicazione all’albo pretorio è un termine già ristretto di fronte a quello di 20 giorni introdotto nella Carta costituzionale quale termine di vacatio per la conoscenza dei provvedimenti legislativi da parte della generalità dei cittadini.

E allora si vede che c’è una profonda differenza tra il sistema proposto dalla Commissione ministeriale e il sistema della legge comunale e provinciale del 1915, perché mentre questo rappresentava un sistema di subordinazione all’autorità prefettizia, il sistema nostro salva il principio dell’autonomia e dell’indipendenza dei comuni e delle amministrazioni provinciali.

PRESIDENTE. Metto in votazione l’emendamento proposto dall’onorevole Castelli Avolio, nel seguente testo modificato dalla Commissione e dal Governo:

Sostituire l’articolo 3 col seguente:

«L’articolo 97 del testo unico predetto è abrogato e sostituito dal seguente:

«Le deliberazioni dei Consigli comunali e delle Giunte municipali, non soggette a speciale approvazione, divengono esecutive dopo la pubblicazione per 15 giorni nell’albo pretorio e l’invio al prefetto, che dovrà essere effettuato entro 8 giorni dalla data delle deliberazioni stesse.

«Nel caso di urgenza le deliberazioni possono essere dichiarate immediatamente eseguibili col voto espresso della metà più uno dei componenti i Consigli o le Giunte.

«Entro 20 giorni dal ricevimento, il prefetto deve pronunziare l’annullamento delle deliberazioni che ritenga illegittime.

«Nel caso di mancato invio delle deliberazioni al prefetto nel termine stabilito nel primo comma del presente articolo, le medesime s’intendono decadute».

(È approvato).

Fo osservare agli onorevoli Colitto e Zotta che con questa approvazione i loro emendamenti sono assorbiti.

Passiamo all’esame dell’articolo 4:

«L’articolo 98 del testo unico predetto è abrogato».

Lo metto ai voti.

(È approvato).

Passiamo all’articolo 5:

«L’articolo 99 del testo unico predetto è abrogato e sostituito dal seguente:

«Nei comuni aventi popolazione superiore ai 100.000 abitanti sono sottoposte all’approvazione della Giunta provinciale amministrativa le deliberazioni che riguardano i seguenti oggetti:

1°) bilancio preventivo e storni di fondi da una categoria all’altra del bilancio medesimo;

2°) spese vincolanti il bilancio per oltre cinque anni, salvo il disposto del secondo comma dell’articolo 332;

3°) applicazione dei tributi e regolamenti relativi;

4°) acquisto di azioni industriali;

5°) liti attive e passive e transazioni per un valore eccedente le lire 500.000;

6°) impieghi di denaro che eccedono nell’anno le lire 1.000.000, quando non si volgano alla compra di stabili ed a mutui con ipoteca o a depositi presso gli istituti di credito autorizzati dalla legge od all’acquisto di titoli emessi o garantiti dallo Stato;

7°) alienazioni di immobili, di titoli del debito pubblico, di semplici titoli di credito o di azioni industriali, quando il valore del contratto superi la somma di lire 1.000.000, nonché la costituzione di servitù o di enfiteusi, quando il valore del fondo ecceda la somma anzidetta;

8°) locazioni e conduzioni di immobili oltre i dodici anni o quando l’importo complessivo del contratto superi la somma di lire 500.000;

9°) prestiti di qualsiasi natura;

10°) assunzione diretta dei pubblici servizi;

11°) piani regolatori edilizi, di ampliamento e di ricostruzione;

12°) regolamenti di uso dei beni comunali, di igiene, edilità, polizia locale e quelli concernenti le istituzioni che appartengono al comune;

13°) ordinamento degli uffici e servizi e regolamenti concernenti il trattamento economico e lo stato giuridico del personale».

A questo articolo sono stati presentati i seguenti emendamenti:

Al secondo comma, alle parole: «Nei comuni aventi popolazione superiore ai 100.000 abitanti», sostituire le seguenti: «Nei comuni aventi popolazione superiore ai 500 mila abitanti.

Meda, Fuschini.

Al secondo comma, dopo le parole: Nei comuni aventi popolazione superiore ai 100.000 abitanti, aggiungere: e nei comuni capoluogo di provincia.

Mannironi

Al secondo comma alle parole: Nei comuni aventi popolazione superiore ai 100 mila abitanti, sostituire le seguenti: Nei comuni aventi popolazione superiore ai 500.000 abitanti.

Al n. 5°), alle parole: eccedente le lire 500.000, sostituire le seguenti: eccedenti le lire 1.000.000.

Ai numeri 6°) e 7°), alla cifra: 1.000.000, sostituire la cifra: 2.000.000.

Dozza, Molinelli, Platone, Ravagnan, Ruggeri.

Sostituire il n. 2°) col seguente:

2°) spese vincolanti il bilancio per tempo successivo alla durata normale dell’amministrazione in carica.

Condorelli, Colitto.

Al secondo comma sostituire i numeri 5°),),) e 8°) con i seguenti:

5°) liti attive e passive e transazioni per un valore eccedente le lire 1.000.000;

6°) impieghi di danaro che superano nell’anno le lire 2.000.000, quando non si volgano alla compra di stabili ed a mutui con ipoteca o a depositi presso gli Istituti di credito autorizzati dalla legge od all’acquisto di titoli emessi o garantiti dallo Stato;

7°) alienazioni di immobili, di titoli del debito pubblico, di semplici titoli di credito o di azioni industriali, quando il valore del contratto non superi la somma di lire 2 milioni, nonché la costituzione di servitù o di enfiteusi, quando il valore del fondo ecceda la somma anzidetta;

8°) locazioni e conduzioni di immobili oltre i dodici anni o quando l’importo complessivo del contratto non superi la somma di lire 1.000.000.

Preti, Villani.

 

Sostituire i numeri 5°),),) e 8°) con i seguenti:

«5°) liti attive e passive e transazioni per un valore eccedente le lire 2.500.000;

6°) impieghi di denaro che eccedono nell’anno le lire 5,000,000, quando non si volgano alla compra di stabili ed a mutui con ipoteca o a depositi presso gli istituti di credito autorizzati dalla legge od all’acquisto di titoli emessi o garantiti dallo Stato;

7°) alienazioni di immobili, di titoli del debito pubblico, di semplici titoli di credito o di azioni industriali, quando il valore del contratto superi la somma di lire 5.000,000, nonché la costituzione di servitù o di enfiteusi, quando il valore del fondo ecceda la somma anzidetta;

8°) locazioni e conduzioni di immobili oltre i 12 anni o quando l’importo complessivo del contratto superi la somma di lire 2.500,000».

Meda, Fuschini.

Aggiungere al n. 5°): o di valore indeterminato.

Sopprimere nel n. 8°) la disgiuntiva: o, e mettere al suo posto una virgola.

Aggiungere dopo il n. 13°):

14°) cambiamenti nella classificazione delle strade e progetti per l’apertura e ricostruzione delle medesime.

Colitto.

Aggiungere al n. 10°) le parole: e apertura di farmacie municipali, deliberata in deroga alle disposizioni vigenti circa l’esercizio delle farmacie.

Cosattini, Faccio, De Michelis, Costa, Giacometti, Piemonte, Luisetti, Tonello, Vigna, Giua, Persico, Merighi, Bordon, Targetti, Fioritto, Filippini, Tega, Grazi, Villani, Chiaramello, Pertini, Costantini, Cairo, Fogagnolo, Vischioni, Grazia.

Ripristinare il n. 12°) del testo unico:

12°) cambiamenti nella classificazione delle strade e progetti per l’apertura e ricostruzioni delle medesime.

Condorelli, Colitto.

PRESIDENTE. Invito la Commissione ad esprimere il suo parere in merito a questi emendamenti.

CARBONI, Relatore. A proposito dell’articolo 5 dovrei fare un’osservazione preliminare. Accettando la Commissione l’emendamento Meda-Fuschini (già approvato dall’Assemblea a proposito dell’articolo 1), si presenta la necessità della formulazione di un articolo aggiuntivo. Gli onorevoli Meda e Fuschini hanno proposto: «Al secondo comma, alle parole: nei comuni aventi popolazione superiore ai 100.000 abitanti, sostituire le seguenti: nei comuni aventi popolazione superiore ai 500.000 abitanti». Orbene, se ci si limitasse a deliberare tale sostituzione, l’articolo 5 del progetto governativo, riguardante, com’è formulato, tutti i comuni con popolazione superiore ai 100.000 abitanti, disciplinerebbe solo quelli con più di 500.000 abitanti, e perciò verrebbe a mancare nella legge la previsione dei comuni con popolazione da 100.000 a 500.000 abitanti.

Quindi è necessaria la compilazione di un articolo 4-bis, relativo ai comuni con popolazione superiore ai 500.000 abitanti e nel quale si devono riprodurre i numeri 1° a 4° e 9° a 13° del disegno di legge ed i numeri 5° a 8° dell’altro emendamento Meda-Fuschini relativo ai valori.

Ho quindi così formulato l’articolo:

«Nei comuni aventi popolazione superiore ai 500.000 abitanti sono sottoposte all’approvazione della Giunta provinciale amministrativa le deliberazioni che riguardano i seguenti oggetti:

1°) bilancio preventivo e storni di fondi da una categoria all’altra del bilancio medesimo;

2°) spese vincolanti il bilancio per oltre cinque anni, salvo il disposto del secondo comma dell’articolo 232;

3°) applicazione dei tributi e regolamenti relativi;

4°) acquisto di azioni industriali;

5°) liti attive e passive e transazioni per un valore eccedente le lire 2.500.000 o di valore indeterminato».

Con quest’ultima espressione «o di valore indeterminato», la Commissione accetta raggiunta proposta dall’onorevole Colitto.

«6°) impieghi di denaro che eccedono nell’anno le lire 5.000.000, quando non si volgano alla compera di stabili od a mutui con ipoteca o a depositi presso gli istituti di credito autorizzati dalla legge o all’acquisto di titoli emessi o garantiti dallo Stato;

7°) alienazione di immobili, di titoli del debito pubblico, di semplici titoli di credito o di azioni industriali, quando il valore del contratto superi la somma di lire 5.000.000, nonché la costituzione di servitù o di enfiteusi, quando il valore del fondo ecceda la somma anzidetta»…

Con un emendamento, presentato questa mattina, relativamente alla costituzione delle servitù, l’onorevole Costa, a proposito dell’articolo 5 e degli altri consimili, propone che si precisi «servitù passive». È questa una proposta che può essere accettata, perché ci dobbiamo preoccupare degli atti che costituiscono alienazione in danno del Comune. Nella formulazione dell’articolo aggiuntivo non ne avevo tenuto conto, perché l’emendamento Costa mi è stato comunicato nel corso di questa seduta.

«8°) locazioni e conduzioni di immobili oltre i dodici anni o quando l’importo complessivo del contratto superi la somma di lire 2.500.000».

Qui c’è un emendamento proposto dall’onorevole Colitto.

PRESIDENTE. C’è anche un emendamento dell’onorevole Mannironi e di altri.

CARBONI, Relatore. Io parlo degli emendamenti che si connettono alla formulazione dell’articolo aggiuntivo.

L’onorevole Colitto propone che non si dica «locazioni e conduzioni di immobili oltre i 12 anni o quando l’importo complessivo, ecc.», bensì «locazioni e conduzioni di immobili oltre i 12 anni, quando l’importo», ecc., cioè richiede il concorso simultaneo delle due condizioni, la durata di oltre 12 anni e l’importo complessivo, e pensa che l’inclusione della disgiuntiva «o» sia dovuta ad un errore materiale. Invece la Commissione ha inteso riferirsi a due ipotesi diverse, o l’una o l’altra, in quanto sia la durata di oltre 12 anni e sia, indipendentemente dalla durata, l’importo complessivo superiore alla somma di 2.500.000 lire, sono ragioni sufficienti per richiedere la necessità dell’approvazione della Giunta provinciale amministrativa.

«9°) prestiti di qualsiasi natura;

10°) assunzione diretta dei pubblici servizi».

A proposito dell’assunzione diretta dei pubblici servizi, viene fatto di discutere dell’emendamento che l’onorevole Cosattini ha presentato insieme agli onorevoli Faccio, De Michelis, Costa, Giacometti, Piemonte, Luisetti, Tonello, Vigna, Giua, Persico, Merighi, Bordon, Targetti, Fioritto, Filippini, Tega, Grazi, Villani, Chiaramello, Pertini, Costantini, Cairo, Fogagnolo, Vischioni, Grazia. L’onorevole Cosattini propone, che si aggiunga: «e apertura di farmacie municipali, deliberata in deroga alle disposizioni vigenti circa l’esercizio delle farmacie». Il concetto cui si è ispirato l’onorevole Cosattini circa l’opportunità che i comuni siano messi in condizione di poter gestire le farmacie municipali troverebbe consenziente la Commissione, qualora potesse essere attuato con la semplice modificazione della legge comunale e provinciale. Senonché, l’apertura e la gestione delle farmacie sono disciplinate da una legge speciale completamente estranea alla legge comunale e provinciale, e nella quale sono fissati principî incompatibili con la proposta Cosattini, che involge un problema di modificazione della legge speciale più che di quella comunale e provinciale. Per attuare il concetto dell’amico Cosattini e degli altri proponenti forse non sarebbe necessario modificare la legge comunale o provinciale, perché, dandosi in essa la facoltà di assumere la gestione dei servizi pubblici, vi si potrebbe ritenere compresa l’apertura di farmacie municipali. Sarebbe invece necessario, secondo il modesto pensiero mio e secondo il pensiero della Commissiono, modificare la legge sulle farmacie; tanto vero che i proponenti hanno avvertito il bisogno di specificare: «in deroga alle disposizioni vigenti circa l’esercizio delle farmacie». Ma non sembra che, in questo momento, senza aver preso conoscenza della legge speciale o senza avere approfondito il problema, si possa introdurre incidentalmente nella legge comunale e provinciale una deroga generica ed amplissima alle disposizioni vigenti circa l’esercizio delle farmacie, deroga della quale non possiamo prevedere la portata e le conseguenze. Nonostante la nobiltà dello scopo che ha mosso l’onorevole Cosattini e i suoi amici, mi pare che sia inopportuno, dal punto di vista giuridico e della tecnica legislativa, deliberare frettolosamente una deroga così ampia, così generica, così imponderata.

Quindi io vorrei proporre all’onorevole Cosattini di trasformare la sua proposta di emendamento in una raccomandazione al Governo, alla quale si assocerebbe in pieno la Commissione, perché si esamini il problema se, modificando la legge sulle farmacie, non sia il caso di consentire ai comuni l’apertura di farmacie municipali.

Riprendendo la lettura dell’articolo, interrotta con questa digressione sulle farmacie, dirò ch’esso prosegue in questi termini:

«11°) piani regolatori edilizi, di ampliamento e di ricostruzione;

12°) regolamenti di uso dei beni comunali, d’igiene, edilità, polizia locale e quelli concernenti le istituzioni che appartengono al comune;

13°) ordinamento degli uffici e servizi e regolamenti concernenti il trattamento economico e lo stato giuridico del personale».

Questa è la formulazione dell’articolo, conforme a quella degli articoli relativi alle altre categorie di comuni, dai quali diversifica soltanto per i valori.

Forse l’avere intercalato alla lettura dell’articolo le considerazioni sui vari emendamenti proposti ha reso meno chiara la percezione di esso, ma è servito ad alleggerire la discussione in modo che non avrò bisogno di ritornare su quegli emendamenti dei quali ho trattato.

PRESIDENTE. Vorrei domandare all’onorevole Relatore se ha tenuto presenti tutti gli altri emendamenti che sono stati proposti all’articolo 5, perché questo testo che ora ha presentato alla Presidenza potrebbe essere completato e integrato con gli altri emendamenti.

CARBONI, Relatore. Il testo da me presentato è completo e tiene conto di tutti gli emendamenti che potevano avervi riferimento. Gli emendamenti Dozza e Preti-Villani non hanno relazione con l’oggetto dell’articolo aggiuntivo perché si riferiscono ai comuni con popolazione tra i 100.000 e i 500.000 abitanti.

PRESIDENTE. Chiedo all’onorevole Dozza se insiste sul suo emendamento.

DOZZA. Aderisco all’emendamento Meda-Fuschini.

CARBONI, Relatore. L’emendamento Dozza ha, come dicevo, oggetto diverso da quello Meda-Fuschini da me inserito nell’articolo 4-bis, e mi riservo di parlarne a proposito dell’articolo 5 che dovrà riferirsi ai comuni con popolazione tra 100.000 e 500.000 abitanti.

PRESIDENTE. Onorevole Carboni, la prego di voler dire il parere della Commissione in merito.

CARBONI, Relatore. Onorevole Presidente, se lei me lo consente, io preferirei parlarne quando discuteremo dell’articolo 5, e vorrei raccomandare che in questo momento, per semplicità di discussione, si ponga in votazione l’articolo 4-bis, che si riferisce alle città con popolazione superiore ai 500.000 abitanti, le quali nella previsione del progetto di legge governativo non formano una categoria a parte, come si propone invece nell’emendamento Meda-Fuschini, che la Commissione ha accettato con i coordinamenti di cui ho parlato.

PRESIDENTE. Dovrei ora porre ai voti l’articolo 4-bis.

COSATTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSATTINI. Osservo che, votandosi l’articolo 4-bis, si pregiudica la discussione dell’emendamento da me proposto.

Bisognerebbe chiarire che si fa riserva per l’emendamento da me proposto.

COLITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COLITTO. Mi pare che, approvandosi l’articolo 4-bis così come è stato formulato, si venga implicitamente a respingere la proposta da noi fatta a proposito dell’articolo 5.

PRESIDENTE. Si potrebbe rinviare la votazione dell’articolo 4-bis alla prossima seduta, per armonizzarla con tutte le altre proposte.

CARBONI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARBONI, Relatore. Mi pare che la questione sollevata dall’onorevole Cosattini sia preliminare alla votazione dell’articolo 4-bis, in quanto l’onorevole Cosattini propone che sia emendato il numero 10 con l’aggiunta relativa all’apertura delle farmacie municipali. Io ho fatto le mie dichiarazioni a nome della Commissione; penso perciò che si potrebbe procedere alla votazione, tanto più che la questione, si ripresenterà immediatamente a proposito dell’articolo 5. Qualora ciò non sia possibile, sarebbe opportuno rinviare il seguito della discussione.

PRESIDENTE. Data l’ora, propongo il rinvio della discussione alla prossima seduta. Nel frattempo i presentatori di emendamenti potranno concordare con il Presidente della Commissione l’ordine della discussione.

(Così rimane stabilito).

Interrogazioni e interpellanza con richiesta d’urgenza.

PRESIDENTE. Sono state presentate alcune interrogazioni, con richiesta d’urgenza.

La prima è dell’onorevole Perrone Capano:

«Al Ministro dell’interno sull’incidente verificatosi ieri in danno dell’onorevole Benedettini, terzo entro brevissimo tempo di una serie analoga di episodi, la quale rivela da parte di taluni ambienti politici una sistematica e preordinata intolleranza dell’altrui libertà di opinione e di riunione e un diffuso spirito di violenza, assolutamente incompatibili con un regime democratico; e per conoscere sia i motivi per i quali la forza pubblica si è trovata sul posto soltanto dopo che l’incidente si era già svolto, sia i criteri in base ai quali il Governo intende porre fine ad un simile increscioso stato di cose».

Chiedo al Governo quando intende rispondere.

SCELBA, Ministro dell’interno. Questa interrogazione pone una questione di carattere generale alla quale è già stato risposto tre giorni fa. Mi riprometto, comunque, di rispondere sul particolare incidente occorso all’onorevole Benedettini nella prossima seduta antimeridiana.

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti altre interrogazioni con richiesta di urgenza:

«Al Ministro dell’interno, per sapere quali provvedimenti intenda adottare contro le persone che devastarono la sede della sezione del Partito nazionale monarchico di Agrigento usando violenza sui soci presenti; come intenda provvedere in avvenire onde evitare il ripetersi di simili episodi delittuosi e provocatori, che causano viva agitazione nelle popolazioni e che potrebbero degenerare inevitabilmente in giustificate ritorsioni».

«Covelli».

«Al Ministro dell’interno, per conoscere quali provvedimenti sono stati disposti in relazione ai gravi incidenti verificatisi nel comune di Serradifalco in provincia di Caltanissetta, dove un comizio qualunquista che si svolgeva nella massima tranquillità è stato proditoriamente e violentemente interrotto da elementi facinorosi individuabili, mentre i dirigenti del qualunquismo locale sono stati minacciati di morte nel caso continuino la loro propaganda.

«La forza pubblica locale è del tutto impotente a garantire l’esercizio della libertà.

«Rodinò Mario, Colitto, Rognoni, Mazza».

«Al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’interno, per conoscere se non credano che sia più opportuno e umano provvedere allo stato di bisogno delle popolazioni e al mantenimento dell’ordine pubblico con assegnazioni di lavori o stanziamento di soccorsi a tempo debito, anziché con il fuoco degli agenti di pubblica sicurezza. A Taranto il 18 corrente sono avvenuti sanguinosi incidenti; altri potrebbero intervenire se non si provvede; né il deprecare le intemperanze di una massa esasperata dall’estremo bisogno riscatterebbe la colpa di chi non ha saputo prevedere.

«Jacometti, Musotto».

«Ai Ministri del lavoro e previdenza sociale e dell’industria e commercio, per conoscere le ragioni del ritardo della pubblicazione del decreto che stabiliva l’assunzione obbligatoria di una determinata percentuale di invalidi e mutilati del lavoro da parte di ditte, enti, ecc., così come viene fatto per i mutilati e gli invalidi di guerra e se non ritenga di provvedere d’urgenza ad evitare ulteriori sofferenze a quei lavoratori che, dopo aver contribuito alla creazione della ricchezza nazionale, si vedono preclusa la via a dare ancora il loro contributo di capacità lavorativa alla rinascita del Paese.

«Bibolotti».

Chiedo al Governo quando intende rispondere.

SCELBA, Ministro dell’interno. Il Governo potrà rispondere a queste interrogazioni mercoledì venturo.

PRESIDENTE. È stata inoltre presentata con richiesta di urgenza la seguente interpellanza:

«Al Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere le ragioni per le quali, contrariamente ad ogni norma giuridica e con grave danno di un notevole numero di lavoratori, sia stato inopinatamente ritirato il permesso di pubblicazione del quotidiano fiorentino La Nazione italiana, permesso già accordato da mesi e recentemente confermato, senza che risultino intervenuti fatti nuovi atti a giustificare un così grave provvedimento, palesemente lesivo delle libertà fondamentali del cittadino.

«Codignola, Rossi Giuseppe, Maltagliati, Di Gloria, Amadei, Bruni Gerardo, Cianca, Cevolotto, Natoli, Mattei Teresa».

Chiedo al Governo quando intende rispondere.

SCELBA, Ministro dell’interno. Questa interpellanza potrà essere svolta in una prossima seduta, che dovrebbe essere dedicata completamente alle interrogazioni e interpellanze.

PRESIDENTE. È stata presentata la seguente interrogazione con richiesta di urgenza:

«Al Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere i provvedimenti che intende prendere per assicurare il maggior incremento possibile alla attività dell’ente U.N.R.R.A.-C.A.S.A.S., in vista della imminente ripresa stagionale dei lavori edilizi.

Sembrerebbe che, nell’emanare le sollecitate provvidenze, si debbano tener nella dovuta considerazione gli elementi seguenti:

  1. a) i ragguardevoli risultati ottenuti dal C.A.S.A.S. in un solo semestre di attività, costituenti una prova indiscutibile dell’alto grado di efficienza tecnica ed organizzativa raggiunta dal citato ente;
  2. b) gli accordi intervenuti tra il Ministero dei lavori pubblici ed il C.A.S.A.S., che riguardano ormai l’insieme del nostro problema della ricostruzione;
  3. c) i grandiosi piani di lavori e di attività, minutamente predisposti, che la organizzazione del C.A.S.A.S. può attuare nei prossimi due anni, per lenire il problema dell’abitazione nelle zone più sinistrate del nostro Paese;
  4. d) le assegnazioni, non più procrastinabili, del fondo lire N.R.R.A.;
  5. e) la opportunità di concedere la massima autonomia possibile al C.A.S.A.S., e ciò anche nei confronti della Delegazione italiana presso l’U.N.R.R.A., la cui struttura e le cui finalità non appaiono atte a secondare il compito strettamente tecnico del C.A.S.A.S.

«Dugoni, Camangi, La Malfa, Fusco, Veroni, Cairo, Treves, Firrao, Marinaro, Jacometti, Castelli, Mastino Pietro, Pieri, Valmarana, Di Fausto, Fioritto, Persico, Pertini, Nasi, Carboni, Facchinetti».

Chiedo al Governo quando intende rispondere.

SCELBA, Ministro dell’interno. Lo svolgimento di questa interrogazione potrà aver luogo al suo turno.

PRESIDENTE. L’onorevole Perrone Capano ha presentato la seguente interrogazione con richiesta d’urgenza:

«Al Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se non creda opportuno che, prima di disporre nuovamente il regime dell’ammasso totale dei prodotti cerealicoli per l’annata agraria in corso, tutta la politica alimentare del Governo sia sottoposta a discussione e ad esame da parte dell’Assemblea Costituente sicché, in materia così grave, che forma ormai oggetto di una copiosa, molteplice e dura esperienza, le indicazioni e le determinazioni relative partano dall’Assemblea stessa, che riflette tutte le correnti politiche del Paese».

Chiedo al Governo quando intende rispondere.

SCELBA, Ministro dell’interno. Il Governo potrà rispondere in una seduta della settimana ventura.

PRESIDENTE. L’onorevole Martino Gaetano ha presentato la seguente interrogazione con richiesta d’urgenza:

«Ai Ministri dell’interno e delle finanze e tesoro, per conoscere se sono state adottate misure in favore del comune di Castiglione di Sicilia danneggiato dalla recente eruzione dell’Etna. Il Comune suddetto ha perduto buona parte dei suoi boschi sui quali esso contava per sanare, in parte, il deficit del proprio bilancio: è pertanto indispensabile ed urgente assegnare provvisoriamente al comune di Castiglione una somma, in attesa dell’accertamento dei danni subìti».

Chiedo al Governo quando intende rispondere.

SCELBA, Ministro dell’interno. Il Governo potrà rispondere in una delle prossime sedute antimeridiane.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Molinelli. Ne ha facoltà.

MOLINELLI. Vorrei sollecitare una risposta del Governo ad una interrogazione da me presentata da lungo tempo al Ministro dell’agricoltura e foreste in tema di disdette agrarie.

SCELBA, Ministro dell’interno. Assicuro che interesserò il Ministro competente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Dugoni. Ne ha facoltà.

DUGONI. Vorrei sollecitare la discussione di una interpellanza al Ministro dell’interno relativa al prefetto di Massa.

SCELBA, Ministro dell’interno. Risponderò nella seduta che sarà prossimamente riservata allo svolgimento delle interpellanze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Monticelli. Ne ha facoltà.

MONTICELLI. Il 14 marzo presentai una interrogazione a proposito delle perquisizioni domiciliari fatte dagli agenti della tributaria negli studi degli avvocati e procuratori per l’accertamento dell’imposta sull’entrata. L’onorevole Sottosegretario di Stato per il tesoro disse che il giorno dopo avrebbe precisato la data della discussione di tale interrogazione.

PRESIDENTE. Lei potrebbe pregare personalmente l’onorevole Sottosegretario di dare una risposta.

Mi permettano i colleghi di osservare che non viene messa in pratica una norma utilissima: la richiesta di risposta scritta alle interrogazioni.

Una voce. Le risposte non arrivano.

PRESIDENTE. Su ciò si potrebbe richiamare l’attenzione del Governo, dato che il termine per la risposta è di 6 giorni.

Ad ogni modo chiedo al Governo quando intende rispondere all’interrogazione dell’onorevole Monticelli.

SCELBA, Ministro dell’interno. Interesserò il Ministro competente.

Interrogazioni e interpellanze.

PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni e delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

DE VITA, Segretario, legge:

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere i motivi per cui uno dei maggiori responsabili della sottrazione di 12 milioni di lire ai danni del Consorzio agrario di Bari sia stato messo in libertà e per sapere inoltre quali provvedimenti intenda prendere a carico del magistrato responsabile di tale liberazione.

«Pastore Raffaele».

«Il sottoscritto chiede di interrogare i Ministri della difesa e dei trasporti, per sapere se non ritengano indispensabile – anche a tutela della memoria di funzionari dello Stato caduti nell’adempimento del loro dovere – di riesaminare il parere del Ministero della guerra, secondo il quale ai ferrovieri Borgogni Egidio, Carozzi Nello, Fecchi Nello, Bastianelli Angelo, Belli Bruno, caduti il 2 dicembre 1943 durante una incursione aerea sulla stazione di Arezzo, mentre prestavano servizio su un treno della ferrovia Appennino Centrale, dovrebbe essere negato il riconoscimento della «Indennità presenza alle Bandiere», stabilita dal Regio decreto-legge 15 marzo 1943, n. 123, a favore del personale militarizzato deceduto in seguito a fatti bellici, motivando il diniego col fatto che l’evento bellico che determinò la morte si verificò durante il periodo dell’occupazione, dimenticando così che gli stessi ferrovieri furono militarizzati a norma dell’articolo 2 del Regio decreto-legge 30 marzo 1943 e che anche nel periodo dell’occupazione essi continuarono a prestare servizio alle popolazioni della zona a prezzo della loro vita.

«Santi».

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro delle finanze e del tesoro, per conoscere quando avrà luogo la istituzione in Campobasso della Sezione autonoma dell’ufficio tecnico erariale, che il Ministro dichiarava parecchi mesi or sono, con la sua risposta a una precedente interpellanza dell’interrogante, di aver deciso di istituire.

«Colitto».

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri dell’interno, dell’agricoltura e foreste e dei lavori pubblici, per conoscere se non reputino opportuno promuovere un provvedimento legislativo che, abrogando il regio decreto il marzo 1923, n. 691 (in Gazzetta Ufficiale n. 85 dell’11 aprile 1923) richiami in vigore l’ultimo comma dell’articolo 60 (dal predetto decreto abrogato) della legge 25 giugno 1865, n. 2359, sulle espropriazioni per causa di pubblica utilità.

«Il comma dell’articolo 60 – di cui si chiede il ripristino – stabiliva che, in caso di retrocessione per l’ipotesi che il fondo «non ricevette in tutto o in parte la preveduta destinazione», il prezzo da pagare da parte del proprietario espropriato non poteva eccedere «l’ammontare dell’indennità ricevuta dal proprietario per l’espropriazione del suo fondo»; e rispondeva ad un indiscutibile criterio di giustizia diretto a ripristinare, senza danno, il proprietario nel suo diritto quando fosse cessato il motivo superiore dell’utilità pubblica, che legittimava l’espropriazione, e ad impedire, in conseguenza, l’ingiustificato arricchimento da parte dell’ente espropriante per l’eventuale aumentato valore del fondo.

«L’abrogazione di quel comma fu ispirata dal criterio statolatrico della legislazione fascista, forse non scevro di sotterranei riflessi particolari; e non è compatibile con il rinnovato spirito di difesa dei diritti dell’individuo.

«Il ripristino dell’ultimo comma dell’articolo 60, oltre che al segnalato motivo di guarentigia del diritto del cittadino, risponde ad una più rispettabile ed urgente esigenza: quella di consentire, mediante il facilitato diritto di retrocessione, il ritorno di molti fondi ai proprietari, che in regime di coltivazione diretta o di affitto riconquisterebbero alla coltivazione ed alla produzione appezzamenti, talora vasti, che dall’ente espropriante o sono abbandonati o non sono utilizzati a scopo di produzione agraria.

«Leone Giovanni».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Governo, per conoscere se intenda provvedere di urgenza a sistemare, secondo giustizia, la penosa situazione degli epurati di grado inferiore, i quali scontano le conseguenze di un atteggiamento politico non sempre pienamente documentato e obbiettivamente valutato; e se, di fronte alle sperequazioni affioranti da più parti e al sovraccarico di migliaia di istruttorie presso il Consiglio di Stato, non creda doveroso promulgare una sanatoria che valga ad equilibrare psicologicamente gli effetti della vasta amnistia che ha beneficati i quadri delle alte gerarchie fasciste; o se, in via subordinata, non creda per lo meno di disporre la facoltà per tutti gli epurati (statali, parastatali, dipendenti di enti locali) di adire il Consiglio di Stato per la revisione delle precedenti sentenze di epurazione.

«Caso, Delli Castelli Filomena, Tambroni, Ponti».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non ritenga necessario ed urgente distaccare dall’università di Napoli la Facoltà di ingegneria per ristabilire la Scuola superiore politecnica stoltamente soppressa dal regime fascista. Tale ripristino, che dovrebbe farsi riunendo nell’istituzione tutti e cinque gli anni di corso dell’ingegneria, è richiesta dalla necessità che anche il Mezzogiorno abbia, come sempre ha avuto nel passato, un suo Politecnico al pari delle regioni settentrionali.

«Nobile, Orlando Vittorio Emanuele, Nitti, Corbino, Labriola, Grieco, La Malfa, Lussu, Selvaggi, Colonnetti, Colonna di Paliano, Coppa, De Michele, Firrao, La Rocca, Leone Giovanni, Notarianni, Persico, Puoti, Rodinò Mario, Rodinò Ugo, Ambrosini, Amendola, Antonello, Basile, Bellusci, Bordò, Caprani, Codacci Pisanelli, Condorelli, Corsi, Corsini, De Martino, Farina, Ferrarese, Fioritto, Gorreri, Grassi, Lettieri, Li Causi, Maffi, Maltagliati, Marchesi, Mancini, Martino Gaetano, Miccolis, Morelli Renato, Musolino, Pastore Raffaele, Penna Ottavia, Perugi, Preziosi, Rescigno, Rubilli, Russo Perez, Sardiello, Scoca, Sicignano, Silipo, Sullo, Turco, Vilardi».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro delle finanze e del tesoro, per conoscere – premesso che i terreni dei comuni di Poggiomarino, Terzigno e Striano e di alcune zone dei comuni limitrofi, furono nel 1943 invasi dai tedeschi, che ne distrussero buona parte dei prodotti, e nel 1944 coperti dal lapillo eruttato dal Vesuvio, che tutto coprì, onde fu financo data la esenzione fondiaria e furono disposte altre provvidenze governative – se il Governo intende dare immediatamente disposizioni di sospensione di accertamento e di pagamento dei sopraprofitti di guerra. E ciò ad eliminare un aggravio ingiusto e la contradizione evidente, in cui cadrebbe il Governo, che da una parte dispose la esenzione dalla fondiaria ed ora riscuoterebbe sopraprofitti per quella terra che fu incolta. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Riccio Stefano».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della finanze e del tesoro, per conoscere quali immediati provvedimenti intenda di prendere, perché ai cittadini italiani già residenti nelle nostre Colonie, o in paesi esteri nei quali, prima della guerra, operavano banche italiane e che, in dipendenza della guerra, hanno dovuto rimpatriare nelle più miserevoli condizioni, vengano restituiti i depositi fiduciari affidati alle banche. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).

«Santi, Camangi».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei trasporti, per conoscere:

1°) quali provvedimenti intende prendere a favore del personale di ruolo delle ferrovie secondarie sinistrate, rimasto disoccupato in seguito alla cessazione degli esercizi;

2°) se non ritenga opportuno di invitare le ferrovie secondarie e le ferrovie dello Stato a riassumere gli agenti;

3°) se non ritenga opportuno intervenire perché la Mediterranea, interessata all’esercizio della ferrovia Arezzo-Fossato, collochi sulle altre sue linee (Centrale-Umbra, Nord-Milano e Calabro-Lucane) i ferrovieri della Arezzo-Fossato, che da molto tempo attendono di vedere realizzate le promesse loro fatte per una sistemazione. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Santi».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro delle finanze e del tesoro, per sapere se, allo scopo di decentrare il servizio catastale ora affidato in prima conservazione agli Uffici tecnici erariali nel capoluogo di Provincia ed in seconda conservazione agli Uffici distrettuali delle imposte dirette, sparsi nella vasta zona della Provincia, nell’interesse dei contribuenti e dello Stato, e ad evitare dannosi ritardi nell’esecuzione dei trapassi di proprietà, non sia opportuno istituire delle sezioni distaccate con lo stesso personale tecnico presso i singoli Uffici distrettuali delle imposte.

«Questo permetterebbe un opportuno decentramento di uffici, eliminerebbe delle spese non indifferenti agli interessati che devono da lontani comuni recarsi al capoluogo di Provincia per chiarimenti e sollecitare l’aggiornamento delle pratiche di voltura, che, dato il frazionamento della proprietà ed il vertiginoso succedersi dei possessori, crea confusione e danni ai contribuenti e non risparmio di tempo e spesa per l’Erario. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).

«Chiaramello, Luisetti».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, sulla situazione in cui sono venuti a trovarsi molti studenti di scuola media, i quali conseguirono il loro diploma di scuola media superiore nelle sessioni di esami dell’anno scolastico 1942-43 senza poterne ottenere la relativa documentazione a causa degli eventi bellici. Tali studenti poterono egualmente ottenere l’iscrizione alle facoltà universitarie, ma sub conditione, e oggi, dopo aver completato i rispettivi corsi, superando anche i relativi esami, si trovano nella impossibilità di sostenere gli esami di laurea, perché tuttora sprovvisti di documentazione e materialmente impossibilitati ad ottenerne una, in quanto gli istituti di provenienza sono o distrutti con i relativi archivi dai bombardamenti subìti ovvero siti in città a quell’epoca comprese in territorio italiano, oggi invece facenti parte di territorio di altro Stato (Zara, Fiume, ecc.).

«L’interrogante chiede di conoscere quali provvedimenti si intende adottare a riguardo, tenendo presente che la maggior parte di coloro che si trovano nelle condizioni anzidette dovrebbero essere messi in grado di poter sostenere gli esami di laurea nella prossima estate. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«La Gravinese Nicola».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non ritenga necessario trasformare nelle scuole medie inferiori l’attuale insegnamento facoltativo della musica e canto in obbligatorio. L’insegnamento della musica, come attualmente si pratica, è irrazionale ed esposto allo scherno di tutti; né può ritenersi siano applicabili per studenti di così giovine età corsi facoltativi.

«D’altro canto, anche la formazione di insegnanti capaci e seri non può pretendersi se non istituendo cattedre di ruolo, come si è reso obbligatorio l’insegnamento dell’economia domestica per le alunne. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Cotellessa».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per conoscere se non ritenga doveroso e giusto, a distanza di 24 mesi dalla cessazione delle ostilità, che siano emanate norme amministrative per l’iscrizione a matricola delle campagne della guerra mondiale 1940-43 e della guerra di liberazione 1944-45.

«Tale riconoscimento apporta beneficî morali ed economici che interessano numerose categorie di cittadini, che hanno ben meritato del riconoscimento per l’opera prestata. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Cotellessa».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della difesa, per conoscere se, in accoglimento dei voti espressi dalla Giunta della Camera di commercio, industria e agricoltura di Avellino nella sua seduta del 10 marzo 1947, si intenda, come è augurabile, mantenere ferma ad Avellino la sede del 10° C.A.R.

«Alle ragioni addotte dalla Camera di commercio e di cui si è reso interprete con una sua interrogazione l’onorevole Preziosi, l’interrogante aggiunge che la sua esperienza personale di allievo ufficiale nella Caserma generale Berardi, in periodo di guerra, gli dà la cosciente sicurezza che non esistono in realtà ragioni militari di addestramento.

«Il problema è solo di natura politico-sociale e su questo terreno l’interrogante fa presente che:

Caserta, che ha indubbi meriti e tradizioni militari, ha altre possibilità di essere valorizzata, sia pure con le restrizioni imposte dal trattato di pace;

Avellino non ha altre possibilità di utilizzazione della veramente bella e accogliente caserma, che costituisce una delle realizzazioni edilizie migliori degli ultimi anni e che, con una spesa che incise notevolmente sull’Erario dello Stato, fu costruita per servire come scuola allievi ufficiali di fanteria.

«L’interrogante confida che il senso di giustizia distributiva tra le provincie prevarrà su ogni pressione contraria. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Sullo».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se, nell’imminente bando di concorsi a cattedre negli istituti secondari, intenda:

1°) ammettere al concorso per titoli gli insegnanti in possesso di titolo di studio conseguito prima del 1925 e perciò con valore abilitante: detti insegnanti, invero, che hanno esplicato lunga e lodevole attività didattica (e molti hanno conseguito anche la idoneità in precedenti concorsi per titoli), appunto perché forniti di titolo già abilitante, non hanno potuto sostenere ulteriori esami di abilitazione;

2°) ammettere al concorso per titoli anche quei reduci che, pur non essendo abilitati, abbiano prestato servizio da supplenti o incaricati per un determinato periodo e con una determinata qualifica, e ciò perché molti reduci dal 1940 in poi si sono trovati nella impossibilità di partecipare ad esami di abilitazione;

3°) dichiarare esplicitamente l’ammissibilità al concorso per titoli anche di quegli insegnanti che già occupano cattedre di ruolo e siano forniti dell’abilitazione, insita nel titolo di studio o conseguita per esame, alla nuova cattedra cui aspirano;

4°) precisare, ai fini della riserva delle cattedre accantonate nei concorsi espletati nel 1941, 1942 e 1943, che per assimilati ai reduci debbano ritenersi soltanto coloro che ai detti concorsi non potettero partecipare, perché alle armi;

5°) distinguere, per i licei scientifici, le cattedre di matematica da quelle di fisica, ottenendo così un aumento delle cattedre a concorso, con una indiscutibile maggiore efficacia didattica;

6°) mettere a concorso anche le cattedre delle attuali classi di collegamento dei licei scientifici, istituti magistrali ed istituti tecnici, ed anche quelle, da trasformarsi in cattedre di ruolo, di discipline che attualmente in varie scuole secondarie, specialmente quelle di avviamento, cattedre di ruolo non hanno. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Rescigno».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’agricoltura e delle foreste, per conoscere se non ritenga giusto disporre la soppressione del contributo per la bonifica delle valli del Sangro e dell’Aventino che dal 1934 gli abitanti del comune di Roccascalegna e di altri di quella zona sono costretti a versare al consorzio per la bonifica di dette valli, con sede in Chieti, senza che nulla siasi mai fatto, in quel campo, a vantaggio degli stessi comuni. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Paolucci».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri delle poste e telecomunicazioni e del lavoro e previdenza sociale, per sapere se e quando si decideranno ad intervenire presso la T.I.M.O. (Telefoni Italia Medio Orientale) perché cessi l’ignobile sfruttamento cui la predetta società continua a sottoporre le titolari dei posti telefonici pubblici (circa mille), corrispondendo ad esse, per un lavoro minimo di 12 ore al giorno, regolato da contratti iugulatorii di appalto, retribuzioni così misere (nella quasi totalità quelle di anteguerra) da provocare unanime riprovazione e legittimo sdegno, tanto che quella categoria di lavoratrici è in isciopero dal 15 marzo 1947. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Paolucci».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’interno, per conoscere i motivi per i quali il prefetto di Chieti – nonostante le proteste di quella cittadinanza – non ha ancora fatto insediare nel comune di Torino di Sangro l’Amministrazione eletta dal popolo il 10 novembre 1946 e mantiene in carica un commissario inviso a quella stessa cittadinanza. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Paolucci».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dell’industria e del commercio, per conoscere i motivi per i quali non si è finora ritenuto di accogliere le reiterate, giuste richieste e le legittime proteste dell’Unione industriali consumatori carboni fossili degli Abruzzi, Marche e Molise, con sede in Pescara, tendenti ad ottenere che quella società cooperativa possa acquistare direttamente alla fonte il combustibile e riceverne periodiche, congrue assegnazioni, onde sopperire alle esigenze delle trenta industrie associate e provvedere, così, soprattutto alla ricostruzione di alcune provincie di quelle Regioni, che sono tra le più sinistrate dalla guerra. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Paolucci».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se sia a conoscenza del Ministero che l’abitato del comune di Roccascalegna (provincia di Chieti) sta per essere travolto da una frana che ha già fatto crollare alcuni edifizi ed altri ha gravemente lesionati; e, in caso affermativo, quali provvedimenti urgenti siano stati disposti o si intenda di adottare per evitare l’immane pericolo. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Paolucci».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare i Ministri dell’agricoltura e foreste e della marina mercantile, per conoscere l’azione che intendono svolgere al fine di evitare che il mercato del pesce all’ingrosso di San Benedetto del Tronto trattenga ai venditori la percentuale del 2 per cento da versarsi alla locale Lega pescatori (1,30 per cento) ed alla locale Associazione armatori (0,70 per cento).

«Tale trattenuta è conseguenza di un accordo stipulato il 17 marzo, firmato da una minoranza di armatori, ma che la Lega pescatori intende far rispettare da tutti coloro che portano il prodotto al mercato locale, siano essi appartenenti alla base di San Benedetto o siano delle basi limitrofe.

«La trattenuta del 2 per cento è contro le vigenti disposizioni di legge sui mercati del pesce (legge 12 luglio 1938, n. 1487) e si risolve in una imposizione di contributo sindacale a carattere obbligatorio di vasta entità in quanto si calcola abbia fruttato finora alla sola Lega pescatori circa 8 (otto) milioni di lire, somma di cui non si conosce l’impiego. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Tozzi Condivi».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se risponda a verità, e in che misura, la notizia apparsa su di un giornale fiorentino del 16 febbraio 1947: «Parigi 15. – I giornali francesi esprimono il loro stupore per il fatto che la Presidenza del Consiglio italiano, tramite il Sottosegretariato, ha interdetto in Italia i famosi libri di Flaubert Salambo e Madame Bovary, affermando che si tratta di opere pornografiche». (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Binni».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere i motivi per i quali, malgrado l’assenso da tempo dato dal Ministro del tesoro alla creazione di un ruolo transitorio degli insegnanti di educazione fisica, con svolgimento di carriera dal grado XI al grado VIII, non ancora ha creduto di apprestare i relativi provvedimenti, onde circa 6000 insegnanti della predetta disciplina si dibattono tuttora in notevoli quanto ingiuste difficoltà di natura economica e morale. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Rescigno».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se, di fronte al diffuso senso di amarezza prodotto nella generalità degli insegnanti secondari dalla circolare n. 671 del 7 febbraio 1947, relativa alle lezioni private, la quale, mentre suona aperta sfiducia nel sentimento di correttezza degli insegnanti stessi (ai quali toglie praticamente, nelle difficoltà attuali, ogni possibilità di onesto lavoro), è d’altronde in gran parte inattuabile, intenda revocarla e, fermo lasciando il divieto agli insegnanti di impartire lezioni private ai propri alunni, ritenga sufficiente stabilire che l’insegnante chiamato a far parte di una Commissione di esami denunzi al capo d’istituto le lezioni private impartite ad eventuali candidati, astenendosi nei loro confronti dalle operazioni degli esami stessi. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Rescigno».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere quali provvedimenti intenda prendere, in dipendenza dei gravi danni provocati dal fiume Pescio, in provincia di Pistoia, a seguito della rottura degli argini. Si fa presente:

1°) che l’argine era da tempo pericolante e il Genio civile, al corrente di ciò, non sembra abbia avuto la facoltà di provvedere durante il periodo di magra;

2°) che occorre provvedere con urgenza a soccorrere e indennizzare i piccoli coltivatori da tale incuria gravemente danneggiati e altresì a predisporre per tutta la zona danneggiata congrui sgravi fiscali. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Corsini».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro di grazia e giustizia, sull’organico dell’ordinamento notarile insufficiente ai bisogni della popolazione e sull’esito che parrebbe ancora lontano di due concorsi, uno per titoli ed uno per esami, che aperti per reduci disoccupati, dovrebbero rimediare alle insufficienze per vari motivi lamentate. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Roselli».

«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro delle finanze e tesoro, per conoscere le ragioni che si oppongono al saldo dei risparmi fatti da numerosi militari ex prigionieri addetti a lavori retribuiti, durante la loro prigionia, in Inghilterra. (L’interrogante chiede la risposta scritta).

«Piemonte».

«Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dei trasporti, perché voglia considerare la situazione veramente penosa, nella quale si trovano gli assuntori di stazione e di passaggi a livello delle ferrovie dello Stato e di dire se non ritenga necessario intervenire al più presto in loro favore con equi provvedimenti legislativi.

«Colitto».

«I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri, perché dica se non ritenga opportuno che si provveda di urgenza alla rettifica del decreto del Capo dello Stato, emanato in data 22 giugno 1946, n. 3582 (registrato alla Corte dei conti il 5 settembre successivo al registro 15, foglio 93), con il quale venne disposta la divisione del Consorzio della Bassa Valle del Trigno, nelle provincie di Chieti e di Campobasso, in due consorzi, dei quali l’uno a sinistra del Trigno, in provincia di Chieti, e l’altro a destra, in provincia di Campobasso, attribuendo a quest’ultimo la zona di terreno di circa 600 ettari (delimitata dal fiume, stesso, dal mare e dal formale del molino Pantanella, che è il confine delle due provincie), che, pur trovandosi a sinistra del fiume, fa parte della provincia di Campobasso, ovviando così ad una situazione ingiusta per gli agricoltori molisani e non spiegabile dal punto di vista tecnico, perché è evidente da un lato che un consorzio di bonifica nella provincia di Campobasso non avrebbe ragione di essere, se la zona suddetta non venisse ad esso assegnata, ché così verrebbe il consorzio ad essere privato di quasi tutta la zona soggetta a bonifica idraulica, e, d’altra parte, assegnandosi le sue sponde a valle del fiume a due distinti consorzi, le opere relative alla sistemazione del fiume – parte integrante della bonifica – sarebbero eseguite separatamente dai due consorzi, che potrebbero adottare criteri diversi e comunque non intervenire tempestivamente. La divisione del Consorzio del Trigno in due consorzi fu determinata dall’intento di costituire con sede in Vasto un ente con territorio limitato alla provincia di Chieti (ettari 2626) e di creare altro ente, con sede in Termoli, per la parte di territorio in provincia di Campobasso (ettari 5820). Senonché, mentre dagli atti risulta che in tal modo avrebbe dovuto operarsi la scissione del consorzio, in realtà fu poi operata attribuendosi al consorzio di Campobasso 600 ettari di meno di quelli ad esso spettanti.

«Colitto, Morelli».

PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno inscritte all’ordine del giorno e svolte al loro turno, trasmettendosi ai Ministri competenti quelle per le quali si chiede la risposta scritta.

Così pure le interpellanze saranno inscritte nell’ordine del giorno, qualora i Ministri interessati non vi si oppongano nel termine regolamentare.

La seduta termina alle 12.20.