Come nasce la Costituzione

POMERIDIANA DI MARTEDÌ 17 DICEMBRE 1946

ASSEMBLEA COSTITUENTE

COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE

SECONDA SOTTOCOMMISSIONE

71.

RESOCONTO SOMMARIO

DELLA SEDUTA POMERIDIANA DI MARTEDÌ 17 DICEMBRE 1946

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TERRACINI

INDICE

Autonomie locali (Seguito delia discussione)

Presidente – Lami Starnuti – Lussu – Bulloni – Vanoni – Ambrosini, Relatore – Ravagnan – Mortati – Nobile – Mannironi – Targetti – Bordon – Conti – Uberti – Fuschini – Rossi Paolo – Fabbri – Laconi – Piccioni.

La seduta comincia alle 17.05.

Seguito della discussione sulle autonomie locali.

PRESIDENTE legge una lettera pervenutagli, a firma degli onorevoli Zanardi, Merighi e Longhena:

«I sottoscritti, deputati di circoscrizioni emiliane, avendo appreso che si intende scindere in due l’Emilia e fare di essa due Regioni, pregano la Sottocommissione di voler soprassedere alla decisione e interpellare prima enti ed istituti interessati. Non ravvisano in tale intenzione alcuno di quei gravi motivi che consigliano una divisione e perciò insistono perché si rifletta prima di prendere una deliberazione».

LAMI STARNUTI presenta alla Presidenza della Sottocommissione una deliberazione della Deputazione provinciale di Massa Carrara, la quale conforta le opinioni che egli ha espresse nella riunione del mattino. La Deputazione dichiara infatti che, allo stato degli atti, non è in grado di esprimersi e di decidere sul progetto di costituzione della Regione Emiliana-Lunese.

LUSSU riconosce giusta l’osservazione già fatta dall’onorevole Fuschini che nel progetto del Comitato non si è fatto cenno, tra le Regioni, alla Romagna, che ha effettivamente una sua particolare caratteristica regionale.

Anche prima del fascismo si era già manifestato il desiderio di gran parte della Romagna di diventare una Regione autonoma, e se il collega Fuschini avesse presentato la questione come era nell’animo degli uomini politici della generazione dell’altro dopoguerra, egli sarebbe stato senz’altro favorevole. Ma se alla Romagna tradizionale, cioè alle Province di Forlì, Ravenna e Rimini, si aggiungono quelle di Bologna e di Ferrara, non gli pare possibile esprimere un giudizio in merito, senza conoscere il pensiero di queste due Province che dovrebbero essere assorbite. Se non si ha la matematica certezza della concorde volontà di tali Province, crede che in coscienza non si possa dare un parere favorevole.

Anche per quanto concerne la Regione dell’Emilia appenninica, bisognerebbe sapere che cosa ne pensano le Province interessate.

Non può nascondere poi che circa Modena, Reggio, Parma, Piacenza e La Spezia, sebbene per impulso naturale sarebbe portato ad aderire alla opinione degli onorevoli Fuschini e Micheli, è rimasto un po’ colpito dalle argomentazioni del Presidente Terracini e dell’onorevole Lami Starnuti, così che non si sente autorizzato ancora ad esprimere un parere favorevole. Ha l’impressione che nell’insieme il progetto, da un punto di vista tecnico, potrebbe anche essere approvato, ma non crede sufficiente la sola concezione tecnica per poter dare un giudizio definitivo, dovendo concorrere molti altri elementi. Non vorrebbe, inoltre che il criterio topografico fosse il prevalente nel condurre ad un giudizio definitivo, per non correre il rischio di una soluzione topografico-politica, ispirata ad una scienza non perfettamente esatta, che ha preso il nome di geopolitica.

Per tutte queste considerazioni esprime le sue riserve, in attesa di più ampie delucidazioni.

BULLONI crede che la Sottocommissione dovrebbe esprimere il suo parere sul problema della costituzione della Regione Emiliana-Lunese (Modena, Reggio, Parma, Piacenza e La Spezia), prescindendo dalle ripercussioni che la sua attuazione potrebbe avere nei riflessi di altre Province, purché sia dimostrato che tale costituzione è in armonia col principio generale informatore dell’ente Regione, quello cioè della difesa e della propulsione delle forze vive locali al servizio dell’interesse generale. A suo avviso, la Sottocommissione ha già elementi sufficienti per esprimere un giudizio favorevole, vale a dire il carattere etnico uniforme e l’autosufficienza.

Se vi è poi un interesse particolare che deve essere salvaguardato, questo è senza dubbio costituito dell’avvenire del porto di La Spezia, che, se ha prosperato fino ad ora in funzione di porto militare, per l’avvenire dovrà volgere la sua attività verso il traffico commerciale. A tale proposito fa osservare al Presidente, il quale ha affermato che il retroterra di La Spezia è l’Italia, che l’Italia è anche l’hinterland del porto di Napoli e di tutti gli altri porti italiani, e non si può trascurare il fatto che i traffici si dirigeranno verso l’uno o l’altro in relazione ai minori costi, determinati dalla vicinanza e dalla facilità dei mezzi di comunicazione. Pertanto, se un complesso di Province, per la loro ubicazione, si può servire direttamente e quasi naturalmente del porto di La Spezia, crede che sia questo un elemento degno di essere preso in considerazione, in quanto si darebbe a questo porto, altrimenti destinato a soccombere, la possibilità di vivere e di fiorire nell’interesse dei traffici nazionali.

D’altra parte, esiste già un dato di fatto che milita a favore di questa soluzione, cioè la rete ferroviaria già costituita, che naturalmente convoglierebbe i traffici di quelle Province verso il porto di La Spezia. Devesi inoltre tenere nel dovuto conto che è proprio questa città che, consapevole delle sue necessità e del suo avvenire, reclama la costituzione della nuova Regione.

È sicuro che Genova protesterà; ma non crede che costituirà un detrimento considerevole per essa l’alleggerirsi di una modesta parte dei suoi traffici in favore del porto di La Spezia. Come ha già detto, se la Sottocommissione si convince che trattasi di un interesse non particolare, ma generale, perché in questa maniera si risvegliano nuove possibilità di traffici e nuove iniziative, in obbedienza al principio informatore, cui ha fatto prima cenno, non può negare la sua adesione.

Desidera infine affermare che Piacenza, Parma, Modena e Reggio non hanno nulla a che vedere con Bologna, Rimini, Forlì e Ravenna, i cui rispettivi abitanti per costumi, pensiero e modo di vedere si considerano reciprocamente estranei. Questa scissione, che si è già creata nell’interno delle popolazioni dell’attuale Emilia, deve, a suo avviso, trovare il suo riconoscimento anche nel campo amministrativo, consentendo alle popolazioni una attività certamente più proficua di quella che non abbiano potuto svolgere finora.

VANONI condivide il pensiero dell’onorevole Lussu circa la necessità di elementi concreti per poter giudicare della costituzione di una Regione, ma è sorpreso nel constatare che da parte di lui vengano sollevate obiezioni proprio nei riguardi della proposta che, tra le varie presentate, è quella che si presenta con la maggiore elaborazione. Infatti, la relazione che è stata distribuita ai Commissari è sufficientemente completa non solo dal punto di vista storico, ma anche e soprattutto dal punto di vista economico, che secondo il suo criterio è quello che deve avere la prevalenza.

Ricorda a tale proposito che nella riunione del 14 settembre l’onorevole Mortati presentò un ordine del giorno, col quale proponeva di compiere una vera e propria inchiesta per identificare tutti gli elementi che fossero necessari per decidere intorno alla configurazione delle varie Regioni. Il nucleo di questa proposta, che fu respinta dalla maggioranza sotto il profilo che una inchiesta sarebbe stata troppo laboriosa e lunga, venne mantenuto però in un ordine del giorno del collega Tosato, che rilegge: «La seconda Sottocommissione, discusso l’ordine del giorno Mortati, relativo alla necessità di indagini geografiche, economiche, finanziarie e sociali sugli enti regionali, da condursi anche al di fuori dei normali organi burocratici, accoglie il principio e dà mandato al Comitato di redazione dell’ordinamento regionale di procedere, col metodo indicato, a tutte le ricerche ed elaborazioni necessarie per chiarire gli elementi occorrenti alla determinazione concreta, indispensabile per un immediato funzionamento dell’ente Regione». Ora, in relazione a questo ordine del giorno, la Sottocommissione o attende, per decidere, i dati definitivi dal Comitato di redazione, cosa che non ha fatto, ovvero deve dare necessariamente alle sue decisioni, sia prese che da prendere, un largo carattere di approssimazione e di prima delibazione, che lasci impregiudicata una decisione definitiva.

Per questo motivo egli si è sempre astenuto da tutte le votazioni, appunto per riservarsi una successiva libertà di giudizio, in base agli elementi del Comitato di redazione ed a quelli che l’ufficio di Presidenza sta raccogliendo. Ritiene infatti che, se in Assemblea plenaria si dovessero prendere delle decisioni sulla istituzione, o meno, di Regioni con gli stessi criteri prevalentemente sentimentali che si sono seguiti finora, si farebbe un pessimo lavoro, come costituenti e come legislatori. A suo avviso, è indispensabile invece che negli atti parlamentari vi siano delle relazioni obiettive e complete redatte da un organismo critico, contenenti tutti gli elementi che possano pesare sulle decisioni da adottare.

Chiede quindi al Relatore Ambrosini se ritenga che il Comitato continui ad essere investito del compito che gli è stato affidato con l’ordine del giorno Tosato, o se, con l’approvazione di questo Statuto regionale, creda di aver assolto completamente al proprio compito.

La ragione immediata di questo suo intervento è nel fatto che si sono sollevate delle obiezioni circa la costituzione della Regione Emiliana-Lunese sulla quale si ha una documentazione maggiore delle altre, mentre nelle precedenti decisioni non si è mai chiesto che venisse in qualche modo espressa l’opinione delle singole Province, né si è compiuta una inchiesta per ascoltare la volontà ed i desideri delle rispettive popolazioni.

Quindi, in questo caso crede di potere onestamente rinunciare alla posizione di agnosticismo che aveva mantenuta finora rispetto alle altre proposte, che, a suo avviso, non erano neanche embrionalmente istruite, mentre la richiesta in discussione ha una sufficiente quantità di elementi per far ritenere che, comunque si costituisca questa Regione, con l’aggiunta o meno della Provincia di La Spezia, si avrà sempre una unità economica consistente.

Pertanto, dando al suo voto il contenuto di pura prima delibazione, voterà in favore di questa proposta che appare la meglio istruita tra tutte quelle esaminate.

AMBROSINI, Relatore, fa presente all’onorevole Vanoni che il Comitato, esaminato l’ordine del giorno dell’onorevole Tosato, constatò l’impossibilità materiale di attuarlo direttamente, perché non aveva né i mezzi, né il tempo necessario. Non sentendosi autorizzato a rispondere a nome di tutto il Comitato, esprime la sua opinione personale che le indagini proposte dall’onorevole Vanoni saranno utilissime, ma tali da richiedere un lunghissimo tempo, essendo necessarie la collaborazione di tecnici e l’accesso sui luoghi.

Se il Comitato debba assumersi questo nuovo compito, sta alla Sottocommissione decidere; personalmente, e a nome del Comitato, dichiara di essere disposto ad assumere qualsiasi incarico che sia compatibile con le possibilità.

PRESIDENTE dà lettura del seguente ordine del giorno degli onorevoli Mortati e Vanoni:

«La seconda Sottocommissione, con riferimento alla decisione da essa adottata nella seduta del 14 settembre, delibera di affidare ad un gruppo suo o a membri particolarmente idonei, il compito di proseguire le indagini rivolte nel senso della suddetta decisione, con lo scopo di presentare all’Assemblea, insieme al progetto, gli elementi di giudizio necessari per determinare la configurazione delle future Regioni».

LUSSU crede che questa proposta non solo non risolva la questione, ma costituisca un sistema dilatorio e manifesta il suo stupore per il modo con cui l’onorevole Vanoni ha voluto giustificare la sua contraddittorietà con l’atteggiamento precedentemente assunto.

L’autosufficienza finanziaria, per quanto importante, non è il solo elemento determinante per costituire una Regione, tanto più che le Regioni del centro e dell’alta Italia, anche se suddivise, dato il loro maggiore sviluppo rispetto a quelle del Sud, hanno sempre una qualche autosufficienza finanziaria. Uno degli elementi più indispensabili per costituire una Regione è la volontà concorde degli interessati, come si è già fatto presente per la Romagna e per il Sannio.

Circa l’ordine del giorno chiede quale utilità possa derivare alla Sottocommissione da questo compito che si vuole affidare al Comitato di redazione, che non potrebbe fare certamente un lavoro superiore a quello che è nelle possibilità dei Relatori, con i dati che hanno a loro disposizione. Riconosce che è assai difficile dare un giudizio perfetto, data la difficoltà di avere gli elementi necessari, persino dalle Regioni già esistenti: più volte egli stesso ha dovuto riferire sull’impossibilità in cui si è trovato di avere dati dalle singole Regioni e spesso dagli stessi Ministeri, perché gli organi competenti si rifiutavano di fornirli. Nessuno può quindi pensare che i Relatori, o il Comitato per l’autonomia, o qualsiasi altra organizzazione, possano trovare il tempo e i mezzi per presentare all’Assemblea Costituente un insieme di dati che sia tecnicamente e scientificamente definitivo. La Sottocommissione deve perciò limitarsi ad esprimere alla Commissione un giudizio sommario e sarà compito poi dell’Assemblea Costituente decidere definitivamente.

Prega, pertanto, di non esagerare assegnando al Comitato o alla Commissione un lavoro superiore alle loro forze.

RAVAGNAN è d’accordo con l’onorevole Lussu; ma voterà contro la proposta di scindere l’Emilia in due parti, perché, per quanto riconosca alla Romagna una certa individualità, non può ammettere che le si aggreghi una Provincia che non le appartiene.

Per quanto riguarda l’ordine del giorno degli onorevoli Vanoni e Mortati, pensa che la documentazione che dovrebbe essere presentata all’Assemblea Costituente, dovendo essere raccolta in brevi limiti di tempo, non potrebbe essere esauriente.

Conclude che è favorevole a non chiudere la porta ad eventuali creazioni future di nuove Regioni, in relazione ad una fondata richiesta delle popolazioni, e per questo motivo formulerebbe l’articolo 23 in modo da ammettere questa possibilità, ma non ritiene che si possano approvare proposte che sembrano addirittura cervellotiche e che non corrispondono né ad una elaborazione locale, né alla volontà delle popolazioni. Non gli risulta infatti che vi sia stato un movimento di masse o dell’opinione pubblica; si è avuto solo un movimento ristretto a piccoli cenacoli di letterati ed eruditi. I riferimenti al passato, a cui si fa allusione nella relazione, sono senza dubbio interessantissimi, ma non possono costituire il fondamento per la creazione di un ente, che non ha solo funzioni amministrative, ma anche legislative ed esecutive.

MORTATI dichiara di esser disposto a votare favorevolmente alla proposta di creazione della Regione Emiliana-Lunese, considerando questo voto non impegnativo per le successive deliberazioni, come, del resto, dovrebbe presumersi dallo stesso ordine del giorno votato nella riunione del 14 settembre, nel senso che si debba attendere, prima di prendere decisioni definitive, la trasmissione di quei dati che ancora non sono stati elaborati.

Per quanto riguarda l’ordine del giorno, fa osservare che esso non ha valore sospensivo, ma rappresenta, come ha detto, il logico svolgimento della decisione presa nella seduta del 14 settembre, in base alla quale sono state proseguite le ricerche che erano state iniziate. Ora si tratta di non perdere il lavoro compiuto negli scorsi tre mesi e di incaricare alcuni membri del Comitato o della Sottocommissione di ampliare le ricerche usufruendo magari di elementi specializzati estranei, in modo che nel tempo più breve possibile si possa allegare allo schema del progetto qualche cosa di più preciso. L’ordine del giorno perciò, essendo lo svolgimento logico di una deliberazione che non è stata annullata, non è suscettibile di una discussione sul merito, ma tutto al più sul modo più opportuno per giungere ai risultati a cui tende.

PRESIDENTE pone in evidenza che ogni iniziativa, anche la più modesta, esige tempo e mezzi. Ricorda che l’onorevole Einaudi, per fornire alla Sottocommissione tabelle di circa 60 o 70 numeri, relativi ad un particolare fattore economico delle Regioni, di importanza notevole, ma non essenziale o assorbente, dichiarò di aver dovuto impegnare in questo lavoro sei funzionari per alcuni mesi. Proprio perché ognuno sa che cosa significhi una indagine fatta con cura, l’ordine del giorno rappresenta solo l’espressione di un desiderio; ma tutti sono convinti che né il Comitato di redazione, né la Sottocommissione, né alcuno dei suoi membri potrebbe assolvere a questo compito. Anche se alcuni dei membri della Sottocommissione si prestassero per assolverlo, questo loro atto costituirebbe solo una dimostrazione di spirito di sacrificio, che non servirebbe allo scopo che si vorrebbe raggiungere. Infatti, se anche si potesse presentare all’Assemblea Costituente qualche tabella di cifre sopra la produttività, il numero degli abitanti, l’estensione del territorio, le importazioni e le esportazioni e i depositi bancari, tutto questo non sarebbe sufficiente per determinare una decisione veramente responsabile e consapevole, per la quale sarebbero invece necessari larghi mezzi e moltissimo tempo a disposizione. Tuttavia porrà in votazione l’ordine del giorno, salvo poi a trovare i colleghi che si assumano la responsabilità di portare l’iniziativa a buoni risultati.

NOBILE crede che non vi sia motivo di non accogliere la proposta fatta dagli onorevoli Mortati e Vanoni. Comprende la difficoltà di procurare tutti i dati necessari in tempo utile; tuttavia pensa che anche quel poco che sarà possibile raccogliere sarà sempre meglio che niente. D’altra parte, ritiene che farebbe un’ottima impressione sul Paese sapere che in fondo non sono considerati come definitivi i pareri finora espressi circa la divisione delle Regioni, in quanto si sente il bisogno di ricorrere a nuovi elementi. Propone che i proponenti onorevoli Vanoni e Mortati, siano incaricati di portare a termine le ricerche.

LUSSU conferma di essere contrario all’ordine del giorno, essendo convinto che la Sottocommissione possa decidere con i dati di cui è in possesso; altrimenti rischierebbe di non portare mai a termine il suo compito. La Sottocommissione deve, perciò, continuare a procedere con lo stesso sistema in base agli elementi di cui è in possesso, i quali, anche se non sono molti, possono permettere di esprimere un giudizio di prima istanza. Nega che la Sottocommissione debba assumersi il compito di esperire nuove indagini, dovendo essere le popolazioni interessate a farsi parte diligente per fornire i dati necessari per giudicare. Ad ogni modo, in seno all’Assemblea costituente, per mezzo dei loro rappresentanti, le Regioni potranno sempre far valere le loro ragioni.

MANNIRONI ricorda che, a proposito del riconoscimento dell’autonomia regionale del Molise, ritenendo che la maggioranza della Sottocommissione non fosse d’accordo, aveva presentato un ordine del giorno nel senso che, senza pregiudicare la questione, si dovessero fornire all’Assemblea gli elementi necessari per un più ampio e sicuro giudizio. Non essendo stato approvato allora quell’ordine del giorno, la Sottocommissione si metterebbe oggi in netta contradizione con se stessa approvando questo che ora si discute. D’altra parte, l’ordine del giorno Mortati-Vanoni reclama un più approfondito esame che non può essere negato, perché funzione principale della Sottocommissione è quella di predisporre tutto il materiale possibile da sottoporre all’esame dell’Assemblea.

A suo avviso, anche se il progetto di Costituzione dovrà essere presentato entro il 20 gennaio, la Commissione che sarà nominata potrà completare tutte le indagini e fornire gli elementi per un sicuro giudizio mentre l’Assemblea discuterà sugli altri articoli. Dichiara perciò che voterà favorevolmente all’ordine del giorno Mortati-Vanoni.

TARGETTI presenta il seguente ordine del giorno:

«La seconda Sottocommissione delibera che, prima di procedere alla decisione sul progetto di costituzione della nuova Regione Emiliana-Lunese, siano interpellate le organizzazioni comunali e provinciali delle zone interessate».

Ritiene che l’argomento abbia una notevole gravità e importanza superiore ad analoghe deliberazioni, come quelle prese per la divisione del Salento dalla Puglia, o per la costituzione del Molise, staccandolo dall’Abruzzo. Infatti, per la prima volta si presenta l’ipotesi di una nuova Regione formata di tre parti di tre Regioni diverse, per cui un’intera Provincia e 100 mila abitanti della Toscana dovrebbero d’improvviso diventare mezzi liguri e mezzi emiliani. Gli sembra che sia una deliberazione tale da richiedere un’indagine molto più approfondita.

PRESIDENTE desidererebbe che si decidesse prima sull’ordine del giorno Vanoni-Mortati.

BORDON teme che l’ordine del giorno Vanoni-Mortati possa raggiungere degli intenti che forse non sono nemmeno nel pensiero degli stessi proponenti. In sostanza è d’accordo che si possa compiere un’indagine, ma estenderla a tutte le Regioni sarebbe, a suo avviso, porre nel nulla il lavoro effettuato in questo campo dalla Sottocommissione. Di tutte le osservazioni che ha ascoltato, l’elemento che ha maggior risalto è senza dubbio la necessità di sentire le popolazioni che sono le prime interessate ad un cambiamento. Ora, si domanda in quale ginepraio si metterebbe la Sottocommissione, se dovesse ascoltare le popolazioni di tutte le Regioni. Un tale lavoro dovrebbe essere fatto solo per quelle Regioni per le quali se ne manifestasse la necessità. Perciò l’ordine del giorno dovrebbe essere per lo meno modificato nel senso di non estendere le indagini alle nuove Regioni la cui costituzione sia già stata delibata e a quelle previste nel secondo comma dell’articolo 2.

PRESIDENTE teme che, approvandosi l’ordine del giorno Mortati-Vanoni, si dovrebbe avere come logica conseguenza la sospensione dei lavori, perché se l’Assemblea avrà bisogno di maggiori elementi di giudizio, anche la Sottocommissione per poter decidere si trova nelle medesime condizioni.

VANONI crede che, se l’Assemblea plenaria dovesse decidere la costituzione di nuove Regioni in base agli elementi tenuti presenti finora, essa compirebbe un lavoro che certamente non tornerebbe a suo onore. A suo giudizio, infatti, si è votato su valutazioni soggettive, raccolte con il massimo scrupolo, ma non mai in base a relazioni che offrissero tutti gli elementi necessari. È d’accordo che è difficile in due o tre mesi fare una serie di monografie per le varie Regioni; ma ritiene che si possano raccogliere ed opportunamente vagliare i dati offerti dagli interessati.

Spiega che la portata della proposta che ha sottoscritta è quella di costituire fin d’ora una o diverse Commissioni che riferiscano all’Assemblea generale su quelle costituzioni di Regioni in relazione alle quali la Sottocommissione, con una sommaria deliberazione, ha ritenuto che possano essere prese in considerazione, sussistendo quello che i giuristi chiamano il fumus boni juris.

Fa poi osservare all’onorevole Lussu che la Sottocommissione, ove si limitasse ad attendere la comunicazione dei dati necessari da parte degli interessati, rinuncerebbe alla sua precipua funzione.

Pertanto per il caso che l’ordine del giorno proposto sia approvato, pregherebbe il Presidente di prendere accordi, nella fase esecutiva, col Presidente della Commissione per formare una Commissione costituita da membri della Costituente meno impegnati. A tale proposito rende noto che per suo conto l’Ufficio di Presidenza ha già raccolto una serie di elementi riguardanti le singole Regioni, che potrebbero anche dimostrarsi sufficienti. Gli sembra ad ogni modo indispensabile che risulti dagli atti parlamentari che l’Assemblea ha preso le sue decisioni dopo avere vagliato rutti gli elementi possibili.

Tiene infine a mettere in evidenza che l’ordine del giorno non può avere valore sospensivo, perché le votazioni della Sottocommissione in questo campo devono considerarsi assolutamente preliminari, nel senso di escludere senz’altro le proposte che sembrano inconsistenti, ed ammettendo invece ad un ulteriore dibattito ed accertamento quelle che presentano un minimo di attendibilità in base agli elementi di valutazione in suo possesso. Quindi, se nelle proposte che vengono presentate v’è un minimo di attendibilità, la Sottocommissione ha il dovere di prenderle in esame.

MORTATI definisce inesatto quanto ha detto l’onorevole Lussu, che la Sottocommissione non debba farsi parte diligente, in quanto lo Stato, attraverso la Costituente, deve cercare con tutti i mezzi necessari che le decisioni corrispondano alle finalità per cui sono state prese. D’altra parte non comprende come l’onorevole Lussu possa qualificare l’ordine del giorno come inutile e dilatorio, senza avere gli elementi di fatto per definirlo tale.

PRESIDENTE pone ai voti l’ordine del giorno Mortati-Vanoni e dichiara che voterà a favore con lo stesso animo con cui ha votato proposte similari, sapendo cioè di esprimere un desiderio che evidentemente non riuscirà a raggiungere il risultato a cui tende. Darà comunicazione dell’esito della votazione al Presidente della Commissione, ma si dichiara convinto che questi addurrà che la Commissione non ha i mezzi necessari per le indagini.

(È approvato).

Prega i colleghi, che vogliano assumersi il gravoso incarico, di voler comunicare i loro nomi, affinché li possa trasmettere al Presidente della Commissione insieme all’ordine del giorno.

Pone quindi in discussione l’emendamento aggiuntivo dell’onorevole Bordon, secondo il quale le ricerche che dovrà effettuare la Commissione che si costituirà, non dovrebbero essere fatte per le Regioni sulle quali si è già deliberato e su quelle enunciate nel comma 2° dell’articolo 2.

VANONI propone di votare l’emendamento per divisione.

PRESIDENTE pone ai voti la prima parte dell’emendamento Bordon, che è contrario allo svolgimento di indagini sulle Regioni sulle quali la seconda Sottocommissione ha già votato.

CONTI dichiara che voterà contro.

(Non è approvato).

Mette ai voti la seconda parte dell’emendamento, secondo il quale per le quattro Regioni, aventi uno statuto speciale, non si deve svolgere alcuna nuova indagine.

(È approvato).

Precisa che, secondo quanto è stato affermato, la decisione adottata non ha carattere sospensivo né sulle deliberazioni già prese, né sulle altre che dovranno essere prese.

Dà quindi lettura di un ordine del giorno dell’onorevole Conti, che potrà essere posto in votazione quando sarà deciso su tutte le Regioni in esso enunciate:

«La seconda Sottocommissione ritiene che la decisione relativa alla creazione delle Regioni Molisana, Salentina, Romagnola, Emiliana-Lunese e Friulana, debba raccogliersi per mezzo di referendum comunale che rispecchi il voto favorevole o contrario delle popolazioni».

Riapre quindi la discussione sulle proposte di formazione delle due Regioni Emiliana-Romagnola e Emiliana-Appenninica.

UBERTI non entra nel merito delle ragioni storiche e commerciali prospettate dal Relatore, quanto, invece, sulla manifestazione della volontà popolare. Per le quattro province occidentali dell’Emilia ha sentito dire che la maggioranza della Costituente sarebbe favorevole alla costituzione di una Regione, ma per quanto riguarda La Spezia non crede che il solo voto del capoluogo possa essere sufficiente per decidere, perché ogni capoluogo cercherà di avere la più larga estensione possibile, anche contrariamente al volere di Province che tendano a costituirsi in Regioni autonome. Prega, pertanto, l’onorevole Fuschini di voler rinunciare alla Spezia, essendo insufficientemente dimostrata la volontà popolare di quel tratto di Regione. D’altra parte, se nell’avvenire la Lunigiana o La Spezia lo desiderassero, potranno, in base all’articolo 23, chiedere il distacco dall’attuale Regione e l’aggregazione ad un’altra.

PRESIDENTE domanda quali espressioni della volontà popolare si siano avute per la costituzione della Regione romagnola di Ravenna, Forlì e Bologna, dato che né le Deputazioni provinciali, né i Consigli comunali dei principali capoluoghi di Provincia si sono espressi e nemmeno i deputati di quelle Province hanno fatto pervenire una manifestazione della loro volontà. Aggiunge anzi che, avendo richiesto informazioni in proposito alla organizzazione del Partito comunista, la Federazione provinciale di Ravenna gli ha risposto di non aver mai avuto sentore di un simile problema, e la Federazione provinciale di Forlì gli ha risposto che vi erano alcuni piccoli gruppi isolati in certi Comuni della Provincia fra i quali la questione formava argomento di discussioni, ma che questa non era mai stata posta in maniera ufficiale.

Inoltre le amministrazioni comunali di Ravenna e Forlì, non solo ignoravano il problema, ma al momento in cui lo hanno conosciuto si sono dichiarate contrarie. Gli sembra perciò che manchi la base prima per la formazione della Regione Romagnola.

Quanto poi alla Regione Emiliano-Appenninica, per quanto la relazione contenente la richiesta sia interessante, pone in evidenza che gli undici deputati che l’hanno presentata non costituiscono certamente la maggioranza dei deputati di tutte quelle Province. Nella lettera di trasmissione, oltre tali deputati, sono citate essenzialmente tre Deputazioni provinciali, il cui valore però è inficiato proprio dal fatto che, non essendo ancora organismi eletti, non costituiscono l’espressione della volontà popolare.

Per queste ragioni, ritenendo che non si possa decidere sul merito della questione, fa una proposta, avanzata in una precedente riunione da altri colleghi, nel senso di prendere atto della richiesta salvo a giudicare in seguito con maggiori elementi di conoscenza, fra i quali la volontà delle popolazioni.

FUSCHINI insiste sulla presa in considerazione della divisione in due della Regione così detta Emiliana.

Ha già notato con rincrescimento che il Comitato – a differenza di quanto ha fatto per il Molise – ha dimenticato di citare nell’elenco delle Regioni la Romagna, sebbene storicamente, geograficamente, economicamente e linguisticamente meritasse di essere presa in considerazione. Fra le notizie storiche che dimostrano come la Romagna sia stata distinta anche in passato dall’Emilia occidentale, si limita a ricordare che prima del 1859 la Regione chiamata Emilia si divideva in Romagna, costituita dalle Legazioni Pontificie di Ferrara, Bologna, Ravenna e Forlì, e nei Ducati di Modena e Parma.

Riconosce che nel caso in esame mancano le espressioni di volontà degli organi popolari elettivi, ma ritiene che gli elementi in possesso della Sottocommissione (espressioni di volontà di rappresentanze e di deputati) siano sufficienti per poter esprimere un giudizio favorevole, come si è verificato in altri casi simili a quello in discussione. Naturalmente, costituita la Regione emiliano-appenninica, ne viene di conseguenza – indipendentemente dalla coincidenza di desideri – che anche alla rimanente parte dell’Emilia dovrà essere data la qualifica di Regione.

Concorda che in base all’articolo 23 le popolazioni, attraverso le deliberazioni dei Consigli comunali, potranno chiedere il distacco da una Regione e l’aggregazione ad un’altra; ma ritiene che nel caso in discussione, in cui le manifestazioni della volontà popolare non sono numerose, una determinazione iniziale della Sottocommissione, nei riguardi della Romagna, potrebbe eccitare gli organi popolari elettivi a far conoscere il loro punto di vista, sia in senso favorevole che contrario, all’Assemblea costituente, che deciderà poi in modo definitivo sulla questione.

TARGETTI osserva che sarebbe meglio conoscere prima la volontà delle popolazioni interessate.

FUSCHINI insiste nel concetto che i pareri manifestati da enti e personalità non devono essere trascurati, soltanto perché non hanno una contropartita di espressione nella volontà popolare. Ad ogni modo, non vi sarebbe ragione di usare due pesi e due misure, adottando per l’Emilia e per la Romagna procedure diverse da quelle usate per altre Regioni, come il Molise ed il Salento.

Considerando poi particolarmente la questione dell’Emilia appenninica, nei riguardi della Provincia di La Spezia, per quanto si siano pronunciati favorevolmente anche degli organi elettivi, dichiara di non aver alcuna intenzione di pregiudicare la cosa con un voto, ma di limitarsi a richiedere una semplice presa in considerazione.

Insiste invece sull’altro punto, quello cioè della suddivisione dell’Emilia in due Regioni, perché mentre la zona occidentale non sente di avere interessi confluenti verso la parte che fa capo a Bologna, la parte orientale non vede alcuna ragione di confondere i propri interessi amministrativi con quelli delle Province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Riconosce che un eventuale contrasto potrebbe riscontrarsi nel modenese che, essendo al confine con il bolognese, potrebbe avere ragioni di preferenza per Bologna; ma nel complesso non si può mettere in dubbio che queste quattro Province hanno una infinità di motivi di carattere economico che giustificano la loro aspirazione ad essere considerate distintamente dalla Romagna.

Così, mentre dichiara di rinunciare a che vi sia un consenso positivo per quanto riguarda la questione di La Spezia, insiste sul principio che la Regione Emiliana sia suddivisa in Emilia appenninica ed in Emilia e Romagna, con i capoluoghi rispettivamente di Bologna e di Parma.

ROSSI PAOLO rileva che nel caso in esame non si tratta soltanto della costituzione della Regione Emiliana occidentale, ma della Regione Emiliana Lunese, della quale dovrebbero far parte integrante anche la Provincia di La Spezia e la maggior parte della Provincia di Massa. Ciò premesso, quanto sostiene l’onorevole Fuschini, il quale vorrebbe limitare la decisione della Sottocommissione alla sola costituzione della Regione emiliano-appenninica, può costituire la proposta personale di un membro della Sottocommissione, ma non è la proposta proveniente dagli interessati, i quali, avanzando la richiesta di costituire la Regione Emiliano-Lunese, hanno considerato il nuovo ente nella sua organicità economica. Di qui la necessità di approvare o respingere integralmente la proposta di costituzione della Regione Emiliano-Lunese e di non limitarsi ad approvarla per tre quarti.

FABBRI dichiara di essere contrario alla scissione dell’Emilia in due Regioni, perché oltre gli inconvenienti che potrebbero derivarne, considera che l’Emilia, nella sua consistenza attuale, ha tutte le caratteristiche per costituire una Regione e Bologna tutti i requisiti per esserne il capoluogo.

Per quanto si riferisce all’Emilia orientale, fa presente che la Romagna – che l’onorevole Fuschini vorrebbe ricostituire – non comprende, come tutti sanno, né Bologna né Ferrara, perché va esattamente da Cattolica ad Imola. Perciò, se i romagnoli sono lietissimi, non ricostituendosi la Romagna come tale, di avere come capoluogo Bologna, il giorno in cui si ricostituisse la Regione con la denominazione di Romagna avrebbero molti dubbi e molte perplessità a riconoscere tale città come loro capoluogo.

Relativamente all’Emilia occidentale, oltre la ragione di principio, cui ha fatto prima cenno, fa notare che–  così come era pervenuta inizialmente – la proposta implicava uno smembramento di parte delle Regioni Toscana e Ligure, senza l’accordo completo della Lunigiana.

PRESIDENTE fa presente l’opportunità di votare a questo punto l’ordine del giorno Targetti, al quale si sono associati gli onorevoli Bocconi, Di Giovanni, Rossi e Lami Starnuti, di cui dà nuovamente lettura:

«La seconda Sottocommissione delibera che, prima di procedere ad una decisione sul progetto di costituzione di una nuova Regione Emiliana-Lunese, siano interpellate in merito le amministrazioni comunali e provinciali delle zone interessate».

VANONI dichiara di votare contro, non perché sia contrario a che siano interpellate le amministrazioni comunali e provinciali, concetto che è già contenuto nella proposta Conti, che si ripromette di appoggiare quando verrà posta in votazione, ma perché ritiene illogico e inaccettabile il sistema di usare due pesi e due misure nella trattazione di problemi analoghi. Osserva infatti che questa proposta si sarebbe dovuta fare in limine per tutte le situazioni da esaminare, e non rispetto ad un’unica proposta, con evidente carattere sospensivo.

AMBROSINI, Relatore, dichiara di condividere le osservazioni dell’onorevole Vanoni.

CONTI si associa anch’egli all’onorevole Vanoni.

LACONI domanda che la votazione sia fatta per appello nominale.

PRESIDENTE pone ai voti per appello nominale l’ordine del giorno dell’onorevole Targetti, di cui ha testé dato lettura.

Rispondono sì: Bocconi, Bordon, Di Giovanni, Fabbri, Farini, Finocchiaro Aprile, Laconi, Lami Starnuti, La Rocca, Lussu, Ravagnan, Rossi Paolo, Targetti, Terracini.

Rispondono no: Ambrosini, Bulloni, Cannizzo, Cappi, Codacci Pisanelli, Conti, De Michele, Fuschini, Leone Giovanni, Mannironi, Mortati, Piccioni, Tosato, Uberti, Vanoni.

(Con 14 voti favorevoli e 15 contrari, non è approvato).

Pone quindi in votazione la proposta della costituzione della Regione Emiliana-Lunese, formata dalle attuali province di Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza e in parte La Spezia e Massa.

FUSCHINI propone che sia messa in votazione semplicemente la divisione della odierna Regione Emiliana in Emilia-appenninica e in Emilia e Romagna.

PRESIDENTE obietta che l’onorevole Fuschini è stato incaricato di riferire sulla domanda ufficialmente presentata e quindi dovrebbe limitarsi esclusivamente a tale compito.

MORTATI osserva che, nel caso sia respinta la proposta ufficialmente presentata, nulla vieta che venga presa in considerazione la proposta dell’onorevole Fuschini.

PRESIDENTE mette ai voti la proposta di costituzione della Regione Emiliana-Lunese.

(È approvata).

LUSSU dichiara di ritenere assolutamente incoerente il sistema di porre all’ordine del giorno dei progetti non sostenuti dalla dichiarazione di volontà degli interessati.

PRESIDENTE replica che l’onorevole Lussu avrebbe dovuto sollevare questa eccezione al momento in cui le varie proposte sono state affidate, per il relativo esame, ai singoli Relatori.

FUSCHINI rileva che ora si dovrebbe considerare l’altra sua proposta, quella cioè di denominare «Emilia e Romagna» l’Emilia orientale.

PRESIDENTE ricorda all’onorevole Fuschini che la richiesta, sulla quale è stato incaricato di riferire, si intitolava semplicemente: «Per la costituzione della Regione Emiliana-Lunese».

PICCIONI rileva che, dal momento che la Sottocommissione non ha stabilito alcuna procedura particolare per la presentazione delle varie proposte, queste possono essere presente non solo dall’esterno, ma anche su iniziativa di un componente della Sottocommissione.

PRESIDENTE fa notare che la Sottocommissione ha implicitamente ammesso che non dovessero essere i membri della Sottocommissione a presentare le proposte, ma che questi si dovessero limitare a prendere in esame i documenti provenienti dall’esterno. Infatti il giorno in cui fu affrontato l’articolo 22, la Sottocommissione si limitò a prendere visione delle richieste pervenute alla Segreteria ed affidarle ad alcuni colleghi con l’incarico di riferire su di esse, ma nessun Commissario fece proposte concrete sull’argomento. Non esclude però che, se proposte del genere fossero state avanzate, la Sottocommissione le avrebbe prese in considerazione perché probabilmente avrebbe riconosciuto ad ogni Commissario la veste di promotore.

AMBROSINI, Relatore, rileva che, se dal punto di vista strettamente formale può ammettersi che il Presidente sia nel giusto, dal punto di vista della sostanza appare fuori dubbio che tutti i colleghi, votando, hanno tenuto presente il presupposto della divisione della odierna Regione Emiliana in Emilia appenninica ed in Emilia romagnola: e quindi, venendo a mancare questo presupposto, la votazione potrebbe essere, per maggiore chiarezza, ripetuta.

Se, come ha rilevato l’onorevole Fuschini, il Comitato ha omesso la menzione della Romagna nell’elenco delle Regioni, ritiene che a questa mancanza si potrà supplire, giacché la Sottocommissione è sovrana nelle proprie deliberazioni. Prega pertanto il Presidente di voler considerare la situazione da questo punto di vista.

PRESIDENTE teme possa costituire un eccesso di potere il fatto che la Sottocommissione si ritenga autorizzata a cambiare il nome della parte dell’Emilia residuata dopo l’approvazione della costituzione della Regione Emiliana-appenninica.

FUSCHINI domanda al Presidente come si potrebbero chiamare le quattro Province emiliane che rimangono dopo l’approvazione della Regione Emiliana-Lunese.

PRESIDENTE risponde che potranno continuare a chiamarsi Emilia, così come le province pugliesi, residuate dopo il distacco del Salentino, continueranno a chiamarsi Puglia.

VANONI distingue la questione di competenza da quella di sostanza. Sotto il primo punto di vista, ritiene indiscutibile che i componenti della Sottocommissione abbiano la competenza di proporre, come emendamento all’articolo 22 del progetto presentato dal Comitato, l’adozione di quella denominazione che si riterrà più conveniente e che la Sottocommissione potrà o meno accettare.

Considera poi la questione di sostanza, se cioè sia da ritenersi più appropriata la denominazione di Emilia e Romagna, o quella di Emilia orientale, o soltanto quella di Emilia; ed osserva che questa discussione potrà farsi se l’onorevole Fuschini riterrà di presentare un emendamento in tal senso all’articolo 22, là dove al sesto posto dell’elencazione è citata l’Emilia. Date queste premesse, ritiene che non si possa parlare di una preclusione e presentare emendamenti, perché la Sottocommissione si trova di fronte ad un articolo come tutti gli altri, in relazione al quale ogni membro della Sottocommissione ha la facoltà di presentare emendamenti.

LUSSU riconosce che la Sottocommissione ha facoltà di proporre emendamenti, sui quali la Commissione, o l’Assemblea costituente, deciderà in forma definitiva. Ma ritiene che la proposta di correggere l’elenco delle Regioni, così com’è indicato nell’articolo 22, dovrebbe partire da quelli che desiderano la conservazione dello statu quo e non da chi come l’onorevole Fuschini vuole cambiare totalmente l’attuale struttura della Regione.

PRESIDENTE domanda all’onorevole Fuschini se avanza proposta concreta perché la parte residua dell’attuale Emilia prenda il nome di «Emilia e Romagna».

FUSCHINI dichiara di insistere nella sua proposta.

PRESIDENTE pone ai voti la proposta dell’onorevole Fuschini che la parte residua dell’Emilia, comprendente le province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Rimini e Forlì, si chiami d’ora in poi nel testo del progetto delle autonomie regionali «Emilia e Romagna».

(È  approvata).

La seduta termina alle 20.05.

Erano presenti: Ambrosini, Bocconi, Bordon, Bozzi, Bulloni, Calamandrei, Cannizzo, Cappi, Codacci Pisanelli, Conti, De Michele, Di Giovanni, Fabbri, Farini, Finocchiaro Aprile, Fuschini, Laconi, Lami Starnuti, La Rocca, Leone Giovanni, Lussu, Mannironi, Mortati, Nobile, Piccioni, Ravagnan, Rossi Paolo, Targetti, Terracini, Tosato, Uberti e Vanoni.

In congedo: Einaudi.

Assenti: Castiglia, Grieco, Perassi, Porzio, Zuccarini.