Al termine di questa mia introduzione a Come nasce la Costituzione mi sembra utile offrire al navigatore curioso qualche coordinata sul tema, che durante l’anno e mezzo di lavori dell’Assemblea Costituente fu naturalmente percepito come essenziale, relativo all’idea di quale Costituzione si voleva costruire.
La prima domanda da porsi è la seguente: i nostri padri e madri costituenti avevano una precisa idea di come avrebbe dovuto presentarsi dal punto di vista stilistico il testo della Carta costituzionale che andavano via via votando?
La risposta è senz’altro positiva. Fin dall’inizio dell’avventura costituente i membri più influenti della Commissione dei 75 avevano bene in mente che l’obiettivo era arrivare a un testo che potesse, in ogni suo articolo, essere compreso facilmente da chiunque, persino dai bambini, e non soltanto dai giuristi di professione o in generale dalle persone di una certa cultura.
Sentiamo come descrive il suo pensiero su questo aspetto proprio il nostro Ruini, in un contributo scientifico pubblicato nello stesso 1947: “La costituzione chiesta dal popolo deve essere tale che il popolo stesso la possa facilmente comprendere. Non va stesa, come i codici, o le leggi processuali, per i legali e le curie; ma per l’uomo della strada. Dovrebbe essere letta e appresa a memoria dai fanciulli delle scuole”.
L’idea è certamente condivisa anche dagli altri componenti della Commissione dei 75, tanto da confluire in un ordine del giorno che, in questa sua parte, non viene contestato: “la costituzione dovrà essere il più possibile semplice, chiara e tale che tutto il popolo la possa comprendere”.
Ma già in precedenza, in una delle sedute iniziali della Prima Sottocommissione, Togliatti, l’influente segretario del partito comunista, nel criticare il testo dell’articolo di cui si stava discutendo perché formulato a suo parere in termini troppo astratti e ideologici, aveva richiamato “l’esigenza di creare una Costituzione accessibile a tutti, una Costituzione che possa essere compresa dal professore di diritto e in pari tempo dal pastore sardo, dall’operaio, dall’impiegato d’ordine, dalla donna di casa”.
Nel prosieguo dei lavori, infatti, le discussioni al limite verteranno su quale sia la formulazione più chiara di questo o di quel concetto, proprio perché tutti già condividono l’idea che se la legge fondamentale dello Stato vale per tutte le persone, tutte le persone devono poterla leggere e capire.
L’intento dei Costituenti si è pienamente realizzato. I linguisti che hanno esaminato il testo originario della Costituzione non solo notano che non esiste altro testo normativo italiano che abbia una così larga ‘accessibilità’, ma aggiungono che la Costituzione vanta un record di ‘leggibilità’ anche in relazione agli stessi testi letterari, perché è classificata tra i testi ‘molto facili’ – insieme a pochissimi altri scritti tra i quali, mi piace ricordarlo, c’è Lettera a una professoressa di don Milani – per coloro che hanno solo l’istruzione elementare.
Inoltre, notano sempre i linguisti, alcuni articoli presentano un ‘andamento argomentativo’ che di solito i testi normativi non hanno e che ne rende piacevole la lettura, mentre i tecnicismi che possono incidere sulla effettiva comprensione del testo da parte dei non giuristi, pur presenti, restano comunque contenuti.
La seconda domanda che si può formulare è la seguente: c’era un’idea condivisa, tra i deputati alla Costituente, di quale funzione avrebbe dovuto svolgere la nuova Costituzione una volta entrata in vigore?
La risposta, qui, è più complessa. Sul punto emerge immediatamente una netta spaccatura tra coloro che pensano a un documento giuridico breve che detti soltanto regole e limiti dell’azione dei pubblici poteri e, di conseguenza, garantisca le libertà delle persone nei confronti di quei poteri, da una parte; e coloro, dall’altra parte, che invece credono che la nuova Costituzione debba essere il motore giuridico di una trasformazione delle istituzioni pubbliche e della stessa società, e insistono quindi sulla necessità di includere, nel testo costituzionale, l’indicazione delle molteplici direzioni verso le quali il rinnovamento istituzionale e sociale avrebbe dovuto spiegarsi.
Il dibattito assume varie declinazioni, ma in sintesi si può dire che i primi – i liberali conservatori e altri autorevoli costituenti come Piero Calamandrei – non vogliono inserire in Costituzione aspirazioni di giustizia sociale e programmi ideali da realizzare, perché ritengono che simili ‘norme programmatiche’ siano meri desideri, privi di carattere giuridico, non essendo azionabili davanti a un giudice; mentre i secondi – i cattolici democratici e le sinistre – credono, come spiega chiaramente Dossetti, che anche le norme costituzionali cosiddette programmatiche sono vere e proprie norme giuridiche, perché pongono in capo all’amministrazione e al legislatore un vero e proprio obbligo giuridico: l’obbligo di rendere effettivi ciascuno dei programmi di giustizia sociale in esse contenuti.
Alla fine vince, dopo numerosi scontri nelle diverse sedi, l’idea dei cattolici e delle sinistre di una Costituzione lunga, ricca di diritti sociali scaturenti dal principio di eguaglianza sostanziale e ispirati al principio di solidarietà.
Ci dicono gli studiosi – ma noi stessi possiamo rendercene conto leggendo direttamente i resoconti delle discussioni sul punto – che quell’idea non prevale per la superiorità numerica dei suoi sostenitori, dato che all’interno dei partiti le posizioni personali dei deputati sono comunque molto frastagliate. Si impone, piuttosto, per la superiorità intellettuale dei deputati – Dossetti e i ‘dossettiani’ per la democrazia cristiana, il socialista Lelio Basso, il comunista Togliatti – che portano avanti la proposta di una Costituzione capace di incidere, come norma giuridica, sulla realtà sociale, rispetto ai deputati della opposta fazione, che non riescono a formulare alcuna valida alternativa a quella proposta.
Anche in questo caso, dunque, sono le caratteristiche personali dei deputati che fanno la differenza, e ci consegnano una Costituzione che guarda al futuro e chiede costantemente, passo dopo passo, di essere realizzata, procedendo nelle direzioni da essa segnate.